La Rivista Popolare - anno I - n. 3 - 15 agosto 1893

66 LA RIVISTA POPOLARE Una delle più larghe voci viene di questi giorni da Zurigo, dove nel Congresso de' socialisti si è parlato della presa di potere, il quale è fine, rispetto al suffragio universale, ed è mezzo rispetto al program1na sociale. È chiaro che i socialisti non vogliono e non sentono di disinteressarsi della quistione politica, e che fissando il metodo ai loro disegni, debbono dar da pensare a quanti uo1nini di governo per i quali lo Stato non è un guanciale. Io non chian1erò di un secolo il progran1ma de' socialisti, ma ne discuterò rapidan1ente alcune parti, quelle che bastano a spiegare la inia perseveranza sulla vecchia via. Io domando loro : - Siete anarchici voi? - No - rispondono. Ci siamo sbarazzati degli anarchici, appunto per avere il piede piì1 lesto verso il potere, da cui l'anarchismo ci allontanava. - Monarchici? - Tutt'altro. Noi non intendiamo nè il socialis1no cesareo nè il socialisn10 cattolico: travestin1ento di quatriduani. - Dunque? - La soluzione sociale è per noi dove il potere sia uscito dalle inani di uno, di pochi, della classe don1inante, e restituito tutto intero al naturale sovrano, al popolo. - Una respublica dunque. - Certo, non questa o quella dalle vecchie fonne e brutta di privilegi, ma tutta ed essenzialmente sociale. - Si co1nincia a parlar chiaro. Ma da trent'anni quasi noi andian10 dicendo e scrivendo che non sono separabili le quistio11i sociali dalle politiche; che-di repubbliche classicamente formali nessuno vuol sapere; e che se le repubbliche odierne vogliono durare, debbono trasformarsi. Noi • BibliotecaGino Bianco

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