La Rivoluzione Liberale - anno IV - n. 24 - 14 giugno 1925

100 ceva appello si vendicò della sua ideologja. Era questa la seconda sconfilla nel campo della politica del fondatore dcli 'Istituto della Carità, e la definitiva del neo-guelfismo, dopo quella diplomatica dall'Antonclli falla inniggere al Gioberti dalla Corte borbonica. Anche pel R. « definitiva »? Non crediamo, se ancora oggi è possibile sentire nella lolla sosle11ula da Sturzo e dai popolari contro lo Stato panteista e per l'autonomia degli Enti locali, l'eco di quella sostenuta dal Rosmini contro la Costituzione di tipo francese (accentratrice), in favore di quella Confederazione italiana basata sul voto reaJe e proporzionale, il quale jn alLro 111odo tanto sa pure della sturziana richiesta del giuridico rico11oscimcnlo delle classi, inizio di queJlo Stato sin<laca]e diventato di recente oggetto di studio dei 18 Soloni. L'innuenza rosminian.a., meg1io, punti di contatto tra il pensiero politico del filosofo rO\crclano, cd il programma del Partilo Popolare si possono vedere nella richiesta da quest'ultimo avanzata del Senato t:lellivo, nonché della libertà della Chiesa, e del funzionamento ciel latifondo in favore della piccola proprietà agraria, base anche pei popolari cli quella classe di piccoli proprietari l"llrali destinala ad essere la spina dorsale della nuova Italia, nonchè la rè,nora contro l'incipiente sfascian1ento rivoluzionario della società (bolscevismo). Fugacemenle accennata tale storica ed ideale continuj Là, dobbiamo alfi ne chiederci qual'è slala l'importanza del R. nel Risorgimenlo. Il nostro lungo ragionamento speria1uo l'abbia in parte chiarita; certo non fu piccola, allorché si consideri che solo o qnasi il R. ebbe l'ardi.re d'opporsi alJa corrente di pensiero d'oltre monte; al comunismo ed alla barbarie, com 'egli si compiaceva di dire, alla statolatria degl'idealisli e dei giacobini diremn10 noi, ed alla violenta passionalità dei romantici della politica. Significativo il fatto che tale lolla sia slata soslr-nuta in nome òeH 'italianità e della <e serietà lomhrad.:t >), giacchè se anche chi la sostenne fn sconfitto, la realLà sulla quale si basava uon fu peraltro annnUata. Nel R. era l'Italia che lottava; l'talia « quale l'hanno falla i suoi quattordici secoli d'invasiom straniere, di dissolllzione, d'individuale azione, di parziale organizzazione e d'intestina divisione »; era l'Italia reale « colla sua schiena dell'Appennino nel mezzo, colle sue maremme, colla sua :figw.·a di stivale, colla varietà delle sue stirpi non fuse ancora in una sola, colle differenze de' suoi climi, delle sue consuetudini, delle sue educazioni, de' suoi governi, de' suoi cento dialetti >> (1); era in fondo il rappresentante d'una classe dirigente consapevole i oui uomini s~eran chiamati Manzom e Verri, Galiani e Cuoco, che lottava contro la ideale sopraffazione dello straniero, per conse1·vare inlegri i va~ lori della nazione. In virtù cli ciò è ancora permesso a noi suoi tardi nepoti d'onorarne col solo ricordo la memoria; oggi almeno in cui appare, nonostante la caducità dell'ideologia a cui aveva dato luogo, esatta e giusta la valutazione dell'Italia de' suoi tempi che è ancora un poco quella dei tempi nostri. ARMANDO CAVALLI. (1) Una eloquente concomitanza ~ pensiero '"i può riscontrare riguardo a ciò in quanto ha lasciato scritto l'anti-unitario Proudhon nelle sue Nou·velles observations sur l'Unité ,italie,me. Paris, Dentu, 1865.• Si vedano specialmente i capp. I, II e ID, nei quali gli argomenti geografici, etnografici e storici anti-unitari sono particolarmente trattati. PIERO GOBETTI Editore Torino - Via XX Setlembre, 60 SONO USCITI: ADRIANO TILGHER Lo spaccio del bestione trionfante 100 pagine, L. 5. INDICE: A Giordano Bruno nel 324° anno del la sua morte - L'Attualismo alla sbarra - Un Calibano intellettuale: G. Gentile - Lo Swto Sbirro-bidello - Colloqui filosofici tra padre e figlio sull'idealismo auuale - Castagnole sollo la coda del bestione. È un pamphlet a.ntigentiliano. Morsi, punze"cchiature, colpi d'ago e di spillo, dialoghetti spiritosel1i anziéhenò alla maniera filosofica del l:uon tempo antico e d:altra parte per i tecnici tr:enta pagine di stroncan1ra tecnica definitive. Insomma un utilissimo repertorio e ·vademecum gentiliano. ALFREDO POGGI SOCIALISMO E CULTURA 250 pagine, L. 10 INDICE: Parte I: Socialismo e cultura. • l. Valore dell'educazione presso gli utopisti. - H. Idealità morale e socialismo. • III. Socialismo e Stato. • IV. Comunismo e Stato. • V. Finalità umana deJ socialismo .. VI. Educazione e socialismo. - VII. Il compito educativo nei progra.mmi del partito socialista .. VIII. La questione della .scuob nel partito socialista italiano. • IX. Polemiche socialiste intorno al problema scolastico. • X. Critiche e proposte cli L. Mondolfo. • XL Stato e sjndacati. . XII. La polemica per la scuola popolare. • XIII. L'equivoco della libertà di scuola. • XIV. Polemica Resta-Baratono per la scuola libera. • XV. Conclusioni e proposte del partito socialista italiano. Parte II: La crisi morale del socialismo • I. Tendenza morale del marxismo. • IL Preminenza del1'attività morale sull'attività economica. • III Moralismo e utopismo. • l V. Socialismo e neokantian! . V. Volontarismo marxista. • VI. I1 fine dell'azione umana .. VIl. Fine morale del socialismo. Il primo saggio fondameutale su un argomento che è sintomatico di tutta la crisi j,taliana. a LA RIVOLUZIONE Til3FRALE Il problema della civiltà russa 11 ca&o Ma~aryk può inlere1u1are non isuperfìciaf- deisidera di avere a rhe fare CQn gli altri e si af'f'.OD· mente gli italiani. 'f. C. Ma1.;aryk è diventato rapo dello Stato ccco-blovacco dopo essere Malo l'uomr> ropprc,sentativo del isuo paeae oelJa fiJosofia e neJJa cuJturo. Leggendo i &uoi f.Aggi politici lfÌ trovano im;ieme preoccupazioni di i!.Ìnte~i e di realismo popolare. Nella ~ua allivitù c'c; qualcosa di dogmatiro f' Jj profc11i,1orule soMenuto da una i,pecie di rc1:1ponsa• bilitì1 (•ivile. L'osservatore scorge in lui una figura nolJi(ji;~irna di apo-,tolo in cui la Boemia pub rico11osl.'l'rt' eontcmporuncumcnte il suo Cavour e il imo Mazzini. Se vcrò l'osfCrvatorc fosrse un critico invece tli un sentimentale, il caso Masaryk si potrebbe f:itudiarc~ più srnuicam~nte come un escmvio di risorse di razza e di cclettii,mo propagan<lifita. Quei:,tu è l'impressione che ci lascia la 8ua ccJebre opera su Lll Russia <' l' t:uropa, uscita dieci anni or sono NI ora in c·orso di stampa nella tradu1.ione italiana per cura di Ettore Lo Gauo. In CJllèStolibro i lettori pO..!;0no trovare raccolti tulli i pregfudizi internazionali che contrastano la conoscenza precisa e ,:rilica dell::i Rus!:iia. Masaryk ha creduto di spiegare la btoria russa facendo la !,lori a elci pensatori ru!:isi. La sua esegesi del movimento intcllcttualè prCSl'inde dallo sviluppo economico e dalla lotta politica. Tutti gli sforzi del pensiero slavo convergerebbero nella necessità di ar• rivare a Kanl, di distruggere con la critica il mito. Per Masaryk il culmine del processo è Dostoicvscbi che dà a questo tormento intellettuale un carattere democratico e mistico di fede religiosa. Invece di spiegare Dostoicvschi con la storia russa, Masaryk spiega la Russia coi tormenti psicologici e patologici di Dostoievschi. Il tentativo sar-ebbe ardito se al suo rigore m:m sfuggisse per l'appunto fa reahà. Invece ùeUa &tori::i. viva lo scrittore se ne resta coi suoi schemi. Gli ideali sono finzioni se non si intendono le esigenze che li generano. Un confronto là tra la Russia e l'Europa può darei lo spirito della civiltà russa solo quando si fondi sulla determinazione della diversa struttura economica delle due societi1. Tenendo presenti questi presupposti realistici si possono correggere i giudizi offerti dal Masacyk a proposito dei due fenomeni più caratteristici della Russia: la teocrazia e l'intelligenza. Il suo.lo e il clima, la squallida immensità dell'u• nica pianura ::i.tterrita dalle orde dei tartari costi• tuirono per il popolo primitivo un ostacolo non superabile contro 1a formazione di una vita industriale e commerciale. Lontano dai beni terrestri, che non può conquistarsi, il russo si volge al cielo; anzi si divide tra il cielo e la brutalità dello sconforto terreno, tra la vocloa e la solitudine ascetica. Sconsacrato il mondo della realtà, vive come schiavo, sopporta ogni costrizione esterna (non resistenza al male). Lo Stato si costituisce senza consensi di spiriti, per l'audacia di pochi violenti. Il popolo non sa neppure costruirsi la sua chiesa. Il clero nasce come emanazione del governo, come burocrazia tirannica indifferente alla vita degli umili. Esso non sa elaborai-e un dogma e non è diviso d 1 a eresie o eia riforme, ma soltanto da sette fondate su questioni oziose di riti o addirittura di ortografia. È certo curioso scoprirè come il popolo russo che da tutti gli intellettuali venne considerato il popolo della rivelazione religiosa, non abbia avuto una vera e propria religione: i popoli opposti della sua fede sono un meccanismo di riti e di forme, socialmente sovrapposte, e un individualismo mistico che cerca invano ,]a sua forma. Disperso nella pianura, quasi selvaggio, il conta• <lino non sente il bisogno di centri di movimento e di progresso, non riesce a costruire città, non par• tecipa all'organizzazione publ,lica; di fronte alla disperazione di questi individui solitari sta Mosca, governo, tirannia, burocrazia che ignora e reprime. Il più poderoso sforzo per strappare la Russia a questo isolamento fu compiu10 da Pietro il Grande. Con la sua politica egli non risolveva una- crisi, ma la inaugurava, non rendeva europea fo Russia, rua la metteva accanto all'Europa, perchè l'antitesi 1e desse la sua coscienza. TI 1>nmo risultato fu l' Intelligenza. Prima che nasca una lotta politica, gli intellettuali si dedicano a un'opera d, solenne moralism•,, anticipano colle idee la politica continuando un processo che imparano scolasticamente dall'Europa. Si può dare un'idea esauriente del fenomeno disegnando dei ritratti e dei programmi. Radiscov (1749-1802) combatte in omaggio a Locke e a Voltaire 1a servitù della gleba e espone le idee di economia agr,1ria che ~i stavano elaborando in Germania senza intendere la loro incongruenza con le forme elementari di vit,1 sociale caratteristiche della Russia; si fa paladino dc11a sovranità popolare quando il popolo non avrebbe desiderato che la sottomissione alla tirannide. L'esilio che gli inflissero contrastava nel modo più assennato l'improprieLà delle sue idee al suolo patrio. Muraviov, uno dei dccabristi, aspira alla rigenerazione della Russia a.11r:1versola formazione di una aristocrazia che egli ha trovato viva nei miti libertari degli scrittori europei mentre le classi dirigenti russe sono condannate a rimanere una meccanica burocrazia sinchè la lolla politica non a.bhia mutato le premesse spirituali. Puschin per primo -- secondo Dostoievschi - ha messo in luce il morboso fenomeno della società intelleuuale russa « storicamente >) strappa.tasi alla terra natale e sovrappostasi al popolo. Egli ha messo in rilievo davanti a noi quel tipo negativo di uomo agitato e indoma.bile che non crede nella terra patria e nelle forze di essa, che nega alb fin fine la Russia e sè stesso, cioè la sua societù, il suo staio intellettuale, sorto dalla sua propria. terra, che non tenta di solTrire t;'n•·eramente. AlPro e Aneighjn hann,, prodfJtlo in Jegaito ana <1uantita di tipi i,imili neJla ~tt.,ria dPlla letteratura 11lava. Ma di ,1uesta mt1lattia Pusr;hjn e iJ rappre~en• tante oltrechc l'o;;;snvatore e per 11ui;r,w non ha po• tuto dire la parola di conforto che Dostoievf)t•hi vi rerra invan,;; rwn ha 1sa1wto indicare ni;ll'anim.a del popol•J il ~cgreto <folla vera vita ru~1-a. Non f" di Purwbin tult,) rivoho al romantiri~m,) 01;ridentale, ma di Do!'!.toievsrhi il penc..iero attribuitogJi: f/ Abbiate fede nelJ'anima dei popolo e Ja esM soltanto aspettate Fìalvczza e ~arete 1wlvati ». Anrhe in que&ta c~pr'!issione del rc~to la demonazia degJi inlellettu:tli 8.t di mi.,ticis,où e di mitica esalwzione. H verhalhmo populista r,i ritrova io Oostoievschi attraver'Jo er,empi di curiosa illubione dogmatica. Vale la JJena di riferire un discQrSo poco conosciuto. « La classe intellettuale rui;f.a, i,erondo DostQ• ievschi, è la più elevata e seducente di tutti! le élites che esistano. In tutto il mondo non si trova nulla che le sia simile. È una magnificen7..a di splen• dida bellezza che ancora non r,i stima abbastanza. Provati u pret.licare in Francia, in Inghilterra, e dove vorrai che la proprietà individuale è illegittima, che l'egoismo è cdminale. Tutti si allontaneranno da te. Come potrebbe essere illegittima la proprietà individuale? E che vi sarebte allora di legittimo't Ma l'intellettuale russo ti saprà comprendere. Egli ha cominciato a filosofare appena la sua coscienza si è svegliata. Cosi, se egli tocca un pezzo di pane bianco, subito si presenta agli occhi suoi un quadro tetro: - È pane fabbricato da scbia,ri. - E questo pane bianco gli sembra molto amaro. EgJi ama, ma vede il fratello suo inferiore che vive oelJa bassezza. che vende per qualche soldo la sua dignità di uomo e allora l'amore perde tutto il suo fascino per l'intellettuale. Il popolo è diveotat~ la sua idea fissa; egli cerca il modo di avvicinarsi a questa folla taciturna, di confondersi con essa. Senza il popolo, che da migliaia di anni, porta con sè tutta la :,toria russa, senza l'amore per il popolo, un amore ingenuo, mistico, l'intellettuale russo non si potrebbe conce• pire. Per q_uesto egli si mette con ansietà e scrupolo alla ricerca continua del vero, del vero popolare, contadinesco! Rinunzia a tutto ciò che costituisce la fierezza e la felicità ordinaria del mortale: dai villaggi, dai campi, dalla terra nera ricevono gli intellettuali le loro idee morali. Essi si vergognerebbero di vivere dimenticando il piccolo contadino e banno preso a prestito da lui 1a loro celebre formula: la vita secondo la verità e non secondo diritto o scienza. È vero che in Occidente domina la scienza, la coscienza della necessità giuridica e sto• rica. Ma in Russia domina l'amore. Noi crediamo in esso come in una forza misteriosa che annienta d'un tratto tutti gli ostacoli e instaura subito una nuova vita ». Meglio di ogni critica qui può iUuminare la n,turale ironia. Siamo ancora nei limiti di un tormentato individualismo. Nella mistica aspirazione all'infinito e all'eterno si incoraggiano le aspirazioni del popolo a un'anarchica organizzazione della società. Nè il panslavismo, cercato con curiosi sentimenti messianici, riesce ad alimentare una coscienza nazionale. La lotta degli intellettuali contro lo czarismo assomiglia a una lotta di spostati. Anche in questi episodi si riconosce il carattere fondamentale della civiltà russa sino al secolo ventesimo: l'a.ssoluta mancanza di una circolazione di classi, l'arbitrio delle classi medie nelle quali si è ridotta la funzione di elaborare le idee, e che ripugnano ad ogni realismo per le loro fissazioni messianiche. È naturale che l'Intelligenza la quale ignora il popolo e se lo vagh~gia addomesticato in un tenero sogno di idillio primitivo, si trovi di fronte alle rivoluzioni del 1905 e del 1917 priva di forze e condannata al fallimento. Essi assistono ad una crisi che non hanno prevista: il terreno di lotta si è spostato dalle ideologie all'economia e i loro artificiosi e ,,aghi interessi devono cedere a volontà più precise e inesorabili. La ouova minoranza di governo si è affermata in Russia creando, nell'aspet• tazione comWlista, le aspettazioni e i presupposti di una civiltà capitalistica- L'ironia della storia è che i primi interessi borghesi dopo tanti discorsi di civiltà mistica e disinteressata si siano creati in Russia in nome del marxismo. p. g. G- B. PARAVIA & C. Editol'i - Librai - Tipografi TORINO· MILANO- FIRENZE· ROMA-NAPOLI -PALERMO 'I'EODORO AUBANEL IL PANE DEL PECCATO Traduz. e prefoz. di G. :MA1.FATTl•l\'En1. È il capolavoro del creato.re del lealro provenzale: Teodoro Aubanel che con Mistral e Roumanillc condivise la gloria di aver fatto risorgere la lelleratura de Prouve11ço. Dramma di altissima umanità, potente drammaticità, pervaso da un soffio divino di poesia, si svolge nel fertile e soleggiato piano del Trébon al tempo della mietitma, quando - notava il Mistral - sollo i raggi del sole di luglio, i piccoli cavalli camarghesi battono il grano; là dove le passioni divanipano cou1e un incendio, dove ogni azione si con• clùude nel rispetto dell'onor familiare ... Un volume L. 5,20. SAL VE1\1I1 VI In fondo a tutte le campagne di G. Salvemini, campagne r.he egli sa organizzare con grandr- abilità e continuare con la maasim.a tenacja, getLandovisi dentro corpo ed anima ,. dimentirando, r1uando le iniz"ia, ogni altra sua aLtività. ogni altro problema, mettendosi per co-;i dire, il paraocchi per limitare il suo orjzzonle rnentale, per concentrare tutte le SU':: f'-'rze in un i,OI punto; jn fondo alle sue r.ampa1tne c·e una profonda passio!ie, quella della gju5tjzia. E la pa•,ione che Jo anima nella lotta contro jJ protezioni.-,mo; e in egsa non si djmo- ;;Lra un er-r,nomista soddjsfatto soltanto di dimo.-,lrare la fal.;it.à di un ragionamento o di un <'aJc.olo a cinc1uecento lellori d'una rivista . ,cientifica, ma l'e~positore &picciofr.,, il sem• plifìcatore pratico, il popolarizzalore di tutte le reali conaef[uenze del libero scambio, che Cf!]i riesci a pc.,rre a ba;.e delle sue <·ampa:z;ne elettorali p<,rfino nei più incolti collegi d'Italia. r:ome Gallipoli o ~olfotta. Il suo antiprolezionir;mo e fondato perciò prindpalmente sul puntQ di vista dei consumatori, ed in diretta opposizione con quei socialisti che hanno fatto del socialismo il partito d"ana picr,o]a minoranza orgallizzata, cioe degli operai delJ'Italia settenlri.onale. ulla giustizia 0 i fondava Salvemini nella sua campagna, iniziata insieme con quella per l'intervento contro la Germania, a fìnc di esd udere dagli scopi della guerra italiana ogni intento imperialistico, e per evitare che entro i nostri nuovi confini fosse evitata ogni oppressione di popolazioni non italiane, di cui il minor numero che fosse possibile doveva esservi accolto. Per cinque anni egli ha combattuto, allirandosi l'odio di molti, per interessi locali offesi o per cattiva informazione. coloro che sostenevano essere interesse dell'Italia annellersi la Dalmazia. Sentimento di gitJStizia lo ha ammalo durante la guerra per !"invincibile, magnifica e profetica ostinazione con la quale, contro le sfere ufficiali che non volevano ana vittoria completa e la distruzione dell'Austria., sostenne il « delenda Austria » riprendendo la tradizione mazziniana. Fin dal 1916 egli mostrò quello che di,·enne soltanto dopo Caporetto persuasione dell"Italia <ifficiale, che cioè sul fronte austriaco rintesa a,-rebbe potuto vincere la t=ruerra, sopratutto secondando i moti nazionali che disgregavano il ,-ecchio impero degli Abshurgo. In Italia ed all" estero il nome del Sah-eminl ha rappresentato una forza molto mag• giare di quello che politicamente potesse va• luta::si, poichè egli non ha anito mai un gruppo politico, una organizzazione. un quo• tidiano che ne sposasse le sorti e lo soste• nesse. Ciò si spiega, per altro, in un paese come !"Italia, dove la classe dirigente è poco numerosa, scarsa di coltw:a. non ricca di vo- .. lontà. con nartiti non or!!anizzati. e dove l'individuo Ì1a ancora la u~ssibilità di suscitare forti correnti di pubblica opinicne. Così accadde che J"Unità, quel piccolo foglietto settimanale, quasi completamente compilato da lm, fosse uno dei più importanti periodici italiani. Non era letto <la molti. ]\fa quei pochi ave,·ano una larga influenza. Esso forni va documenti ed argomenti a molti scrittori ed a persone influenti nel giornalismo o nell"insegnàn.1ento, e le idee che esso sostene,·a si spargevano così anche perdendo la marca di fabbrica del Salrnmini. Il quale si guadagnan tutta l'impopolarità e, diciamolo pure, sapeva conciliarsi tutte le antipatie sostenendo certe tesi; ma più tardi pote,a aYere la soddisfazione di vederle adottate e. caso cw.·ioso, spesso coloro che le Ill~Uevano in pratica ufficialmente erano i se.oi a,---çersari ! Come non ricordare a questo proposito il suffragio unh·ersale. applicato da Giolitti contro il quale era ideato, e la politica delJe nazionalità contro l'Austria, accettata col Patto di Roma dai na,ionalisti? Sotto altr<> nome, è la politica di Salvemini che ha trionfato con il Trattato di Rapallo; la situazione di Fiume è quella da lni preconizzata; l'Austria è stata dislrutta, a malgrado degli sforzi della diplomazia italiana per sah-ada! Quante idee ~giuste, quante visioni chiare, quante profezie! GIUSEPPE PREZZOU:'i[. Cornu.nichianio ai lettori che gli amici P, anuni.ratori di G. Salveniini hanno firm.ata la seguente dichiara~ione. Daremo le firme f1l prossimo numero. <e I sottoscritti cornpiono un dovere di coscien:=a attestando in questo niomento la. loro stinw e la loro ammirazione per Gaetano Sal-. vernini. « Gaetano Salvemini non è lln libellista_ Nessuno che lo conosca ha potuto sottrarsi al fascino della sua grandez=a morale. Tutta la cultura europea vede in lui uuo dei più. grandi storici contemporarz-ei. La sua scuola onora l' I tali,1. « L'opera politica cli Gaetano Salvemini, anche per chiunque in buona fede ne dissenta, è stata sempre lln esenipio mirabile di austerità. di disinteresse, di coraggio >>. PililRO GOBET'l'l Direttore responsabile. '11.pografia Carlo Accawe - Torino.

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