LA RIVISTA POPOLARE resse o la paura, è via di corruzione e fomite di rovine. Non è <lessa certa1nente la sognata libertà razionale. E vi lamentate se ora quelli che un dì sorsero come eroi, si ritraggono come egoisti? Non c'è a lamentarsi: hanno veduto che cosa si fa in Senato e ciò che si fa alla Ca1nera; hanno veduto appieno tutta cotesta politica vostra di jpocrisie e di iniquità, cotesto grande affare che ha ingrassato i liberatori soltanto, anche se giunti all'ultim'ora quando già si era alla ~rebbiatura. Il Villari prevede già la grande battaglia: il futuro can1po, ove si lotterà, sarà quello della proprietà. Egli riconosce che dovrebbe esserci un popolo solo, e invece oggi evvi una sola oligarchia. La borghesia sola, come già in Francia, all'epoca di Luigi Filippo e del secondo impero, si è fatta appaltatrice della società intera. Sua Eccellenza Rougon è un tipo conosciutissimo anche qui, in Ro1na, e nelle provincie. Il Villari continua, e strappa la 1naschera al sisten1a e a chi lo sorregge. Quel piccolo valentuo1no, sì erudito, che co1ne rninistro pareva debole e sommesso e sereno a quanto d'intorno accadeva, come scrittore di attualità è un ribelle. Già lo si conosceva dalle sue notissime Lettere 1neridionali. Egli condanna cotesto siste1na immorale che induce i politicanti e il Governo a sostenersi sulla canaglia, che li fa scendere a fare loro strumenti i ·peggiori arnesi del giornalismo venale, che eleva in alto i n1alandrini, che fa del potere un partito, che vincola al potere sempre gli stessi individui, e questi e quelli e tutti seguono il Machiavelli della leggenda e ne fanno il loro dio in politica, come fanno della Fortuna la loro dea in . econo1111a. Ora il Villari vorrebbe che si ponesse una diga alla torbida corrente. Una politica onesta, schietta, sincera; Biblioteca Gino Bianco
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