La Rivoluzione Liberale - anno III - n. 40 - 28 ottobre 1924

.. ,, .. O'i ..lUi STROZZI IIULU CONTO CORRENTE POSTALE RIVISTI\ STORICI\ SETTIM/\NI\LE DI POLITICI\ ESCE Diretta da PIEROGOBETTI- Redazionee Amministrazione: TORINO,Via XX Settembre,60 Abbonamentoper il 1924L. 20 - Per un semestre L. IO • Estero L. 30 - Sostenitore L. 100- Un numero L. 0,50 IL MARTEDÌ Cl)i rice"• UIJ IJUl'IJero cli 9a'l'lio o: IJOIJ i1Jtei,cle -.1>l>o1Jarsi ro:spi1J4la il 'liorl)ale, altril'l)el)ti 'lii col)til)uo:nmo J'illvio e <lopo Ull 1'1)<1seprovve<lerur;o alla riscossioll't mo:<liar,te tra.tt-. Anno III ~ N. 40 - :28 Ottobre 19:24 SO M :hl ARI O : MA.mo MJssrnOLI: !.n lolla di classe nella valle padnna. - A. P.: Mollnella. - F. l . FEllOARJ: I.a "bassa., modenese. - MAx Ascou : Il ferrarese. - Drow: Il Polesine. LA LOTTA DI CLASSE NELLA VA_LLE PADANA Le dcende della lotta agraria in Emilia si collegano strett.-,meute, per indissolubile nesso, sto,ico, a quelle del partito socialista in questa regione. La presente situazione emiliana è l'inevitabile conseguenza della crisi socialista. La nostra regione fu la prima ad aderire al m~vr:--- mento socialista : è naturale che sia· stata la prima a risentire gli effetti della crisi, alla quale quello ha soggiaciuto. Come si Yerificò una tale connessione e come fu possibile uua eosì fortunata ascensioue del socialismo? Il movimeuto soCia1ista emiliano no11 è mai stalo, e non è• un movimento seriamente, efficacemente socialista, ma un movimento piccolo borghese, che si SYolge ai margini dell'economia borghese, rodendo i bordi della grande proprietà terriera : un misto di politica e cli economia, di cooperativismo e cli protezionismo, di rivoluzionarismo da parata e di affarismo. Da questo movimento, che non ha nulla, assolutameute di rivoluzionario, sorgono leutamente classi nuove, nuoYi ceti dirigenti, che diffondono il capitale e il senso, lo spirito, il desiderio della proprietà; spunta una nuo,·a piccola borghesia rw·ale, contadina, minuta, taccagna, laboriosa, avida, sordida ed avara, che opporrà, domani, in un pros.. simo domani, alla massa famelica del bracciantato socialista u.na. resistenza ben più salda di quella che non riusci ad opporre la vecchia borghesia terriera, organizzatasi su un terreuo di esclusi va resistenza. Cò.mpito specifico del socialismo nella nostra Regione fu quello di dare Yita ad una nuova piccola borghesia, che tende ogni giorno più ad emanciparsi dalla tutela degli antichi ceti dirigenti. ... Lo svolgimento di questo fenomeno storie.o pe1ò si è fatalmente dovuto aggirare iuton10 ad un dato fisso,,. fondamentale in queste regioni, costituito dal fattore demografico. Nella nostra provincia esiste - effetti va.mente un eccesso di popolazione. Per uu po' di tempo alcuni ecouomisti ne hanno dubitato ed io pure (e confesso il mio errore). ne parhi come di una speculazione, socialista. ìvia anche gli increduli hanno dovuto ammettere tale· fenomeno io tutta 1a sua gravità. Una recente inchiesta agraria lo accetta come una premessa. fuori disc-ussioue. l1 nostro proletariato agricolo non può emigrare e domanda alla terra su la quale abita e -.i ve i mezzi della sussistenza. Per quanto scarso sia il numero delle giornate lavorative 1 il bracciante, l'avventizio, che costituisce il grosso del proletariato agricolo, deve tra1,-e da esse il modo di vivere durante l'intera annata. Di qui la necessità di istituire i turni cli lavoro, di abolire lo scambio d 'opere, la resistenza all 'iutroduz.ione delle macchine e gli alti salari. E' noto che la disoccupazione- ue1la valle padana colpisce sopratutto lo sterminato esercito dei braccianti, che lavorano, ordinariamente, una media di 250 giorni all' anno. Questa enorme massa, attraverso dolorosissimi esperimenti, attraverso lQtte asprissime è riuscita, iu uu periodo di vent'anni, ad inquadrarsi in leghe di resistenza saldissime, le quali, attraverso gli uffici di collocamento, distribuiscono la mano d'opera ai datori di lavoro. L'iscrizione alle le• gbe segnò il primo passo nella lotta di redenzione di quel disgraziato proletariato rurale; il secondo passo fu segnato dall'istituzione degli uffici di coJlocamento, indispensabili per rego- ]are i turni di lavoro in misura equa fra gli associati, in modo da evitare dolorose sperequa-. zioui, la peggiore delle sperequazioni : quella fra chi 1avora e mangia e chi sta a guardare e patisce la fame. Non passò molto tempo, che il turno di lavoro si palesò insufficiente, o, per dire meglio, si avverti la necessità di perfezionarlo con qualche nuova provvid~1za. Fu a questo punto che si iniziò la memorabile lotta per l'abolizione dello scàmbio d'opere fra coloni, conc1usasi col trionfo dei braccianti, che ottenevano la estensione del lo/o mercato per un ulteriore collocamento di mano d'opera disoccupata. E ciò non bastò : neJla necessità di aprire sempre nuovi sbocchi alla mano q 'opera, la organizzazione cercò di illquaclrare nelle proprie file quei lavoratori - i cosi detti , obbligati , del Ferrarese, ad es. - che potevano essere riguanlati come dei privilegiati 1 in quanto godevano di una dimora fissa e di uu canone annuo ugualmente fisso. Così si concludeva la prima fase della lotta, vera:meute titanica, combattuta dal proletariato rurale della valle padana contro la clisoccupa.7.ione, contro la prepotenza padronale, contro la pellagra, contro la fa.me. Chiusasi questa prima fase della lotta per la sua lenta redenzione, il bracciantato, assillato da un permanente bisoguo di estendere il proprio 'raggio d'azione, si interessa direttamente alle sorti della produzione. Si allea coi mezzadri, ai quali aYe,·a già limitato le loro funzioni mer. cè l'abolizione dello scambio d'opere. Si allea coi mez7.,adri e li inquadra nel proprio esercito, si da crea.re un esercito unico e formidabile. Interviene come parte iu c-ausa nella stipulazione dei patti colonici, che regolano i rapporti fra colono e p,oprietario-(o affitttL1rio) ed interviene con il fermo proposito di obbligare il colono "'ad i,1tensificare la produzione mediante una serie cli c:L.--tusole,che mirai10, sostanzialmente 1 a questi tre fini ben determinati : 1) add~e al prcprietario, anzichè al colono, la maggior parte delle s.pese per l'impiego dei capitali circolanti; 2) assegna,-e una parte dei lavori ordinari, che, di solito, gt'avav{lno sui i coloni (o come spesa o come vera e propria fatica) ai braccianti, ac• collando ai proprietari l'onere dei relativi salari; 3) rinnovare radicalmente il patto di mezudria, attuando, ne1Ja distribuzione dei prodotti, non il criterio meramente aritmetico della divisione iu due parti uguali, ma 1 'altr'o, di gra11 lunga più razionale, secondo il quale la divisione dei prodotti varia a seconda della quantità di la,1oro e di capitale risp€ttivamente impiegati nella creazione dei prodotti medesimi. Concludendo, non è possibile rendersi conto delJ!intricato complesso di fenomeni sociali di questa regione, ove non si tenga presente un fotto fondaroentale, su cui un acuto economista, il prof. Gustavo del Vecchio, ha richiamato già l'attenzione: che, cioè, la terra emiliana, lungi dall'essere, come quasi ,sempre altrove, un fattore di prodnzione statico, sistemato in tutti i suoi elementi (scoli, strade, piantagioni, ecc.), è invece tuttora oggetto di prOgressiva e costante trasformazione. Si è passati, ccsl, dalJe culture· erbacee a quelle del riso, a quelle dei cereali via ~ia fino alle intense culture industriali (canapa, bietola). La popolazioue richiesta per questa immnne opera di trnsfonnazione non può avere i caratteri cli stabilità offerta generalmente alla popola'.id.one agricola.; ma presenta, invece, tutto il carattere del proletariato industriale, percbè analoghe ne sono le odgini demografiche e la condizione economica. •• • 11 prez.zo1 quasi proibitivo, della mano d'opera 1 produsse una contrazione del suo consumo: proJ}rietari, piccoli affittuari, mezzadri, ridussero al minimo il consumo della mano d'opera per lavori che finivano, in molti casi, per essere :fine a se stessi. Tutta la nostra agricoltura ne soffrì e la tecnica agraria subl uu arresto, rimediato in parte daJla rara abilità dei nostri agricoltori. Per ,m po' di tempo intervenne lo Stato medjante la concessione di lavori pubblici, largiti nei mesi invernali, sotto la pressione delle dimQStrazioni e dei tumulti. Senonchè questo rimedio si verificò, in pa:recchi •casi, peggiore: del male. Questi lavori, per quanto concessi nei mesi della maggiore miseria, non erano eseguibili, in gran parte, che nella primavera e nell'estate, q~ndo, cioè, si iniziavalllO 1. normali Iav·ori dei campi. Si assisteva, pertanto, a questo curioso paradosso : che la sovrabbondanza dei lavori in corso (i pubblici ed i privati sommati insieme) creava una vera e prop,ia rarefazione della mano d'opera, che favo.. riva le pretese di alti salari. I lavori pubblici, escogitati a fine caritativo e di ordine pubblico, oostituivano il fondo di guerra delle organizzazioui nella lotta contro la proprietà terriera! Si venne creando, negli anni precedenti alla guerra. una economia artificiale, che \lveva di favori cooperativi e di appannaggi governativi, in cambio ed in funzione di servizi politici. Fu, quelJo, il periodo aureo del riformismo, contrassegnato dall'alleaw,.a tacita fra il cooperativismo socia. lista, la bonifica e le grandi imprese dell'industrialismo agricolo protetto. La borghesia terriera - mi riferisco ai grandi capitani ed estendo lo sguardo a tutta la valle padruta - con una audacia singolare anticipò e, forse, anticipò troppo, il rinno,·amento della nostra agdcoltura, nella fretta di accaparrarsi .~Ji aiuti dello Stato e forzò le possibilità , econo miche • della produzione, sconquassando il Tl~- mo lento e normale del lavoro in rapporto alla popolazione. L'organizzazione operaia si c~titu.ì in sindacato della mano d'opera e beneficiò sotto forma di alti salari, di una sitll.a1'ione 8llGTmale, che lo Stato contribuiYa a creare pe1segu~nclo fini di ordine pubblico. Il socialismo, di fronte alla pletora umana, non potè resister<:: alla tentazione di farsi il p,otettore di tutti gli interessi medii e proletari: dei contadini, dei braccianti, dei piccoli proprietari. Condizione sine gua n~z per realiZ?..are un simile programma fu la creazione del trust della mano d 1opera, che doveva funzionare in condizioni di assoluto monopolio, sotto pena di veder crollare I 'impalcatura e_eonomica, su L,, quale si regge tutto il SO<tialis.mopadano. l.>1fronte a quella situazione anormale e certo pericolosa gli economisti liberisti get4ivano -il grido d'allarme, ma non sape.vano proporre che due rimedi: l'emigrazione (tesi Einaudi). e l'appoderamento, la. creazione artificiale della piccola proprietà (tesi Flora). Entrambe le tesi sono destituite di fondamento. La disoccupazione nella valle padana. non è costante in tutti i mesi dell'anno; ma - per i caratteri dell'agricoltura e per il clima -, è stagio,wle. Dal maggio fino a tutto settembre tutta la mano d'opera clispon.iblie trova ccc-upazione : è necessaria. Di qui ha origine l'avventi- •z.iato agricolo, perchè 1' economia. d~JJ• azienda non c-omporta che vi si fis.5i sopra, per tutto 1'anno, una quantità di mano d'opera, la quale serve solo per alcuni mesi <lell'anno. In queste condizioni se l'eccesso cli mano d'opera, che sì agita nei mesi invernali, emigrasse, che cosa av-- verrehbe? Creato un certo equilibrio nei mesi d'inverno, si determinerebbe uno squilibrio graYissimo nei mesi di esL-ite. La mano d'opera rarefatta ecciterebbe le domande e terrebbe alto il p,ezw del lavorn. Istituire la concorrenza nel mercato del lavoro chiamando i kru:ntiri f Illusioni! A parte il fatto che i krumiri, anche quando la.varano a prezzi di concorrenza, costano il doppio e, talvolta, il triplo della mano d'opera locale (spese di viaggi, di alloggi, indennità, ecc... ), non è chi ignori i gravi· prnblemi di ordine pubblico, cui dànno luogo questi rimecll, suggeriti dalla astratta logica liberis-ta. E allora? Emigrazione interna? Guai a parlarne col senatore Einaudi. Che l'emigrazione nella pianura pad:a.na. non possa costituire un serio rimedio, è riconosciuto, oramai, da tutti gli osservatori spassionati delle Yicende agrarie di quella regione. Tella relazione presentata alla Commissione parlamentare per l'accertamento dei fatti avvenuti in Bologna nel 1920, il Pres~dente dell'AWTia, conte Filippo Cavazza 1 scriveva: « Tanto la disoccupazione come la mancanza di mano d'opera derivano da due cause di fatto. Prima la irregolare e diversa distribuzione della popolazione agricola, le ·c-ui densità locali non. sono, oggi, più in relazione con le condizioni dell'agricoltura tanto modificata negli tùtimi venti anni; secondo, le condizioni specifiche del lavoro agricolo, il quale per ragioni ovvie (climatiche e culturali)1 richied~, in certi periodi dell'anno, un grandissimo numero di braccia, mentre, in altri, non può offrire lavoro che ad un numero molto più limitato. Negli anni in etti si svolgevano intensi lavori di bonifica. delle singole tenute e nuovi impianti e sistemazioni, vi era, naturalmente, un maggiore e più continuo assorbimento della. mano d1opera, mentre si avvera, oggi, che nei comuni, dove è estesissima la mezzadria ad ilv tensiva coltura, pure essendo grandemente anmentata la produzione, si è inasprita, la piaga della disoccupazione. Nei comuni, iuYece, in, cni si trovane, terreni da poco bonificati e in gran parte coltivati a risaia o ad erbai, si verifica una grandissima oscillazione di richiesta di mano d'opera, e, cioè, disoccupazione iuvernaJe e manca11:1..adi mano d'opera estiva,.. :S-aturalmente, la respon&abilità delle ripercus.,i0ru sociali di tali anomalie demografiche e tec-niche, è. tutta dei socia.listi ! ~on più fondato t il rimedio escogitato dai fautori dell'appoderamento. li loro motto i: questo: abbasso l'avventiziato! Viva la piccola p,<>- prietà I Teorie ... Appoderare! E dove? In molte zone, intanto, l'appoderamento i: impossibile per la mancanza della bonifica idraulica. Come si potrebbe appoderare, ad esempio nelle valli di Crevalcore, di ~olinella, nella ;.cma di Comacchio? E poi, quanto costa, oggi, un podere? Un podere di dieci o dodici ettari 4 o 5 mila lire l'ettaro}, cc.sta 50 mila lire. E i fabbricati (abitazione, stalla., aja, J;X)ZZO, fienile, ecc .... ) ' Sessantan,ila lire. E i lavori di sistemazione (strade interne, fossi, nuove piantagioni, siepi_, ecc... }? Diecimila lire. Tirate Ie somme, non 1neno <li 120 mila lire, di cui almeno 70 mila, in danaro contante. Immaginate un p,oprietario di una azienda di 120 ettari, desiderose. di impiantare 12 poderi. Questo proprietario immaginario investirebbe un ,alore di circa un milione e mezzo e a\Tebbe bisogno di circa 9\)0 mila !ire in contanti. Dove 1i trova? E chi può garantire ch_e quella stessa azienda varrà, in caso di Yend.ita., almeno quel milione e mezzo, che è ~ stata_? E chi può a..~:icurare che l 'azieuda. nella nuova organizzazione, pagherà un conveniente interesse al capi tale investito e che dovrà f:55.ere ancora investito col bestiame, le macchine, gli attrezzi e le altre scorte? Per ogni podere bisogna aggiungere, alle 120 miJa lire del ,·alare terreno e fabbricati, almeno altre 30 mila lire di capitale fisso e circolante: in tutto 150 mila lire. Al sei per cento si ha uu rendimento di 9(X)O lire. E' proprio sicuro che ci si possa arrivare? .,. Ammettiam~, per amore di discussione, che tutta la pianura padana sia. appoderata. Sarebbe ri'solt.a, con, questo, la questione sociale, che la tormenta? Nemmeno per sogno. Appoderata tutta la valle padana, bisognerebbe cacciar via tutta una popolazione, che, in eonseguenz.a del1'appoderamento, verrebbe a trovarsi in pennanenza disoccupata. E' noto che il piccolo coltivatore non chiama mano d'opera estranea, pe:, un istintivo e secolare odio v~ l'av,·entizio e per non ridttrre di un solo centesimo i proprt redditi. Ciò rnle per 1'aspetto sociale della questione. Per l'aspetto tecnico, l'appoderamento non of-. fre ne.sstu1 Yautaggio eco-nomico. Si pensa ai mezzi di roltivazione che la moderna tecnica. agraria. presenta come già applicabili ed a quelli che ha in esperimento con probabilità di successo per portare la terra a più alto rendimento (macchine complesse e costose, industrie specializzate, ecc ... ) e ci si domanda come in un picrolo podere quei mezzi sarebbero tecnic&- mente applicabili! * •• Ma come mai i socialisti, nelle tùtime lotte agrarie, si sono battuti con tanto accanimenntper i contadini? che cosa hanno a che vedere i contadini, i ricchi, gli esosi contadini col bracciantato, col proletariato rurale? I socialisti hanno preso a cuore le sorti dei contadini p€r due ragioni : prima di tutto hanno voluto e,1itarc che i contadini, mediante i risparmi e gli arricchimenti accumulati prima, durante e dopo la guerra, acquistassero le terre, rafforzando quella. piccola proprietà esosa, che tende ali' affamamento dell'avventiziato ed all'inasprimento della disoccupazione; in secondp luogo, hanno temuto che il distacco dei contadini da.1 resto del proletariato agricolo potesse compromettere quel monopolio della mano d'opera, che è, diciamolo francamente, una condizione essenziale per la distribuzione del larnro in misura equa o, per lo meno, proporzionata. Non si può negare un tentativo di ordine in questa distribuzione della mano d'opera : l'nnico tentativo di ordine possibile. Come sempre avviene nella storia e nei WOYimenti sociali, i risultati sono in contraddizione con le premesse, Coi motivi, che originarono una azione. La legge che il James chiama della ete-

1. 163 rogc11ia dei fi11i, trova, auche qui, u11a ripro\·a palmare. L'organizzazione socialista non solo ha risolto il problema tremendo dei rapporti fra la popolazjo11c e il mercato del lavoro, ma ha conhibuitc a creare una nuova piccola borghesia agraria, che non ha più nulla cli comune col resto della popolazione agricola, col bracciantato e con quel socialismo, che l'ha messa al mondo. La recente lotta agraria fu coudotta dai socialisti con una disciplina inau,dita ed uu 1·igorc senzn precedenti all'unico scopo dì evitare che si spezzasse in due l'esercito socialista: che i contadini a11dassero per conto proprio, isolando 1ri=esto della massa. Di qui il carattere intransigente della lotta, che do,·eya più che tutelare gli interessi cli mia classe, sah·are l'unità di nu esercito 111i11accialocla!la defc;,ionc. Si dovrebbe 1 ailora, parlare di un con.flitto fra due borghesie? Precisa.mente. La lotta che si sYolge sol::.to i nostri occhi, non è una lolla fra boqrhesia e proletariato, m.a Jra due piccole e medie borghesie: quella vecchia e quella nuova. In questo aspetto del rroblema non è difficile scorgere il lato reazionario. Come, conlro chi si form:1 questa nuova bar. ghesiil? E come resiste e come le si oppone la Yecchia? Esaminato. nella· sua co111plessità1 il fenomeno emiliano si potrebbe definire uu fe110meuo di capitalismo. operaio, piuttosto che un momento della rivolta contadina. :ìvli spiego. Secondo uua coucezione volgare, borghese è il capitalista in geuete e proletario colui che non dispone di capitali. Niente di meno esatto, pe.rchè anche il proletario è un capitalista 1 essendo portatore di un certo capitale personale, che non è per nulla uìeno importante degli altri capitale impiegati nella produzione. Storicamente, i portatori delle diverse categ01ie di capitali, si presentano in modo diYerso. La lotta di cl'asse è, effettivamente, lotta fra queste diverse categorie di portatori di capitali: portatori di capitali immobiliari, di capitali .mobiliari, di capitali personali. La democrazia ci ha fatto assistere al lento decadere della prevalenza assoluta dei portatori di capitali immobiliari di fronte ai portatqri di capit;li mobiliari e persqna1i. ~ell'Emilia, ad esem.pio, i lavoratori d~lla terra, hallno costituito delle Leghe di resfatenza e delle Cooperati ve, le quali sono riuscite a sindacare la mano <l'opera per il 1-ialzo dei salari. I conservatori del bel tempo che fu, si dolgono di queste trasformazioni e si industriano a dare al loro malcontento una patina liberale e liberista. Nia hanno torto. I principii liberali, che essi - invocano, se possono gioYare a fare la c~·itica. del movi1riento operaio e socialista, servono anche a combattere quel sistema di privilegi, del quale la borghesia terriera beneficia e del quale 11011 saprebbe e non saprebbe e non vérrebbe fa1'e a meno. In nome del ve<X:hio iiberaJisu10 i reaz.ionarii (e ce- ne sono ancora!) pretendereb,?ero che~ essendosi i lavoratori trustati, lo Stato, lù.ngt dal favorire il trust della mano d'opera, obbliO""aSSie lavoratori acl un regime cli libera con- ;orrenza. }\'la non è evidente che lo Stato non può impedire l'azione dei Sindacati dei lavoratori e non può risen·are tutti i privilegi ai portatori dei capitali immobiliari e mobiliari} essendosi trovato nella necessità di riservarne anche ai lavoratori organiz7,ati? Con questo non voglio negare 'che i_ ?•rez:zi della mano cl 'opera si formino, iu Etn1lrn., 111 condizione di monopol~o e che· codesti prez1,i siano più afti dei prezzi che si avrel)bero in r.ecrim-edi libera concorrenza; dico soltanto che lo O Stato 11011può impedire la costituzione dei Sindacati dei lavoratoli, n1en.tre avrebbe po- . tuto tog1iere, ·i~ passato, alla borghesi?. terriera, la protezione 1 che determina il rialzo dei _prezzi delle derrate ed avrebbe potuto negare 11 suo intervento nelle opere di bonifica, largamente sussidiate : quelle opere di bonifica, latte, per sette deci1ni, col pubblico denaro, che haimo decup,licatò il valore delle terre degli agrari della valle padana. I quali protesta,!!_o, ora, contro il monopolio della mano d'opera e gri alti salari, in nome del liberismo! Commedianti! La verità è questa: l1economia della valle padana è una economia « anormale » ; _ apormal~ perchè fondata tutta quanta su uu sistema eh protezionismo. Vogliamo fare piazza pulita? E perchè 110? i\'la da chi si incon:1i11cia? Dal lavoro 0 dal capitale? Il senatore Ei1).audi ricorda cer-' . tamente che 1e prime agitazioni, -i primi tumulti delle folÌe campagnole al grido « paµe e lavoro:. furono organizzate e sobillate dagli agrarii, da queglì agrarii che valorizzavano i loro~ terreni pri Vati mercè i famosi lavori pub. b1ici largiti per lenire la disoccupazione. Vecchie storie, ma non aucora dimenticabili. iVIARIO iVIISSIROLI. " b'Eao OEbbASTAmPA " il ben noto ufficio di ritagli da giornali e riviste fondato nel 1901, ha sede ESCLUSIVAMltNTR iu Milano (12) Corso Porta Nuova,• 24. a L\ RIVOLUZIO;-;'E LIBERALE MOLINELLA Questo piccolo borgo di povere case sttlle quali !:-piccan.o i ridenti e spaziosi edifici delle scuole e dci giardini d'infanzia, costruiti cuns1tle i\las- :;.arenti, sorge al centro di un ,·asto territorio di bonifica confiua.nle col Ferrarese a circa trenta chilomclri <la Bologna. Viv<mo nel comm1e ollrc tredicimila persone ge11eral111cnlc cledile all'agricoltura. Lavoratori della ten:a di varie categorie tronùllo la. loro principale occ11pa,.ionc nella coltivazione del 1;so e del frW1Jc11toe ncJ-le opere cli bonifica. Il territorio moli nel lcbc: co1nprende vasti tenimenti, posseduti dalla vecchia aristocrazia. bolognese, spesso affittati. Proprietari e fittavoli in generale 11011 sono agricollori e~'vivo110 lontano dalle ten·e che l1altrui lavoro feconda. L'inerzia., l'opacità, l'ignavia della prrop11ietà ter1iera si scossero 1)0i ed ebbero per motrice nalurale la massa operaia. Lo spezzettameuto della proprietà ebbe non molti esempi e ftt eseguito con considerazioni di speculazione. li padronato molinellese, p-iù che di ag1icoltol"Ì è fatto cli agrad. La lotta per la partecipazione ai pt'odotti del suolo e del lavoro ha .raggiunto colà le forme più avanzate della conservazione eppoi della espropra- ;,,ioue pa1'7,iale. Terra proletaria Il territorio' molinellese era 01· sono pochi lustri resa incoltivabile dal d.ilagare di acque morte. Terra bassa, pigra di stagni e di valli spesse abbauùouale. Le strade vi stavano come ponti bttttati su un allagamento. Da qu·est~ abbandono, dal nulla, da.Ila opaca preistoria agraria la tenace cl 1u'a e paziente fatjca del bracciante la tirò su a poco a poco fino alla coltivaziÙn.e razionale. La lena proletaria dopo la bonifica, i miglioramenti ctùturali e l'applicazione di mv.,zi teCnici modernissimi ftt opima di messe e consentì al padronato larghi guad-agni. Redimendosi, redense r1 proletariato. Servi da gleba ì:\ou era popolo quello che viveva miserruuente nel moliùellese quaranta. an:n,i fa. Era. plebe. I figli <li questa umida gleba rena,ua ricca cli mias~ mi, cli malaria, erano in condizioni economicamente sciagu1'ate, gi midica,mente alla mercè di un padronato altezzoso 1 implacabilmente egoist.a. Qufrico Fi,lopauti ed il garibald':ino Veuturini, messagge1·i del mondo ideale, dissero primi a quella povera gente paroie dì .solidarietà umana scuote11<lola dal s,uo torpore 1 dalla sua ignavia. Poi giu11ge l'apostolo e S11scita nella follai le passioni accendendola in un miraggio di redenzione per a.ttirarla nell'az.ilone e condu!rla al tdoufo: Andrea. CosL'l. La parola dell'agita.tote romagn.Olo sfolgora. Il suo verbo è s,plendore-. La luce è fatta. L'ideale illtuuina, raggia, solleva, orienta 1 segna la via. La plebe ·si scuote, si a-nin1a. Una .fede e la speranza le danno una fo1•za inusitata. Le volontà si affermano, si moltiplicano 1 si ofiirono. Il servo diYiene ttomo. Questa povero umanità clol01:am.tee .tormentata si rivolge alla tetra per vivere.. Dalla preistoria oscura viene alla ribalta del inondo pane e lavdl·o g1idaudo, esercito di pace, le armi forti e lucide della fatiéa brandendo. Impone a• governanti e a pad:roni, colpevolmente. inerti, l'esecuzione delle 0pere per liberare dalla malaria omicida e dalle acqU'e putride la tetra abbandtmata. Dalla moltitudh1e ano11i.ma uscì il condottiero : Giuseppe Massm·enti. Egli fece il solco e primo gettò il seme nella bufei-a. Il condottiero In questo farmacista campagnolo vi è if condottiero dalla ma:uo ~erma1 dall'in.iziativa pronta e decisa ed insieme l'educatore ed il padre. La feae sta i•Dilui come fuocq acenjmo. Oi-ganie.zato1'e- pertinace e indomito cui l'avvel'sità non sgomenta ba durato tren,t'a.nni pe1· dare ai pezzenti del suo borgo umane condwoui cli vita. E' vissuto e -i;ive immutato inÌ.mutabile clevotissin10 alla. causa cui si è votato. Idealme11te deriva da Camillo Prampoliui e da Andrea Costa. Uomo pratico che tenete alle realizzazioui anche in ispiccioli, esemplificatore, didascalico, mira semp1·e a delle conclusioni. Non ha mai avutb tempo da perdere nella lotta di tendenza. Non si Ìl'ligidisce in ..a.l.cnna teoria, in alcun metodo aprioristicamente. Vi è in lui 1 nella sua azione l'agilità della gom1ua. Oratoie semplice, alieno da fiori retorici 1 ùa ricercatezze stilistiche è in•esistibilu{ente pets,uasivo. 1./atiiugo 01·atorio non è fatto per lui. Ama scendere a pa.lare Ira la lolla più tosto che dalla bigoncia. Non ha mai aspù•ato alia celebrità nè avuto a.n1bizioni cli can;era politica. Ama a.t'Clenteuìeute il suo bMgo cui la f~z.iÒne avversa gli vieta. la l"esidenz.a. :Ma anche assente egli. è onuipresente in ispirito. I fedeli lo gttardano con amore, c911 orgoglio, cou fiducia e gli obbediscono. E: il nume immutato, inamovibile 1 il genio locale. L?autorità di questo signore spirituale che ordina consigliando è illimitata e si alimenta cli clevoz.ione e di consenso. Oggetto di bas.~ çliffanrn.zioui si difese vigorosamente. Lo costrinsei·o all'esilio e lo portaro~o in ttibll.l'lale. I suoi acctLSatori che avevano tentato colpi·flo .alla inacchia, posti al Suo confrOuto non osarono, si confusero 1 .si squagliarono, gli dissero la loro stima, lo 1iconobbe1'0 per quel che è: un ·uomo <li fede, un galanht~Hno e un benefattore. fioritura dì opere civili Sotto la sua guida i lavoratori si organizzarono compatti in leghe di resist,,;;za pervenendo a lavoro 6icuro e a paghe rimunerati ve:. La numo d'opera fu monopolizzata. Difficile ripartire equamente il la.vo1·0 <love sono necessari i turni e dove Y1 è: pletora di braccia sen::.,a._ avei-11(:il monopolio. Gli agral'i contese10 a palmo a p..1.lmoil terreno alle organiz.,..azionj an.cbe con mez.zi extraleg-ali. Sperperarono danaro in cnuniri spendendo di più che non con la mano d'opera leghista, abbanrlonarono raccolti mandandoli dispc-rsi pur cl. fiacca1·e la res-isten:;,,.a.vversaria; provocarono, sobillarono e 111011ta.ronovast.e campagne iliffam.atorie. Jnvano. La lotta s.i ir..a.cerbì, si arroventò, sconfi11ò nello spietato eccidio .<li crumiri a (Yuarda 11el 1914. Allora Mussolini fu cOJà ad esprimere la su.a solidarietà ai socialisti. Il duello ebbe la sua sosta. iVIassarenti ed altii accusati di avere preordinato l'eccidio dovettero rifugia.-si a San 1\1aTino e vi rimasero fino all 1amnistia del 1919 continuando a dirigere i I movimento da lon- -tru,ò .. Intanto si svilt1ppava e fioriva, dopo al.terne fortune, un va~-to movimento cooperativo agricolo e di con.sumo che fu oggetto della ammirazione di m.issioui estere. A Molinella, prima esacerbata da tanta a..,prezza di lotta di parte, passò ut1 soffio cli serena fotza. La cooperazione aumentò la produzione, assorbì lavoro, modificò l' ambiente. Il potere politico ed econ.omioo delle organizzazioni -divenne assoluto. Durante la guerra i sociaUsti organizzarono opere di assistenza alle famiglie dei richiamati che furono lodate. Sorsero asili per i bambini c1•eati dalla gentile e pa.ti-iottica generosità dei leghisti. I fascisti saccheggiarono poi devastandolo quello di S. iVIartino e il Commissario Regio mtwicipale fece chiude1·e quello di Mannorta. Gli agrari andavano dema.gogicamente promettendo la terra ai contadini auspice il senatore Tau.ari, padre nobile del fo1·caio1ismo bolognese. Ma ai contadini non diedero che la terra dei cimiteri. Avvento e dominazione dei sac:comanni Kell'immeciiato dopoguen·a continuò rassodandosi il dominio socialista. I molinellesi distinsero ·la lo,·o attjvità sindacale da quella degli omarelli grottescamente bolscevisti, _pazzoidi e inst1.fficic11ti, imperversanti alla Camera del lavoro di Bologna. Dal 1919 al 1921 gli episodi eh violenza e di i~1timidazione fu.rono 1~arissimi. L'offeusiv.a fascista-agraria iniziatasi nel 121 s-i accanì anche contro i moliuellesi acconnw.andoli ai boLc;cevisti bolognesi •con questi conlondendoli. Le: forze conservatrici sono sempre in agguato e gu.ai se le circostanze ofh'ono loro l'occasione di intervenire: è in un'ora l'annietitam.ento di ttttta nua 5erie ili audacie, di sforzi, di sagrifi.ci. Così Iu a i\1oliuella. Sedi di sindncati e cooperative • fw:ono assalite e distrutte dai fascisti. Mass{. reuti e. gli altri capi socialisti costretti ad esuclare. L'organismo cooperativo liquidato da un Commissa1;0 prefettizio. I depositi in daua.r"Od' elle Cooperative. (un rnilione soltanto alla. bancai Verui di Cattolica.) f\:trOno sequestra.ti. L'automobile d'ella cooperativa. rubata dai fascisti. Agrari, bagru;ni profittarono largamente. Fu la cucca,gnai cfei s-accomanni. L 'oper~a"ci vilissima delle Organizzazioni socialiste andava dispersa. I contratti eh l;a,roro ftuon resi nulli. I lavoratori confederali di tutto spoglk1.ti. resistettero in sedi provviso1ie sostituend'o i dil'igenti a volta a volta che· venivano sbanditi o imprigionati. Si Yolle inqtt.a.drarli nei Sindacati fascisti con la pi·opagru1da. Fatica. vana. Si impose lort> di sottomett~si pena la esclusione dal lavoro e il mangaJ1ello. I più ced:erond. Molti resistettero. Adesso vi sono a11co1~a 800 confederali che non vogliono sa.penre di iscrl,·ersi alle èorporazioni. A domare qu.esti lm·oratori sì 111aud:ar·o11u01.1d, isertore e un imboscato. Estrema inisione ad ttlla popolazione che non aveva conosciuto imboscati durante ·1a guerra, che diede centinaia. di combatteutì ed ebbe decine-di morti, cli mutilati, di decorati :i1 ,~alore. Quattro -laYora.tori ftu·ono barbaramente ass99sina.ti: Gli assassiui che non Sono liberi ~i sono costituiti per 101~0 cleg1mz.ione come il Regazzi. Ultima airma contro.la resistenza dei confederali la guerriglia spietata alle spigolatrici ed alle disoccupate in ce-rea· di iun1ache nelle siepi. _Gli oppressori fascisti hanno discesa la gamma dì tutte le ,·ergogne· abbassandosi ad ins:u.1tare, a bastonare ad insudicia;re le donne. J confederali im1:>erten·iti resistono seguendo la linea di condotta scelta fin dall'inizio clelle violenze fasciste : nessuna reazione 1 _ nessuna violenza.. In questi la,·01·atori è la forza interiore delle religioni, il fuoco incon,,ttibile, ti1tta la passione della fede più forte di ogni· tristezz.:1. e dì ogni delusiou'e, la speranza nella vittoria della giustizia e de-11'idea. Come fiaccola inestinguibile Perchè l'accanirsi de.i fascisti a voler l'unan.i-- mità d"ei lav01<atò,·, mÒlin.ellesi nelle Corporazioni? • Perchè anche nu gntppo soltanto cli dissidenti, mentre ,rende difficile ki ft1117.ionedel trust del còlloca.mento, è una continui minaccia di riprèsa socialista.. ì\loline11a è situata. al c-u01-e della Valle Padana: è la fhiave cli volta di tutto un sistema di dominio c. di monopolio di braccia. Il furore fascista dice l'inanità dello sfarzo compiuto per sottometterla. Torna nei vinti la poesia della pt·ima aurora delle antiche lotte. Hanno resistito e re~istono gloriosamente. Molinella idealmente ha già vinto. Quando una massa o un manipolo soltanto resiste contro tutte le for,.e sac-rifican.do tutto, anche la Yita, alla necessità ideale del proprio diritto e non basta la doleuza e la fame per sottometterla, ebben,, essa l la vincitrice. Rimane come fiaccola iD.f:$tinguibile a indicare alle moltitudini della Valle Pa-- dana ia via dell'immancabile rc:su.rre--.done. _;,_ P. Con questo numero deJ 28 Ottobre < ~ivoluzione Liberale» commemora, nel modo che s'addice a storici, la Marcia su Roma. L'esame delle condi~ zfoni della ,bassa valle del Po spiega infatti esan• rientemente come sia sorto il fascismo e i suoi caratteri di squadrismo e di schiavismo agrario. PIERO 60BETTI ~ Editare TORINO - Uia XX Settembre, 60 Dovere di ogni abbonav., della Rù.•o/uzione Liberale è di abbonar3i subito alla prima serie dei Qua~rdnei llaHivoluzionE Lill ralc Integrano l'opera della rivista. e raccolgono gli sci-itti fondamenta.li della nostra eultura politka. PRIMA SERIE • i. _\1._MISSIROLI: I/ colpo di Stato L. 5 2-3. V. NITTI: L'opera di 1Yitti ,, i2 4. A. CAPPA: Vilfredo Pareto . • 6 5. S. MILL La libertà, prefaz. d1 Luigi Emaud1 . . . ,, 8 6-7. L. STURZO: Sintesi sociali, con una st-0ria del movime!Ù() politico. cattolico in It-alia ,, i'2 8. A. POGGI: Socialisrrw e cultura ,, Q 9. O. ZUCCARINI: Lo Stato repubbHcano » 9 iO. G. GANGALE: La rivoluzione protestante » 8 L'abbonamento alla ·prima serie costa solo 55 lire. - I volumi si spediscono agli abbonati che hanno pagato rac{;()mandati franchi di porto. Chi possiede già uno o due volumi può abbonarsi ai rimanenti togliendo ali' importo L. 5 per ciascun numero posseduto. G. :S. FARAVIA & C. Edito1·i • Lib1·ai • Tipog1·afl, TORINO - MILANO - FIRENZE - ROMA - NAPOLI , PALERIIO Biblioteca di filosofia e Pedagogia Tr<t, dieci giorni usCiranno : BACONE ~- ---: C~gitata et visa, de dignitate et augm,enhs sc1entiarum, libri II e IX.. Versione italiana a cura e con note di Antonio Bozzone. BARKELEY G~ - Trattato sui principi della Co, noscenza umana a cura di C. Mazzantiui. GALLUPPI P. - Saggio filosofico sulla critica della conoscenza. Riduzione e introduzione dì S. Caramella. HOBBES T.- - LeYiathan \estrn.tto', a cura di Giacomo Perticone. HUME D. - Trattato sulla natura umana a cura ai C. "..\fazzantini. ' KANT E. - Critica della ragione pratica (estratti) a cura di Gio\·anni Vidari. ' ,- Critica della ragion pura, ridotta ad uso dei licei per cura di Carlo Yerde. ROSì\UNI A. - Introduzione alla filosofia, a cura di Carlo Cadglione. -- Il sentimento filosofico, a cura di C. Ca,;g-Jione. - Nuovo saggio (estratti a cura di Carlo Ca,·i~lione. - Principi della scienza morale e della stori: com: parativi e critica dei si:-terni intorno al principio della morale, con introdu1.ioue di Carlo Ca,·icrlione Sistema filosofico, a cura di Carlo Ca,igli~1e. • JÈ già uscit,o: ~9SMIN1 A.. - ll principio del diritto (estr. dal 1° \·ol.. del!a « Fì!o~ofia del Diritto >1), a cura di :\I. Bardlan, della R. l"ni,·ersità di :\Iessina. L. 10.

La bassa modenese è una delle 1.0ne della Valle Padana, nelJ3 quale si affermò, prima che altro,•e1 il soc.jalis1no. Fin.aie Emilia, SU7...zara e c;on1.aga furono le prime roccheforti del nuovo movimento che ebbe a primi propagandbti c. Prampolini, E. Ferri, G. Agnini. Facilitò la rapida affennazione socialista la crisi, che uell'ultimo decennio del secolo scorso colpì nHlcmente l'agricoltura della Bassa :M:odenc:-e. I propiietari, per la maggior parte latifondisti, non ~apc\·:1110 staccarsi dai sistemi tradizionali ùell'agricoltura estensiva; delle grandi op1..:redi bonifica allora iuiziate non sapevano 1:alutare altro che i gnwami fiscali; non concepivano altra possibilità di gu.adagno se non attraverso ad un 'esosa compressione econo1.11icae 1J1(1rnledel prol~tariato agricolo. li socialismo s'afiermò rapidamente perchè la sua predicazione fu accolla come qualcosa di 1111.:~sianicodalle plehi stanche del lungo servaggio. I più colti ecl evoluti tra i proprietari uon lo combatterono o lo fa,·orirono, comprendendo come: la spinta della classe operaia a,-rebbc '.n br(:,·e costretto i latifondisti ad industrializzare 1-=loro a7.iende sotto pena d'essere del tutto eliminati. !J.nanclo i .socialisti ebbero couquistato, inton10 al 2900, la maggior pn.rte delle amministrazioni pubbliche della Bassa, quando fra di loro incominciò a costituirsi una piccola borghesia di artiéri, di commei-cianti e di agricoltori divenuti proptietari di un modesto campicello, incominciò ad affennarsi Yigorosame11te la conente sindaca.h~ta. OttaYio Dinale la capeggiò tra il 1900 ed il 1905, Filippo Corridoni dal 1909 al 1912. Fu questa massa di br3ccianti agricoli, educata per lunghi auui dalla propaganda s-indacalh;ta dell 'azioue diretta, la quale, entrando nell'immediato dopo guerra nei quadri dell'organizzazione socialista, diede un carnttere nettamente ri,·oluzionnrio alla politica opei-aia della Bassa ~lodencsc. I gruppi riformistici dei fedeli alla tradizioue di Agnini e Prampolini huono traYolri, il loro cooperati,;smo dovette piegarsi ai , cleri delle masse desiderose di sperimentare fa tanto conclamata. azione diretta. Contro il socialismo i popolari noll poterono ~chierare, 11ella Bassa :Modenese, grandi -forze, ma soltanto piccoli nuclei di minoranza. Fieri delle loro idee, fermi nei loro principii, essi erano incapaci per il loro scarso numero e la poca forza economici di compiere un 'azione di 1·ovesriamento della situazione. I grossi proprietari, i grandi fittabili, che da circa vent'anni avevano lasciato quasi completamente mano libera al socialismo, si riscossero quando nella dciua prodncia cli Ferrara inca-. minciò ad affermarsi il Fascismo, quando ebbero la seus:uione che la piccola borghesia delle cittadine e dei paesi era st,inca dell~ dittatura, spesso incoerente e o'i·unque pesante, del proletariato agricolo, quando i piccoli proprietari coltivatori, nelle prime sporadiche azioni capeggiate dai popolari, incominciarono a resistere al Yoleri delle organizzazioni rosse. La reazione fascista, finanziati dai latifondisti ,da lun·uhi anni esclusi da ogni partecipazione alle pubbliche amministrazioni, fu opera s0vratutto della. piccola borghesia degli artigiani, dei piccoli proprietari. Costoro, che speravano attraverso al fasci::;mo di riconquistare quelle posizioni che a'i·ev.-'lno , ent'anni prima raggiunto capeggiando i primi moti socialisti e che nel dopogu.,erra la mas;a proletaria aveva }oro strappato, videro in hre, e s,·anire il loro sogno. ' Col fascismo la Bassa modenese è tornata w:,,;·o al dominio assoluto degli e agrari • e la piccola borghesia -.·'è tollerata soltanto se disposta a rendere omaggio ed a prestare servizio ai lati-· fondisti eù ai grossi fittavoli. Gli agr8ri tornati al potere ùopo ,·eut'anni lianno dimostrato come alle volte la servitù non iu~egni n go,·ernarsi ed a governa1·e. Le cronache clei giornali hanno avuto scarse <,ccasioni di occuparsi rli ciò che accade ne11a Bassa Modenese dal 1921 in poi, tanto il terrore domina sni molti che hauno' sofferto, che sanno e che non osano parlare. S.,oltnuto qu.a.ndo i fatti sono stati così gravi come il delitto scoperto a i\liraudola l'anno .passato, l'omertà di certe bande: terrorLc;tiche è stata ·spcz7,.ata. Di fronte ad un delitto del quale si sono scoperti gli autori, molti e ·molti altri se ne annoverano la cu.i istruttoria o-indiziale è stata chiusa perchè non identificati i responsabili, molti e molti altri dei quali nè il pubblico nè la giustizia ha avuto sentoi-e. Per dimostrare qua li fossero le C0nd17.,ion.idi dt.a che il fascismo agrario della Bassa consentiva agli :n:versari hasti questo esempio. A Finale Em.ilia nelle ultime elez.ioni; su circa 3000 vitanti-, una cinquantina soltanto osarono votare per la lista unitaria. Tutti costoro vennero ideJJtificati mercè il famoso len10 inentato dal Prefetto cli Bologna, lutti vennero regolaru1ente puniti ·dalla giustizia fascista, nessuno osò ricorrere alla.. giustizia dello Stato, conoscend~- ne l'impotenr..a e ben sapendo delle rappresaglie c.:he certamente avrebber'O colpito i malcauti de- • nunciatori La· stabiliti1 della clomioozione _del - fascismo ngra-ri~ nella Bassa l\fodenese è, però, tutt'altro che assicurata. I braccianti sono C)ltrati nelle Corporazioni fasciste in massa, spesso_ cogli istessi capilega che r LA RlVCJU 71O:S:l • ;rr,:,ALF 11 dirigevano ai tempi clc:.lln<lomrnaz10-ne ros~a. 1·.ssi, pur 11cllc ro1porazio11j fasciste, hanno cùu~ .sen·ato tutle le idee che un deccn11io di propaganda sindacalista loro avcvil instillato. Ed oggi incomi11cia110 ad agitarsi perchè i latifo11disti, appena. rieouquist.ato il dominio, hanno voluto ridurre il carico 'clella 111a110d'opera e:he le org;111i7.-7,azio11i socialiste avevnuo imposto e t1.;11clono a limitare sempre più il numero degli operai impiegati nelle loro aziende. La piccola borghesia, formata in parte alla tradizione del partito c.l'azioue garibaldino, in parte alla tradizione democratico-cristiana, sc:ntc orinai di non avere e cU 11011 poter avere nulla in comune colla politica rigidamente classista clel fascismo agrario. I comhatlenti, che già sui primi del 1923 ave- ,·ano tentato un movimtnto di risco~~, sono nella enorme maggioranza colle for7,e della op posizione. Nelle cittadine e uei paesi si ,·a delineando vigorosa una corrente democratica, non ancora organizzata ma già forte pel consenso <lei ceti più colti, mentre il fascismo agrario giorno per giorno sta svalutandosi attraversa l'opera de' suoi maggioreuti. Cittadine e paesi che costituirono nel r92 r e 1922 altrettante roccheforti dalle quali il fascismo mosse alla conquista delle campagne, sono oggi 1 almeno spiritualmente, per·- dute. per il fascismo, costretto 3 farsi, non già rurale, )na ... carnpag,molo addirittura. Sola foJ'l,a che ancora ,c,stcnga l'impa.Jcaturn fo~isla è i' orgauizz..1zio11e armata. Una delle handc della Celrn agrarfo, che operavano in tutta la Bassa mode>nese t: nell 'Oltrepò mantovano, è stata 1mmobilizr..ata quando, a .seguito del delitto di ,\1irandola, 11e vtnnc ~rre tato il c-apo, con5iglicrc provinciale e sindacc, di Finale Emili.a. Altre ne restano, le quali, non osando ancora gli avversari riel fascismo di intrapre1ldere alcuru.i. azione palese, si esercitano pre;;tandosi. .. a diJ;mere e liquidare alla maniera fascista le con lese private. I'rattanto la disoccupazione tra i braccianti agricoli i: fortissima, ni- bastano i grnJJdi lavori delle bonifiche ad assorbirla. Le istituzioni di colloc..1mcnto e di pre\.ide1na o non esistono <., 11011 funzionano, talchè gli uffici governati vi 11011 ri<-e,·endo più da esse alcuna (·omunicazione, possono affermare c-he nella Ifas!,,3. mexlenese nc,n esiste disoccupazione. La grande proprietà, non più pressata dalle richieste del proletariato sempre impedito in ogni agitazione, non più sollecitata a produrre meglio e più abbondantemente dagli alti salari operai, ritornata arbitra as~oluta dt1 mercato della mano d'opera e di tutto l'organamento economico di questa ferti-lissima regione, sta ritornando a poco a poco \'erso i sistemi della cultura estensiva, da lungo temJX>, e fortunatamente abbandonati. FRANCESCO Ll'LGJ FP:RRARI IL FERRARESE 11 Ferrarese è, dicono, teITa rivoluzionaria; Jal 1897 non v'è più stata pace; i più noti agitatori, Pasella o Bia11chi, si sono resi esperti qui nell'arte dei sommodmenti sociali, utili:1,- zata poi con ben maggiori profitti, e altri agitatori, Rossoni e Balbo, son uati e son cresciuti qui. Pure, in ben poche regioni dell' Italia settentrionale la popolazione è ta-nto inerte e inclìffereute a tutto quel che non sia lavoro indefesso su una fecondissima terra: gente tranquilla, abituata seuza sofferenze al dominio dei preti l' fatta '8ortire da questo dominio senza rivoluzioni. E' proprio certo che il ferrarese non invelenisce affatto con romagnola volontà di parteggiare i dissensi esjstenti fra le classi e le categorie economiche, ma se questi dissensi han determinate per quasi trent'anni una pennanente agitazione deYono essere di uatnra ben complessa e grave, J.X>ichèil ferrarese di suo, di deliberato malanimo, non ci mette nulla. Tanto, che non si può parlare di lotta poli- ... tica, ma di nuda lotta di classe, di pura lotta agra-ria, nel Ferrarese. In poche altre. regioni la maturità politica, nelle classi dirigenti e nelle masse è più iufautile. Prova ne siano, per le 1nasse, i passaggi repentini, totaÌ.itari da uu estn~mismo alt 'altro; e di classi dirigenti par non ·poterne parlare se i ceti borghesi han vivacchiato nella più gretta moclerateria clericale per affidarsi poi, stremati, al Fascismo; e i dirig~ti del socialismo il Fen·arese li ha sempre presi dal di fuori fra i disponibili capitani di ventura. Anche i pochi uomini d'ingegno partecipanti alle lotte poltiche, son poi spinti dalla natura gr-eve della razza a .sopportare quello che nelle loro lazioni si compie : ne sian prova due uomini di opposti partiti, l'uno, il Sen. Pietro Niccolini (1) emergente appena, con scetticismo caustico sornione, fra la consorteda clerico-moderata; l'altro, 'Mario Ca.vallari, sempre, c_on volonteroso buon cuore, sacrificatosi ai forestieri, capitaQi di ventura. Son nature queste fatte pi~ per dar Senatori che uomini di parte. Non vi è mai stata lotta politica nel Fe~arese, ma solo rovesciamenti di situazioni : poichè qui la lotta politica è solo la rivelazione travolgente e esacerbata di una mai riSolta situazione economica. Ogni principio politico ha pe·r il Fe.rrarese la propria promessa, e ogni principio viene quindi accolto toi;renzialmente: uella lotta politica cioè la situazione economica rivela setl].- pre lo stesso gi·oviglio, e uon si risolve. Se il ritmo della politica è ttttto lineare e tragica lotta di classe, allora la Provincia di Ferr~ra merita d'essere alla testa cl' Italia poiebè qui la lotta di classe è nuda; ma qui appare verosimile un principio alquanto di verso dalla nuda enunciazione della lotta d> classe che, appunto perchè anima sottintesa d'ogni conflitto economico e politico, non può mai essere affrontata nei suoi tennini cru.di. Come si potè giungere a qu~sta disastrosa lotta cl-i classe che ttamutò quasi di colpo la più completa conquista socialista in dominio fascista spostando appena alcuni, e non tutti, fra i dirigenti locali? Il socialismo fu qui il perfetto fratello cadetto, il ricalcatore non sempre originale del capitalismo. Le grandi opere di bonifica (2) attrassero i lavoratori da tutte le zone vicine, aiutarono il disgregamento della unità familiare colonica nelle tetre vecchie, chiamando a sè i contadini più sradicabili, pronti ad abbandonare i complessi vincoli di suhonlinaznone nella vita colonica per ;idursi a proletari viventi a sala.rio di danaro. Le grandi opere di bonifica diedero una enorme massa proletaria al Ferrare~, atp trassero braccia col ritmo stesso con cui 1a grande industri.a stacca i lavoratori dalla campagn.a per renderli operai nei suburbi della città. E i proletari fe1Taresi, terminàte le opere di bonifica, non trovarc,no la disciplina della fabbrica 0 la vita dei centri urbani, nia solo l'obbligo di riton1are contadini senza legame alcuno con la terra - contadini appunto vi venti a salario di danaro - peggio ancora che braccianti, avventizi. La condizione quindi, così delineata da un ventennio si pr~utava straordinariamente propizia alla lotta di classe, sopratutto alla lotta di classe intesa in senso sindacalista. Qui non era necessario dare agli agricoltori coscienza proletaria, se il proletariato agricolo c'era, creato dalla grande industria : bastava strappare le altre categorie di lavoratori legati da patti di cointeressenza alla terra del proprietario (piccoli affittuari, mezzadri e, sopratutto obbligati (3)1 ridurre il più possibile ogni forma di ricompensa al salario di danaro 1 spezzare cioè ogni altra categoria che non fosse quella degli ay,·entizi, fiuo a identificare con questa l'intera classe dei lavoratori della terra. Pre.s.sochè tutte le agitazioni tesero appunto a questo: proletarizzare i lavoratori del Ferrarese strappando nello stesso tempo alla classe proprietaria quelle concessioni e quegli aumenti di salari che togliessero i lavoratoo-i dalJa. miseria e dèssero loro quel tanto di 1elath·o benessere che occorre per condurre una lunga lotta rivoluzionaria. L'ttltima ,agitazione, nel 1920, aveva chiarissima, troppo chiara sventuratamente, questa mèta ftnale. In es.sa l'elemento politico rivoluzionar!o dominava. su quello economico·: tanto che nel patto Zirardini (Marzo '20) appena e non del tntto i salari stabiliti raggiunsero quelli dell'anteguerra, tenendo conto del deprezzamento della mo11eta. Il patto Zirardini concretò la situazione rivoluzionaria del ferrarese con l'uffici.: d1 collOC'amento. Con esso il proletariato veniva insieme disciplinato ed educato rivoluziona1;amente ad un vero controllo sulla gestione delle aziende agricole : nella 1egione cioè cui le grandi bonifiche diedero un proletadato industriale costretto al lavoro agricolo, gli uffici di collocamento fwono l'esatto equivalente dei consigli di fabbrica. Il patto Zin1rclini fu stipulato nel marno del 1920. Alla fine del '20 cominciò 1'offensiva agrario-fascista, alla metà del '2r tutta la Provincia di Ferrara era fascista, e tutto il rivoluzionarissimo proletariato ferrarese era passato nei Sindacati di Edmondo Rossoni. ~ cosa era a.vvenuto? Non vi era dunque una coSC'ienza rivoluzionaria - la nuda lotta di classe per lo sradicamento ormai ottenuto degli . operai dalla terra, non doveva produrre il capo- ,,olgimento? Il capovolgimento infatti aYvenne: fatalmente, quasi senza n=•_c;isten7.,a - ma fu da Zirardini a Balbo. La enorme massa resa tutta proletaria, staccati gli ultimi vincoli che la legavano al suolo, per l'urto del fascismo, totalmente si capo,:ols~. I senza terra possedevano ormai, attr~verso le loro organizzazioni di classe, tutto il suolo ferrare.se - negli uffici di collocamento avevano lo stnunento per governarlo - i diritti legali di pl'oprietà ernno ormai di veuuti altrettanto nominali quanto quelli degli industriali che, nell'anturu10 del '20 1 avevauo le officine occupate: e questi stiumenti e questo dominio il proletatiato ferrarese se li lasciò strappare cli mano con una resistenza che, se si guarda a Molinella., par nulla. Possedeva om1ai tutto: e, se si confronta alla enormii:à del dominio sfuggitogli, non reagi. Evidentemente, quindi, di questo dominio non sapeva che fai-sene: era troppo per lui, troppo per 1a sua capacità dvoluzio~a e produttiva. Poichè forse la realtà dura è questa: che nel Fen-arese non vi fu mai del Socialismo; vi fu - dell'avventiziato, del leghismo, vi furono tutte le condizioni esteriori de1la lotta di classe, ma la coscien7.,a di classe fu da una _parte sola~ negli agrari. Non fn un proletadato eh~ si ~onquista la propria potenza e la propna az10ne riVolttzionaria, non ebbe nemmeno mai educazione alla gestione diretta. della proprietà con cooperative di produzione e con a.f!ìttanze col1_fj.3 letti,c: gli esperimenti, limitatissimi, si debbon,, a riformisti condotti nel Portuense da }Iario Cavallari ed Antonio Botta1.zi e nel Bondesano <la Cgo Lugii. Pareva un proletariato armato, del tutto simile a quello della grande industri.a, ed era insece nn regalo della grande industria : operai sradicati dalla terra, inquieti e torbidi, che voliere, forse la terra, ma senza avere nè l'educazione dell'industria ni: quella dell'agricoltura. E la rivoluzione che pare-va imminente e matura fra centomila c,rganizzati, a.lx,rtl per l'urto di alcune centinaia di fascisti. Il Ferrarese ora non (: fascista. tome non fu socfa..,tista; occorre altra anima, altra_ preparazione economica, per corn:e<lersi il lusso ,]elle lotte politiche. Il probk,ma unico, \"ero è quello deJl'avventiziato che fu creato dal Capitalismo, che il Sc,cialismc, tentò di risolvere con la costruzione di un edificio crollato in poch<c ore - edificio che i f.ascisti distrussero s( ma per montare la gnardia intorno ai suoi imponenti ruderi e per contribuire alla risoluzione essenziale del problem.a, praticamente, con niente. Il loro programma agrario fu la solita formula: la terra ai contadini. }[a la verità più intima fu : i contadini alla terra. E i contadini, infatti, furono non radicati ma sbattuti alla terra e tenuti ben proni ad essa: non si frazionò la proprietà che ia scarsissima. misura, 110n si fece risorgert= dopo il Iivenamento provocato dal Socialismo, la categoria cosi tipica.- mente ferrarese degli obbligati; appena dove fu possibile, favorì il sorgere della mezzadria e della piccola proprietà o affittanza, ma il problema fondamentale del Ferrarese rimane inalterato in tutta la sua grandiosità; peggio, forse, aggravato. Poichè, dopo che il I'ascismo diede la sicurezza ai proprietari, il valore delle terre ferraresi, in quattro anni triplicò: si era. giunti a quattro o cinque mila lire 1'ettaro, ed ora si è arrivati a tredici, quattordici, quindicimila_ E i nuovi proprietari, affittuari, mezzadri molto spesso non sono ferra1esi ma veneti, romagnoli, cremonesi e bresciani perfino, chiamati a Ferrara dall'ora vivissimo commercio cli terre che sono fra le più feconde d'Italia. Cosi nuove famiglie ferraresi devono andare ad ingrossare la massa degli avventizi. Come rimedio o palliativo temporaneo, vanno sorgendo per la Provincia stabilimenti industriali zuccherifici, essicatoi di tabacco, fabbriche ct/ conserve alimentari. fila poco fa la fabbrica in campagna, fra -◊pera.i avventizi, (luando il lavoro è saltuario . E poi il problema e la risoluzione del problema è agricolo, e uon industriale: costruzione di opere coloniche nelle grandi terre di bonificai educazione della massa alla gestione e alle-affittanze collettive, intensificata diffnsione del coopp-ativismo. Si è, si era agli inizi con 1:1Ila povera massa sprovTista quasi di tutto, materialmente e moralmente: e si face..-a già del comunismo! ! Il Ferrarese - se è una. povera terra vittima della sua ricchezza - ,·ittima della grande industria e dell'afia1ismo agricolo - viL tima delle correnti troppo forti di ricchezza che affluiscono a lei e sorgono da lei e non per1nettono ancora alla sua economia sociale di assestarsi : sussultante per un ritmo di vita economica troppo. forte per quel cbe può essere sopportato nelle vice11de della terra. Eçonomicament.e svilup.patissimo, socialmente primordiale. politicamente gretto o infantile ... Si anà ritmo normale di attività, quando si pctrà trovare un equilibrio Ira questi tre aspetti di ,·ita. Per ora di fronte alla solidità politica e sociale del Bolognese e della Romagna, Ferrara colle sue masse di a,·veutizi sempre sconvolte e torbide, con Ìa sua classe di proprietari ¾o-rari schiavisti e cinici quanto ciechi, è una infelice e per inesorabile necessità turbolenta Balcania. Ed ha offerto infatti, col Fascismo, il suo dono balcanico ali' Italia. Poichè qui, in questa atmosfera. di palude umana., è sorto il Fascismo, la SlliV nullità disastrosa l'ha iniziata gli si è plasmata qui, nel tentatiYo di conciliare colla forza, per far tornare proprietari i possidenti, dissensi che con la forza si inveleniscollo e non si risolYono. E nel fattò che il Fascismo sia so1-to in una regione socialmente e politicamente arretrata e inorganica, collocata proprio nel centro della civilissima Italia settentrionale - nella natura dei luoghi da cui il Fascismo sorse come una rueridi0nalizzazione con spinta dal ~rd - forse qui non è l'ultima causa de.Ì mali dì cui tutti soffriamo. l\1Ax ASCOLI (1) Al ::S-iccolini si deve uno studi? lucid_issimo e meritatamente ritenuto quasi classico sulla questione agraria nel FefTarese. L'~a del Ticcolini (La questio·ne agraria nella Promn-- cia di Ferrara - Ferrara, r907) può ancora essere con grande profitto consultata _poichè dal _1907 ad oggi non si può purtroppo ~tre che la situazione sia nelle sue hnee essenzialmente mutata. (2) Una sola bonifica, detta e La _Bonifica.' per antonomasia, promossa da gruppi caQitahstici torinesi, ha aumentato 11 suolo coltivabile ferrare.se di 16.cioo ettari. (3) Il patto con gli obbligati è tipicamente ferra.rese e fu già diffusissimo nella Provincia con grande beneficio• nell'agricoltura. L' obbligato vive sul fondo e viene ricompensato oltre che con l'alloggio la legna ecc., con salario di lavoro e con Ulla cointeressenza variamente graduata alle colture.

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