La Rivoluzione Liberale - anno III - n. 34 - 16 settembre 1924

RIVISTI\ STORICI\ SETTIMf\Nf\LE DI POLITICI\ ESCE COk.<t:NTE POSTALE Diretta da PIEROGOBETTI- Redazione e Amministrazione: TORINO,Via XX Settembre, 60 Abbonamentoper il 1924L. 20 - Per un semestre L. IO'. Estero L. 30 - Sostenitore L. 100• Un numero L. 0,50 IL MARTEDÌ Cl)I rice"c ur, r,un,efo <li s:O.l!S!io o: r,or, ir,ter,<le al>l>or,arsi ro:spir,S!a il S!ioroal4', altrirner,ti S!li cor,tiouo:rtn,o 1'i1J"io e <lopo ur, rno:s4' pro""e<leren;o a.Ila ris~ossi01Jo: n;~<lia1Jte tratta Anno 111 ~ N. 34 - 16 Settembre 1924 8 O lC MAR I O: RENAN: l'arallell. - U. M· di L.: Sem Benelli. - M. VINCIOUERRA: lnvenlarlo di cultura. - La Vita InternazionaJe: Il movimento rivoluzionario Macedone. - U. MollP.A nr LAVlllHO: Il Sionismo. - M. FovEJL: Democrazie rurali e dlllolure. - D. PETRINr: Punti fe,mJ. ' PARALLELI • Les temps, sous le second Empire, {Utrent ptYUr la presse d'111,e diffirnlté extrém.e. Il fallait Ur-l so,~ propre cense11r à so-i-ménte; c'éta1'e11t des lmgaisses de tou.s les jou,rs. C'est alors que s1 opéra d.ans le j0·urnal une transfo-nnati01i consiài!,able. La poliUque était si pe" lib1·e quc la --viepassa. au.x art.icles littérafres et rnoraux. Les lecteurs intelligents cherchèrent à la t-roisième pagt ce q1.te ne pou:va.it dite la preniière. Les a-rticles -vari.étés prirent une importa.nce qu/ilS -n'a-va.ie11tpas e11core eue. Jusque-là, ces a'1'ticles a7.;ai.ent. été ano-nym.es; ils engagea,ient flopùnio-n du jaurnal entiei· .._Dès Lespremières années a,près le ccrup d'Etat, tou.t fu.t changé. Les a;rtic/.es variètès dn.-inre11i pleins de svu.s.entend.us; on. y se,wit la responsabilité personnelle, l'allu.re originale de L'ai,te,,r. La [orme fu.t bien pLios soignée; parfois e!le 1e fut trop peut-i!tre. Le pu. blic lut ces petits m01'ceaux a-vec attention, cheTch0t1,t entre les lignes ce que l'a,u.teu.·rn'a-vait pu dire. Sous appar~nce de littératwre, on parla ain.si de bien des choses alors défend1,es; on insinua !es p_lus hauts principes de la politique libérale. . • * Le. Libéralis,ne était la religion de cette géne. ration exccller,iè. Leurs principes étaient si Mri t.ts q_1''11·ule1..de-m.ai-idi e la Ztztast-rophe 'quir se1;;. blait leur donne, toi-t, ils se retrcruvèrent tels qu'ils a1Jaient été la -veille. « /'en fais l'OtVeu sin,.. cère, disait M. de Sacy, je n'ai pas changé. Bien l&in de 1n' a1JoiT éb-rmilé dans 1nes co-n1Jincttans, La réfi,Lection-, l'age et L'expérience m' y ont affermi. ]e crois au d-roit et à la justice, comnie f y croyais dans ma plus naive jeunesse. Le principe de liberté, que le temps et Lcs circosta.n. c,s ont ajaurné dans La politique, je suis heu. re1,x de le reprendre dans Les lettres, dans la philosophie, dans tout ce qui est du doma-ine de la conscience et de La pensée pure ,. • .. • À insi no-us t-rave-rsd.1nesgaie111-ent, et en nous soutenant les u'tl!S Ies aut-res, cés tristes années qui s'écoulèrent du ccrup d.'Etat à L'an r86o, à peu .Près. Une inftuence ·nieilleu,re com·m.ença de s'e:x:e-rce-ralors. Les go-u1Jerne11unts, en général, s'amé/iorent en 'Vieillissant. On p"t parler d'E,n. Pi1'e libéraL comme d'un espoir; mais il a. fait une faute -irrémissible, la guerre. Voilà comment il arri1Ja qu'a1Jec u,ne PM/aite himnéteté plusieu-rs d' entre ,ww acceptèrent, dans les dernitres années, l'Empi-re, qu'ils n'aimaient pas, et s' attelèrent à la J;esogne de L'a,,néliore1'... La faute que nous fumes amenés à commettre en cette circostance, si faute il y eut, il est probable que nous la cmnmettrons plu,. sieu-rs fois encore. Toutes les foiS que now ver. rons se lever l'au,be de la liberté, nous la saluero-ns. Tout essai q-ui se présente-ra comtne a,yant chance de concilicr /es exigences opposées de la politi'qu.e, noios· l'appuierons. A qui la faute si tout cela n'a.boutit q"'à des d-éceptions? Au. siècle, non à nous. Le go-wvernenient 1Jrllti.1nentc011stituUonnel nl? '~s 1imp-ro1Jise p_{l)s; les nations y a,r_ riv'ent quand eUes Le méritent. A vio-ns-nous une bien fo-rte confiance dans· !'Empire Libéral? Espé. Tions.noits que le po·uvoir pe-rs01'llnel de'Zìiend·rait, par une tra'n.sjormation à irue, cette royai,té cons. titutiownelle, qui est le plus parfait d.es gauver. ne1nents f Oh! no-n, certes; les gou11er-ne·ments sortis d'a-ve~tures sont forts pa7 Le mal qu'ils font; quand ils c01nmencent à /aire Le bien, ils sont jaible< , , ERNEST RE;NAN I i te (da « Feuilles détachéeB •) INVENTARIO/ DI CULTURA Il filo logico del discorso mi ha fatto pro- meno culturale - che è quello che qui bicedere fin quasi alle ultime manifestazioni I sogna cercare di chiarire - è necessario del processo di disgregamento della cultura assodare alcuni fatti capitali che si verifiitaliana, lasciandomi indietro il nome pre- carono intorno alla personalità del Croce, dominante di tutto quel periodo: Benedetto e che - essendo il Croce la figura emerCroce. Ho accennato poco prima al mio gente di quel periodo - determinarono la modo di v.edere la figura del Croce, inti- china sulla quale inesorabilmente doveva mamente clistaQctee male inteso, cioè sem- disc,enclere la nostra vùta. culturale degli pre parzialmente inteso, ed assunto solo per ultimi anni dell' era che si chiuse col i9i4. quella parte che volta per volta s'intendeva Questi faLti, risultanti dalla breve esposia caposcuola: ragione per cui egli ha sem, zione che ho fatta si possono, per maggiore pre cercato con ogni cura di respingere da intelligenza schematizzare così: sè un. simile appellativo. i) Il Croce, sorto nel bel meglio della Perciò ho detto che il· Croce è sosta.nziaJ. crisi cosmopolita della nostra cultura, rimente un solitario. ·Le generazioni che lo ,prese il problema dalle origini, con una hanno successivamente accompagnato nel preparazione filosofica e sto-rica tutta. procammino - dai coetanev ai giovanissimi _ --pria, e tentò di stabilire un nuovo equililo hanno affiancato una dopo l'altra, per brio, che tenesse conto delle forze nuove poi allontanarsi, prima. di aver éonosciuto (soggettivismo, intuizionismo ecc.) e delle e penetrato per intero il proprio autore. Pa- tradizioni italiane (storicismo critico: Vico, n, un paradosso, quando si pensa alla fama Spaventa, De Sanctis). ed all'autorità conquistatasi dal Croce nel 2) Il progetto crociano non è ,stato inmondo della cultura dal '900 in poi; eppure t&sodal pubblico italiano, malgrado il suebasta approfondire uno per uno i casi più cesso personale dello scrittore. Forse ima significativi per accorgersi che mentre ad ragione di questo strano fenomeno di granun certo momento pa_fe-'fac:he tutta l'lta,lia;~ ;(le seguito nei particol11,ri e di incomprenfosse crociana, di fatJ,o,-t1ohfu veramenlle fa'f,.U~'rsionenello ·spirito totale dell'opera .intratesa. e ritenuta, in,_up primo tempo, che la1,'·$resa. deve anche ricercarsi nella: forma parte prP.tta.mJ,nteé}jtica, negativa della sua' mentis dello stesso Croce: il suo ordine teoria sull'arte, e del resto della sua dog,·i- 1~~nW:l.e,che)o __fa. lavora.re pe.c.z.onE;, e ni!.-'Ren,Jlfl'Vrro~coitrctreatcu1fi7;r·at1,si,pésso 'qumd1 certe voLte pare cl;le in quella zona. racCOQ;zatimale insieme. L'intima. unità e lo si trovi tutto, e non è. Ma sopratutto è corrtinuità dBl suo pensiero sfuggì malau- da ricercare nelle cond,izioni d'insanabile gura.tamente alla maggioranza d,e,l pubbli- crisi, in cui già si trovava lo spirito della co; e dico malauguratamente per due ra- nostra cultura. Avvenne che delle due gioni: perchè è sempre un gran male che si parti inseparabili, delle quali era composto disperda « il midollo leonino", e perchè il programma crociano fu veramente e corquesto stran0 malinteso durato un buon dialmente intesa e portata fino all'esa.speventennio è l'aspe~to non =o importante razione solo la prima, critica e negativa, e non meno malinconico della crisi di di- che offriva. una chiara, lucida sistemazione sintegrazione della. nostra cultura. filosofica delle tendenze intuizionistiche, Secondo lo stato civile il Croce è della ge- a.nti-storicistiche, che erano penetrate a ne.razione dannunziana; secondo le tradi- brandelli e confusamente: un'arma di otzioni familiari· si riattacca alla tradizione timo acciaio e managevole che il Croce, della scuola heg.eliana di Napoli; secondo dopo aver lavo-rato con grandi sudori,. nel l'indirizzo dei suoi primi stud-i si riattacca segreto della sua fucina, metteva nelle al positivismo, non dottrinale, ma appli- mani di giovani, focosi, inesperti schermicato all'indagine dei fatti storici, e da questo tori dilettanti • alla dottrina del materialismo storico, che Per questo soprattutto l'apparizione della assorbiva alla scuola di Antonio La.briola, prima edizione dell' Estetica (i902) resta e che, attraverso Marx, lo faceva risa.lire come uno degli avvenimenti più sintomatici ad Hegel ed alle tradizioni familiari del e sconvolgenti dei nostri tempi. Anche un pensiero di Spaventa. uomo come il Croce, uscito dagli archivi, dagli studi eruditi di storia locale di storia Questa preparazione spirituale era assai dell'arte e finanche di aneddotica 'e di topopiù complessa e sopratutto assai più o,rdinata ed equilibrata d1 quello che non fosse grafia napoletana, apriva la sua nuova fase nella generazione sua coetanea ; era una di. st udioso nel campo della filosofia a.bbatpreparazione che poteva affrontare senza te nd o più papaveri di un Tarquinio. Da pericoli l'irruzione cosmopolita, ed anzi gli quello st erminio, come, secoli addietro, dopo un terremoto si vide sorgere in una permetteva di abbracciare con lo sguardo il fenomeno nel suo complesso e d'intra- n<Ytteun monte nuovo, dietro Pozzuoli, noi giovanissimi di aJlora vedevamo sorgere, prende,re lo sforzo di assorbire gli elementi gigantesca, questa specie di fata della intuiindispe,nsabili per inne sta re l'arretrata no- zione, pura, così limpida alla vista, così stra cultura sul tronco della cultura euro- bene accogliente, così oomplificatrice dei pea più avanzata, pur mantene nd o quella problemi della poe,sia, della storia, della nel clima della propria tradizione. Il ri- filosofia, e, perchè no?, ·anche della vita. chiamo a Vico - che ad alcuno è potuto Non è che fosse così. R.ipeto, non faccio nè sembrare piuttosto un richianno personale, la esposizione nè la critica, tanto m~no, di indole sentimentale, dello studioso in- della. filosofia del Croce; ma. abbozzo le imnamorato della storia e del pensiero napo- pressioni che ne ebbero le generazioni nate !eta.no - è mvece uno dei capisaldi della intorno ali' ottanta. dottrina crociana che, sia. pure attraverso Simili impressioni dovevano dare alcuni radici sentimentali, si riporta ad una delle cattivi consigli, e il Croce prima d' ogni grandi correnti di pensiero italiano, che, altro se ne accorse. Un primo segno della lungi dall' estinguersi, si è andata accre- necessità, presto sentita, di un equilibrio scendo in una complessa vicenda di reci- è già nel programma della rivista La Criproche azioni e reàzioni, nel wrso del se- tica (1903): colo XIX: trasmigr-ata in Germania, dalla Germania tornata in Italia. con l'idealismo tedesco e raccolta nuovamente e rinverdita da.i neo-hegeliani napoletani. La personalità del Croce è troppo complessa perchè si possa pretendere di sbarazzarsene ìn pochi periodi. D'altro canto una simile esposizione, sia pure sintetica, uscfrebbe fuori dal còmpito che mi sono proposto in qu€sti appunti. Ma come fenoIl compilatore cli essa (spiegava il Croce) crede fennamente che uno dei maggiori progressi compiuti in Italia negli ultimi decenni sia stato l'essersi àisciplinato, mercè le università e le altre istituzioni di scuola e di controllo e d'informazione, il metodo della ricerca e della documentazione; ed è perciò un leale fautore di quello éhe si chiai:ua « metodo storico o metodo filologico,. Ma egli crede, con altrettanta fermezza, che tale metodo non basti a tutte le esigenze del pensiero, cd occorra perciò prornuc,- vere un generale risveglio dello spirito filosofico; e che, sotto questo rispetto, la critica, la storiografia, e la filosofia, potranno trarre profitto da un ponderato ritorno a tradizioni cli pensiero, che forono disgraziatamente interrotte dc,po il com~m~nto <lella rivohuione italiana, e nelle q,ualt nfuJgeva l'idea della sintesi spirituale, I 1dea della hu1n11nitas. E, poiché filosofia non può essere se non idealismo, egli è seguace del. 1' .. idealismo • : <lispostissill!o a riconoscere rhe l ':dealismo nuovo, in quanto procede più caut--:, d una volta e vuol dar conto d'ogni passe, che muove, può.ben designarsi come idealismo e r€f:L. 1istico •, e perfino (ove per metafisica. s'lnten~ ciano_ le forme arbitrarie del pensiero) come 1deahsmo , an.timetafisico ». Il Croce parlava. chiaro; eppure la dichiaraz10ne mtornp al metodo st-0rico fu considerata., rn generale, dai neofiti dell'estetica. croc1an~ come una concessione polemica. e non p1u_: tale era lo spirito del tempo. Ciò spiega 11 disorientament-0 e una parzia1e nbell1one, in mezzo a loro, quando poco dopo 11Croce reagì contro la poesia di Pasc-0h, nella qu~le - forse anche troppo guidato da cnte_ri culturali, e meno da puri cnten estet1c1 - egli vedeva però lucidamente una del1e più esasperate espressioni d~l male del tempo: quel frantumarsi della v~ia rn una nebulosa, quel de,,"Tadare della rag10ne verso forme di vita fanciullesca. o primitiva, che le malizie dell'arte_ invitava:no ad ammirar.e corno forme perfette di vita. Che più? Quando il Croce nel medesimo programma citato della Critica diceva: L'anzfrec_itata professione cli fede importa che que,;ta R1nsta non darà quartiere a quelle molte persone geniali che, infischiandosi della storia delle idee e dei fatti, prendono audacemente a nsolvere ardue questioni sulle quali l'uomo s'è travagliato per secoli, sicure di afferrarle con un colpo sbrigativo della loro asserita genialità. e si appoggiava sul motto di Bacone: « Citius_emergit veritas ex errore quam ex C071fusione », faceva in anticipo la critica del mO'V1mento fiorentino, che si apriva ìn quello stesso anno i903 con le audacie confusionarie del Leonardo. Infine. il discorso tenuto al ·congresso di filosofia ad Heidelberg (1908) mise il suggello filosofico a questo pnmo penodo di reazione, che vedem" mo accentuato durante e dopo la guerra con un senso più spiccatamente pedagogico e moralistico. Ma à nessuno è concesso di ritirare il contributo dato alla storia, e il Croce ha potuto cteploraoo, ma non impedire che la concezione dell')ntuizione pura passasse dal!' arte alla vita, aggiungendo un nuovo e potente impulso alle tendenze disgreganti della vita sociale italiana dopo il '900; e che nella sua appa.i,enza di miracolosa. spontaneità facesse scivolare nella fede dilettosa. clell' improvvisato, del miracolismo. A questo punto precisamente e su questo sen11ierotraverso il movimento della Voce s'incastrava alla prima Estetica. Dal miracohsmo all'acrobatismo marinettiano il passo diventava breve. Il Croce era ben lontano da quelli dell'Acerba, quando questa comparve; tutta.via è acquisito alla storia che l'Acerba accolse il Papini, già « vociano " e crociano, e ciò non fu per un caso fortuito. Il Papini - mi si permetta l'espressione ... protocollare•- rappresentò nel movimento futurista il plenipotenziario della prima Estetica presso il dannunzianismo marìnettiano. Il connubio era fatale quantunque a. buon diritto rinnegato daÌ Croce in nome degli stessi fondamenti del suo pensiero. Ma questi essendo rimasti infruttuosi sul terreno della nostra cultura bisognava bene che si arrivasse ad un; forma ibrida e tumultuaria, quasi oscuro presagio dei turbinosi. eventi che preparava la storia. allo scadere del primo decennio del secolo nuovo. MARIO VINCIGUERRA

138 LA RIVOLUZIONE LIBERALE LA VITA INTERNAZIONALE L' O. R. I. .\1. conosce l'origine cli questa politica serba e bulgara. La debolezza del governo di Belgrado all'interno del Paese k, costringe a sacrificare gli intc-ressi del popolo croato in favore dell' Italia (Fiume e la c06ta adriatica) e a cercare un compen->0 a spese de1l'Albania. e della .Macedonia gn..~ e bulgara. La debolezza interna del governo di Sofia lo reo<le incapace di resistere alle minaccie di Belgrado e davanti al pe,;colo dell'occupazione di Pernik e Kustcndil ù.a parte dei serbi, I, pronto ad allearsi di buon grado alla politica serba cbe punta su Salonicco, sperando un compen.w verso Cavala. I,n t.al modo non solt.ar1t.o sono sacrificali gli interessi della Macedonia e della Tracia ma anche gli interessi della Bulgaria, la Jugo,s'lavia e tutti i popoli balcanfri sono minacciati. Le cause fondamentali della debolezza del governo di Sofia sono dovute al suo isolamento dalle masse del popolo e all'animosità che queste gli dimostrano. Vo1e11domantenere ad ogni costo il potere nelle proprie mani e non trovando nel popolo alcun appoggio che gli permetta di resistere alla politica serba di conquista, esso cerca di allontanare i pericoli che minacciano la Bulgaria alleandosi a questa politica, spingendo così la Bulgaria ver.so u1ia. nuova avventura, soltanto per ottenere UJ1 succ~so temporaneo che rinforzi la sua traballa.nte situazione interna. li movimento rivoluzionario macedone /11, ltalia se ne hanno soltanto -vaghe conoscenze. RiYolu,done Liberale pu,bbllca il più, importa,nlc e il più chiaro docameH-lo del comitato centrale dell'organizzazione rivol1tzionaria m.acedone1 documento ignorato naluratinenle da ttitli i o: lCCHici) di politica estera dei noSlri quotidiani. Ecco il testo integrale del maHijesto: FR1!TELLI Jl,ICEDOXI! La Macedonia, ne1le sue frontiere geografiche naturali tra la i\1esta, i monti Car, il massiccio del Rodope, il Drin, il lago <l 'Ocrido, il monte Gramos, la Bistritza e il Mar Egeo, con una superficie di circa 65.000 chilometri quadrati, irrigata dai fiumi ~lesta, Strum.a, Vardar, Drin e Bistrit;r..a; dotata delle più diverse ricchcz.1...e naturali e di un clima fa\·orevolc; con la sua popolaziouc etuicamentc Yaria che si eleva a 2.302.000 abitanti; con una siluazioue strategica ed economica al centro dei Balcani tra i bac1ni del Danubio, dei ~lad Egeo e Adriatico 1 ha tutti i diritti e le condizioni necessarie per es. sere politicamente indipendente, formando 1t110 Stato indip_e11de11te 1.'.11c si arltogo1Jcrna, che potrebbe di,·enire il legame economico e politico tra i popoli e gli Stati della penisola balcanica. Le lotte secolari del popolo macedone contro il domiuio del prop1io territorio da parte di una sola razza e contro la tirannia usata da questa Yerso le altre razze che abitavano la Macedonia; la resistenza che questo popolo oppose alla politica snazionalizzatrice degli Stati che dominarono la Macedonia o con essa confinarono; la parte che essa ebbe in tutte le insurrezioni e in tutti i 1110,·imentì rivoluzionari; Paiuto da lei prestato ininterrottamente, nelle guerre balcaniche, agli Stati che ave\:ano dichiarato dj combattere per la libertà e il diritto di autodeterminazione dei popoli balcanici - tutte questo !)4"ova in modo evidente i diritti e la. coscienza politica che il popolo macedone possiede per fonnare una unità politica a,utono1na nei Balcani. Ispirata e son-etta da tale coscienza politica, }'Organizzazione Rivoluzionaria Interna Mace. done (O. R. I. M.), da 30 anni è a capo di una energica lotta rivoluzionaria per la libertà della :Macedonia. Questa lotta, diretta dai fattori di politica internazionale e baicanica da un lato, e dall 1elemento etnico preponderante nell 'organizzazione dall'altro, ba posto vari prnblemi tattici, servendosi di mezzi diversi. Per' molto tempo i1 popolo Macedone, confidando nelle aspirazioru di libertà per la Macedorua che grandi e piccoli Stati europei e balcanici potessero nutrire, si era rivolta a loro, attedendo dal loro intervento la propria liberazione. Per questa fede I' O. R. I. M. aveva attivamente laYorato perchè giungesse alle orer- - chie dei futuri liberatori la voce del Macedone ridotto in servaggio; per attirarne l'attenzione; per provocarne l'intervento; per conquistare la libertà della Macedonia, approfittando delle loro rivalità politiche. L'esempio del riscatto della Serbia, della Grecia, del Montenegro, della Rumania e della Bulgaria seduceva e incoraggiava. In accordo con la tattica adottata dalla lotta rivoluzionaria macedone, i mezzi erano sopra,.. tutto colpi parziali e isolati contro il potere do1ninante e contro gli interessi stranieri in Macedonia. La stessa insun-ezione di S. Elia nel 1903, il maggiore e più imponente sforzo macedone, non poteva conta.re sulle proprie forze per conquistare la libertà della Macedon.ia, ma voleva forzare l'opinione pubblica europea e la diplomazia internazionale 'af!i.nchè risolvessero finalmente la questione macedone. Non si parlò mai di una 1Jera azione ri'VOlu.. zionaria, niacedone o balcanica, in 1nassa, su grande scala, che po-tesse contare su se stessa per co-nq1tista.re la libertà macedone. I risultati dell'intervento europeo dopo l'insurrezione di S. Elia, espressi per mezzo di riforme ipocrite, che tendevano piuttosto a ristabilire e affermare il dominio turco in Macedonia, che a procurarle la libertà, disillusero il popolo macedone. Tale delusione rafforzò nelle file dell' O. R. I. M. il movimento che, fidando nella missione liberatrice dei piccoli Stati balcanici, cercava di provocare il loro intervento militare. La guerra balcanica che determinò lo smembramento della Macedorua a Bucarest nel 1913 e la guen·a europea con i conseguenti trat. tati di Parigi che spezzettarono il corpo vivo della Mac.edonia· e lo divisero tra gli Stati finitimi, uccisero definitivamente la fede del popolo macè<l0l1e nella missione liberatrice della politica interventista delle grandi Potenze europee e dei piccoli Stati balcanici. I trattati di Berlino (1878), Bucarest (1913) e Parigi (1919) convinsero anche gli increduli che gli Stati europei piccoli e grandi perseguono unicamente la loro politica egoista per cui la libertà e l'esistenza della Ma. cedonia costituiscono una moneta di scambio. Perciò finchè questi Stati saranno amministrati da governi che sosterranno la politica conguistatrice e imperialista di questi trattati o, in altre parole, saranno guidati da governi che non pongono come base della ltro politica interna ed esterna, il diritto di autodeterminazione' dei popoli, il popolo macedone non può attendere da essi alcun soccorso per la sua liberazione. Tenendo cont'o di questo fatto storico, I' O. R. I. M. giunge alla fertna e decisiva conclusioue cbe per la libe1tà <!ella Macc.'Clonia, essa può contare soltanto sui rno-vimenti progressi-vi e rivoluzionari estremi dell' fiuropa, in lolla co-nlro la politica imperialista dei loto go-uerni, contro i lrallali di pace esislenli, per il diritto di aulode!erminazi<me dei loro popoli e dei popoli stranieri. Ecco perchè l' O. R. 1. M. dichiara che, nel1' inlcresse della libertà macedone, darà H suv appoggio a tulti coloro che nei Balcani lottano contro la po1ilica di conquista dcll' itn~ri.-1.lismo europeo cooli7..zato sia aperlamcute, sia con la mediazione dei governi balcanici. I governi bakauid però 11011 souo soltanto gli stn11neuti dell'imperialismo europeo; ma applicauo pure la loro propria politica nazionalista e gucrrafouclaia. Graiie a quesla politica imperialista iu Europa, nazionalista e conquistatrice nei Balcani, la ì\facedonia esaurita da 5 secoli di schiavif..ù1 devastala da. 3 guerre, è nuovamente asservita e divisa fra i tre Stati balca11ici: Serbia, Grecia e Bulgaria. Kessnn governo balcauico pe11saalla liberazione e alla riunione delle membra lacerale della Maceùonia; nessuno pensa o agisce per il diritto di autodisposizione del popolo macedone in una unità politica indipeudente; nessllllo vuol dare i diritti previsti ai trattati di pace per i Macedoni ridotti schiavi 1 favorendo il loro sviluppo culturale come minorità na.z.ionali. Per queste cause l' O. R. I. 1L è costretta a dic-biarare che la politica di tutti i governi balcanici attuali è ostile all' e&istenz.a politica indipendente della .Macedonia. L'organizzazione lotterà energicamente con tutti i mezzi permessi dalla ri voluzioue còntro la politica di couquista di questi governi verso la. Macedonia e il popolo macedone. Inoltre per evitare qualsiasi oscurità C· mal~nteso, PO. R. I. M. dichiara che 11011 può disinteressarsi affatto della politica estera e in~ terna degli Stati balcanici, specialmente della Serbia, della Grecia, della Bulgaria che dominano parti considerevoli del territorio e del popvlo macedone. Per quanto riguarda la Grecia, l' O. R. I. M. lotterà contro ogni tentativo di restaurazione della monarchia - espressione dell'ultra-imperialistà politica greca - che contro ogni governo faut01·e dell'attuale smembramento della Macedonia, cerchi di snaziqnalizzare la popolazione della ì\1acedonia greca e di cambiare con la violen.za la composizione etnografica della regione, scacciando la popolazione indigena per sosti. tuirla_con coloni d'Asia Minore e di Tracia. Per quanto riguarda la Jugosla-"ia 1'O.R.I.M. lotterà accanit.amente c0ntro tutti i -governi di Belgrado, senza. distinzione di partiti, che sostengano l'attuale politica serba di centralismo arbitrario, la snazionalizzazione e 1'oppressione •non solo del popolo Macedone, ma anche dei popoli della Cn:,azia, la Bosnia-Erzegovina, il A tale scopo, sacrifica gli interessi del popolo macedone. E' costretto ad usare il terrore nella sua amministrazione interna, a sospendere tutte le garanzie costituzionali ; è costretto a proibire la libertà di parola, di stampa, cli riunione e di associazione, a distruggere le organizzazioni cooperative e i partiti politici; è costretto a ne. gare ricovern ai profughi politici della ~Iacedonia. Constatando questi fatti, I' O. R. I. M. proclama la politica del governo di Tsancofl ostile ai popoli di Macedonia e Bulgaria e invita tutti i Macedoni e i Bulgari a cominciare una energica lotta contro questo go,·erno. Essi debbono dare il prop1io appoggio soltanto a un governo bulgaro che, appoggiandosi sulle masse lavoratrici délla città e• del villaggio, non sia costretto ad amminisfrare col terrore e con leggi eccezionali, non sospenda le più elementari garanzie di una amministrazione veramente nazionale e democratica e che, sostenuto dalla fiducia della massa popolare bulgara, non nazionalista e amante della libertà, possa dare a questo popolo i mezzi di lottare contro la politica di conquista degli Stati vicini senz.a temere che tali mezzi si volgano contro lui stesso. Solo nell'affermarsi di un simile governo bulgaro l' O. R. I. M. vede la garanzia necessaria così. per l.o sviluppo futwro della lotta rivoluzionaria c01n.e per l'i-n.dipendenza politica dei popo!-i balcanici. Tracciando a grandi linee le sue relazioni verso i fattori governativi della politica europea e balcanica, l' O. R. I. M. dichiara che essa lotta e lotterà con tutti i mezzi permessi dalla rivoluzione : MontenegroJ Kossovo, la Voivodina, la Slove~ 1o) Per la liberazione e la rùm.ion.e delle/ nia e la Dalmazia, tanto più che que sta politica, parti staccate della J!Jacedonia in 1ina unità polifavorita da alcuni Stati europei, mira a nuove tica piena.mente autonoma e indipendente, nelle conquiste cli territorio straniero a danno del- sue naturali frontiere geografiche ed etniche; l'Albania e della Macedonia greca e bulgara. 2') Pe,· la democratizzazione degli Stati 'l!iL1 O. R. I. M. dichiara che, nelle lotte nazionali ci"ni della Nlacedonia e per La ioro unione in interne della •Jugoslavia, riman-à a fianco di una Federazione balcanica che sola può assicu. tutti i popoli .oppressi, in lotta contro i governi rare L'esistenza. politica della Macedonia indidi Belgrado per un decentramento democratico pendente e l'indipendenza dei rimanenti popoli e per la riorganizzazione federativa della Jugo- balcanici; soddisfa.re gli interessi econcnnici e slavia. - cultwrroli degli Stati balcanici c0n11..essicon. la Per quanto riguarda la Bulgaria, PO.R.Li\lI. libera apertwra dei tre -m.. ari balcanici; paralizdichiara che, malgrado tutti i sacrifici che il zare le aspirazioni anmessicnt.iste degli Stati bal-. popolo bulgaro ha comp-iuto ed è pronto a com- canici e le tendenze imperialiste d.egli Stati eu,. piere per la libertà e l'indipendenza della Mace- ropei e co-ntem.poraneaimente assicu.rare la giusta donia, l'attuale governo bulgaro cli Tsankoff se- solU,zione di tutti i problem.i nazionali, favorendo gue, nonostante i sentimenti e gli interessi del lo S1Jiluppo culturale di tu.tte le niinorarzze etsuo steste popolo, una politica apertamente niche. anti-macedone e antkbulgara, una politica a.per. tamente serbofila chè non' soltanto tende a perpetuare lo smembramento della Macedonia, ma prepara ancora nuove trasformazioni tenitoriali a suo danno. L'Organizzazione avve1te i popoli di Macedonia, Jugoslavia, Bulgaria, Grecia e Tracia che .il governo di Belgra<lo1 fondandosi sugli accordi con alcuni Stati europei per lo smembramento di Croazia, Albania e Grecia, si prepara ad estendere la sua politica di conquista verso Scodr..;_e Salonicco, spingendo il Governo di Sofia verso Cavala e minacciandolo, nel caso contrario, di occupare le regioni bulgare di Pernik e Kustendil. Pare che il governo cli Tsankoff sia stato sedotto da questi miraggi imperialisti, sussurrati dalle sirene di Belgrado. Egli cerca di distrug .. gese I' O. R. I. M. e il movimento rivoluzionairio macedone che appaio-no come i più seri ostacoli alla realizzazione di queste intenzioni criminali. Mentre il governo di Belgrado prepara ed infiamma la guerra civile in Albania, il go~ verno di Tsankoff cerca di annientare l' O.R.I.M. Gli arr'esti, in Bulgaria, di alcune centinaia di Macedoni sospettati d'appartenere o di sim. patizzare col movimento liberatore macedone; la proibizione della stampa legale dell'Emigrazione Macedone in Bulgaria che difende l'azione liberatrice della Macedonia; la premura del governo di Sofia nell'attaccarsi ai più importanti leaders del movimento rivoluziona.do macedone per arrestarli e mandarli in Serbia come vittime espiatorie del nuovo corso della politica di conquista di Bulgaria e Serbi~, sono le ultime prove impressionanti della politica traditrice del governo di Sofia. L' O. R. I. M. dichiara che nella sua lotta per la Macedonia indipendente e la Federazione bai. canical essa conta sopra tutto sulle forze rivoluzionarie unite della popolazione macedone, senza distinzione di razza o cli religione, che lotteranno in intima collaborazione con le masse la. voratrici degli Stati balcanici. Finchè il successo della sua lotta rivoluzionaria dipenderà dalla situazio11e i11ternazionale, P O. R. I. nf. si affida alPappoggio morale e materiale dei movimenti progressi \°1 e rivoluzionari degli Stati europei in lotta contro la politica imperialista de loro governi, contro i trattati di pace esistenti e per il vero diritto di autodeterminazione dei popoli. In tal modo l' O. R. I. M. nega definitiYamente le illusioni, per cui si dovrebbe attendere la libertà della Macedouia e la c06tituzione della Federazione balcanica cla.11'intervento dei governi balcanici sciovinisti e delle Potenze europee imperialiste. Essa dichiara che soltanto gli Stati e i governi che, nella loro politica, hanno dimostrato di per. seguire effettivamente la realizzazione del principio della libera autodecisione dei popoli possono pretendere di essere sinceri amici della lL bertà della Macedonia e dei popoli balcanici. Tutti gli altri sono nemici della libertà mace-- done e l' O. R. I. 1\1. condunà contro la loro politica una lotta accanita nei Balcani. L' O. R. I. M. è cosciente della relativa debolezza delle sue forze, ma è ugualmente cosciente che oggi 1' EtLropa intera è minata da contraddizioni anche più profonde e insanabili di quelle che provocarono la guena europea nel 1914. Una nuova guerra balcanica ed europea o una lotta civile rivoluzionaria internazionale per la liberazione e il diritto di libera autodeterminazione dei popoli è inevitabile. Essa picchia già alle porte di tutti gli Stati. L'O. R. l. M. comprende molto bene la grande dec:h,iva funzione che esercitarono i Balcani nell'esplosione, la durata e la fine della guerra ewropea del r914-r9r8. Esso richiama l'attenzione di tutti i rivol111donari macedoni e balcanici su] fatto cbe, nelle prossime fotte che rav:idamente si avvicinano, j Bakani lJf.J6Sonoesercitare una funzione ancora più grande e decisiva se gli sforzi rivoluzionari cli tutti i popoli balcanici oppr<:S6i sono riuniti e alleati sotto la bandiem della libertà e I 'indipen<le11ra macr'Clone, sotto la bandiera della loro propria libertà e indipendenza, sotto la ban<tiera infine della Federazione J,,.,Icanica. !'er questo l' O. R. l. }1. im-ita tutti coloro che combattono per la libertà e l'indipendenza dei popoli balcanici a riunire le loro forze per formare rapidamente un fronte ri'voluzi<>nario macedone unzco che servirà a tonnare un fronte rh;oluzionario balcanico unico contro tutti gli sciovinisti, contro tutti gli annessionisti e imperalisti, contro tutti gli oppressori dei popoli. Per provare che su questa via essa dirige la sua azione l' O. R. I .. "1. dichiara solennenr.ente di ..voler cessare tutte le ricerche, tutte le 1nisure esecutive e tutti gli ordini contro i unnbatten.ti, i gruppi, le Mganizzazioni e correnti macedoni separate, se queste si metteranno sinceraniente alla ba'sedella 'Vera lotta ri:""olvzionaria nello spi- -rito del presente manifesto e tenderanno la man.o per guidare la lotta comune sotto la bandiera della libera Miuedonia indipendente, sotto la ùanàiera della Federazione balcanica. Cosl I' O. R. I. '.H. fa il primo e più decisivo passo per la creazione dell'atmosfera favorevole e necessaria alla prossima convocazione di un Congresso per l 1 Unione del movimento rivoluziona.rio macedone nella sua integrità, in cui -a. rebbe creato, per gli sforzi di tutti i sinceri rivolt12ionari macedoni, il fronte macedone unica che, appoggiandosi sul fronte ri-vvtuzionario baf.-. canico unico ed entrando in intima collalxrra.- zione coi movimenti progressivi e rivoluzionari dell'Europa e dei Balcani, conquisterà la libertà e l'indipendenza della fucedonia, imporrà la creazione della Federazione Balcanica, assicurerà la pace nei Balcani concorrendo così a rista,. bilire la pace in Europa.. Avanti tutti nelle file della lotta rirnluzionaria macedone.! Viva il fronte unico rivoluziona.rio di llacedonia ! Viva il fronte unico rivoluzionario dei Balcani! Viva la l\Iacedorua llilÌta e indipéndente ! Viva la Federazione balcacica ! 6 :Maggio r924. Per I' O. R. I. ~1.: il Comitato Centrale T~ ALEXANDROFP, E. PRoTOGHEROFF, P. TCIAUL6FF "b'EC!ODEbhASTACDPA ,, il ben noto ufficio di ritagli da giornali e riviste fondato nel 1901, ba sede ESCLOSIVAMENTB in Milano (12) Corso Porta N11-0va, 24. PIER□ 6□BETTI - Editare TORINO - Uia XX Settembre, 60 Dovere di ogni abbonato della Rivoluzione Li:berale è di abbonarsi subit-0 alla prima seriie dei Quaderni dallaRivoluziona Libml1 Integrano l'opera della rivista e raccolgono gli scritti fondamentali della nostra cultura politica. PRIMA SERIE 1. M. iVIISSIROLI: Il colpo d·i Stato L.5 2-3. V. NITTI: L'opera di Nitti ,, 12 4. A. CAPPA: Vilfredo Pareto . ,, 6 5. S. iVIILl,: La libertà, prefaz. di Luigi Einaudi ,, 8 6-7. L. STURZO: Sintesi sociali, con una storia del movimento politico cattolico in Italia ,, 12 8. A. POGGI: Socialismo e cultura ,, 8 9. 0. ZUCCARINI: Lo Stato repubbliCCl1W )> g 10. G. GANGALE: La rivolu:ione protestante " 8 L' abbonamento alla prima serie costa. solo 50 lire. - I volurrui si spediscono ~li abbonati che hanno pagat-0 raccomanda.ti. franchi di porto. Chi possiede già uno o due volumi può abbonarsi ai rimanenti togliendo ali' importo L. 5 per ciascun numero posseduto. Fino al 15 ottobre gli abbonati di Rivoluzione Liberale potranno abbonarsi alla prim,a serie dei quaderni spedendo vaglia di sole lire 45 (quarantacinque). •

LA RIVOLUZIONE LIBERALE IL SIONISMO A parlare clegli ebrei in Ilalia, si corre sempre li rischio di sonare su un tasto falso. Ci cr~o'. nei. loro riguardi, cosl liberi da prc- ~udiz1aJ1 odii e timori, che ci sembra di poter disoorrcre dei loro problemi con perfetto di. fiHnteressc e con chiare--.,:;z.ascientifica. Viceversa, o.ppc:na ci si è un pochino addentrati, ci si ~ge <li mettere in luce part.icolmi, aspirauaru, di fctti che, non si può negare, ci dàn110 fastidio e<I evocano quasi un islinto di diffideJUB e di difesa che è come l'embrione d'uu irri'Tdato antisemitismo .. Queste cose mi son rivenute ia mcut.c nel legg,ere un chiaro e ouesto libro (1), scritto da u.n egregio fu1nionasio del Ministero degLi Esteri : i1 comru. Romolo Tritonj. Due anni di permanenza a Gerusalemme come Console generale gli hau dato agio <li os~ervare un mome11t? a.s~i iutei-essante dell'esperimento siouistico, e ili frequenL1re molti dei suoi guidatori. Una buona. couosceuza del molldo arabo, d'altronde, lo po11gono in grado cli Yalutare giusl.c1mC11tcle rec;ist~1ne iudigeue. Sotto la struttura :;lrcUament1.: logica e documentaria, uu umano scuso d'ironia ravyi,·a i particola1; e ser\'e quasi da crib....~io dt .-;celta. L'estesa traltaz.ione storicopsicoJ... 1gica su l 'cbreo e il s.uo mondo prepara a Yalutar~ gli elementi morali e fatali di quella spinta ,·erso Gerusalemme di cui poi si narrano i deplore,·oli resultati. Buon libro di infonnaz.iOnc e di coltura, llllito, rapido. Dove sono, dunqu~, le sue manch~xolezze? E' una domanda a cui sarebbe difficile rispcn1derei per chi non possiede ricche infoTmazioui su la complessa e vruiop[uta storia ebraica. 1Ia forse, anche col socco1·so cli poche pubblicazioni, e riascoltando certi echi d)una lunga tragedia che è gillllta fino a uoi e qual. che volta ci ha scossi, si può indovinare qualche altro aspetto del sionismo e tentare d'individnarne meglio la necessità, la spontaneità, tanto da riuscire a togLiergli quella taccia di « c:reaz.ione, inglese, e quindi di riparabile errore politico, che nelle conclusioni del libro -accennato gli viene attribuita. Pcchi ebrei di quelli non assimilati e fedifraghi e, certo, nessun sionista son disposti ad accettare la cli dsione storico-geografica del popolo elette, in due stirpi : la Seffardita (spagnnol;i.) e la Asckenazita (germanica). I nomi indicano soltanto due diverse correnti a traverse, cui si manifestò la «diaspora» (dispersione) e nascono in tempi relativamente recenti : spagnuoli si chiamano gli espulsi dalla pe:risola Iberica (fine del 1400) che popolarono i! 'l..evante, l'lnghilte.iTa, Venezia, le città libere e anseatiche dell' Impero, la stirpe insomma dei Rothschild, cli Spinoza e di R.ica.rdo. German:ici, in secoli più tardi, furon detti i nuovi immigrati in Gennania, gli esuli dalle pe:r&eeuzioni orientali, gl'inventori del linguaggio • jiddisc •, e i creatori, in questi ultimi decenni, del nuovo ghetto di Kuova York. Sembra però oppc,rtuno di segnare nna distinzi011e più profonda, che non si limiti ai dtte di versi riti e ad alcune discusse caratteristiche somatiche. Qttesto popolo che, per vivere, ha bisogno di considerarsi sacro ed eletto, p:roìbisce il co11D11.biocon persone d'altre schiatte e riconosce la sua. patria in un solo tempio d'una sola città - oggi è diviso in due grandi rami, non più geografici, ma spirituali, che non trovano terreno di consenso, non hanno interessi vici:ri e intendono in modi opposti la tradizione che a loro è comUlle. Le. separazione è molto ante1;ore alla nascita dei nomi che la indicano. Fin dal tempo della <:attività babilonese s1inizia la •diaspora». Con Eedra (quattro secoli av. Cristo) non tu.tti gli i&ra.eliti rient.rauo in Palestina, ma anche quelH rimasti i;i Caldea si considerano popolo eletto, rimangono fedeLi alla loro religione e inassimi- ·labili dai loro vicini. In Palestina, terra più aperta alle de marittime, a commerci con popoli affatto diversi, all'influsso fenicio-grecoro.mano; dov'essi souo in maggioranza e quindi· non banno ragione nè modo di segregarsi, di costituirsi di fronte al mondo e.sterno in unL tè. chiuse e ostili, si può stimare che le mod.ificazion.i dell'antico spirito ebraico siano avvenute più facilmente: già ai tempi di Cristo il comune linguaggio era l'aramaico. Che già dai primi secoli dell 'èra cristiana. l'ebraismo fosse acie:so in due centri, lo dimostra. la contemporanea. duplice: redazione del « Talmud :a, avve. nuta l'una a Tiberiade, I 'altra a Babilonia; e anzi questa è considerata più import.ante. La , dispersione» dunque, che non fu mai simultanea nè totale, ma avvenne secondo periodi di maggiore e minore intensità, spesso per e50di volontari, e seguendo correnti determina.te e p1·ofìctte, parte da due nuclei già notevolmente diversi. Il centro babilonese si espande verso l'Arabia., l'India, il Caucaso e •l'Enropa Orie11tale. Il centro di Gerusalemme ,.-,gue le ,ie del ma.re, popola le ri,·e del Mediter.raneo; con ;la conquista araba penetra,, e mette profonde radici, in Spagna: donde poi trarrà i I nome. Le lunghe e iITequiete vicende di queste genti sono sommariamente note; ma si pecca certo d'eccessiva compassione se si considerano come ae; dannati alle persecuzioni perpett1e. I ghetti prima d'essere u.na costrizione imposta dal mon<lo cristiano si fonna.no per la loro segre- ~ne rnlontarla. Città nelle città, sono come dei nuclei d'ebraismo puro, delle spiriluali Sionn: l'una all'altra c-011tigL1e,tra t'Ui s'inlrc.--cciano rapporti che sono già srx,cificatamente commerciali. l'er molti SC<'oli la persecu7;ionc non c'è, ma anzi un ambie11tc di libC'rtà dove le colonie ebraiche prosperano e svolgono ampi,imente le loro peculiari aUitudini, ulilis~ima forma di vita internazionale nello scisso mondo del Medioevo. L'espulsione dalla Spagna è appttnto l'e/Ictto di quest'C<'cesso di pace e di prosp~rità. J duecentocinquantamila ebrei rappresentavano una tropl)(l \'iva forza nella sconfitta civiltà araba (al dominio d(:lla quale enmo assai più vicino che non fossero alla ch·iltà cdstian.a}, una troppo rx,ricolosa testimonianza del passato perchè i conquistatm; cristiani li potessero sopportare. .Ma gli esuli se ne vanno dalla Spr,gna uon come un popolo cli paria, perpcluamente avvilito e illcapacc di incuter rispcU.o, ma come una cJ.as.. se dirigente colta e abilissim.a. di cui non si a.ccclla.no più i servizi 1 la quale non iiconoscendo una patria tcneua è pronta a rifarsi la sua vita in qualunque luogo cd è skura d.i meri. tarsi dappertutto posizioni di prim'ordine. « l.'n.a stirpe con speciale vita. interiore e cioè con accentuato intellettu.alismo ossia con un istituto religio~o razioualist.ico e non ascetico, detenni nato da una dottrina 1;gidamente int.ellett.ltale; con una mentalità utilitaria a base cli rapporti tra uomo e Dio per cui l'uomo si sdebita cl i certi doveri e riceve in cambio dalla Divinità ricompensa corrispondente 1 il che induceva a un.a continua. valutazione contrattuale del Yantaggio o del pregiudizio di ogni azione; con un apprezzamento dell'u.tile e dell'importanza che la morale ammetteva. al guadagnò pecuniario; con un'immaginazione fertile in combinazioni; con nno spirito agile, penetrante, spesso cavilloso, pronto a rendersi conto delle situazioni, a comprendere le possibilità ed afferrare le occasioni, a freddamente calcolare. e freddamente riflettere; con una facoltà notevole ad assimilarsi idee e sentimenti degli altri ossia ad! adattarsi; con una volontà tenace e un sog• gettivismo accentuato che tutto riferiva al1 'utile, (2). Questo è l'ebreo che non si conosce più da vicino. . •• Se non che queste carattedstiche non coni. spendono più al vero quando si osservano gli eslùi d1oggi, gli scampati ai «pogrom• o alle orribili condizioni cli vita che li sospingono, a milioni, in A111e1ica. La storia della «diaspora:a nord-orientale, che è netta.mente divisa dall'altra, e soltanto ora, per essere respinta col terrore verso occidente o verso il sud I in qualche modo tenta di riconnettersi e, di solito, viene a bnssare a una porta che non le sanno più aprire, è ancora, c.re<lo, oscura. Perchè, in che modq un nucleo cosi ingente trovasse fucile dimora tra Polonia, Russia e Romani.a 1 ma. nello stesso tempo come mai non ri.usciSSe a operare nella società che l'ospitava e restasse per secoli retrivo, appartato, odiato, senza escogitare a propria difesa quelle benefiche forme d'attività che gli pacificavano altrove tutti i vicini, è cosa che non si spiega, forse, se non col ricorrere a una più antica. differenz.a. spirituale. Non siamo più tra banChieri, medici e matematici, ma tra rab. bini e cabalisti, profondi, squisiti conoscitori della Legge, vibranti di speranza nell'attesa del ìviessia. Non sanno aver p,resa sul lento mondo che li circonda., perchè non sono consci d'una propria missione terrena, repugnano ali 'azione, si considerano attendati emigranti. A ogni capo d'anno si augurano e imp10'rano il ritorno, entra l'annata, a Sionne. Questa gente non occidentale, dispersa in un mondo p.rivo d'istigazioni ed attrattive, tra indolente e fanatico, che rinnega a sua volta qualunque forma di solidarietà contingente, poichè non riconosce norme e necessità di vita pratica, era 11.atura]mente condotta a esultare ed a estendere in sè la vita religiosa. Quindi è priva di adattabilità, ignara delle forme scettiche che possono servire da riparo e da astuzia ai deboli, incapace di crearsi comunque un diritto, e convinta di dover subire persecuzioni e sacrifici. Se ai correligionari d'occidente s:i può rimproverare il culto dell'abilità, llll eccessivo materialismo (pervaso però eia elementi mistici), lo assoluta incapacità creati va; tra questi invece la fantasia e La fede spronate di continuo trovano vivaci espressioni e pullulano, nella segreta vita del villaggio, i poeti 1 i visionari e g-1i utopisti. « Egli è un ve1·0 poeta, con una straordinaria potenza del lingu.aggio e un dono infallibile elci ritmo. Scriveva nello stile medievale, prdondendo gli acrostichi e le rime doppie, sdc•g-na;_ido le nudità del parallelismo dei primi ti vi pceti ebrei. Nel campo delle idee, indovimt·ia o:;ni cosa come una donna, con una rapidità e ur.a penetrazione stupefacente, ma con la stessa mancanza di criterio... Qu.ella medestma. ten. deuza del suo spirito contorto lo attirava ad esporre ingegnose spiegazioni su 1a Bib1l1a e sul « Talmud », a chiarire di nuova luce quistioni di storia, di filologia, di medi-..:tna., ili tante altre cose, di qualunqu.e genere. : : credeva. nelle sue idee perehè gli erano proprie e in sè stesso a cagione d; qu.elle idee. Gli sembrava talvolta di crescere di statura fino a tocca~ con la testa il sole, e questo gli accadeva dopo una lunga argomeuta.zionc o dopo tJna dL clamazione appnssion;Jta; il suo cer1,e1Jo 1,c.rbava, da. r1u<:st.i crmtatti, tome una V-,--rpe::tua fi..1mma». Poesia e utopia ebraica, e soltanto nn ~bn-o può mescere insieme nelle sue parole l'ironia, il co-nv1ndmento, la simpa..tia a q_uest.o modo. Per Ja storia Ù(d sionir-.mo è opJXJrtuno parlare un momento <l'J&radc Zang-Hill. La famiglia Zangwill - il nome la dice askenazita <:ra da un p<.:1...zw, da più di una. generazione st..:1bilit.a in Jngbilt<~ra. Se Wcininger ha ra1,rione di paragonare agli ebrei gH inglesi, si capisce. che il mondo britannico sia stato ad.atto alla csprCS6i<m.ed'un tipico ebreo, rom 'era stato, poco prima, oggetto del governo d'un IJisrac:li. Eglt s; trovò in una ,,oc-ìetà che accoglie,·a e 0110rava alcune famiglie di banchieri e baronclt.i, gli ebrei di palazzo c:he non compravano un litolo con una conversione, ma si confondevano con 11alto mondo ufficiale te11ei1do per sè il segreto di qualcuna delle sue attività; e relegava poi nei più sordidi quartieri, oltre Whitechapcl, nel nuovo ghetto, le migliaia rli scampali dai "pogrom• che non sapevano ancora tentare le terre americane. Zangwill si rivela co11 questa nuova esperienza della sua slirpe; di fronte agl'immigrati orientali fa da. inglese; ma intercede per loro presso i magnati israeliti, scri,·endo. E' artista., è (passaporto necessario cogl' inglesi) u.morista; coglie i lati comici dei suoi quasi compagni, crea o ripete mo! te delle tremende e dolorose sto1ielle ebraiche. Ma nello stesso tempo è un infaticabile bussatore a quattrini, il provocatore e l1intennediario delle- larghissime munificenze. I Rothscbild, i Montefiore, i Sassoon si sdebita.no degli obblighi della ricchezza, creano le loro « fondazioni 11, le benefiche colonie in Argentina e in Palestina. Ma intanto Zangwill capisce. che il rimedio pecuniario è inefficace: son dodici milioni di esuli, presenti o futuri. Sono esuli, dice Zangwill, perchè non si sanno far rispettare. Se ·avessero coscienza di sè com~ popolo 1 sarebbero forza1 sarebbero « Stato•, W1 tutto organico, capace di 1esistere, di dettare patti. Lo sforzo che deve fare il hu.on ebreo è di ottenere la formazione di questo stato. La storia di questo barlume di coscienz,, statale è esposta chiaramente nel libro del Tritoni. I pTinri congressi di delegati P.anebraici rivelano che « il popolo » ba però una sola mira : lo Stato antico, Siouue. E' una preghiera, è quasi una parola magica 1 non capiscono altro, :sdegnano le ·altre proposte: la Patagonia, l 'Uganda (offerta da C!tamberlain dopo la guerra boera). Non si poteva sperare di costruire effi. cacemeute lo Stato ebraico fuori da questa premessa. Questo lavorio di speranze e d'incita.menti che è durata vent'anni era a Lonclra1 nel seno del Governo inglese, un po1 una spina, un po' un adescamento. •Tirattative col Kaiser e con il Sultano erano andate in fumo; si sa che le speranze , liberali , s'appuntano sempre a Westminster, e in questo caso. c'era anche il giuoco cli sommi interessi. La Palestina s'andava ar- ,;cchendo di volontari immigrati ebrei a decine di migliaia. Il giorno della conquista. il Governo inglese era qua.si impegnato ad offrirla a lo:ro. Che quel Governo non si sia dato pensiero delle condizioni di vita in Palestina e della possibilità d'un simile esperimento è cosa che s1 ca.pisce; direi che è cosa logicamente politica, se appW1to doveva aver importanza. quest'atto di volontà e di protezione, e il resto, l'attuazione _pratica, era affar loro. :Ma ci s'im1nischiarn inoltt-e uu interesse attivo della politica. britannica, quel senso « imperiale » ò 'espansione nella forma protetti va che le è classico, che la fa apparire nel mondo in funzione di fecondatrice e di 1;paratrice, di creatrice d' « errori » se cosi si vuo1 dire donde poi traggono origine esperienze di storia. Sarebbe stato assurdo e compromettei1te far della Palestina una , Colonia della Corona, ; perciò l'Inghilterra ass11111eil mandato di governarla, creandovi « il focolare nae,ionale » per gli ebrei; dominio sicuro, non su un piccolo ten;torio ma sulle coscienze di una stirpe sparsa per il mondo; funzione quasi d-i giustizia, e in tutti i modi d'arbitrato in con. tese di r'eligione e di razza. che non si prevede possano rappaciarsi; previdenza forse del giorno (secondo le profez:ie del medesimo Zangwill) in cui il bolscevismo crollerà sotto una insurrezione antisemita, quando sarà utile per poter manovrare una valvola di sicu;rezza, che è poi proprio qttella che han saputo inventare gli ebrei come rimedio ai loro terribiLi, e spesso volontari, guai? • •• Ma l'esperimento sionista è fallito alle ST>eranze degli stess; ebrei. Non è da far marnviglia che essi - chiamati con l'istituzione del e Zionist Executive :a a funzioni dì pseud.:> l,!Overno in terra ignota - non siano riusciti nelI 1opera impossibile, e abbiano creato altre impossibilità psicologiche intorno all'esperimento vagheggiato; gettato semi di lotta religiosa e politica in Palestina, trattandora come , terra di conquista,, lotta che volgerebbe-di certo ai lord danni. E' invece più strano, e può sembrare co>11traddittorio, che essi considerino fallita la, causa del sionismo in seno alla loro razza, come propaganda di unità nazionale ed effettiva costituzione di Stato. 139 1·n sc,gno ebraico c.~a que]lo di crc.":Jr.-.iXazionc, cok,mzzando una t.erra non propria con r,<><'herlaina di migliaia d'individui, proclamati rappresentanti d'Wla Unione Spirituale sparsa !)(:T il mondo. Le stesse forze che tengono unita - a suo modo - la , dia.spora , , la stessa tradizione rdig-ioso-casuistica che non ammette in li11<:antoncnnia c-ivile e limita il campo della attività individuale all'lllliverso astratto e alla casa, si oppongono a questo compromesso: dove una. ragione di dif0,a c.ontingentc, un principio occattato alla pratica occidentale =- si insieme vogliano condizionare e qnas, dar nuovo fon<la.mento alla profonda ,rit.a messianica e SUf.>(,"Tllazionale.La delusione dei sionisti è &tata g-rande; &econdo loro tutti gli ebrei ahban<lonand,-, le patrie prese in prestito dovevano farsi cittadini di Sfonne. La tragica confessiù11C si ba dalla bocca di Zangwi11. In un numero (que1lo del 12 marw 1924) della llivista americana < Tbe Xation, è pubblicato un sno articolo (in contradditt,,rio wn un altro di Chaim Weizmann, membro del « Zicmist E.xecuth·e )•: • 11 giudai~mo n<.m è un cosmo, ma un caos,. e L'unico senso di unità cui s'avvicina è J'unità del sacrificio che soffre in vaste e numerose re-,sloni d'Europa>. Nemmeno ]'unità de] sacrificio s'impone. I sacrificati non dtttan,, legge, non piegano a sé la coscienza <legJ>ignavi, ~61i assimilati o dei beneficati da 1111 lungo esilio. Tra il Seffardita e l' Asckenazita, pigliando i termini g= 6 rafici in senso morale, c'è una distanza immensa e non s'intc.--ndono. Tra gJi Orientali stessi, a _-UO\,'a York 1 s'è scelta una casta, dcminante e americanizzata. Otto Kahn disprezza e non ca.pisce il LeYitzky che è sbarcato l'anno scorso; e vota la legge che, d'ora in po;, gli -rieterà d'approdare. Il Sionismo do,·eva, nel pensiero dei capi, uccidere e sostituire la •dia.spora,. Ma la diaspora, che non è solo sofferenza ma anche gloria nella· disperazione, partecipazione alla vita delle singole Xazioni in un ge1oso sell.SO d'unità che le su.pera, osserva il falLiméllto del sionismo ed è indotta a approfittare da = lezione d'errori. Zangwil! spera che agfaca nelle patrie - che pènnei di spirito ebraico le terre doYe ba allignato, e, sopra tu.tte, quella della moderna prosperità d'Israele, la terra incolta che può fruttificare eo1 suo seme. L'America ormai è il cçntro della vita jiddisc, Parte ebraica s'è manifestata, si conosce e conta solo a Xuova York. 3!a, naturalmente, nasce nello stesso tempo e prospera I'antisemitismo. L'avvenire, come si vede, è oscuro anche di queste minacce. Occorre (per il tra.nqu.illo riposo dell'animo informato) prospettarsele, ma non è da pensare senz'altro al peggio, a forme estreme di ,·iolen.z.a e a remote vendette. I problemi d.i solito non si risolvono che mediatamente, suscitandone degli altri, magari opposti, a tra-ç-erso le modificaz;oni e gli adattamenti. DegLi errori propri alle menti ebraiche, importa di rilevare quello della • logica catastrofica> per cui non si 1 conosce che l'ottimo e il pensiero, e si è sem .. pre pronti a ideare palingenesi e ri"t"oluzioni. Sarà pur qu.esta la fiamma che li riscalda da secoli, e saranno preferibili questi ebrei eccitati a qu.ella specie di mollnschi pratici e cavillatori che siamo avvezzi a trovarci tra i piedi. Ma di loro non c'è troppo da fidarsi, come di· gente che tira le somme sempre maggiori del totale degli addendi. Dicendo questo, non si ,ogliono menar per buone le fantasie su i Saggi Anziani e su. i complotti secolari. )1.a opporre a certe seduzioni romantiche., al facile sentimentalismo, magari al senso di rispettv per una razza che non è soltanto afflitta, querula e meschina, le obbie1Joni del nostro buon senso, le ragioni della vita occidentale che costruisce oltre la pietà e le utopie. U. MORRA DI L\. VRIA"O (1) Romelo Tritoni : Il Sio·nìsm.o e le su.e d.ifji.co/tà poli/.iche in Palestina. Roma, Edizione della Rassegna Italiana, 1924. (2) op. cit. pagg. 19-20. G. B. PARAVIA & C. Editori • Librai - Tipografi TORINO IILANO FIRl!l1E BOMA- NAPOLI - PALER■ e Biblioteca di Classici Italiani N. MACHIAVELLI ISTORIE FIORENTINE commentate da AVERARDO PIPPI L. 10 150 Di tutte le scritture del MachiaYelLi questa delle lsto-rie ji.o-reiitine fu assai bene giu.dicata da Vittorio Fiorinii per il suo contenuto la meg-Lio adatta per le scuole secondarie superiori, dove potrà giovare a render più compiuto nella mente degli alunni e a colorire con maggi.or vivezza ed efficacia. quel quadro della vita fiorentina. nei secoli decimoquarto e decimoquinto sul quale tanto di frequente studiando la storia letteraria e politica italiana sono chiamati a gettare uno sguardo. AvERARDO PIPPI~ valendosi specialmente degli studi di Pasquale Villari, forni gli otto Libri della. Storia di un utilissimo ed accurato commento. In prepar<tZione : M. CESAROITI I CANTI DI 05S11\N a C'tlra di GUSTAVO BALSAMO CRIVELLI

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