La Rivista Popolare - anno I - n. 5 - 15 settembre 1893

r LA RIVISTA POPOLARE * * * In uno slancio di resipiscenza filantropica si son raccolte molte centinaia di lire e s'è fondato un ospizio per i fanciulli abbandonati. Gli si è dato il nome d'una donna augusta e vi si metterà qualche cinquantina di derelitti, almeno per mostrare che c'è ancora un po' di carità cristiana. :Ma quanti Fz'or di ginestra morranno ignorati per gli sconosciuti villaggi della classica terra .... dei fiori, dei suoni, dei carmi I CETEGO. FRATEGAUDENZIO Conobbi un frate vegeto e rubizzo, che dieci volte aveva fatto allargare kt tonaca. La faccia pareva un clipeo di rame tinto nel mosto. Il Rabelais l'avrebbe reso immortale; il Giusti pure, ponendolo a destra di sant' Ermolao. Frate Gaudenzio non credeva a nulla; nè a Cristo, nè all'autorità dei dottori o del papa ; nessuna ispirazione scendeva in lui dall'alto. L'unica grata armonia, che sapesse di celestiale, era per lui il tintinnìo della campanella del refettorio. Quando diceva messa, pensava solo al calice pieno di vin santo. L'adipe si allargava e l' intelletto si restringeva. Molte volte ei rimaneva assorto, volgendo al cielo gli occhi venati, striati di sangue, e i fratelli credevano che la sua mente si appuntasse in Dio. Lo chiamavano il contemplatore. Egli pensava ai galletti arrosto che spesso ' divorava nell'osteria di Susanna dai larghi fianchi. Gli piaceva molto di confessar le belle giovani. Dava consigli finti e occhiate procaci, mescolava sentenze latine ad amorosi motti. Le giovani chinavano per vergogna il capo. La storia della sua vita? Eccola. Odiò ferocemente lo studio, disprezzò i parenti, non ebbe amici, si C<?mmossesolo fra i bicchieri, ebbe la sola religione del vin generoso, fu gretto p~uroso a-yaro, e non pensò che a vegetare. BibliotecaGino Bianco

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