La Rivoluzione Liberale - anno IV - n. 12 - 22 marzo 1925

b IL ,.. Quindi Editore EDITORE PIERO GOBETTI TORINO VIA XX SETTEMBRE, 60 RENZO JESURUM . 1925 L. 20 Semestre L. 10 Estero L. 30 Sostenitore L, 100 Un numoro L. 0,50 c. c. POSTALE ILDottoDILUEIFERO Abt:wnamento an Un~nurr, # ....,,ghlarno I ritardatari di rnandarol 11 vaglia d'abbonsrnento entro rnar-zo, ::.:,~::sz~ {':~r,~d1::r:rto:b~~r ~:,~: altrimenti provvederemo alla rlsooaslone mediante tratta Anno I V - N. 12 - 22 Marzo 1925 SO M hl ARI O: M. ASCOLI: Buona iuli - Risorgimento - p. g.: Sanlarosa - E. SERVA1110: Sguardo alla Metapsichica - B. La Federazione balcanica. BUONAIUTI lluonaiuti scrive la p,ropria difesa: HOll gli si può negare ascolto. l\'lolto facilmente iisorgono le ,·ccd1ie obiezioni contro il 1110':.leruismo; con troppa facilità auzi, tanto eia insospettire, perchè troppo facile è questi logica che porta all'apologia del Santo Uffizio; e 1' alleanza che pensiero idealistico moderno e dogmatismo cattolko sembran stringere per salvaguardare ciascu,10 il proprio ordine 4'timo, ha troppo ìl caratte;·,a di Santa Alleanza contro ogni tentativo di liberazione iudividu.alc. Poi, con gnwde fortuna del nostro tempo, ogni atteggiamento spirituale palesemente ed immediatamente si ri,·ela concreta.ndosi in atteggiamento politico : ora, questa Santa Alleanza delle logiche pUTe, in termini di politica italiana d'oggi si chiama accostamento fra centro cattolico nazionale e gentilesimo politico: e tutti e due stan fianco a fianco, si fondono e si confondono, per ]a maggior gloria del fascismo. Ma, a parte anche le riprove fornite dalla politica, certo è che occorre cauteJa e serietà nel formulru.· giudizi, nell'approvare l'una o l'altra tendenza svolgentesi in u.n mondo religioso che non sia il proprio. Al non cattolico troppo facilmente il Vaticano appare come Museo Vaticano e tutta la religiosità della Chiesa gli sembra irrigidita in dogmi e in atti di fede consacrata che non lasciano al religioso alcun'altra via se non q1).ella di pietrificarsi per divenir statua in San Pietro. E' molto probabile, come ha scritto Gentile, e come a dista.ntza d'anni ha ripetuto Romolo Muni, che il modernismo altro non fosse se non momentaneo accostamento di .casi di coscienza individuali irriducibili l'uno al1'~altro··5C.!nia1al-ga:·e-dnre\folt!" r~,,l)nau~ ad ..(lJ.. fuori_: e ormai si ccnviene anzi di parlare ancora più che del modernismo, di caso Loisy, caso Tyrrel, caso Mw--ri, caso Buonaiuti, e nessuno di questi uomini ha probabilità di divenir santo nè i loro libri potranno mai fomiare oggetto di edificazione e ritualità di preghiera. Il pensiero laico ha cosi precorso e convalidato l'opera compiuta dalla • Pascend.i • quando frantumò il modernismo: e -la Chiesa, con quella netta totalità senza residuo concessa a lei sola, pare abbia del tutto stroncato il movimento sorto' nel suo grembo. Pure, l'infierire delle condanne sopra Iluonaiuti viene a dirci che alla Chiesa è sfuggito un residuo ·di quel ch'essa bollò come eresia delle eresie, ed essa. ora lo stronca; ma stroncandolo, essa stessa denuncia come nel terreno del modernismo che si credeva del tutto sconvolto, si svolga e viva ancora i' opera attiva d'un uomo. E allora chi è estraneo alla Chiesa riman dubbioso se lasciarsi andare a iontir ronyalide, ancora u.na volta, alle cc,ndan.ne formulate dal dogma implacabile, o piuttosto se non sia doveroso giudica.ire con più umana cautela, osservar bene se veramente ~ 'uomo sia incorreggibile nella prol}ria eresia, e rivedere infine i giudizi già pensati sull'eresia e sull'eretico. Ora è Buonaiuti stesso, con la propria autodifesa che si presenta a noi uomini lruci; e c'è nella sua. parola un accento di commozione e una complessa esperienza del soffrire a cui sarebbe cattivo rispondere con una nuova afuettata condanna. Bisopia quindi dargli ascolto.· A prima vista., qu·esta sua difesa ha un caratt.e.re spiccatissimo di caso ~nale, come di vicenda che può f)T'ovocar l'inter~mento o al massimo la simpatia, ma riman sempre strettamente legata ai casi dell'uomo che l'ha compiuta e la narra. E' la storia di due scomuniche e del tempo tra.scorso fra l'una e l'altra di queste <ltte scomuniche che non sono, del resto, le sole nella dta dì Buonaiuti. Colpito nel '2r dall'acCU56. d'aver negato il dogma della presenza divina nell'Eucaristia, Buonaiuti si dirende energicamente con alcune lettere inviate al Pontefice e al cardinale Gasparri; e in queste lettere nega si d'aver mai Llisconosciuto un dogma essenziale alla. fede cattolica, ma afferma anche vigorosamente la propria necessità e il prop1io diritto di seguire negli studi sulle origini del cristianesimo il metodo critico, e di svolgere questi studi nell'autonomia d'una cattedra universitaria. Che cosa sia questo metodo critico per Buonaiuti, qui non appare bene; non si sa se eg1i sia dominato dal dubbio corrod1tore dello studioso o dalPinquietezza del mistico; m.a è difficile ad ogni modo che la Chiesa possa mai afficlarsi ad una revisione profonda. che, per la stessa in.clividualità dei mc1..z.icon cui vien compiuta, è eretica. Percorrer la storia delJa Chiesa sceverandola, intendendola, rivivendola attr.qverso la critica storica, è avventura gra.ode: si può trovar la riprova definitiva della santità della Chiesa, si può perder per sempre la fede. E 1'individualità dell 'iuterpretv.ione storica necessariamente sempre provvisoria. non J_X>tràmai scrollare 1'interpretazione autentica fornita ed elaborata nei secoli dalla Chiesa condottiera delle masse; e tanto bagaglio 11011può esser caricato e condotto su una così fragile navicella. S1intende quindi il dubbio, I 'equivoco, la scomunica: tristezze che possono essere l'amaro prezzo con cui Buonaiuti paga la propria avventura audace, ma possono apparire auclle come 1...-i necessaria salvaguardia della Chiesa. E nulla è più bello, allora, della paterna benignità con cui ìl cardinale Gaspa.rri si fa incoptro al sacerclote messo al bando e che domani può essere per sempre perduto, ma che oggi testinionia la propria fedeltà alla Chiesa da cui è cacciato, con una sofferenza da cui non è possibile non essere colpiti. Nessuno può decide.re chi sia nel giusto in questa lotta fra un uomo solo e 1'istituzione che par perenne : il pronunciar giudizio è opera cattiva poichè il problema è del tutto interno della religione, e solo il religioso può tentar di risolverlo ispirandosi al proprio Dio. E Dio infatti par bruscamente interrompere il dialogo bellissimo, ma, senza possibilità di risoluzione, fra il sacerdote smarrito e il prelato paternamente buono: una gTave malattia condu.ce Buonaiuti fin presso a morte proprio il giorno dopo che egli ha pronunciato il discorso in cui espone )?.. i:,u'a più. f.$:!ic.ale Yisioue defla Chiesa e cltc dovrebbe-porlo definitivamente al"banc_lo_<la essa. • Ma Gasparri si fa prossimo al letto del morente, e al confine quasi Ira l'una e l'altra vita, avviene per le due anime r'e-ligi•ose il congiungimento, la possibilità di risoluzione del dissenso. Senza dispute teologali, ma da cuore a cuore, non vien, negato al prete morente quel sacramento di cui era degna la sua vita •tutta spesa a servir la Chiesa. Se tris.te è stata l'avventura, essa non fu senza bellezza, e se vi fu pecca.to,in essa, certo non vi fu peccato per scarso amore. Al suo tem1ine quindi può ben essere concesso il premio. Ma Buonaiuti sop-ravvisse: e l'assoluzione e i sacramenti concessi al morente divennero uno degli elementi complicanti la sua vita successiva. Non vi furono dispute, quasi non vi fu nemmeno sottomissione fonnale, sopratutto non si parlò più di storicismo e, tacitamente, il diritto della catted!I'a fu riconosciuto. Buonaiuti riprese allora la propria via, ed è probabile che quella riconciliazione e sottomissione avvenuta ai confini della vita ~bbiano pesato su lui, sordamente lavorando, ben più di tutte le altre solenni e formali. Incominciò per lui un periodo di travaglio - e di travaglio 11011 sempre chiaro: in quella malattia quasi miracolosa, e in quella inaspettata salvazione dell'anima v'era qualcosa che doveva fortemente toccare una coscienza impregnata di r'e1igiosità. E lentamente prima. sempre più visibilmente e anche ostentatamente dopo, a' molti elementi d.ella prop.-ia vita passata egli rinunciò. Quelli che potevano esse-re gli ultimi echi dell'eresia modernista, ci dice Buonaiuti, morirono allora; e dello storicismo non volle parlar più, tanto meno lo volle teorizzare come guid:a per la ricerca della nuova fede e consen•ò la cattedi-a uni,·ersitaria si, ma per fame un pulpito, un posto avanzato nel seno della pagana c;iviltà moderna per la difesa della Chiesa. Cosl Buonaiuti accettò di essere quasi perso per la cultura occidentale ed elaborò anzi teorie, o meglio svolgimenti di stati d'animo adegttati a giustificare qucstò ,Hstacco in lui e a provocarne altri al di fuori. La scienza non salva, ma anzi nel proprio inguaribile soggettivismo, ha creato una forza che ora si erge irriverente e rnìuacciosa dinanzi alla Chiesa. E questa lotta s! svolge storicamente nel nostro tempo e nell'intimo d'ogni uomo: fede e scienza hau110 entrambe la propria necessità, la propria logica che porta entrambe a tutto unificare e assorbire in sè. Ma la scienza e il pensiero nel proprio ultimo trionfo sono insieme pienez7,a e dissoluzione deIP individuo inguaribilmente ridotto iu se stesso, anzi nel frammento di sè, annullato n-clla impossibilità a comunicare con gli altri uomini e costretto a unificare la propria vita intima cou la sola attività della ragione. La fede, invece, nel su.o compiuto svolgime:nto, e conquista dell'equilibrio, <leJl'armo1Ua fra l'individuo singolo e le società ; è i ndic:az.ione di quci valori e di Huelle <lir(;:ttive morali tht soli p<.-rmdtono alla vita. di continuare :-.(;1.1/.,a ca.dere in roYinose clissù~uzioni; la fede <: infillé limite ferreamente imposto al pensiero wnano JJC:r la ~ua stessa salute, perchè non si clispc--rd.a, quasi come una ragione più alta che domina e trattiene ed ispira la ragione stessa. Tutto il pensiero moJ<::rno nell 'espress-ion.e del proprio massimo orgoglio par trovare il culmine e insieme la riduzione all'assurdo ncll'ideaJi9tno italiano, e par quasi che Buon.aiuti dica che la filosofia di Giovanni Gentile è veramente la filosofia, ma appunto per questo deve essere domata, trattenuta, combattuta. Qualcosa di divino ~ nel pensiero umano, ma bisogna che questi strumenti divini siano strappati cl.a mani di folli: e solo la Chiesa può compier quest'opera. Ora, nell'attuale' momento della vita spirituale ita1iana, deve la Chiesa attendere fenna 1'inev~tabile resa dell' idcdismo moderno, o non deve piuttosto domarlo muovendogli incontro per imporgli il senso del suo limite? Per Buon.aiuti par non vi sia dubbio. L'idealismo italiano sveglia in tutti, anche in coloro eh~ credono esser più d.igiWJ.i dì filosofia, une sete d'assoluto eh!' l'idealismo stesso non potrà mai appagare in nessun momento, in alcun modo, poichè anche nella sua forma più alta e cosciente è solo rivelazione di questa sete, o meglio ardore provocato da una pUTezza d'atto che non si può mai fermare. E può darsi qu.ìndi che gli sp;riti moderni resi quasi folli per la passione d'as.soluto provocata dall'idealismo, muovano essi stessi alla fine-,·erso la Chiesa che sola può dispensare l'assoluto agli 1.1.fTTiini in fermo e gioioso godimento; ma se q.ct; -:,o può essere, pochi superstiti di queste g-e.iJeia:d~W.giungeranno a. trasciuarSl fin -innan2.i alle porte della Chiesa per averne salve,-_za e perdono. Tutti gli altri, moltitudini di uomini) rimarranno uccisi, dissolti, dopo esser stati resi folli, briachi cl.a.questo falso estremo possesso della verità destinato a fa.- degenerare nelle più mostruose turpitudini. E la Chiesa non può rirual\ere impassibile, non PVÒdomina.re sopra un mondo disseminato di cadaveri nt! rendersi essa stessa per troppo tempo pietoso asilo di alienati. Bisogna invece e· coraggiosamente essa osi prender l'iniziativa, salvare gli uomini; l'idealismo italiano è la estrema paradossale forma messa da Ila Provvidenza proprio accanto alla Chiesa di Roma, perchè essa meglio intenda un male diffuso in ogni parte della terra, una folle omicida superbia umana. La Chiesa deve intervenire ; domani potrebbe essere troppo tardi ; deve andare incontro agli uomini intendendo il loro ma.le fino in fondo, senza timore alcuno di contaminazioni che non la possono toccare, deve •tinnovare la propria apologetica, alcune delle proprie forme, la propria stessa politica, per far tornare gli uomini alla sua sostanza. eterna. E quando, ci dice Buonaiuti, egli aveva appena iniziato la propria opera d 'ammbnimento e di denuncia, la Chiesa bruscamente proprio al-~ lora lo metteva al bando con violenza irreparabile. Era sfiducia nell' uomo o incredulità del male denunciato? ' Pe.rchè, se è vero che per denunciare un male bisogna averlo molto intimamente conosciuto, nel caso di Buonaiuti, la _~biesa sentiva iusieme ben presente ancora la malattia e iucerto il momento del pentimento. Molte delle ostilità eh cui ha sofferto Buouaiuti da parte di uomini di opposte fedi, derivano appuntQ da dubbio o diffidenza che qualche volta giunge fino a divenir fastidio. Che cos'è alla fine Buonaiuti, mi.stico o storico o filosofo? E' tomista o è pragmatista o è idealista? Qua udo partecipava attraverso il giornalismo, alla vita politica italiana, era il cavallo cli Troia del Vaticano nelle cose interne dei prutìti d' Italia o dei partiti d'Italia •nelle cose inten1e vaticane? E questo concitato allanne contro la forza disgregatrice dell'idealismo italiano, non potrebbe essere la conJessione delb sua appartenenza a due mondi in reciproc...1irriducibile antit~si che egli pene prossimi e minacciosi l'uno all'altro appunto perchè non riesce a congiungerli? iVIolti profetici annunci di apocalittiche catastrofi universali non sono che letterarie trasposizioni di individualissimi casi di coscienza. In tanti auni di operosità, do,·e Buonaiuti ha espresso il nucleo del proprio pensiero, in quali opere confessate? Alla fine, vi è questo nucleo di pensiero a cui tutta la sua op-era possa riferirsi, come è formulato, o unne formulabil~ :' .:,.;c:llaChiesa ru.,n b:1..-,tala intuizione d1 uu !-Jé.rkok, al1'c:.sternc, che JJUÙ es- ',(:re anché n:alc:, p<-r essere a.'7C01tatie ,;;e<6',liti: bisogna anche eh<! cdui in cui .:,j manifc:sta. questa intuizione, f..i(h:-.aconva!idarla e ,uffragarla t-on la. testimonianza della pror.1ria ita, possa doi:, con la chiara espc,siz.ioue d<:lla :,,U:i totale éSpericnz.a, eliminare il dubbio cht: il pc.~colo denunciato sia immaginoso w-6ru., prov,....i<:atoda UJ: groviglio di vic.'t~dc individuali. r;ra, se la pri \'ata vita person.'"lk· <: ,a.c.-erdotal<:di Ernesto Buonaiuti è inc.-ontarninata, di.ffid1e t intenderne il centro spirituale \·iw, ed eliminare il 5enSO di diffidenza. Si ha impn."S::>icmeche non ··i sia un pensiero, ma ve ne sian.o molti, e non una, ma parocchie iedi, quasi come se la sua rit.a spirituale fosse <li.sposta a strati di cui ciascuno ha la propri.a dta per ,i,f;:, ma non ~i sa quale s-ia il più profondo, ni: i) primo o quello di mezzo a dar li11fa Yitalc a tutti gli altri. ~on s-i può ill~ndc.~ qlle.sto ~ non tenendo conto della qualità di sacerdote <:he cornpènetra di sè Ernesto Bu.onail!ti. Vi t neli'inttl"n.o della Chiesa una libertà o almeno una possibilità di libertà pressochè illimitata. );oi, nel nostro spirito laico moderno, ,-i,iamo iil un monclo spirituale senza oltretomba e sc.~za. a."'5ùluzioni. Ogni atto e ogni pen.siero può compromt:tterci lrreparabilmente; e11trati in un atteggiamento spirituale, noi siamo eo::;trctti a percorrere con inesorabile logicità tutto lo srnlgimen.to, fino in fondo, per yj\·ere poi •in questo fondo; noi viviamo in w1 mondo di in.fles.1,ibili leggi etiche che ora ci •gra,·a"ilO tanto più fortemente, in quanto noi le subiamo senza. essere ancora riusciti a formularle in chiara coscienza, ,e con poche probabilità di riuscirvi mai. Cosl, le linee in cui si s,•oige e s1inquadra la nostra \'lta individuale son aspre, dure, senza sfumatura : aspre e dUTe e qua.si spietate come quelle della Yita SOCia:k:in cui la Postra \·ita d1c.omini s'inserisce co:ti doJ-o:.c. ~H-tto quello .r..:h.e,_puòe;serci a..nror.a di ombroso e di sfumato in questo mondo •r±gi.:!c. è determinato dalla molto spesso ,olontaria ignoranz.a di questa rigidezza inesorabile, che ,'ien subìta e patita piuttosto che ·accettata. l:na esperien7..a può bastare ad interrompere o ad eliminare tutte le altre, un pensiero a far precipitar senza fondo. Questo, appunto perchè il nostro mondo è moderno, cioè libero, senza confini: ma è in.finitamente di.f!ìcile la libertà degli individui nel mondo libero non oppresso eia fant:asmi divini, nel mondo che è tutto dell'uomo e in cui ogni opera si svolge e si diffonde con ritmo inesorabile. L'alienazione della libertà spirituale a una entità didna rappresentata e amministrata da una Chiesa, fa ottenere come premio costante il godimento d'una ricchissima Série di varie combinazioni di ...;ta; la rinuncia al patrimonio della propria libertà può farne ottenere un'altra più adeguata alle esigenze della vita individuale e collettiYa. Ora, purchè si stia nell 'ioterno della Chiesa, non y' è vario equilibrio, non y' è complessa. oscura stratificazione di pensieri e di attività che non sia conC"eSsa. Sotto l'infinito campo dei giuochi, degli acrobatismi spirituali, si stende prov-Yida la gran rete della Chiesa : e anche cadendo, sa molto bene chi giuoca che sempre e' è quella rete a sah-arlo. E lo spirito moderno, invece, che ha tutto il peso della propria libertà, è come l'uomo che s'arrampica sulle .l\..lpi: se so1amente egli pone il piede in fallo, giunge cadavere al fondo. Ora, fra tutti i figli mode.mi della Chiesa, pochi usarono ed abusarono tanto della sua salvaguardia, come Buonaiuti: non v'è confronto ira quel che egli potè permettersi nella propria vita e quel che è concesso ai moderni uomini viventi di pensiero - salvo, forse, i cli1ettru1ti. Nia Buonaiuti non aYeva bisogno della falsa rlifesa del d1lettant.1smo se sotto di lui c'era la rete della Chiesa ... Condotto dal proprio spirito critico cli storico del cristianesimo 1?rimitivo, egli giungeva fin presso a quelle nette dsioui totali che fan svani.re la ·fede nello svolgimento religioso di ctù troppo chiara s'è vista l'origin~. Ributtato dallo stesso rigore di queste negazioni, si appagava poi in un misticismo ln cui poteva esser fatta rinuncia d'ogni fede ~ f01ma concreta, per il solidale unanime abban dono <l'ogni creatura a Dio. E a tentare di colmar l'abisso che didde il critico dal religioso soccorreva infine il filosofo, pronto a consolarsi per la fede forse scossa nella eternità e nella bontà della Chiesa, con l'immagine della sua durevolezza e della sua unità. Da ognuno di questi atteggiamenti spuntava inevitabile l'ere- • sia: ma in realtà <,i può dire che B,nonaiuti non

vi cadesse mai, anche se 1a· sfiorava seml_)'I'e,nei momenti di freddezza critica o in quelli di fervore mistico. Poicbè Buona.iuli par voler vivere si, le esperienze, le preoccupw.,ioni fondamentali dello spirito moderno, m.a nell 'almosfera, sotto la salvaguardia della Chiesa: se è il più l.aico Ira i preti, è ceii.ame:nle anche il più prete fra i laici. Ed essendo tale atteggiamento di spirit.c, la formazione estre1na più gcnuinarnente e artisticamente espressa della libertà concessa dalla Chiesa, appunto per questo uomini come 13uonaiuti par non possano ,·ivere fuori della Chiesa. Cercare d'inquadrarlo iu schemi logici è opera d.el tutto inutile: Buon.aiuti vive fra co11tradiz.ioni in cu.i qualunque altro uomo moderno educato laicamente affonderebbe. Come uomo sarebbe un letterato, e come letterato un dile 1 tlante, se llOU fosse prete; se llOll fosse cioè costJ·etto a compiere le proprie esperienze cou serietà, cou coscienza dei valori morali e cou CO-- stanle pagar di persona. Ma in queste sùesse varie esperie117~ qualttnque altro uomo moderno rimarrebbe inchiodato se non fosse ~occorso dalla agilità e dalla incomparabile 1;cchczz.a di sicLU-a Yita spiiituale concessa a un sacerdote cattolico. Come nelle pagine migliori di questo suo ultimo libro, tntta la ,·it..1.di Ernesto Buonaiut.i è un dialogo costante fra lui e la Chiesa, diaJogo io cui a volte la Cliiesa è maten1ameute sollecita , erso il pitì prodigo dei prop<i figli, altre volte e più spesso indispettita e dura fino alla crudeltà. E non si può in.tendere la ,·oce di Buonaiuti se non ascoltandola intonata a questo dialogo: 1;volta verso il mondo della ctùtw-a occidentale essa sarebbe .del tu.tto spersa o inintelligibile. Perchè l' odgiuaJità, il paradosso, la contradizione costante .cli Buonaiuti sorgono da un fatto solo: dall'essere egli uomo intimamente moderno fino alla totale laicità: ma. questo ternpera111ento gli è possibile svolgerlo solo nell'atmosfera antica della Chiesa. La sua persona sta ritta e Yiva solo se possa inquadrarsi, inserirsi in qualunque modo, in un ambiente dove sia auche perseguitata, umiliata, non importa; la libertà della cultura occidentale gli par co1TUttrice ed anarchica e non seria e non vera e non degna alla fine che per lei si spenda una vita. Per tutti i cosidetti modernisti il momento della crisi fu quando ebbero netta coscienza del distacco onnai insanabile nei loro spiriti fra la cultura modem.a e le rigide forme della Chiesa; ma mentre i più fra essi in questa luce di coscienza. compirono la rinuncia ad una fede che si rivelava morta, Buonaiuti invece proprio qui, nella consapevole1.u del dissidio, scopri l'intimo in.sopprimibile bisogno c1i tu1a fede e di una disciplina' quali allo spirito moderno potevano essere imposte solo -dalla Chiesa cattolica. Una fede e una disciplina : il titolo dell'ultimo libro cli Buona-iuti non poteva meglio riassumere tutta la sua vita. Una fede : tutti i dubbi della cultura moderna son stati provati, tntte le tentazioni intese, anche le più radicalmente negative: ma dopo tante esperie=e, che cosa ne rimane se~non possono esser salvate da una fede? ... E una disciplina: si marcia aJl'anarcbia, si precipita nella folle dissoluzione se il pensiero moclerno non soffre a tratti i vigorosi colpi di timone di una gerarchia religiosa organizzata. Ma se fede e àisciplina son proprio qnelle della Chiesa di Roma, perchè allora tanto travaglio cli rinnovamento e di ritrovamento? Il momento drammatico del dubbio risorge qui: con piena legittimità. lo spirito critico ind.aga 1'intimo, la storia di tutto quel che nel mondo della fede è <oncreto e di quanto ne-i rigori della disciplina è ir,ragionevo1ezza di onl.inamenti oltrepassati; e in questa indagine tutto si scalza e si dissolve. Ma a dissolw.ione compiuta, dalle ceneri stesse dell'edificio cbe fu già della fede, risorge potente l'impulso, a una fede e a una disciplina che di.an giustificazione alla stessa distruzione compiuta. Tutto quel che di concrete e spirituale esiste nel mondo, è regno del pensiero: ma a1 tennine di questo regno, tutto si dissolve se non soccone la fede. Ma tutto quel che si crea con una fede è alm-neuto al pensiero cla cui risorge la fe<le con eterna vicenda. Ogni religione .si dissolve nel pensiero, ogni pensiero si annul1a innanzi aila fede : non par di sentire Giovanni Gentile? Solo, per Gentile, l'ascesa riassuntiva al pensiero è sereno anche se travagliato trionfo •- per Buonaiuti l'assunzione alla fede è momento dell'angoscia sterile e deHa dilacerazione. E mentre Gentile, operando per il concretamento del p,-oprio pensiéro in una realtà e in un ambiente senza resistenza, trae largo, troppo largo proti tto di potenza e di onori, Buonaiuti ad ogni più breve formulazione -di idee cozza. contro il secolare organismo della Chiesa da cui è messo al bando con una raffinatezza nelle persecuzioni ch'è senza equivalente oggi fra gli ~mini laici. E nella loti.a, .appunto, contro la tracotama del pens,iero logistico, si svolge l'ultimo atto -della drammatica avventura di Buonaiuti. Og11i l·esiduo di mode:nUsmo è ormai <lel tutto scomparso nel travaglio profondo di una malattia mortale: e d'altra parte, qualunque sia st.ato il diretto ~ntributo di 13tÌona.iuti al modernismo, solo dopo il modernismo egli ha cominciato a svolgere la parte umanamente più viva della propria esperienza. Per rivendicare l'esigenu di m1a fe~e e di una di~c~plina contr~ 1~inva- ::;jone dissolvitrice d.el log1C1Smo, Buonaiutt non ha esitato a gittare quel che in lui era l'ultimo residuo della passata eresia, la fiducia nella storia eh 'egli credeva far stI1.1::lllentoa una rinnoYata convalida della religione. Fra i termini opLA RIVOLUZIONE Lll3ERAL1! posti, cioè, in cui <la anni si svolge la sua vita intima <li prete audaéc, abiltwto a vhcrc fra tutte le contraddizioni, egli si ~ vol1tlo forzare a mantenersi aderenlc a quello che è esigenza di nna fede e cli uua disciplina. Ha fatto La.cere in sè il etilico degli svolgimenti avvenuti J)(;r affissarsi nella volontà di giustificare l'ultimo assetto dello svolgimento religioso esistente; ha affermato si, il pettsiero, ma per farJ.{li sentire: ancora u.ua. volla il limite che deve lasciarsi impon-e dalla fede. E fermo in quest.a volonlà che per lui è quasi innaturale, di rimanere avvinghiato a uno solo dei termini della sua vita intima, Buon.aiuti è giunto fino a forrnulazio11.i e ad atteggiamenti estrema.mente sgradevoli. Ma che importa lutto questo al Saulo Uffizio? Il temperamento rima11e, e taulo più fo11:e risorge la diffidenza, quanto più il lemperamento si piega nella contrizione. E perchè mai allora la Chiesa Jnàùre si i: fa.Lta cosl severa verso il più prodigo dei suoi figli,,oli ? Sarebbe forse entrato anche in lei cosl flessuosa ed umana, qualcosa della dgi<lez~ metallica dello spirito laico? E' difficile dare una ds.posta, .:;opratutto quando sj pensi che nella Chiesa vi è non solo Merry del Val che scomunica, ma anche Gaspani, longanime, benigno. Ce1to, pcrc.hè Buonaiuti potesse impunemente, nel vasto campo della Chiesa, cornpiet'e le p-roprie audaci e,·oluzioni di uomo mode1110salvato dalla lonaca del prete, bisognava eh 'egli non s'affissasse su alcuno degli elementi della propria vita intima: Buonaiuti non (; più Buonaiuti se vuol essere tutto critico o tutto mistico: e da questa totalità più forse che dalle varie combinazioni tacciate d'equivoco sorge lo spettro dell'eresia. E abbandouan<lo lo storicismo, fratello gemello di quel logicismo ch'egli combatte\·a, Buonaiuti assai difficilmente poteva poi penetra.re in un altro edificio speculativo rigidamente logico: più che del tomismo, egli ha fatto delle esortazioni al tomismo. O forse anche appunto perchè la sua av\·entura spiritua1e tendeva a racchiudersi in una forma che pareva costante, il Santo Uffizio par abbia voluto dare maggior serietà all'ultima fase dell'avventura, togliendole di sotto la salvaguardi.a di quella rete della fede per cui chi cade si salva. Strappando di dosso al prde la tonaca che gli dà immunità, la Chiesa. costringe l'uomo ·a compiere ~on. più coraggio e più rischio un'esperienza di cui 'solo dopo il termine si potrà giudicare il v~lore. Nell'ultimo sforzo si è così interiorizzata la disciplina ecclesiastica, che egli potrebbe opera.te attivamente come sacerdote, pur svincolato dalla materialità delle forme sacerdotali. Tutto questo può darsi : e un passo di S. Agostino, opportunissimame'nte citato da Buon.aiuti nel suo ultimo hbro, ~ quasi dare sanzione canonica a questa sua estrema irregç:J;'J.ri-tàdi fronte alla Chiesa. E certo è anche, ìn fine; che questo, fra i momenti della vita di Buonaiuti, è il più arduo e il più bello: quello da cui balenano maggiori possibilità di opere libere fornmlate con quella chiarezza di espressione' che finò ad ora Buonaiuti si è sempre vietata. Questo sarebbe forse il momento in cui egli potrebbe svolgere per dar fonda.mento espresso o tacito alla propria opera di scrittore, quei presupposti del proprio pensiero che fino ad ora si è sempre dato gran cura dd nascondere. Potrebbe: ma assai difficilmente egli lo vorrà. Il momento della scomunica è sempre stato per ~ BuonaiLLti il momento in1 cui si rivela il suo infra.-ngibile· attaccamento alla Chiesa. E ba bisogno della Ch..iesa appunto perchè lo scomunica, lo colpisce, anche ingiustamente : ma così si fa ~etl.tite. Perchè Buonaiuti è prete, irreparabilmente: l'abito talare che è la rivelazione della sn.a debolezza, è anche l 'ulti,111a difesa a cui egli si appoggia per non eSSer portato a compière un'opera di rilorm.atore che è impossibile a chi nell'intimo è figlio e sacerdote della Chiesa cattolica. Quando anche, e può esser domall'i, la più terribile condanna che ancora gli i-e.sta da subìre sia caduta su lui, che cosa sarà dopo? Quali albre punizioni potrà più infliggergli la Chiesa, e come si può vivere se la Chiesa interamente si rende morta. a clù per lei è morto? Appare molto dubbio che Ernesto Buonai u ti possa sopportare questa dop_o : troppo è prete, la libertà in questo vastissimo campo del dopa è cosa che atterrisce chi cosi profonclamente si~ sacerdote, e w.1ica libertà in cui si possa vivere appare quella limitata dai confini della Chiesa: libeità di farsi coudannare. Il momento è di un.a tragicità tUn.allamente toccante, e chi non lo intende dimostra di essere ben schiavo delle proprie forme logiche, vera-. mente alleato inconscio e servo ai padri del Santo Uffizio. Vi è un povero p,1·etesolo a cui autorità ecclesiastiche e idealisti moderni e ortodossi e atei cei·can di strappar la tonaca perchè diventi t.tn uomo come tutti. E il prete si rjbella e lotta perchè non può clivenire un uomo come tutti se quella tonaca è ,la forma e la ragione e la difesa, della sua vita, Può ,darsi che il momento attuale si estenda a tutta la sua esistenza, come può darsi che 13nonaiuti debba far ritorno con totale pentimento· ed umiltà alla sua Chiesa: e I.a seccuda ipotesi è sempre la più probabile. Ma qualunque sia la soluzione, certo è cosa cattiva e teppismo non richiesto aggiungere lo sforw dell.a propria mano a quello delle tante che cei·ca.na strappare a Buonaiuti 1'abito del sacerdote. La sua condi1.ione di uomo solo dovrebbe già bastare a suscitare la nostra generosità, come la pat venza di compagnia che gli sta attorno basta a provocare la nostra pietà. E del re.sto, nulla può <lek--rmina.re 111 noi, viventi nello ''f,irit.o laico, una seria e meditata. con- <L-w.nasopnt Huonalllti. Se lo sforzo per intenclerJo può C5S<..-'1' grave, <:ss-0 vk·nc cornp<.:u.sato poi da u.n arricchim<.-nto de.Ila n<,stra vita cd cspcrien7...a intima. JJalPintender l'avventW"a di Uu,.,11a1utivic.--uela djmostraz.ione <lella imJ_X)Ss.ibilità a vive,· la vita moderna nell'interno della Chi~a: e que:;t.a dim1>strazio11e {! bén nc.-<.-es,.sa,- 1ia se essa sc:rve in qualche modo ad equilibrare la 110Glra comprensione esterna ed estetica della Chiesa. Non basta 63.pere che ck.-ntro di questa tutto è armonia di forme mgide, e non ba.sta nc1nmeno intuire com.e in questa ri~ gide,..7..aI.a vita wnana moderna si raggeli fino a di venire, alla fine, impossibile. Bisogna anche -vedere, intendere per la testimonian2'.a arrecata dallo svolgimento intero di una vita, come tutto queslo avvenga; bisogna intendere ben chiaramente, ad eliminare ogni seduzione, come la vita che si svolge ccl è reale ed umana e, alla sua maniero, libera nell'iutc.-rno della Chiesa, dilegui poi fino a divenire impos6ibile, se l'investa il serio e ,;gido soffio della spirito moderno. Bisogn.a cioi: intendere come fra Chiesa e spirito moderno non vi si.a possibilità di conciliazione e di medi.azione: pena la perdita .dd1-'intima vita dell'uno o clel1'altra se l'uno o l'allra cade ne!Ja lu..singa de-i contatti. o degli accostamenti. E 11011 vi (;; possibilità di contatti, non vi è r;emmcno possibilità di visione dall'uno all'altro di questi due mondi. Quando uoi guardiamo coi nostri occhi la Cbiesa, essi ci pare rigi<la e mar'lnorea.: e ]'esperienza dci preti audaci come Buonaiuti ci dimostra invece quanto vi sia in essa di vivo, di libero, di ac!eguato all'uomo. Pure, se noi ci avviciniamo, tutta questa vita, questa libertà s'irrigidiscono allo stesso modo che la vita moderna, iu cui duramente si plasma una nuova umanità di uomini liberi, appar dissoluzione e folle au.archi.a vista dalla Chiesa. Collocato fra I' u110 ~ l'altro di questi due mondi, con la vol011tà di éreare fra essi una mediazione o di lanciare allarmi da1Puno verso l'altro, Buonaiuti è la testimonfa.117..a estrema della loro inconciliabilità: di qualcosa che è più forte e definiti,·o della stessa inconciliabilità, come di mondi che ormai son troppo lontani per poter provare lo stimolo all' unione, sia pure nella contesa; e cosl, schiacciato fra l'uno e l'altro, lluonaiuti ottiene solo di subìre quanto dell'uno e dell'altro è più 1igido e duro. E s'intende bene ora come la sua opera appare equivoca e con.da.runabile innanzi ai più rigorosi difensori della fede o della laicità. Ma non è collocandosi dal punto di .ista della rigideua che s'intende 1neglio1 e j nostri sistemi di Yalutaz.ione v.anno a.J>Punto riprovati temprandoli a g:(LLdica:rle cose e gli uomini che più prof011- 'daménte sembrano rip.ugnaire ad essi. In ogni atmosfera, anche se malsana. e torrida, dove si svolga wia vita d'uomo e dove restin poi testimonianze cli questa vita, qui è arricchimento. PIERO GOBETTI - EDITORE TORINO - Via XX Settembre, 60 Imminente: FRANCESCO NITTI LA PACE Ai prenota.tori L. 8 Esce contemporaneamente in 17 lingue. Milioni di &Sernplari sa.ranno diffusi in tuU.o il mondo, arriver;anno agli strati più bassi e diffusi della soci.età. E' il libro più import.ante dell'ex presidente. E' necessario che i lettori si affrett,ino a mandarr: prenotazioni e vaglia perchè la prima edizione sarà rapidamente esaurita. " E necessario parlare direttamente ai popoli, mostrare i grandi pericoli che sovrastano la civiltà 71/Jstrae la nostra rnosperzta, parlare olla ragione e parlare al sentimento. Biso{J'M,forrMre _qrandi correnti di opinione contro ogni nuovo perico!.o di guerra: e perchè questo nuovo pericolo cessi realmente, bisogna preparare le condizicm.i della vera pace. Io mi sorw proposto di scrivere un Ubro diretto sopra tutto alle grandi r,u1.sse dei lavoratori, a coloro che hanno fatto la guerra senza averla voluta; a coloro che non ne hanno ricavato alcun benefizio e ne hanno avuto tutto iJ, .danno; a cowro che, vincitori o vinti, sorw stati, in ogni paese, i r,wdesti e ignoti eroi di questa grande tragedi.a.dell'Europa. Ho scritto, dopo che ho lasciata la direzione del governo in Italia, tre libri per gli u.omini politici. Desidero ora scrivere un libro che tutti possano leggere, un libro diretto al popolo, alle masse popolari, così dei vincitori come dei vinti. Oramai che tutto l' edifizio di menzogne è caduto, eh' è entrata nella convinzione di tutti che non vi sono popoli esclusivamente responsabili, ma uo;nini responsabili presso quasi tutti i popoli che si sono aspramente combattuti e che ora sentorw il bisogno di unirsi, venuto è il tempo di usare il linguaggio della verità ,,. (Dalla prefazione). È uscito: Ora, 13uouaiuti è riuscito a vivere in una wna G.R.ET.R.l'iO S.R.ùVE!YllfiI che è l'equivoco e l'impossibilità stessa, l'ha, resa abitabile si.a pure solo per sè, e ci ½scil!, DAI.t PATTO DI 1.iQJIJDnn come ora con questo suo ultimo libro, testimo- • , .._ ~- n.ia.nzà della wnanità di questa sua avventura Altl.iA PACE DI R01VIA per ogni alti-o, forse, impossibile. E allora la stessa irrip,roducibilità d'el suo caso par bellezza, Doaomentldella polltlea ehe non fQ fatta come gli errori e gli equivoci cli cui può essere intess,1ta la sua vita audace appaiono destinati 450 pagine - L. 16 a por meglio in risalto una commossa dolorante umanità. MAX ASCOLI PIERO GOBETTI - EDITORE TORINO - Via XX Settemb!"e,60 Sono usciti : GIUSEPPE GANGALE RlUOhUZIODE PROTESTADTE L. 6 Ir. MALE cArror.rco. - I. Il popolo sacerdotale. - II. Equivoci della politica assoluta. - III. L'illusione giovani I-cattolica. - IV. La crisi dell'a111ticlerica.lismo enciclopedistico. - V. La doppia verità. LA NOSTRA GENERAZIONE PROTESTANTE. - VI. L'idealismo d'anteguerra.. - VII. Il [ennento della guer.ra. - VIII. W-ilsouismo, bolscevis1110, fascismo. - IX. Travaglio morale. LINEE o'UN 1IDEOT.OGTA PROTESTANTE. - X. Idea dell.a stori.a della filosofia. - XI. Idea d'una filosofia calvinista. - XII. Significato del ritorno alle origini. - XIII-. Punti feimi st.tlle eresie. LINF.E D1 UNA PRASSI l'ROTESTANTE. - XIV. La copei·ta del lavoro. - XV. Antipaternalismo. - XVI. Il problema del Sud. - XVII. Democrazia misogallica. - XVIII. La i-eligiol\C borghese. - XlX. Le due paci. SAVERIO MERLINO P'OLI.TICA E MAQIJTRATURA L. 6 Iutrodw.ione. - Ricordi personali. I. - L'indipendew..a della Magistratura. Il. - Eresie gillriclic.he e costituzionali (L'ammonizione e il domicilio coatto. Associazione cli mallatori e associ.azione a delinquere). III. - :Magistratura e classe operaia. IV. - Stati d'asseclio e tribunali militari. V. - La g(ossa questione dei Decreti-Legge. VI. - Bauca, Goven10 e Magistratura. Vll. - Usi ed abusi ue11'amministrazione della giustizia. •VIIl. - CÒlue si fabblicano i processi politici. IX. - La.. giustizia fascista. X. - Se se ne potesse fare a meno. XL - Conclusione. - Che fare? L'introduzione (p. i-LXlLX) studia La. diplomazia italiana nella grande guerra. e contiene i seguenti capitoli: I. La neut.ralità assoluta.. - II. Triplicismo imperialista e triplicismo neutralista. - 1II. L'interventismo di Bissolati. - IV. L'interventismo di San GiuJiano. - V. Dal Libro Verde al Patto di Londra. - VI. Fra Austria e Jugoslavia. - VII. La « nostra » guerra. - VIII. Le nostre responsabilità. La polemica e la impostazione dell'intervento sono così rievocate e studiate a fondo alla luce di documenti ·inediti. Questo libro del SALVEMINI è la prima sto,ria della politica estera italiana dal 1914 ad oggi. Chiunque vorrà corwscere i risultati della critica storica sul pensiero e sull'opera di Sonni=, di Salandra, di Bis sola.Li,ecc., dovrà ricorrervi. Vi S07l/J sfatate le leggende e i luoqhi comuni del nazionalismo. . Tutto il libro poi rappresenta il più serio e il più meditato programmw della politica• estera italiana. Non è solo una valutazwne di fatti del passato, nè una raccolta di profezie: il Salvemini studianto la politica estera ha di fronte il carattere degli italiani, le risorse e i doveri della nazione. La sua è sempre una visione integrale. Il programma di Salvemini fu combattuto con oqni violenza·: ora lo si riconosce e lo si accetta carne il solo serio. Il libro dimostra " che anche il nostro paese può produrre un gruppo di uomini, capaci di resistere per tempo non breve alle minacce dei nemici, alt' abbandono degli amici, alle calunnie dei malvagi, allo scherno degli sciocchi, rimanendo fedeli al culto della verità e alla voce del dovere ».

LA RIVOLUZIONE LIBERALF. Risorgime:n.to SANTAROSA Esaminando le ,sue idPologie bisogna tener conto di qur,.sto senso del yr01;visorio. Non era /acile 7,er un /ur,zionari.o piemontese attaccato specwlmente al senso del dovere e della dignità passfJrPa, grandi sogni di democrazia europea. L« cultura piemontese del prinw ottocenlo fu all' avanguardia della polemica contro la rivoluzione francese. Prescindendo dalla polem;ica dei reazionari che deriva direttamente dallo spirito del/' epoca (la Restaurazione), la posizione antifrancese di romantiei e progressisti si può giustificare per due ordini di considerazioni. I romantici capivano che le tradizioni spirituali del paese erano legate al cattolicisnw: . l'antì,cattolieisnw sensista dei Francesi screditava la causa della rivoluzione che per ragìoni di opportunità, di adattamento e diciamo pure di razza conveniva fosse cristiana, CO'rrezionedall'interno, non distruzwne, del callolicismo. I progressisti si trovavano sotto Vittorio Emanuele I in piena reazione col ricordo dei bei tempi di Carlo Emanuele I ll e di Vittorio Amedeo Il, principi riformato,ri, che avevano cercato di fare del Pienwnte uno Statn nwderno. A questa decadenza non era estraneo un vero esaurimento della casa regnante (ormai estinta nel suo primo ranw, rido/la a far succedere sul trono per quasi mezzo secolo i nipoti sempre -più indifferenti e apolitici di Carlo Emanuele Ili: ma la ragione apparf"nte e in realtà l'occasione si allribu-iva all'intervento francese, che di una Casa indipendente ai;eva falla la schiava dell:Austria. Santarosa sPntì vivacer11,entequesto doppio ordine di nwtivi alla propria condo/la. Apparteneva a una famiglia di nobiltà, recente, nobiltà concessa in premio per servigi al re - il lealismo illuminato era in lui tra. dizionale. Il mestiere della corte non aveva anc07a corrotto le virtù di iniziativa dei San. tarosa; portavano il carattere del seicento e del settecento, burocrazia ligia al re perchè il re rappresentava lo Stato nwderno anche conlro la più antica nobiltà feudale. Si trattava di una vera borghesia che aveva trovato la nobiltà attraverso agli impieghi. L'ambizione della gloria, il senso delle virtù militari e statàli erano nel sangue di questa famiglia che aveva concepito col re il grande sogno di un Piemonte capace di difendere in qualunque caso con le armi ba sua indipendenza. Il ritrailo che ce ne ha lasciato Cousin è i& ritratto del militare piemontese. « Santarosa era sui 40 anni,. di media statura, cinque piedi e due pollici circa. Grossa la testa, calva la fronte, labbra e naso fin troppo grandi; portava abitualmente gli occhiali. Nulla d'elegante nei suoi modi; im tono maschio e virile sollo forme del resto squisitamente cortesi. Era tutt'altro che bello: ma il suo volto, quando s'ani- .m,ava, ed era serrvpre animato, aveva qualcosa di così appassionato da attrane. Era sopratutto singolare in lui la forza fisica eccezionale. Nè grande, nè piccolo ; nè ping1.1e, nè magro, era un leone per vigore ed agilità. Per poco che cessasse di contrmersi il .ruo rum era, più un camminare, ma un correre a balzi. Aveva muscoli d'acciaio e la sua mano era una nwrsa in cui serrava i più robusti. U ho visto sollevare, quasi senza sfMzo, le tavole più pesanti; era capace di sopportare le più lunghe fqtiche, e sembrava naJo per le fatiche di guerra ». Tra le fatiche della guerra era vissuto ancO'rfanciullo accompagna11;doil padre nelle campagne del 1792-93 contro la Francia. Nato nel 1783 egli appartiene in modo caratteristico a quelle generazioni che l'esperienza pratica della Rivoluzione Francese, volse a g'randi sogni, togliendoli a forza alla loro vita tradizionale, senza lasciar loro il tempo di consolidare queste aspirazioni con forti studi. « Il nostro - scrisse più tardi il Santarosa -· è il tempo della cultwra parcellare"· La Restaurazione ne avrebbe fatto poi dei romantici appassionati; e degli spostati. Un regime provvido, come il piemontese del prinw settecento, avrebbe trovato il nwdo di valorizzare queste energie, eh.e certo avevano più spirito di _statisti e d' ammiinistratori che di cospiratori. Sindaco di Savigliano a 24 anni, sottorprefetto di Spezia, capitano dei granatieri nella campagna del '15, poi impiegato del Ministero della guerraSantarosa sarebbe stato un uonw pq-ezioso per i vecchi Savoia. Il suo lealisnw ern incondizionato. « U ubdicazwne di Vittorio Emanuele - scriveva egli nel '21 - fu u1w prima sciagura. Noi tutti lo sentimmio-. Io ne piansi lacrime amare: io che alla persona del Sovrano portavo vivissim:o affetto e mi pascevo della speranza, che divenuto monarca di otto milioni di Italiani mi perdone1·ebbe un giorno d'avergl~ recato momentaneo dolore». Di quest'uonw d'ordine la stupida reazione fece un sovversivo: di questo fumzionario d'istinto che, spo_satosisubito dopo la RestaUrazione, avrebbe dedicato tutta la sua vita alla cosa pubblica e ad educare dei figli devoti allo Stato, fecero un esule e un cavaliere errante. Invece Santarosa non era neanclw un utopista: stile e pensiero in lui si de(lnivarw in un liberalisnw moderato, lungimirante, concepito come arte di governo. Non il visionario, non l'uomo rii dottrina ma il cittadino si ribellava al regime poti'. ziesco e alla violenza delle sétte retrive che gli ispiratori di Carlo Emanuele l avevano importato in Pienwnte. In Santarosa reagiva contro questo illegalisnw dominiante il senso della dignità civile. « Il nostro governo era pienamente assoluto di diritto e di /atto. Il Piemonte è trO'[Y[!O progredito nella civiltà per potersi a ciò rassegnare, sopratutto dopo l'esperienza /atta dal 1814 in poi dell'impossibilità di avere almeno una buona amministrazione con un tale governo. Se il Re si limita semplicemente a trm~perare la nwnanhia pura con istituz'ioni che la ravvicinino al governo rap_ presentativo senza però instaurarlo, noi sarenw condotti da una tendenza irresistibile a sollecitare sempre istituzioni più l-iberali: gli animi non si quieteranno, non si vedrà quanto si è ottrmuto., si vedrà solo ciò che resta a conseguire. Non avremo nè pace, nè riposo, nè felicità. Non credo che i miei concdttadini abbiano invincibili preferenze per talune forme costituzionali piuttosto che per delle altre: m.a sono convinto che occorrano loro delle istituzioni che assicurino la libertà individuale, l'eguaglianza dei diritti civili, l'indipendenza dei tribunali, la responsabilità dei ministri, la libertà della tribuna e della stampa, guarentigie di tutte le altre. Persone eminenti del mio paese gvudicano diversamente: non pongo in dubbio la loro buona fede, le accuserò solo di non conoscere le vere condJi.zioni dello spirito pubblico, di non averle studiate, di non averne indagate le vere sorgenti, e di abbandonarsi a illwsioni funeste ,,. Con questo sogno di uonw d'ordine e di Stato Santarosa operò nel '21. Egli non era un rivoluzionario: se dunque peccò di ingenuità tattica converrà un'altra volta accusanw i tempi. « Venti volte Santarosa mi protestò - scrive il Cousin nel ritratto• dedicato all'amico - che i suoi amici e lui ·non avevano annodati ra'[Y[!orticon le società segrete se non assai tardi, all'ultima estrem;ità, quando era ormai patente che il governo piemontese nè voleva • nè poteva resistere all'Austria - che un movinnento militare sarebbe impotente, se non appoggiato ad un moto civile - pel quale era indispensabile il concorso delle società segrete. Egli deplorava questa necessità;, e accusava l'aristocrazia, gli abbienti piemontesi d'aver ,rovinato il paese e sè stessi, non compiendo il loro dovere, :ion dando l'allarme al re ·su' pericoli del Piemnte, e sforzando così i patrioti a ricorrere ad occulte trame. La sua lealtà ripugnava da ogni segretume e senza ch'ei inel dicesse vedevo chiaramente che il suo spirito cavaller.esco provava una specie di intima vergogna d' essersi a poco a. poco lasciato sospingere a quella estremità. Continwamente mi ripeteva: « Le società segrete sono la peste d'Italia ; ma come farne senza, quando non abbiamo pubblicità qualsiasi, nessun mezzo legale d' esprimere impunem:ente le nostre opinioni?». Mi raccontava_ che per lungo tempo s'era arrestato al pensiero di non partecipare ad alcuna società, di astenersi da ogni azione, e limitarsi a grandi pubblicazioni morali e politiche, capaci di influire sull' opinione pubblica e d.i rigenerare l' Italia. Era quella com' egli chiamava una cospirazione letteraria. Sarebbe riuscita d·i certo p{ù utile (},ellalevata di scuìii del 182( Il suo sogno era di ricominciare questa cospirazione letteraria in Francia: si consolava pensando di non aver fatto nulla per suo interesse personale, ma d' essersi unicamente preoccupato del suo paese ». Era naturale che come teorico questo martire dell'assolutisnw dovesse riuscire inferiore a sè stesso. Avev~ trascorsa la giovinezza in campo o nell'amministrazione pub. blica, costretto a pochi studi; tagliato fuori dalla grande corrente europea di pensiero, che egli riusciva soltanto a indovinare, come lontana ispiratrice della sua azione. In Francia trovò in Montesquieu il suo autore: ma continuavano a frenarlo pregiudizi teorici di cattolicismo e di moderazione che era facile correggere in pratica, impossibile superare nel tormento della rifiessione. :Vansi può pensare senza comnwzione agli u.bbo;zi di Santarosa, ai frammenti dei suoi scritti politici, alle notizie di studi e di elaborazione che si hanno dalle sue lettere. Una personalilà incompiuta per forza di eventi. Il suo J]ensiero doveva lottare prima di tutto contro la sua solitudine. Nessuna tradJi.zione lo sorreggeva, gli pesava l'esilio ; la mancanza di un'atmosfera di studi l'impossibilità di ogni controllo e di ogni collaborazione davano al suo spirito le inqwietudini dello spostato, dello sradicato. Santarosa crmti'llUf/nfJa credere che l'opera rivoluzionaria do?)(:sseessere compiuta da un principe, il termine sarebbe stata la confederdzione, benedetta dal Papa, indipendente dall'Austria: il su,o spirito civile era alfieriano e s'alimentava di le,qgende eroi.- che, poneva accanto alt' indipendenza il conce/lo di libPTtà, ma lo concepiva in modo soltanto giuridico senza gù,1,ngerea capire che la libertà, come vera autonomia è conquistata dai popoli e non donata dai principi; ed egli rimpiangeva che nel 1733, 1731, Carlo Emanuele non fosse arrivato a condur dere la confederazione naziorwle. Qu.esta assenza del pensiero di Sta/.fJ, come StatopoJJolare,è poi la de(lcenza di tutto il nostro Risorgimento fallito. Come tu/li i filosofi del romanticismo italiano, il Santarosa afferma con sicurezza che vita non vi può essere senza che sia vita religiosa, e la filosofia stessa deve avere il suo centro e. il suo organismo nella reli- _r;ione.E religione doveva essere concretezza di valori ed esaltazione di libertà. Concetti che non si possono intendere se non si vedono nella opposizione, già indicata, al sensismo francese. Qui il Santarosa va oltre l'A.lfieri. La reazione alle idee edonistiche e sensistiche del '700 doveva condurre a un approfondimento dei valori spirituali e all'affermazione della storia, della tradizione, contro l'enciclopedia astrattista, individualista e antistorica. Solo così si sarebbe compiuto il ciclo, ed esJJlicatotutto il senso ideale implicito nella rvvoluzione francese. Ma sto. ria e tradizione si ritrovavano, nel cattolicismo·, i( solo sistema che potesse salvare i valori spirituali per le menti non ancora mature alla rivoluzione kantiana. Santarosa è uno degli iniziatori di questo processo che si chiarirà con la negazione del cattolicismo fatta da un punto di vista religioso. Egli è romantico in tittto il senso del-concetto: spiritualista, patriotta, ricercatore di storia nazionale. Ma è alla prima fase del romanticismo e perciò incapace di liberarsi delle contraddicioni sentimentali, e di prender coscienza netta delle sue intuizioni, sviluJJpandole. Resta un precursore. S'impiglia in una forma di necessaria aberrazione mistica, che sarà poi teorizzata dal suo profondissimo amico Luigi Ornato. E il suo misticisnw ( che è della tempra stessa di quello che avevano ·affe'!'matoRousseau in Francia e in Germania il Jacobi) dà anima e calore al suo concetto di libertà. Questa politicamente siiaff,trma come necessità del govenio popolare, realizzato in leggi alle quali il governo è sottoposto. Anzi (e qui è anticipato il pensiero neoguelfo) la religione stessa deve essere cattolica e in nome del cattolicismo bisogna compiere la rivolwz.ione, perchè il popolo è cattolico. E tanto domina la sua mente il concetto semplicistico della identità di religione cattoli:ca e di libertà (vero soltanto nella contingenza e necessario nel 1815 contro la Santa Alleanza), che egli non affronta neppure il problema delle relazioni tra Chiesa e Stato. Non era rimasto in lui il ricordo delle lotte giurisdizionaliste in cui i suoi padri avevano appoggiato il Re contro l'invadenza di Romm. Uno stesso contrasto domina le· idee del Santarosa rispetto al problema politico immediato. Con saggezza precorritrice del Balbo- (che sarà;però ben altrimenti sicuro) egli ha visto che il problema centrale dell' Italia è l'indipendenza dall'Austria: per- ' ciò non si pone neanche il prnblema dell'unità, ma sulle orme del Napionewagheggia confederati çon gli Stati del centro Napoli e i Savoja, signori del Nord. Per raggiungere questi risultati bisognava formare una classe dirigente: OJJer'atormentosa a cui lavorarono con Santorre dal 1815 al 1821 Ornato, Balbo, Provana e altri opJJOSitori: l'opera fu interrotta dall'esilio e ripresa poco prima del 1848. Falliia di nuovo, fu fatta dimenticare dal fenomeno Cavour, ma si ripresentò con la stessa necessità ancora oggi insoluta, per l'eredità cavouriana. Il Santarosa vide soltanto, da lontano questo grande problema: la reazione costringendo la politica ne'lle posizioni pregiudiziali, facendo rinascere la lotta per le condizioni elementari, restringe per sua natura gli orizzonti SJ]irituali, impone ai cervelli le sue misure, corrorr11pele idee, stronca le· tradizioni. In queste condi;ioni salvare la propria anima, rimaner fermi alle proprie posizioni, resistere è la sola prova di nobiltà e di superiorità che si chiede alla vittima: Certo è un' ironia che Santarosa muoia il 9 maggio 1825 per la libertà della Grecia, con perfetta ingenuità: « Sento per la Grecia un anwre che ha qualche cosa di augusto : è la patria di Sòcrate, capisci? ». i\lla questa ironìa della storia si rivolge contro- chi lo tradiva nel '21. p. g. 51 SGUARDO ALLAMETAPSICHICA Le controversie che hanno fin qui agitato la .Metapsichica sono tutte quante fondate su questi presupposti~ riconoscimento del rigorismo logico che ne giu5tifica I.e ricerche, e delJ,L sua perfetta impostazione sul terreno del/' indagine. Per contro però, o dubbì 1:,rravisulla realtà obbiettiva dei feM-- meni medianici, o ridda fantastica di ipotesi interpret.ative piu o meno «ffiugrenues". Noi credi,Lrnr,, e tenteremo di dimostrarlo, completamente fuori campo la piattaforma. oomune dei critici e dBi disquisitori ; e quella crisi che ci sembra iniziarsi nella odierna ricerca Metapsichica reputiamo fatalmente motivata da un vero e proprio errore di impostazione. Come nacque la Metapsichica? Le sue origini prossime e più considerate da.i cultori si riassumono nel!' opportunità, che parve a un cerw punto imprescindibile, di far cessare le ossessionanti polemiche tra i diversi int6rpreti del fenomeno medianico : le origint remote più interessanti per noi, sono da ritrovare nell'assillo millenario di sollevare, sia pur di fX.>CO, il velo d'Iside ... .Ma non ci si spiega il movimento se non si considera il clima morale e intellettuale che l' ha fatto sorgere. Molw prima che il Richet gli imponesse un nome, il nuovo indirizzo di ricerca. era nel!' aria: le cla.,,;i medio-pensanti erano disgustate dal materialismo, che offendeva o la loro fede, o il loro orgoglio di volitivi ; l'attenzione degli studiosi si orienta.va verso le correnti neo-- mistiche. Nel campo «accademico» il fallimento del naturalismo Haeckeliano era soffocato ma indubitabile e gli studi sui fenomeni ipnotici fiorivano. Lo spiritismo faceva parlare di sè libri e gazzette ... La germinazione latente poteva e doveva, concretarsi in un « new-movement », ora, a questo si aprivano due vie: o naufrag-are tra le int.erpretazioni dogmatico-religiose; e quindi rinunziare a sorgere come scienza a sè cont.entandosi di un lavoro di riesame e di sfrondamento. Oppure schierarsi risolutamente a fianco delle scienze sperimentali, abbandonando ogni presunzione di spiegare l'ignoto col malnolo. Invece sorse la Metapsichica. Indirizzo ti. picamente francese, intelligente e volgarizzatore, essa non osò pronunciarsi senza equivoco, e alternò l'orgoglio ufficiale del laboratorio proprio e della ricerca. corredata di strumenti precisi con la gioia di poter abbordare certi problemi riservati di diritto alla mistica, e costruire e disfare giocondamente (se pure « à còté,,) ca.stelli di teorie. L'attività Metapsichica. ha culminato con la fonda,zione del!' lnstitut J1 étaps11chique lnternational. (con una Rivista. propria) e col pr1nio Congresso Metapsichico Internazionale di Varsavia (1923). Quanto al contributo arrecato allo studio dei fenomeni medianici ed occulti esso è grande unicamente dal suo punto di vitsa, che come rigoristi abbiarrno da un pezzo rifiutato. Poichè vi.a sto con occhio «accademico,, il detto contributo si limita a un maggior controllo delle sedute e a un miglior .accertamento di certe manifestazioni, senza che la ricerca delle cause abbia fatto un passo (dico un passo) innanzi. E visto con occhio mistico tutto il movimento si riduce a un volgare e pericolosissimo stuzzica.mento di forze occulte, la quali non vengono padroneggiate, e si ffiébnifestano perciò con tale incoerenza da rendere sempre più complicate le classifiche e sempre meno probanti le ipotesi. EMILIO SERVADIO PIERO GOBETTI - EDITORE TORINO - Via XX Settembre, 60 )Yovifà: G. STUART MILL .LA LIBERTÀ con prefazione di LUIGI EINAUDI INDICE Introduzione. I. - Della libertà cli pensiero e cli discussione. II. - Dell'individualismo ccmte-~o -dègi.ieiè= menti di benessere ' III. - Limite del potere sociale sugli individui. IV. • Applicazioni Il libro di S. Mill deve essere il breviario del cittadino moderno. Esso ritorna dinanzi agli italiani nel giusto momento dell'ansiosa ricerca del fondamento e dei limiti del1' idea della libertà. ENERGIE NOVE 1018 - 1020 Rivista quindicinale diretta da PIERO GOBETTI con scritti di S. Caramella, L. Einaudi, U. Formen_ tini, G. Gentile, A. Gramsci, Balbino GiuJiano, A. Loria, G. Prato, ·u. I{icci. (Numeri speciali sul socialismo e sulla questione scolastica. La collezione completa L. 50. (Le ultime 3 copie rimaste)

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