La Rivista Popolare - anno I - n. 6 - 1 ottobre 1893

LA RIVISTA POPOLARE 175 partiti affini, nelle continue prove e nelle lotte, fossero uniti. Non uno solo de' convenuti fu aspro o intollerante. Il loro linguaggio era ardito e fermo, e i lor. propositi e voti andavan molto innanzi e in alto, più anche di quanto possa andare con l' arg~ta mente e la brillante parola l' on. Ferri, neofita. ~a noi siamo una quantità trascurabile. I piccoli o i creduti piccoli e pochi non si calcolano da chi si crede potente perchè ha raccolto e immedesimato in sè una teoria o più teorie sociali. Noi invece crediamo che tutti i partiti, quando siano onesti e sinceri e operosi e a te1npo arditi, quando siai10 leali e franchi avversari di un cattivo sistema, co·stituiscono una forza morale immensa per il paese e per la civiltà. Se vanno lenti, si spronino col continuo assillo della fraterna parola che chiama al dovere e al sacrificio. Se dispersi,_si raccolgano. Mirino a larghi orizzonti. Non siano intolleranti;- collettivisti o no, tutti sono _nei nostri sodalizi. Al Congresso di Palermo, Napoleone Colajanni fu acclamato presidente. A che il sospetto, la diffidenza, l' ingiuria reciproca? Non il mes~hino calcolo del maggiore o minor vantaggio delle alleanze, come farebbe un bottegaio contabile. Non il _parteggian1ento che lega i polsi. Noi guardiamo soventi più alla fazione che al paese. ·Corria1no dietro più ai molti, che al vero, nelle sue schiette fonti. Però è certo che la parte repubblicana non cura, come dovrebbe, le questioni sociali. Consacrarsi ai nuovi studi e al 1novimento sociale non è fare atto di diserzione. È semplicemente camminare coi tempi, come altri cammina; mentre ieri se ne stava fenno. Alle tradizioni antiche e nuove, alle vane manifestazioni del pensiero ne' molteplici suoi aspetti e rapporti, dal morale all' artistico, al Biblioteca Gino Bianco ....

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