322 LA RIVISTA POPOLARE i n1ali sociali e la si vuole non solo conservata dove esiste, ma anche introdotta, come già riferimmo, dove è ignota. Va anzitutto notato che la vera n1ezzadria è ormai divenuta una forma sporadica che trovasi qua e là nell'Emilia e in Toscana specialmente, presso alcuni grandi proprietarii di tendenze conservatrici. I patti accessorii, che seguono non la fertilità dei terreni, ma si conformano alle consuetudini locali o all'avarizia o alla liberalità del proprietario, l'hanno sostanzialmente modificata. L1 Inchiesta agraria non potè chiudere gli occhi davanti alla tendenza da parte dei proprietarii di gravare ogni giorno più la mano sui coloni. Appena che un genere rialza di prezzo sul mercato, ecco la quota del mezzadro ridotta notevolmente. Ciò è avvenuto per le uve, dove la parte del mezzadro è stata ridotta al terzo, al quarto e anche al quinto; anche generalmente al quarto è stata ridotta la sua parte nel prodotto delle castagne. In alcuni luoghi il così detto mezzadro deve vendere al proprietario la parte che gli tocca, dedotto quanto serve ai bisogni della sua famiglia, a un prezzo preventivamente stabilito, sempre inferiore al corrente. E sarebbe lungo riferire, sui dati dell1Inchiesta, tutto ciò che I1avidità di lucri ha immaginato per accrescere anche nel contratto di mezzadria la rendita del proprietario a danno del coltivatore. Si aggiunga che è nella natura stessa del contratto che il mezzadro si trovi sen1pre in uno stato di soggezione e di dipendenza dal proprietario, quale era ammissibile per i tempi in cui siffatto contratto sorse e prosperò, che può anche piacere ai conservatori e dev'esser caro ai sostenitori del presente ordinamento capitalistico, n1a non può essere favorito da noi. La verità è che la n1ezzadria è piuttosto quasi scomparsa trasformandosi in colonia parziaria, dalla quale gli interessi del proprietario so110 assai avvantaggiati. È fatta ad anno, nessun obbligo di rinnovazione, la distribuzione dei prodotti può variarsi ogni anno ed è variata secondo che il proprietario spera da questa o quella coltura n1aggiori profitti: in ultimo il frutto del lavoro del colono resta sempre avocato al padrone. Per dare un'idea di quest_ocontratto, che è quasi il normale in tutta l'Italia meridionale Biblioteca Gino Bianco
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