La Rivoluzione Liberale - anno III - n. 38 - 14 ottobre 1924

J RIVISTI\ STORICI\ SETTIM/\Nf\LE DI POLITICI\ ESCE ..C:NTE ,.:iTALE Diretta da PIERO OOBETTI - Redazione e Amministrazione : TORINO, Via XX Settembre, 60 Abbonamento per il 1924 L. 20 - Per un semestre L. IO • Estero L. 30 - Sostenitore L. 100 - Un numero L 0.50 IL MARTEDÌ ~ ,i riceve ur, r:,ulT)ero <:li sa~iio ~ r,on ir,ter,Qe abbor,arsi r~spioga il giornale, altrimenti gli continu~remo l'jr,vio e Qopo un TJJ"se pro'tYedererrio alla riscossion~ "'"<fia.nte tratta. Anno III ~ N. 38 - 14 Ottobre 1924 SO M 1\1 ARI O: SALLUSTIO: Catilinaria. - U. MORRA m LAVRJANO: [.'accademia degli avvalorali. - L'> Vita Regionale - E. AZIMONTI: Perchè so!!re la Basllica1a. - U. M. di L. Conred. - G. FALW: Un pericolo per il socialismo. - M. VrncmuERRA: lnven1ario di cultura: ll. Tilgher. - T. R. CASTJGLlONI: I t.apsl. - E. BER·rr1: t.e bou,geois !rançais. CATILINARIA UN UOMO DINAMICO « Lucio Sergio CM,ilina,, 11ato da famiglia illustre, fu uo-mo di grm,.de "vigore intellettuale e fisico, ina di 1vna n.atu,ra insana. e depra11ata. Fin dalla sua prima gio1Jentù, le lotte i11tesbine, gli a1n1uazzamenti faziosi, /,a d.iscord,ia civile, fecero le sue delizie: furono là gli esercizi della su.a adolescenza ... Aninia ClilULacep, erfida·, atta a tutto fingere e a tutto d.issinrn,l,a.re: cupido del bene a/.trui, prod.igo d.el prop1io; a.rdente nelle passioni, di sz,fficiente eloqu.enza, di scarsa saggezza. Il suo spirito i'n.saziabil.e aveva, sem.p. re del.le aspfrazio-n.i s1nisu:rate, ina.1uiite, chùneriche. E quest'1101no, dal d-ì che Lucio Sili.a stabilì la sua tirannia, era stato ossessionaito daU' idea d,el s14,premo potere: purchè egli potesse arriva.rei, poco gÙ im.porta~ùa dei ·mezzi ... , . LE CENE DEL BRECCHE « Catilina non a-veva pe11:ato ai raggrupparre intorno a sè i 1tizii e i delitti, c01ne un corteggio tt,; sa.te/liti. In effetti, t1<tti i d.ebosciati, gli <r<Lu,lteri, i bari, gli scrocco1Ìi, gli sjr-zt-ttatori di donne ... ; inoltre, 1.1en-u,tui .n. po' da do'l.ntnque, i sacrileghi già condannati in giudizio, o te1nenti di esserlo; poi anco1'Czg,li scherani che 'Vi:vevamo o d.ellar loro mano, o della loro Lingua., can. lo spergiwro o con l'assassinio, tutti colo-ro infine ·che etano ulcerati o dal disonore, o d:alla ·miseria, o da una ca.ttiva coscienza,, ecco quali erMw gli inti111.i e i com·rnensali di Caitilina D. « CARCERE E PIOMBO AGLI AVVERSARI ORO ED ONORI A NOI> (Dal giornale l', Impero •J « Catilina parl{l("ua a degli it-Oniini bisognosi, senza. beni, senza sp-eranze, e che si sent.ivmio già, per il solo fatto d.i turbare l'o-rrf,ine pwbblico, rimunerati deUe loro pen.e. Egli pro-mise loro l abcrlizione dei debiti, l.a proscriz.ia-nJe.dei ricchi, la ripartizione delle carriche pubbliche, delle ca,.. riche .sacerdotali, il saccheggio, e tutto il resto, che è portato d.alla libid.ine d.ei vincitori... A queste promesse, egli aggiwn .g..eva 111-illeim.precazioni co1vtro l.a classe dirigente: e poi, al con~rario, una parala acù.datrice per ogni ccmgiuratto: ricorda-va alF1l.11iola su.a nLiseria, a:ll'aUro la sua cupidigia, a parecchi i p-rocedimen.ti gi,zt-d,iziMii, anzi, il disonore inccnnbenti, ai molti la "ùittoria e l''esenipio di Silla., e q:ital bottino a11esseprocurato ai seguaci di costui ». LA CONTESSA DEL VIMINALE < Nel nu-mero delle d011.ne,che avevano aderito alla inipresa di Catili1W, c'er(l', per esenip_io, Sempronia : parecchie volte essa aveva fatto prova neLfazione, di wna auda.cia virile. Questa donna, nobile e bella, non ebbe che a lodarsi di suo m,arri:to e dei figli: era istruita nelle lettere greche e latine, forse più che non convenga a, danna onesta; esperta nt-lle da·nze 1noderne, e -ry.egli ultri talenti QIU.Siliarii della d.issipazù:me. Essa faceva passwre tutJ>a d.avanti alla pwi!icizia e all'onore : incerto ciò eh' essa rispcvrnii.atva, 1nt1io, se la s·ua rip1vtazione, a i suoi ben.i: in:fianim,ata tal-volta dQJpassi011,i•così ardenti, ch'essa solle- ~ita--11agli uoniin'11, più che non ne fosse sollecitata. SP,esso avev<T t·retdito la sua /ed.e, spergi-u.- rato, già.era stata, c01z.wivente in loschi af/Mi di satvgue: il deboscia1nen:to e la necessità l'aroeva.io ora, sospùita nella voragine d.el complotto d,i Cmtilin:ar"I!. ,; I MILITI DELLA MARCIA SU l{OMA « Il popolo di R01na aveva, del resta, più ..i una ragione per l{ll)icia,rsi nel sO'l!--vertimento. Pri1na di tutto, q1Lelli che si distingiwno per lo scandalo e lCDsfrcnvtatezza, i dissipatori dei beni pat;ernd, coloro infine ch'era,no stati allon.tamati dal loro lu,ogo di nascita per qualche marachella, <~ che era.no ai/fluiti a R01na come in un se1ritina. Poi, 1nolti ricordavano i tri<>nfi di Silla, e vedendo dei seniplici schera-ni diventati senatori - ·e casì opulenti, che tutta la loro vita trasco-rrcva in 1t-nfaisto reg~le - speravan,o, prendendo le armi, d.i t:ran-e gli stessi frutti d.al/.a vitto-ria. Infine nwlti giova-notti, che nelle pro-vincie a:ve7!arvo viv<Tcchiato alla meglio col la7J(rro d.elle loro 1n.ani ora attirati a R01na dall.e so'Vvenzioni e d.alle 'sper;.nze d.i wn impiego, avevam,o preferito l'Òzio u:rba11OaLle fatiche di u.n te.,npo, n,è intenaevano VOrnare rolla cond:izicnie d,i U1W 1JOlta». DISCORSO AI REAZIONARI Que11a 1: marcia su Roma i, fu sventata, tutti sa11110 in qual modO. ì\1a conven-à rileggere il discorso di Catone ai reazionari, ai conservatori, quando il Senato discusse delle pen~ da infliggersi ai ~ovvers'i vi : « Nla in n<nne degli dei immortaU, è p1'aprio a 'Voi ch'io facci() appello, a 11oi che atVete se1npre ccmsiderato i vostri pala:zzi, le vostre 'Ville, i 110stri q1md,ri e le voswe statue più d.el/a patria. Volete conser'Va1'li quest.i beni, qualunque essi siano, ai qua•li siete così a,ppassianatamente affezfonati? Volete essere sicuri di godere senza turbamento dei vostri piaceri 'r Ris'Vegliate'Vi infine, e prend.ete a cuore l'interesse dello Stato. Q,ti non si tratta d.elle finanze della Repubblica, r, d,i oltraggi fatti contro ,wstri alleati: la. nostra Ubertà, ll1i nastra vita è in gioco •· SALLUSTIO L'Accad~mia degli Avvalorati Lfrorno, città accademica. L'ultimogenita delle città italiane, onuai non più viya di traffici, che da quasi un secolo non si accresce sensibilmente, ordinata e mockrna secondo un pretto tipo settecentesco, può fregiarsi del nome di un'Accademia come di una p-.;tente di nobiltà. La pianta quadra delle v;e, con il· logico canale intorno, l'incastramento delle darsene e i quartieri ben delineati, impressa su una carta da.Ila grana robusta, dai caratteri etti e i singolari i del millesimo·, sarebbe una contraffazione se non ci fosse, in un bel cartoccio a destra, un sigillo accademico e un motto sottile. Tanto più che non mai Accademia dovette essere così connaturata, contemporanea con la. città, tutte e due cli stampo leopoidino. Poichè mancava ,con la vita urbana, la tradizione lettern.ria. 1 a Livorno non ci fu congresso di nobili e d'abati, post-arcadici e cicalatori, capaci di buone rime rua disattenti ai nuovi ardimenti dell'intelletto. Troppo gusto TI go\ierrulva-:- Se no, gli Avvalr·rati ci avrebbero lasciati echi ili gr:andi manifestazioni, di autoesaltazioni mirabolanti. Poteva esserci, in quella città creata, una fiera perpetua dell'illusionismo; ma invece gli asciutti e onesti intellettuali non si fidavano delle proprie opere, non le proclamavano al mondo; essi, che poi assw·geranno al grado cl 'interpreti di bisogni e di realtà future, non si stimavano altro che seguaci del buon senso ; e per ciò tenevan I 'animo d'esto1 e .ave\·an volontà più d'imparare che d'insegnare, non erano mai stanchi, non cercavano riposo e quiete in teoriche assolute, ma il divario eclettico, la rapidità delle opinioui, 1'in.gegno semplice, la secchezza e la buona articolazione del discorso facevano Piuteresse- della loro vita e li mantenevano sani. Si può immaginare che il conte Algarotti giungesse spesso dalla ·vicina Pisa, a dare e a chiedere novelle; e, nella compagnia an1abile, fra quella gente fatta accorta dal commercio e dai contatti col mondo intero, forse come alla corte di Potsdam, sfavillasse il suo spirito. A lgarottws sed. non oninis - dice I 'epitaffio _di Federico; il meglio, piiù che negli scritti, rimase nelia memoria dei co-nversatori fìnchè durava; cli questa i buoni sensisti erano paghi, e non materializzavano nemmeno il proprio orgoglio. Oggi l'Accademia è un teatro, nel teatro s'è riunito un congresso e gli Avvaloraiti vi si mostrarono parenti assai lontani di quelli primi, ch'erano eleg 1 anti ed arguti. Eppure, chi avesse voluto, poteva rintracciare nel concreto riformismo di Leopoldo il fondamento, la prima occasione deJle idee liberali e anche un mò:iito, poicbè se manca la volontà di nuovi esperimenti e un radicale coraggio nei governanti, le più diffuse e le più ovvie teorie piglili<no la forma nebulosa del mito e· sprigionano le :orze men.o educate. L1assennata moderatezza. dei toscani, che li distinse nel Risorgimento, era frutto di quel politicissimo estrernismo grandccale. • * • Nel ripensare allo svolgimento e ai f'es1ltatì cl:el congresso del parlùo libei'ale, ci si attacca per forza a questa forma di retorica conrervatriee. Non che i congressisti ne abbiano data esplicita occasioue 1 poichè caddero invece tutti in forme di retorica, demagogica. Ma ornai è risaputo che da noi la demagogia è l'aypannaggio dei conservatori. l Quando si è detto conservatori si è detto però pochino. I parlamentari di destra banno co..<cienza d'essere conservatori, e questo è un gran merito che produce molti vantaggi. La loro condotta., in massima rettilinea, la forma dgni- _tosa del pensiero che vi corrisponde, la cap1cità di accumulare esperienze e qui.n<li di ammonire con animo diritto e con wn certo clisinteI=sse, poichè anche l'accadimento personale si fa per loro, e senza secondi fini, teoria, costituiscono morahneute il meglio della nostra vita politica; e, non c'è che dire, le loro parole, e più l'accento con cui le pronunziano, ammaestrano. Se non che, siccome si riconoscono senza forza e 110n p,reparati, o troppo pregiudicati, per crearsela, sono in continuo stato ili tensione e di paura; vindici delle patite sconfitte e inascoltate cassandre di futuri guai. Il pathos dci loro discol·si è tutto lì ; gli sforzi della •loro memoria vanno sempre alle umiliazioni, e sembra a loro un segno di grande nobiltà - quando è invece seguo della loro inabilità - d'essere stati calpestati 1 e miracolo iuobliabile il riacquistar credito e influenza. Tentano cli munirsi, o coll'adoperare llll linguaggio retorico da pseudo-liberali (ma ora non attacca) o col rifugiarsi nostalgicamente nell'ambito d'una difesa, a cui altri dànno poi il carattere della vio1en7.a. . Violenti non sono; (« io filofascista - diceva ]'on. Codacci-Pisanelli, rall'ingresso del teatro, e mentre s'allontanava -~.).l' canto di « Giov,inezza » - vorrei esser il primo a. sacrific-are il mio petto ») ma dopo una lunga carriera, troppo poco gloriosa perchè poco furba, per ottenere un meritato riposo, si danno prigionieri ai falsi violenti. Congressisti <li,destra, cioè seguaci dei parlamentari, non c'erano, che tutt'altro è Io spirito cli Luigi Valli. In lui c1è quasi un ardore mistico, e allora è inutile tentare di rapp,resentarlo .. Gli altri si possono raggruppare in un indistinto centro 1 che sarebbe l 'auima del partito 1.iberale nella essenza più schietta, prima che sia manipolata dai sagaci dirigenti e politici. I liberali del Risorgimento ft!Ton anche detti moderati - ha rammentato il p,rof. Luigi Rossi. E i moderati non sono gente degna del nome di conservatori, in qua.nto noo vanno più in su della politica del!' ;stinto. Uomini sentimentalmente pw:i, onesti fino, forse, alla grettezza, non educati al giuoco delle idee, quasi tutti av.vocati, e se no con una mentalità peggio che avvocatesca, se gli si toglie l'impiego di classe d.itigente son ridotti alla disperazione sp~rituale, poichè non conoscono altro cam.l?o per 1'orgoglio e per il, d·esiderio dell'immortalità. La libertà, per essi, è la libertà di ottenere le cariche a cui erano avvezzi. Per ciò si ripeteva continuamente, e con sdegno sempre maggiore, l'accenno alle Amministrazioni comunali detenute dai commissari fascisti; scorno e offesa più sensibile che non le minacce e gl'insulti dei bolscevichi all'istituto della proprietà. A sinistra c'è Giolitti e, compatta, la provincia di Cuneo tutta piena di persone furbe. Il g1-an luogotenente Soleri 1 dominatore dell'Assemblea, un Giolitti che sa la retorica, non sap._ piamo nella capacità amministrativa, ma certo nella tattica pm-Iamentare, con proprii mezzi, si è dimostrato esimio allievo. Il congresSo ha parlato, urlato, deliberato sempre per Giolitti, Jna invece ha acclamato continuamente SaJandra; forma acuta di vendetta che forse il genio di Giolitti non saprebbe i11vent.are. L'allegro modo con cui fu trattato ·Mussolini e il fascismv da tutta l'assemblea, esclusi i parlamentari di destra, sarebbe stata la più abietta tra le frequenti livolte degli schiavi, senza Ia preveggenza del vecchio uomo che procurò, con la rinuncia al listone, la salvezza delle sue forze per il futw-o. Quando Soleri ebbe detto: , Vennj alla Camera dopo aspra lotta , nell 'assembiea si potè • respirare. Il peso dell'ignominia era tolto. L1abilità della sinistra, la buona fede della destra: non si può trovar altro nel congresso. Son le sole prove di vitalità d'una classe dùigente, la quale non sa decisamente orientarsi verso il conservatorismo per quell'intima debolezza e quella dolorosa sfiducia di sè che l'obblign a ripararsi, a11 appoggiarsi 1 a sottintendere e a dissimulare quando tratta dei suoi problemi essenziali. Le parole la regolano, e per esse vivuno i suoi timori e le sue esaltazio11i. Il diletto delle sne capacità analitiche non le permc:tte di capire che la difesa della libertà io questo mcntento È: opera conservatrice 1 un 'opera precisa e realistica che oggi compete ai migliori cittadini, col valore e colla forza imperativa che ebbe, quando la si pratica v·a, la tanto conclamata ragion di Stato. Xon si tratta di un'esjgenza personale, non la può compiere chi vuole; colui che la persegue non si procaccia un favore, ma si fa giudice e restauratore del bene di tut~ I;1 questo momento, in questa lotta, non siamo asS<:tati di libertà indidduale, ma di un valore sociale dal quale la libertà discende. Altri, e noi stessi ma con altri compiti, quando l'autorHà sarà ristabilita saremo gli assertori della libertà. Su questo punto Yarrebbe forse la pena dj 1-ichiamare Patten,done dei liberali più gioYani. E' insomma un problema di cultura. Proprio essi dovrebbero saper distinguere, e non empirsi 12 bocca di rivendicazioni c-he, se non sono capite e quasi costrette in forme di pensiero preci30, serviranno assai bene come mezzo di lusinga per tutti i sagaci ti1annelli mascherati. Essere oggi giovani liberali non importa nulla, ma 5i esser giovani informati, e diffidare del proprio sentimento come de1 p-rimo tranello di faciloneria in cui si possa incappare. _.\nc-he i fascisti sono giovani, e prigionieri di sè stessi, magari delle proprie qualità. L'insurrezione gio\·anile non ha mai ragione, se prima i gio\·ani non :-; son fatti vecchi matmandosi collo studio. * * • Diremo che le Accademie non serYono a nu11a? Tale giudizio che sembra logico ncin È: di certo buono per l'Italia. Come il sapere fu sapere accademico, la politica da 11oi non può sfuggire a queste forme. Il roteare a n10to intorno a cpncetti ovvii sembra cosa inutile e dannosa. Ma forse per il nostro spirito non c,è forma OYYia, se non è allargata e ripetuta fino quasi a 1pigliare un tono lirico. Credo che è giusto ed opportuno il desiderio che ccsì non seguiti ad essere, e l'opporsi ._;olentemente alla legittimità di quelle forme; ma di Yalore e d'eco certo ne devono ancora aver parecchio. Quello che avviene e conta oggi, può pure rappresentarsi, per i bisogni della nostra immaginazicne, rome realtà superata_ E siccome al congresso di Livorno risponde un 'azione di governo che non è certo una forma di realtà superiore, tacciono i propositi critici e si attende 1 'opera delle forze in contrasto che nou crediamo punto disparate, nè ctisu,,"1.tali.Le deliberazion; di Livorno hallllo Yalore non per la vita italiana, ma per le risposte di ,{russolini E per le possibili ripercussioni immediate che non tutte saranno inutili nè senza impo~za. UMBERTO 1\loRR..\ DI LA\.RIAXO LA LIBERTÀ IN ITALIA La rivol1l>Z1c-ne italiana fu essenzialmente, esclusi1Jatmente politica,, conseguenza integrai.e di un {1tl)ven.imento sto-rico, non effetto di zm.a trasfo-rmaziane delle energie morali d.el d.iritt.o pubblico e pri-vata, delle credenze, delle norme stesse della 1,,-itaq1wtid,iilt11.a.D. i qiii la ~ll'.gion prima di tutte le nostre incertezze· 1 forse anche d,j, tlt-tti i nostri tra1Jianz.enti, non mppe11a.l'esercizio dell.a libertà nel. pensiero- e nel.la azione, è 1Jen1ito e 'Viene aille prese col ~vecchio concetto e c011 la 'VecchiCDpratica d,ell'autorità. Noi siamo a,u,torita·r'i nel.le ossa; e per ered.i.tà, p_er ed1u;a.zione, per costu.nii, s'ianio indotti o ai troppo ccnnandare o a troppo obbedire. Ad essere sinceranie11te con la Libertà, a volerla intera· e senz.pre per tutti come per sè stes-si, devota e osse{juente al.le leggi, ri.gu.a,rrlosa, gelosa fbn.anco: a volerla educatrice e rnoralizzatrice, preniio nOn gastigo d4, Dio, a noi ·insegna, la scu,ola, il I.ibra, 1nagari la imitazio-ne straniercr; 1~011. 111.ai,assolutamente non 1nai l' intinz.o, profondo c01vvincimento dell'animo. G. FORTéNATO Il Mezzogiorno e lo Stato Italiano - I, 398) S-ia·rno parlamentarmente deb.oli, perchè 1nanca tra noi l) elemento integr{ll)ite à' ogni bium go- 'L1erno libero: /,a pubblica opitz.io-n.e, la ve-rcr, -non ,,-,wllm dei giornali, nan qttella, àe' caffè e de' circoli, 1neno di con.-versazione, che di gi1wco e di mo,r·marazi011e... Perchè tra nOi I.a ~ù'ita,politica, priva d.i ogni solida e la·rga corre11te di J.1,.bblica opinio-ne, è organata co1ne l'antica nostn, vita letteraria: s1•l fond.amento d.eUe aaademie. (Ibi<l. II, 174)

bi 154- LA RIVOLUZIONE LIBERALE LA VITA REGIONALE POSTILLE Perchè soffre la Basilicata 11 malauno più grave di cui soffre la Basilicata <: la povertà dipendente <lallc magri~simc risorse del proprio territorio, \'asto fin che si \'Uolc, ma pochissimo suscettibile di procluzio11i copioS<! e costanti. Perchè queste alTcrmazioni non siano giudicate la espressione del cotniucimc:nto di persona p<;r natura incline al pe:;simbmo, ma siano dconosciulc confonni a verità, bnstcrà nna succinta <locu111entazione statistica. La produtionc agraria 11 valore attuale complessi,·o della produzione lorda agraria it..'lliana è ,·alutato d:i.l Su·pieri in 30 milia1·di. 11 Franciosa, limitando il calcolo di valutazione ai prodotti principali delle colture erbacee e<l arboree, arrha i1n·ecc a 26 miliardi 1 pe1chè nel computo non comprende i prodotti delle indust,-ie agrìcole da cortile (pollame, ecc_), e i prodotti delle piante lcgnOGe eia frutto minori. Con tale procedimeuto, facile del resto a ripe. tersi 1 il Franciosa arri\·a per la Basilicata a 427 milioni di lire. Arrotondando pure a 450 milioni, per rendere ia cifra confrontabile col computo Serp1eri, si può giU11gere a conclusioni interessanti, che ~iova esamiuare separatamente. . • * La media produzio11e lortla agraria del Regno è di circa r40 mila lire per ogni cento ettari di superficie agraria e forestale; la produzione media della Basilicata è iu\·ece di lire 47.500 circa, sempre per ogni chilometro quadrato di supesficie. La Basilicata cioè proudce la terza parte iu media in co11fro11toalla produzione del Regno, e 11011 ha altre risorse che quelle della sua misera agricoltu'ra ! Quanto misera e anemica sia l'economia rurale (e quindi generale, percbè mancano industrie manifatturiere ed anche l'artigianato vi ha poca importanui) della Basilicata, in confronto ad altre regioni, lo elicona le poche cifre e i confronti seguenti: La Liguria, che è una tipica regione induslriale e commerciale, con 372 mila ettari di SUIJ).erficieagra.ria e forestale, in gran parte collinare e accidentata, dà una pToduzione agraria lorda complessiva, a detta del Franciosa, di 400 milioni, cioè poco meno della Basilicata, che pure è tre volte più vasta, e non tenendo conto alcllllo dei fiori e delle frutta minori che pure tanta importanza hanno in Liguria! Una regione di pianura fertile come l'Emilia, aYente un clima con pioggie estive, ba una produzione lorda complessiva di cicra 3 miliardii ossia di 170 mila lire per ogni cento ettari, il che è quanto dire 4 volte la Basilicata! La Sardegna, che è una tipica regione pasto. raie e rurale (a parte la zona mineraria dell'Iglesias), dà tu1a prod11zione lorda complessiva di 700 milioni circa, ossia lire 55.000 per ogni cento ettari : produzione sensibilmente superiore a quella di Basilicata, con l'aggravante che nei computi -del Frauciosa non è valutato affatto il reddito del pascolo permanente, che rappresenta nientemeno che il 78 per cento della superficie agraria e forestale in Sardegna, mentre non è che il 40 per cento in Basilicata; con l'aggra- \·ante ancora che in Basilicata vi sono 50 abitanti per ogni 100 ettari, mentre in Sardegna Don ne vivono che 37 nello stesso spazio. Invece nei documenti ufficiali del Ministero delle fomnze si continua purtroppo a commisurare la potenzialità economica. delle regioni italiane al loro territorio. Quale iniquità risulti 1 per le regioni poverissime come la Basilicata 1 lltl1 tal modo di procedere, lo si può vedere subito teneudo presente queste sole cifre ricavate da quelle più sopra citate. Per territorio, la Basilicata 1 coi suoi 952.00 ettari di superficie agraria e forestale, raPpresenta una ventesima parte circa di quelle del Regno (vecchi confini); la sua produzione lorda complessi ,·a, anche arrotondata ulteriormente a1 limite non raggiungibile di 500 milioni, si ragguag1ia a mala pena a uua settantaduesima, palie della produzione totale del Regno_ . •• E percbè il quadro de_lla povertà sia completo, occorre aggiungere, anche per sfatare la leggendS che vi siano ricchezze inoperose runanti dei quieti impieghi, i seguenti dati e confronti: Risparmio delle Casse postali e ordinarie : media per ogni abitante del Regno lire 364; del- ]a Toscana lire 527; dell.a Lombardia lire 528; del Piemonte lire 655; media per og11i abitante della Basilicata lire 280. I pre.~titi nazionali di guerra ebbero un investimeuto medio per ogni abitante del Regno cii lire 761; dell'Emilia di lire 68<); del Piemonte di lire 1059; della Lombardia di lire 1420; della Liguria di lire 2Ti2; della. Basilicata di lire 267. Di buoni del tesoro possedevano in media al 31 ottobre 1923 ogni abitante ciel Regno L. 959, del Piemonte lire 13441 della Lombardia lire 22611 della Liguria 26r2, della Basilicata 73. La pressione tributaria Un~ regione tanto po\·era è soffocata dal peso Complessivo dei tributi erariali e locali; tira innanzi ,ma senza poter riuascere, unicamente in forza della proverbiale frugalità dei suoi abitauti_ Sopratutto l 'attarc-ament.o th<: con.,cn·ano \.'C:f5<J la terra nativa 1 molli~!-;imi basilir,1lcsi dv nh all'eslc:ro, fa si che notevolissimi siano e con tinui i ~LLssid1d1c: arriva.no in jXllria, pcrch1• possa \'ivere chi i: rimaslo ... La pressione tribularia <.: g-rcvc, oggi p1ù di ieri : so110 quasi 30 milioui annui e-Ile vengono sottralli dallo Slalo e d.ai lon11111i, <.·ioi': una 5<.:JJsibile parlc di quc·llo ~carso capitale liquido che: dovrebbe sen·irc ad iniziare i ncn;ssari migli<)- rameuli agra1 i. E, pmiroppo, si minaccia alla provincia di Potcnì'.a ua nuovo sala..sso. . * • Il Lribulo fondiario erariale, portalo già alla dfra complessiva di lire 2.~3.022, sarà ulleriormenlc clc\·ato con la compiula re, isionc degli estimi catastali? Se, come pru·e, l'impouibilc complc:-ssivo si i~ crec.Luto <li potere aU1ncntare quasi del 50 per cenlo (ceco il ,·aut.aggio fiscale di avere avulo il catasto del 1866 L.), giustizia mole che si abbassi I 'aliquota in modo almeno <la non aumen1:2.rel'attuale tributo erariale. Se \·eramente si arrivasse, portando l'imponibile dai 12 milioni attuali ai 18 milioni lire oro, da moltiplicarsi per 4, se non per 5, per 2\·ere lire carta, a.rrl\·ando a 72 11 e forse anche a 90 milioni di lire carta, anche applicando l'aliquota dell '8,80 per cento, si vei-rebbe a triplicare e a quadruplicare l'attuale impOGta erariale. Sarebbe la fine della terra di Basilicata! Cliiedere un trattamento speciale di giustizia, uon d:i favore, per ciò che riguarda l 'aHquota nuova da applicarsi agli estimi aggiornati 1 vuol dire consentire alla terra di Basilicata, che deve pur sopportare gli altissùni pesi dei tributi locali, <li non essere soffocata del tutto. • .. Una speciale considerazione richiede la. nuova illlposta sui redditi agrari, la quale per il modo come si è voluta applicare, minaccia di minare alla base il progresso agricolo della regione, già stentato e difficile. Da.Ile stesse cifre llfficiali risulta ben chiaro che il fisco si è accanito proprio sopra quegli agricoltori (proprietari conduttori diretti, coloni compartecipanti)i i quali si sarebbero dovuti in. \·ece premiare per il loro interessamento personale alla p,roduzione, sacrificandosi a vivere in-.., campagne desolate e prive di qualsiasi conforto di vita civile. Se il problema non meno importante è cli "1ollare i luridi centri abitati, inducendo i proprietari di ceto ci vile e contadini a vivere sulla terra che coltivano per ottenere maggiori produzioni (quando però la malaria non li decimi), il nuovo balzello che si è abbattllto sull 'agricoltura, colpendo di preferenza il proprietario che colti vi i proprii fondi e il contadino che si è stabilito in campagna. a coltivare c01ne coloD.ù un podere che si avvia a una graduale intensificazione Cll!tu.rale attraverso difficoltà di ogni genere, il nuovo balzello recide proprio alla radice il progresso agricolo. Bisogna non conoscere per niente la mentalità del contadiuo, per non comprendere l 'influenza deleteria di una tassa che grava su un.a minor;inza, esigua di loro, i p,iCY1tieridel prngresso, e non già sui profitti più o meno reali, conseguiti o da conseguire, ma sul frutto del proprio lavoro! E' una iniquità vera e piropria. Rinunci lo Stato a colp~re i 12.109 agricoltori, di cui i44 coloni, con la nuova tassa Ìruttante al fisco lire 1.292.16o, e farà ·opera di pura giustizia. Eviterà di punire, anzichè premiare 1 i più meritevoli agricoltori, graudi e piccoli, di Basilicata, e favorirà maggiormente la trasforma7Jone della cultu.ra agricola da intensiva e discontinua in continua ed intensiva. Conclusione Le rapide note che preced.0110ci inducono alle stesse conclus.ioni che gli scrittori meridionali espongono da ann~ seguendo l'esempio del più forte e del più appassiouato di loro, il senatore Forttu1ato_ La Basilicata (lo stesso deve dirsi de·l l\1ezzogiorno intero) può 1inascere soltanto se potrà r'ispan:niru·e d'iniziare e coudtuTe a termine le costose trasformazioni agrarie. Però ogni speranza di risparmio e quindi di rinascita è vana fino a che la politica tributaria, italiana graverà come un.a cappa di piombo sulla produzione agricola, e fino a quando la protezione accordata a tutte le industiie, eleva11do eccessivamenté il costo cli quello che i produttori agricoli debbono comP'raJ'e, dagli attrezzi alle macchine e alle \·csti, inciderà profondamente lo scarso, reddito. Per ora, tutto il resto è parola. EUGENIO AZIMONTI. " h'fie!O,DEhhfl STAffiPfl,.,, il ben noto ufficio di ritagli da giornali e riviste fonda1:o nel l90I1 ha sedei ESCLUSIVAMENTE io Milano (12) Corso Porta Nuova, 24CONl!J\IJ St non sj .,on lelb punti fk' 11o! libri, -.i re~ia privi di ;Jkunc: C$f>C.'f1(.:nz.c di nl:i. Farlo capin con pù<.•he {Y.)rok ;1 t"hi m,n I<> cono(;,(....,.;.arc:bhc:una co'ia a.•,.surd:, J sucJi d1 \·uJgalon itali.in] .<.Jno ottimi, prime; <: J,iù gll>TIOSù Emilio Ce<Thi.. \In c·hi1111qucl'ha lttll>, nndu· SC:: a "IJalzi <.: in lJHKlo non complc:to, può tc-,timoni:1rc <lc:11::i ,ml ricc·ho~r...ae riN;noscc·rlc> c--apv ideale d'un'arlc a ,_·ui mollo si :"Jr,1,artienl•. La vecchia tela dd r<,m:i.nz.c., d'avn·nlm·e ;. riJHC~t, ma il colore lutto e:sterm.1e retorico che dominava nella sua csoli<-ilà, si r:1PJ1n:-nde-in poche figure che: si accamp-ano qua'-i imm1111id;1i ba~lioii orientali, ma dc.:11s1.: dei loni pn.,pri, dH· il paesaggio riflette e sottolinea 8J.>'l><cna. L'urna. nità di queste figure i: patetica, ma senza .<Jokinamenli nè afkttazi011i, poic:hè: la geografia inusuale non \·aie a distrarre: dallCcC"urc:e aff1izi,Jni continue, anzi è.: un segno di mig-lior rc.a.lismo. La lunga dimora nell'estremo Orie;nte ,~qui W1a qualità ornai di razza., una .complicanza della natura, un sottile aculeo che lor-menta e fa pessima e pericolosa qualunque piaga. La meta degli eroi i: gente fuoruscita, di,c;persa. Condannata a ,·ivere senza porto, se anche app1 odi ogni setli mana ad un di H:rso scalo. Era un'esigenza quasi logica dell'autore il Cfr struire i suoi personaggi d.alJ'intimo. Xon il casuale incuutro e le spiega,zioni, ma il crescer del loro animo, il determinar.::-i lento {ne:l1e immobilità suggestive e scoranti dell 1 afa) <l'un pensiero difficile ed oscuro, d'una chiusa e profonda rnlontà che somiglia al destino. Se la radice di questi animi, il fatto preliminare e distintivo è una colpa o una tara - s'immagini con quale d1sperazione si conchiudc una ·vita, che non ha fuori di sè ragioni d 'errori e di distrazioni, ma tutta si concentra nel !'òuo punto nero e lo sfiorn fino a che riempia ogni espressione e trabocchi. Lo scrittore slavo reagisce a questi suoi scopi in modo diverso dai più occidentali. L'analisi della psiche è scuola delle estreme rinunzie, c'insegna Proust; secondo Gide è adito a sottili e trem!lle finezze (e confusioni). Per M<>- rand o Larbaud è quasi una fu112,ione tecnicodecorativa, un brevetto per dedurre aforismi, o un modo squisito e un poco equivoco di rabescare il racconto. Conrad invece ci s'impegna e ci s'appassiona, è il momento solenne della sua arte. L'evocazione d' un profondo Dio. Bisogna ammirare lo sforw d'à.ttenzione, continua e segreta, pe-r cui individua gli eroi e, nella prolissità del libro, la parchezza delle parole. L'acuta volontà domina l'iniziale .ai·dore 1 quella fede apocalittica nell'uomo peccante che è Yicina a uno sconsolato Dostoiewschi, e la raffredda. La Y-isioue si fa più chiara, non mai .serena. Omhre e splendori, che pur preWlige, si direbbero distillati: in un'atmosfera bianca di luce propria dove Poggetto, in ogni sua parte, con mo1to la\·or.? s'è chiarito e costn1ito. Siamo tornati a. parlar di colore. E' l'appannaggio, può essere il viz.io, dell'avventura e dell'Oriente. Se Conrad, con ingenuità 1 spesso l'ha assaporato e ne ha sublto il fàscino, se di certe sue pagine si può fare l 'aintologia d1U11 romantico e le donne specialmente sono mandate a memoria e in funzione dei loro gesti e della loro capigliatura, si cerchi sùbito i1 con·ettivo appropriato nei passaggi meno facili, do,~e colpa e pena persisto110 \·ruiando e distruggendò l'uomo fino alla catastrofe. Liiismo psichico, pessimismo solitario e orgoglioso; altri possono rintracciarvi documenti di psicopatia e di misoginìa. :Ma, come non mai altro\·e, qui !--iprO\-a che dove il lavoro è paziei1te ogni morbc,sità scompare. Segno che l'arte è pm·a. U_ Yl. or L. UN PERICOLO PER IL SOCIALISMO Sta fonnandosi una specie nuova di socialismo (almeio, a parole) in margine ai partiti costituiti. ln 1uairgi11eall'unitario 1 sopratutto. E1 UJJa sorta di socialismo sentimentale, lo direi, tanto per intenderci, senza roncez.ioni nè economiche, nè 1,olitiche, n1.:1. con \·aghe tendenze dem.ocratico~uma.nitarie, relitto cl.i autiqLtate letture e c1i non con.{essate paure. N'Eg"li ultimissin1i mesi 1 questo fenomeno - tipicnnente pi.ccolo,-borgliese - ha assunto pro. po-rzi::mienormi. E' bene daa:'e l'allarme, prima che ch-enga un· pericolo, perchè - chi può - le àrgid in tempo. Se pure è possibil~. Perchè - prod<,tto anche questo della vec-chia e inguaribile ·etorica. italiana, che i reggitori d'oggi 1 anhlchè cu r:u-e, han no edden temente esasperato e colti~ato sino all'iuYerosimile - difficilmente è a,rgimbile_ Massa amorfa, ~enza coscienza cli classe, senza cerYelo1 sen;t...,1,nntScoli, difettosa cl 'idec,1 cli forze, cli SOblall7...-iosel tture, cli pensatori originali cui al?porgim'si, peso morto del pensiero e peso mort(i dcll 'az.ione, essa è costituita e lru·gameute alim,ntata eia quelle co1Tenti di spostati - p1·c- -fesso·i, piccoli profe&5ionisti, oocuri pubblicisti, impi<gati - che rapp·resentano il rovescio della med,glia fascista, cui iu gran parte le stesse corr<nti han contrib1LitoPc1sieri? Xo, parole .. \nzi: pa1-ole-tipo. Come Libe.1:à. 1 Giustir,da, ..-\more, Verità, ccc. E :ale 1uassa non potrà mai essere bene utilizzàta e corretta ai fin.i della collettiYità, .se non dando a queste meschine e tra.-;curate clas.·d, una chJ.ara coscienr..a dd loro interessi e dei loro fini_ !•,' fatai.e che le incolti_ssime clas..si medie la c:11ir,resuntur,sa ignoraru-.a è spaventosa - siano cc~i sl-_,a,n<Jate 1 S<::1na mHa e senza capi. :-,on1> altri am.ari ri ,ulbl.ti della nostra lotta politica, tutta lacune <:d indiriz.zi ~bagliati. Segna .. ]~rii, riu<:Sti risultati - perche altri li sviluppino <: ne tragJçano r-onscgue-nze - {· un dovere dt C"hi s'i~ a...c:;.sunt,) il c·i>mp1t:r., della sentinella. <J. F.1.1,c.o PIEROBOBETTI .. Editore TORINO • Via XX Settembre, 60 Ha IYUbblicato : SCL FASCISMO: fj_ FoR_\JES'f!S!: Gerarchie b~ndacali (l voi. di pag, 513J. » 3 - Grm,r,HIG: LP ger,erazioni nel fo.scistttfJ '1 vol. di pag. 48, . » 3 - i'. GOBE'f'fl: Ual /J(jt.sceoism.oal /a- .s-ri.srrM1 a - L. SALVATOHELLI: \'a~for,al/ascis,,,,, (1 voi. di pag_ 2ùù. » 7,'f/J LIHGI STURZO: Popolarisr,w e fascism,0 » 14- ,\1. V1xc1GUEABA: Il fa,scisr,w ,is/fj rJ o JJn solitari/) » 5 - POLTTICA INTER~AZIO'.\'ALH: E- BERTH: La France au milieu du monde.(un voi. di pag. 4fJJ Che cos' è ,: Inghilterra, - Scritti di ANSALDO, BORSA, CRESPI, DE RCGGIERO, GIORDAXI, ROSSELLI _ F. '.\'rrn: L'Europa senza pace _ L. 3- )) 6- " 14PROBLEMI POLITICI ED ECO'.\'OMICI: G. A11EXDOLA: Una battaglia liberale L_ H,- A Dr STASO: Il poblema italiano (2' edizione, 5° migliaio) _ 1,25 A_ Dr STASO: Pregiudi~i ecorwm,ici » 6, - L_ EINAUDI: Le lotte del lavoro 1 val. di pag. 3001 p - GOBETT!: !11 atteotti - n - » i0,50 2,50 M_ MISSIROLI: Il colpo di Stat,o - . • 5T. NAVARRA MASI: Il probleraa fe-,ami-nile nel dopo guerra \T KITTI: L'opera di _yitli - N. PAPAFAVA: Fissazioni liberali G_ STOLFI: La Basilicata sen~a scuole (i voi. di pag. 100) _ 1,25 » i2- )) 6PROBLEMI :\1ILITARI Gen. C. Assu11: La prima difesa del Grappa (con 2 carte geograL} L_10,50 N. PAPAFAVA: Badoglio a CaJ)01'etto » 4 - FILOSOFIA A. D'ENTREVES: ll fondamento della filosofia giuridica hegeliana » 1 - P. GOBETII: La filosofia politica di li_ Alfieri » 6 - ARTE P _ GOBETTI : Felice Casara/i (50 tavole} Edizione di gran lusso in carta a mano, rilegata. _ _ L. 50 - TEATRO: E- PEA: Rosa di Sian (dramma} E- PEA: Prime piogqie - c. LODOVICI: L'Idiota (commedia) F. HEBBEL: Agnese Bernauer (tragedia} }) 43l) 6LETTERATURA F_ NL BONGIOY,L'<NI: renli poesie con incisioni in legno originali di N. Galante) _ L_ 8V. CENTO : Io e Jr e. _-lllaricerca di Cristo » 6T. FIORE: Eroe si:egliato asceta perfetto » 41' FIORE: Uccidi » i0,50 T_ NA\'ARR_\-:\lASI: La lelleralura siciliana e la rivolu:io'Tle francese (con prefazione di G. Gent.ile} » 6 - G. SCIORTINO: L'epoca della critica » 3 - :Novità: Dovere di ogni abbonato della o: RiYoluzione Li. berale » è di abbonarsi subitç> alla prima serie dei QUADERNI DELLA RIVOLUZIONE LIBE~ALE Integrano l'opera della rivista e raccolgono gli scritti fondamentali della nostra cultura politica. PRDIA SERIE r. .i\I. .i\Iissiroli: 11 colpo di Stato L. 5 2·3· V. Nitti: L'opera di Nitti » 12 4. A. Cappa: Vilfredo Pareto . » 6 5. S. )Iill: La libertà, prefaz. di L. Einaudi » 8 6-7. L. Sturzo: Sintesi sociali, con una storia del movimento politico cattolico in Italia :i, 12 8. A. Poggi: Socialismo e cultura :.i 8 9. O. Zuccarini :Lo Stato repubblicano » 9 10 G. Gangale: La rivoluzione protestante » 8 L'abbonamento alla prima ~rie costa solo 50 lire. . I volumi si spediscono agli abbonati che hanno pagati raccomandati franchi di porto. Chi possiede già uno o due vOlum.ipuò abbonarsi ai rimanenti togliendo all'importo L. 5 per ciascun numero posseduto. Fiuo,.al 15 Ottobre gli abbonati di «. Ri,·oluzione Liberale» potranno abbonarsi alla prima serie dei quaderni spedendo vaglia di sole lire 45 (quarantacinque).

LA RIVOLUZIONE LIDERAL~ INVENTARIO DI CULTURA TILGHER Gli scriLtori dei quali ho parlato fin qui sono a cavaliere lra due periodi, sono w,- m,n,, che hanno approfitlalo di un' espel'lenza precedente per rinnovarsi. Ma quali sono gli uomini nuovi e (]ual'è la loro fisionomia? Anche questi uomini nuovi, maturatisi nel 1,e1·iorlodella 9uerra, risentono del caos, per dove sono passati, e sarebbe vano ricercare una fisionomia comune. Si può dire, mollo all'ingrosso, che sono più O meno in contrapposto con le tendenze del periodo vociano ; e si possono raggruppare in due categorie, una negativa, l'altra ricosLruttiva. La prima ha come figure cenLrali Adriano Tilgher e Luigi Pirandello, l'altra è costituita quasi per intero dalle numerose e diverse tendenze verso un risveglio o un rinnovanwnto religioso. Durnnte la guerra un umorista che ebbe intuizioni acutissime, Ernesto Ragazzoni, aveva interpretato con questi versi lo sgomento che era nell'aria: 11 cannone, Tamagno delle battaglie, abusa della sua voce, e fulmina - Oh dunque dai roveti ardenti più non parlano i Jeova ai profeti? ~on tentenna la terra a un guardo di Medusa? T:n .\lane, Techel, 1-'ha-res è a tutte le pareti .. Tutto lo spirito del dopo-guerra è intristito e conturbato da un'attesa mancala da un profetismo deluso. Le giovani gen~razioni non riescono a convincersi come la guetTa non abbia prodotto e non produrrà altro che questo mondo, che vooiamo, e nel qua.le viviamo così stentata.mente: esse sono ancora turbate per la enorme sproporzione tra l'entità mater-iale degli avvenimenti da poco trascorsi e difficili a dimenticare e la scarsità degli effetti risultanti da un fenomeno vasto, ma quasi infecondo, perché povero di valori spirituali. Da quel senso di delusione per un profetismo mancato si diparte il pensiero di Adriano Tilgher. Il Tilgher, come è noto, proviene dal circolo crociano, e del Croce è stato il più attento ed acuto seguace fino al discorso di Heide!berg. Di là ha preso le mosse per una speculazione filoosofica più personale, che lo ha messo spesso in dissidio col maestro e lo ha allontanato da Re.gel per avvicinarlo a Fitche (Il Pragmatismo trascendentale: 1914). Egli è stato sempre lontano e diffidente verso il gruppo della Voce. • Questi, in brevissimi tratti, i suoi precedenti culturali. Ma gli avvenimen.ti susseguiti al fatale estate del 1914 hanno provocato nel Tilgher la vera reazione mentale, che doveva maturare il suo pensiero e costituire la sua personalità. Egli vide fin dai primi mesi ch,i la guerra mondiale rimetteva EUl tappeto non solo un cemo numero di questioni diplomatiche, di questioni etniche, ecc., ma sopratutto i problemi che riguardavano il mondo interiore, poichè i princìpi che avevano gov<ernato la vita inteHettual~ e moraJe della seconda me.tà del _secolo XIX erano messi a dura pmva, e bisognava che fossero assoggetta.ti ad una revisione ab imis. Profondamente disgustato dalla superficialità dimostrata. dal1a più gran parte della nostra cultura - sia quella accademica, sia quella che qualche anno prima si era proclamata rinnovatrice -, il Tilgher si chiuse dentro di sè ed affrontò da solo il priblema in lunghi mesi di aspra, tormentosa meditazione. Agli anni d1 silenzio sono seguìti perciò a,nni fecondissimi, che hanno posto lo scrittore, quasi d'un balzo, ad uno dei posU più in vista della nostra cultura contemporanea. La sua produzione tutta intera può dirsi dominata dal pensiero centrale che ispirò gli scritti della Crisi mondiale. Nel saggio su Michele de Unamuno, inserito nell'altro volume Voci del tempo (pensato contemporaneamente alla Crisi mondiale) il 'I'ilgher, dopo aver analizzato quella t.eoria del chisciottismo, di. cui l'Unamuno si fece quasi il filosofo, trovava in questa « religione dell'azione per l'azione" - che è poi il significato intimo del chisciottismo - l' unica mm relig.ione della borghesia avanti la guerra. La Crisi mondiale è lo sviluppo, la dimostrazione analitica di qnella visione ·sintetica dei precedenti inoollettuali del conflit.t.o mondiale. Da una parte esso « è la logica conseguenza della politica praticata. dai grandi Stati di Europa dal 1870 al 1914, politica fondala sulla diplomazia segreta, sull' eqDilibrio delle potenze, sulla pace armata»; d'altra parte la crisi ch,e ha condotto alla guerra, che si è sviluppata. maggi01·111ente durante la guerra e prepara nuove conseguenze è la crisi non di questo o quel procedimento politico, non di questo o quel rngime particolare, sibbene la crisi della civiltà capi.talìstica affermatasi nella seconda metà del secolo XIX come civiltà de/l'attività assoluta (il chisciott-ismo). E siccome tale crisi è anwra in via di svilnppo, le conseguenze che trae l@sc11ttor sono 4uanto mai pe'Ssimistiche. Jn uno degli scritti più desolali del libro il Tilgher termina con l'affermare che comun4ue vadano a concludersi le lotte, di cui è oggi teutro l'l~uropa, lu civiltà europea è conclunnata: Sembra suonala ormai l 1ora <lei secondo Medio Fvo cli liuropa, della 1ilornata barbarie del mondo. Ad essa succederà certo w1 nuovo e splendido R.inascimento, ma i nostri occhi mortali non ne vedranno l'aui-ora. (Finis Europee). E qui s'intrecciano nel pensiero dello scriUoro, in mani1 era altamente suggesLiva, quei ricordi della decadenza della civilta antica duranLe il periodo del!'« ellenismo", che aveva studiato alcuni mesi prima nel preparare l'altra opera sui Filosofi antichi. Nel « Crepuscolo degli Dei", al quale anche oggi si assiste, egli ritrova certe forme caratberistiche di scetticismo e di dilettantismo fiorite in quei tempi, e gli torna nella mente la cupa predizione di Salviano di fronte alle rovine della civiltà romana: M oritur et ridei ! La somma di questo primo periodo di studi, che va dai Filosofi antichi alla Crisi mondiale (1919-!921) porla il Tilgher a rappresentarsi un parallelismo di civiltà in decadenza, che soccombono sotto una medesima condanna morale (l'accusa di orgoglio·). Germogliate da intuizioni del mondo, da atteggiamenti sentimentali cli fronte alla vita1 da stati d' animo affatto opposti 1 I.a ,ci viltà classica greco-rom.ana e la civiltà borghese sono state rose alla radice da llll medesimo tarle... Quel tarlo è il peccato di orgoglio ... L'antichità classica spinse fin◊- allo spasimo l'orgoglio della rinltllcia ascetica e della libertà interiore. La ciYiltà borghese ha spcinto :fino a11:a, frenesia. un orgoglio opposto: l'orgoglio della volontà attiva e della ·potenza.. Quella ha conosciuto e praticnto il misticismo della calma..; questa il misticismo dell'azione... La civiltà della saggeiza Orgogliosa e sprezzante fu distrutta dalla religione de.gli umili e dei poverelli, dalla follia délia croce..... Altro fu il castigo inflitto alla cidltà della Potenza. ·Fatta tropP\) angusta la terra a contener due padroni, gli uomini si scagliarono gli uni contro gli altri in u:na lotta di vita e cli morte. I tesori accumulati in due secoli di lavoro febbrile sono sperperati e distrutti. La torre che essi. lanciavano verso il çielo, a testimonianza superba della loro volontà di dominio, si abbatte con immenso fragore, schiacciando i costruttori audaci. Lo scrittore sentiva allora soffiaTe sul suo capo una ventata ap0calittica, che veniva dalle frontiere disputate della Russia; attraversando i nostri campi ancora sconvolti dal cannone e pingui più di cadaveri che di biade. Ma un' apocalissi presuppone un Messia e nna grande rivoluzione presuppone u.no spirito promeLeico; il male specifico dell'ora, quello che metteva un'ombra sul sc.rriso del Ragazzoni, era questo silenzio di Jeova intorno all'uomo, che rasenta.va gli abissi del J:iuio. Lo stesso Lenin, che, per u.n momento, aveva prodotto una pausa di trepidante attesa - come se da lui dovesse partiTe il motto del nuovo secolò - avieva già ·stancato gli ultimi aspettanti, e si dimostrava, sì, un possente tattico della rivoluzione, ma non un suscitatore di nnovi mondi. Lo scioglimento drammatico, che il Tilgher si aspettava in quel tempo, mancava, o almeno si frantumava in1 mille vani conati per fare violenza ai fati, per tagliare il nodo delle contraddizioni, nelle quali un' aberrante visione della vita aveva ingolf&ta la società. E' possibile che questa si trascini tra le soffocanti Rlternative delle sue contraddizioni ? Il proposito di rispondere a questo quesito caratterizza il secondo periodo dell'attività del Tilgher, che si è aperto, con l'opuscolo sui Relativisti contemporanei (1922), che ebbe tanta forLuna, oltre che pel suo meùto intrinseco anche pe·rchè rivelava a molti uno stato· di spirito diffuso. Il Tilgher riprende il filo delle sue meditazioni sulle origini spirituali della crisi europea ; ma invec;e di insistere sulle analogie storicheJ 11guardanti la fase ultima della crisi, incomincia a risalire la corrente, per determinare meglio le prime origini e lo sviluppo del male. Nel fare questo è portato a trascurare come secondarie le analogie con la crisi dell'antichità classica, ed a mettere in rilievo, invece, l'inconciliabile dualismo tra il pensiero statico, geometrico dell'antichità e quello dinamico, algebrico, spinto verso una .x (Progresso) dell'epoca moderna (V. La visione gre.ca della vita). Dalla netta: determinazione di quest'antitesi si diparte la nnova speculazione dDl Tilgher. Il nuovo indirizzo di pensiero, implicito già niElllalouta del cristianesimo contro l'ideale di saggezza clélssica, a mano a mano che ci avviciniamo al secolo XIX finisce per contrapporsi allo stesso cristianes1rn,, cd a por,i come sapienza assoluta, tome (ìldsofio e religione deU'ozione, che e diventata la vera dollnna e I' unica fode della civiltà capitalislica. Essa è passata per due periodi: quello dello .stariòsr,w (da Herder a Ilegel), il quale riusciva a trovare, nel riformismo, un equilibrio tra le esigenze del passato, dellR tradizione e la indefinita spinta in avanti rfoll' inu,lletto, completamente libero, verso l'avvenire, cioè verso il movimento incessante, la rivoluzione. Ma quell'incerto equilibrio si è rof.l<) il giorno in cui Schopenhauer rovesciò i lem1ini del problema filosofico post,J dal. l' idealismo postkantiano, sicché mentre questo aveva risolto l'esistenza nella conoscenza, Schopenhauer risolse la conosoenza nella vita, aprendo fa porta al volontarismo inazionalista, al misticismo ateo del(,;.zione - come il Tilgher lo definisce in un punto. Tutte le dottrine della fine del se(;O!o XIX e dei primi anni del ventesimo, sott.o maschere più o meno differenti, sono individui della stessa famiglia e portano nBl sangue il male ereditario. Il Tilgher toglie brutalmente la maschera. !fans Vaihinger è tìgliuolo spiriLuale di Nietzsche; lui e lo Spengler spianano la via alle conclusioni relativiste portate nel campo fisico-matematico dal!' Einstein. Dalla stessa linea discendono il bergsonismo e l'attualismo gentiliano: Nell' imn1ensa varietà delJe loro manifestazioni, tutti questi fenomeni spirituali germinano da una medesima radice, traducono.. una me. desima intuizione del mondo e della vita, per la quale lo spirito si rifiuta di ammettere una verità, una giustizia ,una bontà, in una parola un ordine teoretico o pratico di valori che ab· bia esistenza in sè ... L'uomo non ha più bisogno di cercare il centro della circonferenza del rnvndo, per contemplare di là l'unità di tutte le cose; egli stesso è questo centro, e, spostandosi, il' centro si sposta con lu.i. All'immenso fiume del divenire universale l'uomo si rifitLtadi assegnare un 'origine ed una foce i di tracciare argini e: ponti: con delizia lo vede sommergere ogni termine permanente ed immobile, con ebbrezza si abbandona al suo incessante fluire, al ~uo interminato mareggiare. La conclusione è stata la solita con cui sono umiliati i filosofi troppo orgogliosi. Questa dottrina che presumeva di aggiogare la vita è stata trascinata a furia dalla vila come Mazzeppà legato alla coda del cavallo indoma.to, poiché trovata.si, per ironia del destino, a faccia a faccia con fàtti di u,na elementare, brutale semplicHà (dall'assassinio di Serajevo alla marcia su. Roma, p« es.) e che pure sconvolgevano tutto un ordine di cose, q1<1esiapienti non hanno saputo far di meglio che mettersi in salvo dietro il fatto compiuto, giustificandolo a posteriori con lenocini dialetbici, che avrebbero lasciato perlesso un sofista. Questo roVBSciamentodi valpri non sfugge all'occhio acuto del Tilgher, e quindi, sotto un'al't'ro ,forma, si i;ipresent.a. la medesima do'manda angosciosa che si era affacciata in Crisi mondiale: - Quale la soluzione? Allora, come abbiamo visto, nna risposta. veniva··dalla stessa impostazione del parallelismo con la rovina della civii,!.àantica; ma ora egli oerca una soluzione, che risponda più diretta.mente all'analisi più approfondita del male nei suoi sintomi specifici, Ciò spiega la sna presente· cantela di fronte al delicato problema. Perché, infine, è un problema che implica anche un ooa.me di coscienza. Una soluzione radicale può essere proposta immantinenti, poniamo, da uno scrittore della Civiltà ca;t,to-lica ; ma il Tilgher resta idealista e immanentista. e non se la sente nè di risponde,re al richiamo, che gli fece qualche anno fa il cattolico Giuliotti r,ell'Ora di Ba;·abba, nè di considerare la possibiliLà di una soluzione di equilibrio o di compromesso, che ci riporti ad uno stRto di spiriti affine a quello del « periodo storicistico"· Il suo temperamento aswlrnto, tagliente, intransigente non gli permette di tenersi calmo in posizioni di equilibrio e lo porta risoluta.mente di qua o di là. Ed allora bisogna che la crisi tro,vi nella sua stessfl dialettica gli el•ementi, che o porterannno ad una liberazione e ad una rielaborazione della dottrina, oppure porteranno alla sua cleecidenza definitiva. Il Tilgher fino a qnesto momento (cioè fino alla pubblicazione di Ricognizioni: 1921,) oscilla tra le due conclusioni; cosa che lo porta a sperare e a temere che si manifestino gli ultimi segni della decadenza. Nel saggio sul Vaihinger ha finanche uno scatto di ottimismo, augurandosi che l'irrazionalismo e il volontarismo possano essere un'arma ancora valida per distruggere gli ultimi resti dello storicismo per preparare una nuova cultura (irrazionalismo e volontarismo integrale?): Il (h.1bbioscettico è l 1anna con cui 1>irra2io11alismo e il volontarismo, romanticismo dell 'avveuirei insorgono conti-o lo storicismo del passatoi e tentano di demolirlo. Il dubbi◊ di oggi prepara la fede intransigente di domani. Attran:r:c.o i1 dubbio alla feù.e, attra \·erso la negazione all'affermazione, attran:::rso il no al si. Ottimismo pa;;;egger<J, sul quale lo scritlore non ri torw..L.Ritorna mvc,ce negli altn scritti dei Relativisti, e con maggiore esattP~za storica, sul concetto che volontarismo e irrazir,nalismo non sono che un'ultima evoluzir;ne /o degenerazione 'ri dello storicismo della prima metà del secolo XIX. Quale sarn allora lo sbocco della crisi ? Talvolta a lui pare - e si augura - che questa crisi sia l'ultima posizione lr,gica, a cui dov&vll. portare la dialettica d&llo storicismo; ultimo atto di una rivr,Juzione di pensiero, che, di necessità, prepam una nuova era. fJ pensiero dél Tilgher ritrr;va quindi il primitivo equilibrio tra crisi politica e crisi cli cultura: Al disopra e contro le intenzicni dei suoi stessi corifei il relati vismo contemporaneo f:: essenzialmente ri \·o)uzionario.. Dissolvendo il mito della storia unilineare, indefinitamente capjtalizzan_ tesi, il relativismo dissolve l'etica nata Ja qm::: mito.. E' l'azione per l'azione, l'azibne fine a s<::stessa, in tutta ]'infinità, ma anche in tutto i; vuoto della sua. natura. E poichè un'azione senza un contenuto qualsiasi e un assurdo ed un contenuto positivo qui f:: impossibile, così all'azione non rimane che proporsene uno negativo: il rovesciamento dell 'orcline di cose e:;i- ~tente ... ~el regno delle idee es.so è l'ultimo .atto, per ora, d<>!la crisi mondia/.J. Nè questo è da deprecare; si può anzi indovinare nel Tilgher - in questo momento del suo pensiero - l'idea che, venuta meno la speranza di una rinnovazione europea attraverso una grande rivoluzione politica, sia da affrettare il processo di dissolvimento della cultura irrazionalistica. affinché s'inizi il rinnovamento da una rivoluzione filosofica, culturale, dalla quale rifiorirebbero i valori essenziali della vita: L'atto con cui il pensiero acquista coscienza della sua assoluta relati,·ità non è forse l'atto stesso con cui, insieme e in un colpo solo, attraverso 1a negazione, rua per ciò stesso attraYerso 1a posizione del peusiero, 1'Assoluto rifolgora e balena allo spirito? Se ciò è vero, dall'estremo relath,;smo e soggetth·ismo rinasce, come Fenice dalle ceneri, l'Assoluto, termine ultimo al quale i) pensiero infaticabilmente aspira e nel quale soltanto, soddisfatto, riposa. Ma non sempre il Tilgher si acquieta io questi trapassi dialettici. Lo studio dello Spengler, con la sua ipotesi del progresso circoscritto nell'ambito di ciascuna civiltà ed incomunicabile dall'una all'altra, lo colpisce profondamente, e guardando la nostra civiltà in decadimento al lume di qnesti pénsieri è preso da bui presentimenti e da scoraggiamento, sulla possibilità di una soluzioffe. E pur ribattendo ad alcune critiche, che muoveva il Ferrero ai suoi Relativisti, in una Lettera aperta a G. Perrero (gennaio 1923) egli non può nascondere al contraddittore ed a sè stesso il suo angoscioso stato d'animo: Ella crede che si i possa tornare indietro. Io credo inve<:'eche si andrà a,·anti, sempre più a, anti, e con ritmo tanto più accelerato quanto più netta e precisa è la coscienza che lo stato d'animo, che è alla base della cidltà capitalistica, va assumendo di sè, fino a che questo si sia consumato ed esaurito per intero. Deri,a da questa persuasione profonda quello che Ella. chiamò il mio vagabondare sulle riYe del lago senza risoh·enni mai a tra\·ersarlo ed a scampare sull'altra ri\·a. Gli è che, per me, quello che a Lei pare lago, è un oceano in tempesta, tempesta che si \"a facendo sempre più alt.a e tiemend.a, ed io non Yedo riYa a cui riparare nè zattera su cui a\·yeuturanui. Sia pure· per altri motivi ; ma qualche cosa di vero c'era nella osservazione del Ferrero. Se il Tilgher avesse oggi in seno la convinzione di un Colombo, senza bisogno di vedere terra, avrebbe già fatto tmito da trovare la sua caravella e si arrischierebbe in mare malgrado i cavalloni. Il fatto è che egli non può portare la sua critica fìno a rinnegare una dottrina, che ha nukito in parte a.nelle lui; ed egli è logico troppo acuto per non avvertire che tutte le strade che si dipartono dalle premesse di qnella filosofia portano alla fine alle forche caudine. Perciò io penso che con più precisione abbia detto di sè stesso il Tilgher, in Crisi mond{ale: Io che scri\·o appartengo alla generazione dell'esodo, che, lasciato dietro a sè I'Egitto, terra di prosperità, ma anche di opp-res.sionei marcia penosamente attraverso il deserto., avvolta tutto il:torno dal nembo oscuro e tonante della storia in dh·e.nire, e pe:r guidarsi nel tremendo cammino ncYUba che la colonna di fumo e di fuoco che procede innanzi a lei, conducendola verso una ignota terra· promessa, d-i cui solo i suoi figli contempleranno le rive. MARIO VINCIGUERRA

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