La Rivista Popolare - anno I - n. 5 - 15 settembre 1893

I LARIVISTAPOPOLARE POLITICA-ECONOMICSAC-IENTIFICAL-ETTERARIAA- RTISTICA ANNO I. . 15 Settembre, 1893 LANAZIONEARMATA IV. FASC. V. .... , ' . ' , Ma la nazione armata è una re1n1n1scenza del passato, è un ideale o è una realtà tra i contemporanei? È reminiscenza in quanto al passato; è realtà tra i çontemporanei; dev'essere un ideale per gli Itali~ni. · Si .lasci da parte il ·passato e atteniamoci al presente. La istituzione di cui ci_occupiamo· è in fiore in Inghilterra, negli Stati Uniti ·di America e in !svizzera, cioè· tra i popoli più liberi che attualmente si conoscano ; poichè è bene • ricordare che nazione armata e popolo libero · sono tern1ini correlativi, che non si possono scompagnare. La na~ione _armata_ non è dello stesso tipo presso ì tre Sta_ti summenzionati, rpa il suo ideale è in diverso grado realizzato· ed è_ tanto meglio e più radic~lmente realitzato quanto pi:ù libere e democratiche_ sono le istituzioni politiche coesistenti. · , . In Inghilterra; la n1igliore delle monarchie ra;ppresèntative, accanto a~la nazione ar-_mata rappresentata da)la milizia coesiste un esercito stanziale non molto numeroso e con lo speciale ·sentin1ento che l' imperialisn10 ha saputo di recente instillare nell'anima di John Bull, creando il jinguismo, cioè un patriottismo esagerato, esclusivista ·ed uri poco più grottesco dello chauvinisme francese; all' ·una e Biblioteca Gino Biaoco [

' . 130, LA RIVISTA POPOLARE all'altro si è aggiunto il corpo dei volontari, che ritrae della milizia e dell'esercito stanziale, ed è reclutato specialmente ' nelle classi dirigenti. In Inghilterra questo sistema, circondato da rigorose precauzioni politiche affinchè non riesca pericoloso alle libertà, ~ risponde a particolari esigenze ed a preoccupazioni del mon1ento. Le maggiori cure, del resto, là sono rivolte alla flotta. Negli Stati Uniti il concetto della nazione armata è incarnato in modo più· puro. Poichè e' è un esercito stanziale, ma è ben misera cosa: 25,000 uomini in uno Stato di 5o milioni di abitanti. Questo _esercito stanziale è un bisogno per combattere gl' Indiani; e - perchè tacerlo? - più che a difesa del territorio della grande repubblica dalle incursioni dei selvaggi, per non perdere la caratteristica di ogni esercito stanziale, serve spesso come strumento di oppressione e d'iniquità contro gl' indigeni, che si vedono spogliati della terra e della libertà. La nazione armata negli Stati Uniti è rappresentata dalla milizia, di cui fanno parte tutti i cittadini dai r 8 ai 45 anni, è destinata a mantenere la pace e l'ordine all'interno e viene soltanto n1obilizzata in caso di bisogno a richiesta del presidente della repubblica. Fermiamoci adesso in !svizzera: nella più democratica tra le repubbliche esistenti. Qui l'ideale puro si può dire eh' è completa realtà. Qui non c'è traccia di vero eser- . cito stanziale;· ma ogni Svizzero è cittadino e soldato dai 2 o ai 4 5 anrii; dai 2 o ai 3 4 anni fa parte dell'élite; dai 34 ai 40 della riserva; dai 40 ai 45 della landwehr. Il Governo federale, i cantoni, i comuni consacrano molte cure e somme rilevanti alla ginnastica, alle marce, alle manovre, ai tiri a segno. Ciò che siano i tiri a' segno in !svizzera tutti sanno anche in Italia: sono gaie ed entusiastiche feste popolari. Biblioteca Gino Bianco "

,r ,. LA RIVISTA POPOLARE 131 Nella educ~zione militare e nella preparazione alla difesa della patria non è stata dimenticata la donna, che può fare da infern1iere, da messaggero·~da sentinella avanzata. Le cure e le spese non sono minori per preparare ed educare gli ufficiali nelle diverse scuole di Thunn, di Basilea, di Soleure e di San Gallo. • Con questo sistema della nazione armata la Svizzera, in caso di bisogno, può mettere sotto le armi 500,000 uomini. L'Italia, osservò Francesco Crispi con n1al celata invidia, con lo stesso ~istema dovrebbe 1nobilizzarne 4,200,000, mentre con l'attuale non può contare che su di 1,200,000 uom1n1. C'è di più: il nostro, in caso di bisogno, in buona parte sarebbe un semplice esercito sulla carta, con1e avvertì il 1naggiore Marazzi. Lo svizzero invece sarebbe un esercito reale. « Una sola armata, dice l'Hepworth Dixon, nel mondo non cagiona alcun inganno quando si passa dagli uomini scritti sulla carta a quelli presenti nei ranghi ed è l'irmata elvetica - perchè la Svizzera rappresenta un soldato armato » • Perchè ciò? Perchè gli Svizzeri, quando la patria li chiama, accorrono da ogni parte del mondo; e accorrono perchè amano la patria,. che garantisce loro il 1nassimo possibile di benessere e di libertà. Accorrono perchè in !svizzera tutti sono militi, . nessuno soldato; sono militi per dovere, non soldati per mestiere come in Italia. Poche parole ancora sulla forza 1norale che anin1a e dirige questa nazione' armata. « Uno Svizzero, osserva il citato- scrittore inglese, è soldato molto prima di raggiungere il suo ventesimo anno e dopo i suoi 45 anni; si sono visti Svizzeri battersi a 14 anni e nella guerra civile a Friburgo si trovavano vo: B1btioteca Gino Bianco

132 LA RIVISTA POPOLARE lontari a 7o anni. Ho· conosciuto un Yècchio che il suo capitano non voleva accettare per la sua età, e che, rifiu1 • tate come volontario anche negli altri cantoni, nonostante ha seguito il suo battaglione e si è condotto mirabilmente sul campo di battaglia di fronte al nemico. « In caso d'invasione straniera, vecchi e fanciulli còrrerebb~ro in massa sotto le ·armi».' Ciò che disti~gue l'esercito svizzero da ogni altro esercito europeo non è poi la forza numerica, non· è la disciplina, non è l'armamento, non è la rapidità della· mobilizzazione ; ma lo spirito che lo anima·. « Sì! diceva un professore a chi lo interrogava ·sulle attitudini dei militi elvetici, essi sono atti a difendere il . loro paese e sono ancora atti ad altre' cose: essi sanno, lasciando il fucile, guadagnarsi il pane quotidiano. Voi non riuscirete mai a far loro dimenticare i loro diritti civici, ad •insegnare loro ad adorare un capo ed a preferire il loro colonnello alla patria. Tra loro indarno cerchereste la stoffa di un Cesare, -ma vi trovereste forse la stoffa di cento Guglielmo· Tel1 » • E tutto questo dovrebbero ricordare in Francia, meglio che in Italia. Là la repubblica sarà sempre su basi false ed insidiata sino a tanto che vi sarà un esercito stanziale. L'avventura boulang-ista dovrebbe' servire di ammaestramento. V. Arrivian10 af punto saliente: col sistema della nazione ·ar1nata si conseguisce il precipuo risultato voluto, éioè la efficacia rnilitare nel caso di guerra? Quando si pone n1ente alle vittorie che ottennero gli eserciti animati dalla forza morale e che furono precedentemente menzionate, si ha risposta implicita alla domanda. Ma è bene dare più espliciti· ragguagli. Biblioteca Gino Bianco

LA RIVISTA POPOLARE 1 33 La guerra ·di secessione negli Stati Uniti. di America, per valore e disciplina di soldati e per intelligenza e sapienza di ufficiali, è tale esempio di successo colossale, e recentissimo, di quanto si può conseguire colla nazione armata, che non occorre affatto illustrarla. Ma anche la piccola Svizzera~ che non ha avuto guerre da circa un secolo cogli Stati. limitrofi, nella insurrezione del Sonderbund ha 1nostrato · ciò che .si può fare, in caso di bisogno, colla nazione arma!(!,. La principale esigenza dei tempi nostri dal punto di vista militare risiede nella rapidità della mobilizzazione degli .uomini che devono. essere chiamati sotto le armf. Ora di questa rapidità grandissima, oltre i recentissi1ni esempi .che ci han dato gli Stati Uniti nella repressione dei torbidi di Homestead e di Hidaho, e la Svizzera in quelli del Canton Ticino, ce n'è un altro eh' è divenuto classico: quello' svizzero del 1870-71. Appena dichiarata la guerra franco-germanica, mentre le schiere· in1periali francesi non avevano saputo .in quindici giorni raggiungere il campo di battaglia, la Svizzera aveva già mobilizzato il corpo di esercito, che sotto la direzione del colonnello Herzog . alla frori t~era doveva difendere la propria neutralità; e quale si fosse la precisione della organizzazione del corpo mobilizzato divenne chiaro quando disarmò ed internò l'esercito del generale Bourbaky. L'organizzazione militare della Svizze.ra,· ·infine, è tale .che .essa.. sola. senza. soldati per le vie si sènte sic;ura in mezzo a tante nazioni armate; che la circondano come in ·un cerchio di ferro.•. Nè conta sulla sua neutralità garantità dai trattati diplomatici : · si sa bene che . questi sono tele di ..ragno; e si sa pure che Italia e Germania insidiano la neutralità e la indipendenza della piccola repubblica. Biblioteca Gi1106ianéo

1 34 LA RIVISTA POPOLARE La Svizzera conta invece sulla difesa dei suoi 111iliti-cit- • tadi1?,i. E che vi possa contare con fondan1ento lo riconoscono esplicitamente - e certo con rammarico - l'anonimo autore della Neutralità della Svizzera ( che con tanta leggerezza consiglia di violarla) e il. colonnello Goiran dello stato n1aggiore italiano. E queste autorità non sospette credo che bastino pel mon1ento a risolvere la questione in favore della validità della difesa militare per mezzo della nazione armata. VI. Ed ora giova rispondere ad alcune obbiezioni e riassumere. A coloro che chiedono la nazione armata invece del -divoratore esercito stanziale per ottenere din1inuzione di imposte e sollievo economico, i militaristi di professione rispondono facendo certi calcoli su quello che costerebbe il sistema p:r:,econizzato in tiri a segno, _inpalestre ginnastiche, in arn1amenti e munizionamenti che bastino per un maggior numero di uomini da chiamare, all'occorrenza, sotto le anni. È vero, ma _si dimentica che queste n1aggiori spese si limiterebbero a pochi anni, duranti i quali si potrebbero compiere e gli armamenti e tutte le altre opere richieste dal sistema della nazione armata. Dopo, il bilancio della -guerra potrebbe subire una colossale falciatura e si potrebbero conseguire i fini economici, che sono tanta parte della guerra indetta contro il n1ilitarismo, precipuamente rappresentato dagli eserciti stanziali. Di più : come non mettere in conto la maggiore produzione che darebbero i milioni di uomini condannati attualmente all'ozio forzato della caserma nella pienezza della loro forza? BibliotecaGino Bianco '

, LA RIVISTA POPOLARE 135 E ancora: eliminando l'attuale militarismo e consacrando tutta o parte della spesa che esso divora a quell'insieme di opere e di misure che mira a darci la buona educazione fisica, oltre gli ottimi risultati peculiarmente n1ilitari, si conseguiscono risultati igienici ed intellettuali di enorme in1portanza, che si traducono alla loro volta jn risultati economici innegabili, sebbent manchino i dati diretti per la esatta valutazione. Su quelli morali derivanti dall'abolizione della vita della caserma non insisto : sono d'indole intuitiva. Ma altre benefiche conseguenze di natura politica e sociale ha il sistema della nazione armata: esso elimina il pericolo perentie per la libertà e per la democrazia dei colpi di Stato e del sorgere di un Cesare, anche in proporzioni ridotte; esso rende sempre difficile, se non impossibile, che i militi -come i soldati possano essere adoperati inumana1nente nella repressione dei moti interni. E qui quei socialisti, che vorrebbero rinnovare il mondo con un colpo di bacchetta 1nagica e che se accettano teoricamente la evoluzione, la rinnegano in certi quarti d'ora consacrati alla declamazione, pur non combattendo dir~ttamente la nàzione armata, dicono che non vale la pena di prendere una scalma·na per ottenerla e che colla medesima la borghesia e il capitalismo potranno continuare a reprimere f~rocemente ogni moto del proletariato. E al1'uopo contro di me stesso citarono i casi di Homestead negli Stati Uniti. E potevano aggiungere il ricordo delle giornate di giugno nel '48 in Parigi. Certo se fosse possibile abolire le arn1i e gli eserciti di ogni sorta e far si che di essi non ci sia mai alcun bisogno contro nemici esterni ed anche interni, non esiterei un istante ad accettare questa abolizione. Ma la nazione armata è una necessità, che speriamo transitoria e Biblioteca Gino Bianco

LA RIVISTA POPOLARE . . 'Clibreve durata, contro il pericolo di vicini· che in armi -vi circondano da tutti i' lati e insidiano all'indipendenza . . . . e alla libertà altrui. La nazione armata, data questa dolo:. ·rosa situazione, rappresenta· il male minore e per chi, da . . . . umile positivista, non spera nel bene assoluto e immediato, è quanto può sperare senza rinunziare al· resto per l'av- . venire. . . · Di certo meglio sarebbe dare. una battaglia per otte- - . ~nere una ge-rierale trasforn1azione sociale, che rendesse . . impossibile le lotte interne ed internazionali, anzichè combattere per riuscire alla nazione armata. Ma anche qui si din1entica che questo fine secondario - la nazione armata - diviene al1a sua volta mezzo efficace per guadagnare con sicurezza le future grandi battaglie contro il ca- ·pitalismo e contro la borghesia; per raggiungere il fine più vasto e più comprensivo : la trasformazione sociale. · Ma la nazione arrnata si prestò alla repressione dei ·proletari in· Homestead .... È vero; e ad ·altre repressioni identiche si potrà forse prestare. Perchè? Perchè ciò che desiderano e chiedono alcuni, molti proletari, non lo de- ·siderano ancora tutti i proletari, non lo chiede-almeno la loro grande maggioranza. Il giorno in cui la causa socialista sarà propugnata dalla maggioranza di un popolo, o almeno da una di quelle minoranze attive e coscienti, che fanno le rivoluzioni vittoriose, il sistema della nazione armata • sarà il più efficace coefficiente della vittoria. ~ · ,.E, per quanto intransigenti e meticolosi si possa essere . . . dato ch_e la l?tta armata ci· debba essere per ':'edere trionfare l'idea socialista, nessuno vorrà negare che l'ostacolo . . da superare sarà minore colla nazione armata che coll 'eser- . . · cito stanziale;· , ,. · · ·E senza arrivare a questo n1ome11tosupremo chiunque ~èJonèsto ·dovrà· riconoscere -che·tra la repressione di HoBibliotecaGino Bianco

. . LA RIV!STA POPOLARE 137 mestead ed altre analoghe in Europa ci corre una differenza enorme, senza dire che col siste1na dalla democrazia sociale vagheggiato sarebbe assolutamente impossibile una strage ingiustificata e iniqua co1ne quella di Caltavuturo. E concludo ricordando che colla nazione ar1nata di• vengono ognora più rare e difficili le guerre offensive, non popolari, non n_azionali; e che essa rappresenta, quindi, il mezzo più idoneo per avviarci a quello stato di pace interna ed esterna, ch1 è l'ideale più elevato e che deve far si che le armi debbano cedere del tutto alla ragione e il diritto debba prevalere sulla forza. D.r NAPOLEO E COLAJANNI. L'EDUCAZIONENAZIONALE Non credo che I1espressione pii.1 sincera e più onesta del patriottismo sia quella definita dal motto francese « chauvinisme >) , il cui significato è ormai accettato in tutti . . 1 paesi. Non credo cioè che l'amor della patria debba manifestarsi nel glorificare ad ogni istante, in ogni particolarità anche più meschina, il proprio paese, e nel non volere riconoscerne i mali e i difetti. A questo modo di pensare conduce ordinariamente la passione di partito e la smania d'ingraziarsi le masse popolari comune pur troppo agli uomini politici. Vi concorre poi efficacemente l'istinto regionale e non raramente il soverchio amore del proprio campanile. Ufficio del patriota ill~minato e seriamente ·amante del proprio paese credo invece sia quello di rilevare e accertare quanto -in esso sia .difettoso, dannoso e turpe, denunziarlo ·apertamente e operare con efficacia e con amore indefesso alla ricerca ·del rimedio . . Biblioteca Gioo Bianco .., I.,.

LA RIVISTA POPOLARE M'occorreva questo breve esordio per poter dimostrare un ingrato assunto: che cioè l'educazione, la vera, la forte educazione politica e civile del popolo italiano considerato in massa, è ancora un lontano desiderio. Trent'anni di vita nazionale non sono bastati, e non lo potevano, a far scomparire gli effetti disastrosi delle male signorie che per tanti secoli hanno straziato l'Italia. Non potevano bastare, sono il primo a riconoscerlo, ma qualche cosa di più si poteva e si doveva fare. Cercherò di dimostrarlo. Ogni volta che in un racconto, in un romanzo, in una produzione letteraria d'autore straniero entra in iscena un italiano, si può esser sicuri che la parte assegnatagli è odiosa e spregevole. Il sicario, l'assassino, il falsario, il lenone- portano quasi sempre nomi italiani. Ci si fa grazia di qualche tenore e di qualche pittore. Ma è un fatto che nella galleria internazionale di tipi convenzionali, se l'usuraio dev' essere un ebreo, quasichè mancassero strozzini cristianissimi, se il francese dev'essere frivolo, il russo brutale, l' inglese privo di gusto, il tedesco di testa dura, lo spagnuolo vanaglorioso, e via via, l'italiano dev'essere artista o malfattore. E questo non impedisce che giornali politici di prim'ordine pubblichino siffatte produzioni spendendoci non poco ·per diffondere nel pubblico roba da chiodi al semplice punto di vista del gusto letterario, 111astraniera, straniera sempre, a qualunque costo. Non è lusinghiero, ma è antico ed accettato. Non è facile mutar l'opinione della gente quando s'è formata su un determinato argomento con qualche ragione. E le ragioni di questa nostra triste reputazione non mancano. Le persecuzioni prolungate peggiorano i popoli e noi siamo stati lungamente perseguitati. L'oppressione politica, l'impotenza a reagire, il freno morso da tante generazioni hanno alterato lo spirito nazionale. Dalla catena la cospirazione e la setta, dalla violenza il pugnale, dal fiscalismo l'inganno, dallo spionél;ggiola diffidenza. B1bl1otecaGino Bian·co

LA ·RIVISTA POPOLARE 139 Il brigante leggendario delle boscaglie italiane, lo strano tipo tra il feroce e il cavalleresco che ogni straniero visitatore d'Italia si fa ancora un dovere d'incontrare nèi suoi ricordi di touriste, non è ancora scomparso. Dovunque accadono aggressioni e rapine, ma il vero brigante è una nostra specialità. E, peggio del brigante., è speciale presso di noi l'ammirazione paurosa, fantastica verso di lui. Tutta una provincia è tributaria di due miserabili che recitano la parte di protettori e per tali sono accettati anche da persone di un certo grado sociale. E ciò nel '93. In quale altro paese succede codesto? La ca1norra vive ancora ed è possibile nel mezzogiorno d'Italia con le sue regole, le sue gerarchie, le sue imposizioni accettate dal pubblico. Da noi, da noi soltanto, si fa commerci.o di fanciulli destinato a· conservare quella fioritura di vagabondaggio che tanto ci onora presso tutte le nazioni civilizzate. Non parlo poi della ripugnanza, assolutamente nazionale ed estesa alle classi più colte ed elevate, a ricorrere alla protezione della legge. Da noi ciascuno si sente giudice e giustiziere e troppo spesso la spada del gentiluomo scende al livello del coltellaccio del marrano, perchè non lava un insulto, ma compie una vendetta. Le nostre frodi commerciali han.no sollevato reclami ·ovunque, incominciando dalle Camere di commercio dei nostri connazionali all'estero, dai nostri Consolati, dalle nostre agenzie. Si è giunti a ri1andar sabbia per semi d'avena o d'anice, 'acqua insudiciata per vino da taglio! L'incoerenza politica delle masse italiane sembra un colmo. Non c'è italiano, disinteressato ne' suoi giudizi, che non dica peste contro il Governo; ma se si ~uole entrare in Parlamento, guai a chi si presenta senza programma governativo, fatte poche eccezioni. Lo sanno bene i nostri carissimi amici legalitari l Si ha un bel dire di pressioni, di corruzione. Il fatto è che la maggioranza della popolazione riverisce il padrone che c'è, qualunque esso sia. È l'istinto del servo, è'la tradizione della servitù? Ovvero è che la filosofia nazionale preferisce il padrone ingrassato a quello che si deve ingrassare? Biblioteca Gin0 J3ianco. V ~ ..

LA RIVISTA POPOLARE Si grida, si predica, si schiamazza per lo stato languente delle industrie e dei conunerci; ma coloro che gridano e schiamazzano si guarderebbero dall'arrischiare mille lire in un'impresa industriale. Il danaro s'accumula nelle Casse di_ risparmio, si profonde negli acquisti di rendita consolidata, ne' rinvestimenti ipotecari; n1a in impieghi industriali non si arrischia. Tuttavia ciò non impedisce di declamare quando il capitale straniero s'impadronisce. delle nostre ferrovie, de' nostri tramways, delle nostre officine gassometriche ed elettriche, delle nost.re acque potabili, dei nostri arsenali. Sarà molto patriottico bruciare le vetture del tramway della Società francese di Genova; ma sarebbe più semplice provvedere coi nostri qnattrini a questi grandi impianti industriali. In Francia, nel Belgio, in Inghilterra, in !svizzera una operazione finanziaria d' un' am1ninistrazione pubblica non oltrepassa la frontiera; spesso anzi non oltrepassa le mura della capitale. Da noi un prestito della prima città dello Stato, garantito dal Governo e perciò sicuro quanto il consolidato, non si fa se non se ne assicura, il collocamento é;\1e1s' tero nella sua quasi totalità, pagando, beninteso, i banchieri assuntori e il cambio sull'oro. E allora è vano protestare contro i linciaggi di Nuova Orleans e contro gli assassinii d' Aigues-Mortes. È inutile pretendere che ci si prenda pel ganascino quando non riusciamo ad i1npedire un' emigrazione sempre crescente di gente lacera, affamata, ignorante, che si disperde in Europa e in America prestandosi agli uffici più umili e vili, accettando mercedi indecenti, sottostando al vituperio e... talvolta anche alla frusta ... Il Brasile informi l C'è dunque da rifare, da ricostituire l'educazione civile e politica del popolo italiano. Leggi severe da u~ lato, propaganda continua e indefessa dall'altro. Propaganda di credenti come quella che fanno i preti. Propaganda sopratutto nelle ·sc_uole,da riordinarsi, da moltiplicarsi senza risparmio. Coraggio civile e patriottismo leale nello svelare al popolo i suoi mali, i suoi vizi, nell'insegnargli la mòralità civile, la coerenza politica. Ma sopratutto rifor·me, radicalissin1e riforme nelle istituzioni politiche, an1ministraBibliotecaGino Bianco . '

LA RIVISTA POPOLARE tive, _giudiziarie perchè il ·popolo apprenda ed acquisti il rispetto alle leggi, la fiducia ne' magistrati e ne' governanti, la lealtà nei rapporti civili e commerciali, la fede nel lavoro, la dignità di se stesso. Con questo soltanto un italiano potrà recarsi all'estero senza aggiungere una o due consonanti al proprio cognome per non essere trattato come una bestia da son1a o come un malfattore presuntivo dalle masse ubbriache di gin o d'assenzio, dagli scrittori di romanzi d'appendice e dai nov1z1 nella carriera politica in cerca di popolarità. DEf\10FILO. IDEEVECCHIE NUOVE Non dico nulla di originale, nè mi atteggio ad astrologo politico. Ma affermo che quanto rispohde ai suggerimenti della coscienza e dell'esperienza umana, quanto soddisfa alle più alte aspirazioni e insien1e agli interessi più urgenti, quanto è immedesin1ato nell'anin10 di un popolo ed anzi è il fiore del suo pensiero e sentimento, quanto il buon senso (cotesto son1mo 1naestro ~ella vita) indica e conferma, è e sarà; e se oggi negato si riaffermerà domani; se oggi atterrato, domani si rileverà, co1ne vessillo dai vivi colori tenuto alto da mani fidenti ondeggia, diradate le nebbie del mattino, sulle alte vette onde l'ampio orizzonte si domina. Ma tutto questo ad una sola condizione: che vi sia una democrazia la quale accoppii una grande onestà a una grande fermezza, una schietta sincerità ad una continua sete di scienza vera (non di quella inorpellata che sembra dottrina ed è empirismo), una democrazia saggia e a tempo audace. Biblioteca ~ino Bianco •

LA RIVISTA POPOLARE Formate coorti o squadre di militi che pensino e sentano altamente, che non siano freddi o paurosi dinanzi agli oscuri e complicati problemi della vita sociale, nè che accettino d'altronde con cuor leggero formule, teorie e sistemi, attratti solo dal miraggio di novità strane o da dolci parole. E allora non avrete le subitanee contraddizioni, nè gli slanci e i voli piacevoli ma funesti; non avrete chi gitta via in un baleno la bandiera repubblicana, come vecchio cencio, per indossar la nuova livrea governativa, nè chi abbandona i concetti fondamentali della democrazia che a capo della civiltà procedono come araldi ideali, e corre dietro all' incantevol nome di qualche nuova idea forse lontanamente attuabile, forse n1ai. Le idee che diconsi vecchie si rinnoveranno al contatto di ~na giovane gagliarda e seria democrazia. E i concetti semplici diverranno complessi; i germi diverranno piante piene di succhi vitali, che daranno in abbondanza dolci frutti. Il programn1a antico attingerà nuova vita come la natura all'alito di primavera. Giorgio Eliot dice che la grandezza e fecondità di un programn1a dipende dall'animo e dall'intelletto di chi lo segue e lo traduce nella realtà. La civiltà forse ascolta il rumorio delle nostre varie discussioni, ma poi ride di ciò che sia strano ed assurdo - e accoglie ciò eh' è spontaneo e naturale. Invano, ad esempio, i professori di diritto costituzionale parlano con sussiego de' lor sistemi n1isti; esce dall'animo del popolo, come fonte perenne, il concetto repubblicano, che si desume dalle tradizioni e che la ragione suggella. Invano altri parlano di scinder l'economia dalla politica: tutto si collega, risponde il buon senso popolare, tutto si completa. E qua e là v' hanno nazioni ·1n cui s'agita e freme Bibliotec'"'~ino Bianco

,. ,., LA RIVISTA POPOLARE 143 la classe del lavoro, chiedendq 'il voto politico, s ,rumento necessario alla vita pubblica. Quando Mazzini raccomandava insistendo ogni giorno con animo invitto tanta agitazione fra noi, perc~è? gli si gridava da taluni, perchè agitarsi? Pane e lavoro abbisognano. Ed ora quelli .~he cercano lavoro e pane veggono che invano -lo cercheranno, se non a patto di umiliazioni, da chi si serve di loro in mille modi, coverto il viso da larve liberalesche. . . E quando si accennò, a proposito dell'organizzazione internazionale dei lavoratori, non all'accentra1nento marxista, ma ad una federazione che rispettasse le autonomie operaie nazionali, pareva che si fosse invidi e faziosi disturbatori di una nascente organizzazione. 1 Ora invece quel concetto è generalmente accolto. E nessuno più di noi brama (specialmente ora al conspetto di orribili scene fratricide) una vera e schietta federazione de' lavoratori, super~ore ai partiti stessi, anzi di tutti gli oppressi del mondo, qualunque sia la foggia, feroce o blanda, di tirannia o dispotis1no che li opprima. ·E se idee strane, co1ne quelle che già l'olandese Do-· n1ela aveva sostenute al Congresso socialista di Bruxelles, quando propose lo sciopero universale (industriale e militare) in caso di guerra, quelle idee anche se si ridiscutano come è avvenuto testè al Congresso di Zurigo, non vale arte oratoria .a sostenerle: il buon senso dei più ne fa giustizia. E ·poi a che gioverebbe, in caso, anche il voto di cento Congressi, quando, ad esempio, una povera nazione fosse tradita, sorpresa, invasa e lacerata a lembi dalla fe1 Mazzini consigliò che nazionalizzate le Associazioni dei diversi paesi, la corrispondenza corresse fra i Comitati nazionali operai e il Consiglio centrale dell'Internazionale. (Vedi Ronza del Popolo, n. 30). BiblioteèaGinoBiar:rco ., - , f .. r ......... -

144 • LA RIVISTA POPOLARE rocia de' conquistatori o gittata nel baratro_ della vergogna dalla viltà di governanti mal~agi qu~nto in1belli? Allora in nome ·della patria sorgerebbe, vendicatrice sublime, la coscienza popolare. Dalle stesse tombe echeggierebbero inni fiammanti. Si udrebber le voci degli eroi caduti: L' alme donammo al fato, non bugiarde parole, Dall' ombre degli avelli guardando all'avvenir! Altro che sciopero! Si correrebbe alle armi per co1nbatter di contro ai cannibali di fuori e ai vili di dentro. E il voto anche di cento Congressi sarebbe dimenticato alla prima nota di _un inno nazionale. Non si discutono i sensi profondi d~ll'animo, che nacquero e vissero con noi e fino dagli anni pri1ni della -pubertà ci furono. appresi da labbra amate. E in qualsiasi pericolo, sotto lo scherno o la minaccia, il popolo italiano (come il giovine operaio che ad Aigues-Mortes grida viva l' I_talia ! innanzi a chi vuole i1nporgli di oltraggiare la propria terra) cadrebbe, gridando il sacro non1e della patria, prima di cedere. Fu tempo in cui alcuni fra i socialisti eran contenti e fieri di apparire, a. parole, come distruttori violenti. Si p.arlava di incendi e peggio; si minacciavano flagelli e stern1in1. Si rideva anche di istituti e sentimenti che potranno e dovranno trasformarsi, ad esempio la famiglia, ma non si cancelleranno mai fi1~chècuore umano palpiti · nella società civile. Era il partito delle nuove idee che preludeva fra noi con barbareschi accenti e modi. Ma poi si fe' adulto e ragionò. Qra l'atteggiamento e le forme sono assai diverse. Ogni partito, vivendo e lottando, si affina e si educa. E talora avviene che nonostante gli sforzi di alcuni socialisti per dimostrare che fra noi ed essi sono _aperte enormi gole Bibliote-- Gino Bianco

LA RIVISTA POPOLARE 145 di abissi e non semplici solchi o linee separatrici, questo o quel socialista conferenziere si sforza a provare eh' essi non vogliono distruggere ciò eh' è patrimonio della coscienza umana e della società, ma solo riformare e trasformare, togliere ciò che è marcido, ciò eh' è superfluo o dannoso, e non minare le basi della società stessa, ma anzi· questa innovare e migliorare, mutando costumi e leggi, mercè quei modi e quei mezzi di educazione e di lotta che la civiltà chieda e la necessiJà acconsenta. · E noi ammiriamo e approviamo. Essi ci parlano della giornata di otto ore: aderimmo all'agitazione, e vorremmo che il rude lavoro materiale fosse anche più breve e men duro. Ci pàrlano di energico atteggiamento nelle prove parlamentari, e noi tale. lo vorremmo, e, più ancora; dignitoso, altero, fiero, come conviensi nelle tristi condizioni dell'ora presente, lungi dalle servili compiacenze dei legalitari. E discutono di legislazione diretta del popolo, cioè di referendutn, e noi siamo con essi: si tratta di proposta ottima teoricamente, diciamo coll'egregio Turati, proposta o voto però, che non avrà portata pratica immediata. E, venendo ad altro, chi fra noi non vuole la protezione delle donne operaie? chi si arretra davanti a simili propo~te di leggi sociali indicate dalla comune coscienza e dal1'esperienza? Ma voi, essi dicono, non avete tutte le nostre teorie. O •si è obbligati ad averle tutte? E non sono esse a miriadi? ·E non è continuo e tuttora nebuloso il lavorìo della scienza? E tanti sistemi non sono ancora o_scùrì? Ed è prudente entro il giro di un solo sistema rinchi1:1dersi? Noh basta vivere, con animo desideroso di sapere, seguendo i progressi sociali dell' epoca, senza trascorrere innanzi un giorno e l'altro retrocedere? Non basta sapersi in un campo attiguo, sentirsi affini, udir l'intrecciarsi di BibHoteca Gìno Biancd.

LA RIVISTA POPOLARE fraterne parole, come in famiglia? Non· basta esser pronti alle discussioni come alle serie prove, alle lotte del pensiero oggi, ad altre lotte do1nani? Non basta essere animati dalla stessa speranza e veder da lungi, in alto, come orifiamma splendido, la meta che· chiede l'immensa virtù · del sacrificio? Forse un dì una teoria sola ci unirà, forse, ma non ristretta, uniforme, n1onotona. Forse spariranno le fazioni e vi sa~à un solo esercito. Chi ora va terra terra e procede lento affretterà il passo, e chi ora libra la mente troppo in alto scenderà a terra stanco di vertigini. Fu vana speranza di Mazzini quella di costituire una democrazia sola delle cento fazioni in cui nel '48, in Francia, e prima e poi ella si divise. ... Ciò che su tutto importa è che la democrazia sia saggia e forte: questo è l'essenziale; una teoria di 1neno nel bagaglio di milite è sempre minor difetto che la man- · canza di una virtù. Ma voi, si ripete, non accettate _tutte le nostre teorie sulla proprietà e la lotta di classe. Ecco le gravi questioni che celano i gravi equivoci. Ricordo che un dì (ero ancor giovinetto e cercavo di nascosto le attraenti letture) lessi con entusiasn10 gli scritti del La1nennais sulla Sclziavitù moderna e su altri temi sociali. In essi con mistico ardore erompe lo spirito de' lavoratori anelanti a redimersi. Io divisi nella mia meschinità col grande scrittore pensieri e sensi. E li divido. E Mazzini e altri agitatori potenti udii, fra noi, chiamare alle lotte per tanta redenzione. Ora si parla di lotta di classe; sbaglierò, ma e-redo che sia questione di parole o, se vuolsi, di metod_o che in realtà non diversifica gran che dall'altro. Forse quella definizione è inesatta; essa certo dà luogo a male interpretazioni, e può esser forse ristretta per chi è combattente contro qualsiasi differenza BibliotecaGjno Bianco

LA RIVISTA POPOLARE 147 ·- di casta o qualsiasi privilegio. Certo è ~h~ i propagatori della lotta di classe, sebbene forti e arditi tanto, parlano anche più semplicemente del focoso ribelle, l'abate di Lamennais. E in quanto alle gravi questioni . del lavoro e della proprietà, chi fra noi non tende ad associar gli operai e provvederli gradualmente, per quanto sia possibile, degli strumenti del lavoro. rispettando la libertà, tenendo conto de' luoghi e de' costumi? Adottare oggi un sistema, per lo meno può essere inutile: i sistemi cambiano, ci diceva Gustavo Rouanet, il dotto scrittore collettivista della Revue socialiste, cambiano secondo le nazioni, i luoghi, le çircostanze, i costumi, le condizioni etnografiche, geografiche, telluriche, atn1osferiche, egli osava aggiungere, ed è impruden~e fissare oggi un siste1na (molti tuttora sono come avvolti in una nube) per applicarlo fra qualche anno, quando forse è inadatto .o inutile. Il fine è uno solo; studiamo i mezzi n1igliori per _raggiungerlo, co1nbattendo ad oltranza la presente oligarchia individualistica. , Niu110 ha il vanto d' esser precursore o indovino: tutti hanno il dovere di un lungo studio e di un grande amore. Tutti debbono scuoter l'inerzia che li lega, la quale è la gran malattia del secolo, come diceva la Sand. ·L'esule ligure, sino dal '3 5, non aveva pace se a Londra non gli spedivano regolarmente i numeri della Revue socialiste del Leroux. Questo simpatico anelito del vero, del giusto, del possibile ci commova. Già il gallo canta e l'alba biancheggia sulla nuova vita italiana. E aspetteremo noi con le mani incrociate sul petto, sovente gracidando, mentre il governo fa o disfa a suo_ capriccio, mentre la corruzione e la miseria intristiscono in tutte le guise milioni di proletari? · ANTONIO FRATTI. Bib)ioteca .,,_ J Bianco ' -

LA RIVISTA POPOLARE FIORDI GINESTRA A sei anm appena era rimasta orfana di padre e di madre. Com'era cresciuta? A furia di pedate da parte della. . . . provvidenza, rappresentata a mala pena, in questo caso, dai suoi conterrazzani, gente miserabile, raggruppata in trecento entro tuguri affumicati e pericolanti in una gola di montagne d'un contrafforte dell'Appennino umbro. Si vestiva dello scarto di tutti, si nutriva degli avanzi di ciascuno. Delle sudicie vesti a brandelli, qualche fetta di polenta stantìa, qualche manciata di castagne guaste: ecco tutto. E per tutto ciò dovea prestarsi ai più bassi servizi, alle pit1 dure fatiche, alle più strane esigenze - senza conoscere altro orizzònte che quello del villaggio nativo, senz'altra risorsa che quella della insufficiente elemosina, senz'altro concetto dell'esistenza che quello del°freddo, della fame, della sporcizia. Scarna, macilenta, sembrava l'ombra di se stessa. Se andava al bosco a raccoglier legna, lasciava su tutti gli sterpi un cencio delle sue vest.i logore ; se pioveva doveva rimanere con il bagno della pioggia addosso, lasciando che si asciugasse sulle sue ossa rachitiche. Come si chiamava? Nessuno del villaggio lo sapeva, neppur lei' se lo ricordava. Aveva la faccia gialla - il colore dello stomaco guasto - e le misero nome Fior di ginestra. * * * I morti vemvano tumulati alla meglio in un breve recinto scoperchiato e in ruina, un- tempo ad uso di chiesuola dedicato ad una delle molte Madonne. Le avevano insegnato che quivi erano stati seppelliti i suoi genitori, e le indicarono un rialzo di terra sotto il quale doveva essere tutto ciò che restava della mamma. Sua madre? ... Ella se ne ricordava appena; ma non le era mai potuto uscir di mente una strana circostanza • ., BibliotecaGino Bianco

LA RIVISTA· POPOLARE 149 Un uomo grasso, tutto vestito di nero in un modo insolito, un prete di sicuro, poichè ne avea veduto qualcun altro poi, avea detto m tuono burbero a sua madre : - Ma, quando siete tanto miserabili, potreste fare a meno di procrear figliuoli I La madre per tutta risposta l'avea serrata al petto, baciandola con un impeto di passione sulle guancie. Fior di ginestra quel bacio lo sentiva tuttora; ed ogni qualvolta la notte non poteva trovar requie sul giaciglio di strame accumulato nella capanna che gli serviva di ricovero, ella, la povera fanciulla col ventre vuoto e le membra addolorate, pensando a quel bacio si addormentava con un sorriso sulle labbra. Contava allora tredici anm. * * * Un giorno che, camminando scalza sulla neve, era dovuta andare alla fonte lontana ad attingere acqua per una donna che le avea promesso in ricompensa due cucchiai di granturco bollito, avea sussurrato fra sè: - Non capi'sco che gusto ci sia a campare! Parole raccapriccianti in bocca di chi a quell'età, nell' inconsapevolezza felice delle ore che passano, trascorre il tempo negli ingenui diletti' fanciulleschi,. che sono per noi, fatti adulti, i più sorridenti ricordi del passato. Chi ogni tanto, nei rari momenti di quiete serena che son possibili in una vita agitata, resa più travagliosa dai bianchi cape1li che spuntano, chi non si compiace di volgere il pensiero a quell'età inconsapevole e riviver fanciullo ancora nella memoria dei tanti e vari incidenti tutti brio, moto, gioia, affetto? Le éorse sui prati fioriti, le veglie tranquille accanto al fuoco col babbo ·che legge e la mamma che rammenda, le biricchinate di sotterfugio, quel passerino allevato con tan_tacura, i lieti compagni di scuola, il vaso di fiori sulla finestra innaffiato tutte le mattine, i vestitini della domenica indossati ·con tanto sussiego, la_prima lettera scritta per il capo d'anno, i dolciumi regalati dal nonno ! ... Ebbene, a quell'età Fior di ginestra era stufa della vita. Spesso ella si recava sul tumulo della madre a ·deporvi un mazzolino di fiori campestri e s' inginocchiava giungendo le inani. Nessun prete aveva insegnato a lei le solite orazioni rituali in una lingua inBibliotécaGino Bianc0

LA RIVISTA POPOLARE compresa, che si ripetono per abitudine con un moto macchinale delle labbra; eppure molte volte qualche contadino, passando a caso per di là, l'aveva udita ripetere in quell'atteggiamento raccolto una preghiera semplice e sublime. « Perchè, povera mamma, fosti costretta a morire e a lasciarmi sola sola? ... E il babbo? Non lo vedevo quasi mai: usciva la mattina al lavoro dei campi, ritornava tardi la sera quando già m'avevi addormentata fra le tue braccia. Un giorno mi dicesti ch'era partito per un viaggio lontano e che non l'avrei più riveduto: poco dopo volesti partire tu pure, e furono persone sconosciute che me lo dissero. . . . La comare Menica parlava sere sono ai suoi bambini di un luogo delizioso detto il paradiso, dove sta un buon uomo che si chiama Dio e dove vanno quelli che muoiono cristiani .... M'avea permesso di starmene accoccolata in un canto per riscaldarmi e l'ho sentita .... È più buona la polenta del paradiso, mamma? Comunque sia del resto non m'importa, basta eh' io stia con te e con il babbo, e domandalo a quel buon uomo di Dio se permette eh' io ci venga . . . . Almeno fammi sapere se tu e lui e anche gli altri che sono poveri come noi, ci state bene, eh' io mi contento di questo ». Ma quel buon uomo di Dio avea intanto dato a lei l'inferno su questa terra in isconto de' suoi gravi peccati. Così dicono i preti alla canaglia cenciosa che non ardisce alzar la testa per vedere coloro che lautamente vivono, e non sa che la miseria dei piì1 deriva dalla cattiveria e dall'ingiustizia dei meno. * * * La stagione quell'anno si presentava spaventosa. La siccità avea mandati falliti i raccolti, l'inverno si mostrava eccessivamente rigido. Si dice che con tutte le facili comunicazioni odierne e con tutti gli odierni mezzi di trasporto non sieno più possibili i disastrosi effetti de-lla carestia. Ciò può essere per alcuni centri popolosi, non per i villaggi di montagna, nascosti quasi nel lungo inverno sotto la neve : senza strade _adatte, senza altri mezzi di trasporto che la schiena dei somieri, i disgraziati abitanti. di quei luoghi, conosciuti soltanto dall' esattore, son costretti a st~rsene entro casa a consumare quanto hanno potuto raccogliere, e se non basta tanto peggio. Il « tanto peggio » inéombeva. sul .villaggio di Fi'or di ginestra. Invano, sprofondando nella neve continua, andava di casa in casa, domandando con voce resa fioca un boccone purchessia: quei poveri BibliotecaGino Bianco

.. LA RIVISTA POPOLARE montanari aveano appena di che combinare l'unico pasto giornaliero a cui s'erano ridotti. Una sera era tornata alla capç1.nnapiù inzuppata,. più stanca, più affamata che mai, e si gettò, mandando un lungo sospiro, sullo strame mezzo fracido. Provava strani capogiri, si sentiva nello stomaco uno spasimo insopportabile. S'alzò, uscì sulla via. Un vento acuto di tramontana avea spazzato il cielo dalle nuvole ed un magnifico chiaro di luna riluceva sulla neve cristallizzata ~he ricopriva ]a campagna. Essa si mosse lentamente, a fatica. Dove andava a quell'ora? Passò avanti alle casupole tutte al buio, e, contro il suo costume d'eterna mendicante, non bussò a nessuna; tirò innanzi uscendo dal villaggio e piegando a sinistra, verso il cimitero. La cinta, rovinata in piì1 parti, dà facile accesso agli uomini ed ai cani. Non importa vigilare se in simili villaggi sieno .adempiute integralmente le disposizioni della legge. Scavalcò adunque senza ostacoli il muro e si trovò nella tetra casa dei morti. Le poche e grossolane croci di legno, ritte qua e là, mandavano . sul bianco strato, a quella viva luce lunare, ombre prolungate, nere, strane, che la colpirono ed ella si fermò a guardarle con l'occhio fatto vitre<;>dalla paura. Poi si avanzò sino al tumulo di sua madre, battendo i denti per il freddo, stringendosi i pugni sullo stomaco· quasi a soffocarne gli strazi famelici. Stette incerta, quindi colta da un impeto di delirio si dié a sbarazzare il terreno dalla neve abbondante, lavorando con le mani e coi piedi, affaccendanci.osi con sollecitudine. Ebbe un attacco di febbre calda prodotto anche dalla reazione del freddo, e, sfinita di forze, cadde col petto al suolo, brancicando c~n le mani a sè d' intorno, strappando ?,lcuni filamenti d'erba grassa. Con un atto violento li portò alla bocca e si diede a masticarli ' con selvaggia voluttà. "' Certo dopo quel pasto da bestia dovè sentirsi meglio, poichè ebbe la forza di àlzarsi sulle ginocchia, di congiungere le mani e di mormorare ancora una volta quella semplice preghiera che nessuno le aveva insegnato. Dopo pochi giorni il sole avea sciolta la neve: i suoi èonterrazzani trovarono Fior di ginestra. in quella piet_osa posizione, con le labbra verdi dall'erba mangiata, la trovarono immobile, stecchita I •.• BjbliotecaGiro Biancp. -~

r LA RIVISTA POPOLARE * * * In uno slancio di resipiscenza filantropica si son raccolte molte centinaia di lire e s'è fondato un ospizio per i fanciulli abbandonati. Gli si è dato il nome d'una donna augusta e vi si metterà qualche cinquantina di derelitti, almeno per mostrare che c'è ancora un po' di carità cristiana. :Ma quanti Fz'or di ginestra morranno ignorati per gli sconosciuti villaggi della classica terra .... dei fiori, dei suoni, dei carmi I CETEGO. FRATEGAUDENZIO Conobbi un frate vegeto e rubizzo, che dieci volte aveva fatto allargare kt tonaca. La faccia pareva un clipeo di rame tinto nel mosto. Il Rabelais l'avrebbe reso immortale; il Giusti pure, ponendolo a destra di sant' Ermolao. Frate Gaudenzio non credeva a nulla; nè a Cristo, nè all'autorità dei dottori o del papa ; nessuna ispirazione scendeva in lui dall'alto. L'unica grata armonia, che sapesse di celestiale, era per lui il tintinnìo della campanella del refettorio. Quando diceva messa, pensava solo al calice pieno di vin santo. L'adipe si allargava e l' intelletto si restringeva. Molte volte ei rimaneva assorto, volgendo al cielo gli occhi venati, striati di sangue, e i fratelli credevano che la sua mente si appuntasse in Dio. Lo chiamavano il contemplatore. Egli pensava ai galletti arrosto che spesso ' divorava nell'osteria di Susanna dai larghi fianchi. Gli piaceva molto di confessar le belle giovani. Dava consigli finti e occhiate procaci, mescolava sentenze latine ad amorosi motti. Le giovani chinavano per vergogna il capo. La storia della sua vita? Eccola. Odiò ferocemente lo studio, disprezzò i parenti, non ebbe amici, si C<?mmossesolo fra i bicchieri, ebbe la sola religione del vin generoso, fu gretto p~uroso a-yaro, e non pensò che a vegetare. BibliotecaGino Bianco

LA. RIVISTA POPOLARE 153 Innamorato dell'ozio, pensò a farsi frate. E crebbe in volume a poco a poco, come quelle grosse oche che diventano immense, inchiodate e costrette solo a cibarsi da mane a sera per fornire il fegato ai famosi pasticci di Strasburgo. Avrebbe avuto solo un'ambizione: quella di diventar cardinale .... o pure I' on. Toaldi. Un dì commentava nella sua cella il celebre Sermone sulla montagna. Felici quelli che hanno l'animo dolce, aveva detto Cristo. - Eppure - egli rifletteva - io sono felice e fui e sono tutt'altro che dolce I Tutto ho disprezzato, dalla famiglia alla patria; avrei anche combattuto a Mentana contro quel diavolo di Garibaldi, ma preferii di scappare. Felici quelli che piangono, disse quel povero Cristo, che aveva sempre voglia di piangere, sì che Lentulo governator romano nel rapporto ~l Senato scrisse: Nemo ve! semel ridentem vidit, sed Jlentem imo,- felici quelli che piangono (da Betlemme al Calvario è tutto un piagnisteo), ma io son felice e ho riso sempre. E riderò in eterno. Che importa a me degli oppressi che Cristo prediligeva? Felici i misericordiosi, felici i puri, i pacifici, i perseguitati: a tutta codesta .folla Cristo promette il regno dei cieli. Io son contento di godere in terra. Non prego, non credo, non amo, e sono felice in questo mio nirvana. La coscienza non mi rimorde perchè non debbo averla. E • non. posso es~er dannato, perchè il mio io è tutto adipe. - San Paolo dice : homo sacra res homini. E io credo che il ventre sia la nostra più sacra cosa. Io so che mi sento migliore dopo un pranzo succolento; so che sono tranquillo e riconciliato con me stesso, con i miei fratelli e con il mondo, quan~o ho yersato parecchi bicchieri di vino, stravecchio. Allora davvero mi s.ento giovine ·e buono. - Napoleone I diceva: N' est .pas athée qui veu~. Io, se anche non lo volessi, lo sono. E non me ne pento ..Tra la fede .che vi rende ciechi e il .progi:esso umano che vi rende temerari, preferisco questa soave vegetazione del corpo, che vi culla in un'estasi beata, ignota al .volgo inquieto e pettegolo. A çhe il tormento del sapere? Preferisco .non aver pensieri, nè asp_irazioni, nè dubbi. Anche con quest' epa in_i- .mens_a e greve si è leggieri quando la mente è v.uota. P~eferisco.non aver cqscienza; così i rimorsi non es~stono. Non credo a. premi o : a pene oltre questa vita; e. se per accident~ ci fosse il paradiso, vi rinunzi.o ben volentieri: non mi piacciono i canti e i balli sopra le nubi, nel freddo vuoto, é ie ·m~noton~ ~rmonie d~i monti giranti. Sai tu .qual è il mio_paradiso? Quando posso rubare al padre gua~d~ano la chiave· della cantina e correr di soppi~tto a spillare_un po' di L_acrim_a BioJiotec@Gino Bianco r

1 54 LA RIVISTA POPOLARE Christi, 10, allora, chiudendo gli occhi e sogJJitndo le gote e il collo bianco e grasso di Susanna, pregusto le delizie della vita eterna, com' io la vorrei creare, se fossi dio. V. NOTE SCIENTIFICHE Il problema del buco nell'acqua. L' ing. Poetsch ha avuto la gloria di fare per il primo un buco nell'acqua. Accade spesso nelle miniere che si è forzati a far dei pozzi larghi e profondi, veri fori nell' ignoto, perchè non si sa mai come comincino o finiscano. Infatti, dopo aver traversato terreni leggieri o resistenti, la sonda penetra sovente in strati d'acqua sì potenti che tutt~ il lavoro fatto è compromesso o perduto. Andate pure a fare dei buchi nell'acqua! L' ing. Poetsch ha risolto il problema semplicemente. Soltanto, come per l' ovo di Colombo, bastava pensarci. E che scoperta! Egli pensò che per fare il buco nell'acqua, bisognava congelarla e trasformarla in ghiaccio. Questa idea oggi è già in pratica, e dà luogo a un lavoro del tutto nuovo, la congelazione dei terreni. E ciò si applica anche ai terreni mobili che si possono così rendere c~mpatti, e quindi propizi ai lavori di foraggio. Si sta per impiegare tale processo a Anzin su due larghi e profondi pozzi nuovi. Il lavoro di congelamento è affidato all'officina Cail, di cui l'apparecchio frigorifico, ad ammoniaca anidra, è potentissimo. Questo apparecchio può fornire un numero di frig-ories capace di congelare 4 tonnellate d'acqua all'ora. Questo freddo artificiale sarà condotto nell'interno del suolo da 36 tubi di sonda. Perchè l'uomo dei tropici è nero. N. Alcock cerca spiegare in un suo studio il processo di pigmentazione delle cellule malpighiane (strato colorato della pelle) basandosi BibliotecaGino Bianco

, LA RIVISTA POPOLARE 1 55 sulle esperienze pit1 recenti intorno all'influenza della luce. Egli trova tale proces~o analogo a quello pel quale anche i granuli colorati· di· certi esseri inferiori, per es. l'Euglena viridis, si portano verso il lato della cellula su cui cadono raggi luminosi; e mette cotesto fatto in rapporto colla teoria delle attrazioni atomiche. Queste opinioni dell' Alcock hanno molta importanza: non solo esse illuminano sulle cause delle differenze fra• le razze, ma mostrano anche la mutua analogia dei fatti biologici più disparati e più apparentemente lontani. La creazione dei vegetali prima di quella del sole. Tutti sanno che la Genesi mosaica commette il grandissimo e ridicolo controsenso di far creare da Dio i vegetali prima del sole: ora il distinto etnologo Léon de Rosny trova che tale errore leggendario si ripete nella Bibbia degli antichi Giapponesi. .Ciò dinl()stra non solo i legami esistenti fra tutti i miti religiosi, e quindi la loro stretta analogia, ma prova anche che neìla origine di certe idee, sotto climi così disparati e contrari, l'uomo ubbidisce inconsciamente ad influenze consimili, per quanto oscure. Variazioni giornaliere della statura. Il dott. Meckel di Ros.sock ha fatto molte osservazioni sulla: statura dell'uomo presa in diverse ore dell~ giornata. Essa varia dal momento in cui il suo corpo, riposato dal sonno sul decubito dorsale, ha _ripreso la stazione in piedi. ·Secondo le pazienti misure del dott. Meckel, la statura diminuisce nel corso della giornata. La mattina, allo svegliarsi, la misura,, presa mentre è coricato, è superiore di cinque millimetri alla ~tatura presa in piedi alla sera. Vi è una diminuzione subitanea e ve n' è una graduale: quest'ultima dipende dalla pianta dei piedi, che impiega pit1 di una mezz'ora a comprimersi e dai dischi intervertebrali, la cui altezza diminuisce lentissimamente e uniformemente per quasi tutta la giornata. I ritratti col metodo Galton. Il signor Galton ha immaginato di fare un ritratto composto, combinando quelli di varie persone in _una figura. Lo scopo scientifico di questo metodo è quello di potere offri.re i tipi medi d'una famiglia, d'una razza, d'un gruppo etnico qualunque. Supponiamo di aver dieci ritratti tutti delle stesse dimensioni ed in identica posizione. Si sovrappongano esattamente e si ponga il pacco innanzi alla macchina fotografica. Se sono necessari xoo· secondi di Biblioteca G1n0 Bianco

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