320 LA RIVISTA POPOLARE Il dialogo che seguì fra noi e quelle due donne fu di una tacitiana terribilità. Lo riproduco genuinamente e schiettamente. Disse il direttore, rivolgendosi alla vecchia : - Voi avete due ragazzi che dovrebbero frequentare la scuola. Perchè non la frequentano? - Uno - rispose la vecchia voltandosi con fatica sul fianco e portando un braccio scarno scarno sotto la nuca - è qui ammalato di dissenteria. L'altro è con suo padre. - Che cosa fa suo padre ? - Il bracciante. - E lavora? - Quando trova lavoro, e quando ne ha voglia. - Lavora adesso? - No; beve dell'acquavite alla bottega; quando non lavora beve l'acquavite. - Povera gente! - dissi io - voi siete in grande miseria, lo veggo. - Una volta non era così l - interruppe la giovane sospirando. -· E chi vi ha ridotti in questo stato? - Le cattive annate, i padroni avari e cattivi, e quel1' infame ... - (e qui la vecchia disse un nome). - Egli, l'usuraio che avrebbe cavato sangue dalle cipolle, ci condusse all'ultima rovina. Eravamo, pri1na, mezzadri; le cose andarono male; passammo boari. L'usuraio ci anticipava il formentone, il lardo, e qualche altra cosa necessaria. E noi lo rimborsavamo con grande stento, a poco, a poco, pagando il doppio di quello che si doveva! Finalmente le cose vennero al punto, che ci furono sequestrati i pochi mobili di casa, e perfino il letto ... Io rimasi vedova . . . Dopo un anno morì anche la nuora . . . Allora coi due figli e coi nipoti ci riducemmo a vivere da braccianti; mio figlio si dette al bere, i nipoti . . . O Signore Iddio, fateci morire, fateci morir tutti, che è 1neglio ! La vecchia piangeva dolorosamente, la giovane abbassava gli occhi arrossendo. ,,,_, - Ma voi - dissi io rivolgendomi a lei - che cosa fate pei vostri due ·figliuoli? Biblioteca Gino Bianco
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