La Rivista Popolare - anno I - n. 11 - 15 dicembre 1893

LA RIVISTA POPOLARE Cesare inginocchiato avrebbe benedetta la morte, come pietosa liberatrice, e pure diceva fra sè: - Finchè avrò stilla di sangue, lo consacrerò alla mia e tua patria, alla causa dell'umana giustizia, come tu mi dicesti morendo, o gentile! VI. Sull' Apennino umbro. I tempi erano mutati. Si parlava di libertà, di patria, delle cose più belle, con passione; si sognava. Era il delirio del patriottismo, dopo i lunghi anni del dolore: la viva speranza alata trascinava all' entusiasmo anche gli animi più assiderati dal gelo della tirannide. Dovunque echeggiavano inni. Dovunque s'udivano appelli alle armi, alle nobili vendette della guerra santa. Ma che idilli di pace! Finchè c'è un prete che cospiri e un principe che inganni, mai non si acqueti il popolo, mai non ceda. Così si ripeteva lassì1. I giornali, anche i più piccoli, scritti in modo elementare, andavano a ruba. I fanciulli stessi, le donne, i vecchi, tutti auguravano la guerra. Era un movimento, un'ansia, un'esaltazione generale. In una piccola elegante casina bianca, fra gli ulivi, Cesare viveva nella solitudine e nel silenzio, lontano dal contatto della società, senza mai con versare con alcuno. · Nessuno conosceva il dramma della sua vita. Il medico diceva : è un maniaco,· affetto da paranoia; lasciamolo a sè. ' - E un peccato ! un vero peccato ! -- dicevano tutti - egli sì bello, sì giovine, sì intelligente, egli eh' era fino da fanciullo la speranza dell'intero paese, egli se ne sta solo, aristocraticamente, come abbia avuto la più grande delle delusioni e il pill profondo dei dolori. E inventavano mille storielle che sapevano di leggenda. I maledici dicevano: o che abbia commesso qualche delitto? Però ì poverelli, che accorrevano a lui, avevano consigli e soccorsi. I maledici soggiungevano : forse lo fa per riabilitarsi e per acquistar grazia presso Dio! Egli passeggiava da solo per sentieri alpestri; talora si soffermava guardando al cielo; talora parlava ad alta voce. I contadini dicevano come il medico: è matto ! Egli aveva saputo nascondere il suo mistero. I grandi dolori sono come essenze che si tengono gelosamente chiusi entro l'anima, per timore che se ne sperda il profumo. ·Nel cimitero, intorno a una candida lapide, crescevano cespugli di bellissime rose. Ed egli ogni giorno recavasi là, come dinanzi ad un'ara. ( Continua) A. F. BibliotecaGino Bianco

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