La Rivoluzione Liberale - anno IV - n. 16 . 19 aprile 1925

I 11 ~ETTIMANAL'E EDITORE PIERO GOBETTI TORINO VIA XX SETTEMBRE, 60 tW\/ITÀ DELLA SETTI MAN~ F. N/TTI Q. Edo ABBONAMENTO Per il 1925 L. 20 Semestre L. 10 Estero L. 30 Sostenitore L, 10C Un numero L. 0,50 C. C. POSTALE LA p,-,.Cf-. ,ero l. 15 Si sospenderà l'invio del giornale a chi respinge la tratte postale inviata ln questi gior-ni SJ 6pedlscf! fronu, di p(Jrtf) 12 thi ,OfldO 1Ja9fla df l. O olftd/torr O"b•(ti • T ,.•r,,. Anno I V - N. 16 - 19 Aprile 1925 S ,J \l \1 A R l O: Polemiche: sul medio ceto : G. VEscov1i.1: La burocrazia - M. ].l'ovi,:1.,:Consumatori e impiE'gntl - Ci. AVAHNA u1 (;,,.,.LTIF-HI: Controritorma - p. g.: L.o spirìto piemontese mento: C. Puo1,10NISI: Pisacane - L GIORDANI: L.acordaire - Politici d'ogyi: E. G11·co-r-r1: Uandervelde - Vita ,n.13rirliona,le: O. DEr,,,,\ Cown;: Il basso ppezzo del denaro. POLEMICHE SUL MEDIO CETO Jn, base a qucst<~ premesse e a. qth.:Ste consl.at.:Jzicmi, cosa rapprcsc,1ta la burocrazia, le plebi addottorate: e diplomate? Ter1..o, qu.arto o quiulo Stato? Nulla, questa ('. la parola p1ù <lura, ma più sincera. Un celo che non ha forza economica, U)1fl..- classe che non ha cool'1enza politica. );on una borghesia c-he si fa1 o una borghesia c:he si disfa, ma m1 c:011glomerato caotico di personl'.: deslin(\to ad appari.re solo di tanto in tanto come: fuoco fatuo stili 'orizzonte della vita italiana. 11<;}l'e,rbitad<;]Ja dcm()<"l"i!Ziae, anciu.:, di qualche partilo sociaii-,t,1. .\fa, innanzi tutt,,, il <lal1, ·i follo, da cui si nltil pn.:nrkr(: li.: rno:;."!;e 1 11011 è ~attamcnte rap1,rcsentato. Se la vruletariz/.J1.ionc: di alcuui <·<:ti mc-<Jii i: indubitabile, t:;...,..,a 11,.n ha pt:rò c:vlpit.o lulta i11tiera I:, ·l:.i.s:--c,e, ;111zi, non ha r·olpitt, che; quella f,.,rlL' <l.i t' -a, ('hc.: Yin: di h:rl<litt 11:-,-.i.'>t·nza rivab,a, e I>- ciò -;olo :-;i può :-,llpporri.:, i;nproduttinl. Che:, da ;11 µunto <li vi--;ta 11m~11~ib.1·ioe demagogie.-<, ("i .j interc-:;si and1e: di 4u~:;ti strati, che -;i v1.,Lcb bc-r<J chiam:tr<: del Lumpen-mittelstand, si capi- '-.,.<:cbe:nissimc,. Però ciò che non si intende e ·be si possa ()(·c.•nparst:.11<:,c.: pr\;sentarli .J.nzi ,..me co,picua ma<-;sadi ma.no\Ta, dal traguardo d' ll.Ila La burocrazia J l • Risorgimento,, - q11otidia110 c1emocratico dt::.lmattino -- trova nell'articolo di A. Monti iu R. L. n. 14 un delitto di lesa democrazia nella snllutaziouc politica delle , plebi analfabete del Me,.,odl , e delle , plebi diplomate e addottorate deRli apolitici della bassa burocrnzia Il. Le parole <ii ?denti sono indubbiamente forti, ma si ti·att...,_di vedere se sono \·ere. Cosa sono e cosa fw·ono dall 'iuizio dello Stato italiano come classe o come ceto quelle 700.000 persone che1 secondo i più recenti calcoli, traggono la loro esistenza dalla. ti.ruuueraziouc cli ~ervizi p-restati allo Stato? E' una borghesia curiale, o un ceto sminuzzato e disperso che non tro,·orà mai in sè un punto di equilibrio e di forza? 111.1la11nìche si sarebbe ti.tenuto dover la insufficenza sala1;aJe portare con sè come triste con6eguenza, e che non furouo mai tanto profondi cd ~slesi da intaccare la onorabilità della burocrazia italiana. Sicchè nulla pote,·a significare che 1.111 antico i111p-iegato 1 il Giolitti, salisse alla maggior carica di go\"erno e per ,·ellli anni riassumesse in sò la politica italiana. Giolitti 11011 rnppresenb affatto, nè il tipo, nè i sentimenti o le aspirai.ioni di una classe burocratica. Egli è un impiegato di troppo \·ecchio stile pcrchè i nuo\·i d !ii rispecchino, e la burocrazia me.ricliouale, povera e intrigante 11011 ha nulla di c01111111ecol p~ccolo proprietario piemontese impi.egato all' anlica 1 se non forse un certo senso cli frammentario problemismo nel considerare le condizio11i clella vita italiana. GIUSEPPE VESCO\ J:-;J Consumatori e impiegati L:1 qucsiio11e dei ceti mcdii preoccupa molti iclc<logia sociaìista, dt{;:, in ogni ca40 1 t: nna spiriti; ('. anche evidente, che molti partiti - o, ideologia celebrativa del 1a,·oro. Se ciò t pusenz' altto 1 tutti? - ne tentano l'accaparra- lutu a~eadere, (: segno che tal\"olta l'ispirazione mento; ma nonostante ciò, e anzi forse per ciò, ~iali:;h1, <iihtancloc:.i al di là della sfera ope:rai:11 la confusione delle idee t· estrem.a. p,11ò ri~hiarsi i11conb.minaz.ioni, che-, in istretto Prima che la critica socialista mettesse a nudo senso, valic-auo i limiti opposti della uoz.ione i rapporti reali della società e defiuisse i gruppi stessa cli democrazi 1., Questa ha infatti la sua La burocrazia italiana, o almeno la parte più confonne ai1a loro funzione nell'economia, le ba.se 1w.tw·ale Hci mcdii cdi. _\la, conforme Ila altiva ed intraprendente degli imp,iegati italiani, classi Javorati;ci erano designate, genericamente, :;un origine, li cwbidcrn come espressione <l L111a trovò invece la sua prrimn es2erienza politica col nome di classi « m~ili ». Era una defini?,ione !orza \·i\·a, creati-ice, ~oC'ialmenle- utiJe. del D.c;.'50 nel nittismo. di sapore medioevale e crìstianeggiante, e, co- eollctth·o, e, iulanlo li r,•\·vis-:1come pcpolc poliGià durante la gnerra gli impiegati, o almeno mLLnque, economicamente indistinta. Ma, nella licamente operaJJtt', in quanto \·i veda i segni i più intelligenti tra essi, avevano 1isentito la stessa guisa, si può dire che oggi ancora la <lefi- d' ltu ceto p-roduttorc. Chi €: fuori deH' idea di funzione economica e politica che poteva essere uizione della « classe media» è fatta senza alcun produzione e cli lavoro <: fuori dall 1idea ste§a loro. Il violento e necessario intervenire dello riferimento al còmpito sociale specifico che la cli dc-n1ocrazia. );on è· un _paradosso dire: che Stato nella economia privata aveva dato 101·0 il classe stessa adempie; e non consiste, in f~do, tutti i ceti improdutti,·i e parassit.uii, a quasenso degli affari e il desiclerio di più inte.n,sa che in una colloca1ione, puramente topografica ed lunque classe appart.e-nga110,' sono una forza couvita economica. Da questa buirocrazia che aveva estrinseca, tra le dassi « superiori i, e le classi . sen·atrice e che, al coulrario, ogni ceto impiegJto fatte le\ sue pa-imc armi durante la.. guerra sorse « it·feriori ». Ora u11aanalisi fatta in questo modo nella sfera della produzione -della ricchezza, .:n- (jj" Gli autic~i Stati ben ordinati., come il Piemonte, ci avevano dato l'immagine e il tipo, prolnngatosi poi nei primi decenni de1 nuovo St,to, di una burocrazia molto dignitosa, passabibnente ignorante ed estranea agli affari, generalmente onesta, accentratrice, metodica, misoneista, gerarchica nell'animo. All'esterno, d;, dichiarata nessuna capa.cità politica, nè volonti. di esercita.re parte politica, genericamente cou.servatrice, xha un conservatorismo apatico che non si impegna mai oltremodo per la difesa di quelle che dovrebbero essere le sue aspira7Ìùni, con un sentimento di casta temprato da quello della propria nullità politico. un grttppo di irnpiefilili__.(i due Beneduce, Gi~tf- ~-~-llti~~~trr,aL-"uua,·JJlJ!è.'oe>1c±b,.·t.< 0 '-<l:.ill~"-'----,.....-.,.....-~=------ frida, Ruin-i 1 Dé Vito c.:daltri minori) che cnn- 1-ia e come azìòi1e,Tnifo quahdo da.11.avaga ne- scn~u ùC"riYa~v dal midcllo marxistico, ncli' or-- Coll'allontanamento della capitale da Torino cessò in gran parte l'afflusso <Ji nuove 1-edute di tale tiJX> nella burocrazia, e l'avvento al potere della sinistra, inteso momentaneamente come una conquista del gove1·no da J?8rle dell'antica opposizione meridionale, comindò a. mufare p-rof ondamente i caratteri del ceto burocratico. Esso divenne lo sfogat~io meschino ma sicuro dei figli della. pseudo-borghesia meridionale, il riparo conh'O la superpro<lu.z.ione e conseguente disocc11paz.ione di lau1·eati e di diplomati del Mezzogiorno. Se si sfoglia l'Annuario di qualsia.c_i .\mministrazio11e - il Codice e la Bibbia della Huroc!'-azia - o qualsiasi grnc]uatoria di concorso ~,i vL<le che i nomi sicuramente meridionali sono nella enonne maggiorauza. Questo certo non è un bene perchè può contribuite ad estraniare la burocrazia dalla massa degli amministrati, ma poteva avere i suoi lati utili ,in quanto mnduc-eva o poteva condurre alla forma1ione di u11 ceto omogeneo non senza influenza. sullo sviluppo della borghesia meridiouale. L'uguaglianza delle origini e delle funzioni, 1'eserciz..io effettivo di buoni parte della sovranità spicciola dello Stato, la necessaria difesa dell'unità stataie, la conoscenza dei congegni interni dello Stato stesso erano ragioni che dovevano contribuire a ·fo;.,nare della burocrazia un ceto autonomo, faticosamente ritrovante la propria coscienza, con una propria politica, una vera borghesia insomma. Tutto ciò non fu. Prima causa, la i11sufficcuza economica. La burocrazia no11 aveva çiuella indipendenza materiale, quella floride7..za mercantil-i- ,;t,ca che avrebbe potuto toglierla dalla sudditaw.<1 dello Stato pacLrone, per farla partecipare al governo di quello Stato di cui fosse cittadina. Por essere politicamente ceto medio bisogna es- -;erlo :i.nche economicamente, ed econonùcamentc b bnrocrazia nostra fu invece sempre ceto infimo o quasi. E come gli insufficienti re,d<liti terrieri impe<livan0 alla classe padronale del Mezwgion10 di poter cessare di essere un povero ed anacroni~iico ceto feudale per <live-nta1~eborghesia, cosi h insufficen7..a salariale della burocra1ja le impedi,·a di esser qualcosa di più di un gruppo scontento di servitori dello Stato. E dalla insuffic_-cnz:·L economica muovono gli altri malanni. Si v~11de,·,1 la primogenitura politica per il piatto cli lenticchie della gratificazione o del sesse1mio. ..\'ou potendo migliorare tutti insieme, ognuno cercava il p,roprio mig!iora1uento uello scavalcare i colleghi, uei complicati giuochi degli orgauici, nelle sapienli e meditate p1·oscrizio□ i, nel r. gabinettismo » infine in cui tutti gli e1ementi meuo belli e meno puri c.Iella mentalità meridionale si fondevano e si potenziavano con quelli più s,prcgiudicati ed obliqui della mentalità ,hu.rocratico. E taccio di altri e' più g-n1Yi l'impiego passarono alla dta politica, non come bulosa del Proletariato del Lumpenp-roletariat è hita del socialismo. ad un campo di\·erso di attività, 1na come un emersa la nozione distinta d'una \·asta classe di E' ormai chiaro che il fascismo sta per .::ippru-- allargamento del campo originai;o, come rappre- cittadini, che \"ive esclusivamente del proprio - fitta1-e delle .migliorale condizioni delle classi se11ta11ti di un sistema. amministrativo che, chia- lavoro produttivo. Egualmente &i può dire che indnstriali ed agrarie per portarle, dopo un triéllrendo e raggiungendo la c_oscienza cli sè mede:- la democTa1ja - dato e non concesso che essa uio cli arricchimenti incontrollati', a riversan: simo, diviene sistema politico. Erano t'app,re- sia monopolio della classe media - non potrà una parte dei benefici conseguiti sulle clat.si misent(\nti tipici della burocrazia, quanto di mc- realizzarsi se non quando cla1l'idea caotica di ceti nori. I segni di questa conversione sono ormai glio e ili più tecnicamente preparato essa pos- mcdii si saranno tratte fuori delle distinzioni numerosi. La lotta ingaggiata contro alcuni gru.psedeva e, se la loro atlivit.à e il tentativo cui ulteiiori: appoggiate, nelle grandi linee, su cri- pi dominatç>ri dell'economia bancaria, la iniziat diedero la loro opera avessero trionfato, avreb- terii somiglianti. politica di stabilizzazione della lira, il cauto <libero mostrato come la burocrazia italiana potesse L'intuizione cmnune ha già perfettamente vi- schiudersi di alcuni scioperi a base strettamente essere matrice di ceti dirigenti, capace per questa via di es~ere classe, e classe cosciente e autonoma. La espressione politica di questo tentativo di inserire la burocrazia nella vita italiana fu il nittismo. La posizione di equilibrio di Nitti che governava col prìù forte e minaccioso partito della po-litica ill!lianl\ prcgiudiziahuente contratio •e senza .valido appoggio <li altri partiti ben poteva legittimare ques-to ricorso aile forze della amministrazione trasportate nel campo politico. Ma nell'immatJe difficoltà e nella precarietà dello s[orw cli questo governo per procura cli assenti volontari non poteva trovarsi equilibrio sicu1ì). Caduto Nitti il gruppo degli impiegati trasferiti dalla arnministrazioue nella politica si sban(lò: se alcuni tennero fede agli ideali democratici, altri si ritrassero in disparte ed alcuni si accoda1·ouo al vincitore. Ma fra Kitti e la marcia su Roma un altro tentativo si era compiuto: quello che culminò collo sciopero degli impiegtiti uel maggio e giugno t92r. Se la insufficew ..a. eco110mic...1.era la causa principale della incapacità politica, ceti.o, come per le classi ope.taie1 la lotta salariale era il campo oYe riconoscere e sperimentai-e la vitalità della classe, anzi la sua cap{lcilà a divenire veramente tale. Se gli impiegati avessero ottenuto, coi ]oro mezzi, aumenti di stipe-11c.ìio,non tanto ne sarebbero stnti avvantaggiati come singoli ma avi-ebbero acquistato la coscienza di essere un.a classe, sarebbero quel giorno divenuti borghesia. Tali le ragioni p1-ofonde della agitazione e appunto perciò il fallimento cli essa, tra lo promesse non mantenute e le rappresaglie di Giolitti, non fn un momentaueo insuccesso fo.cilme11te riparabile, ma la pri:·o,·a ddìuitha della immaturità della burocrazia italiana ad essere borghesia. Ora la riforma J\cerho, segmenta11Llo la bnroc1'azia io una complessa gerarchia dì trerlici gradi, ne ha annu ltato qtta1siasi capacità unitaria cli ceto economico, ue ha fatto tauti piccoli g.ruppi queruli e discordi, sicchè la stessa resistenza che la classe degli impiegati oppone ad essere fascistizzata 11011 ba nepp,u1-e valore di letta politica. sto che non si può mettere insieme, come se fossero la stessa cosa, queste due cose tra loro ben distinte: l 'indiviùuo, che vive di un piccolo reddito non. guadagnato con la prop,ria attuale atti\·ità di prodnttore, come il -rentier, il pensioI!alo, il figlio di famiglia il monaco, ecc. ecc.; e l'indi\:idno che, \•i~ever~a1 il suo modesto reddito se lo p1·ocaccia col suo lavoro, come 1' impdegato, ii tecuico ,l'artigiano, il coltivatore agricolo, ecc. ecc. Ora è questa intuizione che si tratta di S\ iluppare. Le correnti democratiche paesane-, figlie cli una tradizione patriottica letteraria e cresciute in un ambiente di scarsissima matuijtà capitalistica, non la hanno, nella loro prassi reale, sviluppata affatto. Esse sono limaste per lungo tempo, e lo so110 in gran parte aucora oggi, alla fase generica della indistiuzicne. Si svno presentate come espouenli indifferenti degli interessi dei ceti mcdii lavorativi e cli quelli cow-;umalori; ma1 in sostanza, poichè i fatti inerenti a1 consumo so110 più facili a essere percepiti e, :ippai-entemente, più facili a esse1'e modificali, hanno agito come correnti politiche ùei consumatori. Il r: can1.1lottismo » fu questo. E questo spiega auche la singolare incomprensione e la reazione vivacissima che queste correnti (in quanto non ::;i identificarono, come è ace-adulo in gran µa1te 1 con la borghesi.a liberale vera e pl'opria) misero· iu opera contro i partiti socialisti, che, rappresentando Ia classe opctaia, esprimevano allo stato puro l'idea di Lavoro. Tra questi e quelle ,·i l', infatti, nn contrasto di interc~si: quello che è evidente, fra la classe operaia, che , 1101:i.ppropriarsi la maggior parte del reddito totale sotto f01ma di alti salari, e la classe dei consumatori, che vuol appropriarselo sotto Iorma e.li bassi p,1-ez.zie di Yita. l\'Ia vi l· anche un contrns.t.o cll mentalità: quello appunto che pone l'mrn cli fronte all'altra l'idea, eminenlcmeute progressi\·a, di lavorn, e l'ide..1. 1 fondamentalmeute conscrvat1;ce perchè parassitario., di cousum6. Ora. si fa presente da più parti il processo di « proletarin..azione » cui sono sta.ti sottoposti, it1 seguito alla g-11erra 1 i ceti me-dii; e si <leswne da questo loro precipitare lungo la scala dei red. diti, la ragione per con,,ogliarlii tutti quanti, salaria:le, la co11cessioue di aumenti agli irupitgati e pensionati ecc. ecc. sono tutti indizi eYiclenti del nuO\"O indirizzo. E1 tlll 11u0Yopatern..1lismo economico a beneficio dei medii ceti consumatori che comincia. ::\la ogni traccia cli democrazia è estranea a questa speL;e di iniziativa. Tutti i ceti puramente ~onsumatori, grassi o mag1i che siano, sono assolutamente incapaci, appunto perchè non operano nel ciclo produtti\·o utile, di SYo1gere uessm1a di quelle :i.utonoml! attività in cui consiste la de.inocraz.ia. I teutatfri democratici del fasèismo sono, come è logico che siano, tentativi di pieudodemocrazia. Per converso, i soli strati della classe media su.i quali possa fondarsi 1una politica progressi va sono quelli che, aclempicnclo un la,·oro utile, possono sviluppare una loro propria azione di elevazione e di emancipazione; e che, appunto perciò, non ltanuo s1.1bìto nessttn particolare processo di prolelatizzazioue. E' perfettamente l'opposto di ciò che sostengono, per evidenti ragioni cli demag\1gia, la magg-ior parte dei pHrtitì, che si chiamano r: democratici ». E, in realtà, tra quc.sb e la democrazia vi è: un gra1:1de di vario, praticamente quasi incolmabile: quello stesso che separa il moYimento roci:i.lista, fondato s-u tma classe operaia organica, da t.utli quei presociali:;mi parroc chi.'.lli, slguoriali 1 caritati\·i ecc. ecc., da. cui appunto l'autonoma e cosciente prassi classista si è sprigionata ed è emersa. Tutto ciò molto probabilmente p~epara, .i scadenza. p1ù o meno lunga, una nitida diHe.renziaz.ione nell.'indistinto coacerYo dei partiti -democratici. Se questi <lebbouo avere 1a loro base economica nei ceti medii, la distinzione fonda.mentale che è in questi nltimi deve forzatamente ripercuotersi nei partiti. E' cli:fficile dire precisamente in quale misura. lVIa si può ritenere pc.r certo che, nelle grandi linee, i gruppi medii çousumatori sì polatizzeranno verso le forme d'una democrazi-:t iiberale, ovYerossia consen·atrice. E che, invece, i gruppi medii produttori si orie11teranno senza risen·e verso una democrazia che, nYen<l.oin cornuue col socialismo Pidea ceutra}e del la,·oro, non si rifiuterà a nessW1a esperienza storica desunta da questa~ idea. ÌIIASSIMO FOVEI.

LA RJVOI.UZIONE Ul:lERALE CONTRORIFORMA <, concl 11dc - L,i Riforma catl.olica non pql<•raggiungr-re mai in Jt,;,lia, ;;nehe nel 1,0riodo ,, lrirlentino », che risultati p111ll,<,,;lm.oodc,sti. La chiesa riformò con assennata e gi usi.a fermezza tuttr, quello che ·otlc,stava nlla ma giuri.-dizi,,ne gerarchica.. Sln ,:al !;1icatrJ italiano fu pérò uLbirliln ,;c;l<Jnei punti in cui em materialm<mw impossibili, disubbidire. !\111.io Su('kert fu il primo a voler C(Jlnp, nrliare la funzione slo1·ic,1 ckl Fm;('i,;mo nella parola« ,\nUrifor·ma », intenclenrlo che 81',a esprimesse l11lto l'anlir-o spirito nostra no a11loclono <· tradi7,1u11ale,clw <lai G00 in 1n,i si san·iihe sempre manifc,l,11,o cz,mc :-.piriLodi N'cu;ionealle err~i(• 11ILrarnonlRne <ic•,·iv,Ltcdal protcstunt, 0~irno: spirito pro' fondamenlc caLlolico. f1 Fascismo derive 1d1hc, ogg,, da quel nioto spi,·itnalc, come ,., ·1z1<rnae t11ltr 12 manifestazioni della mentalità libl'rnlc e tlcmocralica, che sono la espressione genuina della civiltà nordica e 11,odcrna: prnrlolln ultimo del!,, Riforma lulC'1·am, (J). Scr·,,nrlo il Sucl,crl, Lu!Jem, proclamando il principio della libertà di inLerpretazione rh•lla !3ihbia, f11 I' inizi,Ltnr, dello ~pii-ilo r-1,tic.u rnodei no. Lnkro ..bulcndo coli' in- • tr,'duzione riel conccUo democ.ralic;i nell'òrga.niz:,;azione, della Chiesa, la gernrchia ecclrsiastiea, agitò il popolo contro la forma n,onarcllica dcli' Impero. L11le10 sarebbe, quindi, da considera,-si il profeta della ci- , •'lii democraticei, nordica, anglosàssone conko quella leocraltC8, m·istoc,ratica e catlc I ie-0laUna, ed io questo ~en,o, la l1.iforma , 1 .s."1111erebbc il primo aspetto della mod(.,·nità. Da qui, il contrasto fra le 1mzioni lati111ed,,i mentalità catloJic,.1,e quelle anglo. ,iLssoni, promotrici della Riforma. Col sor- ~c,e della Riforma, le nazioni latine avrebbern seguilo un processo evolutivo diverso da quello ang-Jornssonc ; ripiegandosi su Imo stesse, esse avrebben·o svolto elementi lrn.dizionali del tulio proprii. Questo il significalo dellil, Controriforma, che conterrebbe tutti gli elementi dello spiri.lo italiano. O,g·gi il fa&:ismo attraverso l'opera rivoluzionaria in senso antisocialista, dei! sindacaI ismo nazionale, si collegherebbe idealmente aJJa, Controriforma, come molo di reazione aliJ mentalità liberale e democratica, la cui nilima espressione è il socialismo di origine anirlosassone. .-\nzitutto, è da nota.re che il Suckert. de1·iva la sua idea dal pensiero nazionalista, legittimista, intimamente cattolico, ravvivatosi in Francia dopo la guerra. Leone Daudet nel suo notisismo libro « Le S~upidlei Siè- , • • , 1 r •o e fo CJu.A,-,tn tendenza di restaurazione del poosiero francese, odierno, addossa la colpa di tutti i mali della società modElrna sulla Riforma che avrebbe oscurato lo spirito europeo coli; negazione del miraco,lo e colla deificazione cieli' istinto IJruto~ispirando Rousseau e ICmt, i precurso,ri d~lla Rivoluzione. Riforma. e Rivoluzione sarebbero, quindi, i fat-- t-ori del decadimento della civiltà moderna. L' ideologia del ·moderno nazionaJi,smo reti] ist.a, restauratore, in Francia, è ·perfottamente, conforme alJo sviluppo tradizionale ciel legittimismo, in stretti rapporti col pen- . siero e coll'az1one caltol ica, che nella sua manifestazione più rigidamente dogmatica ed intollerante, si è esplicata n_ella Controriforma.. N~ fan fede le feroci repressioni che si annoverano nella Storia di Francia cnntro le sétte riformi-ste, le guerre cli relig-i(me che si si combatterono accanitamente. 1n ciò ùl Frnncia trova ,riscontro in I5pagna, mentre ambedue si diff,erenziano dall' Italia, dove nè le $elle eretiche attecchirono, nè si ebbero repressioni.f..eroci. La tendenza riformista italiana fini, si può dire, sul •rogo che arse Savonarola, il q.uale si spense, quasi senza rimpianto e non senza qualche motteggio degli umanisti burloni, e fe sentenze clell' lnquisfzione çoniro gli eneii,ci in l!,u,lia, o si limitarono a scomuniche ed alla p!ut-onica richiesta di ritrattazioni o, quando vollero essere più severe, non poterono e<-,.,eguirspier l'ostilità die'll'ambimte. La religiosità e l'indifferentismo, che gli Jtaliani del 500 avevano ereditalo dall'Um~- nesimo e dal Rinascimento, li preservò sia dal contagio della Rifoi,ma sia dalla JJICJrsecuzion~ delle eresie. Le astruse speculazioni religiose non interessavano l'Italiano del Rina.sciment-o, troppo- compreso del cullo della libertà umana e delle cose della natura. Diveirsissima era la civiltà nostra da qnella delle altre nazioni latine in quei tempi, perchè diversissima vi era l'azione c1elfattore religioso,. Impossibile quindi, voler in~0rpretare, attraverso schemi esot-ici, i I noslro svil 11ppo storico. . .. Analizziamo il binomio F<Lscismo-Antiriforma che dovrebbe esprime1·e la funzione storica del Fascismo. Posta la riforma lute- :rana come prodoUo anglosassone in anUtesi (1) e Antirifonna, duu9~1e 1 in senso 11111a:"stic? e ])'lÙ specialmente _politico, nel sen.so c10è cli eumbatl:er'e i1 liberahsmo 1 1a dernocrazaa, 11 socialis{11o che, ultimi aspetti politic_i e _filosofi~i clella 11ivoùuzioneprotesw.nte ... » C061 sp,egava 11 .Suckert il suo concetto 111 un art'..lc.olocomparso 11~1 dehmto , Corriere ftaliano ,. al Rinasci,nc-111,!11,aliano, la Contr0rifr,rm11 catlol,ca rapprefenterebbc, secondo Suckert una lipirn manifcsl,1zione rJrllo spirito n,/ str11no, clcr,vata dagli stessi plrmenti str,rici essenziali del Rinascimento 1!-tliano che• 03gi, si r1lrovcreb1Jcnel f*,asci:;Jn(J. 1 , CARLO AVAHNA Ul GliALTIEHJ LO SPIRITO PIEMONTESE Se la tl,fornn si 1Jppo~c alla 1·,,ncezione religiosa rlc-1 Papato del H.inascimcnt,, d'altrn pa,rte, il pensi(,rn pmleslante n,,~ fece che clabo,,a,·c, nel c-ampo icligioso, il p1·inc1p10 ciel! illur11mata l11Jrrlil dello spirito L'.mano, che fu la più grande conquista delI Umancs11110. L' individualismo, il criticismo e l'upposizione acl ogni dogmatismo Carlo Felice fu r ultimo re piemontes". • !)audacia b,1tlaglir•ra e l'astuzia invincibile in cui ,i vorrebbe rappresentare !'(•ssenza d • d l s u t , tt della cositlelta civiltà nol'fJirn mode1n,1 na- e1 re e , e ecen-0 sa enua in lui per il , ricordo rJoll'unla subita durante il pe<ri<JrJo scc non già rlall11Hif<ll'lllil, 111arJall'11nnne- r,apoleonico. Nell' arnletism<J di Carlo Alsmio, e per esso dal Rinascimento, che, per berlo c'è già tullo il disorientamentr, della primo sottrae l'uomo al giogo di una realtà pl'oviJJcia rii fronte al softio incompr&S<Jdeltrascen<.lcnte, affemiandone la dignità e la la moderna vita europea. polenza. U 1lVere la RifonJ>a applicalo al campc• religwrn il principio clell,i libedà Dal 'l,I) al '65 il Piemonte si sacrificò alche il Rinasci,n,enlo aveva conlenulo nel I' llali.L pu· conquistarla. ,\nt,E,p,,se i De campo unmno e dellit natura, si deve all'.in- Sanclis, gli Spaventa, i Mancini, i b'erra.ra ddferent_,smo religioso degli italiani del ai suoi Boncornpagni, Bertini, B&.lbo,Berli. lC'mpo, 1 q ,ml i pur proft•ssandosi cattolici Cavour conquistò I' Italia, ma gli italiani delle cose clelh religione erano noncuranti'. dal '48 al 'i.iù <Lvevanoc<Jnquistalo e distrutto Durant,e il Rinascimento, mentre da un il Piemonte •• \d unità compiuta il Piemonte canlo lo ,<cetticisrno dilagava e le cose della si _trova privo delle sue caratl,eristiche, prorel,gwne suscitavano i frizzi della, novella pno mentre le altre regioni le hanno accen. rnlaco e della canzone, anche presso coloro tuate. Dopo il Risorgimento infatti si assiche maggiornienLe emno porta~i alla religio- slette a una serie di reazioni locali, dal bris,ta, ,1 _cullo del mondo pagano, promosso ganlaggio al sovversivismo ultrafederalista clall" nevocazione della civiltà classica, at- che ce1·car·ono e sfruttarono tutte le traditraverso lo studio dei modelli greco-romani, zioni antiunilarie delle città e delle provinaveva messo m voga un nuovo idèalo reli- cie. Torino mvece si dovette proporre il g10so:_un tei&mo platoneggiantJe, tendente a compilo nuovo, che Milano aveva già impaco_nc,hare Il mondo pagano con quello cri- ralo sotto l'Austria, di tenere il collegamento stiano. Difatti, nella storia delle lettere che Lra gli istinti africani della penisola e la sono tanta parte nelle manifeslazion( del civiltà europea. .nostro- pensiero, Dante è quasi un solila,rio Se non si liene cont-o di questa crisi non « più eh€<romano od italiano _ scrisse Car'. ci si spi-ega lo spirito piemontese degli ulclucci - lo direste un etrusco ..... l'essers,i timi cinquant'anni. La sostanza dell'enigvent'anni dopo la Commed-ia, potuto com- ma è questo: sussiste un'eredità storica di porre,. ed ammirare il Decanierorie, prova senhmenh e di istinti non raccolta, disprezche I 1de_afondamentale, l'anima di quella zata, che pur continua a pesare sul presente. era sparita, e,ra fugata dalla nazione,,_ De- I valori del Piemonte di Carlo Felice erano ci,sa,menl:e s_i può ,LfJ'ermare che lo spirito la burocrazia e la diplomazia; gli ideali la d 1tal1arntà e rappresentato assai meglio che vita aulica e cavalleresca. La monarchia da Dante, dal Macchiavelli, dal Guicciar- piemontese era stata insieme audace e avadini e dall'Ariosto, che sono gli uomini ge- ra,_ gretta e avventurosa. Tuttavia nel vecnumi ciel Rinascim,enlo. Ed i tratti caralte- ch10 regime 11 culto delle virtù s'era conristici cli coaloro, non so-nonè ]a relig.[Q_sjtà, servato ostinatamente. E' innegabile che nè 1! dogmat1smo, ne l' ossequw cieco ~"-esla-H't<>t.,..,..,..._,>b-i-no--ufl~-&00in<>-suagn~imi i l'autorità costil,uita: tratti che disting,uono dei piemontesi contemporanei, anche se essi invece, la _Conti'oriforrna cattolica. ~e\ que' non rileggono più i _romanzi di Calandra sta, la. c1v1ltà italiana fu estrnn&1 ; qucsl't che ne sono nostalg1oamente pervasi. Del fu opera-s~agnuola: spagnuoli ne furono gli resto Settecento e vecchio regime rammenuomm1 prn rapprese,ntativi. Ignazio di Lo- tano caratLen d_ella terra. ancora attuali: il ~ola,_P. Lain.ez _; cli ispiraziope spagnuola cuHo della pratica _e il disdegno _per le comI 1st1tuto pm un,portante: l'Inquisizione. pl1caz1on1psteolog1che e romantiche. Jl Pie. La Controriforma riveste del resto tutti i monte ha .sempre risolto i suoi problemi carattJe'!'i della. mentalità' spagnuol~, dìsa.r- spirituali con una formula rigorosa: confimonica, dwilista, incapace di associare gli narni le eresie all'estern (Radicati, Baretti, opposti,_donde, come riferisce Unamuno (i), Alfie_ri) e ac_cettare le forme religiose più 1] fanatismo, l'intolleranza.. La Controrifo•r- factl1 e pratiche: il cattolicismo ridotto a ma culmina, mentre la dominazione spa- significare ossequio all'aul-<irità. J tentativi gnuola raggiunge la sua maggiore estensione. romantici svegliatisi al principio del secolo e poùe-nza in Europa. Di conseguenza, ci scorso passarono senza consensi tra le massembra che nella concezione Fascismo--Anti- 981 e tra le stesse classi dirigenti. L'espeririforma manchi il nesso di naturale ,deriva- mento più interessante in materia religiosa • zwne storica fra gli eleruenti c-he vi si com- s_1ha da un punto di vista strettamimte poprendono. La Controriforma, moto religio- ht1co-: ed è la pratica della. tolleranza di so, a fondo romantico, al quale l'elemento fronte a tutte le fedi cui i Principi di Savo•ia italiano fu quasi assente ed assistette indif- si mantennero fedeli sin dal Seicento e che ferente, nulla ha che vedere coli' essenza sboccò nella grandiosa politica cavouriana. profondamente classica civilJeie laica dell' i- Ma contro chi vole&&eaffacciare di questo talianità, che trova la sua espressione ndla fatto un'interpreLazione protestante - che civiltà del Rina,scimento, alla quale, a sua a primo aspetto sembra sedu-cente - bastie< volta, non può neanche riallacciarsi. il Fa- rebbe obbiettare il caratlere rigida.mente scisma, inteso come mo•vimento di pensiero formalistico dell'esperimento: i Valdesi fudogmatico, assol.uto ed intram,igente, parte_ rono tollerati sì, ma confinati n,elle valli cipe l'idea sindacalista sorelliana della via" più solitarie ! E la legislazione sa.bauda li l.Gnza,cli origine romantica anch'essa., quin- proteggeva e li garantiva, purchè non scendi decisamente contraria alla -serenità, alla dessero al piano. compostezza, al senso· della misura ~ dell'e- Questo è lo spirito del vecchio Piemonte qml1br10: che sm10 gli attributi massimi scontroso, e, aspro come le sue montagne: della c1v1ltà_classica greco-romana e ciel R1- diffidente e inaccessibile, ma in fondo connasc1menlo 1lahano. ciliante e tenero verso le questioni di buon Vlad~mir-0,Zaboughin in un suo interes- senso. Non era terne-no eia Riforma o da. santissimo studio (2), dimostra magistral- ardore religioso e infatti Gioberti non vi mente come anche le manifestazioni più ebbe mai - se non in qualche allucinazione schi1ette dello, spirito cristiano italiano fu- popolare, durala brevi ore - la. popolarità rono p1·egne di elementi derivati dal Rina- che accendeva nel Mezzogiorno. Forse i piesci.mento classico e come l'Italia fo,se rima- montesi neppure avrebbero capito le sue sta indifferent,e alla Controriforma catbulica. formule, se Dalbo non si fosse offerto come "Neanche Paolo IV, - scrive Zaboughin - buon interprete. In realtà lo spirito rappreJ'unico ponLefioe che si possa chiamare dav- sentativo dei tempi e dei costumi era per _vero reazionario durante il Cinquecento, molti aspetti Solaro della l\lforgherila .• La riuscì a. fas diventare un po 'piagnona l'Ita- filosofì,t impo,rlala da Rosmini non trovava lia, a cospargergli il c,1,podi o.enere. Dopo, cultori degni di parlecipare alla storia euuna brevissima quaresima il carnevale ri- ropea; la lette,rntura, memore di Alfieri solprende. Si-entra nell'ambiente di un antico tanto per un residuo di aspirazioni ribelli, regime patriarcale pacifico, un tantino ipo- _ si diffondeva in forme di divulgazione, con crila, gaiuclente forse più ciel Rinascimento, tutto lo stento e il pedagogismo impootico perchè assai più raffinato nel godere. Ora, che si sente nell'opera. di Dersezio e, nello invece del modestissimo « palco in piazza» stesso d'Azeglio. vi sono teatri dai macchinari po,rtentosi e Questi esempi cli fallimento basta.rono per dalla. musica squisita; balli e canti carna.- distogliere i piemontesi intell'igenti _dalla scialeschi diventano sempre più dispendiosi letteratura.. La scapigliatura milanese vi· Lrovò s1eguaci cli gusto come il Cagna, vivenle, e dimenticato, il periodo di fiorimento (r) L'Essen.ce de !' Espagne - M. Unamimo. della 1'etleratura a sfondo locale diede un Ed. Plon, 1925. b f tt • N ll p • V ld • (z) S-toriadel Rinascimento in Jta1ia. _ Vl. Za- uon ru o, m ove e e aesi a oslanz boughin. - T1'eves. ciel Giacosa; ma in sostanza tutte le manifE,stazioni finivano per dipendere da.I verismo che Milano diffondeva. oorrompc,ndolo r-r,n le mediocri aspirazioni romantiche di ,m mondo piccolr;-bc,rghese. Il Piemonte era stanco di q1Jesta letteratura e di questi morale e ri1JS<·ai ironizzarle con 5t,,_mchezza decadente nell'opera rJi Gouano. Il fallimenti, dell'eredità alfieri,ma non poteva es-- s~re più sconsolante e aveva tutto il sapore di una disfatta fisiologica come se in sede di cultura r1,,ve55eesserP, ormai pror,rio la rnzza a difr-ndersi dàlla Usi. Non c'era post-0 r,er inn<,valori. Anch& Geme deVf• portar, lontano il suo idealismo uma111tarir1,inquif•. lfJ e quasi laY·iarr• il posto al moralismo più accomodante di De Ami0 is. Pn s-1.pn<' rhe spiriti crJrne Jahier, Ca,;orati, Thove-z, Sibilla Aleram0 S0no pir,m0ntesi bi-;ogna consultarn0 le biografi": sulla vita locale non hann,, lasriat-o traccia., così c"me non éboo efficar:ia ',f; n<Jn ,u pochissimi l'operosità ins!,,1.nr-:ibiledi Gr:if ,. di F'arinelli, pì,:- montesi d'a.dozi,me. Perciò, per ,rn fonom,,m, natural~ si ;., lasciata la letterabir:i. alle signorr• cr,m,, a quelle che potr,rnnr, e:-;=érepiù arla' t<Ja. par. lare un lin7ua,ggio qua.c.:ida. disoccupati, crjn risr,rn,nze r, imitazioni colte da tulle],; parti in un momento storico di deca.clema. Per rinascere il Piemonw cerca "l!n· ,1e-:- Dedica il fervore religioso di c.-ui si era dimenticato doprJ le guerre feroci Mli' alto .\1erJio Evo a e-ostruirsi un'economia e una vita. socia le autonoma. L'eredità del liberalismo cavouriano è stata per cinquant'anni abilità amministrativa, spirito di trasformismo, giolitti:'mo. Senza rlubbio nella figura di Giolitti i piemontesi si erano abituati a. sentfre l'istinto della razza fatto di forza morale e rii superiorità sul1e r.iro:,- stanze. Ma l'avvenire politico della regione pur non rinnegando queste qualità diplomatiche è altrove_ In pochi d,ecenni di lavoro Torir:10 si è trasformata in un centro di grande iniziativa. .industriale. Trent'anni fa era anCl'ra il paese delle piccole e medie imprese, di una scarna e debole media borghesia. Oggi ha creato la Piat, un'azienda internazionale che è stata capace di reggere alla crisi trl!.- volgente del dopoguerra.. E' da quei'ti fenomeni che nascerà la rivoluzione spirituale di questo popolo Yissuto di rassegnaziooe e di mediocrità. Nel secolo scorso non bastò la cultura a svegliarlo. E invece sarà la grande affermazione di un proletariato umile e trascurato, che vuol diventare democrazia moderna, l'origine di una vera cultura e di un vero risveglio religioso. E' tutto il Piemonte ch~_oggi lavora per questa. rivoluzione unitaria, per quest-0Risorgimento. p, !!· PIERO GOBETTI - EDITORE TORINO - Via XX Settemb:ce, 60 i, uscito: GREJRN,O SRllVEfdlfiI O.Al.i PATTO DI ùONDRA AùùA PACE DI ROlYIA Doeumentidella politlea ebe non ft1 fatta 450 pagine - L. 16 L' introd·uzione (p. i-Lxxx, st11dia La cliplo_mazia italiana nella grande guerra e con/lene i seguenti capitoli: I. La n,eu\ralità assoluta. - II. Triplicismo imperialista e triplicismo neutralista. - III. L'interventismo di Bissolati. - ·1v. L'interventismo di San Giuliano. - V. Dal Libro Verde al Patto di Londra. - VI. Fra Austria e fogoslaviu .. VII. La « nostra » guerra. - VIII. Le nostre responsabilità. La polemica e la Ìmpostaziorie dell'inter vento sono così rievocale e studiale a fondo alla luce di documenti inediti. Questo librn del SALVE.,tlNT è la prima storia della politica estera italiana dal i914 ad oggi, Chiunque vorrà conoscere i risultati della critica storica sul pensiero e sulI'opera di Smmin.o, di Salandra, di Bissala/i, ecc., dovrà ricorrervi. Vi sono sfatate le leggende e i lllogh1 comuni del nazionalismo. Tutto il libro poi rappresenta il più serio .e il più meditalo programma della politica es/era italiana. Nari è solo una valu!aziorie di falli del passato, riè una raccolta di profezie: il Salvemini studiando la politica -estera ha di fronte il carattere degli italiani, le risorse e i doveri della nazione. La sufi è sempre una v-i.sione integrale. Il progrcimma di Salvemini fu combattuto con oorii violenza: ora lo si riconosce e lo si arcitta come il solo serio . Il libro dimostra « che anche il nostro paese pu.ò produrre un gruppo di umni:li. capaci di resistere per tempo ·non breve 11ifr minacce dei nemici, ali' abbrmdono degti amici, alle calunnie dei malvagi, allo scherno degli .sciocchi, rimanendo fedeli al eutlo della verità e nlla voce del dovere ». " b'EC!ODEhbA SGAffiPA ,, il ben noto uffido di ritagli da giornali e rivisl~ forniate nel 1901, ha sede ESCI;OSI\'AMKNTI iu. Milano· (u) Corso Porta Nnova, 24.

RISORGIMENTO PISACANE ,:.11,o Pisacane rappresenta in cnlo Sl"lLSO 1m ({J$O di maturità circuscritlo e definito. lii n,1:re era ancora di m.odn -il rmnantici,'?no IIP<>-{!Uelfoe /'idealismo IPdesco venitJa deformato e impicci.alito il sUQpl'113iero, sa ele- ,•a.r.'.' ed ac,111tslareuri tono ·insolito che nat 11r(}lm'.11/e usla imp,1polarP, non suscita con,·<'"1h'tnè ,,..ntusiaS'Tn4.I..1av,1icina.me-n.toa .lfaz~nr1 _da u11 ca111(J ,. dall'allro gli sludi predi/eu1 s·ulle .<cienzemate1r1.ntiche 'J)OSSIYTU! sb,,,.ar~ la. SIJ,I,/ ! pe·rsm,r,littl e mostrarla a ,t/Tft 1,di l.in;,e. J-11 lui trol'alr Cidenlista e troi·ut, a,u·he u_ pensa/ore che roncepisce la Ji'ffJ.,.<ce '" /un:,rnne delCelemento trascendente ,••,,,li, tmdo Lo.,·i 11-n uolontarismc eroico e i·111r,msige111':che solo ora dngli spiriti più srn.,--:brl, pvo f'Ssere c01npreso con -pi,enezza. 11n tro·,•o/e ,opratu//o l'uomo che la solil'lldi ,,,. /,.a , n, ciato /wrri dP.!la vita impcdeddoyt, co11s,•rrwnle111<71t,, , uegli sviluppi dello 1,t>..,,w,ua/ùà·cl,,, .wn11,ùn /u11:..ionr rlrll'~ •'/J'"'f!f#'Wi.-tl. / 1is1u;a11,,oggi, pe'l ,,ucsto, è atluat,· , (1111-<· o,.n.,,stro di ,•ila, n1111P sinibolo ti, t: ::fj,·1uur:..ionp di nuo,•o roscin,:n. /t1entr 1 • , 1)1111' jJ1Jiiliro t' ~lnric·rJ Nrppu•se1tln u.n inlh!rtr1 1l 11 da 111uzlsù1.tipunto di ni::,ln. In I ,u N,v,, ri 'iOllo allf'{l{fia·ou·uli derivati do 11,;l,~,.~i sfrrndf'ri. /,o ,:''irtù d1•ll'll1tlo·no1nia P, J,,1/14ral,· !l{ .,,o> prn.<..trrn r:Ju· risen11, solo dd/' ,vd i/I ,J?,'/.{}1)/> .-Il/,, .v·}u·matisnw {' allo prnisir,ne doru/a alla preparazione. mate11:r1bcNJ. rJnde. 111·i s1uri srritti si tron11.sem1>r1 ,,,,a ùupnstazùn,P di prn/J/('1J1i "1llrn 1 ,,n,ici :ctorirhr 1111·0·,llj,lelP 'm..a sr1n7>lici r .s,,lrt, e wia pnu,/ra:.,m,e 1>sir.ologira la/ora ,,, ''''".' hP scende 'tino in /ondo e rhr è Plletto d,·iJ,, li1{fica ;n,terio,rp rhù1nuito n trouare fl//1'r,ilà nel ,1umdo t,slrrno. Per richiamarci ,, donnn~nti che possanò sernirP rom(' sint,·-~, ài /'ulla 11.1w srrie di esperienze si os. .,n,•• il 1,.,tamento politico srritto poco pri- '"" della Spt'dizione di Sapri. In esso eqli .'' ri,•• dapprima: " La rivoluzione dr111,/nr- /a ,I paeJe di n,i i,o so-n.ouno particella infin,f,-,;11,nk r•pµerò ho anch'io la mia parte J,1 , 1n111p1,.,e ,. Co·,, rhiarf'zuz si vede 'in ,r,s,·•la fra•~ J ·pensiero di rhi nive la 1•itfl r(l'flu• nril'i·.,n dura e gioiosn ad un lt>mpo e r11e per~i è e.Hraneo all'anima popolflre, fJ!f nnimo di coloro chr scolp) luddamPnte rlil'1'11do eh,· -non /anrw nullo e bin.<i11umo •1w·lli eh~ /anllo. " T7lt/a la m,a mnbizìone, tufi" il -mio prenllio lo trovo nel /ondn d1•lln nl/,, rOJril'nt<J "· Pisacane è dunque moder "''· ,rppartìe,,e aifavvenire, portn nel Risor9nr,,·nto ,m tono co-rwpletamente nuovo e rht· 1wt1na{JnJ·~n.l1· .,i. trad11rP -purP in JYTO· ò/,,-,'.,; d, sl>le. " Il popolo non saril lthern l"''"'"' sori! eda,r·atoma sarà educato q'lNlnr/,, .\ll7Ù libero"· /,,, diatribe idiote di cn/oro 1-/1• i-mÌ>auriti dall'acione la ,:inumdavano , ,,.,, soflstiri .<()1/erfugi S01UJ dn lui cosi stronrnl• ,·on porhe /rasi rudi, taglienti, preci- ,, ..'(."'"~ cl,e sf'nHmo anrhe a ri1netterP. li' 1m~ti,mi ne i/oro ellf'ttivi termini. Quislioni ,·h• nm, 1JP7>flrt1"flgonoad un solo campo in rruanJo Pisaanu ;, 11omc chP n011 tollern 111n.t/iO'TIÀ, 11 n. Jaro f'n,•thvi !Prm:lni. Quislioni /rr, /'utti . . 1, rivol-uzùmnri del .'ruo le1npo, d1/r1tti, rhe :rmarriti m nrliu/t>Si so,qni d'1111 ,,,,:Hnllù ,,~111tnd1 ratlit·11 /pga ficln.rn·no 1,rlla fH•.•.•ib11it11 ,t,,, colpi d, m:arw rqti nppone , crr, t,, ,1r.1M1 rudrz;;a t,1 pii, ,·pnnente disillu.•,one: ,1-l,e rivol1..,zinni ·rnnlerinl-i si fanno ,,llurr1u<irtdo l' ir/f'n rnolrire i· dù1t>nuta pory,ù1rf' u. I.a llf'f'('.,.~tà clrl ,,nito 1111i ,. rin/. f,·r11.ato 1trn li111-µida1!vùltrnza, ron lll presa d, irm,tr della rr•rtltà, con la polnr1.ic11r.on1r,. tutti rotoro t·lu· ~·i osli:nav111w a crrdere i,, 1-'(Jli{il'fl r//dlr, d,,trimmll(fin11cinne. artr r/; rlaboTr<Tt' -µ-i11m e soluzior1i nl di /unri de'llt1 ,·1/11 alliva della storia. {,,, gJ"l1erazioni ,/e', pa/T1oti cltt· trae1Jano i loro alle,qqialfrl'!•li dnl/' iliu11,i1à.~rwJ e dal srnsi.nno, dal/''""""' r,inberlimw e dnlle sp,•rancf' di Bnl/iu lo hr,nnf,, r1uindi, lontano dall'nni111a .lor,,. n,,,1,, 1uri cole11do slabilire a puro titt,Jr, d, ,·'llrinsità stmca un anlect•dente h,:. .trJ!fllfJ c/1, e-i rifaccia'ITl(J ai molil.'i più PTfJ· /,,;,di, alle elàborazioni magqiornu•nfe 11rule ù, romrmJiri del '21. Ma ciò, s'intende, ,ompu ù, linea affatto ideoloqi.r.n. Perchr nu me11;1abile chP f>isacane cadesse negli rrr11ri d1-i .n,oi r·mite-mporanei. Pflichè la sua ,,.,-,,1alitÌI ma/ematica r querriera lo .,pingP atta r-11·erca della c,rusa orir,inaria, delfn 11u,llri ·11,.otriu, egli arri11a ad imrpostazioni r.,,slle do'f)O le ,fuali, corrllinr.iann le devin- :.u,·1.i. T-rrrofllo [inizio Pisacane trasporla il 7,nuiero ,,,,, cmrvpo dell' oslrrzllo, df"lla lo g,rn ma/P?1,atica dfrrwdor.hè i woblemi partù oltlri veng0110 deformati " la sua artr po· 1,;,,,.,, ,i 1ale .mlo di nome in quflnln eqli lo. ,.,,n, P71isa alla s1,,.,·st1guisa drlla taltica di 9ur.r111,·i!l71arodrlle· risrrrsf' e della rnalurilrl .tr//11 diplomar:ia. I suoi ·,na.ssimi risullati ""'"' ,1uinrli quelli rhe sopra abbiamo pro- .,,,,,uato P brevernentP r.omnnentato. Pisa- , tr1t" .1tor1co di/alti arriva a 11isioni com,, pt,,.,.<e ,quando la storia gli si presenta sotto /orma di guerr11 perehè qui la tP.Cnica so'. pravanza la parte ideale. Mentre quando si 1111.ua· di storia nel vero senso egli rum ollT4"ptJssala sintesi sterltata e n grandi linee. I..~ RIVOLU7.ÌO,'-'E l.ll!ERALf !,a "Storia dellr r111rtrredel '4.8 e rfrl '49,, r. il " Cenno storico d' llalia ,. JJOSSonoes- .<f're la ripoua di ciò. In qwest'ultimo vo, I 1111,P,,qli imposta la quistione marxistica- ·1111,nt,:. />eri, la impostazione •rimane prinwrrlzale,_ mm ~on4ente .la indagine ed una ms1m1.f'dial~ttica in quanto il feticismo del /attor,•. eronomico applicnto ad epoche preca171talistiche lo porta alla esclusione di quei fattori basilari che solo-;"se debitamente crmsidnati, possono dnre una esat/a concezione del Medioevo. Come ad esempio, quel. lo relzgwso. La critica così tra~p<YTtalafuori dal suo naturale cam-po, rimane sospesa in arw eome protesta scature'nte dal solo sentimento s,mza richiami ad allre fmti, giunge ad identificazioni paradossali - il cat,'.o licismo identificato tout court con !a religione in genere -, a conclusioni s,en M /ondmnenlo che rivelano quanto scarsa fosse 11,. Pl.MC4ne la cognizione della realtà italiana.. Per fermare il discono in un rl1sn concreto ue_diamo come da lui è sentitn la quistione ro-rna.na. Comm:enta:ndo un libro d; Giusc,1pe Ferrari, il filosofo delle rivoluoioni, il nostro esce in codeste otfennaziom: " Eqli. (il Perra·ri) rrede che i/ l'n palo F i nobili simw gli ostacoli insormontal1ili 1·he si O/Yp<mganoalla emancipazionr riel popoln. Noi credia7TUJche il Papato e , uoliili esistan-0 perchè sostenuti dalle baionett,, /rnnresi e austriache. Quindi il nemico è ln .,traniero ». La logica metafisica applicrllri alla renllà s1Jcialeecr.11che conduce ari 1m S<'mplicis?TU,assurdo e unilaternle rive- /(1/r,rr in maniera piena e r.ompleta di uno stato d' a.n·i11wche puÌI servire nnclte nlln ,..,,mprensione dei tempi nei quali questi si maturò r divenne. {,a solitudine e la squallida Wl'i/urrn:e J)Overtà dell'anima ·italiana impedendo un qualunque svolgersi dialett-ir.o tengono magari gli spiriti più elevati 11,,a,, posicirmi deqli asceti e li spingrmll n/l'a1Jvent1,ra e al /allimen,10. Impediscono In prassi le cui risorse ed esperienze /or11,rmn l'uomo di. Stato. Pisacane percià resto queTrÌ<'ro e soldalo. E comP tale chiamnt,, dnll'in,,pulso all'azione arril;a a snwntirst 7)(Yichèegli n011 credendo ai colpi di marw /Mila la spedizione di Sapri. Ma giunti a que-sto punto, la con.oscenza del dramma interiore im-pone l'assoluzione. N<YT/. si pun chiedere l'im-possibile ad uomini oprrrmti in situazioni r.he ccmsent011-0solo la tranquilla souomessinne O la· creazi011edi esuli, di avvMlturieri e di spostati. LACORDAIRE C\RMELO PUGLION!Si ' L'UNITA DEL MONDO 11 mondo è giunto ad un bivio ; perchè due an'.me nemiche non possono vivere in un corpo unico. Sono quattro secoli che le esplor.azioni; le emigrazi9ni, le trasfusioni commerciali, le rivoluzioni, le guerre, la diplomazia, il commercio, le ferrovie, la. navigazione, il t,elegrab unificano il moll'do nella. carne. Sta per suonare l'or.L in cui sarà unificato anche nello spirito da una c.iviltà univeda.le, che amalgàmi ' i frammenti più preziosi dei secoli della. dispersione: la morale cristiana, la scienza e l'industria dell'Occidente: la. saggezza d.ell'Asia, le più alte ispirazioni e perfezioni dell'arile 11nivorsalr dalla Grecia al Giappone? I nostri figli rivedrehuero allora l'unità romana, ampliata a tutto il l(lobo, la. terra diVll'ntata la. l'it.t.à universalf' di tutti i popoi i. Piccola cosa. sareubP.ro IP turbolenze µresenti a paragone di questa immensa. unità. Ma. se gli odi ,che ci dividono oggi, 111,nsono i para.dossali artefìr.i di una unitll futura, rii quale frantumazione !Sa-ranno i 111:, rtelli implar.alJili? Le guerre e lo rivoluzioni possono a.nnundare una unificazione o un dissolvimento. L'unità mediterranea del!' ifllpero romano fu preparata da due secoli di guerre è di rivoluzioPi, in guropa, in Africa, in Asia.. Le g,uerro e le rivoluzioni del terzo secolo spezzarono invece l'unità del!' im))('ro; rovinarono, rimbarbarirono, polverina.rono lfl province occidentali. Che oosa aspetta noi sull,i via dell'avvenire, la' sorte delle generazioni di Cc~e e di Augusto o quella delle generazioni di Diocljl'Lia.noe di Costantino? Dipenderà da noi: da ciò che sa.premo voleré. La pace romana unifìcò il bll.cino mediterraneo percbè le élites del mondo greco e latino accon..-<;entirono,a.llorchè fu necessario, ai sacrifici di orgoglio, di potenza, di odio, di ricchezza, senza, i quali Jr rivoluzioni e le guerre dell'ultimo secolo della repubblica. avrebbero durato sino allo sterminio totale. Saremo noi capa.ci di ·fa.re i sacrifici n~sari? O, artisti neroniani, dist.ruggéremo il nostro capolavoro, nel mo. mento di terminarlo? Le generazioni ca.mminano, nelle t,enebre; verso una mét.a che non vedono, e di cui troppo Spe6SO non si acoorgono, se non· qua.ndo l'hanno oltrepassa.la. Avremo l'unità del mondo, se invece di sdoppia.re, velare e disperdere la nostra volontà, la drizzeremo risoluta, all'ignoto ultimo fìnè del lavoro umano di ouattro secoli. • GUGLIELMO FERRERO J .a~ordaire ci richiama al primo esperimento <l'un,, poJitica [atta da cattolici nello Stato moderno, liberale. Jl. valore dell'esperimento sta anche iu,ll' aver superato le difficoltà derivanti dal condurre la massa inerte, dubita~te, ostile dei cattolici sul terreno scelto dagµ avve.-sari per combattere L1Chiesa: il terreno della libertà .e deIla democra,ia. Laccnlairc uon è.: pre\'alent.emnte i 'uomo politk'O. Egli resta I'apostole,, iJ conferenziere, l'asceta che flagella a s,angue le sue• carni e fa la politica solo in funziene del suo apostolato snct-rdot.alc:. Egli, nel <'ampo ccck·siastico ·-- come Mo11talemlx.--rt ud c·amJXt laico - <lomin..1.quel periodo <li t·o1a·ul~ioni sociali e politiche che v;1 <l,illa caduta d'un tiranno (Luglio 1830) al colpo di SI.sto J'un dittatore (2 Dicembre 1851) • periodo in cu.i lo St.nto mo<kmo 'liberale e demo. t·ratico ccrra di detc:nninarsi e assestarsi tra tentativi reaziomui e sou1movimenti oti.arcoidi e nel travaglio tumultuario la Chiesa i.Ydttcle vie nuove per svolgc:re la sua missiont-. Se i: difficile al nuovo rcgiml: di districarsi <lai tentacoli <lell':1ssolulis1110,arduo <ld JJ..'lri è: JX-r j cattolici di sgrovigliar:--i d~1i ,·iluppi delle .mtfrhc <'aste dominatrici. Jn lJUest!J M.:ont1uùi Uue mon<.li, uno duro a mo~·irc, l'alllo 1111Jntc<:iato11el nascen:, il l'aùre Lacorclairc s':!"'..1111..aa chitdere per la 1.. .'hiesa e pci t·atlolici le stl."Sse libt1tà degli altri cittadini, rinuuèiantlo :ii privilegi dc)I•an.cien rc.c:ime. li terr<-110della libertà è quello da lui :;c,,lto sin <la rag~tzZ<.:;e vi si u1antiene, senza e<..·deread allettamenti, S<:117..a spostarsi per le minacce, siuo alla morte:: rettilineo l'Omc la bontà Uclla sua anima grande. CapiS<.e perciò ~in Ua giovane che il suo posto non t' in uua parnx""ehia o una Certosa, rua ndla \;ta pubblka, a cout.-,tto col mondo, risoluto, per suo conto_. di prenderne la direzio11e1 quanto potesse, pel bene del cristianesimo. Capisce che il C'attolicismo non deve lascfa.rsi spodestare, straniare ,da.Ile ion:.e nuove, non lasdarsi relegare nel fondo delle CIJS4..:ienzef deli, non chiudersi nt..'1rCC"essinè attendere fatalisticamente il dito di Uio per la resurrezione <li defunte forme di \'ita sociak: <leve invece riprendere il suo posto di conduttore spirituale nel nuovo stato di cose, revfnceudo e mettendosi alla testa. Intuisce che b. Chiesa non debba esawirsi in proteste o indugiarsi in nostalgie sterili, ma af. fennarsi in regime <li libertà. Essere assenti f1Gu.ivale &d essere trattati <b nemici. E La(..-orclairevuole la ronciliaiione rol nuovo mondo, o meglio vuole dissipare l'equivoco, creato <la nemici e tepidi amici,· di pretese solidarietà del cattolicismo con forme statàli' sorpas.80te, rompendo Qucll'iccantesimo per il quale esso pareva dann.at0 a perire con. queste. Lacordaire accdta la libertà, la fa anima sua, la santifica nella sua santità, trova in essa lo sparlo per le dilatazioni della sua grande anima avida d'espandersi, e insieme le con.dizioni della rivaluta1.ione del pensiero religioso e dello sviluppo della Chiesa Perciò c.:ntra m a:t.ioue't acc.into a La Mennais, a Montalembe.rt e Gebert, cou !'A-venir, giornale Ji riscossa, sorto al motto: , Dio e libe1tà ! , e con esso S<.,'Uute una massa letargica e sfiduciata riuscendo persino a porla contro il Governo. Per questa sua accettazione dei JX>SluJati fondamentali degli Stati moderni, ~gli si dice, come O' Connel, t..'OWe Montalembcrt, liberale, clefinen- <lo cosl ~uesto speciale liberalismo: • Al tempo della mia giu,·ine.z.za la q11estio11.eliberale non si presentava a 11.1eche dal J>unto di vista della µatria e della ttruanitù ... I 'o.i il mio liberalismo abbracciò la l<)-aucia e la Chiesa, neg:ando, quindi quella s<>rta di libertà anche allora rorrente , c~e pare il privilegio dei miscredenti C'Outro i crec1(•11ti 11. Ciò perèhè anche in Francia, tome cla per tutto, per le condizioni con cui lo St.tlo moderno si era svolto dall 'actico, i cattoli<:i erano stati messi in condiz.ioue d'inferiorità : c-on<lizione <la cui il grand·e Domenicano vuole risol\,-·arli, restituendo loro la coscienza e l'orgoglio del loro es.sere. - Questa libertà - dettò nel Testll'mento sul letto cli morte - e com~ ogni cosa, ha dei limiti. Se si tratta della stampa, essa non dovrebbe avere il privilegio dell'ingiuria, della diffamazione, della calunnia, nè della immoralità; se si tratta 'della coscienza religiosa, non dovrebbe domandare d'erigere templi pubblici alle passioni più turpi del <uore umano; se si ,tratta dei rapporti tra Chi<'~ e Stato ,essi non pos6ono essere rotti interamente o semiti sino alla ser:vitù ... , . • Fattosi banditore di queste idee, si può pensare quale lombricaio di calunnie, insinuazioni, ricatti p.slpitasse attorno· alla sua figura dal terreno dei clerico-couservatori credenti nel dogma da essi sus<:itato clella inscindibilità della Chiesa con la tirannide . .E mu1tre Egli reintroduce, sfidando il Governo e piegandolo, col prestigio dei suoi successi oratorii, I 'Ordine dei Domenicani, e ricompare di fronte alla Francia laica, scettica, areligiosa, vestito del saio del- !' Inquisitore per chiedere al nuovo regime la libertà anche per i rcligio,;i e riesce con un'ope. m di costante dedizione e fedeltà alle libertà civili e politic.he, facilmente rinnegate nel!' ora della prova dai pit\ fanatici giacobini, a capovolgere l'opinione pubblica della Francia verso la Chiesa, - da quell'acquitrino lo assalgono tacce <li rivoluzio1s1rio e ,li cterudo66o. In questo ideale di libertà, nella funzìmu, che gli attribuisce <li risollevare nel• popolo il p,n-- stigio del cattolicismo, eglì crede pure quando la dittatura del terzo Napoleone stritola nell<' sue morse tutte le conquiste e tant,, coscie!l7k. La tirannide, anch_e se filo-cattolica -- egli r:.- giona - nuoce allo spirito, alla morale, alla reli. gione. Ma • quando in trn popolo ci sono elementi seri di libert~, essi lavorano anche inconsapevolmente contro tutte le oppressioni, e come la verità chiama la verità, come la giustizia chiama la giustizia, cosi in questo cerchio logico di co.se divine e umane, la 1iberta chiama la Ubertà ,: L'és9er v<'nuto meno alla libertà, rappresenta per Lacordaire la c-ausa dd"crollo <lell" Monarchia di L~igi Filippo , miscuglio incre. dibile di dispotismo e d'anarchia•- Segue la repubblicli. Laoor<laire, benchè monarchico costituzionale, vi aderisee, per tentar-e· d! a.rrest:.arD<:1a corsa a11·ana.rchia e quindi ;ti lHSJX>tismo.Difatti la repubblica non si sottr;u• al disordine che sboccando nella dispotia larvata <li parlamentarismo del Napoleonide. Sdegnato, il gran Frate si tira in disparl(. Come dice Montalembert, con cui 1'amicizia <.i fa ogni :umo più teneTa attingendo espressioni sublimi, occorre in tempo di dittatura salvru·e anzitutto la propria diguità. E le sue ltltim<: parole morendo riflettono quest'ora di manomissione dei liberi istituti politici : , La Repubblica mori, e uu nuovo impero incominciò. 1o co~prcsi che nel mio pensiero, nella mia parola, nel mio pas~ato, nell'a,·venire ancora riserba tomi, io ero ancora una libertà e che era venuta l'ora <Jj scorµparire c·oo le altre. Molti cattolici invece seguirono un'.,1tm linea e distaccandc.L-.i da ~uanto a,·evano <letto o fatto, si g-ettarono con .:trd::n-eai picdi dell'assolutismo·. Questo sci. sma, e-be non voglio chiamare apostasia, è stato sempre per me un gran mfatero e un g,-an dolore: la storia dirà quale ne fu la ricompensa ... ,. La. ricompensa I: stato l'anticlericalismo ron.s,c.. guentc della Francia odiern.'i. PIERO GOBETTI • EDITORE TORINO - Via XX Settembre, 60 ~naferni ~ella Rivolnlione ~ rale E' la più fortuuat.-, e la più originale coHczione di scritti ~litici che si stampi in Italia. P'RIMA SERIE MARIO MtSSIROl,I: /I colpo di Stato L. ~ 2-3 V. N1TTr: L'opera· di Nitti (1915-19:io) • 12 4 A. CAPPA: Vilfredo Pareto • ; , 5 G. S. MILL : U, libertà con prefazione di I,. Einaudi . . . , J 6-7 L. STURZO: Pensiero antifr,scista , 12 8-<; A. ['OGGI : Socialismo e c1tltura ro JO c. (;ANGALE: I.o Riwluziane prof.e. stante , SECONDA SERIE I-2 FRANCES<.:O N ITTI : La l'ace ' L. 9 3 c. AYARNA DI Gt 1ALTIERJ: Il fascismo , IO 4 G. DORSO: La Rìvol ....-iont' mtrld'ionale 6 5 A. CAVALLI: Mussolini e kt Ro-rnagno o 6. L. l\lAGRINI :' In Brasile . • g O. ZuccARINI : Ricostruire lo Stato . , 8 8. P. NENKI: 1921~1925 lwegn.am.enti di una dis/at.ta p-rolewria 10 1 9 L. STURZO: La- libe-rtà in Italia , ◄ 10 A. PARINI : La-1Jita di G. M•ttco.U g La seconda serie uscirà tutta entro giugno. li solume di Francesco Nitti è uscito. In aprii, usciranno il volume di C. Av~ il pitì completo e documentato studio sul fascismo ; i I •o· lume di G. Dorso, il breviario del merid.io-r,aJist<,; e il volume -di Cavalli, il più audace Staggio "' Mussolini giovane e sul suo ambienbe. In maggio uscira11no la coraggiosa campagna di Magrini per il Brasile, il saggio di Zuccarini, il più originale scrittore· repubblicano italiano, e il saggio <li NeWli, il primo tcntà.tivo dì una elaborazion, teorica del massimalismo; in giugno i I saggio di Sturzo, un pamphltt sintetico evigorooo della ptt· sente situazione; la vita di Matteotti scritta de A. Parini, compagno e amico per lunghi anni Ò<'l marl:ire. I quaderni di R. L. sono sempre sctlti in modo d:a offrire al lettore ciò .che si scrive di meglio in Italia. Solo _in questa collezione spregiudicata ~i trovano i 'più grandi scrittori di ogni partito, i giovani più originali, gli spiriti più in<lipoeudenti. La seconda serie al spedirà a man mano cbo !'i pabhllca lranca di porto agli abbonati di , IUvolw, doae Liberale> che cl spediranno vagita dl Lire oeo11nta. 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