La Rivoluzione Liberale - anno IV - n. 19 - 10 maggio 1925

Il P EDITORE PIERO GO BETTI - TORINO VIA XX SETTEMBRE, 60 NOVITÀ DELLA SETTIMANA G. VACCAl'IELLA Qui-Ddlctn,. Editore P)' .Abbo-fk1'17,y,,t;o L"iilll.G L. ro L. 1 ,. ABBONAMENTO: Per il 1925 L. 20 - Semestre L. 10 - Estero L. 30 - Sostenitore L. 100 - Un numero L. 0,50 - C. C. POSTALE POLIZIANO :-Ji s_,,edisu (ra'IIM di pcwto a oJii ~ i:<Jglia.di t. 7 aJl'tditur, OolJ,tti • T.-rttlo /:n n:n-mnc1 L. Anno IV . N. 19 - 10 Maggio 1925 SOM~L-\RrO. - A. :.Conti: La boq:thesia in ltatio. - C. Alvaro: JI Co1'1'Ìcrc deJlg Sera. - M. Lambert.i: MisFiii•oli. - e,;_ Ca.rano .Donvito: La penuria ,-(ra11aria. La borghesia e lll Italia na ma u11 manipolo di essa, i"I manipoJo dei inoderati, lasciali so"li nelle peste dalla co11ltu11acia rle]I~ borghesie aust.riacanti e borLonichc, cl.alla -irrcronciliahilità cl<-•llahoq;hesia repnbbJicana, dalla apf'rta opposizione del laicato e del clero c.attoli<'o: , o:,rlia1no dire ~li uomini dPlla cosidetta 1( destra storica ,>: dicci figure di prima grandezza, cento d'i111po1·tanz.a secondaria, che :in un decennio e n1czzo dal '61 a] '76 dovettero fra due f,'11Cl"- re esterne, una guerra interna, e, fatica più in1proba, imporre alla nnovn. Italia l'assetto e la figura tli uno st.alo n1odcrno. In un'Italia dove le plebi erano feroci e ahbiette e pri,njtive, dove gli antichi ordini privilegiati, nobiltà, alto clero, alti. funzionari o s'eran co1ne squagliati o eran posti in nna quarantena che accennava ad essere eterna, dove la ì\ifonarchia nata òa una rivoluzione poteva durare solo a patto di fennare e limitare la I,, coltura e rlel pcuslero fflosofiro, il :,Or· gere e ]'affermarsi d'un inclnstria]ismo e- d'un <·apitalis1no sulrcse111pio e solto la scorta di quello helga e tcdes,·o, l'elevarsi del tenor di vita clelle masse p4;1_· l'industriaJism.o nel Nord e per l'emigrazione nel Sud e nel Nord, l'in~rei,so nella vita politica italiana del proJetariato o, nieglio, dei suoi educatori e OTganizzatori, il ritorno in qnesla stessa vita politica delle 1nasse cattoliche o meglio dei più colti e 1noderni e spregiudicati dei loro capi, tutto questo era venuto in qnel decennio singolarmente arricchendo ed elevando il tono· della vita pubblica italiana: finalmente si vedevano e abbastanza numerosi j primi rapµrcscntanti di qnesta nuova e vera bo-rghesia, studiosi e scrittori antiaccadetnici e antiprofessorali~ industriali, banchierii organizzatori di operai, Organizzatori di contadini, gente vivace, realistica, capace di studiar prohlemi, gente che veniva da di,erse parti, ma che s~incontrava suJJa base del co- '\el ~- 1-l di Riwlu:::ione Liberale compari, .t una mia nota intitolata Ceti medi in l tali«. }l3 quella nota e:ran contenute, esscnzia]- lllènle. que-ste aITcrmazioni: r e-si~tenz~ cli una den1ocrazia liberale. cioè di uno stato motlerno. presuppone l"esistcnza di una classe m.edia politicamente organizzata e capace di ~~ereilare il poLt,.,·e-. cio(>' di uua borghesia: in I-talia noa :,i t' a\"Uto finora uno stato den1oc.rarico-liberale depio di tal nome pcrc-hè in ltatia non è mai esistita una vera e antentj<"2 borghesia: primo nucleo di questa clas- :,:t:" me-d:ia capace di 3,·verare io Italia il liberalismo e la democrazia, prima autentica K borghesia " italiana è da noi il cosidetto <« proletariato politico )), che è slalo organizzakl ed educato a1la ,-ita politica dal socialismo italiano. Per aoi di Rii·oluzione Liberale fare que- .;le afl.·ennazioni non è che ripetere per l'ennesima ,-olta uno dei cap'isaldi del nostro programma: noi crediamo net liberal-ismo e nella democrazia. che sono pe( noi !"essenza stessa della ci\--iltà moderna: noi crediamo rht- Hberali5mo e democrazia non possano non incarnarsi in una classe sociale interpo- ..ta fra la « plebe J) ed i e<grandi ))' fra gli ftrati crepuscolari della società civi]e e le sus- ..i_s:tenti forze delr antico regime, in una c1as- ~ a erri. in Trrancaoza d ·a!iro nome. segui- ! iamo a dar il nome di « borghesia 1,: noi ;-rf'"diamo che oraw..ai le forze sociali capaci in Italia di attuare quel tanto che da noi è atruahiJe rli liberalismo e di democrazia siano J.e f urze operaie ili cui sopra: noi dobbiamo. pe-r nece-5ità~ considerare quesle forz~ operaie notJ f"ome « r-eti infimj ». rome " 'iuarto -i.lato J). ma rome ceti mPrli. come tf-tL<, ~tato. come <( borghesia " . ()up-;-tj ~no per noi oramai dei luo~hj comuni: f- d_,....] resto non s-ian1 neanche noi. che abbiamu ç;r•op~rte queste ,..-erità: altri le hannr, dette o prima rii noi o contemporaneam.Pot.e a noi per proprio c-0nto: 1 ·originalità di Rit:oluzione Liberale~ a queoto proposito, non P nel dire o ne1 ridire que-S1e cose, ma ~- se m.ai. neJ crPderle. [] che non impedì,,ce che di tanto in tanto t~ualr-uno. anche dei nostri vicini, ritro,an- (_k. in '-Iual<"he no~tru 5critto qualche nUO\.a o rneru:, con•ueta illazione ricavata da quelle tali no~tre premesse e teorie, si scand.aJiz-zi e d obbi,-tti e ci obblighi con ciò a .-vol_!!ere un· altra '\colta iJ gomitolo dei noetd ragionarnentj, a m-piegare ancora quello che a noi pareva cbiaro e pacifico; il che, inuùle dirlo, nvi faccia.mo a.ss.ai volentieri, anche perchè :il ritornare Bp,P.,.&&O EU di una idea giova a r,-nderla sempre più chiara e probabile anPhe a noi rned~~imi. <,u,ria di unù ,-tatù moderno dem<Jcratic<J "'· notoriamentF-, '-l<Jria della horgh~sia di questo rtatr,. Sr- la étoria della terza Italia è una ..rt.oria <·<.,r,1rachiU<'a~ <;.o.&J f!rama ,. cor-.J pe• n<..1"..a,P perr·hè penoéa, gram.a, ra~hitica, po- "era è ~lata fin<,ra la vita dei <.:.etimedi, della l,orgheEia di qucota terza Italia. La qual<· r,orfll}ftia (il Popofo dell'Alfieri: « quella rn.aé~a di cjttat1ini r ,·ontadini piu o m,;nù agiati cl1f- po~-f"1t!Ono prrJJ,rii lor f<Jndi <J arte, e che hannc1 ,. mog.liP P fii?li e parenti 11) ,;.eune forza po]itica, p<""run pezz.<..1fu da noi piutto~to un'a~trazione ed una .-p,;ranza di ~crjttori e penwtori che non una v,:ra realta <>pe-rante nella vita pubhlica, ,. ad ogni morfo i,bbe da noi purtroppo, come tutti gli i,,tituti 'SOciali e attrnzi _politici di questa no-tra Jtalia. origine letteraria curiale ;.a l,nt:0cratirivoluzione, gente posta a quello sbaraglio, per quanÌo horp:hese di estrazione o di elezione, per quanto liberale di educazione e di "Jnune realismo e storicismo e che era visibilca anz·ichè cconon"?ica e politica, come acC'adeva invece nel'!li altri stati moderni. Da noi più (·he clltroYe, sul finir de.l '700, osl,etrichc e madrine di yuesta (< nuo, a nazione II furono -le élites eFetiche dei ceti superiori: i primi nostri borghesi furon quei nobili, quc-i p1·elati, quei nUnistri, quei consiglieri reali che noi troviamo un po' dappertutto in Italia nella seconda metà del '700 1 cc fo.r<e.tstieri alla /oro patria >l, i nostri u pri1ni Europei », che dicean di sè qnel che diceva per tutti loro il Verri: « Se fossi nato nell'Inghiherra o nc11a Francia io sarei un uo1no come gli altri: nato nell'Italia ... ·io non posso sfogare t n1iei pensieri se non collo scrive-re n: scrittori e pensatori che pnre non eran sempre nè dappertutto così soli e inascoltati con1e propendeYano a dire nei momenti di niaggior sconforto, ma 11 cui esempio suscitava pure qua e colù qualcuno di quel-?li « uomini oscuri " di cui parla 11 Croce nella 5ua Storia propositi, doveva necessaria111ente trasformar- mente avviata ad nn idenlnco neolibera]iso10. del Regno di Napoli, qualcuno « di quei µ:io- si in una aristocrazia, in una oligarchia, e La vita politica ufficiale, la vita padan1entare vani appartenenti alla borghesia delle pro- co1nport.arsi conte tale: dj fatto qnegli uo1ni- i:=.ri:1oravaqnasi cornpletamente questa genle: Yincie che, dopo aver studiato ed essersi dot- ni cessaron d'esser borghesi appena cessaro• ma questa gente non ignorava l'insufficienza Lorali nelle capitali, tornando nel com1u1e no di cospirare e di combattere; posti sulla di qnel1a vita, ne denunciava le malefatte natio, toglievano a curarne l'an1.D1inistrazio- croce del potere divennero dei « grandi », dei assiduamente e iuesorabilmente, comincia .. ff Don Rodri 0 rrhi )> ,· e fu.ròno i fanios·,· ,, sec- va ·,cl 1tt·r·1ve1·sa·ne • a· • 1 b" .µe e a proteggerne i diritti contro ]e prepoe e • e • 1 1 1segt11, a << vece 1a tenre dei baroni e dei Joro agenti ». Ma scar- c_~Lori)) ~elJ~ Destra, ~ p~ù noti e? i pili oscu- guai·dia )) qualche volta sentiva venir di là si e isolati erano •1esti rin1i bor hcsi ila- n, auto:i;1tan, capa-::b1, 1nvadent1~ che ti fa- odor di polvere. Si formava finalmente una iani ln un paese generalmente pove;;-~e~r-~~~ 1 l:R:Tic-vomc~~~~~~.è...,., ..:;,r~~hurghe:,i-a-?-i.'i.h.Z nuc.,.va classe òjrl3ent{!? nacemente medioeva!e com'era }'Italia, poco lt baSlona_van come se li facessero uua grazia, Forse che sì, forse che no. capiti e mal secondati da1 vol~o di cui ~:er- ~ontornati <la una corte che li inchinava e 1i Ad ogni modo, ne1 meglio che questo progevano a difensori, non sempre indjpendenti isol.a_\'a,.Ji _servi~a e li sfruttava: non più bor- cesso di selezione si veniva delineando, ecco econon1icamente dai cetj a cuj tendevano a ~hesi ne liberali, zna ari 5Locratici, tiranni. in -il ]914, ecco i] 1915, ecco la 6rt1erra: si ripecuntrapporsi. """ parola "'consorti "· • leva, più in grande, per questa borghesia Yia poi: 1789-1796: la povera JtaJia riprc- E gli strumenti di questi nuovi<< grandi)), italiana òd principio de] 1900, quelJo che ,a nt-1 turbine degli av,·enimenti curopC'i e nd loro titanico lavoro di Ja-:-gir crjinpero il già era accaduto per i primi nuclei cli borsbaUottata dal fortunale, senza che· abbia reginie lihcrale e coSlituzionale acl no paese ghesi italiani sui.la fine del 1700: lo 5eompotuto ma-i più rjaver posa fino al ·1870. Jn africano, furono i prodotti cleUa inedi3 C' pig]io, la decimazione, l'esaurimento. tanto sbaJestra.mento f' facile immaginare che minuta borghesia, dei famosi « celi mecli )). Conte nel dopoguerra l'antidemocrazja abc·osa sia avvenuto d~l processo di selezione s-o- clie, in nn paese povero e nmanistico come hia vinto in Italia e quale ceto, dopo la iliserciale iaiziatosi a mezzo il secolo XVIII rwl il noS t ro, man inano che spuntavano, veni- zione dei ceti medi, abbia assunto in Italia modo che s·f> "i.Sto. Lo scoppio della ri\·ohi• vano avviati alla carriera degJi imp.ie,ghi, e la funzione di borghesia è quclJo che ,-czione france~e e il ,;110 traboccare jn JtaJia (( burocratizzati >L Per cui nella nuova Italia dremo un'altra ,·olta. sbigottisce e delude una parle di quei l1NJ· le vie della borghesia furono queste: o borghesi risaldandoli alJe forze <lell' unti,·o «grandi» 0 " impiegali,,; il che significava rel:!j,ue, mentre di rinconlro Ja legislazione laica <· antifeuc1,Je viene a <'rearc d'imvro, - \ i~o una nuova c-Jasse mezzana pjù recente e 7rezza; il reginr napoleoniro col ieclutamcnLo dc-i « begli i1gcgoi » e dei « bra, i ufficiali ,1 d~ri.va gli uovinj de1la pil.1 recente <· men n:cente borgh8ia llal"ic-a O(•I mare In.aE!nO dell'esercito e ella burocrazia, distornandoJi dal libero esrcizio dei diritti civili; le res.taurazioni i parte proseguono e compiono l'opera nap,eooica cli rapt;zione della borghesi.a da p~ del Regimi', i.n parte spingono i,di spiri più jrreq11ic1i a~H sbar:1g]i e allr:: disperoni d' eneqda delJe cong-i11r(' e deJJc in&u'rziuni. Poi, &<.mza interruzione-, jYUf"rrafcèralc ,. Dl<Jti mazziniani, gw·rra e.li rùnqui~laegja ,. E-pcdizic,ni µ-aribaldine-(•, in ,:apo al 1iracoloso dn;(•nnio, il n<·onalù Het!llù d'Jti"a, buuato 1;uJle hra<·da ad un drappdlo di alentu(Jmiui <'h<· lo jnghf-hbiab&ero, !,, ripuber<,, lr., hVf•zzaHP'!f•n,,Jo je,tr11Ì~S<•r<J, lo 1t1<;ttei,r-o aJl'onùr d<·J m<Jndo e {!'li fa,•f'f,,';Vf(> far hu,& fi,:cura, nou ind<-l!"na de) f$Uh rn,mt·, 11,>11in•:rna <lr·i frat.=-}Jjma~giori <Jdf-i <:.<*-lanei a·uropa. f; a hUJJJJJjr<- aJla bibOj!.Oa d1i furon quanti fur<>n<, allora~ Fu qu<·Jla p.attugli di h,n gJ1e~i ra<·<·htzafar,i a 'J orino da <JtrniJrt<· d'Italia, !=)ùprav...anz.ata alle furdH·, a.lJ,.. d,;n· <· all,; battaµ-Jj,., <·11<· ~ar<·blJt· ~tata ~<·a, JJCr r<•f!g<;realla tn<Jd<·rna an<·J1,- il r,u1,J ato Sardo, <; c·l1<· dagli ,-v,·nti 4•rc.1 posta ne necessità <li bùpp<•1 i((• ai l,ihù~tJi d'trnù St> tanttJ piU µ:raud, ,. laJJlù pju '-j!an:.d,,-- r r.kl Piemr,nt,·: m,11 lu /,orghesia iu,Lin appuoto 1'esaudn1cnto e lo snuturarnenLo del• la borghesia man mano c•hf' i,i vr-11-ivaformando. - E la ri,·oiuzione µar!amenlarc del '76? e I ~avvento delJc sinistre? - Quei sinistri là furono, nei fatti, più destri, pili e( sccC'atori JJ, pili Don Rodrighi, e lnfiniLamenle meno liberali dei loro predecessori: jo n<· ho sentito parlare da' 1niei, ne ho studialo un po' l'attività, ho conoscjuto k <-1·t-·aturcdi a!cttni di essi: i Snraechiani in qucJ cl' Acqni, i Marcoriani in Valtellina, gli Znnnnle1Jiani in CflWI rli llresria: fior di cocl,·, 11011ostanle iJ loro lilJr-ralismo demo-massonico, consorti, c·on in rwggio, rispetto a quegli altri, il mangiapreti&mo e l'irrcdentiamo. E c·he incremento abbia avuto sotto Je sinistn· l'altro fr•nomcno dcllu t( impiegatizzazio1w >J dei ceti medi, i· Cù'3a troppo nota e docum,·11tata pc•r- ,·lii: f'Ì si tfpl,}rn ora tornar sùpra. Dunque- non !-<Olofino nl '76, ma andtf' dopo, ptr un hcl po', parlar di lwrghPsia anU-·ntic-a 111 ftalia, di. <'eti mc-di veri <' proprii, ag<•nti <'ùlflf• tali nl·l1a vita politi,·a italiana, ,. c•OIJl(• parlar della luna a m(•zzogiorn<i: q11aJdH· b<Jrgh,•fif• "ii cb}Jf•, d,·i <·<·li mcdi si <•c,c..tituirono e ~i tra&formaro110~ qualC'he Jj. hcral,- parlù ,. 1,wriHscp<·r i-.i· <· JH:·r dice] malineonic-i <·om<·lui, ma una horµl1<:oia lil)<"ral<· n<'lla \.Ìta politic-a italiana IHJJJ,-i f11. * * * <}11alcù•-adu· .:.u·if•ggiava ad una borgh(~siu 1-,iffalla ni w·niva ,•ùi,tillwndo da noi nei primi d,-,•p1rni d,-1 H·<·<>lo'"''"r<•nte: il rinnovarsi del• AucusTo MoNTt. Il ni.mcro 18. cl<'I .: ,nciggio. cl·i Rivoluzione Libt>1·a.Je è ~ta.to 81'qu.,-strato. .Vei pt·o.~.t?i11vi r,,11,1lie·r-i: .\J. ASCOLI : Poli/ ica (' parti.ti. l?. B1111z10: Eroica. \' MA1t11ss1: Pa-sic. E. ù11oss1: L<'il<'rn da Parma. ('. l'uGt,10:<1s1: Br·rclwl. ('. HI·t~LLA:'\Zn:-:: /-l,ad,ic. lnl"i1icsta 8ull"i11d11slria i/alùvna. A. CAVALLI: fJ'f.-J<u·anc. I~. FguuE11u: ]AL 1·cazione. IL BAU!ltt: uibcrismo politico. H<:111·Lz1,:ùo;;v;;1t:<t'rz: Hel-igioric e de,n,oomzia in America. Narannu 7;ruscguite li' tre rnbriche: Vii.a lrlt'ridionale, Politici d'oggi, HiHor-gimcntn. Raccomandiamo ai lettori che 110n l'ha,n,w anr·om fatto cli spr·rlfrci 8ollr·<"ilame11te l'im·- porto rlell'abbonarnento. l'or riparare ai rlwnni ilfi sequestri ogni amico deve prooura,re un 1111,ovr, iib bonato.

bi 78 LA RIVOLUZIONE LIBERALE Il Corriere della Sera Albcrtini avcrn raccolto nel 1900 una eredità ben custodita dalle mani di Torelli Viollier. Fu questi un ripo tli editore clic il µ;jornalismo italiano dimt'nlicherà difficjlmcnle. F'u lui a creare la sagoma del Cor,.;,l're con tulle le sue can.1llcristiche c8se1.1ziali, con una indipcn<l~nza ~l lulla prova, un gusto della propria 111issionc ronsidcral.a con1c fallon' di elevamento mora le. Il suo assioma era çhc il giornale dove:,~e esprimere Je sue opiirioni i] n1eno possibile, e che 11011ne dovesse farr troppo sciupio. Era il primo nu<'lco d'u11 giornale d'informazioll'i <'hc sorgeva in Jtalia. Albcrtini moltiplicò l'eredità. Il rif!ore nel lo~lierc ogni pcrsonaliti't al gion1alc portò il Corriere a una compressione e a un adallan1ento delle varie personalit~t clte vj f.anno parte. Si direbhc clic, ad eccezione di Barzin.i, Ja fama dei collaboratori del giorna.lc sia stata distrihujta in !liuti uguali. Tutti brillano uguahnenl<', e 1a loro popolarità ha lo stesso grado. Era stato Torelli Viollier a creare le prime condizioni sicure ai giornalisti, a istituire provvidenze che li rendevano tutti eguabncntc interessati all'opera per le garanzie che ne traevano in ogni caso. Queste condizioni dell'ambiente Albertini le elevò a privilegio, tanto da ottenere un· corpo di collaboratori che formano un nucleo a taglie. Si può d1n· d1c, mcnln"' gli altri gi,Jruali vivono dc-11«1compJirazion<- del giorno, il C(Jrrif're 11e i;;offre. La vila dnJ p:iornale lomhardo P la notizia e non la battaglia poJjtiea, r:rl <'f'AO in qualunque giorno pili vuolo ,1<,Jl'a1111011i;;ririt,·on olto o dic<·i pagi11r da l<',1!· :t;ere dalla prima .all'ultima rii:;a ,·on i11tPrC8"W. Quanto al n sto, malgra<lu le appan:n1:r. 11011 è un organismo di formazione dcJl'upi11io11c p11hblica 111a un valorizzatore rii C"crte tcnderrne di qw•,;;ta. ln politica e in arte llCJll anta prc-11dcre posizioni eccessivamente espo- ,;tc eS!,cndo sensibilissimo alle pressioni e aµ;lj spostamenti e:,terni. Scrivclc al µ-iornale bOlto qualsiasi prctcslo e vi risponderanno con 1111a Jettera che vi darà l'impressione come questo organismo s-ia squisitamente sensibile. Trovata una buona vi.a, il Corriere la hal.lerit con dilige11Za fino a qnanòo Jo spirito del puhhlico, per qucglj elementi vaghi che for• mano il progresso delle idee e l'atmosfera di dati periodi, non lo avvertirà chiara1uente che v'è una nuova via uguabnente buona, e la percorrerà con scrupolosa diligenza e compcLeDza. Che sia Lulto chiaro e ragionevole; questo importa; e, per esempio, l'inespresso. l'alogico clie sono caratleri dell'arLe 111oderna li vedrete giudicare con sicura incon1prensione uclle sue co]onne. Ma nello stesso tem- .,e !':,lC~bO nel Lrionf,J rJj 'flH;~lo or~<Jni~roo f•rl ha avuto fino ad og~i J'audacia r in-i(•nw il buon .,rJJso di adattarlo ai 1,~mpi. ~f'J t<'mpo rl1e pa~~ai a I Corrif•rt• r/f,/la ~,,_ ra non vidi mai Luif!i /\lhcrtini. /\ MiJan,1. allora. f•ra cAposla in uua vetriJJa la --.ua fùlfJgrafia ,·ol vrtn, f!raffìato dal ::;cgno di al,l,ac;sfJ co81 fn·qtwllL<' 11dle piazz<· d'Italia dw l1a11no -,,·mpre un posto per queste eone. f)ual,·Jw volta. 11r;r,endo dal µ:ior11ale, JJJÌ ferrnav,, davanti al ritraltfl in ,·ui il Dirr·IL<1n· r·,11 l-ll'J cranio n11dn 1• rou,ndù nii ~wnil,ra,a 1111 rilrallo di Arkipf"•nko. (J1w,-;toac<·,ir,tamcnl,, mi f'a,·(·\a 1111 po' rìden·; flJa tutff• f,. 1;0J1,~ ,,Ji,. hult<.no 1111'0,·<·hiat.a nPI <;ort·i]e del µir,rnal,· fimmagine ,·uhista drl Direttore i,j rne.-wola~ va a tulla J.a bellezza moderna e alla potenza di qu.clle opere. Il suo nom<-"lanciat<, nella sala della rcdazionr; faceva aJJihire. e senLirlo parJare al Pali ru capo del teJefono con un nostro t·ompaµ-no r1 i•ullava i'll e.lai-O di ma'lessere. Sapevo <li luj puch issin10 come ne .~ù ancor oggi. Ma nella stanza del fratello dove fui qualche volta ~uardavo la tenda della sua porta con preoc-cupazione. Una volta riuscii a mellere gli occhi di là. Sapevo che AlherLini ha nna raccolta di quadri, fra cui un Tiziano, mi pare. J l suo ufficio nella penombra senza a]cnn segno personale. La vista di qua"lche segno dell'arte mi avrebbe tolto di mente sè, compresi dell'i1nportanza di trovarsi in- po vi trovt:rete dei buoni surrog.ati nel testo quella i1nmagine inumana, come 11n fatto in- ~ieine a una così illustre azienda. Egli ha de1la terza pagina. Tnuo ciò che non con- discutibile davanti a cui il più umile e il creato sen1p.re i suoi 1101nini: li ha racColti elude, secondo Je norme delle calaslro-fì dei più alto sono nella stessa soggezione. Mi disnei modi più diversi, e quasi sempre in fil_e compqnime□ ti rontanlici, è veduto con uno sero che neJla sua terra di Pare11a aveva fatmodeste rlel giornalisino di provincia; li ha scetticismo troppo sicuro perchè non sia sin- Lo saltare in aria una co1lina che gJ'impediva sottoposti a un lavorìo inc·essante di perfezio- cero. UDite a questo una giusta considerazio- la vista del panoram.a. Ecco Llna cosa da 1·arna1nento, attraverso un duro noviziato nel ne di ciò che è milanese. Scrittori milanes·i contare. quale le doti di pazienza, di sacrificio, di r:i'- vi trovano un'eco pronta, conie arresti, lnor- Un'altra cosa bellissima è la cura e l"atflessione, si sono sviluppate attraverso prove ti, catastrofi cli milanesi a Milano O ne!le tenzione che pone al1a sua azienda. Dicono diversissÌine. Quest'uomo alto, quadrato, dal << paiupas » sono riferiti con una ammirevole che i soli ordjni di servizio ai corrispon<Jenti passo pesante e dal viso impàsSibile, pro- solidarietà. e agli inviati speciali costino al Corriere quafessa generalmente una discreta antipatia Che il « Corriere ,, e le sue pubblicazioni si centomila lire J'anno. Albertini muo e le verso ogni fonna di intellettualisu10. Tra i non abbiano fatto quanto potevano per il pro- sue n1asse come un direttore d'orchestra; anredattori destinati alla formazione anonima gresso della coltura italiana e per 1' affin.a- zi come un macchinista che in una sua cabidel giornale preferisce la pazienza alla vasta menlo di gusto del pubb.lico, è vero. Ma noi na avesse un.a batteria di campanelli cui ricultura. Tra i collahor.atori e gli scrittori, ptù pretendiamo forse. troppo dai giornali ita- sponde una evoluzione perfetta. Questo simprecisione che finezza. E .sovratutt0-J..:.in.t.ei;.a_l-i-atri--.i.-qu-a.J.i-se-no1.•~lm..o-·.a.u.o, r - coctoo..o..~olo è stato incarnato dal segretario di redache i] Corriere è lo scopo della vita di ognn- un confronto trionfale con i migliori giorna- zione che ha costruito sul tavolo una tastiera no, robiettivo costante e i] pensiero sovrano. li stranieri. E in modo speciale il Corrie,·e di campanelli, complicata come quelJa d'un Si sa che l'intellettualismo è padre delle di- del quale Missiroli dicev.a con un grazioso pianoforte. Difficilmente visibile, per avere v~gazioni e delle evasioni. Il gusto di A.lher- paradòèso: « E' il solo giornaJe che possa tu1 senso del su◊ prestigio neU'azienda basta tini è spesso al di sopra del collaboratore che permettersi di stampare delle notizie. Gli guardare gli occhi sbarrati del suo usciere offre alla lettura del pubblico, come un in- altri dovrebbero uscire tutti in bianco, col che nella sua gabbia incolJa con sacro ri- / dustriale può preferire un tipo di merce :: solo articolo di foudo, e io un solo esemplare spello i francobolli alle centinaia di, lettere in llO altro, senza peraltro fabbricarne uno a da attaccarsi nell'atrio degli uffici>). partenza. Credo che egli si compiaccia d-i preferenza dell'altro. Da ciò la sua cau_tela iu lnsotnina il Corriere segue la inoda, seb- questi segni di potenza intima, simile a quelogni più f>iccola modificazione del giornale. bene capacità creative non vi manchino, e la del costruttore di macchine che ne vede i E' un uomo che s"indigna se trova in tuia neppure i mezzi per ottenerle. Lo stesso J an- perni e le rw.ote girare con attonito silenzio. pagina, per esempio, la parola « CecosloVac- n.i è un critico che rivela, quando vuole, w1 'a- E' i) punto in cui anima e materia si con- • J T 1 vaccl1ia » o fondono. Nell'o1,era di adattamento al !rior- chia » scntta .anc 1e << cecos O cutezza e una comprensione che valgono ..., Cek l b . (O \ lasc1·ato la di ffi nale souo con1presi gli_ apparenti capYicci del " ·os ovacc 1a ». ra 13 ' • quelle di molti critici in fama di ra matissi- ~ rezione del giornale, ma il metodo è rimasto mi. E Sacchi ha scritto delle colonne di una padroile: un udine che impone di partire ·,mmutato). Di"fficilinente egli ardisce aiuta1 l - E 0 . . . l • a un <'ollaboratore entro mezz'ora, con l'oro- squisitezza e a invag nre, Jeltl VI Hl lll· d 1 t • • L troverete l logio alJa mano; un allro che~ ap1rnna l'in- re di posto a a cune no .izte. e trodotto un gusto della div.agazione e de la ,, sempre al1o stesso punto, con quella periodi- decorazione. E' che il Corriere, da eccellen- dividno è sbarcato, mettiamo a Cost.antinofi Il t es to meto poli, lo as1,etta all'albergo fissato Jler invi- cità uià ssata. cormneu O a qu - te servizio pubblico, coltiva le abitudinj e do in: lo ha fatto perfettan1ente LUJ buon cit- non vuole scosse. La sua cUltura generale, in tarlo a partire in giornata per il Cairo, dove 1 f 1• d" • diceva troverà uo altro tele.2:rannna con nuove di- tadino: << Io 10 atto g 1 stu 1 - nu un paese che ne ha bisogno, il suo in1pegno •., 1 d • h ·1 Corriere s1,osizioni e programmi di hn)xo. Credo che - ma non eggo, a amn, c e 1 • a creare e a mantenere dei luoghi comuni fa ' Ho il cervello diviso in varii compartimenti parte del suo eccèllente servizio rapido. E Je SOJ)ratutto occorra non inosture di gradi,·e nei quali il Corriere entra come in uno sche- mode letterarie, coi loro abiti disusati, vitro- w1 clima, Wl cielo, W1.a città.MoSlrarsi in• dario, argomento per argomento. E posso di- vano un ultimo e decoroso asilo con im prin- differenti a tutto perché le aiende che ri- . chiedono sacrifici temono gli asalti. dei con1re di sapere tutto>>. cipesco appannaggio. Albertini ha sperimentalo il suo pubblico in venticinque .anni di lavoro, e pur facenòo qualche concessione prudente alle mod~ let: terarie accogliendone i rappresentanti, gb procura quante minori scosse è possibile, lascianào esposti gl'idoli fino a che dura l'entusiasmo, ritirandoli in un riposo decorosissimo quando le curiosità cominciano a sp~- <rnersi o la loro efficaci.a è diminuita. La di- ;ezione del giornale non solo legge. il gior~ nale da cima a fondo tutte le mattme e v1 nola anché le più lievi sviste, ma assegna la misura da dare ad ogni parte, quale che sia ]'estensione delle notizie arrivate. Perfino le righe da assegnarsi ai libri della settimana sono fissale, e per quanto un collaboratore sia importante e popolare, o celebre addirittura, il suo genere di collaborazione deve entrare esattamente in queJla che si: crede la mentalità dei lettori di giornale. Assioma: « Fate conto eh,, il puliblico non sappia r:ulla di nulla. Bisogna spiegargli tutto senza Solo con la convinzione di agire in un ruolo importante, senza che il proprio nome nè la propria figura appaiano più dell'indispensabile, si può spiegare come all'impresa di Alhertini lavorino e-abbiano lavorato centinaia di giornalisti sacrificando la parte più appa• riscente di sè. Nomi oscu1·i sono dietro quelle colonne e figt1re note finiscono spesso col confondersi. Si può dire che il Corriere pP-nsi e scriva con una so1a testa, da New ·York a Milano e da Parigi a Mosca. Audaciss.i1110 fu questo capovolgimento delle abitudini degli italiani così propeusi alle parti di tenore. E in questo sac,ifi.cio della persona.li.là non si deve cercare soltanto quel segno di distinzione che nelle sue cose pii, piatte porta il giornale, ma il carattere di chi lo venne costruendo attraverso gli anni, nato da una fa1uiglia che aveva consuetudine con gli affari e i1nhevuto di caratteri e di idee anglo-sas- ficLire che capisca i sottintesi"· E' dunque uu vero peccato che un organi- ~oni. 91110 simile debba affrontare delle gravi buL- Albertini conquistò a cinquant'anni lutto piacimenti terrep-:i. Non v'è nulla che abbia quaU1e interesse che non sia segnalato alla direziue. Nel pomeriggio alcuni redattori pcrcoiouo tutti j giornali in arrivo, e sulla scort;, di quelli, se è sfuggita qualche notizia ai co;ispondenti, si n1andano ordini di p1·ovvedei entro la serata. Nè tutto il 111ateriale in ali.vo è su- ];ito sfruttato. Moltissime informtioni ri1nangono di riserva e di guida nel aturarsl degli avyenimenti, altre finiscono .archivio nelle caselle che a tutti gli u<uoi di qualche importanza sono dedicate, J)"nte ad ogni mon1ento per delucidazioni Lio~fiche e, infine, necrologiche. Resta il n11~rialc senza utilità che si chiude iu una husttutte le sere e che il giorno dopo sarà esain.ato dal segretario, insie1ue con le testate C telegrammi e le righe tagliate alle notiziche vanno ugualmente conservate. Il Corf!re non stampa altro che notizie originali, dvate, con l'ora dcll.a consegna scritta in trginc, nella giornata. Co1ne il giornale 110\i appropria 1IL1i delle notizie di altri ma~ cita la fonte, così esplica lutta una politl nella t--empJire citaiioo~ d. un giornale. Vi i,,ono qur1tirliani iJ cui noou.: non appa.rirà mai --u!IP ,·olonnc del (;orrierr:-. Fin rlal primo giorno cli lavoro al f;nrri.erf-' P un escrciziù dl adattamento r- di r.,.,->ttomi~sinnf'. (),Torre rhe iJ ~oµ;getto sia sator•, dell"atrnosfera del giornale prima rii J.>Oter muov<4 n; 'Jualche par;50. Tutto iJ. $UO iogegn<, f. affinato dai bisogni deJ giornale e 8.Jlo d 'fLH•JJi r•qj ~i deve dedicare .interamP.nte. Di ,,ualunque <•<1Jj},r,1 <sia~deve cs~erF- comf! an-21 ruota in 11n <>roloµjo, e compiere ~oltantv quei dati movimenti. E' incredihiJe la Sf"'uf.ibj lit~ r·on 1•ui .al centro di questo organ:is·mo ,_,;n~g-islrano le minjme scosse- e i pià Jjeyj 'iJJ<1~tamenti dPU'amhicn'F- i:1te1·no. Ricordo che fui c.,0Jpjto dalJ'attenzione con cui i poteri centrali erano informati dell'atti·,ità dei rf"dattori e perfino del loro omorP. r-na i~ienr· morale spinta a queolo punto iù r a- \·evo ris,'.ontrata nel!"e-ercito e neUe bao.nf" scuole dei 7c~ç,ujtj. E non ricorderò ~nz.1 prna J"ev.asionc d'un \Ccchio capo ufficio. AvP• va sessanta ann-i. Dopo quaranta anni di Javoro sedentario e oscuro lo osservai per moltF.: serP al suo tavolo co;Jri,e per lungo deJJe Iunµ:hissime carte11e con Ja trascrizione dei resoconti dPlla Carne:-a. J mprovvisamentflulli queili a11ni gli pesarono e smaniò di \.IJlare. Ottenne di partire malgrado tutti i di- \'!eti. Mori c;ui cielo di Verona in un d.isa- -,tro aP.:reo, al primo volo. Senza trist....-t:za. ma <·on forza e fedeltà, un altro prese il suo posto dopo pochi giorni, il temp-0 di .camb·iare il c-nscino aUa seggiola e i] tappetino al tavo1o. Queste cose mi facevano balenare alla meote verità che fmo allora avevo respinte. Ma credo che la specie degli uomini di quel genere si vada perdendo. con tutto il disperato amore di quella ribalta accecante chr" è il Corriere dove si rappresenta quotidianamente un dramma senza protagonb--t.i, ma duve è ugualmente bello stare, come il cittadino che di buon mattino si cerca un posto per assistere al passaggio del Re e aapetta delle ore per poter dire d'averlo ,·eduto da ,-icino e magari d'essere stato guardato per ca&u. __ COIUZ.ADO AL VA.HO. (Su Luigi. Alberti11i il nostro collaboratore Corrado Alvaro pubblicherà prossimamente una « medaglia» per l'editore Fonnigr;ini di Roma). PIERO GOBETTI - Editore Torino - Via XX Settembre, 60 SONO USCITI: B. RIGUZZI-R. PORCARI La cooperazione operaia 500 pag. - L 16 E' il primo studio critico completo snlJa Cooperazione in Italia. Una vera enciclopedia della, cooperazione; di consumo, di produzione e la-varo, di cooperazione agraria. Tutte le fasi dello sviluppo italiano vi sono indagate in rapporto con lo Stato, coi sindacati, coi movimenti politici, con le -tendenze della cooperazione straniera. E' l'ultima. parola della scienza, e della pratica sull'argomento. GAETANO SALVEMIIS! Dalpattodi Londra lla pacedi Roma 0011 ,ma storia della 'diplomazia italiana di,ran.te la guorra. 480 pag. - L. 16 I due volumi, contributi essenziali al.la nostra, cultura, politica, si spediscono ai nostri a,bbonati per sole L. :io, franchi di porto. IL BARETTI E' uscito il numero doppio (G- 7) dc'<.licato a,lla letteratura francese del NoYeceuto col seguente sommario: .-\.. Rossr: Valéry - G. Di;:m,:-nw=r: Proust - ORI!lSTE: fo rno-rte di J. Ri7'-ière _ 00 ·: A. G-ide - s. ALERAMO: Con.tesse de Noa·illcs - U. MORRA 01 LAVRIANO: G·iran.doua, - E. MOKTALE: V. Larbaud - A. GRAXDE: Mo-rarnt - L. Fr,mmmo: Il teatro - A. 0AruMr: l ci,itfoi _ s. 0ARAMI!lLLA : Il bergson.isrno _ L. EMERY : I ragionament-i di A.lana - N. J!'RANK: Poeti o,ibi.sti. L'abbona-mento al Barett-i, la sola rivista che dia il quadro completo della moùerna lettc1·u.tura. cut·opca, costa solo lO lire al1'a-nuo con diritto a.gli ttrretrati.

b LA RIVOLUZIONE LIBERALE M • • I • 1ss1ro I l na dialrtlit·a dispcratamenlc tpi:.a (' pronld a lutli µ:li unprf',isti, 1111senso rdip:io~o della .' 1lnr-ia P ~,pratullo quel c,uo..magiro ]ih<·- 1·aliAmo rh<' f'i appare diverso ad ogni svolta di paJ(iria. ,~Ji<' appare ,·ondurci a f'OSÌ varip t· rn:Hra ..lanli <·onc-luc;ionl c-d alla fìnf' non ..j pu(1 11cgan• 1111a intima .- profonda <'OPrt·nza ri ha11110fallo ~empre leggcrr ron amor(> 111i--.to a IÌtuhanza e a diffidf'nza i libri ili M"i~c..ir<Jli.Si aveva paura cli ("i:.~t·rr traditi ad aLhanrlonan·i fìducioBi a Jui, P la n<htr.:1 Ìt1j.!f•111L:"t h11011a f't·rl<' era minar-riata da o~ni puri(•. <,)nc--to c.,en-.o di amore e di diffidenza •• -lai() c·omunr ,t tutta la nuo, a gP11rrazio11f' ,.1,,. non ha potuto passart· indilTcrf'ntr dinanzi ai libri di Missiroli (vedi J'artic·olo di 'forra <li Lavriano ~mila Hivoluzion, 1 tibP1-0/,., anno I f. "· 24). E.ppnrC' .:e o~:ri noi rilq!giamo quC'i libri ...,~11Lia1no <'hf'. ia fo11rlo, quegli in1previsti poLP,-amn a .... pcllar('eli. quelle conclusioni !;0110 ln~id1f>: in f'S!=i<' non C'\; ca,npo per ,·-,pcri<"nze magirht·. Vii~~iro1'i può essere con::idcralo u11 pcnsalore l.Folato nel movi111ento di rinascita irleali$l.ÌC'ain Italia ne~li ultimi anni prima della ~f'-rra. n movimento fiorentino del teonardo e po i della Voce non lo trova tra i suoi. Il prol,le-mis1no dell'Unità saJvcn1iniana 11011polf"va s.u~cilarc le sin1patie dj questo ·innamorato <lella dialettica. Se vo]essimo inquadrarlo in un movi1nento culturalt' {· piuttosto l'idealismo gentiliano che ci vienP -2.lla mente: eppure la posizione di Gentile f'onclucc ~Ila ,!ichiarazione dj fede nell'autorità (arbitraria), mentre anche oggi il liberalismo di '1:issiroli non rinnega i snoi presupposti democratici. i\ta. formatosi cosi in un ~elaborazione solitaria (l'influsso di Orianl ha avuto una importanza più sentimentale che dottrinale), pare che Missiroli ~hhja risentito di questa ~olitudine e sia quasi piegato di fronte allo -ìforzo necessario per affern1are la novità di un pensiero, che si poneva in posizione ori- ~inalissima di fronte alla interpretazione del risorgimento non solo, ma a tutta la tnaniera att11ale <li pensare; e la concezione e l'opera r.he ne consegue noi non la vediarno sorgere armonica - frutto di una attività che ~ appaga in sè stessa - ma ne risentiamo il penoèissimo sforzo teso a riallacciare in una sintesi rU1ù,a quello che le più spietate analisi hanno diviso. Si presenta a noi come un blocco unico~ ma le varie correnti, che pur in essa ,li intravvedono, noi non le scntian10 unite libe.xarnenLe e quasi per confluire oal.urale. ~" nel liberalismo Missiroli ha trovato la for• mula ,·erso cui convergere i vari risultati a cui lo conduceva la sua meditazione sulla storia, questo liberalismo - a ct1i il caratteri- ,tico stile dello scrittore aggiunge qualcosa <li enigmatico - finisce per risentire di que- ..ta costruzione voluta. 'aissiroli è stato definito un'anima religiosa. f' religioso infatti - profondamente religioso - è il suo modo di intendere la storia: nna religiosità fatta di duhbio e cli l.ormcuto, che oscilla tra 1a rivelazione e la disperazione. Ormai disiucantato, non ha più l'ingenua fede per credere alla parola della rivelazione e non sa trovare un altJ..·oelemento di stabjlità nel mondo. fl suo liberalismo forse è tutto qui: una ,lospensione di giudizio, che si an1rnanta di uo pessimismo da Ecclesiaste. E allora si ~piega l'apparente contraddizione e le v.arif' fa<·ce del suo liberalistno, ora inteso come car,acitlt di comprensione <legli avversari (capa;aità di criticare partendo dalla loro logica iuterna le irlee altrui) ed ora più atnpiamcutc co1oe « senso della storia >>; e per cui ora si parla di una t( funzione liberale >> che ne-i tempi moderni il socialismo è chiamato ad assolvere, erede di quella rivoluzione liberale iniziatasi con la riforma; ed infine si allud~ al « metodo liberale )), con cui si intende quell'opera liberale alla quale sono chiamati i governanti: liberalismo come empirismo di 1•overno e illmuinata opera di conservazione. Jlivoluzion2.rlo è apparso Missiroli che viceversa an1a chiamarsi conservatore. D'altronde questo suo liberalismo non pretende essere 11n progrv.mn1a di azione: « pcrchè dovrei scegliere una posizione di comhattimento, dal momento che tutto le posizioni ,,.j P<p1ival(!ono? )). .'ìlr ...so rl,P sarà: ,> q,u•llo rh,~ e stato fotto ,, lo sll'.'iSO rhP si /ara; ,, non , i i~ nulla ,li llllOt ,, .~ol.l() il sole. Tnui i [ì.t1,ni rorrono 111•/ 111,ar,~. ,, il mare 110n s'f'mJ>i, 1 ; i fì,uni rilor- ,rr11H>sr>n11u·,, o co, r('I"< r,/ l1tof,{o dot'f' .imglion,, rorrnt 1 • ·Ma 1-,p a o~ui giorno Ì• ,faln la i..11:1 P''lla. ad owd ~iorno i· dato pu,·,, il .i111, rloVf'l°f' ,. il suo còmpito: ,. a11clif' a ·\i1j.. ..,j,-oJi non i• dato esinu·roenr quando i• di fnH1tt· ali,, ...tudio df"lla vita r della ]olla .11tual1•. ,. :,wri- ,rn• di sto,:ia t\ prf'nd('n~ posizion,· di f'ronlt• ai prol,lerni di cui si srrivr. [nva110 ,,j "ii rifugia dirtro iJ JJaravf'nlo dPlla fi.losofw: il '-ilio lihf"rali-;mo. fallo riirido :-,Ov!'appo"t" alla r<'Ulti,, 11011scatur,~1ll<' da f',"la rim:t1H· '>JH'Z· ;r,ato. s(' il liher.a.lismo infatti j, llll ni,·todo. 'ìf' li lihc-ralismo (' non FZ('llSO della vanitii delle cose ma sen!o storico. « <·osri('nza ,·riti<'a della storia , in·nt<· )>. il lilH'ralismo i· a11clte un principio. E <·0111<· tale> f' hauai:rli<'- ro; 110n si ch.iedr: <( perd1ì· do, rl·1 ~r(•~lir·r<' 11na posizione dj coml,attimrnto. dal mo1111•11. to eh<' tutte le po izioni si cquivalg;ono'? n, ma ;,cende clecisamentf• in campo. JI ,, mctodù >) liberale riafI<'rma i11 sè stesso la <C funzione » liberale nella storia. Qui è il senso vivo della storia, cd è qui@tione di forza moralP e di chiarezza. Se noi risaliamo a] centro del pensiero di Missiroli noi ritrovian10 questa forza e questa chiare:1.za, ma par quasi <'he ]'indagatore si sia arrestato di fronte ai risultati a cui conduceva ]a propria opera. La logica con la quale si è rivolto a rivivere le posizioni altrui non 1'ha rivolta a riaff er1narc le proprie posizioni. Dietro questo paravento, così rigido e schen,atico, c'è sempre posto per la contraddizione e l'equivoco e - più i-n fondo - per il duhhio. Siamo di fronte alla sua « Monarchia socialista >). Bisogna romperne l'involucro schematico e liberare la vera vita che vi fluisce O.entro; altrimenti il porsi problenii storici, la ca~pacità di penetrare nella logica interna degli istituti - delle idee e della storia - sviscerandoli per schemi e tesi ci possono apparire, a suo modo, esercizio retorico. « Non si sfugge alle seduzioni dell'estetica >,, m.a non s-i sfu~ge neppur alle seduzioni della filosofia: credendo risalire ai principii ultimi si cade in sofismi e la propria posizione artificiale si è tentati nascondere entro arbitrarie intrusioni di una falsa filosofia nella stari.a. La « Monarchia socialista » risente cli questo difetto di costruzione. Ci si trova in1pacclati iu questo procedere per tesi e per schemi. Le idee non ci app.aiono limp'ide e naturaln1ente sicure, ma quasi contorte ed affannose in una voluta arida apparenza di sicurezza. Eppure non si riesce a sfuggire a1 fascino di questo libro e di questo pensiero. Centrale vi è il problema dei rapporti tra Chiesa e Stato. Era il problema su cui si era lravagliato il pensiero della Destra e a quel pensiero si riallaccia Missiroli; 1na non 1o accetta: insieme a questo pensiero rivive il pensiero che g.li sta a fronte: il dogma cattolico, di cui Missiroli ci sa dare tutta la grandiosità e potenza d'affermazione trascendente. Pensiero moderno, hegeliano, contro cattolicismo. Ma per chi ben guardi, siamo di frontR ad un prohlc111a psicologico, da cui l'autore non sa ]iberarsi, e che così ci spiega la doppia posizione da cui tutto il libro mai non si scioglie; potre1no anzi notare che ai1cor oggi la nosta1gla cattolica rimane in fondo all'aninw di Missiroli liberale e marxista. Questo problema è stato fatto problema storiro e posto al centro deJ1a vita ilaHana: le due for1.,e in contrasto si chiameranno Chiesa e Stato. Strano Jibro a cui, con agile givco, può essere, dopo die,::1 anni, tolta la chiusa che eredr porre l'ultima parola al dissidio con una improvvisa affermazione d'infallibilità cattolica, ed essere aggiunta una prefazione marxista. Ma se noi lo vorremo rettamente intendere (e con esso tutta l'opera di Missiroli) dobbiamo considerarlo non come libro di filosofia, come vorrebbe l'autore, e neppure come libro di filosofia della storia. Questo è un libro di storia. Un abbozzo schernatico, nta, pili che geniale, profondo delJa storia de] ri!:lorgirnento. E· UJHl revisione di valori che indaga la sioria con l'animo fisso ai proh)Pmi drl U·rn1H> noc.tro. J prf'<'f'<lf·nti 'ij tr,J· nf'lla " ,Wonar<-hia -;,ocialista ": rr,,•dPiò!ia:-:ilr vano i11 V<•rrari ,. Jn Oriani, I(, ha8i rritfr:h<· parr· dimPntirafo. j] pes.simi1-m<J ha arrenni n,•g-li nppo,,,tori <'altol;ci ,. nP,zJi hf'geliani ,1 marxi'-tÌ ,~ il c;;,,,..iali'-mo P intF-'-0 c·.<,m1 • lutPra- "\ap'Jl1. ( na rj,.Jah,,razion,- n,,n parad<J'-"aln11·nh- 1111tn;L JIH.t 1111<1\.an,·1 •'""""' pr'>fo11d,, d,·I 1,·nr1i1u•. J,a lf•"i fìlo"'ofi,·a ,-111nwiaLn1 ,. in n·alt..1 1111;:1 ll'~i ~lorif•a. " I,,, ">tatr, nwrlcTJ1t1. int,.,.,, 1·1,11w ",1a1r, Pljr•o, tlfHl ,. n·alizzal,iJ, •. '-<· n<>11 JH•lh· n.azi1,ni, d,,. ahlda11,, '"IIJlf•J"at,, ridc·a •·attolir·a mr·dia11k la Hif(11ma pn,u~i--tant,-. 'J tllti di altri, tutti ~li Stati, rirw. dw non '-idll'J il prodotto gpn11iuo ,. lr,1.d1•(,d! 1u)a ri• \.Ol11zio11"i-piritualr·, ,.,0,10 L1tal11t<'.nl,· <'onda11nati ad <n•<'illan· fra u11a rl,-111,,c-1.azia aolralla. eh,• lH'll pr<~bt<J d<·µ-r•1w1·a i11 d,·rnaµ-r,µ-ia, nl 1111 aulorita,ismo di r·la1..'--f•,,·lu· ,. la nc~a,r,i,,n,- deJl'ideJ Jihcrafr. Jn <•t1trarnhi i casi è impuh.,ibil,· parlare di lillf'rfà "· J_;er,cmp]ifì"-a- ~io1w "arù tutl'uno <'On la di,n<,-.lrazi<,rw ,. <·on la 11'1,i. Siamo di fro11fr· 110n ad 1111 a",tratto drar;111w tra Staf,, t• Clti,•;,a. rna al vivo r- pa~'-ionaJ,, dramma 1wr r·ui lrJ Sfate, italiano <lf'H' fc,rmar.-.i ,;ul s11oln !-il<·1..-.oiu ,·ui la Chic:--a romana ,·attoliea ha poriLO il CPntrCJ <lena '-Ua secolare affcrnw;r,ion<', <' il problema del risorgimento è t11tlo 11P]lo .,f,,ru, di dare una unità civile aJ1,fLaJia, ,·ò111pito ree.o tanto pii.1 djfficilc dall'eredità <li pc~c;imorti e d'iner,r,ia che dà al nostro popolo Ja mancanza di una salda coscienza indiviclualt~ ,·oJontaria capaC'r· d.i t"l';.nsfonnarsi i11 cosde11za politica. A ragiouc è vista ncllr· nazioni protestanti quesla energia P. questo senso stata"fe~ cioè Jiberale. Più n,rdi M-issiroJi ,edrà come questa rivo1uzione moden1a, questa ri,oJuzione liberale, si pot61 fHre anche in Italia attraverso il socialismo, <( luteranesimo sociale)). 11 dissidio tra Stato e Chiesa, tra protestantis1no e cattolicisrno, portato su] terreno italiano, esce dal du.alismo teorico. L'affermazione ideologica se esaspera le posizioni, per riflesso ilhunioa le oscillazioni e i compromessi: Je pagine su "A.1azzini rivivono le incer!ezue piene di luce del tentativo rivoluzionario, n1entrc nel e<clericalesimo )) di Cavour è indicata la raggiunta soluzione provv·jsoria. A Missiroli pesa come u.o fallimento. In essa sta, è vero, la grandezza di Cavour, ma non è men vero che 1'« eroico sopruso n denuncia il fal1in,cnto ideale e l'insufficienza storica rli una mancata rivoluzione. Lo Stato ital:iauo nasce inferiore al suo còmpito, la monarchia è l'erede di questo fallimento e una perenne e:·isi politica, cui invano cerca ovviare 1a ccdittatura )> giolittiana, ne è la conseguenza; il fall.irnento è politico i,n quanto è si.alo prima fa1lin1ento rnora1e. L'autore osteuta rimanere, più che neutrale, assente; solo s'intravvede a tratti una irrealizzabile nosla]gia reazionaria. Dietro ad essa è costruito vn misterioso liberalismo - arnia dialettica di contrapposjzione reazio• naria - rivoluzionaria - esasperazione di dilem,ni a cattolici e a liLcrali. La crisi della guerra giuuge in un 1nomenlo in cui tutta questa sovrastruttura - elaborazione esasperala - pii1 non reggeva. Col successivi libri si passerà dal1a estrenia destra uIla estrema sinistra. Tutta la critica a] risorg.imento italiano. che pur si rifaceva a Ferrar.i, partiva da unn psicologia conservatrice, alle volte ostent.atameute reazionaria, addolla a questo anche dall'incoinprensione del u1ovimento socialista, ereditala da Ori ani; eppure il pensiero della Destra - conservatore - non era accettato; la critica morale, che discendeva dalla analisi storica, mentre poteva anche lasciar supporre una posizione cattolica, si risolvev.a in accenni troppo autonon1istici. La posizione di Missiroli era chiaramenLe duplice e a lungo andare riusciva impossibile sfuggire ad una chiarificazione. Il dranuna rivoluzionario di Mazzini e di Ferrari era stato troppo sentitamente rivissuto pcrchè le posizioni reazionarie non ne fossero profondamente intaccate, e l'hegelianismo uvesse Lattuto in hn•c• eia il cattolicis1no. La fragile costruzione di un <eliberalismo >, più non soccorreva: « Il papa in guerra », chiude, riducendole al1"assurclo, le posizioni della « Monarchia sociaista », di cui riprende ed esauri5.cc rintcrpreta:1.ionc religiosa, e ne prepar.cl il rovcsciatnento. Anche il 1ibera• lismo di Missiroli òeve sccn<lcrc in ('ampo. Auravcr;:,io le <1 Opinioui 1> si,nno nd una riabililazionf' delle tesi storiche sostenute ni"mn '--ocialF-. Hir-lahorazi,,,w dF-1 pe,n;;.iPro '-ociali~ta. rj- \alulazionc- d<--1-.ocjali'lmo. a ,-uj ,·onduron,, ~li ,.J,·rrwnti~ :ui prima s.nvra,stava una _gitBti- !i,·a;,;j,,nr· r1·azi,,naria. I.A"> flilP-;;."-'> fallimr-:nt,, id,•aJ,. dd ri:.orgjm,;nto. che- par<~.,,a irrjm,·- ,jjafijJ, .. n,,n ,. piu v·i'-lo ,-,,m,· 1,n pn,,..,·~--,, ,·ompiuto. \-fi~'iiro)j p11i, -r•riH;:re J,. M:,. pi11 lwJI,:, pa- ;ri1u• dì '-l<,ri,·<, in un JjhrfJ ,1 r na hatt.aWia rwrduta }J r;hf• ,. lutto una ,, p<,lf-mi<·a libf'- n.dt· "· vi~"uta. ,;.<,n<'rr·ta, or;'.!.anjra. Di frr,ntc- aJ!Ji a"venimf"nfi ,·h,· nf'I dov1;- ;r11r·rra anda\.'ano ,-,u•';f-~u,~nfiryajt,,rhjdj r--:r·ar,- ti,·i <1ua-i <'onvuhioni ~,-nza mPta nf" '-r-.,op<>. iJ lilwrali'"-m,, di \lj~~iroli pr,·nd"" r,,,•izjon<~. Da 1111 latt, la f<-rma r;o~c;.if~nzadeJJ'immaturita irlP,al<'. della vha politica italiana, r-ima•ta •o,·N,mbcnle neIJa lotta tra Stal<J "' prin,·ip;,, ,-attr,Ji<>o: dalJ".altro la cos:cfr-mza anr•hf>' -~ non ne sono ben c·hiari tutti :di -\-iluppi <·hr· la lotta non f"'. Lr-rmjnata. ma ;. -tata portala in un altro campo. II movimento ~<.><·ialista è l'erede della grande rivoluzic,n,- liberalr· iniziatasi c·on la riforma, la ,, funzi<,n'! liberale" è ogf!i data al socialismo. Più concreta9'ente: siamo di frontf' a!J'a- ,,,,.ndere delle rlassi popolari ,.1,,._ -<·<,-,e dal letargo in c-ui erano rimaste r1urante.- tutto il riii,orrrimento, chiedono con violenza il loro posto nello Stato e nella Storia. Il prc,blema è di organizzare e dirigere questa ,-orn-aJ.,i,a af:1.:esa. Jla que!òila a:--cesa de11e ma_i;;S{'"nou potrà essere nè « eroica » nè vio]entement.P- rivoluzionaria. Troppo viva è rimasta !n ~Jj~i;;iroli Ja coscienza dell'iniziale fa1limento dello ~lato italiano, e sempre vigile anche di fronte alla nt;ova interpretazione del movimento socialista. Troppo f>roico era il dii-i;;irJiointuito ed P:::iasperato, tr<.Jppo grave era ia l-Confitta che Misairoli aveva segnato al passivo della vita politica italiana, perché questo atteggiamedto pessimista non influisse su tutta l'interpretazione dei fatti po~teriori. Co!!le nella << Monarchia socialista 1), procedendo per a.;trazione, pareva vagheggiare una soluzione che si richiamasse ai principii della Destra allo Stato forte, allo Stato divinità inso=a; disilluso, ·dsto che ]a realtà è un 'altra, con astrazione contraria riprende, .in un certo modo, in altri termini, il « clerica1esimo > di Cavour, il metodo eroico è ributtato. Il socialismo - erede del liberalismo - è il principio attivo nella vita moderna. ma deve essere collabora:;ioni.sta.. Se noi rileggiamo oggi le pagine che Missiroli scrisse durante il periodo di speranze collaborazioniste, non possiar.10 non esserne prof ondan,ente commossi. Incapacità, irri:;.:)- lu,tezza di uonllni e sopratutto la inferiorità cleHo spirito politico italiano di fronte a problcn1i che solo una piena e cosciente vita politica può supprare, hanno condotto all.:i sconfiua àcgli uo1nini di sinistra. Si tratL'tYa cli inserire nello Stato italiano le nuove forze preparale dal ocialismo e n1alurate nella guerra. Secondo l'indicazione di ì\fi:,siroli. tutto un JJrogran11.u3 di « politica della guerra »: politica di libertà si presentava da risolvere. Còmpito et~onne. L'errore teorico collaborazionista (o n.11;:•· gl io: riformista) era nella mancanza di fiducia nelle forze al.!.tonon1e: Pinferiorità - denunciata da Missiroli - di fronte al dis-idio ideale della storia italiana, non doven condurre ad un at1.eggiamento di rasse~nazione, run ad una cosciente e ferma volontù di :,upcrare roll'azione tJUcsto dissidio. L"errorc pratico era nella irresolutezza, nella degenera• ;r,ion-eoligarchica e nella ingenua fed<' rhe lf• cose unJas~cro per conto'loro. O~f[i noi dian10 a questi uomini tutta la no~lrt1 simpatia. Essi sono stati i primi a fare echeggiare in Italia la parola di wnanità e di elevazione tra il popolo. Tutta una gr.ande opera di elevazione e di autonomia proletaria (' legata al nome del partito socialistJt. Gli errori sono sl.!ti gravi e duramente scontati. Ma la calda uinanità di Turati, l'ironia fatta di precisione di Malleotti, la nobile dialctLica di Treves, la « predicazione evangelica >) <li Prampolini e di tanti altri, la coraggiosa f<'de ùi Serrati, non sono passate invnno: non è passata invano l'opera dei

Sìl L~ RlVOLOZIONE LI8ERALE derisi « idealisti " e riformis1i come Bissolati; e, soprat-utto, non sono passate invano la fernrn sicurezza e la capacità ài sacrificio di milJc oscuri e delle masse proletarie. Di <Juest.a situazione - per la quale una noova clasAe dirigente, forse non più ROcinlista e già cons~rvatrice, si preparava ad assumere il comando, ma per la quale, sopratutto, nuove classi si organizzavano a coscienza politica - Missiroli può considerarsi il teorico e lo storico. Le sue opere sono ancora jJ più interessante com1nento che ci rimanA'a di quel periodo. Si trattava di dare coscil'1tW <' limite di Stnto all'ascesa ,\elle nuove classi e guidarle al potere: « Coseienzn tiht"'ralt" i, e « Funzione Jihcrale » parevano qui aver trovato il punto di coincidenza. li suo pcssi1nismo iniziale lo sollrac alJl' facjli illui;ioni, mcnlrc la sua posizio11f' libcr.alc, e pri,·a eh intpacci e di pregiudizi tloLLrinoli e pratici, gli <lit. 1naggiore ampiezza e sercnitil storica. Il coJlaborazionismo è posto nella sua luce più bella t' nella ·sua verità. L'alluazionc P!'atica, di cui d'ahronde Missiro1i si accontenta di darci i.1con11nento, sarà un fa1li111enlo~ ma la m.èta era giusta e lo scopo va"leva tutti gli sforzi. Un pensiero che forse avesse in altra maniera utilizzato i dati di <e Monar- <·-hia socialista», avrebbe- intravisto il faHimento: Ja via per i-aggiungere la 1nèta era 1111 'altra. Nè vale che oggi ac('enni a piegar(' <-a nt1~ rarsi in un aorpasi;ato giolittismo. NPJle pai;inc del " Colpo di Staio ,, le pi,, lx·llc di Missiroli storico, ~ le più a,·utc di Mi&siroJi poLitico rivive nuova vita l'unità discord,) del suo pf'nsicro, mantrnuta attraverso 1utt<' J,. incertezze prnti!'hc <' 1,· clcbolcz,,e. granrli zone colturnli d,:l Sud tra pic·,.oli coltivatori diretti in ge.nerc fall-iS<·e f- la terra, divi13a, finj&ce (Jllfi-'ii ~mpr~ per riunjr<.si jn µ-randi unità <·oJturalj ncllf• mani dei µh, abbienti. un 'unir-a rnr~dicina. Con coteEiti conr.r'tti 11.on riusciremo mai a :-:,radicare nelJe wn,~ più po\.-ere d'Jtajja (che S'"JllO poi in mag.gi,,ran/..oi <Jueli<· aride del Mezzogiorno) il malf'.&f>I<' agronomico. r,..couomico "··· --orjaJe. clw- tiRrw rrue<,tt· _genti ad un hac,-:;.o h·non_. rfj vita e r-111· ,·o~Lrinw·· i più validi e i pii1 gen<-To-i A trovar fu<Jri deJla Patria lf" fonti per J_. fll'.,,- prÙt <·~i1otenzu. Comunque MissÌJ.·oli ci dà punti fermi precisi; noi lo vediamo difendere la proporzionale e il passaggio di poteri sempre più ampi al Parlamento; indaga la specifica situazione in cui alcune df"lle nuove classi si sono n1aturate, e ci dà i bellissimi studi sulla situazione agraria bolognese (vedi il libro sul u Fascisn10 e la crisi italiana »); ed infine - in un libro che rjassume tutte le esperienze e le conclusioni precedenti - la organica politica di libertà " di pace è difesa anche dopo che un trasformista colpo di Stato ha fatto crollare gran parte delle speranze. • li suo liberalismo, fattosi conservatore, dù un senso di p.a<'ata solennità e di fiducia nella :iloria, pt:r cui la indagine- politica si approfondisce e si c·o1nplcta in un profondo pathog, e l'asprezza dc·i dislìid1 C!--aRpcrati è r0Jn1ata da questa i:;Ìcura presa di posizione <'hc, pur rimanendo aderente alla rcahà di op:gi~ non pregiudica l'avvenin•. Entro i Ji,niti clw egli slesBO si pon<", entro i lin1iti di una frammentarietà di clahorazionc, rd entro la falsità di una posizione, che non sa decidersi a<l uscir<> da u11 arH'ora ,·iaffcnnato fìacC"o disinteresse: « il mio non è un programma d'azione», diren10 <'hc jJ -suo pensiero si ribella alle pastoiP che CKli slesso lenta porsi. Mlssiroh non ha pot.nto dimenticare i.I suo 1wssimisn10 iniziale, d'altronde frutto rii una posizione discordante: l'esasperazione dei dissidi non ha segu.ito Ja propria logica e si (' qu-etata in un'affennazione conscrvalrice. Ma da questo appunto la sua opera prende forza e vigore. Il suo Hberalismo non è più astratlo, ma impregnato di storia. Cotne Lutti i lihernlistni, è anch'esso er• rore - <( n1ontento tra i n1on1cnti dello svol• gin1.ento storico ». Un liberalismo che scende a combattere rinnega jn un certo senso sè stesso. Non può essere altri1nenti. L'utopia di un liberalismo integrale, fuori della lotta, è ancora un residuo de1la tnentalità dogmatica. li pensiero non finisce oggi, la verità è ncces• saria1neate rhescolata all'errore, nta se è religiosamente ricercata, nobilita l'errore stesso e lo fa partecipe delJa sua luce. MARIO LAMBERTI. • Tutta l~opPra an11D~a. rliJig-ente, apcrimr-..:nlal,· d,-J prof. Rivera, compendiata n.,J suo volumP sul Prob/,,rrw. agro,u,mico del Mezzo. giorno, è appunto ur1,a forte dimoatrazio1w e documcntazion<' dr;/la influenza dell'a"verso fattore cVimaLi<'o :-suJla nmHra arc:rico1tura ,: ',111Ja granicoltn.-a in particoJare. t la granch .. prcdominan;,,a dei fauori climatici r,opra J<A fol'lune riel raccolto. che ostacola nel Mczzo- ~iorno la intr<Jrluzion<~ d(~Jla <·..ORÌ detta (•ofLura intensiva, r,on la qu:dc· si v~ngono natnraJ. mcnlt" ad arris<·hiar,• i:;ommP n,a{!giorL E a rru,.~to punto non po,;sian10 fan~ a meno per uo vi\o Fwnw d] doverm-a giustizia socialf' - dal riportare la m<"--tadife!--a <·lw il Hivf'ra fa del nogtro eoltivaton·: una dif<>sa f'hc.. pur noi, con minon· r0m1wtenza. ahbiamo F-f!tn)Jff"• fall.2., specie ('ontro le eleni• grazioni cl1e in ,,gni 1-Crnpo ,;;on C'adule ..,11di noi 1:iudici da chi, più forLunaLamenLc, vive nella Italia più Alta. "Abbiamo anzitutto il dovere - scrive LcsluaJnH·nle i] Rivera - cli scagionare l'agri<'ohore del Mezzo~jorno c.LaJla accusa di inettiludine f> di incompetenza, che troppo alla lcJ!gÌera gli vjcn fatta. Chi conosce certe risorse tradizionaJi dei nostri coloni contro avversità antichissi1ne, ma soprntutto la laboriosità, talora leggendaria, delle niasfie campestri del Mez-1,ogiorno~ non può ora1nai non sorridere rij 111; 1accusa così grave. L'ignoranza de1l'alfabeto, cosi impu• dican1enle strombazzata peJ mondo, è rimpiazzala dalJa sapienza multiforme con la quale, per secolari accorgi1ncnti, il nostro rozzo colono sa combattere le infauste vicende di qnesto suolo e di questo clima cosi vario. La insufficienza è piuttosto dalla parte delle classi cosi dette dirigenti! "· Che il più delle volle~ aggiu.ngjamo noi, non dirigono affatto, o uon sanno dirigere un bel nulla! "iolo la s<.ien;;a lJJ(runu111.iro moderua p~i<, r1alvar1: la 'liluazione >iCmpre ang-uHio-,a dellf" no!itr 1• VJJH~ J,overc. indicando pP-r 'Jue-,te j mct 1)cfj dcJl.a rina,;,cenza agricola. ctw -,<Jnr-J poi <rueJli d,·lla floridezza economica ,. dclk, elc\-arof•11to rn,,raf, •.. \L1 fìn,, a quaa,,h., la organiz:.rnzionr· i,deutifìco-agronomica. d,~ -i -,tenta a JJrùJTIUfJ\'f;n; in ftalia. non a\. rà d.atr· le V<·n•, prr-r-iw·. <.sie11rP dir,-.tliVP OUf.)V<" rwr .,oll<·vare dJlla mif.,,Pria iJ no:;tnJ .\1ezzoe-iornc.). la f•--p,A1•ip11z~,!mpid,·a de~Ji a_g-rif•oltori m..,-... ridio11ali riniaiv• la ..,<,la in ;trad,J <fj fornir,.- qualr-hp dettan1e men,-., in<;erto. E. in!dtt: fa <·i;,ppi-iPnza del ;;ud ,-.hf" dir-•e eh,- J'antic;.a rc•2:ùJa d~J pré.!tO. d,, ...unque, non ~ ~J".J la ba:,c deJ lu·rn'";;;~re a~ricoJo del ~\orrl. m..a aor•he <lf'] Sud~ poi<"hf' 'Iui, i pUrf" il taftlio priman•riJ~ di me::dica o di pralCJ ~i fa ~ •i f"J eziandio ahbondante; in pii.i ,-·è, qu.a P la. la possibilità di una utilizzazione a pa~co.kJ inverniJe. che è ricchezza in più per r agri- (·oJtorc e per la inticra .Nazione. y..:· la ~pe-- ricnza de] Sud che ci prova come dovP 5ja possibile l'ulivo, L'uliveto quasi ,empre riveste a nuovo l'agricoltore, mentre il nano. il più delle ,olre, lo spogli.a e spoglia la Nazione. È la esperienza del Sud che ci dimostra <·ome, al pari dell'ulivo~ anchP mohP altre piante leg-nose, iJ mandorlo, il carr-ubbo, il fico e la vite ( questa coltura purLroppo ora trovasi angariata da] fisco e anl!ustiata dalla so,Taproduzione) sieno capa<"i ,t; far-e entrare l'agiatezza nel1a casa del contadino (e per esso dell'Italia), mentre l'ampliamento della coJtura granaria, specie- nPI Mezzogiorno, troppo spesso ne la scaccia. La penuria granaria Come stanno ora le cose, è più che Jogico~ naturale, che l'agricoltore del Sud, di fronte al rischjo di un'a1!nata disastrosa, preferisca a:Tischiare nella coltura la minor son1IDa possibile, facendo soltanto lavori superficiali, senza appropriate concimazioni. Specie quando si consideri, come Jargan1ente docun1enta lo stesso Jll"Of'. ~~ivera, che sono le coltivazioni pili accurate (e dispendiose) e le piantfì, più ingentilite, quelle che finiscono col pa- ~are iJ più ]aqw contributo alle avYersilà del nostrn clima; mentre Ghe le piante coltivalf> con metodi primitivi presentano una conformazione or~anica più ,•irina al tipo ~el\'.:ttico, cioè cuti<'ol-a più spessa, statura mi~ nm·e~ tessuti di sostegno più abhondaoti. radiel più sviluppate - insomma, maggiori resistenze climatiche. Sono ,·erità semplici, chiare, facili a co1nprenòersi - non è \·ero? -. Ma andate a farle capire in alto, ove le vertigini ... dell'altezza s,·isano la realtà di tutte le oo~"'- di Lutti i problemi. Occorrono gabinetti. laboratorii, espe1·imenli. che sono còmpiti ~mincntemente di Slalo: ma lo St:1to 1)Q!!i ;:. troppo forte per co1nprendPre que:;te ... dPbolezze: è troppo in excelsis. per ~coqrtrt" esattante-nte le ba~s11re di fjuesla IDJ$Pra terra~ Con questi rapidi cenni io non intendo affato sostituirmi, uell~ lotta per la discussione e soluzione del nostro probleina agro• nomico, ai tecnici particolarmente competenti, ma intendo soltanto, con la più fervida cordiale pro1Jaganda, aiutare - o come oggi si dice (< fiancheggiare )> - i tecnici in questo, che è fra i più veri apostolati per .la risurrezione dell'agricoltura italiana ln genere e 1neridjouale in ispecie, che è I.anta parte, poi, de1la nostra resurrezione economica~ morale e ... politica. La penu.ria grana.ria che ha colpito quest·'anno gravemente il rnoudo e più gravemente l'Italia, che, purtroppo, non è stata la prima e, con qualche inter1nittenza di sollievo, minaccia di non essere l ~ultima, non deve passare senza frut~uosi insegnamenti per noi e sopratutto senza infonderci il deciso proposito di risolvere il secolare tormento, riportando ancora una vittoria contro quella natura che è arcigna ed avara soltanto con i neghittosi. In verità anche in Italia gli studi agrono1nici si vengono sempre più intensificando; ce ne dà prova ampia e sicura il recente libro d'interesse davvero capitale, che il prof. Rivera della R. Università di Bari pubblica (Libreria ed. di Scienze e Lettere del dottor Bardi, Roma) su Il problema agronomico nel Mezzogiorno d'Italia.. Ed altra prova ancora ce ne dà il recentissimo volume terzo degli Atti della Società Agronomica Italiana, pubblicati a cura dello stesso prof. Rivera, sociooegretario della medesima. Come per tutti i problemi, cosi per questi agronomici, molti e differenti sono le opinioni e le proposte di soluzione. Vi oono quelli che insistono perché sieno destinate al grano assai più terre: o bonificando le zone acquitrinose o sommerse daJJe acque dolci o salse, o dedicando esclusjvemente a grano tutte o gran parte delle terre da prato e da pascolo specialmente invernile; altri, infine, vorrebbero, più che estendere la coltura granaria ( che nel nostro Paese è anche troppo estesa), intensificarla, lavorando meglio la terra, meglio concimandola, ecc. Sta bene - scrive il Rivera - ritogliere alle acque e agli acquitrini quanta più terra sia possibile (sono gneste ?uasj sempre le 1aigliori terre pe1~grano); ma sta n1,ale, però, fare la propaganda per il grano dovunque, perchè è il modo più certo di aver meno grano. Quando una terra è tenuta a pasco}o o a pralo per due o tre anni, al quarto anno, seminata, dà grano al doppio, oltre il bestiame che il pascolo dà nei primi tre anni; ciò che, lutto so1u1nato, costituisce un reddito complessivo superiore a quello di quattro annate di semi·na continuata a gn~no. Ecc·o· r1uindi il ciclo più produttivo: « bestiame-grano »; il ciclo, Ja fon1101a, che ha reso possibile il sollievo dell'agricoltma inglese e ... di tutto il mondo. « Io non ho 1nai compreso aggiunge il Rivera - percl,i> da parte dei dirigenti tanta propaganda sia stata fatta per il grano e cosi poca per il bestic,me che del grano è industrialrnenle il più potente fattore d·i incre• mento>>. Questa incomprensione, o do1nanda, egre~ gio prof. Rivera, non è di oggi! Purtroppo! Sarà certo più di un buon quarto di secolo che il nostro amico Francesco Saverio Nitti ha ripetuto in cento pubblicazioni, compresa la sua Rela.zione sulla Inchiesta Parla.mentare sulle condizionf delle classi rurali nel M ezzogiorno e Sicilia, che ha ripetuto, dicevamo, le stesse cose, e cioè che occoTre diminuire, per alzare le sorti di questa bassa Italia, i campi di grano, per aumentare i boschi, i pascoli, i] bestia1ne; ossia il binomio, ap~ punto, (< bestian1e-grano >>. Nel Mezzogiorno d'Italia l'abbondanza o la penuria del raccolto granario dipende, prevalen.tentente, dall'andamento stagionale, dall'avverso clima mediterraneo, e solo secondariamente da metodi colturali. Vi sono annate nelle quali le Puglie dà,rno una media di quintali 5,6 (1912) ad ettare, ed annate nelle quali si raccolgono, in media, quintali 12,4 (1913). Queste oscillazioni sono pure la causa di un altro deplorato, ma fatale feno1neno economico-sociale e cioè dell'accentramento in poche mani della proprietà fondiaria; nelle mani di coloro i quali, disponendo dj più forti mezzi economici, possono arrischiare per più .anni consecutivi la coltura anche a perdita, in attesa dj anni favorevoli, che ne li compensino sufficientemente. È -per questa ragione che la ripartizione di Sono q ll<"sti i fatti che ci spiegano veramente (ahro che ignoranza e neghittosità meridionale!) la grande rapidità della diffusione di sistemi agrico1i più accurati nei paesi a più alto reddito e la i,randc difficoltà ad accogliere gli stessi sistemi nei paesi a basso reddito. Ci spiegano pure questa certa inesorabilità dello scarso rendimento e della miseria agricola di queste zone, che sono le più lontane dai paesi a più alto prodotto e che sono costrette a persistere, per ragioni economiche e tecnico-agronollllche, neDa coltura della " poca fortuna "· Per quello che riguarda in particolare il fnunento nelle nostre zone aride, sarà certo setnpre opportuno e conveniente fare propaganda per una 111igliorc lavorazione del terreno e una razionale concin1àzione, incoraggiando a pcrsevera1·e in quelle zone e in quelle terre nelle quali alle prime prove (ed è in parecchie) si siano avuti risultati economicamente convenienli. Ma è inverc un grave errore insistere ad imporre, o quasi imporre~ la introduzione cli metodi e di mezzi più costosi, quando già alla prova queste pratiche abbiano dato un aumento di resa che copra appena, o che addirittura non copra, il di più del danaro speso. In agricoltura, cosi come in ogni industria, ò ovvio che j metodi antieconomici ammazzano le iniziative, di~ struggendo rapidamente le risorse dell 'imprenditore. In conseguenza - prosegue il Rivera - oltrechè vano non è neppure patriottico continuare ad insistere perchè gli agricoltori di ogni parte d'Italia si trniformino ad nno schema unico, quasi a un 'unica ricetta e ad G. B. PARAVJA & C. Editori - Librai - Tipografi TORINO·MILANO-FIRENZE·ROMA-NAPOLI -PALER\lO Di Pr11nc.'eS(."ODe 8nnctis. che <1un:-:i uMninh - mente è oggi considerato il rest.o.uratorc dell-t c1.·1licn estetica in Italia, DOMLXICO BULllERE'ITI pubblica i pussi più t.ipici e µiù r:1ppresentativi., ,Jeli• nenndone, con sicura cflicnci:1. le, rompless.:.t fi2"t111-1 di uomo critiro politico. l passi trutti anch~ ffollf.> opere mre od inedite (di quest·u1Lim<- mu1.iCOÙJ.rmente notevoli akuni I)regevoli frammenti sull'Ariosto) sono lllustr-ati da sobrie e sicur'\! notizi'"" storiche e colleguli da nnalisi e~1etiche 11i Domt-- ni<:oIltùf:,retti. Il FRANCESCO DE SANCTIS Aotoblogrufla c1itic:1 J>Olitica fn parte della Nuova Collana Parnvia de.gll SCRITTORI ITALIANI (·on uotizie storiche ed nnalisi estetiche di Domenico Bulf:,ret.tl. Ogni Y01nme, con ritrntto 11elr. 111ore, L. i>. PIERO GOBETTI - Editore Torino - Via XX Settembre. 60 LUIGI STURZO l .11MIN l;'N I'f. La libertà in Italia L. 4 ai prenotatoti. (;!nesto forte saggio di Luigi Sturzo u'3Cir:ì in occasiD'De della festa della Democr;.iad,, 01·istia.na, 15 maggio. "L'ECO DELLA STAMPA,, il ben noto ufficio di ritagli da giornali e riviste fondato nel 1901, ha sede Escr,usrvA- ;;no:sTEin Milano (12) Corso Porta Nuova, 24. PIERO GOBJ!J1"l.'I Direttore responsabile. 'ripografia Curio A.ccnme - Torino.

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