; . ,. LA RIVISTA POPOLARE La legge era tale che non potendo essere accettata in nome della utilità pubblica e della n1oralità, fu fatta votare in nome della politica parlamentare; la quale, a giudizio dei più onesti e dei più autorevoli uomini - e mi basta citare il senatore Finaìi, l'uomo di massi1na fiducia del Ministero attuale, e l 'on. Lampertico, uno dei pochissimi cbe in Senato sostenne la legge - non doveva assoluta1nente intromettersi in una questione puramen~e tecnica e di una supre1na in1portanza economica. La legge fu votata dalla Camera sotto la pressione continua della questione di fiducia sollevata dal presidente del Consiglio e dai legalitari; e fu votata in Senato, quantunque riconosciuta difettosa da amici e da avversari, sotto la stessa pressione e senza la modificazione di una virgola, per la paura manifestata dall'on. Boccardo - il socio di Casa Grillo e C. - di vederla ritornare dinanzi alla Camera. LA QUESTIONE MONETARIA. Ciò che poteva dare e avrebbe dato la nuoYa legge sul riordinarr1ento degli Istituti di ernissione lo esposero durante la sua discussione • parecchi deputati e senatori. Cito all'uopo il parere dei secondi perchè n1eno sospetti di passione partigiana; e tale parere venne sintetizzato, senza che nessuno li oppugnasse, dai senatori Finali e Rossi. Essi dimostrarono che la legge avrebbe ribadito il • corso forzoso e fatto sensibihnente elevare il cambio. Ciò ripeterono subito e il Times, il giornale più avveduto di Europa, e la Frankfurter-Zeitung, il giornale finanziario più autorevole della Germania. Gli uomini politici, che godono la massin1a fiducia dello stesso onorevole Giolitti, e i giornali di Europa - e 11011 francesi - della 1naggiore autorità, furono di una inesorabile concordia in tale previsione, che trovò conferma nei fatti. La legge fu giudicata dai risultati. « Adag:o ! » rispose a Dronero l'onorevole Giolitti con un tratto della sua volgare abilità: « voi non potete parlare degli effetti di una legge la quale non è stata ancora BibliotecaGino Bianco
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