La Rivoluzione Liberale - anno IV - n. 17 - 26 aprile 1925

1 .. C) _&" ~· ..;;,_,;s, ❖ IL BARÈTT Quindicinale di lr Editore PfE Ra \ ' <:)Y , 'i°?.JJ:fòy' ,MANALE EDITORE PIERO GOBETTI TORINO VIA XX SETTEMBRE, 60 i~ ~ ·\"1-,AMENTO Per il 1925 L, 20 Semestre L, 10 Estero L. 30 ~ostenitor• L. 100 Un numero L, 0,50 C. C, POSTALE ..._~~~a NOVITÀ DELLA SETTIMANA ANJANTE VITA DI BELLINi Abbonam,nto annuo L. 10 Un numero L. 0,5 ,~'{) Si sospenderà l'lhvio del glornale a chi respinge la tratte postale Inviata in questi giorni 81 spedisce fronco di p9rto a chi rr,ondo uaglla di L. 10 afl'edlfon: Gobettf - Torin<i Anno IV - N. 17 - 26 Aprile 1925 SOMMAR I O: PROMETEO FILODEMO: Marxismo • liberazione prol•taria - R, MoNDOLFO: I punti del problema - [, GIORDANI: Montalembert - T. FIORE: t.ettere meridione li, Ma~xismo e liberazione proletaria detto, d_cv'essereil tt1onfo cl.ellalibertà; ma di gu.ale libertà? Non certo di quella degli individualisti del secoloXVIII, che era in fondo rastrazioue cleHa libertà e che si dducea in ultima analisi àll'a,-bitrio, Per Marx, nutrito degli insegna111e11ti della filosofia classi""- tedesca, la libertà è ·coscienza, è azione. E poichè, come abbiam visto, 1'essenza dell'uomo è data da.i suoi rappo1ti sociali, e l'uomo è c011creto so11>t11tonella su.a cla.<;se in. lotta CO'll un'altra classe, è evidente che l'arma dei lavoratori per la conquista della libertà è la lotta di classe, che è appunto l'azio'ne traverso cui i1 proletatiato ptende coscienza di sè stesso. La liberazione conseguente alla rivoluz.ione proletaria non può esser quindi per Marx altra cosa che la liberazione· del proletaiiato come tale, e cioè il superamento della sòcietà a. cla:ssi. La trnsfonnaz.ione di una parte del p<'oletariatoin classe borghese dirigente, cui acCelÌ.ua.il Pug1ionisi, non è la liberazione del prolet.ar'iatocome tale, come classe oppressa, ma uh mero caso cli miglioramento individuale, sia put~eest·eso ad i.u1gran numero di indlvidui, che uOn ititeressa ìl marxismo, dottrina di classe, ed è estn,neo al sllc concepim'ento storico-dia1etti'i::o. La facilità, davYero un po' sor'piren<lente,colla quale Cannelo Pugliouisi ha liqu.idato - con ùua colonna di stampa! - il marxismo come dottrfoa del p1·oletariato 1ivoluzionario, intorno a cui pu.re g-ià si son fatti scorrere tanti fiumj d'inchiostro, avrebbe dovu~o, mi sembra, ingenerare a lui stesso il dubbio che le cose non stessero proprio come egli le ha Poste, e che Lli1a-'qu~lche iitèsaitezza Sia venuta ad iusidia1"e il corno del suo ragionamento. E a dir vero, questa. è ap,punto la mia Opinfrme. Pan.11i an7i che questa inesattezza abbia viziato il suo ragiouamento alle fondamenta. Asserisce in.fatti il Puglionisi che il rovesciamento della dialettic.a hegèUana non apportò alcuna conseguenza, mentre invece essa ne ~.prportò una fond'amentale, che . cioè gli uomi11j, i quali nella-filosofiahegcliana -e:ransoltanto mezzo dell'a.:,;;tuziadélla ragione secondo la classka espressione di Hegel, diventano per marxismo gli awtori. &tessi dellia storia, mossi -ad agire dai loro bisogni (1). ·Da cu.i una fi16Sbfìa ttivistica, nient'affaittocatastrofica, come il Puglioni&ipretende, perchè il proletariato vien costruendo da sè, nello sforzo costante dell'elevazione e délla lotta, la nuova società. Nè vale in proposito l'invocata _autoritàdel Sorel, del quale è nota la superficialità filosofica. Ch'egli -ripud:iasse !'es- - filosoficadel marxismo, discende àppnnto da ciò che egli, non penetrandola al vivo, 1'inteFpretava, .com'era d'.uso ai suQi tempi, in senso fatalistico (e dò per ·influen~ na'tura.Ìistiehee positidstich~e estranee al pensiero di Marx c·he ebbe u.na cultU1ra ed W1a forma mentis fonda:- mentalmen.te idealistiche)·, e sentiva la necessità di sostituirvi una fu:tlcezione attivistica, éhe credette di tn;n.-arenel pragmatismo e nell'intuizionismo. Senon.él)èquesta parte della pok,rriica soreliana. è confrutata daJ.la stessa ricostruzione critica del pensiero marxistico, éhe ci da esso pure una filosofi~ attivistica, ben p~ù seria deile forme degenerative in clli l'accolse i,1 Sorel'. Uuel che del grande teorico francese rimane pi{! C'he mai vivo è invece proprio la wa opera rclucativa dj Tertulliano del so::ialismo, il suo cuHo dell'intransigenza, che è marxismo schietto. }{.:r_ chè senza in.tra1~igen.za, checchè ne _pe11Si jJ Puglionisi, non può darsi eçl'ucaz.iane. Da quanto son venuto Sin qui osservando, discende, a mio credere, una c-ò.nseg11enzaimpoxtantissima. La storia è attività degli uomini mo~i da.iiloro bisogni. Questi hisogni fanno sor. gere i rapporti sociali, i quali costituiscono !;intima es.senza dell"uomo,dell'uomo sociale e sto1ico, del solo uomo conereto. Dunque gli uomini aventi idenitici bisogni, legati dagli stessi rap~ porti sociali, avranno una comune coscienza (cos<'ienr.-cdc-ii classe), agii-anno nello stesso senso (lotta di classe)_Ma quale sarà il resultato di questa lotta, se non quello di negare la società borghese, superandola iu una forma. più alta,? Questa è la logica consegttenza del ritmo dialetticoSenoncpè, obbietta il •Puglioni&i, questo supetamento d·el1asocietà borghese non è possibile, perchè la, storia non conseut-e mai l'assoluto, e sarà semp:re uu eterno succedei-si di classi dirige1iti, di borghesie avvicenclautis,i al potere. lV[arx miretebbe in sostanza a fare del proletariato una nuova borghesi-a. Ma qui sta celato 11 n gla ve e11rore, errol'e stor'ico e filosofico. « La vita nOn consente l'assoluto, l'attuazi.one completa del bene e la fuga definitiva del male», d'accord6; e lVIarx sarebbe stato davvero antistorico, se avesse preteso che la rivoluzione proletaria segn.aS6e un termine alla storia. Ma questo era ben lungi dalla sua mente, chè a.nr.l.el.gli asserì (con una frase che potrà anche essere criticata, ma che è abbastaJ11...saignificativa), che là cominciava la vera storia. Da quanto sopra però, noh &i può legittimamente concludete, come fa il P-uglionisi, che la storla debba esse1·e un continuo infecondo succedersi d.i classtl. dirige1iti, una pe11petuaalten1ativa senza méta. Una tale veduta pecca pur essa di antistoricismo, poichè, per dirla col Croce, questo « progresso all'infinito, non raggiu.ngenclo mai i1 suo termine, non è progresso»; uè a dargli ·un contenuto potrebb'essere sufficiente di ricon·ere a un infinito progressivo approssima.rsi a una méta in:aggiungibile, perchè « il concetto di approssimazione ... guanto può essere utile nelle scienze della quantità, altrettanto è vano e vuoto in quelle della qualità, dove tutt'al p,iù può pre- <;tare talvolta servigi• di metafox:a. Che cooa importa che il dolce pomo e la fresca acqua si approssimi più o meno alle labbra cli Tantalo, se non le toccano mai in guisa ch'egli possa cibarsi e bei-e ?.. Il vero concetto del prrogresso deve chiilque adem1~ere insieme alle due op~ 1 poste conclir,ioni, cli tit1 rnggiungimento a ogni ista111tecl~l vero e del be11e 1 e cli una messa in clni'òbioa Oglli lluo\'o istante senza tuttavia perdere ciò che si è 1~aggiunto, cli una perpetua soluzione e rli un perpetuo ri11rascentepro0lema per una nuova soluzione.: de\'e evitare le due 0 1 f>l)OÀte'unilateralità cli un fine bello e raggiunto e éli 1ll1lfine irraggiungibile, del progressus act ji)iit,,,;, è del progressus ad i-nfinitum, (2)_ E questa è appunto la veduta cli Marx, che concepisce la rivoluzione proletaria come superam1;nto ch.um forma socia.le, conchius.ione d'una lotta, fàggiungìtneiYt6 6'una inéta, ·clie tosto si converte in pu11to di parteùza per una méta ulteriore. nuale èssa debba essere, in quali forme e traverso qudli lotte debba raggiungersi, non si può, da.l punto di vista marxistico, nè conoscere n'è 'i,/'dagaf'e-_ Che -qtresto•, e lion qllello accenn~to dal Pu1fl~onfsi, si'a il pensiero del Mairx, mi .sen1Dra debba 'ris\rT~U"evié1étileméi,te a, 'chi lo ewmini i'ì:1.thnlùnénfe_ 11 'trionfo ilei so6alislll0, egli ha • PROMEÌECJ FILOD'EMO (r) Per lo sviluppo di quésto concetto, qui necessariamente séhematizzato, cfr. : M0NDOLFO - {l 11iaterialismo storico in FedeTico Engels. (2) CnoCE- Il concetto del Divenire e l'Hegeli;;;,o in Saggio sulJ.o·Hegel_ I P1 UNT'I DEL PROBLEMA {PER'DEFi'NìRE: LA DI$CUSSl'ONE MARXISTtCA) La discnssion-e wn Emaono Bartelhni, limitata da principio a élue punti essenziali (il concetto delle crisi ih rapporto alle -rivolùzioni socia1i, è il concetto di queste rivoluzioni e partieòlarmente di quella proletaria) è venuta, èiime suol sempre accadere nelle dispute, ad esbendersi anche ad altri punti, sui quali si rivela l'esistenza di un élts'se·nso,,o ta necescsìtà di chiarimenti per mettere in luce fino a qua1 limite un consènso risulti e dovie la divergenza cominci. Rei- avviare ad U:nacouclusiòne la polemica col mio cortese contradittore (al quale sono molto ·g1'àto delle gedtili parole che ha per n'iè 'e cl'é\Ia lèlerenftàdel suo diséorso), c1·edo l:rtHe-llssare in -ta:nti capi gli oggetti della disputa, che st sono venuti rivelando per' Via. i) Il 'éoncelto qenerale del processo storico. Scrive il B.: « nel!',economia della SQctetà ùmana, come in quelle individuali, gli sviluppi non possono avvenire che attraversò la linea di minor resistenza, poiché nessuna società vorrebbe affrontare un maggior dispemdio di en&rgi,e di quello strettamente riecè.ssario. Di questa legge assoluta occo-rre tener conto quando si studiano i fenomeni sociali », Io invece nego recisamente la legge del minimo sforzo nella storia. « Nella storia {ho scritto qualche anno fa, e torno più che mai a ripetere oggi) dove non vige il principio di economia o legge del minimo sforzo, il processo si svo-lge sempre con moti oscillatori, a zig-zag, per via di urti e di rimbalzi, raggiungendo solo attra,nerso una enorme dispersione di forze quei risultati, che un'azione ragioùata avrebbe ottenuto pi(! fecondamente e sicuramente, per vi<epiù piane, semplici e diritte"- Le prove di. cruesta mia convinzione possono essere date da tutta la storia, senz'altro imbarazzo per noi che quello della sceita ; ma a me basta, oggi, una confessione recentissima di Zinovieff, che leggo di questi giorni nell'.4-vanti! (ciel i2 aprile): « Il processo storico segue una !in.eiaa zig-zag e non già la linea diretta, che noi nèlla nostra ingenuità o piuttoslo nella nostra mancanza di esperienza storica credevamo che dovesse seguire. Dunque, compagni, bisogna sempre tener pr-esente che I~ questioni del tempo, dello sviluppo e de!l''itinerario èI,ella rivoluzione risullano assai più complicate di quello che n_oitutti prima si fosse pensato ». 2) Il concetto qenerale delle rivoluzioni. Riconosce il Bartellini che per rivoluzione si clev,eintendere « tutto l'insieme delle azioni e dei fatti éhe conco,rrono a modificare totalmente la struttura ·sociale »; pur soggiungendo chi\ di solito, parlando del movimento rivoluzionario, si vuol caratterizzaM;,aanzi ehe questo in-siei:pe,.il- momerto. del trapasso del potere politico da una class0 all'altra. Ihsisto pe't la distinzione precifil e neita Jfra T'ivoluzioile-e presa di possesso del potere. 1 La rivoluzione è un processo storico, CJhematura 'lenta.mente in una continu-ità di sviluppo, che pot'rà ·anchll presentare i'Fl apparenza un alternarsi di stasi e cli salti: ma sotto l'apparenza si ritrova la rraFtà meno visibile, senza la q1:wle la stessa apparenza non a,vrebbe possibilità cl-i presentarsi. L' insu~-rezione può essere &nche un fuoco di paglia, che si spegne come s'è subit1tl1'l'lenteacceso ,per un concorso mornehtaneo di -ci~costanze transitorie, quasi soffiar di ventii sopra scinti1le i·hvicinanza di un mucchio di materie . infiammabili_ Certo, so11Onooessarie le materie infiammabili ; ma queste non sempre sono capnci di a!limentare il fuoco duratu-ro e costante di u'na rivoluzione, La quale più che nell'atto clamoroso del colpo di mano si riconosce nella solidità permanente (anche se silenziosa) dei resultati: dove questa manchi, la rivoluzione non esiste, Ci possono essere i tentativi falliti, e ci può essere un rivolgimento politico durevole, senza che ci sia una rivo-luzione sociale. Non rpi dilungo su questo punt.o, nel quale il 13artellini concorda con me, ed è questione soltant,o della più o meno sentita esigenza di distinzioni nè,tte: solo osservo che anche guarclariclo al « momento del trapasso ciel potere politico da una classe all'altra", di cui parla il Bartellini, ci si può trovar cli fronte a un process.o cont,inuativo e lento, inveoe che nd uno scoppio subitaneo e clamoroso,, Il concetto marxistico della rivo-lu zione in permanenza è capace anche del significato sopra eletto. 3) La posizione dei JYroblem/4storici e la possibilità presente della loro soluzione, Il Barbellini ripete con Marx: « l'umanità non si propone se non quei proble,mi che essa può risolvere .. ., ..i problemi non sorgono se non quando le condizioni materiali per la loro soluzione ci sono già o si trovano per lo meno in atto cli sviluppo,,_ Ho già spieg·ato nelle Orme di Marx (III• ed., capitoli aggiunti allo studio su Feuerbach e Marx) in che cosa tali proposizioni cli Marx non siano accettabili. Pi'enamente valide come criterio normativo .ossia come esigenza, affermata per guida all'azione storica co,nsapevole e volontaria, sono, invece, eia intendersi con molti grani di sale come constatazione storica, alla q,uale contradi1,ebbe tutta la storia delle utopie, Bisogna specialmente al-tenersi ali' ultima parte del passo cliMarx: che le condizioni per la soluzione sianò in via di sviluppo ; ed aver presemte che lo sviluppo storico si conta più facilmente a secoli che ad anni, 4) Il oario grado di sàluppo delle varie forrne di produzior,e, inerenti ad una determinata società_ Dove talune possono aver già ,:aggiunto un tale grado di sviluppo, che in esse le forze di produzione entrano già in conflitto con le forme di proprietà e di distribuzione, altre inveoe, nella stessa società, possono trovarsi ancorn ad una fase molto meno avanzata; sicché per le une giuhge il momento delle socializzazioni quando per le altre non è anco·ra maturo_ Su questo punto il Barrellini concorda pienamente con quanto io scrissi nel saggio sul Socialismo e il r,wm,ento storico presente e nella risposfu. a Claudio 'Ireves ; quindi egli pure viene a concordare per lo meno nelle ptemBsse di quella mia affermazione, che « non c"è bisogno che le rivoluz\bn i si compiano (come i s=plicisti della storia sanno unicamente _rappresentarsi) in nibdt> schematico e )Jer ·sej')a'razione assdlu tà dell'antica e della nuova società». E qùestb si éollega con un altro punto di discussione, ·che conoome 5) i,l r,wmento ai una rivoluzione e la maturità delle condizioni, -Guardando nella rivolu:i:ione l'atto esteriore della presa di possesso del potere, si pctò ammettere (come ho già riconosciuto) che questo atto insorga prima che la pienezza delle condizioni sia iàggiunta. Ma, come dicevo nel precedente artitolo, è questione di _misura, nella quale è facile· a:gli uomini coinvolti nelle lotte e nelle passioni del tempo ingannarsi, con le loro previsioni e a:spettazioni fiduciose o pe:ssimistiche; i;icchè__il g\~5:1-izi.~,v; p~ò ~ esser dato solo dalla successiva esperierrza • • -.~ • storica_ Marx stesso in più di uha previsione si è ingannato ; e le discussioni e le lotte ferventi del dopo guerra per boona pa:rt.e hanno rispecéhiato, in Italia, in Germacnia e altrove, le divergenze di appl'ezzamenti, Ne'I:!a ste6sa Russia il dissidio fra Lenin e Zinovieff al momento della rivo1uzione d'ottobre del f!ìl7 documentava la possibilità di dispareri nel giudizio sulla maturità dei tempi. LiJ,1JiKmèzzadei tempi non significa pienezza compiuta delle condizioni materiali: significa possibilità che l'atto risolutivo abbia un resultato di fecondo acceleramento del p'rocesso cli ~rasformazione in corso, invece che di rallentamento, di ostacolo, -e magari di arnetramento e sucoessiva sconfitta almeno temporanea_ Quelle poosibilità sono condizionate da altre, che costituiscono un nuovo argomento di di 9cussione: 6) le possibilità e la direzione dell'azione successiva alla presa di possesso del potere. Il Bartellini mi cita Marx ; « il proletariato profitterà del suo domànio per toglifile via via alla borghesia ogni capitalE1 e per accentrare tutti gli strumenti di produzione in mano allo Stato» con un « dispoti·co interviento nel diritto di proprietà». Ma qui, precisamente, è il 'j;Jroblema: se quest'azione risulta possibile e feconda nei fatti, la decisione ciella presa ciel potere ha dall'esperienza sto,rica la sanzione della sua legittimità; il giudizio sulla pienezza dei tempi vien confermato esatto. Ma se invece, o dopo vani tentativi di attenersi alla norma su citata, o senza la precedenza di questi, l'azione della nuo-va classe dominante sia costrett-a a svolgersi nel senso cli lasciar dominare le vecchie forme di produzione non riuscendo a sradicarle, ci significa che queste rispondono ancora ad una necessità storica non superata. E il loro mantenimento o il foro ripristino forzato diffìcil1111enpteotrà conciliarsi colla permanenza al potere della nuova classe dominante, impossibilitata a sostituire le nuove forme sue proprie a quelle preoedenti, proprie di altra. classe dominante. Il Barbellini dirà che io qui, con le mie argomentazioni voglio puntare sulla Russia_ Certo: ecco un altro punto cli dissenso: 7) la rivoluzione russa. Ma su questo punto, che richiederebbe un discorso moHo lungo e documentato, io debbo rimandar, il Bartellini a ciò che ho scritto ampiame1cte altrove, Il Bartellini crede cli trovare un forte appoggio a talune sue argomentazioni sulla necessità di compre-ndere (ossia cli goiustifica11el)a. rivoluzione russa. Senza dubbio questa, come ogni fatto storico, deve es-

70 sere compresa ossia giusLificata: una visione storica, che non fosse capace di altro che d1 pronunciare su quel grande fatto una condanna (come tanta gente suol fare), dimostPerebbe con ciò appunto la sua insufficienza o erroneità. Ma io credo per l'appunto di aver dato della rivoluzionP russa la vera giustificazione storica ; e dal primo abbozzo di ori tica storica, che ne ho tracciato (dopo le polemiche iniziali) fin dal 1921 sulle colonne della Critica sociale soUo il litolo Significalo e insegnamenti della rivoluzione russa, al rifacimento di essa in ampio studio documentato per la 3• edizione delle Orme di Marx, fino al più recenbe mio articolo Sintomi prenwnitori in Russia, nella Critica sociale di questo gennaio, ho visto i miei giudizi e le mie previsioni piena.mente confermate via via dai [aLLi,dagli orientamenti dell'azione de,! governo dei Sovieti, dai riconoscimenti e dalle confessioni di molti che, o contro di me o senza pur sapere della mia esistenza, avsevano dato giudizi affatto contrari al mio. La conferma dell'esperienza storica mi con. f<lrta a credere che nell'interpretazione dlella rivoluzione russa e del suo destino futuro io avessi veduto alquanto più addentrò.di molti altri, apologisti o avversari, che nella esaltazione o nella condanna non avevano colto l'essenza reale di quel gmnde fatto storico. Ma qui, evidentemente, non posso star a dimostrare come e per~hè la vera rivoluzione compiuta in Russia, sotto l'apparenza di rivoluzione proletaria comunista, sia una rivoluzione agraria piccolo-borghese; la quale solo IWi modi e, nelle condizioni in cui si è compiuta aveva la possibilità di compiersi (il che giustifica pienamente il fatto storico), ma dalla sua natura effettiva ha tra~iato il cammino delle sue vic,ende successive, si~hè la Nep, con tutti i suoi ulteriori svolgimenti, non è che una necessità storica, come tale pienamente giustificata essa pure. Partendo da talie interpretazione io avevo potuto (facile profeta) prevedere gli sviluppi successivi, che l'esperienza storica sta confer:mando in misura sempre cl'escente. Ma qui non posso documentare ; a chi si interessi dell'argomento non posso qui dire se non che credo di aver documentato alkove. Pertanto io non credo che la soluzione del problema: come e perchè la rivoluzione si sia prodotta in Ru.ssia anzi.chè a,ltrove - vada cercata, come tende il Bartellini, fuori delle condizioni proprie della Russia. Non è una ripercussione di una crisi generale dell' Europa e del mondo capitalistico: la quale crisi nell'ottobre 1917 (in piena guerra e tensione della produzione di belligeranti e di neutri nel soddisfa.cimento della ansiosa famelica richiesta che ra guerra. generava) non s'era prodotta ancora, o per dir meglio non s'era ancora fatta sentire, pu,r preparandosi e svolgendosi nell' ime mensa distruzione di beni che la guerra produceva. E con questo argomento dJe,lla crisi veniamo ad un u,ltimo punto, di discussione. 8) Le crisi. Dice il Bartellini: la distinzione tra crisi di sovraprod uzione e crisi di esaurimento non regge ; le uniche crisi che si possono verifica,ne in periodo capita. listico sono le crisi di sovraproduzione. E mi cita quel brano del Manifesto dei com;unisti, in cui si parla della « epidemia della sovraproduzione » « La società si trova improvvisamente rica~iata in uno stato di momentanea· barba.rie; una carestia, una , guerra generale di sterminio sembrano aver. le tolto i mezzi di esistenza: l'industria, il co,in.mercio sembrano anni,entati, e perchè? P•e(['•Chèessa possiede troppa civiltà, troppi mezzi di esistenza, troppa industria, troppo con1mercio >>. Ora questo passo di Marx va chiarito. Nella sua rapidità sintetica presentà uno scorcio troppo abbreviato, tale da ingenerare confusioni, se non lo si distenda in una visione di fronte, che distingua i momooti, le parti, gli intervalli. Il primo momento è la crisi di .sovraproduzione. •Gli strumenti tecnici, il capitale accumulato, le forze vive han raggiunto una capacità produttiva che è in eccesso in confronto o alle capacità di a.s.sorbimento dei mercahi aperti, o alla pronta disponibilità delle materiEi prime, o ad entrambi questi elementi di alimentazione e di sfocio della atLività produttiva. Si ha allora un ingorgo dei prodotti non più sufficientemente assorbiti dai mercati, o· una forzata inopc-rosità dei mezzi tecnici non più suflìoientemente alimentati dalle materie prime: in entrambi i casi un arresto dei funzionamento della produzione, con disoccupazione di operai e fallimento di indust1fali e commercianti. Disagio, roviI1Je.,miseria in conseguenza precisa.mente di UJ1 ecoosso di civiltà e di industria e di bisogno di espansione commerciale. Ecco la crisi di sovraproduzione. Ma talvolta, p'rima che si arrivi al suo compimento, quando se ne profilano i sintomi premonitori, le nazioni int0ressate tentano di riversare sop,ra le nazioni l'ivali il danno della crisi, che spyrastà mina~io.sa a tutte qua.nte del pari. Aocaparram,ento di I.A RIVOLUZIONE LIBERALE materie prime, conquista di 1,crritori e di colonie che rappresentino una sorgente di quelle e insieme uno sbocco per i prodotti, imposizioni di vassallaggi commerciali o distrnzione e limitazione dei mezzi di concorrenza di cui le nazioni rivali dispongono, accaparramento di mercati e via dicendo: ecco i fini e i motivi di un conflitto armato, che tenta di prevenire per sè, a danno esclu. sivo altrui, il temuto pericolo di crisi industriali e commerciali. Il ferro del bacino di Ilriey o della Lor~na, i I carbone della Saar o della Ruhr o della Slesia, il mercato orientale turco-persiano-indiano o cinese, i bacini petroliferi, le colonie africane o asiatiche, il dominio delle viJ0marittime, e cosl via, ecco tanti oggetti di feroce contesa. La immane guerra mondiale, che per cinque anni abbiamo vissuta e di cui porLiamo ancora le ferite doloranti, ebbe i suoi più profondi motivi nel bisogno di accaparramento delle materie prime e di conquista dei mercati, in Europa, in Asia, in AfI·ica. Figlia dunque di una crisi di sovraproduzione e dei conseguenti conflitti industriali e commerciali, a sua volta la guerra diventa genitrice di nuovi effetti ..Una distruzione immensa di prodotti e di riserve, con una intensità quale mai per l'innanzi s'era visi.a; il mondo intero ne risulta fiaccato in un esaul'imento non più sostenibile di forze, di uomini, di mezzi. Guerra di rogoramento, pace di esaurimento. Solo quando l'esaurimento è giunto ad un grado insostenibile per una delle parLi belligeranti, s'è arrivali alla fine del confliUo; ma se Messene piangeva Sparta non rideva; e Spairta non erano solo i vincitori, ma gli stessi neutri, che per cinque a.nnj avevano lavorato e prodotto sopra tutto per la guerra, e quindi avevano essi pure logorate e distrutte le loro riserve di materie prime e di mezzi di sus· sistenza. Il travaglio e i sussulti, che nelle nazioni vinte hanno raggiunto il massimo grado di intensità, si son risentiti anche nelle nazioni vincitrici e nelle neutrali, tutte spossate dall' immane sforzo teso per cinque anni, tutbe gettate in una depressione dalla quale è arduo ed aspro il risollevarsi. Tanto arduo, tanto aspro che, come nota giustamente il Bartellini, siamo anco,ra ben lontani dall'intravedere il ricupero della sanità e della vecchia energia. Dunque aÌJbiamo tre momenti suocessivi: crisi di sovraproduzione (che si veniva delineando) - guerra di sterminio - crisi di esaurimento e sottoproduzione. « L'industria ,ed il commercio sembrano annientati», ripeterell}O.çon Marx; ma alla domanda, che egli soggiunge: « e perchè? )) noi risponderemo distinguendo i momenti. « Perchè la società possedeva tropµa civiltà e troppa industria» al momento iniziale, che non possiede più (e deve ricostruire) al momento finale. La crisi postbellica non è più quella di anteguerra, anche se ne sia conseguenza: e ben diversi sono anche i suoi effetti. Essa ha, certo, esaspeirato•per un momento le tendenze rivoluzionarie ; ma non ha cresciuto le possibilità di trasformazione. Anzi le ha diminuite perchè le forze innovatrici si trovano a dover affrontare prohlemi preliminari, che le deviano dalla dire.zione dei loro programmi, e sono· per esse inevitabile elemeuto di debol~za. Lo stesso moltiplicarsi delle scissioni in seno ai pa.rtiti proletari è un effetto di questa tragica antite$i fra le aspirazioni, esaspeirate dal crescente malessere, e le possibilità, diminuite dalle stesse cause, onde il malessero si genera. Concludendo, che è ormai ora: questa discussione ha rivelato punti di consenso epunti di dis~enso, più numerosi coo non apparissero forse da principio. Ma è stata ben qui la sua utilità chiarifìcatrioe ; per la quale, nel chiudere per parte mia il dibattito, non ho che a compiacermi di"averne aocolto l'invito, tanto più che mi veniva da così val>e'(lte sereno avversario. RODOLFO MONDOLFO PIERO GOBETTI - EDITORE TORINO - Via XX Settemb~e, 60 Ultime novità letterarie: RICCARDO ARTUFFO Lt'ISOùA TRAGEDIA L. 10,50 ADOLFO BALLIANO VELtE DI FORTUNA LIRICHE L. 5 UBALDO RIVA PASSATIS)VH POESIE L. IO GIOVANNI VACCARELT.A POuIZIAN,O L. 7 Si spediscono franchi di porto contro vaglia. MONT ALEMBERT Gli elementi costitutivi d'una forca sono: una corda e un palo. li palo si -ricava da un tronco <l'albero. Più il tronco è saldo, più la forca dura. Peculiare studio del boia e dei teoreti del capestro fu quindi qu.ello di g'arentirsi un tronco resistente all'azione degli agenti esterni. 11 catwlicismo è una rovere form.i<landa: non se ne potrebb<! cavare un palo, per uso di capestro? Posto il quesito, i reazionari e i sofi al loro stipendio si sollO messi freneticamente a studiate una tecnica per utilizzare questo tronco imbat;.. tibile. Le all.enzioni di cui esponenti at.ei del nazionalismo e del conservatorismo avviluppano da decem1i la Chiesa hanno di mira questa utilizzazione. Per le tentate contaminaz.ioni, a tale bruzzaglia è capitato cli essere qualificata per filo-cattolica, proprio mentre andava rinforzando di motivi nuovi la gazzarra anticlericale consistita per più anni nell'imputare ai cattolici proposili di reazione, sino a quando la spinta degli avvenimenti non ha determinato la netta <liffe_ renzi.azion,c, in Italia divenuta antitesi tra i reazionari e la maggioranza dei cattolici.' In Francia c'è ancora della confusione: e cli es·sa si alimenta l'anticlericalismo e la crisi religiosa; per quanto anche Il sul terreno politico si stia compiendo uno sforw per creare un nucleo democratico, volto a disintegrare masse cattoliche dalla servitù 1 mal rimunerata, di ceti nazionalisti reaz.ionari plutocratici; riprendendo il moto iniziato eia Lacordaire e Montalembert per conciliare i cattolici francesi con 1a democrazia e 1·0,·esciare cosi le antipatie erette nella cC:.. sciema popolnre dal connubio con la dispotia cesarista di :\'apoleone III. La dittatura di costui scisse i cattolici, cli cui la maggioranza gli si offerse magnificandolo come < un redivivo Carlo Magno, un S. Luigi 1 l'uomo della de.stra di Dio, lo strumento della Provvidenza Jl, giusta le espressioni dei Pestalozz.a dell'era. Grandi masse disertarono Montalembert e Lacordaire, ri-murchiate dall'Uni'vers, che passato nei ranghi del forte e fattosi petulante e aggressivo rinnegò tutti i diritti della libertà proclamando le ragioni dell'asso,lutismo e la sua alleanza còn la Chiesa. Il nuovo leader fu Veuillot, peraltro si grande. Strano il divergere di questi uomini! Quanto più Veuil'lot, figlio del popolo passava dall'estremismo repubblicano ali 'esaltazione <lef dispoti. smo, tanto più Montalembert, pari di Francia e parente di Re, piegava ,·erso la democrazia. Questi sulla sua strada, vide tra i rottami del1e istitu~ioni costituzionali brulicare i rinnegameuti1 i voltafaccia, le viltà dei suoi; e farsi il vuoto attorno alla sua. figura cli aristocrate messa \"Igorosamente contro corrente. Vittima d'un lungo d_rrunma politico, lottò per. più anni giganteggiando nella bufera co~e un monolito., E tale resta: un fondatore della democrazia cristiana - quella democrazia a cui Leone XIII diede il sigillo medtandosi il rancore.. devoto, dei conservat01'i, che sognan,o il cattolicismo pa]Q' di forca; - e un asserto1·e delle libertà. Abbandonato dalle masse, attaccatesi, per paura .del socialismo e per speraD2a: di privilegi, alla dittatura, restò vessillifero d'una pattuglia che reclutava i suoi gregari tra i membd clell'Accad'emia di Francia - fortilizio antidittatoriale - e accoglieva Lacordaire, Foisset, Coc.hin, Dupanloup, De Broglie quali _più insigni rappresentanti della corrente cattolico-libet'ale il cui liberalismo naturalmente si diversifica ~on JX>CO dalle accezioni correnti in paesi dove si spaccia per liberale sin quel menestrello di neobaroni che è G. Gentile. Dopo il colpo cli Stato del due Dicembre superando 1'amarezza e per I 'amicizia pe.r~naJe · vet'So Luigi Bonaparte, credette di fiancheo-- giarlo, a fin di bene, per cooper8!re alla norm;_ lizzazione. Otte1111esubito dal Presidente che non esigesse dal clero manifestazioni di giubilo per il colpo cli Stato: difetti, 20 giorni dopo la promessa, il Presidente imponeva un Te De:nn ufficiale a Notrc Dame! • Intercorsero altre richieste e altre promesse: tutte annegate nella norma ciel prometter lungo con attender corto ,comtu1e a ogni sottospecie di dittatura. Dopo alcune settimane - ì\Ionta.lembert uarr.a. - « avevo sufficienti prove per convincermi che L. Napoleone si credeva solo necessario e per conseguenza in stato cli risiprumi.arsi qualunque cousiglio e qualunque concorso». Dittattu·a e fia.n<'heggiamento souo ter•miui antitetici che coabitano solo nelle soffitte dell'illusione, al lume equivoco della paura. Segui.rouo gli esilii, le confische 1 la legge su11a stampa, per cui un gion1ale alla terza diffida Yeni,·a soppresso, proprio come in tempi b.:1stardi successe iI: un Regno attiguo alla Francia; Yennero le corruzioui sfacciate, le inframmettenze 11ell'ese1~ciziodelb g-iustizia e le pressioni sulla magistratm'a, con gli scandalosi casi Occhiuto e Tra monte. 1I011talcmbert protestava con crescente vio-ore al Parlamento - 1e dittature moderne abbis; guano del paravento parlament:1se - e sulla stampa. Eletto deputato nel '52, il ministro Persignl)' se ne c:rucciò: « ì\fontalembert ha il ca1'altere troppo cavalleresco; ama tl'op,po difenclere i deboli, perchè il Governo possa rallegrarsi della sua entrata nel Corpo Legislativo ll, cioè nell'Assemblea, definita dal leader cattolico , regno delle ombre, popolato da duecento lant:Af,mi ,. l;u.ecent.o; C'L,1Tie- 1e compa.r.:>e ! Ma, la Francia s'addormentò nelle braccia del suo padrone. Lo scetticismo clistrasse gli spiriti. I borghesi chiedevano quiete, gli operai si ra55egnavano, i contadini facevano i loro affari. La massa dei cattolici rinculava vc1eso larve assolutiste. Xon Montalembert: e lo sono deciso - scriveva a Cramer - a non Spe'.tzare le anni di cui i cattolici si sono cosi lealmente e utilmente serviti, non solo in Francia, ma in Belgio, Olanda, Inghilterra, Germania, Piemonte. Io non voglio assumermi la 1<:sponsabilità di far cli.re agli avversari della Chiesa che i cattolici non reclamano la libertà se non dove sono i più deboli, con la segreta intenzione di clistruggeria appena saranno i più forti >. E scrisse il famoso opuscolo e Les intérHs catboliques au XIX siècle ,, trattandovi elci limiti di libertà e cli autorità con criteri suggellati poi nell'immortale Dei, insorgeru1o contro quanti riponevano l'avvenire della religione negli umori di un padrone anzichè nella, C06CÌf::nza del popolo, costretti per ciò a chiudere occhi e orecchie su tutte 1e violen7~, le infrazioni ~et Decalogo e i soprusi perpetrati dal <lèspota. e Io non voglio che si dica dei miei amici e di me che abbiamo clifeso nel passato e ottenuto la libertà, per trafficarla o sacrificarla alla prima occasione ... Insorgo contro 'il sacrificio della libertà alla forza, sotto pretesto religios0 ,. Con tale atteggiamento, rispettava, sopra tutto la propria cosciCll.?'.a.Come aveva reclamato le libertà civili e politiche qu.arulo la tirannic:e liberale ·premeva sui cattolici, cosi I.e reclamava oggi eh.e la tirannide imperiale lavorirn i cattolici. La libertà non è articolo di merc:,to, Era cosi fedele al passato, e in special maniera a1 decennio in cui, trascinando Ja massa it:ert4=' dei cattolici e superando opposizioni disparate, aveva conquistato la libertà d'insegnamento. Rispettò sè stesso, ponendosi, in coe:·enza al passato, nell'opposizione: < opposizio~ costituzionale, si, ma oppos-izione >. DiceYa alla Camera: e Io credo che il dispotismo abbassi i caratteri, le inte11igenze, le coscienze ... Io deploro il sistema che rende un sol uomo onnipotente e solo responsabile dei destini di una :\'22ione •ii 36 milioni d'abitanti ... lo ho giurato cli essere fedele alle leggi, non agli abusi del potere; di non cospirare, di non insorgere, ma, non già d'approvare o ammirare tutto ciò che si fa ... Ho creduto che si potesse fare I 'opposizione anche sotto l'Impero, poichè credo che si sen-ano 1e istituzioni stesse che si disapproYauo, mostrando che esse possano coesistete con un grado di opposizione. I governi che sono giunti al punto di non poter tollerare l'opposizione, toccano l'eccesso prectLrsore della loro fine •. Lo pro,-ò Montalembert; ma lo proYarono anche lo stesso Veuillot e 1'U11i-vers. Questo che giustifica,·a il proprj.o contegno coi fa•:ori imperiali alla Chiesa _:_ pan·enz.a di favori, Lietr-:> cu.J si tesseva una politica di restrizioni delle libertà religiose - ne1 '55 aye,-a osato seri ,·ere: « Koi ci attribuiamo il beneficio di parlare e di scrivere ogni giorno, rifiutandolo agli altri, che uon offro)lo le nostre garanzie.. La legislazione attuale sulla stampa è quella della ChieSsl : .cm· monimento e sospensione ». Era tanto della Chiesa, che 5 anni dopo, per a,·er formulato cìe1le riserYe circa la politica imperiale verso Io Stato Pontificio, il giornale fu diffidato e poi a,·en, 1 0 pubblicato un documento papale ( !), fu soppresso. A Don Guéranger, da cui un tempo era stato aC"Cusato di tiepidezza verso la libertà, Jiontalembett preclisse : « Ma mi sarete frustati con le ve.i·ghe da YOi stessi benedette: ... E qnan<lo ,·i dibattei-ete sottc· la mano del padrone che ,i siete dato, gemerete invano. Si riderà dei vcstri mali. E voi non aYTete diritto nè alla pietà nè al soccorso cli nessuno li E questo - chiosa Lecauuet - s'è an·erato. Altri prognostip esp,r:esse sctiveudo al nostro Cantù, nel 1854: « La rinascita cattolica è og-gi seri.a.mente compromessa da questa scuola fanatica e serdle che cerca identificarla con l'assolutismo. Una reazione formidabile si prepara>; e a Mons. Sibour: « Uomini codardamente serYili nell1ordine temporale e insolentemente oppressivi nell'ordine spirituale si sforr.auo cli stabilire tra il cattolicismo e il dispotiS1110 una abooninevole solidarietà», predicendo l 'avve.rsione poJX)lare alla: Chiesa; e uell'an 11o 1868: «Attenti! L'interregno di quindici anni subìto dalle nostre più essenziali libertà ha preparato una rivoluzione a petto a cui le c1isi del 1830 e del 1848 appariranno trastulli di ragazzi. :Mille ~intorni più chiari del giorno . dimostrano che questa ri,·oluzione futura aYrà per paTola cl'ordine una esplosione di irreligione. La soppressione della vita politica ha prodotto in certi strati della società francese uno sYiluppo di sens1w.lìsmo, di materialismo e d'ateisn10 cli cui neppure il secolo XYIII ci ha offerto l'esempio ». Se i cattolici francesi aves,sero c:1lcato le tracce di :t\Iontalembert e Lacordaire non piangerebbero per le rovine dell 'antic:lericalismo, che li coL pisce per la ragione e per il pretesto delle passate alleanze con la dittatMa 1 spingendoli tuttora. in braccio ai reazionari, per assodarli in un unico bersaglio. IGINO GIO!WANI.

bi LA RlVOLUZlO~E LlJJLRAl.lé LETTERE MERIDIONALI popolaz.ic,ne. Canosa, ,..\1inervino, Rtivo, Santeramo, Cassano, Acquaviva, J-\ltamura, Gravina dei grandi fittuari, ba molto da adoperar le brac. da durante l'annata. Cose arcinote. Pochi t!-nta· tivi di medicai, sicc-ht il bestiame strimenz-ito si nutre gran parte dell'aono·d.i seccume; nes~llllO quasi di rim boschime:nto, anzi quasi ne.ssuna -idea predsa di c.iò nemmeno nei professionaib.ti, &ebbene la quercia, il mandorlo, l'ulivo e tutti gli altri alberi da terreni addi vadano beni$imo anche nella :,turgia più aspra; mandorli ed ulivi dei dintorni non reggono, come quelli della marina, alle brine primaverili. Lenta la ricostruzione del vigneto, per Ja solita mancanza di mezzi nei picooli, per ]'ignavia dei grandi. Mi dicvno che la. Murgia sfa intac-cat:1 più seriamente dalla parte di Andria e di Corato, con arditi t.<.-ntativi di v,iticultura. Si tratta cli lavori coraggiosissimi, fantastic.::a.nH:~ntedispendiosi, ma ben rari; percht il calcare di questa Ylurgia, a differenza di quello di Albernbello, è inciso perpendicolarmente dall'azione sec-olare delle acque e rum si sfalda ed è più difficile a svdle-re eù i, clL,;adatto a costruzioni di c:ampagWl, ~icc:hè f:. c...sato solo per ammassare muretti o per imbrecciare stradt:; dovunque ]'humus i:. così s-c.arso che quasi non vi è traccia di vegetazione. ALTAMURA, ai primi di Apl"ilc '25. Ca.ro Gobelli, "L 1 1tonio non ama la 1Jirlù che a condizione di praticar/a liberamente•. G. HUMUOLDT Nella cronaca clelle ultime cose nostre ti sarà sfuggito che è stato due mesi fa rinviat~ a casa proprio il sindaco massone-socialista-fascista del paese dei trulli, di cui ti ho detto ulLimamente. Chi poteva prevedere nttlla di simile? La realtà che ci ci1·co1Hla è più intelligente di noi. Per protesta egli ba scritto « ai lavoratori » del suo paese una magnifica epistola 1 riboccante di radiosomaggismo, cli d'e111oaraziaed anche di socialisJuo, scomodando Bovio ed Imbtia.ni e Cavalletti ed appellandosi • ai generosi alimentatori del Casci&mo provinciale• ed agli amici delfo .Feclerazione e della Depntaz.ione, contro l'opera d~gli ~ austriaci di dentro~, che significa gli avversari del suo paese. !Guarda un po' novità! Ma i signoti del Circolo di Cisternino, un grosso paese presso il 111ar1e tra Locorotondo ed Ostuu.i1 messi fuori dai locali non so come han. no sc1itto con più franchezza al Prefetto 1 : « Ci r~~e~am.o a commettere l1imperdonabile pueriltta eh protestare presso V. S. contro il deoreto ecc. ecc.». Arguto, vero? Il Circolo, come t~ immagini, serviva per giocare a carte soltanto e la noblesse ha la fierezza di. assicurare che era f01ma_to di_ « galantuomini, forse un po' troppo vecc:luo stile, ma galantuomini», e non faceva della politica, m.a solo innocue partite a scopone ed a tressette; non s'impacciava di dir male del GoverJ.10 o delle_ istituzioni. ·Nihil de Principe. « Era questo u.n. povero Circolo dove si giocava qualche volta lo scopone scientifico e qualche altra volta il tressette senza molio 1 ma in comP:nso con moltissimi eiTori e della santa· politica si parlava quel tanto che bastava a tener desto il nostro buon umore suila pancia tronfia di qualche nostro alto papavero lOC<-ileE. basta,. Con la maggiore serietà non ti pare questa 1a più importante manifestazione politica nostra di questi mesi, appw1to la rivendicazione fatta dai nostri più grossi ambienti, della libeltà d,i gio- .:arc a carte e di ridere innocentemente dei borghesi paesani? O di che altro credi che abb~ bisogno i « cappelli» di quaggiu? Nessun'altra classe ha osato mostrare uguale ar'<lire. Chi confoud'e l'impermeabilità meridionale al fascismo, come a qualsiasi altra concezione e pratica politica, con una determinata ed attiva· volontà antifascista; scambia lucciole per lanterne. Eppure, è questa classe di signori, traruontata da noi una trentina d'anni fa, che si voffebbe. oggi rivalorizzare ; e ne venne a tessere le lodi a Bari tempo fa nientemeno che S. E. Balbino. Dileguò il loro dominio da allora ed essi trasmigrarono via, senza molto chiasso: sotto le ondate elci piccoli con1mercianti dei grandi fittuari e dei professionisti, « le P3~liette », che si erano nel frattempo formati e sognarono la repubblica cli Bovio e l 1in-edentismo di Imbriani, per instau,rare il popolalismo liberale di Giolitti. Anche questi ceti medi erano dovunque spariti, negli ultimi dieci anni stril1ando sotto la ben più ampia marèa, dei c'afòni più ~ meno rossi 1 ed oggi, p-ur di tornare a o-alla vanno abbracciando anche la croce del fascismo'. :Ma erano rimasti n.ei nostri paesi: i primi invece, gli esuli di lviagonza, non son torniti che du.e ann.i fa, quando coraggiosamente occuparono i caffè per vigilare la distribuzione dei rinfreschi alle milizie mov,enti all'assalto dei Comuni. Non ct~edo perciò valga la pena di rioccuparsi di 101·0, c01ne neppure dei nostri ceti medi che a!tri ha già magistralmente esaminati. Se' vuoi che concluda, ti dirò in breve che i signori dei nostri paesi, o piuttosto i ruderi della loro classe, sono cli un'assenza di senso po.litico badiale: _formavano coda già al pacchiano di Troia per istinto cli conservazione 1111alo hanno abbandonato appena anno visto nel fas....."'tsmoe più nel 11az.ionahsmo uno scudo più saldo o piuttosto un'arme p~ù rumorosa. Non sempre personalmente cattivi, nè maldisposti verso o-li umili sebben.e quasi tutti feroci per tirchieria~ paesana~ di taclo quaJt:uno ne esce per largo spirito cli / ~Je11eficen-1..p.ai,ù cli rado per varia cultura, ed l11 tal ca.so nelle lotte paesane era.no buon para- \·en to alle 111alefatte loro: tutti odiano a morte la politica, s-pecie quella dei medi ceti; pells,a un po1 quella dei cafoni. LA MU!lGIA Kcn occorre aUi:i. che c'è att1che tLna Puglia non lette-ra,ria, uoll rettorica, del tutto ignorata, de.solata, tetra, respingente~ disperata, da tutti . per calcolo e •per viltà trascurata, quella del1a .Murgia di nord-ovest e dei suoi anche più rozzi~ contadini. 13isogna che ta impari ad amarla, anche perchè 11011 sanno nè pçssono amarla gli nltri. Se scendi da Da1i per la Bari-Taranto, pren- .denclo la Gioia-Rocchetta, puoi percorrere tutta que~ta zona dalla Sella cli Gioia, dove s'innesta alla ìiiurgia di Alberobel10 1 per tutto il suo centinaio cJi km. di lunghezza, sin.o alla Sella cli :Minervino. Per tutta la sua lw1ghezza cli una cinquantina cli chilon1eh:i s 1iI111alza a tenazze sempre più elevate sino acl un massimo di 6.700 metri con isoipse parallele al mare, talchè chi ascende questa gradiJ1ata per la Bari-Taranto o la Ba.i~i-Altamuta, può, nei vari flwti in cui raggiunge la linoo di displuvio, godere il doppio spettacolo dei due versanli 1 di quello verso l'Adrialico, intensamente alberalo di ulivi e mandoi-li, con. i11i fondo le forti linte az.zu.rrine e viola del ma,·e e qua e là gl 'innumerevoli borghi distesi come i-.trisce bianche, e quello poi della brulla solitudine murgiaua, ùove, a grandi <lislanze, sono1 qua e là sulla dorsale Sante-ramo Altamura, Gravina, Poggiorsin.i, spinazzola, Mi: nervino. Ma è impossihile abbracciarla tutta di uno sguardo, sino all 'indsioue a sud-ovest del Bradano, del Basentiello e del Roviniero sino cioè alla vista del paesaggio 1Y<LSilicates~ ben altrimenti moSSo e vivo; perchè è impos~ibile, tranne per le due ferrovie suddett.e, attraversarlo altro•ve per la su.a lunghezza., 11011 avendo tra Gravina e Minervino alcun altro taglio se non clue provinciali agli estremi, da queste città verso il Jnare. Il paesaggio, nella sua desolata sconfinatezz.a, nella. su.a assenza di linee f01ii, sugge-- stiona ecLinvita l'occhio a (rugai~e con uno struggimento di morte. Nessuna traccia di albed tranne iuton10 ai paesi per due o tre chilometri; sotto Pocec'tllo di luce eguale, perspicua, sotto le grandi nuvole accavallate 1 anche P altopiano nudo è un succedersi di ondate cli grigio e ferruggigno lievemente mosse, all'infinito, con solo lo stacco dei terreni più scuri ru-ati e dei verdoni matti dei prati. Dove finisce tutto ciò? All'oiiz7..onte remoto è qualche lieve linea cli cinereo, appena 011dulato, una pennellata di cilestre più carico-i come un semplice tratto su di trna carta, ii \·eia.rio di un 'omhra lontanissima, talcbè noi Pu.gbesi non abb:iamo· affatto idea cli montagna ... E che ci sasà mai dunque laggiù? Nasce laggiù ln vita? :Ma dall'orizzonte, invanb spiato, ci richiamano qualche lembo di strada e le inn.un1erevoli indicazioni dei solchi, dei mtrretti di pietra a divisione dei poderi, che s'innafaano, si arrampicano, discendono su per le :ìVIurge, dovunque s,intersecano e si arruffano come una capellatu1·a. Che cosa mai questo paesaggno voglia <lire, se no11 suggestione di solidarietà di dis-tl'etta, d.:i tristezza, di dolor'e che non méndica uè aspetta piet~, non saprei, tanto ogni vita è assente di qui : ha os;ito guairdarlo per la prima volta il povero Romano, un pittore moncherino di Gioia, nato di calzolai e-morto povero e tisico recentemente. •A primavera i terreni meno magri diventano enormi riquadrri di verdi 1 tr'.a cui arde qualche fiammata della senapa -in_fiore, e il piano si. l'accende tutto del giallo di narcisi. del rosso di papaveri selvatici, del bianco di ~1nbrel1ine. Ma il resto dovunque non muta., e se i p:rati si tingono di rosa per la fioritur,a dell' ·« auz.zo », l'antico funebre asfodelo, il quadro viene stretto in giro dal calcare cinerino 1 fu.ngaia che dovunque punteggia le alture o lebbra che inva-de e domina qua e 1à qualcosa cli più informe e onido, la stagriatura slabbrata di qualche « b.tna », di qualche asp,ra gravina, qualche abrasione di sanguigno. Appena, di estate, nel giallo pul verulent 0 delle biade, un 'accordata s-infonia cli verdi a valle: un filare di mais tenero 1 qualche quercia, un pino nerissimo in mez.zo, u.n campo di patate in secondo piano, e di cosl poco si fanno i paradisi dei nostri sogni. Le case basse di campagna, così rare, dove nulla spicca nella confusione cl'egl' innumerevoli cortili 1 hanno la malagrazia di chi sempre ha SOffei.io e disdegna di piacere; appena. qu.akhe. inestetico comignolo, qualche piccionaia sporgente. Nessun segno di vita d'inton10: la terra riassorbe i contadini che iru1tunerevoli, 11:-3ttinae sera, percorrono coi loro muli e i 101~0traini le strade di campagna; poche pecore del color del calcare o appena p;ù sudicio, qualche magra vacca o giumenta. Il sL lerfzio- è rotto da due gazz:e appaiate nel volo leggero, da qu·alche stormo di cor'nacchie, da un enorme falco su in alto 1 dai gargheggi virtuosi delle innumerevoli calancla'e. Qualche volta mi viene a mente il Catullocalvos pascoliano: Sit.i campi bru,lfi fJesamo le n11,bi, sopra le ni1,b-i.1.1olm10 i rapac-i, Ma sempre 1.1anle allodole gar-rendo su, qitest-i e quelle. 1\!Iagli uccelli, s.i sa, si contentano cli poco e 110n negano la loro gioia a ness-uno. GIUDIZI DEL GALANTI Si capisce come al centro di questa asprrez.za ripugnante Federico II abbia voh1to la casa del1'incanto, Castelclelmonte 1 e come cli lì mno- . vesse spesso alle sue cacce sin oltre Gravitia chè troppe tlistezze aveva l'uomo. Ma dopo noi; par nata se non pc-r cavale.ate cli b1-iga.nti. Tutta Qttesta zo11a, se pur non ha più i boschi del passato dei qn,ali •è traccia solo nella toponomastica locale, appunto per la sua enonne quantità di pctrame, è sana, tranne nel Gravinese, infestato di malaria; ma se .Gravina muore ogni giorno più di mala.ria gli altri paesi sono tutti vitlime da secoli della desolazione della Mur'gia 1 contro cui gli uomin:i sono soli a lottare in mezzo a mille difficoltà. ~on. oredere che dei nostri problemi non. si cianci da secoli, ma sai bene che non è quistion.e d.i ciance. Nella. « Rela7Jone ufficiale al • Re Fe1dinanclo IV >) 1~eclatta da u.110dei nostri scienziati, Giuseppe 1\1aria Gahmti, il 17221 tro,·o scritto: « Generalmente trovo nelle province che le popolazioni non sono disposte ed allogate con ccouomkt. Siccome s.i. govenrnno con leggi parziali di proprietà, così si osserva.no dappertutto paesi cli gran popolazione con un tistretto territorio, e Yasti tenitori posseduti da una piccola e Taranto, che hanno tra i più va.sti territori <lei regno. , io addurrò ad esempio Alt.amura, fc.-wJo allodiale di V. M. La città si compone di 16,405 persone ristrette in un pugno ùi tc..~ritorio l.he ha 200 circa mila moggi napoletan:i, capaci cli sostenere perlomeno il quadruplo di popolazione nelle circostanze attuali. .. Questa, differenza di economia a me sembra essc.--rela causa fft'inr-i- !Y•ile pcr cui il litorale della provin.cia /; non solo popolata, ma ben coltivata e che tutto l'opposto si vcgga nella interiore. La c:oslitu:d.c.rne delle città è quivi dj ostacolo alle maggivr popolazione cd alla 1nigliorc coltivazione. Esse sono numerose, ma senza villaggi. Questi vi era.. no nei iem1.YÌanùati, m.a, mancata la sicurezza civile, si è stabilita la medesima, eco11CYD1diaei tempi poco sicuri. Forma un altro disordine la genie rustica che vive nella città, per c-ui av~ viene che la\'ori poche ore al giorno. li contadino di Gravina, di Altamura deve portarsi sino a - 15 miglia lontano per lavorare. Quando ciò vidi 11011 mi fece sorpresa cli trovare queste due città poste in mezze ad un deserto •· I BO!lBONI Tu ricordi quale seguito di provviderne abbia dato la monarchia borbonica a questa inchiesta.: due an.ni dopo impiccava un.o studente ventenne, studentesca.mente sognatore di libertà e di miglioramenti sociali, il· quale, quando i suoi compagni tradivano, resse con esaltato coraggio al martirio. Kon a caso Emmanuele De Deo il protomartire della rivoluzione politica, è di ~ui 1 di Minervino Murge: questi uomini non conoscono che il S{lcrifizio più oscuro. Ma, si sa, i Borboni avevano allora perduto la testa per le novelle di Francia : che cosa ha im pedj to al nostro governo di far qualcosa dopo l'inchiesta parlamentare sulle condizioni dei contadini ael Mezzogiorno? Dal '63 in poi si può dire senza esage1~azione che l'abband'ono e l'oppressione sieno ~i:ati anche maggiori; solo che all'antico brigan. taggio è succeduto un seguito inip.terrotto di sollevazioni parziali. L'ultimo ministro a pensare a noi, ad una Università di studi da servire per la Murgia e per l'Appennino lucano-calabrese, fu il filosofo e storico Cuoco, e non ebbe il tempo di far nulla. Ma bisogna dire con franchezza che l 'oppressio-ne borbonica fu, per ragione d'impotenza, meno esiziale di que11a unitaria, e se non altro non ci tolse il magro peculio; e qui una borghesia sii formò nel '700 1 ricca di cultm·a e di coraggio civile; quasi non esiste da noi famiglia che non si sia fonnati cosi i suoi titoli di dt)minio. Credo che, se fu capace di affrontare le galei-e, avrebbe avuto anché la forza di avviare la soh.1.~one dei •problemi de11a nostra terra, dei nostri contadinj_ Certo è venuta a mancare dopo il '6o, distratta, sviata, corrotta, depauperata 1 spezzata, distrutta da] centralis-1no stata.le, e, come ti ho detto, da allora la vita uni. taria dei n·osh'i borghi è caratterizzata da sollévazioni periodiche parziali, eternamente rinascenti, tolta con la distruzione dei boschi la possibilità del brigantaggio. Anticamente queste masse erano in continua ribellione, contro i Ramatti e contro r Re di. Napoli, come contro i Francesi : dopo, con lo Stato 1witario, ogn.i città di Puglia, da Foggia. a Na.rdò, ha })agato di tanto in tanto il suo tributo cli sa.ngue di cafoni, ognuna per le sue p-iazze. Poco han progredito le plebi, quai~to a vivere civile, e vi sono città, quali ·Cerignola, A1~dria ed al.tre, dove ancora costituiscono una classe completamente segregata clal resto dei cittadini per usi, costwni e lingua, dedita. all'abigeato, piaga dei nostri paesi, come una volta al brigantaggio; amorfa., impenetrabile. inacceS-Sibile. LE CULTU!lE MU!lGIANE Sai bene le nostre culture muTgiane; grandi masseiie e-on in media uJJa cinquaJ1tina di ettari a gi-an:aglie 2 o 300 a pascolo. Latifondo no, ma ancora la maggior pmie di queste masserie· è nelle niani <li qttei pochi che, come ti ho eletto, non vi.vano in Puglia ed app;.rnfittano della gran lic:hie.sta dj terreni per fitta.rle a gra11 prezzo. C'è poi la classe dei fittu.ari, che, ottenendole a' fatica pel tro~o breve tempo di sei a11ni, paiie vi semina cerea1i, vi ma.nel.a le sue pecore a rnsp,.11·fra le pietre 1 e aspetta. che pioYa. Quest'anuo siuo alla fine di marzo eran caduti solo ip8 111111. di pioggia daJ s-ette111br1e la quale, come &i sa, è convogliata, per lo piiù in imghiottitoi 1;;otte.nanei. Che cosa può ì111porta1·eal fitt'lrario della. progressiva depauperazione del terreno non suo? Gra1JJCleo piccolo che egli sia, dai-à alla terira il meno che può: la legge non gli garentisce il risarcimento delle migliorie. Cercherà anche d_iaffaticarsi il meno possibile, di non torme11tarsi; al m.aggese a leguminose o a coltiYa- ·1.iotJcsarchiata, granturco 1 barbabietola, tabacco, preferirà quello iuqnart.ato, nudo; e lavori di d pu.litura dalle erbacce eseguirà spesso il meno possibik o nulla. i\Ia quando il contadino fit. tuario riesce a diVe11tare lui proprieta1;0 clella te-rra1 allora sì che pJ·odiga a questa tutte.le sue cure e sforzi esfremi e la proverbiale laboriosità e lo sparagno pi ùtirato, tanto maggiori quanto più vi si ii.bella la Murgia; talchè sopra i\1inervino e intorno a Santera1110 quei disperati hauno fatto lavori di scasso fantastici 1 per pia11tan·i qualche sarmento o qalche mandorlo, con risultato economico nullo o quasi. Nia qttesta terza categoria cli piccoli o piccolissimi p(fopiietari diretti è molto scarsa ancora da noi, e il bracciantato forma sempa·e il 70 % della popolazione agiicola, nè1 per l'incuria forzata e volontaria !L NOST!lO CONTADI:-{0 La psicologia passi va dei nostri cont.adini ti• midi, imp--<.1Cciati 1 chiusi, e aPf.lU1Ito f.J'f:T ciò 1 capaci cl.elle esplosioni subitanee, mi ricorda stmpre quel calabrese sergente dei gendarmi che ebbe a dire al Settembrini, arrestato la prima volta : • Profe;sore, voi siete professore, ma io vi voglio insegnare una rosa. Tre cose rovinano l'uomo, cioè la penna, la carta e il calamaio•· Questi contadini, che contro i loro padroni, pre>- prietari assenteisti o grandi fittu.ari sfruttatori, non nutrono se non rancore, si son fatti dovunque in questi anni una lama di bestialità e di violenze, e anche l'uomo metaphysicus che fu qui tempo fa ne ebbe 1'impressione di maggiore rozzezza e primitività. di aspetto, nè qui e' è alcuna vita di studi, se non ad Altamura. Ma tieni presente cbe Ernesto Fortunato li sapeva amare così come sono, e non li trovò nè ostili, nè violenti, nè bestiali. Xaturalmente rl '19 si abl:randonarono qua e là a deplorevoli eccessi, ma i loro padroni furono tutt'altro che cristiani a Gioia come altrove. Si tratta sempre dunqu: di dominio di uomini, di uomini che sappiano dominare, cioè amare e C"Omprendere. Se ti viene per casa qualche vecchio intelligente e sentenzioso, ti farà, per ottenere qualcosa, l 'indovino 1 il profeta, il consigliere, il noveli~tore, il poeta, se pure non si spingerà nelle pratiche più difficili della di\"inazione del futuro. Sempre ti dirà di guardarti dal prossimo di Dio, e che chi ti ba voluto bene ti anarà in faccia _alnaso} e questo significa che non bisogna partecipare alla vita politica, non scriYere, non parlare, perchè da noi quelli che vi parteciparo rovinano sempre sè e le loro famio-lie o-li onesti s'inte?de; sempre sentenzierà che i1 ~;ndo oggi è u.n mondo ... chi serpente, chi leone, chi tigre ... volpi, no; son troppo miti bestiole 1 pel nostro contadino, per entrare nel ceto eh-ile. Poi fa da indovino alle ragazze cli casa dei segreti del loro cuore e cerca di allietarle,_ e interpetra anche i sogni e dà notizia dei morti, e che ha sognato la mamma Yestita di velluto tutto i.ti.fiorato, se. gno di gloiia, che gli portava un regalo di uYa nera, segno di lutto, che però io non. mangiavo, segno che non ci sarà altro morto ma era molto triste e cioè n10le suffragi per Ìa sua anima : e le donne làgrimano, mentre queo-li suo-o-crisce i nume-ii pel lotto. Mescolerà anch; OOCU..:t storie di dia\·oli coi ca\·alli di bronzo, del1 1uomo dalla barba bianca, di Lucifero e delPAnticristo fio-Fo della moruica e del monaco segre:o, dei ~e-tt 1anni d_i buona annata, della fine <iel mondo, quando la terra sarà bruciata sette palmi, e che Id<lio ha creato il povero e il ricco, ed il poYero deve campare di sotto al ricco. Vengono poi le storie della sua vita militare, a lUilano, quando lui faceva le marce portandosi nello zaino un fiasco di vino, ed il suo tenente a,·e\·a sete e lui gli dava da be1·e, ed il suo capitano aveva sete e beve\·a., e beveva il suo maggiore, e così anche il suo colo1111elloe fin il suo generale bevevano tutti uno dopo l'altro, e liultirno gli regala\·a cento lire. ì\1a oggi, oggi è il mondo, oggi è uu mondo.. chi serpente, chi leone, chi tigre ... Il rimedio? Un vespro. l\'Ia, ohè, 11011solo al nostro paese, ma pe1· ogni paese; og11uno si uccicle i suo~, fino ai topi e ai gatti. « 1\Ia non bisogna uccidere, 1nio caro 1 e tu sei un buo11 cristbno; t~on tiravi di coltello nemme30 nel Yino, quando ce n'era». E 1 giusto ciò che dice ,~ossig11oria, ma oggi ognuno vuol essere sopra l'altro: tu non devi far questo, tu non deYi far quest'altro. E siamo noi che gli diamo la forza : sì, ti ;::Juto, perchè mi dai questo e questo. Oggi è p-iù bn1tto del '601 quanclo il pane a.nivò a J.2 g-ra.ni. Così passa alle altre sue glorie, quelle ckllo sciabà elettorale cli una ,·olta, ai tempi dell'on. Abbi uz.zese, che 1 a casa sua, non manCTiYano maccheroni, fonnaggio, aleatico.-e mo:,cato, perchè la moglie era malata, e lui riceYette un ceffone da don l\iiichele Somma, della parte aYYersa, ma glielo restituì; talchè il 1imedi.o vero è pur ~empre quello, un ammazzamento uuiYcrsale dei padroni, s-e non Yogliamo man.giarci l'un l'altro per fame. :i\'Ia tu perchè quando eri Sul -Comune 11011 mi desti quella pezza di terreno comunale? Se si comprende 1'improvvisa uscita finale è difficile scevera.re qualcosa in tutto questo ;ritume psicologico, .dove, in assenza di una religiosità operante e trasfonnanté, la mancanza di dignità civile si colora di rassegnazione con qua e là scop,pi di ira impotente .Nè è a credere che

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