LA RIVISTA POPOLARE -come il Maestro pensava. Così avrebbe un solo campo d'azione, un solo orifiamma, al disopra delle parziali divise. Co.sì forse ora sarebbe stata pronta ad agire. Ella, nella sua quiete, è la gran colpevole. E perchè di nuovo farmi rimprovero se io dichiarai e dichiaro -che i nostri Congressi debbono discutere sulle più gravi questioni sociali? Non sono forse questi i tempi opportuni? Non lo sarebbero più ancora domani? Dobbiamo limitarci a parlar di cooperative, di banche popolari, di biblioteche circolanti? E chi, se non i Congressi anzi tutto, deve restare addietro nel gran moto sociale? Discutiamo alla stregua delle nostre idee, ma discutiamo. Discuton sempre gli individui, e deve esser negato alle collettività? Che fanno sempre, per esempio in Inghilterra, le positivissime Trade' s Unions? Il Minuti e il De Andreis, nel loro ordine del giorno~ ad esempio, raccomandarono, fra varie altre cose, 11 riscatto graduale delle terre per opera degli enti 1noralz', affi'dandole ad associazioni di lavoratori. II De Andreis già anche a Napoli aveva inalzato, in un ordine del giorno, il grido socialistico: la terra ai lavoratori I E senza gradualità. Ora come avviene la trasformazione della terra? Che dice l'agronomia rispetto alla partizione de' latifondi? Quali le leggi del lavoro? Conviene o no requisirlo il capitale? E per il riscatto è meglio seguire il George o il \Vallace o altri ancor pitt radicali? Meglio la tassa progressiva (ma non per· burla) o l'espropriazione più o men graduale? E conviene l' autistazione, come dicesi, degli attrezzi rurali? E lo Stato indicherà o no il genere di coltura? E cento questioni si fanno innanzi. Non se ne discussero già varie a Firenze e altrove, quando la questione sociale era ancora all'inizio, e la miseria non era sì terribile e straziante ? Se, invece di discutere, si potesse agire, sarebbe meglio assai. Ma, pure ripetendo il motto di Cromwell, vogliamo discutere, svolgendo ampiamente il concetto sociale: la democrazia lo deve. Altri teme, a torto, la confusione. Noi temiamo i troppo cauti ritegni, l'uniformità monotona, l' inerzia, in tutto, anche nel pensiero. Se fatalmente non si risollevi la bandiera del Patto, si risolleverà, vogliamo crederlo, la bandiera del partito repubblicano, che, rinnovellato, deve arditamente procedere, in nobile gara, col partito socialista. ANTONIO FRATTI. BibliotecaGino Bianco
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