La Rivista Popolare - anno I - n. 7 - 15 ottobre 1893

• LA RIVISTA POPOLARE 203 datore di questa nostra Federazione fu larghissimo. Egli voleva costituire il gran fascio degli operai d'Italia: il popolo novo,· nel suo formarsi, in embrione. _Fu tempo in cui sarebbe parsa una trasgressione a' prin- .cip1 l'accogliere un' adesione di socialista. Al Congres;;o di Napoli, invece, quando Benedetto Malon telegrafò l'adesione del Comitato franco-italiano di Parigi, l'acclamazione al suo non1e e al Comitato fu unanin1e. Così, per vari segni, l'indirizzo fu più aperto, più lato; più libero. L'organizzazione dei lavoratori non dev' essere infatti nè partjto nè fazione. Nè deve adottare uno speciale sistema in poli_tica, nè in economia, nè in amministrazione. Se si potesse riassumere in un motto la coscienza dell'avanguardia ' di un popolo, quello sarebb~ la sola divisa. Ma noi più che consigliare ascolteremo i consigli. E dopo il Congresso esprimeremo senza passione il nostro umile parere. Ora non vogliamo che sperare e confidare. Vediamo già pronti molti alla discussione, ed è bene : ciò che gela e spegne ogni iniziativa_ è l' indifferenza. Ma le discussioni tendano ad un altissimo fine. La discordia sarebbe un brutto esempio e un delitto, di fronte alle condizioni del paese, di fronte alla lunga aspettazione degli . operai. Sarebbe delitto l'isolarsi sdegnosamente e superban1ente. Il Congresso di Bologna non seguirà l'esempio del Congresso di Reggio, che addolorò coloro che ritengono funeste le divisioni fra i p~rtiti dinanzi ai quali scintilla lo stesso ideale. Il Congresso di Bologna può e deve rialzare l'antico nome onorato della parte repubblicana, può ad essa ridare nuova vita non per sè n1a per il paese, non per una special teoria ma per ih bene de' lavoratori e per la stessa civiltà. Kon sono pochi quelli che non vogli<?nochiudersi Biblioteça Gino Bianco-

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