La Rivista Popolare - anno I - n. 8 - 1 novembre 1893

266 LA RIVISTA POPOLARE Borbone ne prese possesso, mentre per l'estensione di 50 miglia in lunghezza e da 3 a I 5 in larghezza, occupata dai regi pascoli, era vietato ai privati di piantarvi neppure un albero} e di chiudere gli stessi loro poderi con ~iepi od altro, che impedisse il libero esercizio delle servitù di pascolo. Queste tristi condizioni, avanzo del medio evo, durarono, può dirsi, fino al I 860. Sin allora, quasi separata dal resto d'Italia e d'Europa, i prodotti del suolo tuttavia ferace, i minerali, le ricche saline, e i diversi proventi di una limitata esportazione erano pit1 che sufficienti ai pochi bisogni degli abitanti, tra i più sobrii d'Italia. Dal 1860, cresciuta la popolazione, cresciuti i balzelli, l'esportazione e i bisogni, le condizioni mutarono·, ma non migliorarono, tranne che per i piì1 ricchi e per i proprietari di vigneti e produttori di vini, e per pochi negozianti di alcune città marittime per l'accresciuto commercio; mentre nell'interno dell' isola le condizioni peggiorarono, aggiungendovisi l'aumento delle spese e degli aggravi comunali, in passato leggerissimi. Campagne deserte, prive d'acqua, di alberi, di pascoli, di armenti e greggi, i fiumi e i torrenti quasi sempre asciutti, pieni e rovinosi dopo le pioggie; città e villaggi lontani, in posizioni alpestri o scoscese, e dove proprietari, contadini e bestie alloggiano entro le stesse mura, quindi in condizioni tutt'altro ché salubri o igieniche, e forse peggiori, per scarsezza d'acqua, di quelle, da me descritte nel 1876, di alcune località delle provincie meridionali di terraferma. E non parlo delle condizioni e delle miserie dei lavoranti nelle zolfatare. La coscrizione, togliendo, per qualche anno, al paterno abituro e a1 natii villaggi o borgate, i contadini, ne migliorò le condizioni intellettuali e civili; ma costoro, percorrendo e stanziando in alcune regioni d'Italia, come la Toscana, la Romagna, le Marche, la Liguria, il Piemonte, dovettero pensare e riflettere alla differenza grandissima tra quelle terre e le loro, tra il modo di vivere di quei contadini e il loro. E tornando alle loro terre, e sentendosi pii1 uomini, le condizioni passate dovettero sembrar loro anche peggiori. Quindi naturale il malcontento contro i proprietari, naturale l'aspirazione a sorti migliori e piì1 umane, e quindi -naturale lo estendersi rapido dei ·Fasci dei lavoratori in tutte .le terre dell'isola. Che cosa segnano questi fasci al giorno d'oggi? Essi segnano il redde rationem ai proprietari egoisti ed avidi, che per anni ed anni sfruttarono il sudore e la intelligenza di quelle infelici popolazioni, Biblioteca-GinoBianco

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