I / LA RIVISTA POPOLARE 103 fanciulli rei di parlare il soave nostro idion1a, allora si tace. Se1nbra che l'Austria abbia acquistato il diritto all' impunità. Quando Lamartine temeva la Prussia del mezzogiorno, quando temeva di veder nostra alleata l'Inghilterra, quando predicava per noi la confederazione non l'unità, e Thiers spaventato prevedeva che la nostra unità sarebbe stata « la mère de l'unité de l'Allemagne », era certamente il pauroso egoismo che parlava. Quando l'Italia permette che il principe_ ereditario si rechi a Metz, è lo spirito provocatore del Governo, reso forte dalla nostra noncuranza, che si manifesta. Abolire i privilegi di stirpe o di casta, sopprimere i monopolì della ricchezza, bonificar le nostre terre incolte, cominciando dai brulli campi de~erti e fatali che cingono la solitaria €1,nticabellezza di Roma, rovesciare le barriere doganali mercè l'evolversi ~i ben diversa politica, non . . esser mai servili, nè provocanti, nè egoisti. E tener più alta la bandiera dell'umanità. Non si alza la voce della moralità quanto più ella è calpesta? Non si ama più an_cora la patria ne' giorni tetri della sventura? E così, non si· deve parlar più altamente di fraternità quando v' ha chi ne dimentica il santo nome? . . Non dobbiamo tendere a fondare gli Stati Uniti d'Europa, la stretta forte fedele alleanza de' popoli, contro alle dinastiche leghe ? ANTONIO FRATTI. ,, J Biblioteca Gino 81anco ,.
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==