La Rivista Popolare - anno I - n. 10 - 1 dicembre 1893

310 LA RIVISTA POPOLARE un'ora l'effimera gloria militaresca, e la conseguente boria eh' è la peggiore educazione possibile. Una riforma religiosa ? Nella nostra terra, ove si è portato lo scetticismo più gelido e si è riso anche de' più alti ideali che dall'antica Grecia sino a noi furono la fiamma perenne e il sospiro eterno de' sapienti? Qui dove si è portata la sola religione della Banca? Qui dove si fa professione anche di ateismo e poi si tresca di soppiatto colla Chiesa e con il Papa? Una nuova letteratura? Ma se non c' è più letteratura; vi sono de' letterati eccelsi, ma che vanno e vengono senza aver dinanzi a sè una mèta e in sè una coscienza. Hanno perduto la bussola: non credono in nulla, nemmeno nel re sebbene quasi tutti lo seguano o lo servano. Se1nbrano esiliati dal vago eliso delle arti, e sospi'rano lontano dalla terra, sotto il buio cielo, vogando sopra esili schifi nel mare incerto. Avessero almeno uno sprazzo di luce siderea nel fondo dell'anima! Dovrebbero essere alla testa del popolo, educatori e profeti, e se ne stanno da parte a cantare le loro nenie inutilmente a pochi. Dunque, a giudizio dell'on. senatore, non e' è via di scampo. Da un momento all'altro, a suo avviso, il Quarto Stato toglierà di mano il potere al Terzo. Quindi, unico rimedio, suggerito dalla necessità e dalla disperazione, unirsi senza partito d'intorno a Casa Savoia. Ecco il consiglio che egli dà agli italiani. È consiglio umiliante. Noi lo dician10 senza offendere il re. Ed è consiglio che fra le linee cela un concetto già da molti interpretato, e dall' on. senatore non smentito, il concetto delittuoso di un colpo di Stato e della dittatura. Non parliamo del re; noi parleremmo egual1nente, se invece di un gentiluomo fosse sul trono un uomo volgare, tristo o feroce, come se ci fosse uno stoico, BibliotecaGino Bianco

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==