LA RIVISTA POPOLARE 57 L'UOMODEI CAMPI - Curvo sull'aratro, egli rompe il maggese per la sementa ventura. ' E lui che semina, ma è il padrone che raccoglie, chè ha sa.puto nel patto colonico farsi bene la parte del leone, aggiungendo l'usura alle necessarie prestanze agricole, poichè in tutti i rapporti degli uomini fra di loro è purtroppo la massima del diavolo quella che viene applicata - il tuo bisogno fa la mia occasione. Io so di che si ciba quel contadino. La mattina focaccia gialla, la sera polenta, innaffiata da un lungo sorso di vinello acetato che ha potu lo ricavare dalle vinacce spremute, concessegli dal padrone nella sua muniRcenza infinita. Questo è stato e sarà il pasto di tutta la sua vita. Gli hanno detto che il lavoro fu dato per condanna all'uomo dal Signore ; e lui, senza guardarsi d'attorno se qualcuno gavazzava nell'ozio, ha creduto. Gli hanno detto che il mondo è andato sempre così e che sempre così andrà sino a1la consumazione dei secoli. E lui ha creduto. Gli hanno detto che i ricchi sono ricchi perchè così è la .indiscutibile volontà del buon Dio, che li destina alla supremazia nella so- . cietà umana. E lui ha creduto. Gli hanno detto che le sofferenze in questa vita sono tante opere meritorie per le future glorie del paradiso. ' E lui ha creduto. , Gli hanno detto che l'ignoranza è una condizione felice nell'uomo. E lui ha creduto. E con questo ha ragione Byron: - Vuoi• tu sapere per quali mezzi Giaffir è potente? Guarda quelle terre incolte, interroga il villico desolato al quale egli rapì il prezzo dei suoi sudori. Ma un giorno o l'altro questo' cencioso servo della gleba freneticamente sospinto dagli spettri del bisogno, non tenterà rompere con la violenza queste artificiose catene c;:>ncui Io hanno avvinto per renderlo una macchina di lavoro coatto che rende molto con poca spesa? Bibiioteca-GinoBianco ,/ . •
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