LARIVISTAPOPOLARE POLITICA-ECONOMICAS-CIENTIFICAL-ETTERARI-A RTISTICA ANNO I. 1° N oven1bre 1893 FASC. VIII. IL VERBODI DRONERO '- Pri 111 a che fosse pronunziato dall'on. Giolitti il discorso '-- di Dronero, ne erano note le linee principali ed anche i dettagli; doveva n1anéare, quindi,· nel pubblico quella parte del successo dovuto alla sorpresa che producono le cose nuove. I giudizi, intanto - ed è naturale - Ì1on vennero se non quando la Stefani ne diffuse dape1:tutto il testo I ufficiale. Prima di allora la stampa si è sbizzarrita a discutere sul numero dei deputati che sarebbero intervenuti, e fu oggetto di. ani1nate discussioni il racolage - altra parola più adatta non c'è - dei deputati aderenti. Si scrisse èhe ci vollero 1nolti messaggi e 111olteassicurazioni per indurre l'on. Zanardelli a promettere la continuazione del suo appoggio alla riapertura della Camera, e spronare i propri amici al pellegrinaggio_ di Dronero. Si scrisse che la parola augusta del Re fu· spesa allo stesso scopo coll'onorevole Fortis, chiamato appositamente a Monza. Si scrisse, infi11e, che l'on. Giolitti promise e all'on. Zanardelli e all'on. Fortis di insistere sulla nota della divisione dei partiti e sul pericolo clericale in principio o in fine del discorso onde n1eglio dargli imptonta democratica. E tutto quel che si scrisse sulla base di notizie più o n1eno attendibili e di supposizioni più o meno ragionevoli, può benissimo esser vero, n1eno - a mio avviso - quanto riguarda la spiegazione della gita del capo· dei legalitari a Monza, salvo che la baracca ministeriale sia davvero tanto sfasciata da credersi indispensabile l'appoggio di un gruppo, che tra vecchi e nuovi non conta che ventici1~que membri. E il fatto della gita a Monza dell'on. Fortis e del suo colBiblioteca Gino B~anco ' '
LA RIVISTA POPOLARE loqnio col Re è prova di tanta intin1ità che i suoi an1ici ne· dovranno essere pienan1ente soddisfatti e onorati, sì che lasciando la designazione usurpata di estrema sinistra e l'altra di legalitari, che non arrecò loro fortuna e contribuì a n1etterli in ridicolo, essi potrebbero da oggi in poi procla1nare . che rappresentano degna1nente la democrazia aulica. Non insisterò sul 1naggiore o minore numero degli aderenti al banchetto: l'esperimento su.ciò è fatto, ed esso insegna che nel Parlamento italiano il numero di coloro che seguono un presidente del Consiglio non conta nulla e non costituisce un indizio per giudicare della solidità di un ministero e di una sttuazione parlamentare. Chi ha potuto dimenticare le 1naggioranze servili e disciplinate del1' on. Crispi?. Eppure questi vide scompaginarsi in un baleno, il 3 1 gennaio '91, l'ulti1na che gli pareva sì fedele. E al contrario l'opposizione delineatasi contro il Ministero Giolitti appena costituitosi non era formidabile? Eppure si disperse colla stessa rapidità della precedente maggioranza non appena il presidente del Consiglio fece comprendere che sarebbe ri1nasto al potere non ostante· i voti contrari e che avrebbe sciolta la Camera. . Così gli aderenti e gli intervenuti al banchetto di Dronero se fossero stati più o n1eno numerosi, non avrebbero dato un'idea della forza dell'atttiale Ministero. La fedeltà in Italia è un fumo passeggero come la gioia dei mortali di melodrammatica 1nemoria. Non insisterò maggiormente sui giudizi emessi e sulle accoglienze fatte al verbo presidenziale. Quelli che ci vengono dall'estero si sa che ordinarian1ente rappresentano cavalli di ritorno - come si dice in gergo giornalistico - il viaggio de' quali disgraziatamente viene pagato in modo profu1nato dai contribuenti. I giudizi indigeni si possono presupporre dal posto che occupano quelli che li manifestano: laudator·i quelli degli amici, ispirati a critica severa quelli degli avversari. Però nel tono, nelle sfumature delle lodi e dei biasimi un osservatore diligente può trovare elementi per farsi un criterio imparziale. Da un certo sgomento, da una certa titubanza, dalla riserva del linguaggio degli avversari sembra quasi talora BibliotecaGino Bianco I
• LA RIVISTA POPOLAR~ 227 ch'essi ne siano rin1ast1 1n1pressionati, e anzi temano che il discorso, n1entre lo vorrebbero biasimare, contenga del buono e possa destar nel paese un'eco favorevole e non rispondente ai loro desider"i. Però non sian10 precisamente in questo c·aso coll'ulti1no discorso dell' on. Giolitti. Molti avversari lo hanno giudicato severamente e acerba1nente con sicurezza e con rara unanimità; l'hanno considerato sopratutto con1e un singolare documento di menzogna e d'ipocrisia parlamentare. Di più . alcune delle loro critiche vengono accettate dagli a1nici del Ministero, convinti anch'essi della fonna pedestre e dell'assoluta n1ancanza d'idealità, di quella idealità in nome della quale si possono chiedere al paese sacrifizi, devozione da molti, rispetto da tutti. E in'Vero tutti i critici notarono che mentre in Italia si è preoccupati e impensieriti dei mali ser·i che torn1entano il paese, solo l'on. Giolitti, come se nori udisse e non sentisse, rimane sereno e sorridente, quasi convinto che qui non esistono e non sono che esagerazioni dei suoi oppositori; sì che tutto il discorso sembra adatto per un • altro paese che' non sia il nostro e per altri tempi che non sianò i presenti. In quanto al giudizio degli a1nici, se si toglie il grottesco paragone -·- indeg1io di essere discusso - tra Giolitti· e Gladstone, tra l'lt011zerule e l'imposta progressiva, fatto da· un giornale nè serio nè autorevole, sono inspirati quasi tutti ad eccezionale ten1peranza. In genere si limitano a rilevarne la chiarezza. la franchezza, la sobrietà, la 1naucania di rettorica. Questo pensano gli altri ; e adesso prego i lettori della Riv_ista Popolare a concedern1i un po' di attenzione e sapranno quel che ne pensa chi scrive. Spero che qualche cosa guadagneranno i1el seguinni, perchè avrannò agio di convincersi più ancora della decadenza parlamentare italiana. IL PERICOLO CLERICALE. Inverto l'ordine tenuto dall' on. Giolitti. nel suo discorso e comincio da dove egli ha finito, dal pericolo clericale, BibliotecaGino Bianco
LA RIVISTA POPOLARE perchè qnesto è stato il razzo brillante, il solo a base di volgare rettorica quarantottesca, in1postogli, con1e si è osservato, dal presidente della Ca1nera. Che questo accenno · rettorico al clericalismo sia stato appiccicato per far piacere altrui si argo1nenta dal s"ilenzio su quelle leggi che rappresentano 1nezzi civili e leciti per co1nbatterlo, come quelle ... sulla precedenza del 1natrin1onio civile nella q'uale è in1pegnata la parola d'onore del ministro della guerra, e l'altra sul divorzio, che sta ta1ito a cuore di uno dei più autorevoli capi della n1aggioranza, l' on. Villa. Ben si appone il capo del Governo quando conclude che l'avvenire del partito liberale e la eliminazione del pericolo clericale risiedono nell'affetto del popolo e nel ricordo che si deve destare in quest'ultimo di opere compiute a benefizio delle classi più numerose e più povere. Egli però dimentica che i fatti valgono più delle vaghe parole e che sul terrei10 dei fatti ha lavorato, co1ne tutti ·i suoi predecessori, a distrarre l'affetto del popolo, a rendere meno amato il 1101nedella patria, a spianare la via al partito clericale, che dove e quando vuole - come egli stesso ha ramn1entato a proposito delle elezioni con1unali e provinciali - sa e può afferrare il potere. Per avere l'affetto del popolo bisogna procurargli benessere, libertà, istruzione: per n1ezzo di questi benefizi in altri ten1pi le repubbliche italiane poterono intraprendere lotte aspre contro il papato; e tutto ciò il Regno <l'Italia non ha saputo o potuto dare al popolo. E così assistiamo al progresso continuo e minaccioso del clericalisn10 parallelo all'aumento del pubblico malessere. LA DIVISIONE DEI PARTITI. (;iustizia vuole si dica che lo spianamento della via al clericalisn10 non è stata l'opera esclusiva del Minis~ero Giolitti. Questo però soverchiamente mena vanto di un fatto che non è del tutto reale e non ha l'importanza che gli si vuole attribuire, riducendosi ad un avvenimento pura1nente forn1ale, nel quale indarno si cercherebbe un contenuto sostanziale, che potesse servire di contrappeso a tutto BibliotecaGino Bianco
LA RIVISTA POPOLARE 229 il male che si è fatto al paese spingendolo nelle braccia dell'irreconciliabile nemico della terza Italia: il Vaticano. Alludo alla ricostituzione e divisione dei partiti, il tema fan1oso e prediletto, col quale si cerca sen1pre giustificare il 111a1governodi un anno e n1ezzo, l'idolo a cui tutto si vorrebbe sacrificare, il benessere e la libertà, la morale e la dignità. Questa ricostituzione delle parti politiche resa simpatica e desiderata dalle sinistre, conseguenza dell'esoso trasfor1nismo, è <lessa sincera e vera, e apportatrice in sè e per sè di benefizi? ( Il Ministero precedente, osservò l' on. Giolitti, sorto da una coalizione· di parti politiche opposte, non aveva e non poteva avere un vero programma politico efficace » . Giustissimo. Ma cosa tentò di fare in meglio l'attuale presidente del Coqsiglio, se non un Ministero di coalizione, pregando l'on. Di Rudinì a rimanere nel Gabinetto? Se il Ministero precedente era da biasin1are, perchè l'on. Giolitti lo sostenne calorosamente sino alla vigilia della sua caduta, contro pochi uoqiini dell'antica sinistra e contro tutta l'estrema sinistra, che lo combattevano? Perchè durante il Ministero Di Rudinì concentrò tutti i suoi sforzi ad eli1ninare l'on. Nicotera, che vi rappresentava, bene o male, la vera sinistra? Sè intendeva liquidare il trasformis1no, perchè l'on. Giolitti prese nel suo Ministero i fattori e gli apostoli più infervorati dello stesso trasformismo - da_ Genala a Lacava, ecc.? Se voleva mutare l'indirizzo della politica - in tutte le sue n1anifestazioni - del Gabinetto Di Rudinì, perchè prese a suo principale collaboratore l'on. Grimaldi che in extremis fu l'eloquente, ma disgraziato difensore del Ministero passato, dopo essere stato uno· dei più import~nti cooperatori dell'on. Depretis? E credo. di avere avuto ragione quando alla Ca.mera dissi all'on. Giolitti eh' egli era di sinistra senza volerlo e democratico senza saperlo. Se la divisione dei partiti è un avvenimento reale,· esso fu estraneo e superiore alla volontà dell'u.omo che se ne fa bello. Ma se il fatto esiste e c'è chi ha Saputo farne suo _pro, bisogna fàrgliene un merito e bisÒgna su tutto Biblioteca Gino Bianco
LA RIVISTA POPOLARÉ rispettare il fatt1o buono e svolgerne tutte, le possibili conseguenze. Adagio. La divisione dei partiti è veran1ente utile, quasi - indispensabile, in un paese a regime rappresentativo; ma perchè dia i risultati sperati occorre ·che i partiti abbiano idee e programmi diversi, altrimenti sono consorterie di an1biziosi e di disonesti, sette faziose, aggruppamenti di pretendenti e di clienti. Perchè i partiti siano utili occorre che in un Parla111ento non esista una 1nassa inerte, per non dire ignobile, che volta a volta serve tutti i fortunati conquistatori del potere, che vota compatta un giorno per Crispi, un altro per Di Rudinì e poi per Giolitti. Invece vi dovrebbero essere necessarie maggioranze e n1inoranze vere, formatesi da elementi, se non del tutto identici, almeno affini. o vicini, attorno o contro il caposaldo di un programma, che - ad esen1pio - in Inghilterra attuahnente è rappresentato dal1' honze rule, ch'è il centro d'attrazione della 111aggioranza gladstoniana e serve ad un tempo· a dare coesione agli oppositori. Qual' è il progra1nma, o il punto capitale del programma che divida gli oppositori dagli amici dell'on. Giolitti: la triplic~, la politica coloniale, le econon1ie sul bilancio della guerra, le libertà interne, il decentramento? Di grazia, qual' è questo importante centro di attrazione e di ripulsione? E si può designare con1e una rispetta bile n1aggioranzal' accozzaglia di deputati, che passò come in fidecommesso - la frase incisiva è dell' on. Fortis - dall' on. Crispi, all'on. Di Rudinì e che non si die' all'on. Giolitti se non quando seppe che il Re o il suo prefetto di palazzo gli aveva concessa facoltà di sciogliere la Can1era? Perchè i partiti politici nel regin1e rappresentativo siano utili, veri e vivi, è indispensabile eh' essi rispecchino sin- . ceran1ente le correnti che prevalgono nel paese, e non possono rispecchiarle se le elezioni non sono libere. Si può dire che libere siano state le elezioni generali ultiine? Esse sono il risultato della violenza aperta come a Serradifalco, della pressione multifonne, della corruzio11e esercitata colla carta falsa della Banca Romana: di que_lla carta falsa porBibliotecaGino Bianco
j( I I LA RIVISTA POPOLARE 23 I tata e consegnata ai membri ed agli agenti del Governo da Pietro 1,anlongo, che annunziava a me con accenti di fierezza, che avrebbe fatta seguire la consegna da schiaffi sonori assestati sul viso dell' on. Gi9litti se questi avesse osato negare, con1e per sua disgrazia osò, di averla ricevuta. E si parla altresì di democrazia dei partiti nell'ora putrida in cui ai più valorosi campioni della democrazia si die' l'ostracismo da Montecitorio colla violenza, colla corruzione, colle lusinghe, colle minacce e perfino adoprando incostituzionaln1ente la parola del Re? Perchè il regime rappresentat_ivo con la sua divisione di partiti funzioni norn1aln1ente e utilmente occorre altresì che il Parlamento tutto si mantenga degno di considerazione e non lo si cerchi di degradare. Ora ciò non può essere quando si sa che certi senatori furono nominati soltanto per dare posto in qualche collegio a benian1ini spostati del Ministero ; quando si sa che col prezzo della nomina di certi senatori si volle con1prare il giornale di una , grande città per farne un organo devoto del Governo; quando la n9mina di alcuni senatori non si volle convalidare perchè ritenuti indegni e come tali lasciati nel limbo, nella più umoristica delle posizioni; quando qualche altro senatore venne messo alla porta con1e agente del Borbone ; quando un altro per ordine di chi lo nominò invece di essere condotto coi dovuti onori al Senato venne scortato dai carabinieri nelle celle di Regina Coeli; quando, infine, si potè dire nell'aula di palazzo Mada1na all'on. Giolilti che la più impudente simonia aveva presieduto alla nomina dei senatori! . . .. E in un regime parlan1entare così morbosamente funzionante e ad una fantasti ca e nominale risurrezione di partiti, intanto si sacrific_arono e si vorrebbero continuare a sacrificare i più vitali interessi economici e 1norali della . nazione. Si vanti pure l'on. Giolitti del fortunato evento con1piutosi ·sotto di lui, se non per lui; il paese non glie ne serberà riconoscenza, nè cotesto potrà essere argon1ento per far cresce1:e l'affetto del popolo, che alr.evento stesso guarda ·con nausea o ço:p. i:p.diffi;renza. , BibliotecaGin·oBianco •
2 3 2 LA RIVISTA POPOLARE LA POLITICA ESTERA. Dimostrato che cosa sia e che cosa rappresenti la vantata divisione dei partiti, bisogn·a_esa1ninare le diverse n1anifestazioni della vita pubblica alla prin1a subordinate; e si comincia dalla politica estera, perchè di essa l'on. Giolitti non è i] solo nè il più responsabile. Invero la politica estera dell'Italia, da n1olti. anni in qua, si segue e si rasso1niglia, imperniandosi sulla triplice alleanza. È se1npre la stessa, da Depretis a Crispi, a Di R.udinì, a Giolitti; e in quest'identica n1usica il presidente del Consiglio non ci mette di proprio che il te11zpo col quale viene battuta, e appena appena qualche variazioncella, che non ne altera la nota don1inante. Della politica estera sotto l'attuale presidente del Consiglio si avrebbe potuto dire n1eno 111ale che di quella. svoltasi sotto i suoi predecessori, se alcuni incidenti d' indole diversa non avessero son1111inistratooccasione a critiche svariate e acerbe. Il viaggio del Principe reale a Metz pare che sia stato prèordinato per fare il pendant della gita a Friedricksruhe ; 111afu intrapreso senza renderlo efficace1nente provocante dal punto di vista dello c!tauvùzisnte italiano per le di1nesse dichiarazioni degli ufficiosi, che lasciavano intendere aYerlo i governanti subìto anzicl-:è pro1nosso. Se, così, l'effetto eccitante dello spirito pubblico 1nancò in Italia, non n1ancò quello irritante in Francia, dove al nostro indirizzo sì sollevò un coro di recriminazioni, di diffidenze, d' insolenze. Il doloroso e deplorevole massacro di Aigues-Mortes sopraggiunge a procuràre al Ministero l'accusa meritata di essere stato un imprudente provocatore ed insien1e un iùetto custode della dignità nazionale. Se da un lato lo si accusò di aver esso stesso provocato le prime di1nostrazioni contro la Francia - degenerate poscia in din1ostrazioni contro il Goven10 per il profondo e universale malcontento che regna in tutte le classi 1 - a causa della propria inet1 I giornali di Napoli - ufficiosi ed avversari come il 11:lattino e il Corriere di Napoli - chiaramente dissero che le prime dimo- , BibliotecaGino Bianco
LA RIVISTA POPOLARE 2 33 titudine o in1potenza, per gli eccessi delle stesse dimostrazioni a Roma, a Messina, a Napoli, furono invertite le parti e il Governo dell'on. Giolitti dovette dichiararsi soddisfatto delle soddisfazioni non ricevute . . . e date alla Francia. I fatti di Aigues-Mortes, intanto, se è vero - come sembra - che indussero r on. Giolitti a provocare il rifiutato intervento della Germania e· dell'Austria in senso bellicoso, sarebbero più che opportuni a provare sempre più e meglio che la triplice è stata fatta ed è rispettata dall'Italia per fare il comodo e l'interesse dei due in1peri del centro, i quali non l'accettano che negli utili propri, senza preoccupazione alcuna per gli utili del nostro paese, trattato più da vassàllo che da alleato sul piede dell'eguaglianza. L' on. Giolitti non è certamente quell'aquila che si vorrebbe dare a credere, ma rin1ane se1npre un uo1no di non comune ingegno, cui non poteva sfuggire il disagio della situazione creatagli dai fatti di Aigues-Mortes; quindi nel suo discorso vi scivolò sopra rapidamente. Rimase invece inco1nprensibile e destò in tutti una dolorosa meraviglia il silenzio sulla visita della squadra inglese, che parve anche atto di scortesia. L'esultanza clamorosa della Francia per la visita di Tolone imponeva µn cenno dignitoso. Pare impossibile che quel silenzio 'sia stato suggerito da soverchia prudenza ed è più facile spiegarlo col difetto d'importanza politica nella visita di Taranto. Nel quale caso scompare il solo trionfo della politic~ estera dell' on. Giolitti; ed a suo debito resta rintervento ufficiale degli arciduchi e dei ministri austriaci ai Congressi clericali di Vienna, nei quali i nostri buoni alleati fecero voti solenni per la restaurazione del potere temporale dei· papi. Questa dei Congressi di Vienna, però, rimane gloria particolare dell'on. Brin; il quale, a giustistrazioni gallofobe furono provocate o permesse dalle autorità. Il senatore Calenda nella sua autodifesa scrisse: « Si è fatto sentire a qualche persona influente che ripetere le dimostrazioni nuoce e non giova al fine del patriottismo ». Chi erano queste persone influenti in rapporto coll'ex-prefetto di Roma? Si sarebbero lasciate agire se si fosse trattato di una dimostrazione contro l'Austria? BibliotecaGino Bianco
234 LA RIVISTA POPOLARE ficare la propria supina acquiescenza, disse che l' Italia non poteva fare la guerra colla carta falsa di Tanlongo. E poi ci lamentian10 che. il nostro credito all'estero precipita I E del credito in rapporto alla poli_tica estera è qui il caso di far menzione per ·ilevare che fu fan ciullesça la lan1entazione di Dronero sulla guerra mossaci all'estero per far ribassare la nostra rendita ed alzare il cambio. Diavolo l Non sia1no i nemici della Francia? Dunque dobbian10 aspettarci di essere trattati da ne1nici, a colpi di 111ilioni, con1e disse testè l'ex-ministro Roche, se non a colpi di cannone : à la guerre comme à la guerre I E della guerra bisogna subire le conseguenze con dignità, senza ridicole recrin1inazioni. In queste come nelle altre contingenze, sul terreno diplon1atico come sul finanziario, però, i nostri alleati si manifestano impotenti o n1alevoli, perchè essi nulla fanno per noi e non sanno contraccan1biarci in bene tutto il male che la Francia, a causa loro, cercherebbe di farci; essi o non possono o non vogliono comprare la nostra rendita per tenerne alto jl corso; essi o non vogliono o non possono darci quell'oro che ci 1nanca e scontarci quella carta che oran1ai, da nemico avveduto, il mercato francese ci respinge. La giustezza dei la1nenti dell' on. Giolitti per la 11zalevolenza dell'estero - leggasi: della Francia - addimostrata .colla guerra fatta al nostro credito, venne smentita formalmente da lui stesso, poichè, laddove spiega le cause dell'altezza del cambio, egli dimostra eh' esso è un fenomeno naturale derivato precisa1nente dall'enorme quantità dei nostri debiti coll'estero. Si poteva, poi, diminuire l'impressione morale di tanti debiti all'estero, contraendone un altro all'interno, quello colla Cassa di depositi e prestiti? Da quando in qua debito, moltiplicato o addizionato con debito, deve dare credito? Che _la malevolenza dello straniero sul terreno del credito, inoltre, non sia tanta quanta si dice, si può desumerlo dall'arrendevolezza colla quale i rappresentanti della lega latina accolsero la proposta di nazionalizzare i nostri spezzati. Anche rinun- / BibliotecaGino Bianco
., ,. LA RIVISTA POPOLARE 235 ziando con proprio sicuro vantaggio, la Francia avrebbe r potuto negarcela per farci dispetto e per aumentare i no-· stri imbarazzi interni. Sarebbe stato atto di buona guerra ; non l'ha fatto e su questo tratto di deferenza poco onestamente si tace. Tutto sommato, si ton1prende come e perchè anche gli amici più inti1ni del Ministero -.- tra i quali la Gazzetta del Popolo di 1'orii10 - siano rimasti assai malcontenti del rapido sguardo dato dall' on. Giolitti alla politica estera. Ciò che non si comprende affatto è la con-· elusione del cenno su tale argon1ento. A Dronero si ebbe il coraggio di asserire che le condizioni della politica estera ci consentono di concentrare i nostri sforzi a risolvere le difficoltà interne, quando sanno e ripetono anche i sa~si eh~ le nostre 1naggiori e crescenti difficoltà sono le finanziarie, e queste derivano dagli ·armamenti in1postici dalla triplice alleanza e dalla conseguente ostilità della Francia sul terreno econon1ico. Oh, le bugie ministeriali! QUESTIONE FINANZIARIA • . Le 'gratuite asse~zioni dell' on. Giolitti sulle condizioni createci dalla politica estera conducono difilato a trattare della questione .finanziaria, che, rispetto allo Stato, nessuno nega che sia la più urgente e la più minacciosa. L'on. presidente del Cqnsiglio si lasciò sfuggire qualche preziosa confessione su questo argoment_o: una riguarda_ la genesi del dissesto delle· nostre condizioni economiche, che disse derivato dalla cattiva politica finanziaria, la quale iniziò spese eccedenti di gran lunga le nostre forze e in gran parte improduttive, esaurendu i capitali con ingenti debiti, contratti specialmente all'estero. Per riuscire più preciso e veritiero, egli avrebbe dovuto ricordare che il deficit nel bilancio economico della nazione e dello Stato fu aggravato ancora dalla pessin1a politica doganale. Ma, limitandoci a quel tarito di male fatto dalla politica finanziaria dei precedenti Ministeri, di cui l'on. Giolitti è anche responsabile, avendoli quasi tutti appoggiati sino a quando ciò gli faceva comodo, la con- ·. BibliotecaGin·o f;3 ianco
LA RIVISTA POPOLARE ' fessione avrebbe dovuto completarla riconoscendo quali furono le spese eccessive, esaurienti e ùnproduttive. Chi non sa che esse vengono rappresentate esclusivan1ente da quelle fatte per gli arman1enti? Le spese ferroviarie possono non aver dato quanto se ne sperava, 111adi sicuro non si possono designar·e con1e in1produttive. Si riconosca, però, che toccando questo tasto l'oratore di Dronero non aveva libertà di movin1enti; per riconoscere sincera1nente quali sono state e sono. le / spese esorbitanti e in1produttive, bisognava sconfessare tutta la politica estera e 1nilitare, che sta a cuore alla Corte; e allora bisogna va prepararsi a fare i bagagli e cedere il posto a persona più gradita e più servizievole verso la Corte stessa. Oh! non fu licenziato forse, con una cospirazione di alcova, l' on. Di Rudinì per la fiacchezza sua nell' oppugnare le idee dell'on. Colon1bo, che aveva messo il dito nella piaga e voleva econon1ie reali e sensibili nelle spese militari? Il ricordo del precedente ebbe ad arrestargli nella strozza qualunque franca dichiarazione su questo spinoso terreno. Si può menar buona tutta la n1inuziosa dimostrazione contabile sul miglioran1ento della nostra situazione finanziaria dal 1888-89, quando il disavanzo fra le spese e le entrate fu di 250 niilioni, al bilancio del 1892-93 in cui si riduce a 14 milioni; e la si accetta per buona, quantunque, ammaestrati dal passato, si potrebbero 1nettere in quarantena tutte le cifre della logismografia italiana. E che perciò? Come nasconderci che il disavanzo, in conseguenza della triste condizione econon1ica della nazione, riconosciuta ufficialn1ente a Dronero, crescerà nei bilanci futuri? Co111edimenticare che molte previsioni, e più in là lo vedremo c;on dettagli, cominciano a venir meno? Come e perchè tacere che accanto al deficit del bilancio contabile, e' è l'altro, non meno reale, che si nasconde sotto la partita di debito del Tesoro, eh' è arrivato alla cifra colossale <li 6 2 7 1nilioni? Il deficit, che non è di recente data, come preoccupa oggi i governanti, li preoccupava nello scorso anno; i1nBibliotecaGino Bianco
LA RIVISTA POPOLÀRE 2 37 porta ran11nentare co1ne gli volevano porre riparo allora. Allora l'on. presidente del Consiglio presentossi alle elezioni colla seguente promessa, che costituiva la sua -piattaforma elettorale ed ·era adatta ad accaparrargli molte sin1patie: conseguire inzmediatamente e sicuranzente il pareggio del bilancio dello Stato senza nuove ùnposte e senza· aggravare le esistenti, guarentendo anzi i contribuenti da gravami avvenire. Le economie dovevano essere il caposaldo ·del progran1ma del Governo, e dovevano avere la n1irifica virtù di chiudere la falla del deficit, e per dar tempo alla realizzazione delle economie, alle urgenze in1n1ediate s' intendeva provvedere colla fan1osa operazione delle pensioni. La quale fu :presentata, discussa ed accettata, sebbene sfrondata dall'aureola fantastica di cui era stata circondata durante il· periodo elettorale e ridotta alle ,proporzioni di un sen1plice e puro prestito con un Istituto che non poteva rifiutare di farlo. Questo prestito all' interno, però, portò seco il n1ale della paralizzazione della fiorente Cassa dei depositi e prestiti, la cui esistenza e fun - zione erano indispensabili alla vita econon1ica delle Provincie, dei Co1nuni e di tutti gli enti 1norali. Questo prestito fu caratteristico per la forn1a della sua pro1nulgazione anticipata e capricciosa per 1nezzo di uno dei tanti decreti reali che dovevano distinguere il l\rlinistero Giolitti; decreti reali che sono n1anifestazione d' autoritaris1no quando non sono l' effetto d' un'urgenza cui non si può provvedere altrimenti e su cui, in un· paese veran1ente parlamentare, si n1ette la sabbia colla n1odestissima forn1a del bill d'indennità. L' operazione delle pensioni non bastò a ristabilire il pareggio nel bilancio dello· Stato e poco dopo la solenne promessa di non imporre in ·avvenire nuove tasse, si mancò di parola nella forn1a con altti decreti ,reali, dalla Camera docili~sima poscia tradotti in leggi, che arrecaropo 1nodificazioni alle tasse sugli zuccheri e sui tabacchi ; e in sostanza aggravando le altre, e le più odiose, coll'esacerbazione dell' in1posta sulla ricchezzà 1nobile. Ma nè il prestito all'interno nè i tin1idi rima71:eggiamenti delle imposte BibliotecaGino Bianco
_,I LA RIVISTA POPOLARE esistenti furono sufficienti per raggiungere il supren10 intento di riparare ai guai torn1entosi del bilancio. E quindi, a un anno di distanza, Governo e governati si vedono ri1;ion1bati nella ricerca dei rimedi contro la cronica e, starei per dire, incurabil malattia. È assai da lodare l' on. Giolitti quando afferma che il rimedio non deve ricercarsi in nuovi prestiti all'estero - i quali, poteva aggiungere, difficilmente si potrebbero contrarre a condizioni tollerabili - ma si deve altamente deplorare che egli non abbia saputo di meglio escogitare in sostituzione dei prestiti, se non nuove imposte, o aggravamento delle antiche, poichè così viene formalmente tolta la speranza delle economie e si ha la conferma che si continuerà a spendere come in passato. _ Nuove imposte non si possono tollerare, per l' esaurimento dell' econo1nia nazionale, non negato nernmeno nelle sfere ufficiali. Dell'esaurimento die' dimostrazione evidente due anni or sono il comm. Bodio in una pregiata comunicazione ai Lincei (Di alcuni indici 111isuratori del 1novi1nento econo11zicod'Italia); l'esaurimento era ed è nella coscienza di tutti ed impose il programma delle economie al '9 2, senza di cui inutilmente i candidati avrebbero tentato d'ingannare gli elettori; e se ne hanno prove lampanti in queste cifre recentissi1ne: la tassa di ricchezza mobile dal 1 ° luglio a tutto settembre diede un minore introito di due n1ilioni e n1ezzo, 1nentre era previsto per l'anno finanziario in corso un aumento di due n1ilioni; la tassa sui fondi rustici e sui fabbricati diede L. 728,000 in 1neno; il dazio di consu1no di Ro1na in tre mesi diede L. 220,000 in 11zeno, e uguale di1ninuzione si verificò nel dazio di consumo di Napoli; e L. 654;000 in 11zeno dettero le tasse di fabbricazione. Altri indizi notevoli si ha1ino nell'aumento del debito del tesoro, nel ribasso della rendita e di tutti i titoli ferroviari e privati, nell'aumento delle ipoteche per debiti dei privati. Nè può ingannare alcuno l'aumento negli introiti doganali; questo è un indizio illusorio, perchè deriva da maggiori provviste fatte dai con1mercianti in vista della preannunziata esazione dei dàzi in oro. Sulla quale ulti1na misura, che in sè rappresenta BibliotecaGino Bianco
LA RIVISTA POPOLARE 2 39 già una nuova in1posta, giustamente venne osservato che il tempo decorrente tra l'annunzio e l'es,ecuzione rappresenta un guadagno indebito dei grossi commercianti a danno dei piccoli e dei -consumatori. Effetti della finanza democratica! Non poteva ·sfuggire al presidente del Consiglio l' in1pressione disgustosa, che avrebbe prodotto nel pubblico da un lato il mancar di parola ad un anno di distanza e dalI1altro l'annunzio delle nuove intollerabili in1poste, ed ha creduto premunirsi col solito pistolotto patriottico oramai sfatato. Egli ha chiesto nuovi sacrifizi al patriottismo inesauribile degli Italiani per rispondere degnamente e vittoriosan1ente alla guerra che si fa all'estero al nostro credito. « Del resto, soggiunse il presidente del Consiglio trionfante e sicuro almeno del plauso dei legalitari, i nuovi sacrifizi saranno chiesti ai ricchi, a coloro cpe hanno di più e pagano di meno » • · .E ricordandosi dell'art. 2 5 dello Statuto, che vuole la reale proporzionalità tra i contribuenti, indossa la liv'rea den1ocratica e annunzia che si stabilirà la progressività sui redditi n1aggiori alle L. 5ooo ed un prelevamento maggiore dell'attuale sulle grosse eredità. In via· incidentale si noti qui la grande inconsistenza e mutabilità di vedute del Ministero relativamente ai provvedimenti finanziari. Sino a pochi giorni or sono il rimedio - in nome dell'igiene e della moralità, perchè bisogna invocare sempre qualche cosa bella e buona per pelare i contribuenti! -· si cercò ·nel monopolio degli aléools, spe.. rato refrigerio di qualche deputato ministeriale, e pel quale si fecero stud·i e spese. Oggi l'ancora di salvezza si vede -· nella imposta progressiva, la quale tanto seriamente si pr·opone e tanto sapientemente è stata preparata, che quando pochi mesi fa il buon Guelpa abbandonò 1' estrema sini-. stra e scese ad un banco della sinistra, pur di vedere presa in considerazione la sua mozione per la nomina di una Con1mission~ che doveva studiare I' imposta progressiva, non si tenne alcun conto del sacrifizio politico certamente per lui doloroso, e per poco dall'on. Gri1naldi, insolitamente impaziente e séortese, non venne trattato come un impertinente seccatore! BibliotecaGino Bìanco . ..
LA RIVISTA POPOLARE L'imposta progressiva la chiese la Sinistra storica sin dal '67; l' i1nposta progressiva sui grossi redditi e sulle grosse eredità la richiedono con insistenza ogni giorno radicali, de_n1oc~·atici, socialisti. Non è dunque de1nocrazia bella e buona e verniciata di socialismo questa proposta dell'on. Giolitti? Se c'è qualcuno che ne dubiti, egli s'affretta, come offerendo uno zuccherino, ad aggiungere che d'altronde le nuove in1poste saranno faciln1ente esatte e non reclieranno disturbo ad alcuna industria, ad alcun ra11t0 di attività econo11zica. Sono sue testuali e inconscienti parole. In questo alcaloide della democrazia giolit6ana non c'è che un piccolo difetto di preparazione. In altri tempi accanto all'idea dell'imposta progressiva da gravare sui ricchi e sugli agiati, lo stesso presidente del Consiglio prometteva di alleggerire i minori abbienti e din1inuire i dazi di consu1no di prima necessità, per togliere la n1ostruosa progressione al rovescio che e' è realmente nèl nostro sistema tributario. Oggi a questa seconda parte si rinunzia; anzi, mentre non è certo elle l' i1nposta progressiva passerà - e si dice che alcuni 1ninistri l'hanno accettata per burla - a danno di coloro che più posseggono e meno pagano, è invece certissimo che i poveri, senza bisogno di una legge e per · n1ezzo di un se1nplice decreto reale, cominceranno a pagare da oggi in poi una nuova in1posta assai più elevata di quella minacciata ai prin1i, perchè tappresentata da un au1nento oscillante tra il 1 o e il 1 5 per cento, quale è quello che subiranno molti prodotti per l'esazione dei dazi doganali in oro; e questo aumento tristan1ente progressivo colpirà i proletari perchè graverà su generi di consumo di prin1issima necessità, quali il grano e il petrolio. Oh la bella democrazia giolit6ana ! La democr~zia sociale vagheggia certamente l' in1posta _progressiva e la trasfonnazione dell'imposta sulle eredità, e di entrambi mi occuperò con una certa an1piezza in questa stessa Rivista. Sulla prin1a adesso mi lin1ito ad osservare concludendo, che la riforn1a dell' on. Giolitti non risponde alle ragioni dell'equità, lasciando o aggravando lo statu quo, dichiaratq ingiusto e intollerabile, pei n1inori abbienti e pei proletari; non risponde alle ragioni d' inBibliotecaGino Bianco ·
LA RIVISTA POPOLARE dole sociale, che la fanno propugnare dalla de1nocrazia, essendo informata a soli criter·i fiscali; e che, infine, dal punto di vista sociale e fiscale essa è timida e insufficiente. Ma mettendo i contribuenti ad una nuova dolorosa prova si è sicuri almeno che il pareggio, tante volte annunziato e n1ai raggiuntq, questa volta sarà ottenuto sinceran1ente e sicuramente? Ne dubita lo stesso on. Giolitti, ed è tutto dire! Dubitandone annunzia altri provvedirr1enti, che dovranno consolidare il pareggio e dare la famosa elasticità al bilancio. Saranno altre imposte sui poveri dopo il salasso che i ricchi subiranno? Forse. L'annunzio per ora è vago; di determinato c'è soltanto la costituzione di una nuova Cassa pensioni per gl' impiegati che entreranno da ora in poi al servizio dello Stato. Si vede che l'on. presidente del Consiglio spera di ri1nanere lungan1ente o di tornare dopo qualche ten1po al timone dello Stato, e lo d~sumo da tale annunzio : egli spera di mangiarsi la nuova Cassa pensioni, dopo che avrà raccolto un. buon gruzzoletto, come .si n1angiò l'antica la prima volta che n1ise il piede nel palazzo di via Venti Setten1bre. Non è il caso, anche sentendo per lui la più viva simpatia personale, di augurargli una buona digestione. E qui pongo tern1ine all'esame del posto che occupa la questione finanziaria nel discorso di Dronero, non senza però rilevare l'assenza completa di annunzio o di promessa di misure che 1nirino a sollevare il bilancio economico della nazione non meno dissestato del bilancio contabile dello Stato. Rilevando siffatta assenza, eh' è prova della meschinità di vedute dell'uon10, si deve aggiungere che l' on. Giolitti ha voluto prendersi il gusto di un'altra contraddizione col manifestare la speran.ia che il pa~se possa ricomprare la rendita italiana collocata all'estero, dopo avere constatato che il paese è econon1icamente esausto. È diséutibilissima la bontà della speranza e dell'augurio; ad ogni modo se dalla realizzazione della medesima gl' Italiani devono attendere il ribasso .del cambio avranno un bello attendere. E nell'attesa si godranno le nuove imposte - e le manette. Sursu1n corda, on. Fortis ! BibliotecaGino Bianco
LA RIVISTA POPOLARE GLI SCANDALI BANCARI. Il coraggio o n1eglio la in1perturbabilità dell 'on. Giolitti nell'asserire cose non vere e nello sn1entire e trattare - da invenzioni i fa'tti bene assodati, è conosciuta ; pure la franchezza colla quale a Dronero osò menar vanto della triste questione degli scandali bancari ha sorpreso, se pur non indignato, gli stessi suoi an1ici e arnn1iratori, che lo hanno giudicato per lo rneno in1prudente. Basta conoscere la storia del processo Tanlongo,- che a pochi mesi di distanza pare fantastica leggenda da Basso Impero, quale si è andata svolgendo in Parlamento e nella sta1npa, al palazzo dei Filippini e in questura, che sen1brano due appendici di palazzo Braschi, per giudicare che il Governo attuale disonora Parlan1ento, n1agistratura e paese; e basterebbe il sqlo processo Tanlongo per disonorare non un Ministero, n1a dieci lVIinisteri presieduti da uo1nini di Stato di vera virtù politica assai n1aggiore di quella che possiede il comm. Giovanni Giolitti. Dirò brevissin1an1ente di tale n1ostruoso processo, perchè a lungo ne parlerò nel libro Banche e Parlanzento d' imminente pubblicazione. Del resto che cosa se ne potrebbe dire in poche pagine, quando i fatti e gli elementi rùnasti sono contenuti jn oltre trenta volumi? Si osservi solo che osa parlare degli scandali bancari e farsi un merito della loro scoverta chi li conosceva da anni - dal r 889 - e da buon procuratore del ·Re, co1ne egli stesso si qualificò, li ritenne degni di Corte di assise sì~ n1a invece li coprì, li nascose e li sottrasse all'azione della giustizia; e per meglio sottrarveli -accordò le immunità parla1nentari al reo principale, spingendolo verso il Senato anzichè verso la galera l Osa parlare, senza arrossire, degli scandali bancari, chi il 2 o dice111bre chiamò diffa1natori i cittadini deputati, che doverosamente li denunziarono ! Osa ricordare il processo Tanlongo il capo di quel Ministero che ridusse la 1nagistratùra un punto interrogativo, come la definì l'onesto 1nagistrato che abbandonò rapida1nente il Ministero di grazia e giustizia scuoBibliotecaGino Bianco
LA RIVISTA POPOLARE 2 43 tendo, nell'uscirne, la polvere q,ai calzari! Ed osa, infine, vantarsi dell'iniziativa presa dal Mùiistero della nomina di una Commissione parlamentare per lo accertamento delle responsabilità politiche e morali che potessero esistere nei rapporti colla questione bancaria chi per tre ~esi lottò disperatamente, adoperando tutte le arti possibili ed immaginabili, per impedire la nomina di una ComJJZissiç;nde'incJtiestaparla1nentare; chi la respinse alla vigilia della votazione del1' ordine del giorno Guicciardini; chi la· subì senza decoro pur di rin1anere al potere solo quando la maggioranza vergognandosi di respingerla ulteriormente gliela impose in modo assoluto! È troppo, è troppo in verità anche per un Governo che ha l'appoggio dei mercanti del parlan1entarismo. A tale - menzogna suprerna è cento -volte preferibile la schiettezza di Mario Panizza -. un legalitario che sta per .arrivare - e di Edoardo Scarfoglio che, l'uno in Parlamento e l'altro nella starnpa, proclamarono essere stato un grande errore . la nomina di un Comitato inquirente sulla condotta morale e politica dei deputati nella que,stione bancarja. Abilità precipua dell'on. Giolitti nella Ca:n1era e nel Senato fu sempre quella di non rispondere verbo sulle questioni imbarazzanti, ancorchè fosse insistentemente provocato. A Dronero forse l'aria fresca dei 111ontie l'applauso degli astanti gli diedero alla testa e gli procurarono una eccezionale sovreccitazione, spingendolo a parlare degli scandali bancari, sui quali avrebbe dovuto stendere un fittissimo velo. Giammai si mostrò o si potrà mostrare tanto sconsigliato ! RIORDINAMENTO DEGLI ISTITUTI D'EMISSIONE. Il proces5o 'J'anlongo con le sue appendici costituisce il lato morale della questione bancaria; il lato tecnico ed economico viene rappresentato dalla legge votata sul riordinamento degli Istituti di emissione. Questa legge, il cui ~isogno era sentito da anni e che replicatan1ente venne dinanzi alla Camera sen~a giammai approdare, faceva parte del programma dell'on. Giolitti nelBibliotecaGino Biancò
244 LA RIVISTA POPOLARE l'ottobre del r 89 2. È doppiamente in1portante, quindj, vedere co1ne fu sciolto l' impegno. Sul riordinamento degli Istituti di emiss·ione il presidente del Consiglio fece questa n1odesta dichiarazione: « la legge votata non risponde a tutti i postulati della scienza econon1ica, sono il primo a riconoscerlo, e se si fosse trattato di istituire banche di en1issione nuove per un paese in condizioni normali, si sarebbe potuto ottenere un ordinamento più perfetto » • Giacchè l' on. Giolitti aveva infilata la via della sincerit~ egli avrebbe potuto completare ciò che certamente è nel suo pensiero e dire : « la legge non solo non risponde alle esigenze della scienza econo1nica, ma è in contraddizione manifesta, nello spirito e nei dettagli, con quanto io stesso, Giovanni Giolitti, e il mio a1nico Bernardino Gri1naldi, abbiamo sostenuto pel ·passato non in un solo, ma in parecchi disegni di legge da noi presentati sullo stesso argomento » . Tale verità è a tutti nota ed ebbe lu1ninosa din1ostrazione nella Camera dei deputati e nel Senato durante la discussione della legge in discorso. Il grave è questo: i mi:. nistri non 1nutarono di opinione perchè mutarono le condizioni che la detern1inarono ; se così fosse stato, il loro mutamento sarebbe stato atto di saggia e lodevole opportunità politica. Invece le condizioni bancarie erano nel r 893 quali erano nel r 889 e nel r 890. Esistevano allora ed esistono ora i gravi disordini morali ; esistevano allora ed esistono oggi i gravi disordini economi.ci - perdite ed immobilizzazioni; era impossibile allora ed è impossibile ora, costruendo sulla base dei vecchi Istituti, conseguire il desideratum massimo di una legge bancaria, cioè : il corso fiduciario, il cambio a vista dei biglietti in moneta metallica, l'abolizione del corso forzoso. Dunque: non 'mutate le condizioni di fatto, non sopravvenuto alcun avvenimento? che avesse potuto imporre la derogazione dai suggerin1enti della scienza sulla pratica e sulla organizzazione bancaria, rimane inesplicabile e misterioso il mutamento repentino dell'opinione dei ministri sul riordinamento degli Istituti di en1issione. Si sa poi che BibliotecaGino Bianco
, .. LA RIVISTA POPOLARE 245 il n1utan1ento non avvenne solo dagli anni 1887-1890 all'anno 1893 ; ma ce ne fu uno più sorprendente, che si verificò dal dicen1bre 1892 al marzo 1893 e che tolse malamente a pretesto la catastrofe della Banca Romana. Che la giolittiana legge bancaria non sia stata la conseguenza fatale di condizioni nuove sopraggiunte e di recente scoperte,- si argomenta da una circostanza che non consente equivoche interpretazioni. L'on. presidente del Consiglio disse e promise solennemente, e più volte, che la legge sul riordinan1ento degli Istituti di emissione doveva informarsi onninamente ai risul- , tati della ispezione. del senatore Finali. Or bene, la legge votata rispondeva tanto poco a tali risultati,. che l'oppositore più dotto, più inesorabile della stessa legge, precisamente in nome di quei risultati, fu l'on. senatore Finali! Invece è vero che la nuova legge non è che l'amplificazione della convenzione tra il Governo e la Banca Na• zionale sulla liquidazione della Banca Ron1ana; è vero che la nuova legge non ha alcuno dei pregi che le si attribuiscono ; ed è falso che essa sia stata discussa liberamente ed an1piamente. . A dettagli non si può scendere in un articolo sintetico per una rivista popolare, n1a è innegabile che la legge votata mira: alla Banca unica; a sopprimere i Banchi meridionali ; a ricostituire a spese della nazione e per mezzo del corso forzoso il capitale perduto dagli azionisti della Banca Nazionale; a favorire gl' istituti privati a danno degli interessi pubblici. La legge votata è a tutto benefizio della Banca Nazionale, come la precedente, ritirata in marzo, 1sulla proroga sessennale era a benefizio della Banca Romana. Pare che gli uomini del Governo non avendo più potuto proteggere quest'ultima, che era un covo di falsari, si siano dati a favorire un altro Istituto, che avrebbe dovut_o essere posto in liquidazione a' sensi dello zanardelliano Codice di commercio e a· cui invece si concedette ' il supremo privilegio della emissione ; e i biglietti messi in circolazione da siffatta futura Banca, che porterà il nome d' Itali'a, non godendo fiducia, lo Stato si è degnato d'imporre la propria col corso legale, eh~ maschera il corso forzoso. BibliotecaGino Bianco.
; . ,. LA RIVISTA POPOLARE La legge era tale che non potendo essere accettata in nome della utilità pubblica e della n1oralità, fu fatta votare in nome della politica parlamentare; la quale, a giudizio dei più onesti e dei più autorevoli uomini - e mi basta citare il senatore Finaìi, l'uomo di massi1na fiducia del Ministero attuale, e l 'on. Lampertico, uno dei pochissimi cbe in Senato sostenne la legge - non doveva assoluta1nente intromettersi in una questione puramen~e tecnica e di una supre1na in1portanza economica. La legge fu votata dalla Camera sotto la pressione continua della questione di fiducia sollevata dal presidente del Consiglio e dai legalitari; e fu votata in Senato, quantunque riconosciuta difettosa da amici e da avversari, sotto la stessa pressione e senza la modificazione di una virgola, per la paura manifestata dall'on. Boccardo - il socio di Casa Grillo e C. - di vederla ritornare dinanzi alla Camera. LA QUESTIONE MONETARIA. Ciò che poteva dare e avrebbe dato la nuoYa legge sul riordinarr1ento degli Istituti di ernissione lo esposero durante la sua discussione • parecchi deputati e senatori. Cito all'uopo il parere dei secondi perchè n1eno sospetti di passione partigiana; e tale parere venne sintetizzato, senza che nessuno li oppugnasse, dai senatori Finali e Rossi. Essi dimostrarono che la legge avrebbe ribadito il • corso forzoso e fatto sensibihnente elevare il cambio. Ciò ripeterono subito e il Times, il giornale più avveduto di Europa, e la Frankfurter-Zeitung, il giornale finanziario più autorevole della Germania. Gli uomini politici, che godono la massin1a fiducia dello stesso onorevole Giolitti, e i giornali di Europa - e 11011 francesi - della 1naggiore autorità, furono di una inesorabile concordia in tale previsione, che trovò conferma nei fatti. La legge fu giudicata dai risultati. « Adag:o ! » rispose a Dronero l'onorevole Giolitti con un tratto della sua volgare abilità: « voi non potete parlare degli effetti di una legge la quale non è stata ancora BibliotecaGino Bianco
LA RIVISTA POPOLARE 2 47 posta in esecuzione: tanto varrebbe sperare la guarigi'one di un ammalato pel solo fatto che il medico ha scritto la ricetta » . La forma e la sostanza dell' argon1entazione appartengono integralmente all'onorevole presidente del Consiglio; e non gli fanno onore, poichè una risposta vittoriosa è troppo facile. In fatto di credito gli effetti di una legge si verificano al se·mplice suo annunzio. Bastò, nell'età dell'oro di Magliani, l'annunzio di una legge di là da venire sull'abolizione del corso furzoso perchè il mercato finanziario se ne risentisse irnmediatamente e cessasse subito l'aggio sull'oro. Eppoi in molte qqistioni econo1niche questa ripercussione i1nmediata degli avvenin1enti futuri è la legge quasi generale; perciò ribassano i prezzi dei cereali nell'Europa occidentale al semplice annunzio che il raccolto promette di esser buono nell'India, nella Russia, nell'America. Rimane, dunque, inappellabilmente giudicata pessima dai risultati ottenuti la nuova legge bancaria, e i risultati sono quelli che conosciamo: il cambio dal 4 °/ 0 durante la discussione arrivò al r 3 °/ 0 appena votata la legge. Ciò doveya avvenire ed avvenne perchè il inondo finanziario perdette la speranza di vedere scomparire il corsoforzoso. Questa è la verità che non potrà essere n1ascherata nè dalle menzogne dei 1ninistri, nè dai voti della maggioranza, nè dalle lodi degli ufficiosi! · · Quanto l'onorevole Giolitti espose n1inuziosan1ente sulla quistione moneta.ria per ispiegare la esistenza dell'aggio e l' illusione dell'abolizione del corso forzoso, e che in gran parte è vero, dimostra per un altro verso che gli effetti della legge bancaria, anche quando sa,rà attuata ed in piena esecuzione, non potranno, essere diversi da quelli che furono finora. La r_icetta, anche quando sarà eseguita e quando l'an1m·alato avrà preso la pozione, non impedirà che la ma,- lattia continui a fare il suo corso fatale. Dalle sue. stesse spiegazioni rimane sempre più irrefragabilmente provato che 1' Italia rimarrà ancora per 2 o anni sotto il regime del corso forzoso, eh' è stato ufficialmente riconosciuto da un lato coll'esazione 111 oro dei dazi doganali, e dall'altro Bibli~tecaGi~o BiaflC~
LA RIVISTA POPOLARE coll'emissione dei biglietti da una lira, che devono supplire alla deficienza degli spezzati di argento. A proposito di questo secondo espediente adottato dal_ Ministero per diminuire gl' imbarazzi del nostro 1nercato, e non ancora consentito dai rappresentanti della Lega latina, l'onorevole presidente del Consiglio tace prudentemente sulla strana situazione 1nonetaria dell'Italia, che sarà forse costretta a pagare in oro - con la perdita di parecchi milioni - gli spezzati di un metallo deprezzato e ad i1nprigionarli e sostituirli con biglietti per non vederli scappare di nuovo. La legge di Gresham non credo abbia avuto un riscontro sì esatto come in questo n1omento in Italia, dove la carta riesce a fare emigrare anche la cattiva n1oneta metallic~: cattiva percbè di argento e perchè di coniazione a basso titolo. La giustificazione che a Dronero venne son1ministrata sul primo espediente - l'esazione in oro dei dazi doganali - riesce soltanto a 1nettere in evidenza la meschinità della logica dell'oratore e la gravità eccezionale dell'espediente 1nedesi1no. Disse l'onorevole Giolitti che il nostro credito guadagnerà all'annunzio di siffatto provvedi1nento percbè tutti si convinceranno che il Tesoro italiano sarà sicuran1ente in condizioni di pagare i cuponi all'estero senza ricorrere ad alienazione di rendita. Dunque egli an1mette cbe l'Italia sia discesa a livello della 1'urchia e che si possa dubitare del 1nantenimento dei propri i1npegni? Soggiunse che l'esazione dei dazi doganali in oro rappresepta una protezione alle nostre industrie e perciò utile al paese. Nessuno dubitava che si trattasse di una nuova esplosione di protezionis1no 1notivata da uno scopo fiscale, ma si sperava che in alto finalmente si fossero convinti che il protezionismo dal 188 7 in poi ci ha recato gravi danni e disastri. Nè terne, nè si preoccupa l'onorevole presidente del Consiglio che tal misura possa far rincrudire il cambio, per ragioni n1orali e n1ateriali, per la ricerca affannosa dell'oro, cui saranno costretti gl' i1nportatori. Il suo ottimismo non ha limiti e prevede quindi che per la parte delle importazioni fatte direttamente e per conto dei comBibliotecaGino Bianco
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