LA RIVISTA POPOLARE M'occorreva questo breve esordio per poter dimostrare un ingrato assunto: che cioè l'educazione, la vera, la forte educazione politica e civile del popolo italiano considerato in massa, è ancora un lontano desiderio. Trent'anni di vita nazionale non sono bastati, e non lo potevano, a far scomparire gli effetti disastrosi delle male signorie che per tanti secoli hanno straziato l'Italia. Non potevano bastare, sono il primo a riconoscerlo, ma qualche cosa di più si poteva e si doveva fare. Cercherò di dimostrarlo. Ogni volta che in un racconto, in un romanzo, in una produzione letteraria d'autore straniero entra in iscena un italiano, si può esser sicuri che la parte assegnatagli è odiosa e spregevole. Il sicario, l'assassino, il falsario, il lenone- portano quasi sempre nomi italiani. Ci si fa grazia di qualche tenore e di qualche pittore. Ma è un fatto che nella galleria internazionale di tipi convenzionali, se l'usuraio dev' essere un ebreo, quasichè mancassero strozzini cristianissimi, se il francese dev'essere frivolo, il russo brutale, l' inglese privo di gusto, il tedesco di testa dura, lo spagnuolo vanaglorioso, e via via, l'italiano dev'essere artista o malfattore. E questo non impedisce che giornali politici di prim'ordine pubblichino siffatte produzioni spendendoci non poco ·per diffondere nel pubblico roba da chiodi al semplice punto di vista del gusto letterario, 111astraniera, straniera sempre, a qualunque costo. Non è lusinghiero, ma è antico ed accettato. Non è facile mutar l'opinione della gente quando s'è formata su un determinato argomento con qualche ragione. E le ragioni di questa nostra triste reputazione non mancano. Le persecuzioni prolungate peggiorano i popoli e noi siamo stati lungamente perseguitati. L'oppressione politica, l'impotenza a reagire, il freno morso da tante generazioni hanno alterato lo spirito nazionale. Dalla catena la cospirazione e la setta, dalla violenza il pugnale, dal fiscalismo l'inganno, dallo spionél;ggiola diffidenza. B1bl1otecaGino Bian·co
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