La Rivista Popolare - anno I - n. 10 - 1 dicembre 1893

LA RIVISTA POPOLARE una franchezza e lealtà degna de' cavalieri antichi; un mutamento nelle idee, negli uomini, nelle cose. Un pentimento generale. Ecco quello eh' egli vorrebbe. E grida: badate, che tutto abbiamo fatto sempre a nostro vantaggio ! Abbiamo condotto la povera gente al delirio della fame. L'abbiamo ingannata sempre. Guardate al famoso sventramento di Napoli: quanti milioni spesi a nostro speciale vantaggio I Così afferma l'illustre uomo. Bisogna riformare tutto, egli aggiunge, cominciando da noi stessi ; scegliere altra via. E quale? Un bel dì il granduca Leopoldo II si recò in Toscana, nella Maren1ma, e nel salire su per l'erta che conduce a un paesello, traversando l'impervia costa, il suo cavallo si sprofondò nella 1nelma. Invano prima d' allora si era chies~ una strada; ma da quel giorno la volle il granduca stesso, e tutti i cortigiani e i dipendenti dimostrarono la grande necessità di una strada .specialn1ente in quel punto fatale. Così ora. Nè giovano i mutamenti parziali e superficiali : a poco o a nulla addurrebbe lo scioglimento della Camera, come dopo il magnifico articolo accennato consigliava il De Voglié per la sua terra, la Fi·ancia. Il pericolo minaccia. Il Villari stesso si chiede ·impensierito che cosa accadrebbe se i carusi, i cafoni, i gabellotti insorgessero. Il nostro paese non è come l'America o la Svizzera. Egli teme: noi dician10 che peggio di quello che accade in oggi non può accadere. E si chiede: forse la salvezza sarebbe in una guerra? E risponde d~ no. È ben naturale che un patriota risponda così. Una gue~ra, senza scopo, forse? Sarebbe orrenda. È una follìa pensarci. Un disastro è un lutto per lunghi anni. Una vittoria non porterebbe ·nè la ricchezza, nè la g101a, nè la quiete: la Germania lo sa. Porterebbe per · Biblioteca Gino Biçincò

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