LA RIVISTA POPOLARE 311 un Marco Aurelio. I tempi piegano alla democrazia: un popolo che abbia dignità non cerca protezioni e ricoveri; ei si pròtegge da sè, e in sè fida. Ma se anche il re avesse la fibra potente e la coscienza austerissima del dittatore, e alto l'intelletto e acuto l'occhio, ci parrebbe sempre delitto tale consiglio. Perchè questo povero popolo è stato ingannato, in mille modi, bistrattato, abusato, spre1nuto, perchè esso, paziente come un frate, si è lasciato spogliare e schiaffeggiare, ah! si deve avere il diritto di togliergli anche cotesta mezza larvata libertà che gli si concede? E da chi? Da quelli stessi, in gran parte, che l' hanno tosato e calpesto . . Sln qu1. E se anche il re fosse il primo per onestà fra tutti i cittadini del regno, bisogna considerare alquanto che cosa (. sia la corte. Bisognerebbe portarlo via dall'ambiente ammorbato, lontano dal contag.io. È nella reggia da tempo penetrata la corruzione; vi sono dei. soci di Chauvet, vi sono affaristi enormi (udrete fra tante una interpellanza del Cavalletti sul ministro Rattazzi), e vi sono dei preti vestiti a coda di rondine. Medici e Pasi morirono, col sa- .cerdote all' origliere della loro agonia, e non fu loro colpa: unica colpa loro quella d' esser penetrati là dentro. La ' corruzione va a braccetto col gesuitis1no, per le sale dorate, e la superstizione benedice entrambi. È di là, onorevole Villari, che deve venir la salute morale d' Italia? e anche la politica e l'economica pure? E una domanda ancora: come ideare un governo di nessun partito? Ma se· tutti abbiamo nel sangue il parteggiamento 1 E poi dalla tarda e semplice ~onclusione dell'on. Villari ben si capisce che l'indirizzo sarebbe eminentemente conservatore. E i tempi, egli stesso in _alcuni punti dell'articolo lo dice, conducono in senso opposto -al Biblioteca Gtne BianGo ' -
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