LA RIVISTA POPOLARE 7 febbrilmente il proprio posto o a disputarne uno a n1e vicino e da zittìi ripetuti ed insistenti che provenivano da ogni parte. Una vera folla di deputati circondò il s~condo banco del settore dell' estrema sinistra da dove dovevo parlare ed occupò l'e1niciclo e le due gradinate laterali, 1nentre gli altri protendevano il corpo dietro al proprio banco per n1eglio ascoltare. Poscia successe un silenzio sepolcrale, che consentiva il potere avvertire ogni 1nini1norumore, soltanto interrotto da involontari colpi di tosse con ogni studio repressi. Dai deputati e dal pubblico straordinariamente accalcatosi in tutte le tribune non fu perduta una sola inia parola, nonostante che la n1ia voce fosse rauca e debole. Ebbi quasi paura di quel silenzio e di quella attenzione; e certo ricevetti un' in1pressione in quel momento, che non si cancellerà n1ai dalla mia n1ente. Se ricordo tutto ciò lo faccio perchè - come si vedrà - non posso trarne argon1ento ad inorgoglirn1i e a vederne lusingata la vanità, che può allignare nell' anin10 n1io, come in quello di ogni altro uo1no. Infatti in quel silenzio, in quella attenzione, in quella solennità la mia persona no11 ci entrava che per pochissimo ; anzi per nulla. Io non era e non sono un uon10 di Stato; non un grande oratore, anzi non sono çhe un medioérissin10, disadorno e talvolta sgra1n1naticato ragionatore alla buona; non il leader, n1a l' un1ile gregario di un partito - del partito repubblicano socialista - a cui 111ionoro di appartenere dai n1iei primi anni. Il silenzio, l'attenzione, la so- 'iennità erano per le cose che si sapeva vagamente dai giornali nostrani e stranieri che io doveva dire e che 111ei rano state confidate; e al successo - n1i si consenta la_parola del gergo teatrale - della seduta parlamentare la mia persona noti contribuì che con1e uno strum~nto materialey quaS1 come un semplice e modesto portavoce. Biblioteca Gino Bianco
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