La Rivista Popolare - anno I - n. 7 - 15 ottobre 1893

LA RIVISTA POPOLARE 219 alla libertà spirituale, dal deserto triste e brullo alla primavera delle fiorenti speranze, dall'abisso nero del dubbio ai cieli della fede. All' alba si affacciò al balcone. Di là si vedevano le cime degli alberi del giardino del duca. Il giardino era vasto e bellissimo. Non era appena spuntato il sole che i solerti giardinieri si erano già messi al lavoro. Essi rimasero sorpresi:· un'apparizione insolita si offrì ai loro sguardi: la duchessa! Era la prima volta eh' essi la vedevano in quell'ora aggirarsi fra i viali tortuosi, guardando sovente in alto, quasi interrogasse il cielo. Come? dicevano fra loro: la duchessa a quest'ora? e dopo una serata di ricevimento? A quesl' ora, mentre quando Ja sera riceve il giorno appresso non s'alza mai se non verso mezzodì! Si notava nello sguardo della duchessa quasi una fiamma ; e in tutta l' espressioDe del volto ella assomigliava a un vago debole fiore presso ad estinguersi, che una provvidenziale rugiada può ravvivare ancora. Il suo andare era bizzarro: ora ella mostra vasi incerta e come trattenuta da un ostacolo o da un pensiero fisso, ora franca e gioconda come vispa spensierata fanciulla a cui brilli l'avvenire nella rosea bellezza dei primi sogni cl' amore. Questa metamorfosi fu notata anche dal duca, che dal suo balcone respirava le dolci e pure aure del mattino. Il duca, sebbene non ancor vecchio, sembrava ta]e, perchè i vizi avevano lasciato profonde tracce sul suo volto. Non lo commoveva nulla; a nulla egli credeva: ogni cosa per lui era vana, anche l' ingenuo sorriso di una vergine, anche la virtù, l'onore, il pianto di una donna. Annoiato dell'inutilità del suo matrimonio, eh' egli contrasse soltanto per calcolo e per trasmettere ad un rampollo il suo nome illustre e le enormi ricchezze, spesso abbandonava la duchessa e ripigliava la vita del dissoluto libertino in compagnia di amiche del piacere, recan~osi con la più grande indifferenza da Marsiglia a Roma e da Roma a New-York. Egli si dava a tutti i più folli divertimenti, si tuffava in tutte le più volgari voluttà, ma tuttavia di quando in quarido la gentile visione della giovine sposa gli attraveisava la mente, e il desiderio della famiglia lo riconduceva in casa. Erano come lampi che talora rompevano la notte di un' anima morta. Era tornato dopo tre mesi d'assenza, e restò meravigliato dell'abbattimento fisico e morale della duchessa. Biblioteca Gin Bianco

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