La Rivista Popolare - anno I - n. 5 - 15 settembre 1893

LA RIVISTA POPOLARE 145 di abissi e non semplici solchi o linee separatrici, questo o quel socialista conferenziere si sforza a provare eh' essi non vogliono distruggere ciò eh' è patrimonio della coscienza umana e della società, ma solo riformare e trasformare, togliere ciò che è marcido, ciò eh' è superfluo o dannoso, e non minare le basi della società stessa, ma anzi· questa innovare e migliorare, mutando costumi e leggi, mercè quei modi e quei mezzi di educazione e di lotta che la civiltà chieda e la necessiJà acconsenta. · E noi ammiriamo e approviamo. Essi ci parlano della giornata di otto ore: aderimmo all'agitazione, e vorremmo che il rude lavoro materiale fosse anche più breve e men duro. Ci pàrlano di energico atteggiamento nelle prove parlamentari, e noi tale. lo vorremmo, e, più ancora; dignitoso, altero, fiero, come conviensi nelle tristi condizioni dell'ora presente, lungi dalle servili compiacenze dei legalitari. E discutono di legislazione diretta del popolo, cioè di referendutn, e noi siamo con essi: si tratta di proposta ottima teoricamente, diciamo coll'egregio Turati, proposta o voto però, che non avrà portata pratica immediata. E, venendo ad altro, chi fra noi non vuole la protezione delle donne operaie? chi si arretra davanti a simili propo~te di leggi sociali indicate dalla comune coscienza e dal1'esperienza? Ma voi, essi dicono, non avete tutte le nostre teorie. O •si è obbligati ad averle tutte? E non sono esse a miriadi? ·E non è continuo e tuttora nebuloso il lavorìo della scienza? E tanti sistemi non sono ancora o_scùrì? Ed è prudente entro il giro di un solo sistema rinchi1:1dersi? Noh basta vivere, con animo desideroso di sapere, seguendo i progressi sociali dell' epoca, senza trascorrere innanzi un giorno e l'altro retrocedere? Non basta sapersi in un campo attiguo, sentirsi affini, udir l'intrecciarsi di BibHoteca Gìno Biancd.

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