La Rivista Popolare - anno I - n. 7 - 15 ottobre 1893

LA RIVISTA POPOLARE 2r5 lunga e compressa pazienza; ma sia lecito, concedendo al poeta ogni libertà intellettuale e morale, domandargli la satira o la parodia, che egli voglia, della presente società civile. Ora, nel suo poema, nè l'una nè l'altra io trovo: non la satira fine e sottile che suscita il riso pioniere di una nuova civiltà, perchè tutta l' Atlantide è involta da una nebbia così pesante e carica di vapori che sentite pit1 il bisogno di respirare che di ridere. La satira, rammentiamo, dev' essere limpida e trasparente come cristallo di rocca, con qualche goccia di humour, che indichi lo stato psicologico-obiettivo dell'autore ed il suo obliarsi nell'argomento, dalla rappresentazione artistica del quale deve rampollare un ideale qualsiasi, sia anche un ideale negativo di distruzione. Invece il velo, che il Rapisardi getta su i suoi personaggi, è così fitto e. cupo di ombre ed intessuto di vaniloqui che sovente non vi s1 intravedono dietro le persone; così· che vi manca anche la voluttà di saggiare la caricatura. Nè il riso viene a ristorarvi della stanchezza di questo can-can a ritmo affrettato, perchè vi fa difetto l' humour: vi è ira e non sdegno, vi è un Esperio troppo malato di fegato, vi è troppo fine personale.nel poema perchè possa darci le lagrime delle cose. Ma, m questo punto, mi rammento che il poeta medesimo ha dichiaratq di averci imbandita una parodia e non una satira. Vediamo dunque se c' è la parodia. • La parodia è sorellastra della satira; se non possiede i lineamenti gentili di questa ed il costume castigato ed è piL1grossolana e procace, ha lo stesso spirito, però, anzi lo tempra e lo arrota fino a renderlò tagliente con il sarcasm9 e lo scherno: il ridicolo, in ogni modo, .deve sempre scaturirne. Ora il Rapisardi non solo si sfoga contro nemici suoi personali, che non sono aggruppati nemmeno int~rno ad un' idea generale (l' ideale socialistico, stoppa per riempire i vuoti, si vede eh' è un pretesto per conchiudere il poema), ma eziandio non fa la caricatura: cioè la parodia addirittura, perchè egli non prende i caratteri delle persone e me ne scopre il lato ridicolo, ma sul capo di questi o di quegli fulmina una ·scarica elettrica di contumelie ;. o te li atteggia in così pazze pose e movimenti che voi torcete il muso anzichè sorridere: il disgusto, così, sopraffà il godimento estetico. D'altra parte, chi legga senza passioni, .osserverà che il poeta non maneggia lo scudiscio dello scherno, ma fa il molinello con il bastone dell' insolenza: è troppo grossolano, me lo perdoni, troppo sconcio: egli ci affoga nelle cloache e nei cessi, e per un poeta, che pretende cantare la rigenerazione di un popolo, non sono abitazioni condegne BibHoteca6inoBianco

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