La Rivista Popolare - anno I - n. 5 - 15 settembre 1893

LA RIVISTA POPOLARE Formate coorti o squadre di militi che pensino e sentano altamente, che non siano freddi o paurosi dinanzi agli oscuri e complicati problemi della vita sociale, nè che accettino d'altronde con cuor leggero formule, teorie e sistemi, attratti solo dal miraggio di novità strane o da dolci parole. E allora non avrete le subitanee contraddizioni, nè gli slanci e i voli piacevoli ma funesti; non avrete chi gitta via in un baleno la bandiera repubblicana, come vecchio cencio, per indossar la nuova livrea governativa, nè chi abbandona i concetti fondamentali della democrazia che a capo della civiltà procedono come araldi ideali, e corre dietro all' incantevol nome di qualche nuova idea forse lontanamente attuabile, forse n1ai. Le idee che diconsi vecchie si rinnoveranno al contatto di ~na giovane gagliarda e seria democrazia. E i concetti semplici diverranno complessi; i germi diverranno piante piene di succhi vitali, che daranno in abbondanza dolci frutti. Il programn1a antico attingerà nuova vita come la natura all'alito di primavera. Giorgio Eliot dice che la grandezza e fecondità di un programn1a dipende dall'animo e dall'intelletto di chi lo segue e lo traduce nella realtà. La civiltà forse ascolta il rumorio delle nostre varie discussioni, ma poi ride di ciò che sia strano ed assurdo - e accoglie ciò eh' è spontaneo e naturale. Invano, ad esempio, i professori di diritto costituzionale parlano con sussiego de' lor sistemi n1isti; esce dall'animo del popolo, come fonte perenne, il concetto repubblicano, che si desume dalle tradizioni e che la ragione suggella. Invano altri parlano di scinder l'economia dalla politica: tutto si collega, risponde il buon senso popolare, tutto si completa. E qua e là v' hanno nazioni ·1n cui s'agita e freme Bibliotec'"'~ino Bianco

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