, LA RIVISTA POPOLARE 135 E ancora: eliminando l'attuale militarismo e consacrando tutta o parte della spesa che esso divora a quell'insieme di opere e di misure che mira a darci la buona educazione fisica, oltre gli ottimi risultati peculiarmente n1ilitari, si conseguiscono risultati igienici ed intellettuali di enorme in1portanza, che si traducono alla loro volta jn risultati economici innegabili, sebbent manchino i dati diretti per la esatta valutazione. Su quelli morali derivanti dall'abolizione della vita della caserma non insisto : sono d'indole intuitiva. Ma altre benefiche conseguenze di natura politica e sociale ha il sistema della nazione armata: esso elimina il pericolo perentie per la libertà e per la democrazia dei colpi di Stato e del sorgere di un Cesare, anche in proporzioni ridotte; esso rende sempre difficile, se non impossibile, che i militi -come i soldati possano essere adoperati inumana1nente nella repressione dei moti interni. E qui quei socialisti, che vorrebbero rinnovare il mondo con un colpo di bacchetta 1nagica e che se accettano teoricamente la evoluzione, la rinnegano in certi quarti d'ora consacrati alla declamazione, pur non combattendo dir~ttamente la nàzione armata, dicono che non vale la pena di prendere una scalma·na per ottenerla e che colla medesima la borghesia e il capitalismo potranno continuare a reprimere f~rocemente ogni moto del proletariato. E al1'uopo contro di me stesso citarono i casi di Homestead negli Stati Uniti. E potevano aggiungere il ricordo delle giornate di giugno nel '48 in Parigi. Certo se fosse possibile abolire le arn1i e gli eserciti di ogni sorta e far si che di essi non ci sia mai alcun bisogno contro nemici esterni ed anche interni, non esiterei un istante ad accettare questa abolizione. Ma la nazione armata è una necessità, che speriamo transitoria e Biblioteca Gino Bianco
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==