218 LA RIVISTA POPOLARE Ahi! ì' illustre poeta così posasse gli odi, che gli annebbiano, con 1 pesanti fumi, l'intelletto e gli mòrdono il cuore, come è capace di una splendida rivincita! Lasci ai dappochi indisturbata la gloria di queste oscure e misere guerriglie; egli faccia la guerra grande, la guerra napoleonica, nel campo dell!arte. Quelli che lo ammirano e lo amano Io supplicano che faccia preslo dimenticare quest'Atlantide, che un momento di cattivo umore ha partorito. L'Italia aspetta dal suo poeta civile il peana della sua nuova palingenesi, che, a molti segni, se non è vicina, negli animi perturbati s1 apparecchia. Fisciano (Salerno), ottobre del 1893. C. A. ALE1IAGNA. UNDRAMMANELL'OCEANO II. Il duca. Il nostro giovine amico m quella notte, dopo la beIIa appanz1one e le dolci parole, non dormì. Egli vedeva sempre vicino a sè la bianca figura della duchessa; sentiva l'alito della sua bocca: sognava a occhi desti. Amava, amava già con tutto l'ardore dell'anima presa da subita fiamma, e il mondo gli pareva una bellezza nova, una bellezza strana, immensa, infinita, popolata di vaghi fantasmi, e nella morta sua anima rigermogliavano le speranze come cespi di rose che avide s'aprono ai baci della rugiada e al calor del sole. Egli abitava in un'umile camera, poco lungi dal gran palazzo della fata: egli la chiamava così. Infatti lo aveva incantato, gli aveva portato via tutta l'anima, o, meglio, gliene aveva data un'altra tutta ridente, tutta nova, giovine, bella, gli aveva dato l'anima sua stessa. Ov' era un tizzo spento ella aveva posto un'ara lucente all'ideale. Egli era divenuto un poeta. Non seriveva versi, ma ogni suo pensiero pareva una romanza d'amore. Simili mutamenti sono vere rivoluzioni. Dalla morte alla vita, dalla tirannia di un cupo pensiero opprimente BibliotecaGino Bianco
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