- 202 LA RIVISTA POPOLARE Non credo. Povero e destinato a perire il partito che non affronta lo studio delle gravi questioni e che non -sa pensarne e sceglierne le opportune soluzioni possibili ! Non si dica che l'operaio ri1nane estraneo a sin1ili discussioni scientifiche. Domani gli parranno facili. Chi scrive fu uno ·de' proponenti, vari anni fa al Congresso di Firenze, il quesito sulla nazionalizzazione della terra, e non se ne pentì. Nel Congresso di Napoli la questione fu ampiamente discussa, e quella discussione bellissima e in1portantissima è di onore per le nostre Associazioni. Esse provarono che non è vero che vivano solo per qualche fissa dimostrazjone politica che annualmente si ripeta. T'utti que' borghesi da molti anni (e sarebbe colpa ignorarlo) trattarono, ad esernpio, in senso an1plissimo della cooperazione, quanto possono trattarla e applicarla i Fasci di Sicilia, i quali anzi al Congresso di Palermo furono accolti per mezzo de' loro rappresentanti, con1e in famiglia, fraternan1en te. Que' borghesi non sdegnarono l'intervento de' socialisti. Que' borghesi con1batterono il cottimo, consigliarono le Società ·di resistenza, e anche trattarono della riduzione delle ore di lavoro, precorrendo il pensiero e l'opera d'altri. E da queste e da n1olte altre questioni ascesero alle massime, sino alla Costituente, sino alla legislazione internazionale del lavoro. Nel gran n1oto sociale l'opera de' nostri Congressi non fu ce~to inutile. Fu ten1po in cui rispetto alle varie 1nanifestazioni e lotte della vita pubblica si fu esclusivi, o almeno si proclan1ò che le nostre associazioni avrebbero lottato, con1e enti collettivi, solo dopo la proclamazione d~lla Costituente. Ma poi anche i più intransigenti acclamarono la piena libertà del 1netodo. Fu tempo in· cui l'organizzazione si chiudeva entro l'àmbito di una scuol~. Or.a non più. Il ·pensiero del fonBibliotecaGino Bianco
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