La Rivista Popolare - anno I - n. 11 - 15 dicembre 1893

LA RIVISTA POPOLARE 355 Se chi tende alla tutela dei diritti del lavoro libero, può far parte del Patto, ritengo e riterrò sempre che in esso c' è posto per tutti i veri collettivisti. Se essi se ne vanno, sarà per altre ragioni. Nessuno, prima d'ora, sospettò che non ci fosse posto per essi. Tutti noi ed essi ci ribelliamo contro il salariato in nome della libertà. Ma la parola libertà è molto elastica. Louis Blanc l'attaccò con vigore ed eloquenza sublime cotesta libertà che si risolve nell'arbitrio dei 'forti e dei ;i echi, e pensò ad una forma d'organizzazione iniziale :i.ppunto per assicurarla e temperarla, sì che potesse divenire arme e forza a beneficio di tutti. Lo Stato descritto dallo Spencer mi dà pensiero; ma non è quello pensato da molti collettivisti : esso è più che al_tro comunistico. E il giudizio dello _Spencer vecchio contraddice a quello dello Spencer giovine. Bisogna esser cauti nel citare: già lo Spencer, quando non aveva sposate le nuove idee individualistiche, pensava lo Stato solo ed unico proprietario e regolatore della produzione. In ogni modo io posso anche ritenere che una data scuola debba avere un indirizzo solo, e seguirlo anche rigidamente; ma ritengo e riterro sempre che la scuola non è il partito, e che sopra l'una e l'altro vi è la universa federazione operaia che deve e può abbracciare qHanti combattano la ·triplice tirannide attuale, senza che alcuno chieda a chi si_affratelli ·quanto di libertà metta in un piatto della bilancia o quanto di autorità nell'altro. Mazzini stesso conveniva eh' era impossibile mantenere la perfetta armonia de' du'e termini, e si chiedeva verso quale dei due volgerebbe la società futura. Esso ascoltava le pulsazioni diuturne della vita sociale de' popoli. Si tratta di stabilir certi limiti allo Stato e alla società: nè siamo in un chiostro. La Chiesa stessa accoglie nel seno, sotto l'ale del Sillabo e dei dommi, vari ordini di frati. Noi che siam liberi, che non abbiam nè dommi nè Sillabi, dovremmo tutti accogliere i credenti nella repubblica avvenire, nella redenzione degli oppressi, anche se vi fosse non lieve varietà di mezzi e di metodi. È sì bella e sì feconda di grandi resultati la varietà nell'unità. E anzi chi tanto adora là libertà dovrebbe permettere che chi per ventura s'accosti a noi fosse .il benvenuto. Che dico permettere? Essi non han d'uopo di concessioni. Il Patto chiede a' suoi adepti la buona volontà e il concetto del fine comune, non altro. Così solo la democrazia sarebbe una sola, · BibliotecaGino Bianco

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