La Rivista Popolare - anno I - n. 2 - 1 agosto 1893

LA RIVISTA POPOLARE 51 La risposta è facile e pochissin10 consolante. La tradizione, null'altro ! Trent'anni di vita nazionale non possono bastare a distruggere una convinzione radicata nell'immensa maggioranza del _popolo italiano. In un paese che possiede milioni d'abitanti oltremodo felici ed orgogliosi di dare dell' eccellenza a qualcuno, la venerazione verso l'aristocrazia vecchia e nuova non si distrugge facilmente. Eppure un n1ezzo, se non di distruggerla, di di1ninuirla fortemente, ci dev'essere, c'è. Ed è l'apostolato, la propaganda continua non a base di partito, ma di verità. Tutti pecchiamo dello stesso peccato. Anche ai democratici basta sovente una professione di fede, una dichiarazione in un giornale, una parola in un meeting per stendere le braccia entusiasti al nobile conte, all'esimio n1archese, all'illustre principe, all'onesto banchiere, all'integro agente di cambio, che entra a tan1buro battente nelle file del partito. E sbagliano n1aledettamente I E le. conseguenze si Yedono poi. Non pongo in dubbio un solo n101ne11tola perfetta· buona fede politica di coloro che, trovandosi in elevata posizione finanziaria, chiedono i voti del partito de1noc~atico per salir sublimi. Ma in tutte le lingue c' è un proverbio che in francese suona così : Cltassez le nature! il revient de galop. Mi spiego. Per me l'interesse pubblico non è altro éhe la son11na degl' interessi privati. Quindi il teorema politico che nulla più nuoccia all'interesse pubblico quanto il reggimento di classe, vale a dire l'oligarchia. Data e conceduta la massima one~tà d' intendimenti, i_l più illibato patriottismo, la maggior rettitudine nell' operare, non si può pretendere da un uomo che rinunzi alla propria natura, a sè stesso. Gli atti di abnegazione civile sono appunto celebrati e premiati perchè sono straordinari e tali che non si possono imporre a ciascun individuo. Nessuno ha diritto di pretendere da 1ne che, non saB1blioteca Gino Bianco

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==