LA RIVISTA POPOLARE CRONACA POLITICA La sez10ne él' accusa presso la Corte d'appello di Roma ha finalmente pronunziata la sua sent~nza nel processo ormai interminabile della Banca Romana. Questa sentenza meriterebbe esser ,onosciuta per intero - in ispecie nei considerando - dai posteri lettori della Rivista, ma lo spazio non ce lo permette. Pietro Tanlongo - il figlio del governatore della Banca - e Michele Lazzaroni - il nipùte del cassiere generale - prosciolti da ogni accusa insieme ai due Battirelli Mortera e Paris; De Zerbi morto; Monzilli che ha preso comodamente il largo proprio sotto gli occhi degli agenti della nostra lincea Polizia; di dodici~ restano dunque appena 6 imputati, relativamente al sicuro, e diciamo relativamente, perchè ormai non vi sarebbe da meravigliarsi che qualcuno di loro riuscisse a scappare. Ora di 6 imputati, visto, che 4 lasciano il tempo che trovano, che 2, il Bernardo Tanlongo e il Cesare Lazzaroni, son costretti, per non compromettere il figlio e il nipote, a star zitti, a confermare - per salvare le Eccellenze compromesse - gli ultimi interrogatorì contradicenti i primi; sono obbligati a far dire agli avvocati soltanto delle parole piene di vento; non è chi non veda come il gran processone messo su, per forza s'intende, dal Catone carabiniere Giolitti, si risolva in una grande, solennissima canzonatm:a. Dati i pezzi, non grossi ma enormi, che v'erano di mezzo, era da aspettarselo; sarebbe stato ridicolo dubitarne; ma per prevedere che si arrivasse a tal punto di spudorataggine, via, bisognava avere la fantasia di un Ponson du Terrai!. Il ministro di giustizia, Santamaria, che si dice un integerrimo magistrato, ha capito tanto bene come l'attuale processo oscurava persino quello Lobbia, che, senza dar nemmeno la consegna al successore, ha piantato palazzo Firenze, banco e benefizio, per recarsi più che di corsa da· dove era venuto. In altri tempi il ministro di giustizia avrebbe però chiamato il giustiziere. BibliotecaGino Bianco
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==