144 • LA RIVISTA POPOLARE rocia de' conquistatori o gittata nel baratro_ della vergogna dalla viltà di governanti mal~agi qu~nto in1belli? Allora in nome ·della patria sorgerebbe, vendicatrice sublime, la coscienza popolare. Dalle stesse tombe echeggierebbero inni fiammanti. Si udrebber le voci degli eroi caduti: L' alme donammo al fato, non bugiarde parole, Dall' ombre degli avelli guardando all'avvenir! Altro che sciopero! Si correrebbe alle armi per co1nbatter di contro ai cannibali di fuori e ai vili di dentro. E il voto anche di cento Congressi sarebbe dimenticato alla prima nota di _un inno nazionale. Non si discutono i sensi profondi d~ll'animo, che nacquero e vissero con noi e fino dagli anni pri1ni della -pubertà ci furono. appresi da labbra amate. E in qualsiasi pericolo, sotto lo scherno o la minaccia, il popolo italiano (come il giovine operaio che ad Aigues-Mortes grida viva l' I_talia ! innanzi a chi vuole i1nporgli di oltraggiare la propria terra) cadrebbe, gridando il sacro non1e della patria, prima di cedere. Fu tempo in cui alcuni fra i socialisti eran contenti e fieri di apparire, a. parole, come distruttori violenti. Si p.arlava di incendi e peggio; si minacciavano flagelli e stern1in1. Si rideva anche di istituti e sentimenti che potranno e dovranno trasformarsi, ad esempio la famiglia, ma non si cancelleranno mai fi1~chècuore umano palpiti · nella società civile. Era il partito delle nuove idee che preludeva fra noi con barbareschi accenti e modi. Ma poi si fe' adulto e ragionò. Qra l'atteggiamento e le forme sono assai diverse. Ogni partito, vivendo e lottando, si affina e si educa. E talora avviene che nonostante gli sforzi di alcuni socialisti per dimostrare che fra noi ed essi sono _aperte enormi gole Bibliote-- Gino Bianco
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