La Rivoluzione Liberale - anno III - n. 46 - 10 dicembre 1924

b .... • . ., VZ'rTOlU1; AC,.lUAROHK VL\ P.E tM.Ul)Oa!TtiO?.ZI NP. 4-I2 Ch;NQVJI. ULUL IL BARETTI Quh,dicinale di letteratura EdltOf'e PIERO GOBETTI SETTIMANALE EDITORE PIERO GOBETTI TORINO VIA XX SETTEMBRE, 60 NOVITÀ DELLA SETTI MANA M. VINCIGUERRA A.._ncmcnto annuo L. IO E.te,.. L. 15 Un nuwrero L. •.so ABBONAMENTO Per il 1925 L. 20 Semestre L. 10 Estero L. 30 Sostenitore L. 100 Un numero L. 0,50 C. C. POSTALE Chi rloev& un numero di saggio e, non Intende abbonerei respinga Il giornale altrimenti gli oontlnu&rer-no l'Invio e dopo un meae provvederemo alle r"lsooae.lone n··11ei~dlent• tratta UN QUARTODf SECOLO 1900-1925 81 aped/Ba fr•noo di ,ort" a chi 1'Ml.lldtt uaglla di L. 6 o./fedlton: (J<,btt'tl - Torfnr; Anno lii - N. 46 - 10 Dicembre 1924 8 OK ll ARI O: K. L1RONCU1<·r1 • P· g.: l..ti successione. • l"tnslui dellti settimana, - La Vita Moridùmale: !i. V1NCIGUElRRA: Questioni meridionali e questione napolelana. - G. CARANo-Doxvrro: note all'appello, - A. CATALU: noviziato di l'lussollal. LA SUCCESSIONE I. L'esame rapido, sche.tnatioo degli avvenimenti ital.iani è utile per mettere in mo»"tl-a UJl equ.ivoco che allo stesso tempo è tragico e buffo per una oao.tica stratifirazione d:i vecchie e sorpassate situaa;ìoni politiche e l'inca.pocità diffusa a comprendere i fatti reoenti del nostro paese. il fascismo, che alcuni credaoo sorto d.aùJa troppo ricordata riunione del man= r919 a Mila.no, nasce con le sue tendenu, caratteristiche m,l, 192r. In vari luoghi, sotto la spinta di necessità diverse, per impulso di uomini, che nessun& disciplina o tradizione spirituale comUlle ave-"f'a' spontaneamente fuso o avvicinato. Cosi per mille ragioni e per nesstllla ragione, per mille scopi e per ne&sUJlscopo. Ind'ividui legati d'un tratto non da .UJl programma, non da una ~ ma soltanto da.Ile loro effimere, esasperate passioni, dal! 'illusione, dalla noia che sembrava allora inspira.re la nausea più profonda· per la viceooa.. politica italiana.. Clamori di folle, eresie di capì, miseria, di azioni. E all01<a nel crepuscolo grigio e greve non è la luce di = fede che vince, che guadagna i favori dei molti, no, è le ùenebra assoluta che raccoglie le speranze dei ciechi. NessUJlo sa, Il.eSSUJlO ha mai saputo quello che il fa.scisma vuole. Tutti sono assoI'- dati nondimeno dat fragore delle sue promesse, e dai vanti delle sue imprese. Nessuno ha mai potinto definiire; anche in, limiti vasti ed elastici, il contenuto e le caratteristiche del fascismo. I piit autorizzati interpreti ed inspiratori di esso si ocmo visti smentire dai fatti, sono stati tra,. . volti dalla bufera del caos. Due anni di cronaca itaalana dicono agli attoniti che si sta svolgendo un nuovissimo esperimento politico. Il Congresso <li Roma del novembre 1921 consacra iÌ fu&cio nelle. categoria dei partiti. (Le elezioni del maggio non aveva110 dato ad esso aJtro ruolo oltre quello della bastonatura.propaganda). Le città più importanti, 1aJ capitale hanno la splendicb rive.lazione delle « camice nere> inquadrate, prima, soltanto provinciali. La cronaca s'infittisce di episodi. La domenica è li giorno sacro all'eccidio per fini oozipnali. Vino e sangue~ gli inni squadristi, la nube az- ,;u:rrcgriol.a degli autocani. Primaver:. del '22: il governo di hu0110: marca giolitti.ana. oomincia a comàidera.re il fascismo una , for:z.a politica , . Ma fino a un certo punto. Perchè la situazione è net:t:a.mente di sinistra, dicono a Montecitorio. I ralori estivi precoci e;:\ eccezionali di quell'an· no animano sempre più fu ribalta tragicomica del bel paese. Si grida da tutte le parti, si protesta, si reclamano opere ed argini. La paura. La pa.ul'a coufonde la vista. Gli ultimi barlumi ili luce vengono meno. Il fascismo è un.a forza politica, deve avere il suo posto al sole. Qual· che porta.foglio, concludono i Machiavelli della vecchia classe dirigente. L'acme del disorientamento si raggiunge con lo sciopero legalitario, con Turati al Qu.irinale, con Taddei che deve rimettere l'ordine in tutte le provincie che avvarmpano. Il fascismo è una forza di governo. Tutti lo pensano, molti lo dicono. 11 buio è perfetto. Comincia con anticipo generoso il torrent.e impetuoso degli eroi della sesta giornata. Si stampano le tessere a migliaia ogni ora. Il trapasso avviene d'olcissimo. Lai commed!i.a è abilmente giocata. Ci sono le ,;nasse, i bivacchi nella notte fongosa, le sfilate gioconde al sole ultimo d'autunno, le fucilate, i morti. Sicuro, Miche i morti. Pochi', naturalmente. La situazione era insostenibile : fatalità stori. ca, le energie scaturite dalla trincea, l'astro creJ. la pace inter,n.aJ che appe,re sull'orizzonte ecc. ooc. Da noi, in qual1lllqUJe tempo si trova un gruppo abbastanza numeroso e autorevole di , personalità,, di' uomini superiori alle fazioni, dli austeri' filosofi della storia. che conforta della sua benevola a,pprovazìone qualsiasi rumorosa baraonda a lieto fine. n Jia.,;cismo è aJ. governo, è il p;adl'One. Tutti oredPno in esso, nelle sue possibilità restauratrici. Salvo alcuni solitari, che mancano di senso storio:i, quegli ita.!ianì che no:n 'sono furbi insomma. E' per opera di queste picmle élites, di questa polemica di intellettuali che Ja dignità degli ital.iani mm abdica: completamente davanti al wncitore. Nell'intr0l:1Si~ disperata. di pochi si salva l'opwsizione pe,i; domani. L'equirnco intanto si stende pauroso oome un incubo sulla vita italiana. C'è un partito al governo del paese. Ma un partito s1•i generi.S : n.on sa qu.ello che vuole. Pert:hè appunto si propone di fare un.a quantità enorme di cose, perchè proclama alto e forte che intende essere soltanto realizzazione, soltanto attività concreta, pratica. Perchè i suoi uomini dicono : noi non discutiamo, non sten~ diamo programmi, noi facciamo. Non c'è niente <li più teorico e di più astratto di questa prattlca. I ciechi e i sordi dicono sen;,.pre : il fascismo .è forza di governo. I verbi di moda : fare, produrre, ti valutare. Comincia La ridda di leggi e decreti. Tutto nuovo, rutto moderno, tutto rinfrescato. Dallo stagno dei vinti si leva qualche testa a guarda.re : ecco le pri.me voci, i primi mormorii, le prime critiche. Il coraggio aumenta col nume. ro e con, La facilità della strada che si apre dinanzi ai dissenzienti. Passano i mesi, fioccano i decreti., k opere concrete, orgoglio dei nuovi signori. Nasce. l'opposizione. Modesta tranquilla paterna. Il tempo che tutto gonfia dà tono al· coro. Ma i trionfa.tori seguitano come prima. Cioè rimangono fascisti anche se padroni dei ministeri, a,:bitri delle prefetture. Onestamente si illudono di far bene a n~ abbandonare le recenti loro consuetud'ini di metodo politico. Quelle che nessuno ignora, orm,ù,. I fiancheggiatori, amorevoli e disinteressati, cercano con la, miglior:e volontà di regolare , h,. inn'}gabile •forza politica, ere] fascismo. E' inutile. I giovani governanti n.on· capisco110 che è • per il loro bene, e segu.1tano impenitenti ad essere quello che erano agli inizi della niiracolosa loro patriottica intrapresa. Cadono i puntelli : i po. po'lari se ne vanno, i demosociaJì se ne vanno, i liberali tentennano ... La fòlgote Matteotti. Il paese si scuote, sente l'offesa ma non capiSce ancora. I combattenti distinguono. Gli oppositori diventano le Opposizioni con l'« o » maiuscolo. Da tutte le parti si grida con l'accento di.sperato del naufrago : Signori del governo, il rispetto alle leggi ! Scoppiano qua e là iu ogni campo le scintille rivellltrici della coscienza morale, profondissima, degli italiani che si occupano di politica. Atmosfera da tragedia. Personaggi da teatro di marionette. Le teste son certd di legno. L'equivoco è al parossismo. Un governo di partito che non vuole rinne. gai·e le sue origini e che premuto da tutte le parti, affogato nello scandalo, urlato da milioni di cittadini, resiste ancora e faticosamente prosegue il suo cammino incerto. In mille forme va ilicendo: Io sono cosl, io non posso essere che questo, la mia, ani.ma vera è la sopraffazione, è La violenza, è il caos travolgente del numero, non ho mai voluto 1iascondermi sotto l'ipocrisia vile della forma giuridica. Niente: amici e nemici resistono. Signori del governo, il rispetto della legge ! La normalizzazione si ini7ia. Con tutte le caratteristiche di movimento convulso e La febbre delle contraddizioni sentimentali, la cecità universale, 1a. paura, l'hanno sollevato ai fa.stigi del potere. Era l'unico partito che non poteva comand:are perchè incapace di un or<l'ìne intimo ed omogeneo : la. sorte l'ha sbalzato al dominio ffello Stato. , E' una for:za innegabile, una realtà insopprimibile , . La sua sconfitta non comincia adesso: è dell'ottobre 1922. Allora il fascismo ha vQluto, inconsapevole, la sua morte. Segno della sua immaturità essenziale, non ca. piva che La legge era il suo veleno. Gli altri, amici e nemici, con i c:QD.siglie le intimazioni, con gli ammonimenti e le denunce gli offrono, disinteressati, lo specchio per indurlo a correggersi, a vedere lo sbaglio. Ma cosi gli danno ossigeno, lo tengono in piedi, costretto alle ferree necessità del p<:•tere. Tutti combattendolo e aiutandolo vengono a riconoscerlo ad accettarlo ad affermarlo come una realtà. Non ha,ino il coraggio del!' indifferenza assoluta, del bando morale e politico senza limitazioni. Cosi il fascismo impara lo stile del governo d' Italia. Il ritmo della sua attività, la sarabanda dei decreti si placa. Capisce che me110 un governo si muove e rinnova: più. riesce a fare. La situazione è questa : il fascismo lentamente v-a costituendosi uno stile di. governo ma con questo liquida le sue forze di partito incompatibili nell'ordine gìuct:irico. La salute del Ministero è nello sfacelo delle sq uad.re. Le opposizioni si fondono e fraternizzano : cosi perdono le loro qualità e forze di partiti moderni, la loro caratteristica democratica, ossia 1'autonomia politica. Per vinée1-e il nemico fanno tacere la loro anima, lasciano le anni, astratte nella nebulosa mentalità di una lega. Quando suonerà l'ora il fascismo sarà dliventato un Governo. mediocre senza più la base del partito, l'opposizione la minima resultante dallo sfacelo dci partiti. La ragione immediata del sno trionfo è la stessa della sconfitta di Mussolini. • L'equivoco resta. Oggi si dice : le oppooizioni sono una forza politica, avranno il loro svolgimento . Nel '22 si ,.diceva cosi del fascismo. Si è proprio sicuri che La differenza. non sia sol tanto nelle parole? MJ. RIO LIRONCU RTI II. Le preoccupazioni di Mario Lironcurt:i non sono soltanto pezsonaJ.i.: si/avvertono nell'aria, se le pongono uomini che furono in questi anni tra i migliori combattenti : conviene rispondervi e{>aurientemente. Rtvoluzilme Liberà.le parve talvolta La suocera delle o'pposiz:i.oni perchè sentiva il pericolo che La battaglia fosse stata. per nulla. Quando attac. cammo Delcroix, quando iniziammo la campagm antitrasfonnista e anti.giolittiana, sembrò che n,:,i fossimo soli, che gli altri precipitassero nell'equivoco della soluzione centrista. Invece in tre mesi la nostra battaglia è vinta su tutta J:a linea : la tesi di Rivoluzùme Liberale è oggi accettata d:alle opposizioni, i discorsi di Amen· dola e di Turati a Milano parlarono almeno altrettanto chiaro come i nostri articoli sul tema dell'intransigenza. Noi dobbiamo prendere atto della perfetta lealtà di queste dichiarazioni, dobbiamo riconoscere che uomini come i\.mendolai e Turati ci hanno dato prove sufficienti perchè si c:red\i. alla lor(I capacità di resiste=a e di costanza, una volta che abbiano visto anch'essi la soluzione iu un senso che è identico con quello visto da noi. Ogni altra predica. di intransigen= diventa inutile, se le nostre eresie sono state accettate come verità sacerdotali. Invece, a questo punto, noi abbiamo il dovete preciso di proporre un piano concreto di tattica e di battaglia alle opposizioni. Questo piano non può contare nè sugli intrighi di Corte, nè sull'intervento dello Stato Maggiore, nè sull.a rivolta della maggioranza. I piani che contano su questi elementi sono stati sconvolti, sconfitti. Un'alleanza, tra Giolitti e le opposizioni, a parte le ragioni storiche dell'anti-giolittismo che spiegammo le settimane scorse, indeboliva le opposizioni : 1) perchè toglieva loro il prestigio che nasce dal non combattere per La resurrezione del passato, ma in nome di uomini e 1....'0Snueove; 2) perchè portava tutto il bilancio passivo delle responsabilità e delle antipatie che conserva Giolitti - dalle abitudini di corruzione elettorale, ai gusti di addomesticatore, al neutralismo; 3) petchè ripresentava alla. battaglia un u'Omo che da dieci anni è stato sistematicamente incapace di vincere. Lasciato Giolitti ali.:, sue giuste corresponsabilità col fascismo, le opposizioni de,vono superare il punto morto dell'attuale vita italiana dichiarandosi pronte alla successione. Popolari, UI1itari, amendoliani possono elaborao-e un programma di governo che avrà La fiducia degli italiani. Essi devono dimostrare che non ripeteranno più le in<lecisioni del 1921; che non rifiuteranno più di assumere le loro responsabilità. Un governo cosl composto ci troverà tutt'altro che entusiasti e plaudenti senza riserve. Ma esso garantirà i seguenti vantaggi : I) sarà un governo di parti ti responsabili e non di avventurieri e di dittatori; 2) sarà il primo governo che potrà conseT· vare l'ordine, percbè parlerà col prestigio della demOC!'az.ia, del consenso e di un.a parte dclle classi proletarie; 3) invece che da un blocco di interessi ~. sonali, nascerà da una collahoracione leale / eaperta di fon.e e di programmi diversi, ma non, contradditori, controllati dazli istitnti demOCl'lr tici moderni ; 4) inveèe di essere UDO Stato balca:nico o òud-americano l' Italia si metterà sull.a via dì cli ventare uno Stato europeo moderno. Un programma per ques:ta coalizione di opposizioni al potere non deve essere, improvvisato: sì tratta di creare sin d'ora l'atmosfera di questa elaborazione e di questa responsabilità. L'a<.-cordo deve stabilirsi s-ull.a base della propor7-ionale come legge elettorale e del principio della libertà, solidalmente accettato, sia nel problema. rosti. tuzionale, che nelle gue<>tioni doganali, scolastiche, amministrati ve. I socialisti devono essere pronti a rifiutare ogni politica statalista, a base di favorì alle cooperative in fatto di Lavori pul>- blìci. Due anni di lotta per la libertà devono aver fatto tramontare tutte le illusioni di riformismo statolatra. La battaglia contro il fascismo può avere un senso soltanto in quanto determini nello spinto italiano una. maturazione politica e morale, in quanto ci faccia conquistare quei valori di di. gnità e di serietà: che non conquistammo ccl Risorgimento. Se il fascismo non si potrà rO'Vesciare che con una rivolu7.,ione, se bisognerà scendere a combatterlo con i suoi metodi, diremo quando sarà necessario la nostra parola. Intanto bisogna dire l:>en chiaro che se si trattasse di rovesciare i 1 fascismo con una semplice sommossa violent,,, del genere eroicomico e a·vven.turoso della. marcia su Roma, noi rifiuteremmo senz'altro l'iix,t:esi. Abbiamo combattuto il fascismo e il mussolinismo per un idea.le di serietà DOD per sostituirvi degli altri avventurieri. Bisogna preparare be:n altra rivoluzione nelle coscienze, bisogna dare agli italiani un senso realistico e capacità moderna di lotta politi'ca, abitu.nli al sacrificio e all'intransigenza per le loro idee. Le opposizioni si sono messe per questa via; elaborando il loro programma di governo dimostreranno La loro superiorità s-ugli impronisatori dell'ottobre 1922, e matureranno quel pro. cesso di conquista. morale degli spiriti che non è a'ncora compiuto e dal cui compimento dipende la possibilità della loro vittoria, e La serietà della loro rivoluzione. Le opposizioni hanno il dovere di non transigere e di non venire a patti con il fascismo e coi suoi complici e.~-fiancheggiatori, pe:rchè rappresentano veram.ente una rivoluzione, una rivoluzione di idee e di maturit àliberale, DOD la mediocre sommossa di capitani di ventura diso,:- CUJ)ati. Fermando le • tavole, che gli oppositori vogliono realizzare questa differenza di stile e di razza apJ?8-rirà sempre più evidente. • Che Se la forza dell'opinione pubblica favorevole a, questo _programma non sarà decisiYa e concorde da. rovesciare l'oligarchia che tiene il gove-910 la battaglia avrà almeno ~o-nato in chiarezza; la silccessione, più ]on.tana, sarà più seria. Le democrazie del lavoro e del!' intelligenza radunate a Milano domenica scorsa non hanno le ambizioni dei parvenu e degli spostati, non hanno paura di restare ali 'opposizione altri due anni. P, g. PEDSIÈRIDEbbA5ETTl[l]ADA Faccbinetti ci spiacque a Milano per il tono non per la sostanza. di ciò che disse. Amendob e Turati avevano _parlato con la dignità e la misura d1 accusaton documentati pronti ad assumere _responsabilità di potere e compiti di ordinaton. dello Stato. A. Facchinetti nocque l'abilità oratona. Parve che s1 trovasse a un comizio non ad un'assemblea di delegati alla Palla.maglio. Io •quanto alla. Repubblica e.-a onesto che egli parlasse come parlò: la Repubblica in Italia non è mai stato· un problema attuale come dopo l'ottobre 1922 e dopo le dichiarazioni di Mussolini del 5 dicembre. Gaffes a Milano ve ne fu tl1la sola : il discorso Di Cesarò. Noi non ascoltiamo volentieri la pa. rola di ex mini,;tri di Mussolini. Meno che mai se prendono un, t"':'o di confidenza. e vogliono gmsbficare 11 _propno passato attribuendosi una spec1e d1 funzione di spionaggio nel campo di Agra.mante. L'opposizione non ha mai avuto bisogno di spie: e deve far rispetta.re a costoro le distanze. Lusignoli e Di Cesarò : gli oppositori ideai( I?"' Mussoliu.i. Continuano a servire il padrone antico come possono. Ministri fascisti mancati o a spasso, vorrebbero diffamare con la loro presenza l'opposizione : ma noi li rimandiamo alle loro responsabilità. · • La parola , dittatura militare, va usata con cautela, coi debiti scongiuri. Non si sa dove si va a finire. I )ienerali facciano i generali se l'Italia non deve diventare La Spagna. Il generale Giardino lo conosciamo: nè ci garberebbe un.a rivincita de] suo sovversivismo fascista deluso nel 1919. p. g.

186 LA RIVOLUZIONE LIBERALJ:t LA VITA MERIDIONALE Questioni meridionali e questione napoletana QuaJche a11110 fa, e proprio un pajo <l' anni prima -che Renato Fucini moris"Se, fu molto op· pot tunamentc iiesumat.a. una delle cooe più belle e fresche del Fll.cini, Napoli ad occhio nudo, elle al s110 primo appnrirc (1878) a,·cva colpito cd impn:sh1011ato ·jJ pubblico come una rivelazio11c1 come il rapporto di un Yiaggio 111terre inespl9ratc. E la co.-;a era meno straordinaria di quello eh<.:si potes.sc immaginare. ~apoli c<l il Mez:1..ogiorno furot10 gua<lag11ati all' Ik'l.lia da f;aribàldi, furono cominciati ad esplorare da un gruppo di volonterosi - uomL ui rli studi, uomini politici, uomini di cuo1·e intorno al 18i<>,e coufitllamo che ,erranno ut1 gion10 ~aperti e mcs..c;i-in valore. Quei pdmi esploratori sono commo,·cnti per lo -.lancio cli~intcressato, con cui risposero al grido di allarme lanciato da Pasquale Vil1ari, in quelle letlere indirizzate al Dina nel 18751 e che dh·ennero poi le Lettere meridio-,tali. li \"illari, cmigràto presto da Xapoli, in :-;apoli era 1~rò nato ed aYeva trascorsi gli anni gio\·auili. L'c~perienza di co...c:.eben presenti alla memoria nei loro particolari, da\·a a lui un'autorità che pochi altri poteyano avere. Egli ebbe il merito di mettere alla luce quei fatti, così come a lui erano noli, e con quel,; suo stile piano, limp:ido, ragionevole additare senza sottiutesi il sostrato so..::iale di quei fenomeni. Con quegli scritti il 1mala1mo del )Iez.zogi91--no fece ufficialmente ingre~so nella clinica politica ed ebbe il suo nome: la questione meridionale. C'era il malanno, e c'era anche il malato. Quest'1ùtima circostanza. <:: stata troppo spes.so trascurata· nel fervore cli di~cussioui teoricamente sorprendenti, ma che spiegano però perchè da1 tempo ctei pdmi « esploratori » del :Mezzogiorno atteudiamo ancora che scocchi l'ora della scoperta. L'opera del \."illari non si fennò alle Lettere meridionaU. In quel tempo egli era deputato, e varie volte prese ocC:Sione da questa o quella discussione parlamentare per portare alla Camera, e lumeggiare sotto \·ari aspetti la dolor.osa questione che gli staYa a cuore, e per invocare l'attenzione del pubblico e i provYedimenti del Governo. L'una cosa e 1 'altra non Yennero .presto nè in larga misura; ma tra gli uomini nuovi, che salivano sulla scena politica, il Villari trovò consensi e simpatie in que1 gruppo di stu_<liosi ed uomini politi<'i insieme, che si raccoglievano in Firenze intomo alla Rassegna settima·nale ed in Parlamento sui banchi del centro sinistro. ·Ma oltre che l'apostolato del Villari quella che fu detta la < ,;voluzione parlamentare, del man.o 1876, già preceduta dalle minacciose elezioni del novembre '74 e suggellata in modo così clamoroso da quelle del noyembre '76, contribuirono indirettamente a richiamare l'attenzione sulla questione meridionale, poichè la leYa, su cui l'opposizione aveva fatto più forza, era_;,.ppunto il Mezzogiorno. Da circa duecento collegi, dei quali si comprendeva la deputazione meridionale, non erano mandati alla Camera cbe cinque deputati di destra! Spartaco raccoglieva UiD.' aftra volta le sue ciurme intorno alle falde del Vesuvio! A pochi anni di· distanza dàlla definitiva costituzione del Regno, il fermento di miseria accidiosa e di rabbia mal repressa, che già aveva mostmto i tristi segni nel fenomeno del brigantaggio, ribolliva ora minaccio'samente. Una folla mescolata e confusa di insoddisfatti di ogni sorta, ma soprattutto di poveri insoddisfatti, strascicava le sue ciabatte dietro le mal note insegne del par· tito che s'era fatto paladino di tutte le ;nsod. disfa7..iO!li, ed agitava in aria i suoi cenci, come iu una Yisione di Callot. Fu uno spettacolo impres6ionaute, che per la prima volta fece comprendere agli uomini che dirigevano la cosa pubblica, ai « Piemontesi • troppo chiusi entro certe formule poli tiche del liberalismo classico, che le folJe semiselvagge del mezzogiorno erano un pericolo reale e 1vicino per l'equilibrio generale del paese, e che quel pericolo non si poteva sperare che si andasse dileguando da sè, ma reclamava cure intelligenti ed amorevoli da parte del Governo. Se non che la destra apriva appena gli occhi a questa verità che li chiudeva alla vita. Saliva baldanzosa la sinistra, che aveva ottenuta la schiacciante vitt.oria pr0prio come vindice di quelle miserie misconoS<'iute. Ma, ahimè! i primi atti di riparazione che credette necessario di fare furono le famose liste di decorazioni, con Je quali il nuovo ministro per gl' interni, Giovanni Nicotera, ricompensava le compiace1i.ze elettorali di vecchi amici rivolw..i.oll.3ili e di nuovi. amici borbonici. Si tirò avanti cosl per altri anni, fino a quando la Corte dei miracoli della vecchia Napoli si trasformò in un ammorbante carnaio, davanti all'Italia atterrita. Occorse il colera del 1884 per. chè non dico la questione meridionale, ma appena la questione napoletana facesse un primo passo. Durante quegli anni, a scuotere l'indifferen7.a ostinata ed egoista,- il falso ottimismo dei più, rr:olto valse l'opera amorevole ed assidua del SonninoJ del Franchetti e degli amici che si :t'accoglievano intorno a loro nella Camera e fuori. Se non che il carattere comune di quel gruppo di uomini politici traspari fin d'allora in una vi~ione troppo rigida.mente schematica éli fàtti sociali, che, per la vastità del territorio su cui !-.i svolgcva110, per le- profond(: difk-rc..-·nze nella \'ita cli ciascuna delle regioni, :1.ssumcvano c::LTattc:rislichc peculiari, c·he andavano studiate con un senso di maggior<.: assimilazione dei fattod sociali. Il primo studio del Franchetti ;. intilolalo: Su,lle condi~io11i econm- 1/lche ed c11nmi11'1.slroli11edelle prcn:incie meridi<ntali; di fatto, uoi sappiamo che il s-uo campo di csp<.-ri mc11ti furono poi per la massima parte le pro d11cic dcll'Abruzw. Poi Frn11d1dti e ~01111ino passarono a studiare la Siciha. Erano <·erto :i.1tuni clementi molto importanti <ldla questione 111criclionalc, m.a 110n era .- la que.<;.tionc m<:iitlionalc •· Purtroppo questo difetto di visionedi coloro che per primi impOt'tUirono il problc:- 111a si l.: perpetuato, con grn.dssimc co-nscguc:n'l..<: per una retta e sollecita soluzio11t'. Si ddero fare i medesimi tentativi su pro\"incie <'he reagirono in modo tutt'afiatto divC.rso ,ed allora cad. clero le braccia per lo s.c:oraggiamento. ):on r,j \·idc a tempo e cbiaramentt\ forse non si vc:.de a11corn dal gran pubblico, che noD ha 1111'esperienza di_retta, che, per essere esatti, 11011 esiste u11a « questione meridionale•, ma ci sono alcune S\·ariate questioni - economiche, sociaH1 morali _,_ che si riferiscono a questa od a quella parte del Mezwgiorno d'Italia. Così nel libro ùel Fucini non appaiono che alcu.ni lati della cr que5tione 11ar.,oleta11a•, una delle \·a1;c e questioni meridionali», risolta oggi in parte dai grandi lavori operati nel veutenuio tra il 18go e il 1910, allo scopo <li metter<:: 1a città nelle condizioni igieniche indispensabili per una popolazione civile. Non bisogna illudersi: quello che si è raggiunto è ancora il minimo richiesto dalle regole dell'igiene. Le grandi arterie stradali, che oggi• occupano il suolo, dove si ammucchiavano i • melmosi formicai umani dei e fondaci)) di 1e Basso porto", queste grandi ru;terie, dove oggi ride il sole e scampaneliau.9 i tram vai in corsa, sono tuttavi;i degli altissimi paraventi, dietro i quali si vedono profilare nell'incerta Luce i budelli tortuosi, paYesati di stracci, che aspettano invano un'ora di sole e distillano pazientemente la loro miseria. Tuttavia può dirsi che il libro del Fucini, come « quadro impressionistico » abbia un !'alore quasi completamente storico. Non ci sono più certe topaie della vecchia Napoli - topaie nel vero senso, perchè abitate più dai topi che ••dagli uomini, che vi facevan la parte degli intrusi -, come certe forme bestiali di povertà che il Fucini ci descrive, come non ci sono più quelle fosse pestifere del vecchio camposanto dei poveri, la cui descrizione è una delle più belle e più commoventi pagine d'arte che il Fucini abbia scritto. ' C'è un breve scritto oramai seppellito tra i monti di carta, che corrono SOtto i 1 nome di Alessandro Dumas e che forse t>arrebbe la pena di rileggere per .intero. Il Dwnas, venuto a Napo1i insieme con Garibaldi, vi dimorò per circa un anno, facendo un 'atti va opera cli propaganda liberale: fondò e diresse il giornale L'Jndipen. dente, che combatteva fieramente i resti del partito borbonico; fu talvolta consigliere - non sempre buono - di Garibaldi, durante la dittatura; stette per farsi nominare direttore del :Museo di Napoli, se certe strane, rumorose manifestazioni di piazza di inequivocabile eloquenza napoletarnesca non glielo avessero impedito. In fondo fu ospitato abpastanza bene e con al. quanta larghezza dalla città di Napoli. Questo non gli impecil però di lanciare, poco dopo la sua partenza, u.na -specie di pamphlet intitolato: Le fiéau de Naples. Il flagello di Napoli è la meudicità. Napoli è un paradiso, ma i poveri di Napoli la rendono un Inferno. Voi vi trovate al balcone dell'albergo, ad estasiarvi del mare e del cielo, sentite un mormorio confuso ... « Vous baissez les yeux et vous voyez une dizaine de pauvres vous tendant qui un moignon de bras, qui un reste de jambe, qui un débris de cha· peau ,. Gettate u.na moueta: si precipitario all'assalto. Il più forte la strappa agli altri, che ne reclamano un 'altra, con un baccano iniernale « et ce tout hideux grouille, se contowne, s'enlance, se groupe, s'isole avec de telles cont.orsions, que vous avez une idée anticipée de h fameuse Géhenne ,. In una gita a Posillipo: < A la Villa Barbaia la route monte; votre co. cher met les chevaux au...-xpas. A l'instant meme, sort des e:x.cavations de la montagne un peuple de troglodytes. Ce sont des enfants àe l'§ge de trois ans à l'§ge de douze. Lés plus jeunes de trois à cinq aru,, font semblant de pleurer. Les autres, de c:inq à sept ans, vous crient qu'il n'ont pas mangé depu:is la veille. Les autresJ dç sept à neuf ans, jouent des castagnettes ave.e ]eur menton. Les plus gral'lds enfiu font la roue •. C'è pwrtroppo del vero anche oggi ; ce ne era molto di più nel r86o, e c'è una visione più chiara della povertà, che al Fucini parve quasi tutta una povertà, diciamo cosl, natw-a.le, mentre in molti e molti casi si trattava di povertà professionale. Aveva ragione .il Villari, nel r/375 e nel r884, dr dire : - Non andate tanto pel sottile. Lo sappfamo che il problema è comp•lesso, ma co. minciamo ad attatcarlo. Puliamo, allarghiamo, diamo aria. Poi si passerà ad altro. Ma è pur ,·ero che la parte fondamentale <lei problema napoletano non s' intaccava col picèone, pe:rchè era, .di natu.ra non tangibile. J I problema. n:,pokt.antJ i: JJroblema eminentemcntt morale, e: r:.u questo terreno siamo poro meno che nelle co-ndizi<.>nidel 1875. A vedc.~r• questa J>iaga ry;.cura non bas.t...'l.vano j pochi giorni rii vi,ita del Fwini, tanto più che gli sfug~rl anche 11n demc--nt.rJ importanti56lmo di giudizio. , Sappi dunque - dice nella se<onda lettera che .. inl<n.do s<,ltant.o parlarli rkll'ultima pleb•. lll un J"1CS<: dove i quattro quinti della popolat-lonc sono rappn:S<..'11l.ati<la questo ceto, è na• turale <·be un viag-gjatorc:, il quale, n.>me me, non s-c ne propong-a una SCOfJO di s.t.u.di.o,non veda :tltro C"hequello•· Qut.-st.a era una vJStone erronea, <:d ,'. inv('c ~ vero rhe nei tempi pa86ati com.e nei fJ'l"ffi(..-ntiuna numerosissima. piccola borghesia, oggi infinitamente più po\.'era del pro. lcL'lriato, <·o~,tituis.ce col suo numero, c:on la sua inadattabilità a lavori più proficui, <·on la sua deprimente grctl(:'1,-7,auno d(;l fati sempre dolorosi e sempre più urgenti del problema clc11a città di );apoli. Anzi, t-ol pt'ogredire del tempo si l· visto ehc mentre il tradizionale lav..a.rone a piedi nudi i: andato a grado a grado scomparendo, assorbito l,ene o male entro certe prime forme di vita industriale; la piccola ed fnfima borghesia, che si cs.::lUrisce in un lavoro avvilente e sterile tra uffici municipa.Ji, aule asfis. sianti di tribunali I stanze gravc--olenti di preture o <li usurai più o meno decorosi, ha finito per esercitare, pj;!r cause storiche differenti, funzioni molto simili a quelle dei clienles romani. La questione napoletana è sopratutto questione morale; e già 11c aveva visto l'intimo sense, il conte di Cavour, quando nel suo lucido vancggiamellto, sul letto di morte, disse ad un tratto : • - I' Italia del settentrione è fatta ... ma vi sono ancora i Napoletani. Oh ! vi è molta corruzione nel loro paese... Bisogna moralizzare i1 paese, educar l'infanzia e la gioventù .. ma non si pensi a cambiare i Napoletani coll'ingiuriarli. Essi mi domandano impfoghi, croci, promO'.cioni : bisogna che lavorino, che siano onesti ed io darò loro croci, promozioni, decorazioni; ma sopratutto non lasciargliene passai- uua : 1 'impie.. gato non deve nemmeno essere sospettato. Niente stato d'assedio, nessun mezzo da governo assoluto. Tutti son buoni di govern.are collo stato d 'as;edio. lo li governerò colla libertà ... •· Chi ha raccolte le ultime parole del conte di .MARTO VI'.'\'CIGOERRA Note all'appello In breP2 - a rapidi tocchi - la unificazione del '6o credè fondere parti, molto dissimili, che erano state s....ompre mondi diversi; ne venne fuori un non bt!on intiero, che rappresentò, in realtà, più la somma dei inali, che dei beni di ciascuna parte. Qui, da noi, le nuove idee, i nuovi indirizzi furono, veramente, di una minorruv..a, di una élite, cui s'uni U1l buon numero di o: o-ree chianti •, più o meno incoscienti e, spesso, veri « profiteurs •, come: del resto, purtroppo, sempre avviene in questi cambiamenti. Il regime borbonico, con tutti i suoi difetti, talvolta financo eccessivamente criticati, era riuscito a formare un « sistema•, un « equilibrio • eoonomico.sociale-politico-amministrativo. Il feudalesimo non era stato, da noi, annientato/ superato, come «fatto,, nè COllJ le idee della Rivo. luzione francese, nè con l'oper'a! del dominio francese; è il guaio delle o: rivoluzioni•, in contrasto con la necessaria « evoluz:io:ne 1 ; se al1'uomo non si può add.ossare quel Yestito che si voglia, molto meno gli si possono :imporre regimi, anche perfetti ... sulla. carta - idealmente. L'ordinamento unitario, sen.z.'adeguati ... grani di sale, peggiorò le cose. Il feudalismo continuò a ,~vere di < fatto,; ca.n'!biò la nomenclatura: i Baroni si chiamarono • Deputati •, con i relativi feudi e vassalli -m.ajores et m.i-nores~· ecr .... Lai nostra borghesia, in massima, era stat.a assuefatta ad un « pacifismo l), o meglio • quie--- tismo ,,, « immobilismo 1 1 una specie di nirvana, anche economico; e quieta noni movere » ... per paura, di peggio. Aggrappata ad un.a terra già esausta e poco coltivata, ma11tene\'a il suo grado economico-sociale a furia di sacrifizi, del pllt rigido piede d,i casa; niente slanci, niente alee: tradizionalismo rigido. Il popolo era plebe. - La nobiltà, generalmente, ignorante, bigotta, vuota, sciocca, miSOneista. Non mancavano élites dell'ingegno, della coltu.ra, quasi sempre nella media borghesia, che manteneva acceso, come le antiche Vestal~, il fuoco della vita spirituale fra l'oscurantismo, -imperante anche come mezzo di governo. Coltuni prevalentemente speculativa,, filosofica. - Esiste\·a 11na c-erta ricchezza, 111.:'l morta; tirchia, non operosa-dinamica, non fecondatrice, non motrice di progresso, di novità.. Noi di quaggit1 eravamo, quindi, dei sei o sette vati popoli italiani fusi nel '6o1 fra i meno preparati al « novus ordo » e fummo nellai nuova (I'. società• formatasi, fra i più deboli, e come tali subimmo, nattLrallnente, la sorte di tutti i deboli; fmnmo come conquistati, sottomessi, sfn1ttati; ecco, comiucia da qui... la qu:iSticme m.eridio-nale. :-;è è a trascurarsi il coefficiente geografico, [avoreYole pel Nord, a contatto di popoli più progrediti; sfavorevole per noi quasi isolati dal mare e, al di là cli esso, popoli meno civili del nostro. Una miniera da.vve.,•opreziosa per conoscere e comprendere le cose nostre prima del '6o, specie, la nostra mentalità, sono i verbali del Pru-latnento napoletano del nonimestr'e '20-'2r e le correlative discussioni nella , stampa , coeva. Per me - e n= da oggi - un.a delle quistioni fondamC:rttali pc.-r questo }fe,,2,c,giorno, il punto centraJe del pr<Jblerna economico, e che i:. poi bur,na parte della , Questic,ne meridionale,, è il dazio sul gra?W. Qu<:Sto dazio che dovrebbe rappre,,entare la contropartita del protezioni..,mo industria1e del ~ord, per noi r-,,-:;icsJt-iale1 f.'.' 1 S<:<:-undome, il nostro cancro. ES60 benefica, a m0<!r, ,suo, tutte le altre parti d'Italia, fors,: anC'be r.riu di, n<Ji, ma noi lo paghiamo con le più dure cunscgu.enze pel nostro sviluppo econr,mico- . w,·falc: ed anc-be politico. Bi.s<Y,a;-neràu.s,ire da queste um,.lizi<Jni di cr.lSf:, che finisce e:o1 toglier<"i ,,gnj più 1111lurale proficua libertà ,jj mr,. vimenti; c.'(JJJl<::? ('. quanto scriverò di propo,;ito. Per tutto il resto, o per gran parte del resto, 1a ricetta. vera. è, per nv-i, una sola: laiSSer /aire, lai<ser passer fis1r.wraticamente per· ebè tutte le w.,Jte che Go-vernr.,e Politica vi ha.n mffib<.1 i] piede, abit11J1 !, sr.mo stati etftDe l'ugna riel cavali<, ,Ji . \ tlila ... Xon p<l550 fi.IDr.é questo rapidr., sunto senza rilevare che questo nostro popolo, sempre il più sfruttato in ogni senso, che non ba conosciuto finora i trionfi dd capitaJkm<J, i: r,ur :ima..;to nella sua onorata po,ertà la più sicura, abbon· dante ris<.~va morale della . -azione; \'e:rità ru.m camp·aniJistica, che, d'altronde, non f: r.liffidle di mostrare, pro\.·are; ma... ho già ;ritto tr.'.1pff.J. CwrA:ssr (...\R . \~<.rI.J•'JS'.ITO G.B. PARAVIA & C. Editori • IAl.n-wi • Tipografi TORINO • MILANO • FIRENZE • BOMA • NAPOLI • PALERMO .Biblioteca Paravi a « Storia e P n,iero,, GIUSEPPE ZO:S-T--\. L'anima. de11'8( io r vol. L. 10 ... determinate criticamente le basi spirituali del pensiero filosofico nell' 8oo, attraverso u.I1 rapido excursus dal rinascimento italiano, an· :I. luminismo francese, al criticismo tedesco; I' J... espone secondo una sua originalissima concezione, l'affermaxsi e lo svolgersi del concetto della creazione pura dell' io nel primo ottncen~ nella formazione spirituale dei maggiori : Foseolo, Leopardi, Manzoni, ~Iazzini . Opera necessaria al letterato, al filosoio, allo storico, ed a quanti vogliano avere u.na chiara idea dei fenomeni spirituali e culturali dai quali le odierne correnti di pensiero direttamente derivano Nella stessa bibUote ca CARLO PASCAL LE CREDENZE D'OLTRETOMBA 2 voli. L. 20 PIERO 60BETTI - Editore TORINO - Uia XX Settembre, 60 Ha pubblicato ALBERTO CAPP.-\ VILFREDOFARETO L. 5 La prima monografia originale e completa del grande sociologo. SoMMARIO: Bibliografia - I. Un si.gnare della scie-n.::a - II. Il trattato di sociologia generale - III. Le crmjerme del trattato ne'- La guerra e nel dopoguerra - I\". I possi"bili sviluppi deU' opera sociologica di Pareto. GE:-;ERALE S.-\RD.-\G~J. Il DISEGNO DIGUERRA IT LIANO Aell'ultima guerracontrol'Austria L. 12 Indispensabile per poter pronwiciare un giudizio definitivo sui meriti e sulle colpe del gen. Cadorna "b'EC!ODEbhfl STAffiPA ,, il ben noto uflicio di ritagli da giornali e riviste fqndato nel Igor, ha sède ESCLUSIVAMENTE in Milano (r2) Corso Porta Nuova, 24.

.. LA RIVOLUZIONE LIBERALE NOVIZIATODI MUSSOLINI GALLIA CISALPINA 11 detnagogispio da uoi notato nel movimento socialista cooperativo e che abbiamo denunziato quale tara ereditaria del giacobinismo repubblicano dal quale molti dei primi socialisti romagnoli derivano, non si creda che rim.a.nesse com. pletamentc assorbito <lalla p,ratica industrialistica e. liberale dalle cooperative esplicata 1 dopo CL'e i nsparmi dei loro soci e la perizia dei loro capt erano 1iusciti a capitalizzarle. Esso clemagogismo esisteva ancora sibbene latente, e ad esso /acevan appello i deputati socialisti ogni qual volta avevau l'incarico c1i ottenere la Ypri e fayori per i « poveri disoccupati li rw11oreggianti sulle piazze; al modo stesso che da tale demagogismo ,·eniva tagliata la tela delle -future palingenesi sociali addormentatrici e 5-uscitatrici cli propositi virili ed azioni rivoluZlonarie (mito). Era la parte caduca del movimento socialista• ~be non :-;i poteva tuttm·ia abbandonare, poichè 111. quanto tne'.lZO ricattatorio serviva magnificamente gli iuteressi delle cooperative ed il p.restjgio dei laro rappresentanti, i deputati sociaiisti; e poichè-, in quanto co1tivazio11e del mito ~ialista,. ~erY~\·a quale mezzo di propaganda e d1 prosel!hsmo, nonchè quale affermazione di uno dei meno simpatici caratteri dell'anima rom.agnola: l'inconcludente sovversivismo anarchico e parolaio fatto solo di belle frasi reboanti e di bes~emmie; uonchè di invettive contro i pi-eti e contro i signoti (il Governo), a gola aperta lanciate tra i boccaJi delle cameraccie dei circoli vinicoli, nei giorni sacramentali della sbornia e della pancia piena. I giorni di ripOSo e Ja domenica. Invero tale carattere n'Oi abbiamo detto essere cli quasi esclusiva pertinenza ,dei repubblicani, non per il gusto di immeritatamente offenderli, 111aper la necessità di riconoscere che esso è, oltre e.be Pespressione del1a persistente anima giacobina nei romagnoli la evidente ma. nifestazione d\m qualchè cli ~tr~ e di éon. irario al carattere realistico da ~oi avvertito neJJe cooperative. • D'accordo col c0mpianto Caroncini noi crediamo questo .: qu2-khè li non sia nient'altro che il sentimento lasciato dai primi occupatori della Tegione ro!N;agno1a, i galli; i qua1i1 nel carattere solido e quadi<ato dei coloni italioti attaccati a.Ila terra, avrebbero immesso la tendenza .ail 1astrazione, a11'avventu,ra ed alla gtp1eralizza. z.ione, facilmente avvertibile nell'eloquenz.a romagnola, che spesso e volentieri è del tutto iàentica alla bla.gue francese. A fondamento d1 questa asserzione· che sottosc:riviamo sta pure il fatto che molti vocaboli romagnoli sono etimologicamente e foneticamente idei1tici ai corrispondenti vocaboli fran- ·cesi; il qual fatto, se pur non potesse giustifi.- -care appieno la loro cc,mune origine linguistica, potrebbe non di meno avvalorame la supposizione, moltQ r,iù che anche fisiologicamente il tipo romagnolo, ha soventi caratteri somatici visibiL mente identici a quelli del tipo celta-gallico. Senv.a bisogno di risalire cosl 1in alto colle nostre ricerche per avvalorMe la esposta tesi, è pacifico il fatto che dopo la invasione francese a\·venuta nel 1797 la Romagna è stato un vero e proprio campo d 'esperim·euto delle idee giacobine; le quali in un primo tempo, oltre a rappresentare il sorgere d'una nuova classe: la borghese; di questa e degli spiriti liberi rappre- ·sentarono l1insofferenza al giogo e il desiderio della libertà: insofferenza e, desiderio che presero quasi subito l'aspetto di rivolta al clericalismo e di aspirnzione all' u.nità, pel semplice fatto che i dominatori in Romagna erano i preti, il cui governo non poteva essere abbattuto senza il con.corso del1e altre regioni italiane, per altri motivi e contrÒ altri pad.roni, puTe esse interesrote a cht l'auspicata unità avveniss~. Si pt;ò affermare che da quell'epoca il partito repubblicano è sorto: tir,ica espressione di idee 11011 nostre; come si può ugualmente affermare che l'idea liberale ed unita-ria, dopo que{'ta prima rudimentale espressione, non ne ha avute altre : almeno neÙ 'animo delle masse, rimaste lontane ed estranee dalla rielaborazione ed attuazione loro apportata dagli uomini eminenti de! Jibe1~aJismo romagnolo: intendiamo ricor.dare qui a titolo di gloria e cli devozione Luigi Ca,rlo Farini, iVIarco Minghetti, Alfredo Oriani ed il grnnpe Baccarini : spiriti altissimi e c011sapevoli, che sono sempre rimasti degli isolati e dei sen7..a seguito 11ella loro terra nahlle. Come abbiamo altrove detto questa evoluzione in senso unitario-liberale non è in seguito av~ Yenuta per meritc, nè dei repubblicani nè dei monarchici. (moderati), ma principalmente per me-rito dei socialisti; degli Enti sindacali e cooperativi da. loro ispirati e diretti. Una vaga coscienza di questo fatto era nei repubblicani, ().llorchè rimproveravano ai socia• listi il loro scarso dvolu7.ionarismo e la loro interessata dedizione alla monarchia. All' on. Nullo Ba1dini veni vano specialmente rimp,rove~ rnti i buoni rapporti intercorrenti tra lui ed il de-1unto Re UJ11berto I; che fu, come è noto, con 1 un •telegramma rimasto famoso, rimpianto dal cooperatore romagnolo; del quale era stato ammiratore ed in certo modo ospite, allorchè andò a visitare Ia colonia romagnola d'Ostia, che aveva munificamente ben<1cata. , Certo pri111adella guerra i soli liberali in Romagna erano i socialisti: i quali verosimilmente (per riprendere un accenno da noi fatto in prlncipio e per obbedire ad uua tentazione che folleggia uel nostro spirito) di froule al pensiero giacobiuo vivo ancora nei repubblicani e latente negli stessi sociaHsti, rappresentavano il sano realismo del foudo italiota e romano del nostro carattere : il quad1·ato r01naoesi1.no inson1ma, d1 fronte alla barbarie celto-gallica ad esso mescolatasi in seguHo alle invasioni. J\, SOCIALISTA llIVOLUZIONAlllO RENITO MUSSOLINI Le cose ernuo a questo punto allorchè ar,pena ,·entiseiennc (1909) da Trento ritornò in Romagna il socialista rivoluzionario Ilenito ìVIussolini. Nella città cbe l'aveva ospitato era stato appena sei mesi 1 coprendo la carica dapprima di segreta.rio cli quella camera del lavoro, di collaboratore e poi di redattore-capo del quotidiano socia~ lista il , Popolo, diretto e fcudato dall'on. Ces.a,re Battisti 1 che ne era anche il proprietario. Dusante questo breve tempo di pernianenza nel Trentino aveva orgauiz:;,..ato due scioperi di cui uno generale contro la reazione politica 1 due agitazioni: una pro suffragio universale ed una contro 1~ tasse approvate dai clericali contro i quali inscenò pure un'altra agitaz.ione per l'abolizione della messa nelle scuole elementad, come risulta dal libro di intonazione salveminiana che Stll Trentino r,u.bhlicò nei quaderni della Va.ce (8° della 1a. f;erie) raccolti, come è noto, dal buon Prezwlini che del Mussolini ha ultimamente r,aslato (r" delle med1>glie cieli' Editore Formiggini) senza ricordare i sopra accennati latti per non sciupare forse il ritratto, lezioso anzichenò, del Duce. Nei fatti ricor~ti, appare sùbito e in tutta la, sua totalità la figura niente affatto aml'etica di Mussqlini: che cla.ll'inizio s1è rivelato un demagogo anticlericale romagnolo edi un blague·1t1·. Il metodo ricattatorio poi del Mussolini socialista, interventista, e fascista su vasta scala fa qui la sua prima apparizione. Tale metodo consisteva in ciò_: con UJ10sciopero o con u.na.. agitazione mettersi in mostra, sulla paura degli avvetsari posare il fittizio piedestallo della propria potenza, sull'illusione della propria forza di condottiero lon<lare il r,restigio presso i gregari, infine sulla sua auto-p['oclamata unicità ravvisare e far ravvisare dagli altri, i domi~ti, la provvidenzialità della sua « graziosa» tirannia e la necessità della sua missdone. Codesto metodo, se mette subito in mostra i peculiari caratteri della mentalità mussoliniana, interamente rivolta al passato, al tipo medioi:,- vale del capitano di ventura, ne mette pure in chiaro i limiti consistenti non soltanto nell'anacronismo, ma nella mancanza di generosità, e di fedeltà ad una idea : origine unica e prima del banderolismo di Mussolini e del suo superomismo soggettivista ìna1amente mutuato dal Nietzsche e dallo Stirner traverso llL mascheratura letteraria del D'Annunzio: vero padre spirituale della nostra generale decadenza. Però, nulla di più lontano d,all'estetismo d'annunziano pieno gli occhi dallo sr,lendore cinquecentesco, quanto dalla concezione cavalleresca della vita del Fratti e del Cipriani, di cui Mussolini b.a voluto qualche volta rinnovare il ricordo: giacc-hè, se per uniformarsi al primo gli manca e la cultura e la finezza e l'estetico disinteresse 1 per praticare il secondo gli mancano la generosità come abbiamo detto, e l'amore. Mussolini nori 1.iamai amato gli uomini, perchè non ha mai amato nessuna idea, : confinato nel suo sogno di potenza, ha sempre considerato gli uomini in rapporto al suo interesse e mai in rapporto al merito da essi assl!llto di fronte ad una idea, di fronte cioè ad un valore che trascenda il suo soggettivo parere; il suo giudizi.o-è sempre stato i11quinato dalla passione e dal personale tornaconto, per virtù del quale ogni oggettivo valore è stato o misconosciuto cfalsato. Per Mussolini gli uomini sono: o nemici o servi : meritevoli quindi di dis-prezzo o di stima a seconda che aJ}P'1rtengono all'una piuttosto che all'altra categoria. Questa sua prepotente sete di doillinio non lo allontana soltanto ·dai campi della morale, della giustizia e del pensiero, per confinarlo nei regni bui dell'empiria e del capriccio; ma lo allontana benanco da quello r,iù ambìto dell'eroismo. Riconoscere ciò basta per essere autorizzati a denunciare l'intrinseca femminilità del pensiero mussoliniano; per questo fatto solo negato alla storia, in quanto quest'ultima registra i valori che accrescono il patrimonio culturale e politico degli uomini, e non le avventure di chi approfitta delle loro r,assioni. Invero 11eroismo è incompatibile coll'empiria mussoliniana; alla quale più s'attaglia il compromesso. Anzi a ques.t'ultimo va sempre a. sfociare la sua violenza di incolto romagnolo e di blague·u.r; e non v'è cosa p-iù amena del machiavellismo di questo semp-licione che ha la pretesa di teo1izzare la sua astuzia; quaindo il suo metodo basato su pochi numeri è a tutti arcinoto, sl da render piacevole ai suoi avversari l'anticipa7..ione dei suoi gesti e delle sue parole! La , tragedia dell'ardimento , potrebbe per- -tanto diventare la , tragedia dello scarso intendimento , se 11011 fosse la • fetida. ruina • d' lt1l metodo e: <l'urta. corrente <li pensiero. è'!oi pensiamo che, dappoichè !'alto puro, c1al suo creatore è stato identificato colla pratica del bastone:; sia necessario non più fare il processo all 'on. Mussolini che di tale pratica si rivendica l'iniziatore e duce, ma bensì all'on. Gentile che in un volgare caso di P6icopatia collettiva destinata a morire nei rigagnoli della cronaca spicciola, ha voluto ravvisare le gloriose gesta d'una rinnovata età dell1oro; ed il fatale esprim.ersi d'una superiore dviltà. ~ Infatti , la civiltà del manganello, noi cra- \·amo disposti a chi.amare la nostra clisgtaziata epoca, se la riconosciuta paternità idealisticogentiliana 11011 ci obbligasse a chiamarla invece l'« epoca dell'atto fJuro ,,_ Giunti a questo ritorna.mo al punto di par. tenz.a, per meglio approfondire la nostra ricerca. JlENITO MUSSOLINI !lOMANZIEllE E VIOLINISTA Kell' accenno all'attività tret1tina di Benito Mussolini ci eravamo dimenticati di dire che sul , l'opolo, dell'◊n. Battisti, aveva pubblicato dei racconti di cu.i uno « alla Poe» come dice il suo autore, in.titolato il « Suicida », nell 'intet1to di raccogliei li poi in w1 volume da intitolarsi baudelairian~unente « Novellette perverse•, mentre le cartelle d'un altro« romanzaccio storico» d'appendice veni vano preparate e manda.te al re Popolo n, contemporaneamente che nella sua po- \·era casa di Dovia, imparava a suonare il violino, col propo~--ito di girare il mondo quale suonatore. Questa dimenticanza è stata voluta ad arte da noi per1 avere agio di dire che questa che era l'espressione della s16 educazione e cultura di autodidatta, veniva naturalmente al innestarsi sul fondo allobrogo del suo temperamento di romagnolo, sì da fare di lui un caso di espeTL mento della cultttra francese, e de' suoi fatti la tragedia cli essa cultura. .. Sè un altro r01nagnolo d'ingegno, il poeta. i Dino Campana potè allo scoppio della guerra stampare quale epitaffio dei suoi Canti Orfici « la tragedia d'un ultimo tedesco in Italia n ad ugual titolo Benito Mussolini potrebbe sintetizzare con una sola frase le sue disavventure cui~ tu;ali e politiche: , l'odissea di un ultimo allobrogo in Italia ". Quando si tenga presente ciò si capiscono e si giustificano tutti gli atti di Mussolini : il suo stile teppistico e follajolo, la sua strampalata immagin4zione :fissa ad un 'epoca sola della storia, qttella del secondo impero e della Comune di Parigi, nei fasti e nei nefasti; ed il suo metodo ferreamente condizionato dal suo temperamento, dalla sua legnosa induttilità psiçologica e dalla sua pseudo-cultura: ciò che forma il pit-. toresco cli esse azioni. mai improntate ad un pensiero, come abbiamo detto, ma in un· ptj.mo tempo (il tempo socialista) quasi esclusivamente ad un metodo, complicato nel secondo tempo (il tempo interventista-fascista) al personale tortta.- conto. LA « PROVVIDENZIALITA' > DI MUSSOLINI Il ricordato metodo è ,esso pure di marca francese, ditta Blanqui-Sorel. , Come il Bla.nqui che ammirava e corhe il Sorel che diceva di seguire, il socialista Benito Mussolini, considerava la società divisa in due grandi eserciti (il borghese ed il proletario) destinati a battersi per il sopravvento l'uno; per la resiste11za l'altro. Con un po' più di geµerosità e di ones~ avrebbe potuto diventare un Cir,riani od un Malatesta, col suo cervello e col suo temperamento non è potuto diventare altro che q1Jel che è: il capo di una fazione annata. La concezione sindacalista del Sòrel consiftente nel considerare ,i piccoli sciopevi parziali\ de1Ìe scara.muccie atte a preparare l'animo ed il fatto alla grande battaglia finale, dal suo profeta esteticamente rappresentata nel mitico sciopero._.1 generale espropriatore e liberatore, era accettata appieno dall'allora socialista. rivoluzionario Benito Mussolini. E' pure noto ch'es~ concezione aveva diretti rapporti coll'insurrezionismo rnai.z'iniano, poichè lo stesso Sorel s'era occupato di avvertirli r.elle celebri sue Considerazioni su.llti 11iof.enza allora molto lette negli ambienti sovversivi. Non sono però altrettanto noti i rapporti tra l 'insurrezionismo mazziniano e quello del Blanqui, nè quanto i1 sindacalismo teorico del Sorel dava a lo-ro, m.a s,pecialm~nte al secondo il quale fu dal Proudhon teorizzato e fatto ris,;.iire alla sua vera origine, che va trovata ne1l1epopea na-_ poleonica : conseguenza, veicolo e tomba del giacobinismo. Ai postumi di esso giacobinismo latenti come abbiamo visto nell'anima dei repubblicani di Romagna e, in parte, anche in quella dei socialisti, non interamente assuefatti a1 realismo coope.rntivista, come abbiamo pure visto; a tali postumi fece appuuto appello il rivoluzionarismo mussoliniano, allorchè nel 1909 l'attua.le due-e 1itornò nella natla regione. La feroce lotta sostenuta contro i rer,ubblicani a base di contumelie e d'insulti (è di quell'epoca un'ae<::esa commemorazione dell'interna7jonalista Pio Battistiui, ucciSo nel 1880 a Ce- ;;ena dai repubblicani), non fu che lotta per il primato d'un metodo; mentre la lotta contro i rifonJèisti del suQ· partitò e contro i clericali faentini, non fu c-he l'espressione della sua incomprensione politica e della sua faziosità demo187 litrice; in stridente antitesi con quanto è freddo dato di realtà. IL SUO ANTl,JlEALISMO In fondo contro i socialisti rif=isti egli non faceva che ripetere quanto i reJ>Ubblicani andavan da tempo dicendo sul conto dei moderati prima e poi degli organizzatori; poichè, con essi, il YluSsolini non s'accorgeva che il suo rivoluzionariS1tno era non soltantO u_n anacronismo ma 1a quintessenza. del conservatorismo sociale. Così, come nel Trentino aveva aspramente combattu lo i risparmiatori clericali a loro modo riformisti (in quell'epoca nacque la Vita di G. U1'ss edita. poi daJI', Asino,), in Romagna combatteva adesso >"ullo J3a1dini ed 1 socialisti riformisti organizzatori e cooperatori ; poichf: tanto i primi che i secondi rappresentavano la freddezr.a del dato cli fronte alle luminarie della n:ttorlca di cui era l'espre56ione. Come non capiva allora la profonda rivoluzione in seuso liberale esplicata dalle cooperative, quali organismi industriali e capitalistici, altrettanto non capisce oggi la democrazia, non per via della paretiana teoria delle élites come di• cono gli esegeti del fascismo, e delle gerarchie, come dice lui; ma per ,·ia dell'incompatibilità di essa democrazia colla sua ·guasconesca concezione della vita, /orse perchè nella sua ottenebrata costienza intuisce che ai nostri giorni la democrazia (; la sola forma possibile di aristocrazia in virtù del metodo selettivo (concorrenza, liberalismo) basato sul valore personale e cli gruppo, risultante daJla utilità-novità. di' esso valore nei confronti del pensiero storico e della colletti \·a ricche-z.za preesistente all'atto del suo manifestarsi. (Non è neppure del caso chiederci quale novità abbia apportato Mussolini nella vita politica italiana; giacchè, tanto da socialista che cl.a interventista. e da fascista, non ha mai espresso wi suo personale pensiero. Quindi.. Tiremm inn.an,z!). IL DUCE HERVEISTA Una specialità dell'agitatore socialista Benito Mussolini era l 'herveismo_ Sempre seguendo la sua concezione bellica della lotta politica, egli pensava che dovere primo dell'esercito proletario dovess' essere l'indebolimento dell'esercite nemico, cioè capitalista. Quando e perchè potesse riuscire cosl efficace in questa sua propaganda antimilitarista non " possibile car,ire altro che col rifarsi alle condizioni spirituali e politiche dell'Italia cli quei tempi. La politica interna ed esterna dell'on. Crispi cominciata coll'isolamento commerciale e finita negli stati d'assedio e nella di&fatta d'Adua, aveva rovinata l'Italia, alla quale, per non trovarsi da un giorno all'altro costretta. alla guerra, era giocoforza tenersi legata, in contrasto col sentimento popolare, alla Germani.a e all'Austria mediante la Triplice. / Per. virtù -della qua.le avveniva questo che, alla sfiducia dell'esercito succeduta alla disfatta d 'Adua, subentrava un senso di scetticismo quietista ed idillico lietamente riposante sulle credute eterne garanzie di pace offerte dalla Triplice, a cui conseguiva il generale disinterff>Se per la politica estera del nostro paese e le reiterate disar,provazioni dei bilanci per la marina e l'esercito da parte dei socialisti; mentre solo pochi degli uomini politici democratici che a\'evano allora ·coscienza del pericolo incombente sulla nostra Patria, avevano il coraggio di vo. tarli e senti vano il dovere cli denµnciare alla distratta. naY..Ìone l 'indecorosità del legame che ci univa a Nazioni sino a ieri nemiche. Fra questi pochi era il socialista riformista Leonida Bissolati da vivo e da morto insultato dal d.em&- gogo cli Predappio; la cli cui cacciata c1al partito socialista italiano, quando l 'herveismo predicato da.i seguaci cli Edmondo e cli Michelino attorno al rgro non altro volle dire che dar partita vinta nella questione cli Tripoli alla retorica nazionalista che in quell'impresa fece, per nostra Somma sventura, la Stia prima apparizione quale monopolistica rivendicazione del sentimento patriottico. Se i socialisti italiani avessero capito come diceva a loro Bissolati, 1a necessità di non rinnegare la pa.tria e di non straniarsi dai problemi di politica estera ed interna con uno sterile astensionismo " il mono. polio del patriottismo nòn sarebbe p<1ssato nelle mani cli coloro che hanno tutto l'interesse a scartare la nostra (dei socialisti) influenza, :, metterla cla pàrte; per proseguire il lor() sqgno di imperialismo all'estero e all'ìnten10 >. LA GUERRA LIBICA Fu in quell 'occ:asione che l 'on. ·Mussolini dal picrolo borgo natio allargò la sua' attività e fece il suo ingresso nella vita politica italiana, mediante lo sciopero generale di protesta contro l'impresa libica (25•30 Ottobre rgn) che gli valse 11.airrestoe la condanna a 5 mesi di reclusione. Si può con sicurezza affermare che il socialista rivoluzionario Benito Mussolini (e con lui gli altri suoi compagni d'allora che di fronte ad un problema concreto qual'era l'impresa si limitavano a cantare l1inno dei lavoratori ed a gridare : , Guerra. alla guerra ! , ) inconsapevolmente lavoravano per i loro nemici: i nazionalisti; che soli, nell~ generale indecisione dimostravano di avere 11lla linea.di condotta, r,recisa anche se dannosa. I,o sciopero generale di r,rotesta a base di azione diretta contro t pali telegrafici, e le ro-- ..

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