La Rivista Popolare - anno I - n. 2 - 1 agosto 1893

ANNO I. •. 1893 ~ FASC. :.I.. • . ,, P-OPOLARE POLITICA·-ECONOMICA -S IENTIFIC-LAETTERARI-ARTISTICA Si pubblica il 1° e _il 15 d'ogni m.~se SOMMARIO GABRI~LE ROSA - L'idea repub~licana. NAPOLEONE COLAJANNI - Il movimento socialista in Sicilia. · ANTONIO FRATTI - Gli studi sociali. Y. - Gioritti uomo di Stato? DEMOFILO - Il patriziato e il censo nell'amministrazione pubblica. A. F. - Al tramonto. CETEGO - L'uomo dei camp~. NOTE SCIENTIFICHE.· GIORGIO - Cronaca. politica. ROMA --DIREZIONE E AMMINISTRAZiONE . . VIA POLI, 20 ·e= 2s B1b ioteca Gino Bianco ..,

LA RIVISTPAOPOLAR POLITICA - ECONOMICA - SCIENTIFICA - LETTERARIA - ARTISTICA ELEGANTE OPUSCOLO DI 32 PA.GINE, CARATTERI ELZEVIR Esce il 1° e il 15 d'ogni mes_e Direttore: ANTONIO FRATTI COLLABORATORI: Giovan~i Bovio, Napol~one Colajanni, Gabriele Rosa, Mario Rapisardi, Matteo Renato Imbriani, Dario Papa, Edoardo Pantano, Arcangelo Ghisleri, Luigi Guelpa, Errico De Marinis, Roberto Mirabelli, Ferdinando Fontana, Luigi De Andreis, Gino Vendemini, Ettore Ferrari, Guido Praga, Francesco Corso, Demetrio Ondei,. Ettore Socci, Angelo Banti, Felice Albani, Ernesto Pozzi, Ettore Ciolfi, Cesare Pascarella, Eugenio Chiesa, Felice Oddone, Carlo Dotto de' Dauli, An~onio Maffi, Cesario Testa (Papiliunculus), Romolo Prati, Publio Angeloni, Francesco Mormina Penna, Lucio Jacobelli (Cetego), Igneo, Giorgio, ecc . .. ABBONAMENTI · ) Annuo ••.. L. 5.00 (PAGAMENTO ANTICIPATO)~ Semestrale ... 2.50 . Per l'Estero le spese postali in più. UN NUMERO SEPARATO: ·centesimi VENTICINQUE •◄• ►-- Dirigere i manoscri"tlz:,le lettere, z·vaglia e le cartoline-vaglia all' Ufficio della Rivista Popolare~ RoMA, VIA POLI, 20. Biblioteca Gino Bianco

LARIVISTAPOPOLARE POLITICA- ECONOMICA-SCIENTIFICA.:. LETTERARIA- ARTISTICA ANNO I. 1° Agosto 1893 FASC. Il. L'IDEAREPUBBLICANA * Le società u1nane prin1itive hanno forma repubblicana federale, am1ninistrativa ·e politica. Questo fatto costante e necessario generò l'idea correlati va, idea che si 1nantiene nella storia e che do1nina le evoluzioni civili. Le guerre private (faide) e pubbliche, che impongono concentrazione di forze ed elezioni di duci, condussero ogni popolo ad elezioni di capi diventati anche re sulla terra e sul 1nare, de' quali alcuni seppero imporsi ereditariamente, fondando dinastie, contro le quali n1anifestossi sempre la tradizione e l'idea repubblicana .. Onde ad ogni ribellione riùscita, il popolo spontaneamente ritorna alla repubblica federale, se non ne è impedito da artificì di ambiziosi. Quando il popolo d'Israele volle fare l'esperimento del regno per imitare altri popoli vicini, il profeta Ezechiele predisse che sarebbe stato sottoposto a duri sacrifici militari per l'indole della monarchia. Il cristianesimo pullulò in seno all'Impero romano, ma ritornò alle tradizioni repubblicane, e si ordinò repubblicanamente, onde si disse Respubblica Christiana. * Ci permettano i lettori di salutare e ringraziare per la sua collaborazione l' insigne storico bresciano. Il suo conciso articolo è una sintesi esatta che pare scolpita nel bronzo. Il superstite dello Spielberg, a ottant'anni e più, ha ancor giovane l'intelletto e l'animo. (N. d. D.) Biblioteca Gino Bianco

34 LA RIVISTA POPOLARE Tutte le colonie, antiche e moderne, se spontanee, ovvero non condotte da capi militari, assunsero fonna repubblicana federale. Le grandi rivoluzioni popolari condussero il popolo alla repubblica. Nell' Inghilterra con Cromwell, nella Fiandra contro Filippo II, nella Francia alla fine del secolo scorso. La genesi e lo sviluppo delle civiltà sono repubblicani. La n1assirna luce delle civiltà europee escì dalle repubbliche della piccola Grecia. Dalle repubbliche italiane del n1edio evo sorse il risorgimento ovvero il rinnovan1ento della civiltà. I cui fari_ 1nassin1i ·furono Atene, Venezia, Firenze. Italia e Grecia sono en1inenten1ente repubblicane. Perciò la Grecia attuale non può trovar posa nel regno in1postole dalla gelosia delle monarchie europee, perciò si mantiene tenace il regionalismo italiano ad onta dell'unitarisn10 n1ilitare, perciò ad ogni n1oto popolare in Italja nei secoli passati volgevansi le aspirazioni a Venezia e a Firenze. Nella grande co111mozione europea del 1 848 il popolo sovrano si ordinò repubblicana111ente a lVIilano, a Venezia, a Vienna, a ~est, a Berlino, a Francoforte, a Parigi, a Lione. E ora che i popoli europei dibattonsi fra le ritorte militari e fiscali, nsorge per loro la traclizione repubbli- _cana, come risorse nelle n1onarchie dell'An1erica centrale e meridionale. Persino nella prudente Gran Bretagna dichiarasi aperta nel Parla111ento l'aspirazione repubblicana, non per avversione alla dinastia, 111aper interesse della libertà e della econon1ia pubblica. I social-de11zocratici tedeschi della Germania e dell' Au5tria ~spirano a federazione repubblicana europea. Studenti portoghesi, fraternizzando a Madrid cogli spagnoli, inneggiano alla futura repubblica iberica. BibliotecaGino Bianco

LA RIVISTA POPOLARE , 35 Non è n1estieri di propaganda dei repubblicani francesi per la repubblica. La cui idea sorge spontanea colle necessità economiche _e 1norali in tutti i popoli. I colossi monarchici della ·Russia e della China covano in seno l'idea repubblicana. Che nella Russia si mantiene nel Mi'r, nella China nel decentramento a1nministrativo. China e Russia sono due inondi federali a sè e vanno preparandosi a compjere _due grandi repubbliche federative. Tutti gli artificì, tutte le sottigliezze dei conservatori 1nonarchici non valgono a soffocare l'idea repubblicana che s'insediò anche nel Vaticano. Il quale, fine osservatore, s'alleò coll'idea repubblicana prevedendone l'avvenire e per giovarsi della di lei alleanza. Iseo, 12 luglio I 893. GABRIELE ROSA. IL MOVIMENTSOCIALISTIAN SICILIA • Scioperi, accenni nelle discussioni della Camera dei Deputati, arresti più o meno arbitrad, di1nostrazioni, congressi provinciali e regionali, art'icoli, in vario senso, di giornali hanno richian1ato l'attenzione del continente ed anche dei dorn1ienti della stessa Sicilia sul n1ovimento socialista dell'isola eh' è considerata come la perla del Mediterraneo: 1novimento, che in gran parte s' in1pernia nella costituzione e nella vita dei Fasci dei lavoratori. A questo . n1ovin1ento mi pare utile, anzi doveroso, guardare con occhio di socialista ed anche di dilettante negli studi di sociologia. 81bliotecaG~noBian·co ,·

LA RIVISTA POPOLARE I pnn11 passi. È innegabile: i primi passi nella organizzazione dei Fasci dei lavoratori furono dati dalla labo riosissima ed energica classe operaia di Catania, con la coadiuvazione efficace ed affettuosa di vari elementi borghesi e sotto l' in1pulso energico del deputato De Felice. Il terreno a Catania era ben preparato dalla vita relativamente prospera, che vi avevano n1enato dal I 860 in poi varie Società operaie di mutuo soccorso e con spiccate tendenze democratiche; la propaganda incessante dello stesso De Felice, la cui influenza venne centuplicata dagli. errori e dalle colpe dei suoi avversari ·sempre i1nplacabili e spesso poco onesti, fece il resto; e così il Fascio dei lavoratori della bella città, che superbamente si stende ai piedi di Mongibello, è riuscito uno dei meglio ordinati, dei più numerosi ed anche dei più vitali. Nulla si è lasciato d'intentato - date le condizioni intellettuali ed econon1iche della classe lavoratrice della Sicilia - per rendere vitale il Fascio dà lavoratori di Catania, e perchè l' esen1pio venga i1nitato n1i piace ricor1 dare che non si sono dimenticate le feste e gli onesti divertimenti per aumentare la coesione e la solidarietà tra i soci, per i1npinguare la cassa della Associazione ed anche per renderla più simpatica e cara a tutti. E n1enzione speciale merita la gita di oltre 1nille soci, con treno speciale, in Palern10 all'epoca della Esposizione nazionale, perchè fu produttrice di risultati vera1nente insperati dai suoi pro1notori ed organizzatori. Infatti la visita degli operai di Catania in una a qnella degli operai di Milano ed il congresso delle Società affratellate, che 1nutossi in vero congresso socialista, destò l' entusiasmo e l' e1nulazione nelle classi laboriose della città dei "\T espri sino a quel n101nento o co1npletamente disorganizzate o raccolte in associazioni tisiche, falsate nell' inBibliotecaGino Bianco

LA RIVISTA POPOLARE 37 dole e nell'indirizzo, disonestan1ente sfruttate dai politicanti appartenenti a vari partiti senza schietto contenuto politico e sociale, ma ubbidienti soltanto a gare e ad ambizioni personali. Nel 1892 così sorse in Palermo, sopratutto per opera di Garibaldi Bosco, il Fascio dei lavoratori, che in pochi n1esi - di che non n1i rallegrai mai con lo stesso caro amico Bosco - .contò molte mjgliaia di soci. Passo sopra a scioperi incons~lti, a tentyi precoci di cooperative di produzione - le più difficili a riuscire - e ad altri piccoli errori comn1essi dal Fascio dei lavoratori di Palermo, non i1nputabili spesso al suo presidente, che ne divenne l'anima vera, e constato con sincera soddisfazione che il primo in breve te1npo ha progredito n1olto sulla via della buona organizzazione e del buon indirizzo. Pri1na e dopo il sorgere del Fascio della città delle barricate e dalla quale non è difficile che parta qualche altra. grande iniziativa, 1noltissin1i altri se ne organizzarono nelle più in1portanti città della Sicilia ad iniziativa o con la cooperazione di antichi elen1enti radicali, che pel passato ebbero vaghe aspirazioni socialiste. Elementi giovani, colti, entusiasti, più di frequ.ente provenienti dalla odiata classe borghese, si 1nisero dappertutto alla testa del movimento : tali ad esen1pio il Montalto e il Curatolo a Trapani, il Pipitone e il Ruggieri a Marsala, il Petrina a Messina, il Lopiano Pomer e l' An1ato Cotogno a Caltanissetta, il 1narchese di l\,lontemaggiore a Favara ed altri molti, che non menziono per amore di brevità e perchè da poco ten1po si sono 1nessi.·alla prova e infine perchè non 1ni ricorrono alla n1ente. Non posso, però, tacere di un operaio vero coltissimo e pieno di abnegazione e che assai di più potrebbe fare se la soverchia n1odestia non lo in1pacciasse: il Cortese Pinnavaja di Caltanissetta. Bibli0teca Gino B1ç:1nco• ...

LA RIVISTA POPOLARE Ed ora all' ir.oportante: che cosa c'è da sperare da questa bella e inattesa efflorescenza socialista? . Anzitutto a spiegare certi fenomeni non' degni di an1mirazione è d'uopo rilevare che certi Fasci sono sorti con1e arma di co111battimento contro locali Società operaie infeudate ad uomini ed a partiti diversi. L'ideale socialista in questi casi non è servito che come marca di fabbrica, che doveva coprire la n1erce di contrabbando. Così alla pri1na occasione tali Fasci si sono visti rinnegare i principì che dovrebbero inspirarli e in nome del socialisn10 combattere anche i socialisti. Più di frequente i soci, che accorsero numerosi, furono trascinati nelle nuove associazioni dall'innegabile contagio psichico, che tanto più attiva1nente agisce quanto n1eno colte sono le masse sulle quali dispiega la sua azione; 111a ognun vede che in questi casj, scomparso il fascino del mo111ento ed anche la pa1Tenza teatrale, ri111angono soci poco utili, se non addirittura dannosi al sodalizio, dove portano un pericoloso contingente di sYogliatezza e di malumore. Nel maggior nun1ero, infine, degli operai, che si sono iscritti nei Fasci dei lavoratori della Sicilia e che del resto ne costituiscono l'elemento migliore, prevalse quel socialismo senti111entale, eh' è fatto di forte n1alcontento - e ' ben giustificato - dello stato presente e di vaga aspirazione verso un più lieto avvenire, tanto più seducente quanto più inghirlandato colle 111agicheprornesse contenute nelle parole giustizia ed eguaglianza. Manca, però, in questo maggior numero la coscienza vera di ciò che si vuole, dei mezzi congrui per conseguirlo ed anche il concetto adeguato della forza che si ha nelle proprie mani - giudicata talora grandissima e tal altra mini111a; e n1anca in generale questa coscienza perchè manca la coltura intellettuale anche la più elementare. BibliotecaGino Bianco

LA RIVISTA POPOLARE 39 Da questa deficienza vengono i 111aggiori pericoli cui possono andare incontro j Fasci dei lavoratori della Sicilia. C' è il pericolo della i111pazienza, che potrà esporli ed esplosioni inconsulte ed a più facili repressioni vagheggiate già e lasciate intravvedere dai governanti e dalle classi così dette dirigenti, che li guardano co111eun bruscolo negli occhi; c' è il pericolo non 111inore della dissoluzione, che può conseguire allo scetticisn10 ed alla sfiducia derivati alla loro volta dal non ottenuto conseguin1ento di risultati econo111ici e politici, sperati - e qualche Yolta pron1essi o annunziati - prossimi e pei quali non si sono fatti nè sforzi, nè sacrifizi adeguati. Intravvedo gr_avequesto pericolo nello appré'ndere con quale leggerezza dopo pochi 1nesi di esistenza, quando in cassa non c' è neppure un centinaio di lire, senza valutare le conseguenze dell'atto e le probabilità della vittoria certi Fasci vorrebbero intraprendere la lotta aspra e dolorosa che si chiama sciopero; grave lo intravvedo il pericolo dello allontana1nento dal sodalizio e della lenta sua dissoluzione quando incontro operai, del resto onesti e volenterosi, lamentarsi della incuria o della in1potenza del Fascio perchè in una malattia o in altro sinistro occorso loro, non appena ne fecero parte, non ebbero sussidi larghi e assolutan1ente sproporzionati colle quote pagate e ·qualche volta anche .... sen1plicen1ente pron1esse. Questi i pericoli dei Fasci dei lavoratori, dei quali, ben s'intende, non tutti sono minacciati in uguale misura. Si possono scansare tali pericoli? Certo che sì; e vi riusciranno gli egregi organizzatori non solo dando esempi continui di coraggio, di abnegazione, di attività; ma particolarmente consacrandosi all'opera modesta della diffusione di una adatta istruzione, che renderà veramente proficna ogni buona propaganda sociale e politica e darà ai sodalizi dei lavoratori la forza, che viene dalla soli'darietà, dalla . Biblioteca Gino B~anco

40 LA RIVISTA POPOLARE pazienza nello attendere, dalla coscienza di dover proporzionare i n1ezzi ai fini da raggiungere. Le inie parole forse riusciranno ostiche a taluni ; a coloro che credono, anche in buona fede, che quando si deve scrivere di associazioni operaie e di movin1enti socialisti si fa opera utile nascondendo la verità e sciogliendo inni a base di menzogna. Io che sono di diverso avviso, perchè da modesto cultore della scienza 1nedica ritengo la esatta diagnosi una condizione sùze qua non della guarigione, non n1i lascerò imporre dalle loro recri1ninazioni e continuerò, come per lo passato, a dire quello che credo essere la verità. E dire intera la verità sui Fasci dei lavoratori della Sicilia 1ni pare che giovi assai per evitare quelle an1are disillusioni che ci ha procurato la Romagna, dove i 111azziniani hanno in ultin10 servito di sgabello a coloro che Mazzini rinnegano; i repubblicani hanno fatto da battistrada ai monarchici; e i socialisti, quando non si bisticciano coi pri1ni, si sono acconciati con coloro che del socialismo· sono i falsificatori. Sicchè la Romagna di oggi ci si rivela, nelle sue manifestazioni esteriori ahneno, assai diversa da quella di alcuni anni or sono. * Ad ogni modo nel conchiudere 1ni piace constatare che in Sicilia come in Romagna la materia prima - se * Noi, pure rispettando le opinioni e gli apprezzamenti dell' egregio nostro amico, riteniamo che sia stato troppo severo nel giudicare i partiti popolari di Romagna. Qualche defezione tra le file repubblicane e il contegno di alcune frazioni del partito socialista in una o due città sono atti da condannarsi, ma che però non riguardano i partiti, bensì pochi individui. Se quelli fossero meno divisi e suddivisi, se tutti aborrissero dal litigio, se fossero più operosi e piì.1 amanti del sapere, la democrazia romagnola potrebbe risorgere in tutto il suo vigore ed essere di esempio ad altre, poichè ha forte la fibra e l'animo generoso ! (N. d. D.) . BibliotecaGino Bianco •

LA RIVISTA POPOLARE 41 così mi è lecito èhiamare il popolo, che si affaccia per le prime volte alla vita pubblica - è eccellente: ben coltivata, se ne potranno ottenere risultati meravigliosi. D.r NAPOLEONE COLAJANNI. GLI STUDI SOCIALI Noi siamo lieti quando leggiamo su per i giornali che in questa o in quella città si è fondato un Circolo di studi sociali. Dall'amor vero della scienza e dalla discussione nascono pensieri retti e giusti; si fa un po' di luce nella fitta selva de' sistemi e delle teorie: n1olti errori svaniscono. L'esagerazione. p~1ò talora sin1patizzare con la poesia, non con la scienza. I giovani, raccolti fraterna1nente in sodalizio, inda- - ghil)o, osservino, discutano. Il campo è aperto, senza lin1iti. Noi non ~emiamo neppure la più audace eresia : temiamo l' ignoranza, codesta notte degli anin1i generatrice di funesti. fantasmi, temiamo la musuln1ana indifferenza in cui n1olti si assiderano,: ai quali invano sorride l'aprile della vita.· e l'agile limpido· ingegno, È. dannosa alla gran causa· sociale la vuota rumorosa parola gittata agli aspettanti fra le torture d'ogni povertà onde ·calmarli e illuderli, e spesso mutata dall'oggi al doma!li, senza che all'uopo sia di guida la conoscenza della storia umana e dell'umana natura. Chi professa teorie sociali e se ne fa; apostolo, deve seguir l'esempio de' socialisti tedeschi: ,esser calmo e forte, amare la lingua e la , letteratura_ della propria nazione e delle altre principali, Biblioteca Gino Bianco

42 LA RIVISTA POPOLARE conoscere intin1an1ente il pensiero sociale dell'epoca, risalire ai principi filosofici, vivere con la vita stessa del mondo civile, conquistar giorno per giorno mercè il senno e la tena~ia dei seri propositi l'a~torità n1orale e la pubblica ~ducia. Proclan1are una formula, adorarla nel n1istero, e in qualche dato n101nento dirne ad illustrazione quattro parole, non è nè studio nè apostolato, ma un pretesto o una 1 ustra qualsiasi. Non si creda che ci atteggian10 a dottori e precettori. Conosciamo il nostro poco valore e non siamo che umili n1iliti negli studi e negli sperin1enti di carattere sociale, non ultimi però per convinzione. A 1nano a mano, senza pretensione, tratteremo di questo o di quel problema. Sono argo1nenti difficili sui quali troppo facilmente si sentenzia, e noi con occhio attento e possibilmente imparziale seguiremo gli studi e le polen1iche dei giornali, che in casa nostra e fuori possono dirsi specialisti nella materia. Salutian10 i nobili sforzi degli scrittori socialisti, coi quali abbia1n comune la parte critica de' loro programn1i, la guerra cioè agli stessi instituti, e l'immenso si1npatico fine che è la piena en1ancipazione dei lavoratori. Con essi, con tutti, dato che sia duopo scender sul terreno della polemica, saren10 cortesi e amorevoli con1e verso fratelli, che con diversa divisa con1battono per la stessa causa. È sì bella la serenità nelle pole1niche; ed è ben naturale che debba esser civile chi si avanza come araldo della civiltà. Se vuoi conquider l'animo anche di riottosi avversari, invece di risponder rosso d' ira col pungolo o la sferza, offri loro con cortesia i tuoi argo1nenti, come se offrissi delle rose ; pada con il profumo d'una vera gentilezza e affettuosità fraterna, e vincerai le lor diffidenze e i pregiudizi. Non dovre1nmo essere iniziatori di un nuovo BibliotecaGino Bianco

LA RIVISTA POPOLARE 43 Rinascimento? Ed ogni epoca rinnovatrice non è in fondo l'espressione, ne' libri, nelle opere d'arte, nelle leggi e ne' costumi, di una nuova giustizia e di una maggior bontà? E .non è nè pratico nè serio lasciarsi attrarre da varie e vaghe teorie, o impigliare· in una casuistica dissolvente. Sarebbe -meglio vivere col pensiero nella Repubblica di Platone o in Utopia o in Icaria, di quello che smarrirsi· nelle piccole maglie di sistemi ristretti. Ci dividiamo talvolta per sen1plici parole, non per cose, si che il partito della den1ocrazia repubblicana pare che proceda canterellando o stridendo su una infinita scala cromatica di variazioni in diesis e bemolle, e talora si n1uta la tranquilla arena della discussione in giostra di accaniti torneadori. Nè ci punge brama di preèorrere l'avanguardia .e di posare a radicalissimi. Chi in realtà è più innanzi nel vas_to arringo aperto alle prove degli intelletti e delle fantasie? Non certo chi abbandona la terra e il 1nomento presente o l' immediato domani, nè chi per un più alto grado di civiltà medita ovunque mucchi di rovine, e nen1meno chì · si foggia n1odelli di Stati o alveari di- società secondo il _gusto della bizzarra immaginazione. È o può esser nel vero chi conosce l' indole e il genio di una nazione o di una razza, e ne interroga l'intima coscienza, e ne sente gl' istinti, e ne scruta i bisogni, e misura le diverse ardue difficoltà, ed evita con savio tatto i pericoli gravi profondi tremendi delle _guerre civili, e ri: spètta gli essenziali elementi dell'umana natura ed anzi li concilia, pur distaccandosi nettamente dal caos industriale ed economico odierno, col proposito di mutarlo profondamente, e di costituire l'associazione dei liberi, ove niuno consumi senza produrre, ove il lavoro conceda la sola nobiltà morale e l'agiatezza, ove la ricchezza non sia più monopolio di pochi a danno de' più ora dannati alla fame BibliotecaGino Bianco

44 LA RIVISTA POPOLARE al dolore alla 1norte precoce, e si possa stabilir sicuramente quella grande fan1iglia tunana che si deve regger 1nercè l'amore, e che sinora fu solo predicata dai pergami co1ne irrisoria promessa o dannata su per i libri e i giornali come funesta utopia o derisa co1ne follia. Nessuno di noi è individualista, nè, d'altronde, con1unista. Ma quali e quanti studi, e quante vie_ancora ignote fra i due termini estremi! Nessun di noi si arretra dinanzi ad una possibile trasforn1azione della proprietà che non è più l'inaccessibil santuario sbarrato da porte di ferro ai profani. Nessun di noi deve per timidezza d'animo arrestarsi a mezzo della via, 111a lcuno non chiami troppo prudente -e non asso1nigli a pallido avaro borghese colui che chieda ~hiarezza o praticità alle soluzioni di problemi, oscuri e ardui come abissi, e che anche si preoccupi non per sè, 111a per i destini della civiltà avvenire. I negatori assoluti e violenti hanno essi recato gran danno alla causa del socialis1no razionale e tunano, più ancora che i tin1idi avversari. V' ha chi dice : - Fa troppo freddo sulle alte vette della scienza; colassù la n1ente si perde; si resta adoratori platonici di verità presunte, e non si distinguono le lontane realtà della vita; non giungono colassù le n1ille e mille rneste voci che salgon dalle vallate oscure. V' ha chi dice: - Il socialismo s'impara solo fra le file degli operai, o visitando i lor bassi un1idi tuguri, o errando per le ca1npagne arse ove si curva e si macera l'agricoltore, o penetrando nelle fu1nose miniere. Erra, a nostro avviso, chi si compiace solo dell'alta parola della scienza, ed erra chi la dispregia o la dimentica. Svolgete, voi che cercate il giusto e lo volete tradurre in atto, le pagine de' nuovi libri che la scienza in1paziente appresta, pensate, osservate, scernete, criticate; 1na in pari BibliotecaGino Bianco

• LA RIVISTA POPOLARE 45 tempo non racchiudetevi, come romiti incappucciati, in voi stessì, paghi della vostra dottrina; interrogate· chi soffre, vivete con essi, pigliate cognizione non sòlo n1ercè l'arida statistica dei n1olti inali onde il proletario gen1e o i1npreca. Dalle cime della scienza che si perdon nel cielo scendete pure con coraggio entro gli abissi delle geenne sociali. Tutto nella vita dovrebbe essere un'armonia di pensieri e di atti. èerto è che lo stato sociale presente deve trasformarsi sino alla base: o la società risolve il gran problema, o essa muore. O si accinge, non con esili riforn1e appariscenti, a n1utare sè medesin1a e le leggi da cima a fondo, mutando anzi tutto il principio regolatore del diritto e della vita pubblica, o essa si darà in preda a lunghe e terribili lotte sociali. Chiediamo ai conservatori di destra e di sinistra: con1e resistere all' esercito operaio che si avanza, e che non sente più d'essere schiavo, come in passato, nell'ordine politico,. e tenta di sciogliersi dagli ulti111ilacci? Con1e resistergli quando già da tempo gli danno ragione la filosofia e la. religione stessa, nella sua vera essenza, che altri predica mentendo? Con1e resistergli, quando la scienza agevola vie più ogni giorno le comunicazioni fra i popoli e la poesia è altera di cantare i benefici della nuova età? Già il Disraeli diceva del socialismo: « Esso ora non è che un lieve zefiro agitante appena le foglie, ma ben presto sarà l'uragano scat~nato che tutto rovescierà sul proprio passaggio » . E ciò per colpa _de'conservatori che innalzano dighe,· invece di essere se111plicemente umani, e rispondono colle armi a chi cerca di realizzare le evangeliche parole su questo len1bo di cielo eh' è la terra. Non sia1110vandalici distruttori, non invochiamo uragani, ma procelle ristoratrici. Le questioni sociali, assicuBibliotecaGinoBianco f

LA RIVISTA POPOLARE rata la libertà politica e civile, risolvonsi a gradi 1nercè la virtù, la scienza e l'esperienza. Ponete a capo de' moti sociali il bieco egoismo o l' empirisn10 volgare, e la scienza stessa risponderà parole senz' eco. E la dittatura farebbe in breve giustizia di un popolo-che bizzarra1nente andasse alla ventura, senza senno e senza fede. Intanto inoltriatnoci seguendo la via delle tunili ricerche. Meglio, n1eglio assai che seguir solo e sempre le teorie generali, in simili questioni, e la pompa de' nomi. Quelle illu1ninano il can1mino, ma non basta essere illuminati, è d'uopo procedere. Quanti equivoci per 'i' aria! Seguia1no pure il sistema inglese: tentare al 1nomento opportuno la bontà pratica di un sistema: ciò che noi ora crediamo pratico non può esser tale domani, e ciò che crediamo vecchio o chimerico può essere domani possibile e opportuno. Non dobbian10 di1nenticare, oltre ai principì della nostra scuola italiana, i presentin1enti di un son11no filosofo, il Fichte, che già da gran ten1po annunziava la novella organizzazione della proprietà, nè gli avvertimenti di un insigne economista, lo Stuart Mill, che presentiva come in avvenire sarà dato all'elemento collettivo un più gran posto. In antico questo fataltnente spegneva l'elemento individuale, con1e oggi l'elemento individuale spegne il collettivo. E pensiamo sempre che le antiche istituzioni sociali, quali esse siano, assicuranti da secoli al popolo la proprietà, furon quelle de' cantoni svizzeri, ove la libertà, eh' è s-ì cara, si 1nantenne fra le rupi integra e viva, difesa dal pe~to e dal braccio di quei gagliardi 1nontanari, fra le rupi ove, co1ne scnve il compianto De Laveleye cui tanto deve la critica sociale, « è il regin1e più radicalmente democratico che si possa ideare » • ANTONIO FRATTI. BibliotecaGino Bianco

• LA RIVISTA POPOLARE GIOLITTUIOMODI STATO? È o non è? alcuni se lo chiedono ancora. Forse alcuni se lo chiederanno sen1pre. 47 ) Ma è un vero uomo di Stato o si è mostrato in questi mesi di governo nè più nè n1eno di quello che l"odefinì un suo a1nico: un gesuita vestito da carabiniere in riposo? Ecco, a dir vero, per essere uon1ini di Stato ci vuole altra stoffa. Non basta esser capaci di una sorpresa o di una violenza, nè di un artificio o di un'insidia. Non corria1no con la n1ente nè ai Fox, nè ai Pitt, nè ai Channing, nè ai Cavour, nè ai Bismarck, nè aì Gladstone. Questi grandi uo1nini di Stato avranno avuto essi pure i lor difetti; saranno stati incerti e tiepidi, in dati mo1nenti, talora alcuni di essi saranno stati anche feroci ; certo nes-, suno di loro fu impeccabile; n1a ebbero carattere uguale e tutto di un pezzo come fosse di granito. Ma almeno l'on. Giolitti ha egli il profilo dell'uomo di Stato? Il Guizot indica le qualità speciali che distinguono l'uomo di Stato, e dice che su tutto è l'autorità del caratter·e. Già lo disse il Voltaire: « non è una penetrazione superiore quella che fa .gli uomini di Stato, ma il loro - carattere » • Ma, dicia1no noi un1ilmente, se il Giolitti non può assomigliarsi al Depretis per la flessibilità e variabilità del catattere, non può però offrirsi egli stesso per modello. Un impiegato dello Stato che lavora assiduamente e che in tempi normali cerca di salire, che è capacissimo quando si tratti di fare lo spulciatore dei bilanci, eh' è indifferente • alle varie gravi ed alte questioni di politica estera ed in-· terna, e che se ne s_ta alla Camera compassato e immobile per varie legislature prendendo la parola solo intorno a piccole variazioni di progetti finanziari, può dirsi un BibliotecaGino Bianco

LA RIVISTA POPOLARE uon10 esatto, cautissi1no, prudentissin10, chiuso, che aspetta la sua ora, che non si con1111ove, come uno scoglio, in mezzo alla marea delle passioni, ma bisogna attendere e attender molto prin1a · di chiamarlo un carattere. Egli ha le speciali qualità dell'alpigiano, ma non basta saper salire. Seconda qualità, a giudizio del Guizot: la fecondità dello spirito. In verità, dello spirito (per ora parlian10 dello spirito nel senso di humour) il Giolitti ne ha poco o nulla, e quindi non può averne fecondità. Ne aveva pochissin10 il Di Rudinì, pochissimo, quasi niente, pure il Crispi, pronto agli scatti impensati, pronto ai paradossi, alle esagerazioni, ai motti solenni, ma sen1pre con l'assenza dello spirito. Morto il Depretis, vecchia volpe di Stato, svanì lo spirito dal banco ministeriale. Il Giolitti non ha nè serenità nè brio nè gusto artistico: sen1bra una sfinge che brontoli monotone parole. Però la fecondità dello spirito (nel senso alto della parola) sta nell'adattare prontamente i n1ezzi alle circostanze, nel trovare in n1odo rapido savi espedienti, nel- . l'aver viste chiare nette precise, non ondeggiamenti, non ripieghi volgari, non atti da pusillanime. Ha egli, il Giolitti, tale fecondità? Ricorrere al mezzuccio, tacere una cosa in1portante, s1nentire mentendo, ricorrere al piccolo inganno, fingere di sfidare e finger di· cedere, tutte queste mosse piccine provano la fecondità dello spirito? Non lo credia1no. Nei giorni 111iseridi tutto, nell'ore prosaiche, quando si tratta di ripieghi, in politica e in finanza, allora tale politichctta è buona ed anche utile. Ed è degna di una folla che si piega anzi tutto per debito di gratitudine, cioè della maggioranza parla1nentare; degna di un'epoca che non ha ideali. Terza qualità: la prontezza della risoluzione. Di questo non si può dir nulla: egli ha la prontezza delle finte s1nentite e delle inesattezze, ma l'altra non l'abbiamo ancora osservata. Attenderen10. La potenza della parola: quarta qualità dell'uomo di Stato. Egli, H Giolitti, è un prosaico oratore pigro, disadorno, n1onotono. Conosce le arti dell'uo1no parlamentare BibliotecaGino Bianco

LA RIVISTA POPOLARE 49 (non per nulla fu sì assiduo alle sedute), affronta le situazioni, è anche violento talora cogli oppositori, è stato pure insolente con amici nostri, ha il vantaggio della cosidetta n1odernità, conosce a fondo certe questioni d'indole finanziaria e, in genere, tutte le varie questioni di carattere parlamentare. Ma non lan1pi di genio, non idee larghe ed alte, non forma ricca o elevata, non finezza di concetti, non arte vera, non eloquenza. Co111ediscorso di burocratico il suo discorso è bello. Altra qualità: l'intelligenza simpatica delle idee generali e delle passioni politiche. Noi credia1110che egli n1anchi di quest'ultima qualità, o al più conoscerà bene le piccole idee e le passioncelle fuggevoli della giornata. Ora che si attende da lui, che si spera? Rispondono i suoi fidi: attendete, ora non ha potuto far nulla, aspettate il verbo di Bronero. E già gli suggeriscono quel che dire: deve di1nostrare al paese che, causa inaspettati eventi, non ha potuto far n1olto e che farà, deve descrivere al paese le an1arezze che ha trangugiato e che special men te tu, o crudele an1ico nostro, on. Colajanni, gli hai fatto trangugiare ! C'è la differenza da Giolitti al vero uon10 di Stato co1ne da un forte e fido can di guardia àl leone. Y. ILPATRIZIATEOILCENSO NELL 'Aì\Ii\IINISTRAZIONE PUBBLICA Non sono un apostolo della lotta di classe. Nè, se per questa v·olessi operare, sceglierei le serene pagine della Rivista popolare. Premetto questo per non essere frainteso, tanto più che per n1e non sussiste distinzione di classe fra cittadini, fra uom1n1. . ~ BibliotecaGino Stanco

50 LA RIVISTA POPOLARE Ma nell'opinione comune e sopratutto nell'opinione popolare, e in Italia più forte che altrove, la distinzione sussiste. La prova l'avete tutti gli anni, tutti i giorni. Dovunque si presenti un nobile, un ricco, la probabilità per loro d'esser preferiti, indipendente1nente dai principì che seguono, dalle opinioni che professano, dall' azione che esplicano, è 1naggiore che per chiunque altro. In un collegio italiano, non ultimo per civiltà e per coltura, ferveva la lotta elettorale politica tra un progressista costituzionale e un radicale. Le· probabilit~ dell'urna erano per quest' ultin10. Non so più qual duca o principe, stanco d'aver tenuto per circa due anni la contabilità di un'amn1inistrazione co1nunale in liquidazione, telegrafò, otto o dieci giorni prima dell'elezione, che accettava la candidatura offertagli da alcuni suoi ammiratori di quel collegio. Bastò quel telegra1nma per far cessare in 2 4 ore la lotta ardentissi1na: -il duca fu eletto quasi ad unanimità! Non si tratta d' un fatto isolato, ma d'un fatto che si ripete di continuo n1igliaia di volte in tutte le manifestazioni della vita pubblica italiana. Cominciando dai due rami del corpo legislativo, lasciando da parte la diplo1nazia, l'esercito, la marina infeudati nei gradi principali per tradizione, per interesse dinastico, per consenso generale al1' aristocrazia, e venendo giù dalle amministrazioni bancarie, provinciali e con1unali fino alle più 1nodeste istituzioni di beneficenza, è un fatto che non giova negare; in tutte le · regioni d'Italia, ove più ove meno, il patriziato e il censo, l'aristocrazia vecchia e l'aristocrazia nuova, favoriti anche dalla legislazione; prevalgono nell' a1111ninistrazione della cosa pubblica. Ora, a 1ne co1ne ad altri moltissimi, i nobili, i ricchi soltanto perchè nobili e ricchi non fanno nè caldo nè freddo. Non ho ragione di odiarli nè di porli a11'indice del servizio pubblico tanto più che tra loro vi sono state e vi sono lodevoli eccezioni. Ma nel te1npo stesso, sinceran1ente parlando, non trovo plausibile il preferirli. Quali le cause del fenon1eno, o 1neglio, del fatto che li fa, generaln1ente, preferire dal pubblico? BibliotecaGino Bianco

LA RIVISTA POPOLARE 51 La risposta è facile e pochissin10 consolante. La tradizione, null'altro ! Trent'anni di vita nazionale non possono bastare a distruggere una convinzione radicata nell'immensa maggioranza del _popolo italiano. In un paese che possiede milioni d'abitanti oltremodo felici ed orgogliosi di dare dell' eccellenza a qualcuno, la venerazione verso l'aristocrazia vecchia e nuova non si distrugge facilmente. Eppure un n1ezzo, se non di distruggerla, di di1ninuirla fortemente, ci dev'essere, c'è. Ed è l'apostolato, la propaganda continua non a base di partito, ma di verità. Tutti pecchiamo dello stesso peccato. Anche ai democratici basta sovente una professione di fede, una dichiarazione in un giornale, una parola in un meeting per stendere le braccia entusiasti al nobile conte, all'esimio n1archese, all'illustre principe, all'onesto banchiere, all'integro agente di cambio, che entra a tan1buro battente nelle file del partito. E sbagliano n1aledettamente I E le. conseguenze si Yedono poi. Non pongo in dubbio un solo n101ne11tola perfetta· buona fede politica di coloro che, trovandosi in elevata posizione finanziaria, chiedono i voti del partito de1noc~atico per salir sublimi. Ma in tutte le lingue c' è un proverbio che in francese suona così : Cltassez le nature! il revient de galop. Mi spiego. Per me l'interesse pubblico non è altro éhe la son11na degl' interessi privati. Quindi il teorema politico che nulla più nuoccia all'interesse pubblico quanto il reggimento di classe, vale a dire l'oligarchia. Data e conceduta la massima one~tà d' intendimenti, i_l più illibato patriottismo, la maggior rettitudine nell' operare, non si può pretendere da un uomo che rinunzi alla propria natura, a sè stesso. Gli atti di abnegazione civile sono appunto celebrati e premiati perchè sono straordinari e tali che non si possono imporre a ciascun individuo. Nessuno ha diritto di pretendere da 1ne che, non saB1blioteca Gino Bianco

52 LA RIVI STA POPOLARE pendo nuotare, mi getti in acqua per salvare un uon10. Se compio quest'atto la società 1ne ne dà lode e pren1io, appunto perchè oltrepassa i miei doveri civili e 1norali verso i miei simili. Ora è inutile credere e pretendere che un programn1a elettorale, un discorso conviviale diano guarentigia di 1nutazione essenziale nelle idee d'un uo1no, che vive in un an1biente assolutamente diverso da quello in cui si agita l' in11nensa n1aggioranza degli uon1ini che chiedono al quotidiano lavoro il pane quotidiano. Altre prove ci vogliono! Il nobile, il ricco vive necessariamente in lotta d' interessi coi cittadini delle altre classi. Egli non vede la prosperità universale che nell'aumento dei redditi fondiari e mobiliari e nei casi di bisogno pubblico si sente naturalmente attratto a provvedervi gravando la produzione del lavoro e sopratutto i consumi; la ragione è troppo semplice perchè io la din1ostri. Ma quel che 111i'nteressa di dimostrare si è che di quest'ordine d'idee, naturalissimo e quasi necessario nel loro ceto, si risentono i loro metodi nell'amn1inistrazione pubblica. Cito un ese1npio eh' è sen1pre sotto gli occhi del popolo: ciò che avviene nelle amministrazioni dei comuni. Si lotta ordinarian1ente a base politica; 1nonarchici n1oderati o progressisti, democratici, clericali più o meno intransigenti, si contendono il campo. Ogni partito e frazione di partito ha i suoi candidati; fra questi ogni partito cerca d'iscrivere i maggiori del comun~, vale a dire i più ricchi, e per conseguenza i nobili più o n1eno recenti. Che ne consegue ? Con1posta l' an1n1inistrazione è assurdo pensare. che il n1archese X di parte clericale, il banchiere Y di parte monarchica e l'appaltatore Z di parte radicale possano essere un solo n1omento in disaccordo circa i 1netodi da seguire. Notisi, eh' io parlo sempre nell'ipotesi della maggior buona fede e del più sincero patriottisn10 in tutti. Il comune capitato nelle loro mani avrà dei debiti, come avrà dei bisogni. Ebbene, lo studio degli an1ministratori si rivolgerà subito, per naturale preferenza, al pareggio dei conti. Sopprimeranno servizi, in1porranno balzelli, affa1neranno il BibliotecaGino Bianco

LA RIVISTA POPOLARE 53 paese. Ma dopo un anno di rigida, di spietata amministrazione il bilancio sarà tornato in avanzo. E il popolo e la stampa grideranno osanna I A quale costo però? Quali saranno i servizi soppressi,' di quale natura i balzelli imposti? È epica la lotta che da anni ferve in Italia per l' istruzione elementare, pei servizi sanitari, per le bonifiche, per le comunicazioni. I maggiori e più accaniti avversari ad ogni novità non son forse sen1pre gli an1ministratori locali? La concessione d'una linea di tran1ways non onerosa, ma anzi lucrosa pel comune, si discute più che la tassa di famiglia o sul valore locativo. L'apertura d'una scuola incontra ostacoli che sono ignoti all'istituzione d'un pennacchiuto corpo musicale. La costruzione d'una strada esige l'intervento coattivo del Governo, n1entre alle spese per la festa del santo patrono occorre il freno i1npotente di una legge di Stato. E tuttociò è semplicissimo. Non c'è ragione che il tramway sia apprezzato da chi possiede carrozza; non c'è ragione di aprire una scuola per chi può pagare i 111aestri o mandare i figli in collegio; non c'è ragione di aprire una strada per chi appunto a causa della mancanza di comunicazioni trae sovente 111aggior frutto dal prodotto delle sue proprietà. Non c'è ragione di fare per chi dal1' inoperosità, dalla n1iseria universale trae occasione d' usureggiare. Non c'è ragione di occuparsi del povero per chi povertà non conosce. E questo spiega gli splendidi risultati che illustri amministratori di comuni e d' opere pie presentano ogni anno al pubblico de' loro devoti a1nn1iratori, i quali decretano allori e benen1erenze civili a pareggi ed avanzi che sono negazione di civiltà e d' u1nanità, perchè ottenuti a carico dell'ignorante e del povero. lvla un altro argomento che ·dovrebbe influir decisamente a rendere 1neno preferibili i nobili e i 1naggiori censiti è, in gen~re," la resupina ignoranza di costoro nella scienza deltamministrazione pubblica. Loro criterio esclusivo sono le buone regole massaie dell' amn1inistrazione privata, regole che entrano facil111entenel cervello della più modesta e anche meno intelligente madre di fan1iglia." TorB'b ioteca Gino Bianco

54 LA RIVISTA POPOLARE nando all'esen1pio dell'apertura d'una scuola, costoro la giudicheranno alla stregua della spesa che occorre per il locale, per l' in1pianto, per la paga del maestro ; non n1ai alla stregua del vantaggio effettivo e n1ateriale che il paese può risentire dallo sviluppo di produzione intellettuale rappresentato da una sc~ola. La ricchezza non è per essi che la somma delle monete o dei biglietti di banca... E se agli economisti questa definizione non garba, segno è che non hanno un soldo. Molto la stampa potrebbe e dovrebbe fare per sfrondare gli allori mietuti da questa specie d'amministratori. Ma in Italia pur troppo difetta quello spirito d'analisi che pern1ette il giudizio sincero e illun1inato delle cose non nei loro effetti 1na nelle cause che li producono. Quante bene1nerenze e quante male1nerenze troppo facilmente decretate cederebbero il posto alla verità e alla giustizia. Quante riputazioni personali rientrerebbero nell'orbita del1' ignoto donde mai avrebbero dovuto uscire? Ma anche un'altra cosa fa difetto in Italia. Lo spirito d'indipendenza, e questo difetto spiega meglio di tutto le ragioni del male eh' io deploro. DEMOFILO. AL TRAlvIONTO Egli era assiso innanzi a un'antica scrivania, fra libri che a1nava con1e la luce, fra ricordi di compagni d'esilio e un ritratto di donna che pareva sorridergli, con1e nel dì delle nozze. Di contro vedevansi gli alti alberi del tranquillo giardino don1estico a lui sì caro. Alcuni rami di pian te in fiore intrecciandosi penetra van dal balcone nello studio: sen1brava che portassero al vegliardo, nell'ultima sua giornata, un profu1no di primavera e dicessero: don1ani Biblioteca Gino Bianco

LA RIVISTA POPOLARE 55 posere1no su la tua bara. Salivano dal giardino liete voci infantili. Dove vidi n1ai simile bellissimo volto? Forse in una tavola del Perugino, forse in un affresco del Melazzo in San Pietro. I vecchi lo conobbero per le nebbiose meste vie dell'esilio o sui càn1pi ove l' arme in pugno si cercava il bacio della vittoria o della morte con febbre d' innamorato. Lo videro i vecchi e i giovani dovunque eran lagrime da tergere. Egli era una grande onestà e una grande bontà. Aveva parlato e scritto poco nella fortunosa vita, aveva agito e sofferto molto. Eroe n1odesto e sereno, rifuggì_ sempre da vanti, da pettegolezzi, da grida, da minacce. Un buon libro era per lui u1ia diletta compagnia. Una buona azione valeva per lui cento discorsi. An1ava la musica perchè ti toglie da cure volgari. A1nava i fanciulli più de' raggi del sole, dopo il gelo e la tempesta, nella nascente primavera. L'argentea batba scendeva sullo scarno petto tremante come per brividi. L'occhio errava incerto e velato. Le forze gli n1ancarono ad un tratto. Avrebbe voluto chiamar qualcuno. Ma così avrebbe tolto anche Ugo, il piccolo vispo leggiadro nipote, ai giuochi in giardino, avrebbe destata la sua sorellina Maria, la perla delle bin1be, dorn1ente nella culla. Forse, pensava, è male passeggero. Ma se la n1orte viene, bisogna accoglierla con gratitudine. Quando gli anni pesano e ogni giorno aggiunge un dolore alla trama della vita_,ell' è una liberatrice pia: così Platone la pensò, così i tragici greci la cantarono. In11nagini di guerra passavano per la n1orente fantasia del vegliardo: ricordi de' giorni epici, vaghi presentimenti di nuove battaglie. -- Crescerà la gioventù a simiglianza de' vecchi che se ne vanno? Sarà ella sì forte? E sì n10desta? Pe·r un nuovo motto della scienza, sull' aie dei sogni, riderà ella in faccia ai veterani .che le diedero una patria?· No, no! Ella sarà buona e forte, sarà ardita e saggia. - Così la stanca mente di~eguavasi fra i bagliori della spe- . . Biblioteca~ino Bianço

LA RIVISTA POPOLARE ranza. Egli non ri1npiangeva nulla. Vale la pena di avere sofferto anche atrocemente pur di aver vista una sola aurora, pur di avere attinto ·alla soavità dell'amore, pur di ayer baciato, fra gli inni echeggianti, il lembo di una bandiera redentrice. Passavano per la rnorente fantasia im1nagini e ricordi di guerra. Gli pareva di veder nella tacita luce del vespero Garibaldi, ritto in arcione, accennante alle Alpi orientali. L'animo era limpido come di veggente. Una leggenda narra che i moribondi indovinano. Le labbra socchiuse mormoravano dolcemente nomi di fanciulli. Nell'ora del n1istero, in quella solitudine, il suo animo esalava pensieri delicatissin1i. Lessi in uno scrittore tedesco: <, Con1e i fiori talora esalano verso sera i più dolci profu1ni, così v' hanno animi che non rivelano il segreto della loro ricchezza e non sono n1ai tanto grandi e subli1ni quanto nell'ora della morte». Egli tentò alzarsi dalla poltrona e ricadde sfinito. « Non c'è più forza... anch'io verso ignoti orizzonti ... a nuove battaglie anch'io... ma come sopportar la fatica del viaggio?... Essi, i giovani... andranno senza di noi ... eccoli, i nostri figli... sulla via dell' onore, alle lotte per la giustizia, per i sofferenti del inondo ... la carovana è là per l' imn1ensa pianura ... essi vedranno il nuo,·o giorno ... sento i loro cantici. . . oh benedetti! oh quanto è bella la . . I g1ov1nezza.... » • Il vegliardo non ebbe agonia: parve addonnentarsi. Il sole era già disceso dietro le alte elci del giardino. Ugo fra risa argentine correndo per i viali cantava la prin1a s~rofe di un noto inno. Maria entrava lieyemente in punta di piedi nello studio balbettando : nonno, Yieni ! A. F. BibliotecaGino Bianco

LA RIVISTA POPOLARE 57 L'UOMODEI CAMPI - Curvo sull'aratro, egli rompe il maggese per la sementa ventura. ' E lui che semina, ma è il padrone che raccoglie, chè ha sa.puto nel patto colonico farsi bene la parte del leone, aggiungendo l'usura alle necessarie prestanze agricole, poichè in tutti i rapporti degli uomini fra di loro è purtroppo la massima del diavolo quella che viene applicata - il tuo bisogno fa la mia occasione. Io so di che si ciba quel contadino. La mattina focaccia gialla, la sera polenta, innaffiata da un lungo sorso di vinello acetato che ha potu lo ricavare dalle vinacce spremute, concessegli dal padrone nella sua muniRcenza infinita. Questo è stato e sarà il pasto di tutta la sua vita. Gli hanno detto che il lavoro fu dato per condanna all'uomo dal Signore ; e lui, senza guardarsi d'attorno se qualcuno gavazzava nell'ozio, ha creduto. Gli hanno detto che il mondo è andato sempre così e che sempre così andrà sino a1la consumazione dei secoli. E lui ha creduto. Gli hanno detto che i ricchi sono ricchi perchè così è la .indiscutibile volontà del buon Dio, che li destina alla supremazia nella so- . cietà umana. E lui ha creduto. Gli hanno detto che le sofferenze in questa vita sono tante opere meritorie per le future glorie del paradiso. ' E lui ha creduto. , Gli hanno detto che l'ignoranza è una condizione felice nell'uomo. E lui ha creduto. E con questo ha ragione Byron: - Vuoi• tu sapere per quali mezzi Giaffir è potente? Guarda quelle terre incolte, interroga il villico desolato al quale egli rapì il prezzo dei suoi sudori. Ma un giorno o l'altro questo' cencioso servo della gleba freneticamente sospinto dagli spettri del bisogno, non tenterà rompere con la violenza queste artificiose catene c;:>ncui Io hanno avvinto per renderlo una macchina di lavoro coatto che rende molto con poca spesa? Bibiioteca-GinoBianco ,/ . •

LA RIVISTA POPOLARE Tu lo sai dirò col dottore tedesco della leggenda - il popolo della montagna medita ora incessantemente decifrando le note della natura e del gra~ito. E allora? Allora avverrà con la forza ciò che non hanno saputo o· voluto prevenire con sincere ed adeguate riforme. È vero o no che il lavoro è legge per tutti? È giusto o no che tutti hanno il diritto di vivere? È certo o no che le regole della vita, per ciò che riguarda l'igiene, l'istruzione, il riposo, la ricreazione, sono uguali per tutti? Non capisco adunque perchè, a causa di queste profonde e odiose divisioni sociali, i nove decimi del genere umano vengano costretti a soffrire in un lungo, in un lento suicidio. Io non veggo che una divisione sola, quella degli uomini del lavoro; del lavoro in tutte le sue manifestazioni intellettuali e materiali, ed una sola soluzione possibile, del reparto dei frutti di questo lavoro a1 lavoratori secondo giustizia. Si dirà che è socialismo! Io so eh' è la meta comune agli uomini di cuore, repubblicani, socialisti, o schietti democratici che siano! Quanti spaventi suscita fra i timidi una parola rncompresa, e peggio quanti avversari accaniti, prepotenti, interessati! Perchè? Goethe fa dire a Mefistofele: - Ciò che non toccate è per voi lontano cento leghe, ciò che non possedete è come non esistesse per voi; ciò che sfugge alla vostra mente lo chiamate falso, ciò che vo1 non pesate non ha peso, e la moneta, se non è battuta da voi, non ha valore. Inutile negarlo. Ciò che commuove 111 oggi l'ambiente sociale è l' idea repubblicana-sociale, che s'impone alla mente dello statista come un imperativo categorico, che si sostituisce alla speculazione metafisica del filo- . sofo, che illumina le concezioni dell'arte, che dà una fede alle masse, che riempie di sè tutti gli organismi sociali anche 1 pitt vecchi e refrattari, papato ed imperio. Chi è che guarderà neghittoso, aspettando il novo giorno, tutte le grandi e potenti manifestazioni degli uomini del lavoro? Io sono con Faust: « - Lottiamo là dove pitt incalza la corrente del tempo - ». CETEGO. BibliotecaGino Bianco

LA RIVISTA POPOLARE 59 NOTE SCIENTIFICHE Una spedizione al Polo Nord. Il I 3 luglio lo steamer « Il Falcone » è giunto a San Giovanni di Terra-Nuova. Aveva a bordo il tenente Peary, la sua signora, dodici marinari e un .domestico. Il I 4 luglio è salpato per la baia di Wowdon, situata a 3 5 miglia al nord del porto di Cormick, ove il signor Peary aveva stabilito, nell' ultima spedizione fatta, il suo quartier generale. Questa volta intende spingersi fino alla regione polare, così si è fornito di animali: come cam, as1111e piccioni viaggiatori, e di cibi per due anni. Fortuna al coraggioso esploratore! Una curiosa applicazione delle uova del serpente a sonagli. Con queste uova si fabbrica attualmente dell'olio, al quale si vuole attribuire il pregio grandissimo di porre un sicuro rimedio contro le nevralgie ed i dolori muscolari. Questo rimedio è riservato però per le classi privilegiate, anzi molto privilegiate; giacchè 30 grammi di quest'olio costano la bellezza di I 2 5 a I 50 lire. Ecco, secondo la Revue des sciences naturelles appliquées, come si procede per raccogliere il prezioso prodotto. Il cacciatore, armato di una specie di lancia munita di una lama terminata a ronchetto, stuzzica l'animale e gli taglia la testa quando si drizza davanti a lui. Si apre subito il ventre dell'animale per estrar- - gli le uova, quando ne abbia; uova che si fanno bollire nell'acqua per un certo tempo. La materia oleosa salta a galla si raccoglie e si pone in un alambicco per togliere l'acqua che può contenere. Dopo s1 filtra a traverso della tela finissima e si pone in bottiglie. BibliotecaGjnoBianco

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