La Rivista Popolare - anno I - n. 1 - 15 luglio 1893

I LA RIVISTA POPOLARE 31 telletto, liberi da ogni serio controllo; le linee di navigazione di fatto monopolizzate con tutti i privilegi; le imposte infinite, proteiformi, insopportabili che soffocano, schiacciano anche quei pochi che nell' Agricoltura, nell'Industria e nel Commercio potrebbero riuscire a stare in piedi; il malcontento che serpeggia dappertutto e crea dei. rivoluzionari - e rivoluzionari intelligenti - fra le classi stesse privilegiate; tutto ciò accenna al disfacimento progressivo dello stato sociale italiano, disfacimento ancor più grave di quello degli altri Stati. Ma non basta. Il deficit del bilancio generale ridotto da un bel pezzo allo stato cronico; i bilanci della guerra e della marina che assorbono la maggior parte dell'Entrata, e non garantiscono nemmeno la nostra dignità dalle offese degli amici alleati; i bilanci dei Ministeri più necessari, resi insufficienti; il debito pulJblico, immenso polipo che succhia la gran massa del sangue del contribuenti; i debiti comunali e provinciali in continuo aumento; i comuni, le provincie dati mani e piedi legati aUa Bancocrazia usuraia in seguito alla prossima fatale liquidazione della Cassa Depositi e Prestiti; l'accentramento elefantesco che costringe lo Stato a tenere nei quadri, oltre uno di soldati, anche un esercito di burocratici; la baraonda pit1 fantastica che regna nelle Opere Pie nazionalizzate; la disorganizzazione più compl~ta di tutta la pubblica amministrazione; l'irresponsabilità, l'inviolabilità che dai sovrani attuali d'Italia - il Re ed il Papa - a poco a poco è scesa sino all'ultimo degli agenti di questura; tutte realtà, non volate rettoriche, che fanno pensare davvero se non siamo governati da un manicomio di matti. Certo governano a vicenda l'immoralità e l'arbitrio. L'immenso comodissimo mantello del patriottismo - il « patriottismo » disgraziatamente ha preso il posto della famosa « ombra del trono » - quell'amplissimo indumento, buono per ogni stagione, non ha potuto coprir tutto. Per quanto sia stato fatto e si faccia - or minacciando, or pregando, or insidiando, or so,:prendendo buone fedi - il pubblico, in questi ultimi mesi, mercè l'opera coraggiosa, intelligente dell' amico carissimo Colajanni, ha potuto vedere, e quel che posson fare le Banche proprio sotto gli occhi del Governo, e il processo della fabbricazione dei fogli da mille identico a quello della carta da lettere da un soldo il quaderno. Un'inchiesta di uomini liberi che còminciasse ad esaminare soltanto ad occhio e croce - non diciamo col microscopio - i rami BibliotecaGino Bianco

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