LARIVISTAPOPOLARE POLITICA-ECONOMICA-SCIENTIFICA- LETTERARIA-ARTISTICA ANNO I. 15 Agosto 1893 FASC. III. IL PROGRAMMADI UNSECOLO IL Tanto è, dunque: progran1ma di un secolo! Di qual secolo? Ippolito Adolfo Taine, sebbene positivista, pur sulle orme di Vico e di Hegel procla1nava la legge del moment - oltre quelle della razza e dell'ambiente - alla quale nessuno scrittore può sottrarsi ; Giuseppe Ferrari, più an- . gusto, proclama va la legge della generazione ; ed io di piè pari me ne sarei andato a non so che punta di tempi, dove anche l'occhio dell'anarchico arriverebbe stanco! Proprio come se avessi detto così: Sono un solariano e vi ripresento il program1na della Città del Sole l Pulsare libri vecchi e nuovi anche in mezzo alle cambiali in sofferenza, tendere l'orecchio alle più larghe voci della vita contemporanea, aver veduto da vicino potenti e plebi, palagi e tuguri, parlamenti, atenei, tribunali e comizi, tutto questo da trent'annt deve valer meno ad un povero ricercatore per conoscere un po' degli uomini e de' tempi che ad un ministro consumare il giorno tra un capo-divisione che presenta una pratica alla firma e un deputato che sollecita un ciondolo ! Nessun ministro può notare di scherno un programma, dicendolo di un secolo, di fronte ad avvenirnenti che incalzano ora per ora, e si burlano così di un Napoleone, se non intende, con1e di Bismarck se contrasta. BibJioteca Gino Bianco
66 LA RIVISTA POPOLARE Una delle più larghe voci viene di questi giorni da Zurigo, dove nel Congresso de' socialisti si è parlato della presa di potere, il quale è fine, rispetto al suffragio universale, ed è mezzo rispetto al program1na sociale. È chiaro che i socialisti non vogliono e non sentono di disinteressarsi della quistione politica, e che fissando il metodo ai loro disegni, debbono dar da pensare a quanti uo1nini di governo per i quali lo Stato non è un guanciale. Io non chian1erò di un secolo il progran1ma de' socialisti, ma ne discuterò rapidan1ente alcune parti, quelle che bastano a spiegare la inia perseveranza sulla vecchia via. Io domando loro : - Siete anarchici voi? - No - rispondono. Ci siamo sbarazzati degli anarchici, appunto per avere il piede piì1 lesto verso il potere, da cui l'anarchismo ci allontanava. - Monarchici? - Tutt'altro. Noi non intendiamo nè il socialis1no cesareo nè il socialisn10 cattolico: travestin1ento di quatriduani. - Dunque? - La soluzione sociale è per noi dove il potere sia uscito dalle inani di uno, di pochi, della classe don1inante, e restituito tutto intero al naturale sovrano, al popolo. - Una respublica dunque. - Certo, non questa o quella dalle vecchie fonne e brutta di privilegi, ma tutta ed essenzialmente sociale. - Si co1nincia a parlar chiaro. Ma da trent'anni quasi noi andian10 dicendo e scrivendo che non sono separabili le quistio11i sociali dalle politiche; che-di repubbliche classicamente formali nessuno vuol sapere; e che se le repubbliche odierne vogliono durare, debbono trasformarsi. Noi • BibliotecaGino Bianco
LA RIVISTA POPOLARE distinguevamo i repubblicani dagli oligarchici e i socialisti da' socialistoidi. Quelli fanno il sentin1ento, questi la n1oda. Non incontri un sughero, che per non voler dire che è sughero, dice che è socialista. Noi continuiamo per la nostra via, anche - se come dice il Petrarca - pochi avremo compagni. - Ve ne contentate? - Pochi oggi, ma sicco1ne nessuna sillaba · scritta o detta si perde al mondo, così sè qualche cosa è nostra ed è vera, per mutar di te1npi non muterà origine, ufficio e natura; anzi più va e più acquista. La prova ne siete voi. Voi siete acquistati a quell'idea. - Può darsi, n1a non senza portarle qualcosa di nostro. - Molto. E tiriamo il conto. Noi ci proponemmo un fine, un n1ezzo, un 1netodo. Fine, la restituzione del potere al naturale sovrano, che dal potere avrebbe derivato modo di vivere come ogni uo1no può e deve nella co1npagnia un1ana. Mezzo legale, il suffragio..,..u.niversale, per cui furono fatti i• cento Con1izi. Metodo, l'evoluzione delle idee, e - impedita - quella esplosione che nasce da una evoluzione compressa dalle forze dirigenti. Escludet_nmo. sempre il tradimento, il regicidio e qualunque opera imn1orale o criminosa, perchè il popolo, desideroso di esen1pi ' imitabili, odia i traditori, gli 01nicidi, e si affida ad uo- . mini d' intelletto e di cuore. - E noi socialisti portam1no del nostro tutt' i particolari della dottrina sociale : i11vestiga1n1no le leggi del lavoro, la relazione tra il lavoro e il capitale, i n1odi di emancipare l'operaio, la donna, di trasformare la fa1niglia, e richiaman1mo tutto in terra il destino dell'uomo, che era stato posto fuori della terra. - Faceste di più: consolidaste il senti1nento dell'unità umana, troppo rotto da' confini, dalle gelosie politiche, BibliotecaG1noBianco
68 LA RIVISTA POPOLARE dagl' interessi dinastici, dagli egoismi nazionali. Rendeste, perciò, impossibile quasi la guerra. Ma trasmodaste negando le patrie, che sono naturali differenze di clima, di terre, di genio, di lingue. L'unità umana compie ed armonizza le forme anteriori, non le distrugge. - Può essere. Ma lascia1no al tempo ed ai fatti la correzione di alcune idee. E lasciamo, dico anch'io, qualche cosa al ten1po. Ora se quel che· c'è già di co1nune nella democrazia non è poco ed ogni giorno si espande e dal fondo sociale sale agli atenei ed ai parlamenti, vàneggia un 1ninistro che dice il nostro program1na essere di un secolo. Di un secolo dev'essere, certamente, n1a non crediamo di errare affermando che è proprio di questo secolo. Ho veduto questo secolo cercare tutte le forme dell'evoluzione, nel pensiero e nella natura, da Hegel a Darwin; ho veduto in esso l'ultimo capitano della 1nonarchia universale e il prin10 cavaliere dell'un1anità; ho veduto in atto il pensiero politico che si svolse da Dante a Mazzini, e la caduta del potere temporale; ho veduto l'operaio alzare la faccia e dire: Penso anclz'io. Se ha detto penso, il secolo è suo. GIOVANNI Bovro. 1 1 Dopo queste linee. generali l'illustre scrittore ha promesso di mandarci alcune parti speciali del programma, appena sarà libero dalle presenti cure. (N. d. D.) BibliotecaGinoBianco
LA RIVISTA POPOLARE LANAZIONAERMATA I. Il mondo civile è agitato da una nuova crociata: quella della pace. I suoi vessilliferi, umili o potenti, sorgono da per tutto e da per tutto affennano il loro ideale con coraggio e con abnegazione. E ce ne vuole di fronte alle risultanze contrarie ad ogni aspettativa, che i nuovi apostoli spesso ottengono nei 1nomenti in cui sen1bra ·piL1 prossima la realizzazione del loro ideale; poichè è noto che mentre Parlamenti, Associazioni, Congressi predicano ed affennano la pace, scoppia fatale e sinistra la guerra e distrugge le più liete speranze. Si dirà .du1~que che questa della pace sia la più irrealizzabile delle utopie, e che i suoi propugnatori siano dei volgari sognatori? L'induzione da fenomeni non bene studiati ed apprezzati sarebbe affrettata ed erronea; ed in vero non riesce oramai difficile dimostrare che l'utopia della pace è in via di continua e crescente realizzazione non ostante le guerre che di quando in quando devastano l'Europa; non ostante il predo1ninio dell'esoso ed esiziale militarismo, che delle guerre a volta a volta è causa ed effetto. Forse farò altra volta tale dimostrazione; per ora giova dire una parola sugli utopisti e sulle loro ragioni. Essi si reclutano in ogni classe sociale, in ogni mestiere o professione. Strano l Anche gli eserciti ed i militari di professione danno il loro contingente: in Italia, ad esempio, ricordo il con1pianto capitano Siccardi. BibliotecaGinoBianco
LA RIVISTA POPOLARE Gli utopisti fioriscono presso ogni nazione, con1prese quelle che sen1brano invase e dominate dal den1onio della guerra: ho no1ninato Francia e Gern1ania. Si ricordi che utopisti furono, tra i morti, Alberigo Gentile, Bernardino di Saint-Pierre, Kant, Saffi; e che tra i viventi bisogna guardare con son1mo rispetto: De Molinari, Passy, Moneta, Novikow, ecc., ecc., oltre la pleiade dei rappresèntanti di tutti i Parlamenti di Europa e di A1nerica. E Spencer? Ecco un colosso del pensiero, della filosofia, del positivisn10: chi oserà deriderlo come utopista? E l'opera scientifica di Spencer depone tutta quanta in favore della pace. Si predica e si preconizza il regno della pace in no1ne di tutto ciò che vi è di più nobile e di più santo, di più utile e di più desiderato nelle società u1nane. C'è il filantropo, il sentin1entalista, l'uon10 religioso nel senso piì1 elevato della parola - con1e poteva essere incarnata da un Canning - che vuole la pace, perchè questa è la sintesi della religione di Cristo, perchè è iniquo, inun1ano uccidere freddan1ente e premeditata1nente il prossimo, che non vi conosce e non vi ha arrecato alcun 1nale. C'è l'econon1ista, che vi din1ostra quanto costa la guerra, quanto il militarismo çhe la genera e n' è generato, e colla prin1a sta in quel rapporto che corre tra l'organo e la funzione; l'economista che vi 111ette sotto gli occhi le cifre spaventevoli, la danza macabra dei miliardi assorpi_ti daJ n1ilitarismo, delle ricchezze distrutte dalla guerra; c'è l'economista che vi prova come anche vincendo si perde sotto il punto di vista del benessere pubblico e privato; c'è l'economista che v'insegna con1e non hanno da sperare sollievo i popoli oppressi dai balzelli, soggetti al militarismo, se aspiranti alla guerra, alla vittoria, alla revanche) e che invece si devono preparare a sopportarne di nuovi, perchè nella corsa sfrenata e pazz_a_delle spese miBibliotecaGino Bianco
LA RIVISTA POPOLARE 7 I litari tutte le risorse di uno Stato vengono esaurite rapiclan1ente; c'è l'econo1nista che a1n111aestra come risultato ulti1no della guerra e del 1nilitarismo è la n1iseria crescente e la impotenza nella concorrenza agricola e industriale cogli altri popoli che ne sono esenti o che subiscono tali flagelli in fonne attenuate. Non è meno esplicito l'uomo di Stato, dalle larghe vedute, nel condannare la guerra; poichè la storia l'an1n1aestra che colle vittorie ottenute col suo n1ezzo si arriva, è vero, al vertice della parabola, 111ala discesa è rapida e vertiginosa, e col n1ilitarismo non si riesce a n1antenere le nazioni prospere, n1olto n1eno an1ate e neppure temute; guerra e n1ilitarisn10 divengono il loro cancro roditore, lo strun1ento forn1idabile di den1olizione, dopo essere stato quello della costruzione. Nè manca il 1noralista a portare il suo forte contingente di argon1enti fonnidabili in favore della pace. Chi oggi ignora, infatti, che guerra e n1ilitarismo costituiscono la più sicura educazione al delitto, rappresentano i fattori più energici della crin1inalità? E il giurista condanna la guerra in no1ne del diritto, perchè il risultato -e l'esplicazione della forza non può essere che la negazione della sua disciplina. E il socialista. avverte avveduta1nente - e forse lo farà vittoriosamente - che la guerra e il militarisn10, ali1nentatori di odì nazionali, non riescono che ad organizzare lo sfruttamento dei lavoratori a benefizio del loro nemico internazionale: del capitalista. Il filosofo della storia, infine, non si preoccupa di argon1enti buoni o cattivi, di ideali, di aspirazioni, di senti1nentalità, e freddan1ente constata: constata che la I guerra decresce e la pace cresce ; che la guerra è dei popoli selvaggi e barbari e la pace è la n1igliore alleata della ci_viltà; che da per tutto la cooperazione forzata - sims·~bliotecaGino Bianco
LA RIVISTA POPOLARE bolizzata nel 1nodo più con1pleto dalla guerra - cede alle cooperazioni volontarie esplicantisi colla pace. Questo si apprende nei libri di Spencer. « E sia ! » dicono gli uomini prudenti, che sono poi gli statisti piccini o di n1alafede, che della guerra e del n1ilitaris1no vogliono servirsi a scopi liberticidi o altrettanto inconfessabili. « Tutto questo è vero - essi soggiungono - alla pace si andrà e il militarisn10 scomparirà; 1na ciò riguarda il futuro, almeno in Europa. Non si può pensare alla pace quando i popoli che ci stanno attorno pensano alla guerra; non s1 può disarmare quando siete circondati da tutti i lati da uomini in arme; non si può presentarsi a discutere col ramo di ulivo in 1nano quando gli altri scendono in ca1npo muniti di cannoni, .di mitragliatrici, di corazzate. Non lo si può se si vuole conservare la vita della nazione sacra come quella dell'individuo; non lo si può se ci è cara l'indipendenza; non lo si può se non si vuole sentir ri- . petere: vae victis! E poi: si vis pacevt, para bellunz! » E tutto questo può essere vero. Dunque siamo chiusi in un fatale circolo vizioso, dal quale _dobbiamo lasciare al tempo la cura di farci uscire? Dunque dobbiamo attendere con n1usulmana rassegnazione e con orientale inerzia che gli eventi si 1naturino sulle ginocchia di Giove e che tra questi eventi ci sia quello di liberarci dai n1ali della guerra e del 1nilitaris1no e di assicurarci i beneficì della pace? No. Si può e si deve fare dell'altro. In attesa che gli eventi n1aturino, noi possian10 e dobbiamo agire e provvedere in n1odo che entro i lin1iti delle umane contingenze la guerra si allontani e si riducano al 1nini11nt1n i danni del militarismo e in pari tempo si ottenga il 1naxùnun-z della sicurezza sociale e nazionale contro i prepotenti che volessero attentare alla libertà e alla indi pendenza dei popoli. BibliotecaGino Bianco
LA RIVISTA POPOLARE 73 E il mezzo per conseguire tali fini c'è ed è stato speri1nentato: la nazione armata. Dott. NAPOLEONE CoLAJANNI. IL PERCHÈSI DEVECOMBATTERLEACHIESA Molti, anche am1c1 nostri, si stringono nelle spalle quando si dice loro che la Chiesa è potente e che va com battuta .senza lentezze, senza tregue e senza concessioni. Il progresso ha i 5uoi ottimisti ; n1a in costoro non è soltanto ottimisn10, che li fa riguardare come innocua la Chiesa o come superflua la lotta contro di essa; è anche effetto di corta vista. Il ne1nico si organizza, si maschera, penetra ovunque; paziente e perseverante, sa attendere, ma non interrompe un'ora la propaganda e l'azione sua; e i nostri liberaloni, colla n1ano alla cintola, fatalisti credenti nella « marcia inevitabile del progresso >), lasciano fare. Processioni, spettacoli, figlie di Maria, co1nitati parrocchiani, fogli cattolici diffusi gratuita1nente, il confessionale, la gerarchia, l'ipse dixit d'un capo assoluto, che da Roma gitta una parola d'ordine intesa e obbedita puntualmente, supinamente in ogni più remoto angolo dell'orbe, tutto ciò non è veduto o considerato dai nostri buoni islamiti della libertà. E con loro vanno conserti gl' islamiti odierni della scienza, vo' dire quei filosofi e quei colti uomini, i quali han l'aria di compassionarci, se con1battiamo la Chiesa, come fossili in arretrato, e atteggiandosi a gente che viva in un n1ondo superiore e che trovasi più innanzi di noi, ci sconcerta, ci tronca le braccia, con un motto saturo di presunzione ignorante: « Voi combattete un cadavere! » Codesto di considerare la Chiesa come un cadavere, senza efficacia sulla vita pratica, è infatti un sofisma assai diffuso tra la gente semi-colta, n1olto an1ica della liberale Biblioteca Gino Bianco
74 LA RIVISTA POPOLARE poltroneria. Costoro non distinguono tra la fede individuale, che può essere molto fiacca, e la forza politica della Chiesa, che può essere grande, anche se la fede è nulla, anche se di fatto i suoi più zelanti sostenitori siano intimamente scettici. La fede è un senti11zento, mentre la Chiesa è l'organizzazione di plurifornii interessi; alla fede occorrono i credenti, ma alla Chiesa bastano i partigiani; tant' è che si son visti nelle ultime elezioni 1nunicipali di Milano i clericali accettare e portare tra i loro candidati un nome notoria1nente ateo, quello di Gaetano Negri. Or chi non ha questo concetto positivo della Chiesa, con1e di un'organizzazione costituita con proprio governo e sue proprie leggi, fortificata da una sua propria gerarcltia, con sue rendite e capitali privilegiati, che lo Stato nostro italiano ebbe il torto di lasciar sussistere, riconoscendola co1ne religione di Stato e aggiungendo al Capo effettivo di lei guarentigie tali, che lo mettono al di sopra della legge con1une, che vuol dirè al di sopra dello Stato; chi non pensa a ciò, o, pensandovi, non ne ravvisa l' importanza e seguita a confondere la fede, come sentin1ento interno dell'individuo, con la Chiesa, che è, qui da noi, un'istituzione politica, uno Stato sopra (o Stato; chi non vede ciò, può ragionare fin che vuole di libertà in astratto, e credersi il più liberale dei liberali, ma nel concreto delle condizioni storiche e attuali d' Italia è un n1iope, che non vede al di là della punta del suo naso. « La Chiesa non ci fa paura - essi dicono; con1battendola, non si fa che ridarle un'importanza che non ha, e procurarle dei 1nartiri a buon mercato, provocando in favor suo simpatie, che per sè sola non troverebbe. Si l~scino dunque in pace la Chiesa e la religione e il papa e i preti e gli altri ferravecchi del liberalz"sllzoarclieologico, e occupia1noci d'altro » •. .Ebbene: accettato. Occupianzoci d'altro! Ma ecco, appena ci occupiamo d' altro, o sia di leggi che vogliansi conformi all' uguaglianza e alla libertà di coscienza, che sottopongano le proprietà ecclesiastiche al diritto comune, o che riguardino l'istituto della fan1iglia, o la scuola primaria aperta a tutte le confessioni religiose e quindi doBibliotecaGino Bianco
LA RIVISTA POPOLARE 75 verosamente laica, o una rifonna igienica che,. verbigrazia, sostituisca l'incenerimento all' inun1azione de' cadaveri, o qualsisia altra rifonna, ecco, che mentre voi credeYate di occuparvi d'altro, vi ritrovate la Chiesa tra i piedi. Encicliche, pastorali, di vieti, scomuniche, strida e n1inaccie, sotto varia forma preparate e foggiate, dalla incessante fucina del Vaticano insino alla più ron1ita parroèchia di n1ontagna, tempestano contro di voi, sì che non potete n1overe un passo, osare una proposta, formulare un q uesi to, che di fronte, di sotto, di sopra a voi, nello stesso vostro talamo, l'influsso della Chiesa non vi si palesi. Avanti, signori, occupatevi d'altro! l\1a sempre nell'atto di porre il piede innanzi, vi troverete contro codesto bastone o incia1npo o roveto o fanghiglia (quale che sia la forma che assun1a) che è l'opposizione della Chiesa. Tempo fa m'occorse di discutere sull' argon1ento con uno de' più begl' ingegni del socialis1no 1nilitante italiano; anche i socialisti, essi specialtnente, affettano codesta noncuranza verso la Chiesa, motivandola essi pure con un sofisma, che la religione è cosa privata. La religione? Ma la Chiesa non è la religione, in tesa con1e pensiero intimo dell'individuo. Essa è un'istituzione pubblica, è una organizzazione d'interessi, con un potere o go·verno servito da una gerarchia di funzionari, difeso da privilegi e mantenuto da pingui rendite; essa forma nella società una classe, anzi una casta, e voi che professate il principio della « lotta di classe » , solo contro la Chiesa calate le armi? E non ne v~dete l' organizzazio!1e, i privilegi e il sistematico parassitisrno e sfruttamento? Ma i fatti s' incaricano, giorno per gionio, di ·persuadere anche i socialisti di quanto dissi qui sopra; essi pure non possono movere un passo (appena escano dalle disquisizioni astratte per far qualche cosa di concretò, per ese1npio organizzare uno sciopero, iniziare un'associazione di resistenza, ecc.) senza t~ovarsi subito l'influsso della Chiesa tra i piedi. A Berg_amo, n1en tre seri vo, la lega di resistenza delle operaie filatrici, iniziata dal bravo dottor Gallavresi, in chi trova la più possente opposizione? Nei preti, obbedienti a una parola d' ordine della Curia. E per organizzare la lega BibliotecaGino Bianco
LA RIVISTA POPOLARE delle filatrici, ecco gl' iniziatori costretti, loro 1nalgrado,. a occuparsi della Pastorale del vescovo e delle prediche dei parroci, lottando coll'ossequio tradizionale che quelle povere donne conservano per la parola del prete; l' evidenza dell'interesse individuale, l'esasperazione dei mali tratta1nenti che soffrono, il sentimento della solidarietà di classe, la santità e la giustizia della loro causa, tutti gl' impulsi della ragione e dell'istinto s'arretrano - in quella loro povera psiche - davanti al sen1plice spauracchio di essere « scon1unicate ! » • Tanto potuit religio suadere malorum I Così è. Nelle nazioni cattoliche la Chiesa è penetrata. dappertutto, e s'è 1nescolata alla vita sociale e individuale, in guisa che non v'è più angolo, per quanto riposto,. dove il suo alito non sia giunto e le sue 1nassime, i suoi pregiudizi, le sue violenze, i suoi congregati interessi non abbiano lasciata un' in1pronta. Il nostro giure porta il suo stign1a ; i nostri costu1ni pubblici e privati ne sono tuttr quanti impeciati ; perfino la psiche dei più ribelli conserva le traccie di un a1nbiente che ha subìto e ancor subisce,. inconsapevole, il predominio, qualche volta invisibile, ma. effettivo e onnipresente, della Chiesa. Ah, chi badi a' fatti e penetri sotto la vernice, vede e confessa che nessuno,. per quanto fiero intelletto, può vantarsene completamente redento. Chi può sottrarsi completamente all' a1nbiente,. che è come l'atmosfera? La rettorica degli anticlericali, come la chia1nano gli isla1niti della libertà o del socialismo, per quanto rettorica possa parere, appare perciò sempre meno rettorica di quella di coloro che affettano non curarsi della Chiesa; quasichè contro d'una potenza così n1irabilmente organizzata, invadente, perseverante e cospiratrice, la libertà e la ragione debbano vincere ~ per virtù dello Spirito Santo! » • Strana contraddizione: i preti, il papa, tutta la milizia clericale, che, se credente, dovrebbe unicamente con- .fidare in Dio, s'agita, lavora, e di fatto non confida che nell'opera propria. Nel campo liberale, dove i più si professano atei o poco meno, si sta invece· beatamente a BibliotecaGino Bianco
LA RIVISTA POPOLARE 77 guardare colle n1ani alla cintola, con1e tanti asceti che non confidino se non nel favore del cielo! · Quest' ottirr1ismo funesto, camuffato di n1achiavellisn10, è diffuso, più che non si dica, nel giornalisn10 anche radicale. Quando leggo articoli in cui, di quando in quando, i liberali alzan le strida per l'invasione de' clericali nei municipi o per l'ingrossarsi delle loro falangi d' elettori, io 1ni domando: « E proprio solo adesso se n'accorgono? E che han fatto per levarsi da' piedi il nemico, o per in1pedire che la n1ala gran1igna si propagasse? » « Per ogni anticlericale che dorme, dieci gesuiti e altrettante gesuitesse s'avanzano, s'insinuano, s'insediano » . Questo io scriveva or sono alcuni anni, gittando l'allarn1e, per avvertire città civilissin1e e liberalissi1ne del pericolo, che loro si preparava chetan1ente, a poco a poco, per opera dell'organizzazione nera. Le recenti elezioni di quelle città 1nostrarono che fui facilmente (con nessuna compiacenza mia) profeta. Se almeno l'avvisaglia fruttasse! Cremona, 3 agosto I 893. ARCANGELO GHISLERI. I IL LAVORODELLEDONNE DEIFANCIULLI Il n11111stroLacava ha indirizzato una circolare ai prefetti per aver notizie sul nun1ero delle donne impiegate nelle fabbriche, sulla qualità e durata del loro lavoro, e sui vari elementi di ordine sociale ed econon1ico che possono influire sulla soluzione di sì grave problema. Leggevo una volta nel Punch: « tali lettere si chiamano circolari perchè girano intorno a un soggetto senza mai arrivare allo scopo» . Ma dato anche che arrivino, e che tut~i i prefetti 1 Un secondo articolo dell'amico nostro discorrerà dei « Metodi e mezzi di lotta anticlericale in Italia ». BioliotecaGino Bianco ..
LA RIVISTA POPOLARE del regno, con la passione del socialista di cuore, 1nandino a profusione dati e notizie di ogni genere, e il 1n1n1stro Lacava di1nostri con insolita perspicacia e attività che non è soltanto ministro per essere un gran mediatore elettorale, si giungerà fra dieci o vent'anni a fare una legge inadatta e meschina, che a n1ano a 1nano sarà elusa e poi rin1arrà lettera 1norta. È il destino delle così dette leggi sociali fra noi, sotto gli auspicì del bel sisten1a che la nostra pusillanin1ità mantiene. Siamo noi fieri oppositori per abitudine o pure franchi banditori del vero? Ricordiamo quanto è avvenuto per la legge sul lavoro dei fanciulli. A taluno la questione parrà di poco conto, ed è una delle più grandi questioni sociali. In alcuni paesi essa produsse agitazioni profonde. In Inghilterra dal consiglio inu1nano di Pitt, che disse quando gli indicavano il difetto di braccia di lavoratori adulti: prendete i fanciulli! sino alla co1n1novente canzone della Browning, la grandissin1a fra le poetesse contemporanee, quanti studi, quanti discorsi, quante adunanze! In quella canzone, che ha per titolo Il lanzento dei fanciulli, ella descrisse le loro sofferenze nelle officine e nelle 1niniere, quando una legge un1ana non aveva ancora fissato il lin1ite dell'età per utilizzarli senza nuocer troppo alla loro salute. Quella canzone ebbe il resultato dell'altra scritta da Tommaso Hood, che ha per titolo : La canzone della canzicia, e, attirando l'attenzione di tutti su tanta iniquità, affrettò la legge. Noi abbiamo letto vari lavori di nostri connazionali intorno al grave argomento; i più sono di industriali, che temono per i loro guadagni. Pochi l'hanno trattato con sensi di giustizia e di amore. Ma le statistiche nella loro rigida severità sono tristan1ente eloquenti. E vi furono e vi sono n1èdici e filantropi, che ebbero parole roventi per chi abbandona a tanti inali e pericoli i fanciulli, e ne descrissero l'orribile vita che 1nenano in certe officine, nelle vetrerie, nelle tipografie, nelle miniere. Abbian10 qui sul nostro tavolo la tesi di un recente laureato. Egli riassume e condensa il pensiero e i giudizi di cento e più opere sul grande argon1ento. Riparleren10 di quella in1portantissin1a tesi quand'essa sarà pubblicata. BibliotecaGino Bianco
LA RIVISTA POPOLARE 79 Ritorneren10 soventi su tali soggetti e ne parleren10 più a lungo. Diremo i vantaggi di una vera e buona legge; dissipere1no i residui timori degli industriali ; dimostreremo la grande simpatia e la giustizia del fine a cui tutti noi (non vi sono differenze in ciò fra repubblicani e socialisti) dobbiamo tendere per diminuire i mali di un iniquo assetto sociale. Ma la legge c'è, qualcuno ci risponderà. Lo sappiamo che c' è, ma sappian10 pure che non corrisponde allo scopo e che spesse volte è dimenticata o elusa. Dopo una lunga gestazione, dal '5 9 in poi, qualche progetto di legge fe' capolino alla Can1era tin1ida1nente. Nel '7 5 il Luzzatti propose 6 articoli di legge sul lavaro dei fanciulli nelle 111iniere. Già nel '7 3 ne aveva trattato lo Scialoja, 1na invano ; se ne discusse poi, dietro proposta del Nicotera, n1a la discussione fu sospesa. Vi fu una nuova proposta sotto il Ministero Cairoli, nel '7 9, ma poi non si discusse nulla. Le opere sociali furon n1olte intorno al soggetto e n1olto volun1inose, furon quasi quanto le paure degl' industriali, che 1nettevan sempre bastoni fra le ruote. L'incuria de' governanti fu la solita. Il ministro Berti presentò un disegno di legge nell' 84. Vi furono vive e dotte discussioni alla Camera e al Senato. In questo parlarono altan1ente Moleschott, Massarani, Manfrin ; in quella con larghi concetti Cardarelli, Indelli,. Costa, Maffi ed altri. Ma la legge fu un mostricino. Pochissin1i i resultati pratici. Una vera delusione._ Il 1ninistro Lacava fece fare ispezioni nelle fabbriche, ma, se non erriamo, invano. Le visite mediche furono superficiali e irrisorie. Molti industriali hanno seguitato a fare quel che prima facevano. Come in addietro i poveri fanciulli, schiavi del lavoro, hanno avuto gli stessi mali e i danni e i pericoli e le percosse; come in addietro li ha afflitti la nostalgia o lo spasin10 cardiaco; e la morte si è avvicinata per causa delle loro fatiche precoci allo sdruscito e povero loro origliere. La legge italiana scende al n11n1mo limite di 9 anni BibliotecaGjnoBianco
80 LA RIVISTA POPOLARE per il lavoro dei fanciulli; essa vige solo per le officine ove lavorano più di dieci operai; essa li esclude da troppo pochi lavori insalubri; essa permette a 1 2 anni il lavoro notturno. Essa quindi non corrisponde allo scopo, come chi deve eseguirla non corrisponde alla legge. Sarà simile a questa la nuova legge che il Lacava ha in animo di presentare? E osano i n1inistri del regno, mercè una semplice smorfia~ atteggiarsi a socialisti? ANTONIO FRATTI. LA BUROCRAZIA Poche istituzioni dell'un1anità civilizzata sono tanto bersagliate dall'avversione pubblica, quanto la burocrazia: Non esito a classificarla fra le istituzioni dell'un1anità civilizzata; perchè fra i barbari non ci sono impiegati, co1ne non ci sono codici, leggi, regola1nenti e istruzioni ministeriali. Della sua origine, della sua ragion d'essere, della sua influenza nella cosa pubblica i liberali incolpano i Governi dispotici. I fautori del dispotismo sostengono invece, e non difettano d'argo1nenti per dimostrarlo, che al regime liberale appunto è dovuto se la burocrazia assume forma e sostanza di tirannide. Disgraziatamente hanno ragione da ambe le parti. Il dispotismo ha bisogno assoluto indispensabile di due elementi: d'un'aristocrazia cioè privilegiata, potente, affezionata che circondi il trono del despota e dell'esistenza di questo faccia questione come dell'esistenza propria; in secondo luogo d'una classe di funzionari e di agenti ben pagati, ricchi anch'essi di privilegi, partecipi del potere pubblico e costituenti una 1niriade di piccole dinastie, che hanno tutto l'interesse di conservare e di accrescere le BibliotecaGinoBianco
LA RIVISTA POPOLARE 81 pos1z1oni acquistate all'on1bra del baldacchino regio o in1periale. Sono codeste due forze strapotenti, l'una per l'abbondanza dei n1ezzi n1ateriali d'azione, per la tradizione del comando, per la protezione che esercita sulle classi 1ninori; l'altra per la fedeltà nell'attaccamento, per l'influenza che ha mezzo d'esercitare sugl' interessi generali e particolari, per la paura infinita del nuovo ... , paura che rende tal volta spie e carnefici le persone più miti, i pit1 pacifici padri di fa1niglia. Dato che in un paese retto con siffatto regime accada una rivoluzione la quale sostituisca alla tirannide la sovranità popolare, il senso comune fa supporre che quei due elen1enti abbiano a sparire. Ma non è punto così. Le aristocrazie rimangono sotto altra forn1a potenti. La burocrazia non solo non scompare, ma cessa dallo stare in seconda linea e diviene essa stessa tirannide. La spiegazione sta, a n1io avviso, in quanto sono per dire. Raramente una rivoluzione è opera di tutto un popolo .... Alcune idee principali, alcuni fatti più salienti sollevano lo spirito pubblico e detenninano un movin1ento universale che fa precipitare un regime e glie ne sostituisce un altro; n1a non accade quasi mai che questo n1ovin1ento universale sia determinato da un co111plesso di principì e di· scopi definiti e sicuri. Da questi principì e da questi scopi è determinata invece l'azione dei pochi che hanno intrapreso l'iniziativa e la direzione del 1novin1ento. Ottenutolo, costoro debbono andar cauti per non compron1etterne il risultato e l'efficacia. 1'1i spiego con l' ese1npio della rivoluzione italiana. Le idee che comn1ossero e fecero operare la grande maggioranza del paese furono l'unità nazionale e l' indipendenza dallo straniero. Pel rimanente, checchè si dica, la massa della nazione pur troppo è•stata spettatrice passiva ; ha lasciato operare, cioè, coloro che si posero alla testa del movimento. E così avviene in genere dappertutto e specialmente nei paesi ove siano rin1archevoli e antiche le BibliotecaGjno Biar.tco
LA RIVISTA POPOLARE differenze di costun1i, di coltura, di tradizioni, e sia purtroppo radicata l'abitudine di curvare la schiena. Ciò posto, si rende faciln1ente spiegabile come nell'azione degli uon1ini che dirigono il paese si manifesti e si sviluppi un sentin1ento terribilmente deleterio : il tintore della responsabilità, cui risponde, da parte della massa del popolo, la diffidenza più scoraggiante. Ed ecco appunto i due elementi che costituiscono la causa prima, la ragion d'essere della burocrazia anche nei paesi liberi. Il timore della responsabilità nei reggitori, la diffidenza nel popolo. Le valanghe di leggi a111111inistrative contabili, i regolan1en ti particolareggiati fino al ridicolo, le forn1ali tà opprimenti, la moltiplicazione degli enti, le verifiche, le ispezioni, i controlli sono altrettante piaghe del regin1e liberale odierno. Al popolo che non si fida, ai partiti d' opposizione che scrutano e insinuano, bisogna contrapporre protocolli, registri, resoconti, prove insomma n1ateriali, positive. Nel tempo stesso bisogna garantirsi. Ed ecco accanto al Governo responsabile fiorire i grandi Corpi consultivi, i Consigli superiori, le Comn1issioni permanenti; e intorno ai 1ninistri, e a quegli enti impersonali, in1piegati, in1piegati, i1npiegati di tutte le specie, di tutti i gradi, di tutte le qualità che fantasia u1nana possa in1aginare. E si ha cuore di parlare soltanto di decentramento? E non si co111prende che il decentramento dell'azione politica e a1nn1inistrativa, in un paese che la pensa così, non condurrebbe ad altro che alla moltiplicazione di tutta questa grazia di Dio? Quale regione, quale provincia potrebbe vivere senza il parere d'un piccolo Consiglio di Stato, d'una minuscola Corte de' conti, d'una 1nicroscopica Avvocatura erariale?· Chi avrebbe il coraggio di governare sulla propria responsabilità? Se l'uomo si trovasse, quanti lo assisterebbero d'aperta fiducia, di schietta e leale cooperazione? Dunque_ la burocrazia esiste con1e necessità imprescindibile e proporzionale al grado di fiducia del pubblico verso i governanti. E siccon1e laddove cerca di sfuggire alla responsabilità il pezzo grosso, 11011 è giusto che non BibliotecaGino Bianco
LA RIVISTA POPOLARE faccia altrettanto chi a1na di conservare il suo pane, ecco subito un'altra causa di sviluppo e d'aun1ento della popolazione burocratica. Lo scaricabarile. Questa feroce espressione popolare fotografa la realtà delle cose. Entrate in un ufficio qualsiasi d'un'a1nn1inistrazione pubblica .... pigliatevi il gusto di esaminare il numero degli uffici, delle sezioni, dei dicasteri, delle persone che hanno preso parte alla trattazione dell'affare più semplice.... Guardate, per ese1npio, il corso che fa la semplice co1nunicazione ad un cittadino della reiezione d,una sua don1anda. Le son cose che sanno tutti perchè tutti son costretti a passarci qualche volta nella vita. Ebbene, quale credete che sia la ragione di tutti quei giri, di quelle tra.file, di quei canali, tutta roba beninteso non già arbitraria, 1na organizzata e prescritta dai regolamenti generali e particolari, dal1e circolari, dalle istruzioni pii1 o n1eno riservate? Non è altro che la preoccupazione costante e aggiungerò giustificatissi1na, dal primo all\1ltin10 funzionario, di risparmiare la propria responsabilità. Infatti andatelo a pescare, se vi riesce, chi risponda della risoluzione che ha avuto la vostra don1anda, il vostro affare? Aggiungete un terzo _fattore: la n1iseria, l'inoperosità forzata, gli scarsi mezzi d'esplicazione delle attività individuali e per conseguenza di tutto ciò la ricerca affannosa dell'impiego sia pur modesto e 1neschino, ma che assicuri il pezzo di pane .... Quale rappresentante del popolo oserebbe c:olpire la burocrazia finchè la sua principalissima e spesso unica occupazione non è che quella di racco1nandare a ministri, a prefetti, a capi d'amministrazione, do111anded' in1piego ! Dunque l'influenza della burocrazia dovrà ritenersi un n1ale inevitabile? Siamo lontani dall'affern1arlo. Il regime di vera. libertà, di vera sovranità popolare offre la soluzione netta e sicura anche di questo grave problema nel sollevan1ento della coscienza pubblica e nella responsabilità con norme positive ed efficaci per tutti coloro che hanno parte nella pubblica azienda, nella rispettiva sfera d'azione. Ma di ciò 111eglioe più arnpia111ente fra breve . . DEl\IOFILO. Bi lrotecaGino B~anco
LA RIVISTA POPOLARE CAMPO SCELLERATO Lisciardieraccia I piena Di lezie putte e nzalsaldate piaJ;lte, Questa sera la cena Al Doney è sicura: han buone paglze I 111oderniCo/berti; 2 Ed io te da la regia a nze negata Scala, con passi incerti Per la nzencia 3 fatica in van sudata, Scender vidi l'altr' ieri. Mi fe' d'occhio l' uscier, già tuo, buon Sella, Uscier, quando non eri Ancor di bronzo in su la piazza, bella Del bardassa 4 che hai sotto E de la turba vii prossenetèa 5 Clze lzai sopra; onde a bardotto Mi fu forza passar tra quella rea Ciurrna del Ventisette, (-:/zeal Tiburzi ogni sera ed al Lojola Brucia sue candelette, Conze a' gialluti iddii la donnicciuola. Sputai, passai, quel mostro Sperai fuggir... Vana speranza! Come Una nzaccltia d'inchiostro, A dosso 1ni si stinse; e le tre Ronu, Incarnate in colei, Trarre a ludibrio 1niofuori di porta N01nentana dovei. Meco venìa conzepersona morta, 1 Lisciardiera, donnaccia che si dà il liscio. 2 Colbert, ministro delle finanze di Luigi XIV. 3 Floscia, impotente. 4 Ragazzaccio. 5Ruffianesca. BibliotecaGino Bianco (N. d. D.)
LA RIVISTA POPOLARE E di muschio puliva; Sotto la seta de' /ratei Bocconi, L'ossatura guaìva; La biacca mi piovea fin su' calzoni. Povera donna! ell'era Briaca di cognac come un polacco: L'onor della bandiera Non la rattenne dal votare il sacco... E svesciò. Per l'inferno! Or de l'ostriclze intendo il magistero, E come duri eterno Un par vostro, Eccellenza, al ministero. Un frate! de la putta, Vagabondo, ammonito, e poi, per fame, Modello in via Margutta, Fu fatto segretario senz'esame; Altri tre (ce n' ha sette), Due lustrascarpe e 'l terzo ciccajuolo, Alle imposte dirette Finiron, bene o mal, scribi di ruolo. Uno fu fatto entrare Nella casa d'un principe ro1nano; Non ha che da portare Polli e incettare voti: andrà lontanQ. Ne rùnanevan due: Strillone l'uno, diventò cronista Del giornaletto « Il Bue » , Pagato dal ministro a piè di lista; L'altro, con un viglietto Del pro-principe, entrò da un cardinale A far da cuscinetto Fra il. temporale e lo spirituale. Ha detto un senato,:-e, Poeta che già fu : - La pappa è fatta: Non voglio a tutte l'ore Cantar che Italia è guasta ed arfasatta. - BibUotecaGino Bianco
86 LA RIVISTA POPOLARE Ha ragione, perdio! Pappi, e lasci pappare uz pace omaz : Negazion di Dio, Frase gladstoniana è vece/zia assai. p APILIUNCULUS. SUOR ANNA La gng1a cella era illuminata dal chiaro di luna, e il viso della giovine monaca pareva anche piì1 bianco delle bende che le fasciavano la fronte. Ella guardava fra il colonnato del chiostro ove proiettavansi ombre strane. Era sola, assorta nel suo pensiero semplice ed uno, che fedel-; mente e fissamente teneva in petto come monogramma inciso in un3. gemma. Ell' era nell' april della vita, ma pareva, sotto il candido velo, una fanciulla quindicenne: sul seno scendeYale fluttnante un drappo di fine lana bianca, la veste era color viola vago. Non parlava che di rado e sottovoce: le sorelle la chiamavano, ridendo, suor Anna la muta. Povera schiava! Quanti sospiri hai represso, quante dolcezze hai mutato in lagrime, e come fu vestito a lutto, a pena nato, il tuo amore gentile e puro come sogno d'infante! Oh misera vittima della superstizione che è cieca come l'errore, il fanatismo e l'odio, e come l'odio è fiera, inesorabile spegnitrice d'ogni scintilla di vita! Invano le alte cilestrine montagne sull'orizzonte splendido disegnano lor vette aguzze come guglie di domi giganteschi, e i lor fianchi paiono coperti da immensi tappeti orientali, e, quasi al piè, fanno loro corona cento e cento casupole bianche come dadi di neve, e più giì1 stanno gli annosi querceti immobili e oscuri: è tanta bellezza invano. Invano la primavera amorosa ti cerca e si arrampica tra il fitto fogliame sino al tuo verone invitandoti, seco portando fiori, farfalle e nidi. E un mormorio di varie canzoni liete chiamano alle dolcezze dell'amore intimo e santo, religione perenne de' cuori umani ançhe nelle piì1 ghiacciate plaghe della terra. Tu ascolti e non senti? Tu guardi mestamente BibliotecaGino Bianco
LA RIVISTA POPOLARE laggit1 ove spuntano rovi a piè delle colonne nel chiostro e pare compongano ghirlande funebri. Ti recisero la lunga finissima capigliatura, ma tu sei sempre bella; i tuoi grandi occhi neri non mandano più scintille, ma tu sei sempre bella; candida più dell'avorio e della neve, candida quanto l'anima tua; tu saresti sempre bella, anche se di te rimanesse solo la luce degli occhi tuoi, specchi dell'anima tua mistica e profonda. Non maledire a chi ti diè la vita, nè al destino! AvYertimento superfluo: tu sei troppo buona. Tu non eri nata a morir ne' chiostri, ma a viver nei cieli dell'amore. Tu non maledici neppure a quei fantasmi neri, di nero vestiti, che dicono di onorar Dio oltraggiando la naturn e la bellezza, bestemmiando la vita, negando la luce. Tu nella tua mestizia sorridi. E mandi lontano un saluto, e hai nel cuore un nome. E lo chiami, e gli favelli, e lo carezzi nelle veglie solitarie e malinconiche. Egli è l'arcangelo delle tue estasi. Lo ami sì che il mondo intero leggerebbe a chiare note il tuo amore nel tuo volto, e pure nessuno lo sa. Solo le oscure pareti della tua cella sanno i tuoi sospiri. Sanno che brami con pari ardore e la vita e la morte. « Io penso a te, mio dolce secreto compagno ne la solitudine. Accogli tn il triste pensiero della povera schiava, accogli il grande suo amore. Sono una derelitta prigioniera che soffre; sono una fanciulla già invecchiata perchè non veggo il lampo degli occhi tuoi e il sorriso della tua bocca amata; sono una ribelle eretica perchè ho solo la religion del tuo amore ! « Se miro il cielo veggo una stella ·sola ed è il tuo sguardo. Se sento l'eco di una voce lontana, di un canto che si sperda per l'aria, è l'eco dell'ultima tua parola d'amore ... Ricordi quando me la sussurrasti con armonia celestiale tra i frassini del mio bel giardino in quella sera mite e troppo chiara? ·Se il sole scalda questa mia cella, il suo calore è il tuo alito, è la fiamma dell'anima tua. Su l'altare non vedo nè angeli nè santi, ma solo te. « Bel sogno d'amore, come svanisci! Ho poco piì1 di vent'anni, e un anno fa dicevo fra me: - Egli mi condurrà all'altare, sarò vestita di bianco, gli darò la mia fede per sempre, ci sorrideranno un dì al1' intorno volti leggiadri di bimbi, ci sorriderà ne la vita serena la felicità che vien da un vero amore e dalla gratitudine di quelli che avranno da noi conforto, però che non vivremo per noi soli. « Fuori del chiostro avrei amato dio eh' è il supremo ideale; qui chiusa, qui sepolta amo lui solo, il mio fidanzato eterno. E in vece 81bllotecaGrnoBianco
88 LA RIVISTA POPOLARE della preghiera ridico mille volte al giorno il suo nome, ricordo le sue lettere d'amore. E nel pianto mi struggo, come se ogni mia lagrima potesse tergere ogni sua amarezza. « Ragiono con le stelle, ma sempre di lui. Parlo di lui ai fiori: rechino a lui i lor profumi come l'anima mia gli reca i suoi sensi più delicati. Dico alla luce: riscalda lui su tutti e in lui serba l'ardore della giovinezza sino ai pill tardi anuì. E eh' io muoia ora, nel silenzio, qui sola, nella fedel compagnia della sua memoria, benedicendo il suo nome! » La bellissima tacque. Si sarebbe detto, a vederla, la sorella delle b·ianche stelle. Tacque e le lagrime le irroravano le scarne gote. Ella così lentamente consumava la sua giovinezza. Le sorelle la deridevano; la madre badessa la rimproverava; il confessore la faceva arrossir con parole indegne e mai non l'assolveva. Ella si rifugiava nel proprio amore, come in nimbo di misteriosa luce che le faceva intravveder la speranza immortale. L'anima ardente consumava il fragile corpo. Povera vittima di una falsa religione che nega la più gran bellezza del cielo, anzi il cielo stesso nella sua es5enza ! Invano la primavera moltiplicava i fiori; un inebriante profum0 era per l'aria limpida; gli usignuoli, nascosti ne' cipressi, modulavano amorose romanze ; lontano udivansi le agresti ridenti canzoni delle stornellatrici. E tu, bianca fanciulla, nata per l' amoret tu lentamente, come un essere spirituale che si dilegua, morivi nella sfibrante desolata servitì1 del chiostro, ergastolo della debole innocenza, a ricompensa funerea del tuo immenso amor filiale tutto sacrificio! A. F. NOTE SCIENTIFICHE Etnografia. Finora gli storici trovarono quasi insolubile il problema dell'origine della civiltà chinese. Il prof. Terrien de Lacouperie scoprì una perfetta rassomiglianza fra i più antichi caratteri cinesi e quelli babilonesi. Negli Yh-King che sono i pÌll antichi documenti della Cina, si vedono geroglifici che BibliotecaGino Bianco
LA RIVISTA POPOLARE corrispondono ai babilonesi, così nella forma, come nel significato e nel valore fonetico. Se ne deduce che prima che nella Cina penetrassero i Baki, ossia le tribì1 gialle che introdussero la lingua oggi ancora parlata ne' suoi dialetti, alcuni Accadi della Caldea debbono aver portata la loro scrittura. I caratteri cuneiformi di Babilonia sono dei voti dalle primitive pitture delle cose. Gli scribi babilonesi nell'abbreviarli fecero a poco a poco 1 geroglifici e la scrittura cuneiforme. I primi geroglifici e i caratteri ~uneiformi furono inventati dagli Accadi, popolo originario della Caldea, di lingua agglutinata. I Semiti, immigrando nel paese, ricevettero la scrittura degli Accadi e andarono a poco a poco sviluppandola. Sotto il re Sargon I dei Semiti che edificarono Babilonia, cioè 3800 anni avanti G. C.1 gli scribi babilonesi accrescevano il numero dei valori fonetici dei caratteri cuneiformi e andavano modificando la forma di questi. Nella prima età la scrittura si faceva in colonne verticali e in Babilonia regnava maggior libertà. Mentre in Assiri::e,regnava una scrittura sola, in Babilonia essa cangiò spesso, e lo storico deve penar molto per decifrare documenti di vari tempi. I più antichi scritti babilonesi sono· anteriori al regno di Sargon I e ·spettano all'età presemitica; sono incisi su tavole in colonne verticali, con disegni che tendono a diventar cuneiformi. Furono scoperti alcuni anni fa dal console francese di Sarzec nella Babilonia meridionale. Prova evidente che la civiltà babilonese deve avere incominciato varie migliaia d'anni prima del 3800 av. G. C., probabilmente sulle montagne di Elam o nelle isole del golfo Persico. Ad ogni modo la scoperta della stretta parentela della scrittura cuneiforme babilonese con gli antichi caratteri cinesi, apre nuovi orizzonti alla preistoria dell'Asia. Essa è già pienamente confermata dal prof. Sayce, l' illustre assiriologo dell' Università di Oxford, e da altri orientalisti, e ha trovato anche nelle Riviste dell'India molta approvaz10ne. .. La polizia urbana nel medio evo. I nostri vecchi repubblicani del medio evo, scrive A. Ghisleri in un brioso suo lavoro, curavano la pulitezza delle strade e delle piazze quasi più di certi sindaci e cavalieri dell'età moderna. La città di BerBibliotecaGino Bianco •
LA RIVISTA PGPOLARE gamo nel 123 7 pavimentava di mattoni le piazze, e nel I 391 aveva già selciato persino le strade esterne, mentre il municipio di Berlino fino nel 1671 ordinava che ogni villano, venendo al mercato, fosse tenuto a portar via una carretta di spazzatura .... e parecchi municipi di certe regioni d'Italia, ancora nell'anno che corre, sono poco più avanti del municipio di Berlino nel I 67 I. Acque che si fermano. 11 fiume Motala, uno degli emissari del lago \Vetter in Isvezia, sembra decisamente voglia far concorrenza alle acque del mar Rosso dei tempi cli Mosè. In certi periodi le acque restano ferme nel lago e cessano di scorrere nel Motala, il cui letto si mette subito al secco. Questo fenomeno, che gli abitanti vicini chiamano llfatalastroms stadnande, Si è verificato già sei volte nel xvr secolo, dodici nel XVII, diciotto nel XVIII. Gli scienziati ancora non hanno trovata una soddisfacente spiegazione. Il linguaggio dell'uomo paleolitico. In un breve e succoso scritto l'illustre Daniele G. Brinton, studiando le lingue più semplici dei popoli pitl bassi della gerarchia umana, cerca stabilire quale possa essere stata la lingua dell'uomo paleolitico. Essa dovè certo esser molto pitl rudimentale di tutte le lingue a noi note, perchè, oltre ad aiutarsi col gesto, non aveva forme a!cune grammaticali, nè preposizioni, nè numeri, nè distinzioni tra singolare e plurale, maschile e femminile, passato e presente. Le nuove teoriche criminali e il Talmud. ' E noto come oggi la scienza inclini a vedere un pazzo m ogni delinquente. Ora è curioso constatare come le idee dei moderni scienziati sieno comuni con quelle del Talmud. Nel Talmud babilonese (trattato Sotah, fol. 3-A) si legge infatti: « Un uomo non commette un reato se non quando sia penetrato in lui un germe di pazzia ». Questa opinione era diffusissima fra gli autori ebrei. Nel commento di J archi Salomone, detto per abbreviatura Rascì (celebre rabbino di Troyes, morto verso il I 105) 1 al capo V, vers. 12 del libro dei Numeri, dove si parla della gelosia del marito verso la moglie è detto: · (< I nostri maestri ci insegnarono che l'adulterio non è possibile, se gli adulteri non siano affetti da pazzia ». BibliotecaGino Bianco
LA RIVISTA POPOLARE 91 I La legatura di libri e la pelle umana. Sicuro, si legano i libri anche in pelle umana. Nel febbraio del 1864 il signor F.rance vendette al pubblico incanto una Constitution de la République française, anno II ( r793) legata in pelle umana, e il libro gli fu pagato 226 franchi. E potremmo citarne molti altri esistenti in pubbliche e private biblioteche. Vi SOl)O poi persino dei libri scritti sulla epidermide umana, ad esempio i due mss. delle Decretalia e una bibbia del secolo XIII posseduta dalla Nazionale di Parigi sotto i nn. 16265 a 16268, codici latini. L'ipnotismo come mezzo d'educazione. Per mezzo della suggestione ipnotica il dott. Voisin della Salpepetrière ha cambiato una giovane meretrice, poltrona, ladra, brutale, incorreggibile in una persona laboriosa, onesta, docile e gentile. Il dott. Liebault collo stesso mezzo ha cambiato un giovine collegiale della peggiore specie in. uno studente assiduo e attento. A questo mezzo di cura è riservato il più grande avvenire e il dott. Berillon lo ha iniziato con esperimenti su larghissima scala. CRONACA POLITICA Dopo una discussione bancaria scucita, cascante da tutte le parti, senza vitalità nemmeno senile, fatta tanto per dire che il Senato vi ci si era fermato su ; dopo che l' on. Gaspare Finali - il leader del1'opposizione - ebbe fatto sapere al pubblico, che aspettava chi sa che da lui, quel che aveva trovato scritto sulla porta d'un castello marchionale del Piemonte, e l'on. Girolamo Boccardo, difensore del progetto governativo, quello che aveva letto sulla porta di Giovanna d'Arco, la cosiddetta legge del riordinamento del credito è stata approvata anche a palazzo Madama. Di 200 senatori presenti in Roma, 41, al momento di pronunziarsi, hanno preso il largo, 2 si sono astenuti, S 7 hanno votato contro, e 100 in favore. Biblioteca Gin€)Bianco
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