..... LA RIVISTA POPOLARE articolo sul~a Legislazione del lavoro nella Nuova Rassegna; lo dice in questa Rivista il professor Salvioli, non un demagogo, ma un insegnante di Università. Non fecero mai nulla? No, anzi fecero molto, ma tutto a danno e scorno dei già negletti e traditi interessi delle classi lavoratrici. E contro le classi stesse - sacre alla povertà, alla sventura, alla morte - qua e là ergonsi le altre classi. Bisogna recarsi nelle provincie, in certi piccoli paesi, ove si va rinnovando in altre forme l'antico potere feudale. Sorreggono il signorotto gli agenti dell'autorità; gli stanno al fianco, numi tutélari, il parroco, il pretore, il maresciallo dei carabinieri. Se il signorotto è un clericale, tanto meglio; se ha fatto denari in ogni modo, anche con l'usura, meglio ancora. Il vero padrone immediato è lui. Se i contadini hanno delle pretese, in caso estremo v'è la forza pubblica; se vi sono qua e là antiche servitù di diritto civico, si tenta di disperderne le ultime tracce; dovunque si vieta la caccia, la pesca, tutto; si cerca di accaparrarsi r il magistrato: il codice civile serve assai e le nuove teorie sulla proprietà collettiva delle nostre terre sono, in gran parte, ignote, o appaiono come bagliore nelle -tenebre ancora fitte. della superstizione sociale. La borghesia si decompone moralmente, dice il Villari; si decompone in tutto, poteva dir benissimo. E l'illustre uomo, vo~ente o nolente, ha egli pure affrettata la decomposizione. L'abbiamo visto soventi al banco dei ministri fra chi rappresenta l'apostasia e chi rappresenta l'ibridismo clerico-monarchièo. Ora è tardi per rimpiangere i primi giorni di cotesta troncata e falsata nostra rivoluzione. È tardi; altri tempi ci vogliono, a.Itri istituti, ~altre dottrine, altri costumi. Altro genere di libertà; cotesta 1nezza libertà, sénza indirizzo, senza principio di educazione, senza norm-a, salvo l' inte• 8jbfioteca Gìno J3jaoeo ....
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