La Rivista Popolare - anno I - n. 11 - 15 dicembre 1893

I LA RIVISTA POPOLARE 349 sqstenuta ancora in Italia (a questi chiari di luna!) secondo la quale si dovrebbe tacere su tutte le ruberie grandi e piccine, per amor di patria. Scrive la Gazzetta: Non sono mancati giornali all'estero al cui parere il Panami no italiano è stato peggiore del Panama francese. Siam tutt'altro che teneri pel Panamino, questa vergogna inconce- · pibile; ma un _piccolo confronto particolareggiato basterà a dimostrare quanta ingiustizia, anzi quanta ridicolaggine, sia in quella asserzione dei nostri nemici. L'unico punto su cui l'Italia, a tale riguardo, ha innegabile inferiorità è circa l'autore primo dello scandalo. Ferdinando e Carlo Lesseps e gli altri promotori del Panama francese avevano almeno dei titoli gloriosi che spiegavano la fiducia che la ·Francia poneva in essi. Il Tanlongo nel suo passato nulla aveva, nulla assolutamente, che rendesse ragione del suo innalzamento a un posto che l'ha fatto quasi l'arbitro delle sorti italiane. Cuciniello al confronto era un colosso! Fatta questa imparziale concessione, il resto torna a scapito del Panama francese. Il Panamino infatti ebbe bensì un De Zerbi, che s' è sottratto a tempo al Comitato dei sette; ma il Panama francese ha vantato un Reinach, un Arton e un Cornelius Herz, triade di bricconi che non ha esempio. Il Panamino italiano ha messo in scena pochi deputati, e un numero di persone officiali che non raggiunge le due dozzine ; il Panama francese ne ha gettato un sacc·o di conosciuti e, per non produrne ton"nellate addirittura, han fatto fuggire Arton, sozzo depositario di un mucchio di rimasti sconosciuti. Che più? Il Panama francese costò il capitombolo di tre Ministeri; il Panamino italiano finora è stato pago d'atterrarne uno. Il Panama francese ha tuttora lo stra~cico di Cornelius Herz, e la lista ddl' Arton sospesa sovra il_mondo politico come la spada di Damocle. Il Panamino italiano non ha dietro le quinte che i molti o pochi documenti che diconsi sottratti dal Ministero dimissionario, il quale nega naturalmente, benchè pochi gli credano. Quando pertanto qualche straniero, dal paragone di questi due scandali, vuole trarre argomento a dimostrare la maggior corruzione ·del1' Italia rispetto alla Francia, fa atto inescusabile d'insigne malafede. In ~erità non sapremmo capacitarci di questo giudizio se non sapessimo che il pregiudizio del patriottismo, nel senso spenceriano, acceca ed -è capace di questo e di altro. Ora noi in nome del sano e vero amor di patria, che n.on deve , nascondere le piaghe ma guarirle, vogliamo fare poché osservazioni. BibliotecaGino Bianco

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