La Rivoluzione Liberale - anno III - n. 31 - 29 luglio 1924

126 Non è a credere che l'istruzione professionale - UJt qualche wsa che sia veramente degno di questo nome - si possa da.re direttamente nelle officine, come erroneamente pensa taluno. Le scuole ad hoc create nell'iutcrno degli stabilimenti, hallllo capovolto il gravissimo difetto di molte scuole tecnJcbe pubbliche. Queste, causa il loro troppo vasto prngmmma universale (che vuole dare ai gio,·an.i nozioni ili tutto lo scibile umano) annullano la loro pratica utilità nella vita: qaelle svolgono invece un programma troppo ,~stretto ed mùlaterale. La Scuola nell'i11ten10 dello Stabilimento 11011può mai - per grandi che siano i mezzi che il singolo industlialc mette a sua disposizione - essere completa; il materiale didattico ~ forzatamente limL taio e, poiché è interesse logico dell'industdale di te11ere legati alla prop1·ia fabbrica per l'avvenire gli operai che la Scuola va formando, tendcnu naturale della Scuola stessa è di specializ7.are alPestretuo e verso un fine unico ben determinato gli insegnamenti tecnici con riduzione al minimo di quelli generali. D'altra parte, solo poche e grandissime aziende potrebbero essere in grado di mantenere co11venicnteme11te in vita propde Scuole e qtteste sar'atl!U.o sempre più atte a perfezionare gli operai già fatti in vista di formare il personale tecnico dirigente, che uon a creare nuo,·i elemeu.ti dai giovani app1·endisti. La massa degli apprenclisti che si avvia ali 'industria deve invece essere formata da vere •e proprie Scuole Professionali, l'opera delle quali deve essere integrata eia q t1ella delle OfficineS c-uole di perfezionamento. L'Italia possiede qualche buona Scuola Industiiale, ma la tendenza. ad ampliare i programmi ed a dare sempre più grande preponderanza agli insegnamenti teorici generali e superiori tolgono loro per gran parte il caralte:re di vere Scuole Professìo1lali adatte all'ambiente in cui si trovano ed alle.,esigenze tecniche delle varie industrie specialmente sviluppate nelle singole regioni. E<l essenzialmente noi I.I1anchiamo - purtroppo si -può dire del tutto - di Officine.Scuole, in cui il giovane operaio possa mettere a profitto gli insegnrunenti teorici ricevuti e seguire nella - pmtica :i procedimenti tecnici dell'industria che particolarmente lo interessa ed essere al corrente dei suoi :incessanti progressi. I laboratod delle Scuole Indust)iali attuali non possono dare mai all'allievo l'idea di quello che è nella pratica reale, l'ordinamento della produzione e del lavoro :in uno stabilimento moderno. . * • Si è parlato talvolta della creazione cli speciali fondi per la istituzione nei vari centri industdali della regione di queste Offic_i11e-Sc1wle per integra.re l'opera delle Scuole Professionali e specializzare in determinati rami i giovani da queste licenziati. Tali fondi dovrebbero essere forniti direttamente dagli industdali e sola.mente da. loro. Noi non siamo contrad a ciò per partito preso; ma non possiamo nasconderci i pericoli e gli inc<;>nvenienti di un tale sistema. Il problema dell'Istruzione è problema generale e pubblico e tale si deve pure wnsiderare (anzi =e problema primordiale) quello della Istruzione Professionale. Non può esse.re commessa ad una sola categoda la cu;ra della sua rtisoluzione.• DevoltSi inoltre prevedere le possibilità di crisi industriali. Sotto il peso di queste, per quanta personale e huona volontà possano metterci gli industdali, le sorgenti a cui attingere i fondi per la vita delle Officine-Scuole verrebbero fatalmente ad' inaridirsi, qualora esse fossero fornite da una sola categoria, o sarebbero mantenute ddotte solo da qualcuno a scarso be. ne:6.cio di tuttj. L'esistenza di simili Scuole (e qualche esem,-, pio di Offici11e-Sc1wle serali già esistenti ben ci istruiscono i.n materia) sarebbe precaria e soggetta troppo all'alea delle mutabili condizioni esterne. Noi pre<'onizziamo invece le Scuole Professionali e le Officine Scuole di .Perfezionamento qua)i Enti pubblici retti dalle Pro-vincie e fornite dal concorso collettivo di mezzi adeguati. E parliamo della Pro-vin.eia cvme reggitrice delle scuole professionali rx/rchè vogliamo che queste siano I impronta.te a· carattere <li grande praticità, onde se ne possa ricavare il massimo rendiment~. · L'organismo provinciale è il più immediatar mente a contatto coll'ambiente industriale in ~ la Scuola deve vive:re e colle necessità delle varie industrie che vivono nella limitata zona e che dalla Scuola devono trnrre le proprie future maestranze. Il programma generale d'insegnamento dettato dallo Stato - che deve man. tenere il suo control1o - deve essere 'sviluppato ed integrato secondo :i bisogni parl:icolar"i della wna industrble e non uscire ne1 vago e nel generico delle cose troppo gcneraJ:izzate. L'Ente Provinciale - dotato, sì capisce, di mezzi e cesp-iti finanziari adegn.àti, vi.ve della vita stessa della zona, È: più sensibile ai nuod bisogni ed alle nuove esigenze che lo sviluppo ed il perfezionamento industriale creano ed è più faCllmente acressibile alla comprensione di. essi ed alla loro traduzione in p-ratiche riforme. di J LA RIVOLUZIONE LIBERALE lu questo campo la Germania ba lasciato in c-redità alla Frnucia, in Alsazia (e la Francia è stata sollecita a conserva.re e.d a migliorare ren,. dcndolc più agili) delle magnifiche Istituzioni scolastiche e tecniche per gli apprendisti dell'artigianato - forma particolare sviluppatis,;ima del!' industria in quella regione - Istituzioni a carattere locale e quindi ben diverse ,lalle Scuole professionali delle altre Provincie tedesche rispondCllti ad altre esigenze industriali. Ma un più preciso insegnamento ci viene dal Belgio, dove - in ristretti confitù t.crritoriaJi -- si vive un'intensissima vita indusl.riale cli grande nazione. Lo Sta.lo ha wlà lomito di grandi mezzi le Pro-vincie, delegando ad esse la cura d('U 'iuscguameuto professionale. E' stata cura delle Amministrazioni Provinciali cli riscattare, se cosl possiamo dire, le Scuol!,! ProfySSiQnal.i viventi per virtù dei sussidi fon1ili dagli intlustrfali e trascinant.i ua"esi- :;tenza grama e S<!mp1·c in questua di fonc)j e di sovvenzioni dai Comuni. Le Scuole Professionali sono ora ovtinquc rinnovate, dotate di mezzi didattici appropiiati e se uuico è ovunque il progr,1111111a cl1 inseg1wmento generale civile e morale, diversi e caratteristici sono invece gli insegnamenti tecnici che si impartiscono. Si hanno oosi : la Scuola cbinùca-zucciieriera di Gand, la miucraiia e la meccanica di Liegi 1 la tecnica coloniale di Anversa (per fornire elementi adatti al Congo), la chi mica e la tessile di Vierviers, le scuole d:i falegnameria e di armc,;a cli Herstal (Liegi), di siderurgia e mecca.-- uica di Seraing, pU!re nei dintorni di Liegi, ed a.Jh·e ancora, 1 tutte conispondenti alla speciale caratteristica dell'industria nelle singole regioni. Utiano di queste Scuole un solo risultato: i grandi Stabilimenti che già avevano e conser- ,·avru10 I,: proprie Scuole intcrne per gli apprenclLsti, obbligano ora questi a frequentare seralmente le Scuole Professionali pubbliche, il cui insegnamento è considerato come ottimo inkgr, lctrc di quello più ristretto da. esse fornito. l\fa una cosa otti1na · &tata latta dalla pro- \·incia di Liegi e noi vorremmo che in Italia ~i facesse: la Scuola Normale per gli Insegnanti delle Scuole professionali. E' essa cootituita da. un e-orso didattico speciale per la formazione mentale psicologica di colui che deve insegnare materia tecnica con linguaggio appropriato, ad una <.-ategoria speciale di allievi, usi agli esempi ed alle necessità delle officine, ai quali suonerebbe inusitato quindi e.d ostico un linguaggio troppo tc-oricamente scientifico o troppo scolasticamente letterru-io. Frequentano qu,sta Scuola Normale (piccolo Ente, ma ben dotato e dir<:ttoJ professori di scuole medie, ingegneri, tcçnici ottimi e capi operai anziani de11'industria, <lestL nati a fonnare il personale ins<ognante per le varie Scuole professionali. Ed essi hanno l'obbligo durante il corso della Scuola Normale (serale) di continuare il loro lavoro nelle officine o negli uffid, per nulla perdere dell'immediato coni.atto colla vita dell'ambiente della produzione e portarne le esperienze migliori nella Scuola ~ormale stessa e servirsene poi nella loro opera d'insegnanti. Dalla pratica che orm.aI l'Italia possiede. nel campo industdale e clall' esempio che dall'estero possiamo trarne, sorgono gli insegnamenti che ci dcrnuo guida.re nella soluzione de.I problema dell'istruzione pro.essionale. P. A. BALBO UOMINIE COSE DI ROMAGNA I. Pascoli r. Quando Alberto Vedrani, da buou psichi~- tra, mise in evidenza le incongruenze politiche del Pascoli, non sep-pc altrimenti spiegarle che colla mancanza di carattere del Poeta, perchè non Seppe vedere in esse l'esp1-essione d'una categoria psichica comuue a tutta la razza romagnola, come in vece videro il Serra e l 1.A.1nbrosini a'llorchè rilevarono la possib'ilità espresSiva che chiameremmo volentieri col Borgese rettorico-oratoria, tipicamente :incarnata nell'Oriani, e consistente nelP a: impudenza ,, tutta particolare colla quale il romagnolo ([s'accampa in faccia a tutto il monclo senza piegare ll anche se sprovvisto delle armi colle quali è necessario ingaggiare la lotta, generalmente supplendo alle lacune della sua ignoranza, colla ricchezza del suo volgare temperamento. (R. SERRA, Oriani). Nascouo da questa a: impudenza»' la maggior parte delle opere storiche e di pensiero del- ' l'Oriani, altrettanto che l'imbastitura di improvvjs.ate rivoluzioni e di fortunate dittature. INon è questa però la possibilità espressiva di cui è particolare incarnazione il Pascoli, qttalltunque per certi atteggiamenti, quelli notati dal Vedrani, molto risenta della possibilità oratoria e sans-façon propria all 'Oriani e ai demagoghi minori e maggiori. 2. Un dato di fatto di cui abitualmente non s! tien calcolo quando si vogliono giudicare gli uomini e le cose di Romagna, e che invece potrebbe render chiari molti putlti oscuri, è quello rapp•resentato dai 300 e più anni di goven10 pap<tle. La s,·alutnzione sistematica delle :istituzioni laiche cla parte dei Legati e vice-Legati papali esclusivamente preoccupati d'assoggettare al Governo centrale gli istituti mutuati dai liberi Comuni e dalle Signorie, mirava indubbiamente ad ottenere, mediante la sfiducia dei cittadini ue11c loro p'I"oprie forze, que11a spe~ie di fatalismo mussuimano che è il quietismo, collsistente 11ella 1;1Junzia alla lotta ed alla conquista individuale, per aspettare che dall'alto (da Roma, o d·al Vescovo; dal signorottoi o da altri) piova 1a (l grnzia ». Evidentemente, poichè i Papi non han mancato cli compiere opere utili, il paterna1ismo pontificio doveva testimoniare 1a veridicità del trasécndenta.lismo aristotelico-Scolastico ('Ontro le blasf~me pretese dello spirito laico, allo stesso modo che i molti istituti di beneficenza dei Papi., eretti, avrebbero dovuto render chiara la be11evole111,adi vina, traverso l'amore del Vicario di Cristo portato alle sue pecorelle. Se tanto\l'assolutismo di Luigi xiv, quanto il paternalismo di Pio vr, possono discendere da questa conce1jone, da essa deriva anche la retrocessione del ci11is ronum.us pro}¼lgatosi ne1 libero cittadino dei liberi Comuni, a11a sudd:iti:mza dell'amato figliuolo abitante ne11e Legazioni, che è per l'appunto ciò che ci interessa nella presente cif'costanza. 3. Nell' ,rnimo de11' amato suddito due poSsihilità tipiche possono nascere capaci d 'esprimere la ~ma schiavità: quella offerta. all'umile, al co1Jtndi110, che costretto al limit-ito orizzonte del ~110 campo, quello deve amare e di quello ncco11tentirsi; l'altra, quell:;,. offerta al cittadino (rn,·:-ilicre, nobile, letterato, ecclesiastico, arcade) che ohhlig;.-1to a vivere sulla campagna o <lekli impieghi è perciò forzato a vh·ere la vita falsa n del rortig:i:rno o del demagogo, secondo il va1i.nrc clei temp•i e del clima sto,;co. L'umiltà del Pascoli (e del Mo,retti, potremmo aggiungere) ed il suo amore delle piccole, buone., e inutili-utili cose, non è in fondo che l'espres. ~ione della prima possibilità; all'istesso modo che la cortigianeria e i1 barocchismo del Beltra. melli suII 'Uomo ntW'IJO, e la multicolore demagogia dei troppi uomini politici romagnoli, non 'sono che 1 'espressioue della seconda. 1 1 Appena cosi, i tipi tanto dell'una che dell'altra possibilità, potrebbero ancora essere simpatici per quel tanto cl'il1genuità maliziata e di singolarità pittoresca che ancora hanno; ma soltanto un passo più avanti nella pratica, allorchè i primi (i contadini) diventa.n mezzadri e piccoli proprietari, ed i secondi (i 'Cittadini) mediatori e bottegai, sono subito odiosi : per \ la l0ro angustia murale, e per la loro grettezza tenacemente campanilistica e conservatrice, che impedisce l 'affennarsi di nuove possibilità evoluti ve e l'aprirsi di più vasti orizzonti sentimentali e politici. 4. - Le lotte sostenute attorno al 1910 pel pos. sesso delle trebbiatdci (qualunque cosa si pos.;a pensare <li questa nostra illazione pratica) possono essere un esem,pio per dimostrare.quali difcoltà ha dovuto e dovrà ancora trovare l'introduzione iu Romagna. d'uno stato di fatto capita1¼,tico e per riflesso !ìOC:ialista, di verso da quello piccolo-borghese e famigliare-agrario: espressione della nostra preistoria politica, del nostro fe- - nace provincialismo (soJitam.eute definito con altri nomi), e infine del nostro pascolismo. Con questa, p{\rola intenclimno riferirci a quella speciale cosa che il Pascoli stesso chiamava , sociali~mo latino,, poichè sarebbe stato preconizzato da Orazio e da Virgilio, e la cui enunciazione cosi spesso affiora dalle sue ope1·e di lirica e cli critica, come risulta da questi periodi quanto mai significati vi, che stralciamo dal diS<'orso La mia smola di grmnmhtico, « Il domani è incerto. Domani, chi sa.? i lavoratori, cioè la massima parte del genere umano, che proclucono quell'immensa ricchez1..a che loro non tocca, vorranno eh 'ella sia di tutti...,. E' bensl vero che le grancli ricchezze tendono a divenir grandissime e ad accentrarsi, e domani lo Sfato sarà tutto: ciò non pertanto la libertà migrerà dalla terra, ma per tornare però acl ogni modo, perchè a le grancli campagne arate dagli schiavi sacri del Dio Stato, si spiccioleram10 ùi nuovo. J:?alle grandi mncchine se ne genereranno molte piccole. Piacerà il. la-i:oro domestico. L'industrie diverranno tutte arti. Ronzerà in ogni casa la macchina familiare. Og,iuno avrà la sua casa, (il Pascoli si reputò felic-e quando potè comprarsela) che non importa sia grande; il suo bene che è bene non sia tanto~ per non insuperbirne, come :insegnano i suoi maestri d'economia, il mite Virgilio ed il suo Ornzio 1 l'immortale cantore dell'a'Urea mediocritas. II. Oriani e la borghesia ghibellina r. Ricordate le « alate ~ pagine dell' Ori.ani sulla Via Emilia? Con meno lirismo si può dire che da secoli Faenza è il cuore della Romagna e il crogiuolo in cui vengono a confluire le idee per uscirue trasfigurate: qui infatti se per le Yie del mare arrivano le maioliche Clecorate della Persia o dell1Arabia, vengono trasrormate sino a perdere il loro carattere originale per diventare i capo. lavori di Mastro ll1ldassare Man.ara e di Cà Pirota, all'istes....~ modo che le iclee contenute nei libd a tedeschi, qui giunti dalla Svizzera Yeng-0110trasformate nell'equilibrato sentimento artistico e politico dei suoi eruçliti del 600 e nel vivo fervore d'opere e di riforme degli amministratori del secolo posteriore, raggruP,pati nelle · accademie non per cscltLsivamente cantare gli amod dei pastorelli arcadi, ma sibbene anche per agitare in esse la discussione sui problemi concreti della scienza e del bene publbico. Verosimilmente come dall'aristocrazia i liberi professionisti e gli eruditi ricevevano :iJ crisma della civile dignità, all'istesso modo che da questi ultimi la ai-istocrazia riceveva la sete de{ sapere e i doni della cultura ,entrambi dai sacerdoti nrnanisti (che l't:rudizione po;;.itivista ha confinati noi limbo infamato del tjcisbeismo), ricevevano quel necessario senso d'equiJibr:io che doveva impedire tanto lo slanciarsi nel1 'orgia pazza dell' enciclopedismo unilaterale e miope, quanto n<:l paradossale desiderio dell'avventura c.:o&ì caro in quei giorni all'aristocrazia, allorchè si sentiva avulsa dalla grande base d'una 5u.a concreta funzione p6litica e sociale. 2. Xon ci peritiamo di affermare che clall'alve.o delle: ac<·arl<·mie arcadiche ?e 1J'.'1ta una considerevole parte della vecchia classe dirigente, la ])"-rte guelfa (cl~rirnle) im'bcvut".l di r·ultura umanistica e volta alla propri<:tà agr.1ria; mentre dalla rivoluzione francese i: nata l'altra parte, qa.eJla ghibellina ·(giacobina) dt-ùita ai traffir:-i e volta alb j,H.>prie::tà urbana, sc:ir~.Jm~-nte ·olta, romantica e positivista. _E' opportuno aggiungere che queste pratiche condizioni han ùato luogo alla nascita di due distinte scuole letttrarie: la neo-classica facente capo allo Stracchi e raccogliente le simpatie e le adesioni dei sacerdoti letterati, della nobiltà colta e della \·ecchia borghesia agraria umanistica e conservatrice; la romantica facente capo a nessuno1 in uu primo tempo, e poi all'Oriani, e raccogliente le simpatie dei borghesi di città, dei negozianti e degli industriali, e nell'ultimo tempo di determinate categorie d'operai, riflettenti la mentalità della 1oro classe j;adronale, giacobina., repubblicana e materialista? :'\on ci parrebbe, ma ciò ammesso non è <liffi. cile immaginare, per spiegarla, la deleteria impressione che le sataniche romantiche e guerraz.- ziane JTemorie in.utili pos.scno an:rc fatto sulla accolta del pubblico fae-rrtino .rlieno pu temperamento dai colpi di testa e dalle posizioni estreme e troppo imbevuto di cultura umanistica (vale: a dire scettica) ne' suoi ceti dirigenti, e <li bigottismo nelle classi inferiori, per non storpiare le pur belle pagine autobiografiche <lell'Oriani fanciullo e: discepolo dei Reverendi Padri Barnabiti, in una cinica confessione <li scarso al"fetto filiale e di mancato amore materno. Senonchè bisogna subito notare che l'ostilità più forte fu quella politica, com'(: uma110 iu una città cli provi11cia; per riconoscere come ] 'Oriani foSSe ancora truppo indulgente \'erse gli ignoranti parvenus che in va.rie occasioni gli si avventarono alle calcagne per morderlo e per in. fa11garlo. \ Per nno strano destino invero così consueto all 'Ori::rni, anche in altri campi, al figlio della signora Hertoni che cliscende\·a cla una celebre famiglia di IX1triotti e cli giacobini, nella limitata cerchia politica faentina, toccò la sorte di rappresenta.re la parte del e codino> e del conservatore; mentre invece se ci fu qualcuno che rappresenta!,;.se l'incomposta anima romantica e garibaldina del giacobinLc;mo di quei tempi, questi fu proprio l'Orbni, per c1iltura e per temperamento romantico e romagnolo quanto nessun altro, in tutto il suo male e in tutto il suo bene. 3. Noi pensiamo che la limitata esperienza politica faentina, in e-erto qual modo abb:a ser- ,·ito di lievito all'Ori:1ni politico e storico del1' Italia una e •monarchica, che dal vivo della lotta meschina combattuta in provincia, ha forse ritratto l'intuizione e la certezza della sua concezione militaristica monarchica e unitaria cla con. trapporre al frammentarismo d'ella democrazia riYolnzionaria, in\·ano affiorante dagli episodi in~nrreziouali a,·yenuti qua e là nel primo ven.. tennio di go,·erno sabaudo. In conclusione, come abbiamo riconosciuto nel Pascoli il rappresentante tipico àeIIa piccola borg-besia umanistica (guelfa~ con esigenze decentratrici), ci sembra che l 'Oriani sia quello clella borg-hesia cittadina ghcobina e positi,·i-.;h (ghibellina, con esaltazioni imperi:1listiche); ag-giung:en.clo che le opere !,;.toriche dello srrittore faentino rappresentano lo sforzo mag:giore eh 'essa borgh.esia abbia compiuto per port..vsi all'altezza della m10Ya realtà politica ofkrbgli dal Risorgimento e <:]alla M011archia. ARM!\ND() CAVALLI G. B. PA ,.._,.A.VIA & C. \ Erlitnri • I ihr, i - 'Tipotr,•fi TORINO MILANO- FIRE1tZE- ROMA- NAPOLIPALERMO Biblioteca·dei Cl-,ssici Italiani I FIORETTIDI e: Fr.ANrVCO a cura di A. DEI.LA TORRE L. 8,00 . Con grande senso di opportunità e di serietà il J?rof. AR'JALDO DELLA TORRE ha dag-li .411ale.cta e dall'Archiviu.•11 derivato n.011 poco lume .:il bel commento de:i Fioretti, apprestato per i tioi del Paravia. Ingegno pronto a :impo.c:.sesst1rsi delPargomento che studia, il Della Torre ~i è acilmente saputo odentare nella vasta e compli- ' cata materi.a che gli stava dinanzi, tutto egli ha cercato di vedere, di tutto rendersi rae-ione. Un commento ai Fioretti nessuno prima ·ai lui aveva tentnto, sgomenti forse tutti delle difficoltà che bisognava· superare; egli ha osato e - è giusti7ia il rironoscerlo _ ba Yinto la pro~. Larga l'informazione bibliog-ra ·ica, ricchissime le note, acuta spesw l'interp•retazione. UwBERTO Coswo. « Rasseo-na .rrancescana > in Giornale Storico della Letteratura Italiana Voi. LVI, pp. 412-4r6

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