La Rivoluzione Liberale - anno III - n. 28 - 8 luglio 1924

,ì.12 l/ VI'l' 1 1UHI) AC·?TH(011( VIA R~R~AUOO8TrlOZ?I CONTO CORRENTE POSTALE N"Q '1-- 12 G.~ ov \ R I e n s ETTI M n N fl LE D 1 POLITICI\ ESCE ""~"u uu • ·~··- GOBETTI - Redazione e Amministrazione: TORINO, Via XX Settembre, 60 Abbonamento per il 1924 L. 20 - Per un semestre L. 10 • Estero L. 30 - Sostenitore L. 100- Un numero L. 0,50 IL MARTEDÌ Ct,i rice.ve ur, numero 'qi sa.2,g:io ~ r,or, ir,ter,<ie abobooarsi rftspiog:a il !:iorr,ale., altrirne1Jti gli col')tinuftren,o f'in\oio e <Jopo un rr,i~se provve<Seremo alla riscossion~ IT)~<fiaote tratta. Anno III ~ N. 28 - 8 Luglio 1924 SOMMAR I O: p. g.: l..a situazione. - G. Donso. I fiancheggiatori. m. f.: Consigli al mussoliniani. - Il deputalo mlnlsleriale. - F. :ti'JTTt: Il colpo di Stato. - I gruppi della Rivoluzione 1..ibernle. LA SITUAZIONE La crisi di tutto il mese di giugno' clivcnLa in luglio una situazione: se ne possono pesare gli elementi stabili. 1'.Iussolini ha avuto una scossa: è stato toccalo dallo scandalo, obbligalo al rimpasto. Le opposizioni hanno resistilo: la politica giolilliana che Mussolini voleva applicare per sgretolarle non è servila. Esse sono in qualche modo le vincitrici morali. Senza gli oppositori Mussolini non può far funzionare il Parlamento. La lotta politica si beffa di lutti i tentativi cli palriarcalismo e di unanimità. Ma c'è il rovescio della medaglia. Per dare questo esempio le opposizioni hanno dovuto compie,re un grande sforzo: sono rimaste incapaci di prendere iniziative concrete di azione. Si è creato il mito della cautela: nessun'opera positiva è stata intrapresa per il sospetto di creare clei diversivi. L'idea del diversivo è stata interpretala come una dolce tattica di inerzia. In realtà per precisare e. affermare delle posizioni non bisogna temere nessun diversivo: anzi assumerne virilmente la responsabilità come di una conseguenza indispensabile della nostra azione. Nessuna politica matura si può proporre scrupoli così candidi ! Sul concetto del diversivo come fu inteso in questi giorni si potrà scrivere un capitolo clivertente suJla morale e la politica degli italiani, popolo machiavellico. La tattica che noi suggerimmo comprendeva la battaglia, l'attacco convergente. Il paese chiedeva dei candidati al potere: le, opposizioni non dovevano rifiutarsi. Un ministero Albertini, Amenclola, Sforza, Turati, Mauri avrebbe - incredibile a dirsi ! - ispirato una certa tranquillità ai pacifici borghesi ! Se l'opposizione voleva veramente esperimentare la propria astuzia non doveva negare, non doveva aver paura di chiedere le dimissioni del Governo, e le nuove elezioni con la. proporzionale. Non poteva tacere di fronte all'invito esplicito che le rivolgemmo da Torino di pensare essa - eletta legittimamente dal paese - al governo provvisorio. Quando mai s'è data una opposizione che nega di avere in programma le dimissioni del governo dominante? Fosse pure -una battaglia perduta; sarebbe stato un precedente, l'opinione pubblica si sarebbe trovata di fronte una volta ad un programma concret.o, con la possibilità di richiamarvisi. Uno scandalo non liquida un governo. Forse neanche se fosse risultala la responsabilità personale del Presidente, neanche se si fosse rintracciato il suo ordine scritto· di mandante. Mussolini aveva tutte le vie aperte. Nessuno gli impediva cli assumere personalmente la responsabilità del delitto, che eliminava un « antinazionale » facendo stupiti i timidi della sua audacia. Poteva proclama.re lo stato d'assedio. Sopprimere la stampa. Più astutamente, imbavagliarla creando il terrore o con una semplice serie· di telefonate dei prefetti ai direttori dei giornali. Oppure se veramente Filippelli, Finzi, Cesarino Rossi, gli incutesse-ro qualche paura per ciò che potessero rivelare era sempre in suo potere di sopprimerli garbalamimte simulando una serie di suicidi che il buon popolo avrebbe applaudito come segni clel favo-re divino e della giustizia sommaria della storia. Il Presidente normalizzatore poteva ancora più eroicamente chiamare Tiltoni agli Esteri Orlando alla Giustizia e Soleri ai Lavori pubblici, in nome del mito della patria in pericolo e governare col presidio de,ll'olocausto vivo di tali sacrificati, comoda decorazione di un ministero manganellatore e pugnalatore. Mussolini diede l'impressione cli aver subita una sconfitta perchè non seppe ricorrere a nessuna di queste, soluzioni decisive, degne cli uno statista quale egh si proclamava. La vittoria delle oppos1z10m nacque di qui: fu un fatto negativo. Forse tra il "iovedì della oottimana del delitto e il martedì suCC<lssivosarebbe stato possibile sorprendere il duce, approfittare della sua paura. I Collari dell'Annunziala, i capi della opposizione costituzionale, dovevano andare dal Re, i partiti proletari agire con le masse, i grnppi locali, obbedendo a fermenti naturali, chiedere le dimissioni del governo: abbiamo visto che il Presidente usa sopravalutare manifestazioni cli questo genere, turbarsene come degli articoli dei giornali: la sua forza, la sua volontà, la sua energia sono un mito; egli è il buon romagnolo spavaldo coi timidi, bellicoso in tempo di pace, ma nelle bufere pacifìsta e sempre preoccupato del suo destino, e della sua sicurezza. L'avventuriero perde la tesla durante il pericolo ; la sua ossessione è di essere retrocesso; non si è abituato a considerare il suo dominio come una cosa stabile, non ne riceve calma e fredda attitudine alla decisione. Abbiamo fatto l'esperimento: si può profetare che Mussolini si sarà perduto dalla sua innocenza non dall'audacia. Il segreto del regime è nella teatralità, nella sua giusta rispondenza alle abitudini _cliviltà e di sottomissione degli italiani. Sotto questo aspe,tto la più grande quali,tà cli Mussolini uomo di governo è la' sua conoscenza e il suo disprezzo per il popolo italiano, benchè non si possa clire sino a qual punto egli giochi sulle qualità di Pulcinella e da qual punl.o incominti a essere parte e vittima del giuoco., Dopo tutto anche Mussolini domatore è italiano GliRomagna e a vivere, col') le fie,re·addomesticate ... Secondo noi è sempre prudente che ci siano cle,ibuoni medici a sorvegliare i finti pazzi. Ora tutta questa psicologia non basta. La faccia feroce e l'inclulgenza teatrale avevano un sost-egno: il secondo segreto clel regime: il principio maschio e attivo era il cinismo di« Cesarino». Senza Cesarino il giolittismo di .Mussolini sarebbe stato nient'altro che la vanit:à e la civetteria cli un temperamento fomminile. E' ora di dividere le parti, di riconoscere i meriti dei' comm. Cesarei Rossi. Non per lui mancò che si cloose all'Italia un bel regime. cinquecentesco, fondato sullo storico presidio della forza spavalda e oscura del sicario e sul seducente mistero della congiura. Egli non tradì il nome: non ebbe le paure del parvenu ambizioso, nè gli isterismi della femminuccia che, è nasc.osla in ogni attore, anche quando egli reciti dal Campidoglio. A Cesarino Rossi non si può negare - per così dire - l'onore delle armi - come non si nega a un brigante che ha sempre esercitato a viso aperlo la sua professione. Non è uomo da ergastolo: la sua arte degli intrighi ha il diritto di essere soppressa in piazza da un nemico comunista. Intant.o è certo che al Presidente riesce difficile sostituirlo: e la,sua politica sembra scolorii.a per questo. Dal '19 in poi Cesarino è stato ·l'anima dell'azione fascista, lo spirito esecutivo, il confidente spregiudicato, il vero segretario di un potere che poteva ridursi senza di lui a una mera consolazione decorativa. Tutti i ras possono nascondersi di fronte al cinismo e all'energia fredda di quest'uomo, capaoo persino di fingere il sacrifìcio cliJcostituirsi, dopo aver stabilito le difese. Nel momento attuale, mentre le opposizioni non vogliono creare diversivi e lasciano l'iniziativa al nemico, Musso)ini accenna a riprendersi. Tanto meglio-: se avessimo potuto liquidarlo con lo scandalo, sorprendere la sua debolezza; avre,mmo dovuto vergo0 gnarci inesorabilmente cli noi, poichè evidentemente nessun specchio più infallibile alla nostra coscienza, che le qualità degli avversari. Vincere Mussolini deve significare vincere il fascismo, lo squaclris:riio, le camice nere. Oggi in Italia il fascismo e le forze armate sono indiscutibilmente col presidente, non scosse, non indebolite: rappresentano l'organizzazione più salda, che domina il pa,ese. tLe opinioni devono lavorare nel paese, organizzare la resis.tenza in tutti i campi, S8'IlzaotLimismo e senza incertezze. Non bisogna aver fiducia nei mezzi facili e rapidi. Ridicolo confidare nello sfacelo interno delle forze governative: la maggioranza non si !'ibellerà al fascismo e ribelle11dosi ne sarebbe dominala. Ci fu chi pretese puntare sul!' incognita Federzoni. Fedr:rzoni è un perfetto mussoliniano, ni, la sua astuzia arriva a superare il senso di sottomissione del gregario. I suoi numeri politici sono limitati ; la sua ambizione è troppo cauta e mediocre per consentirgli gli spiriti de,! pretendente. Basterebbe un veto di Farinacci per stroncare la fondamentale pigrizia del bolognese. Contare sul Re e sull'esercito non è nei nostri gusti: non siamo dei Ciro Menotti in ritardo. Non è vero che il rimpasto abbia diminuito la forz(\ del Governo. I quattro ministri nuovi gli hanno dal.o un tòno più apolitico, più mediocre, più incolore: ciò è sempre utile per accrescere i numeri del nuovo mussolinismo e per mantenere intatte le forw fasciste. Coi sottosegretari il fascismo riconquista le posizioni più ,clelicate; la provincia marcia un'altra volta su Roma, i ras passano al centro. L'estate maturerà il consolidamento, complici l'ozio e le dimenticanze. Al prossimo ottobre nessuno riuscirà ad illudersi che Mussolini non sia padrone della situazione. Gli sarà. facile darne la prova con altre viol,enze, indispensabile art-e clel nuovo govèrno. L'Italia avrà subìto intanto la più grande disfatta di politica estera: Mussolini non osa andare a Londra.: e anche questo rie,ntra nel suo temperamento. Recandovisi sarel./ie un isolato. Sforza e Nitti sono stati i soli o-omini capaci tli fare per l'Italia; una politica estera seriamente nazionalista. Il fascismo riprende le tradizioni del primo giolittismo che non faceva politica estera. ; tradisce gli interessi nazionali, pago delle consolazioni d-ella politica interna. Mussolini è l'esponente del più gretto pacifismo, delle rinunce più radicali a qualunque funzione europea dell' Italia. Il nazionalismo confessa in lui i suoi istinti provinciali, la sua impotenza retorica e infantile. C'è J lo spettro pauroso cli Sédan nella turbata fan- .tasia del romagnolo avventuroso ; dai suoi ste,ssi sogni napoleonici egli è consigliato alla prudenza e all'ignoranza della moderna politica delle democrazie europee. Ma neanche le umiliazioni della politica estera serviranno a liquidare il fascismo in Italia. La politica internazionale dispiega le sue influenze sulle singole politiche interne a lunga scadenza: il solo effetto attuale nei nostri riguardi consiste nelle nostre dimissioni da grande potenza. Mussolini e Federzoni ci hanno rjclotti al ruolo della Spagna. Le opposizioni dunque devono far da sé. Devono creare una classe dirigente superiore e preparare con pertinacia la situazione nella quale ci sarà consentito cli liberarci da una politica parassitaria di piccoli inte,ressi provinciali. p. g. LA RIVOLTA MORALE Jl 111,0,ndo ·moderno - nnto intiero nei tormenti di coscienza e negli scr11,poli religiosi di Gio- -van.ni Cal-vino - nonosta,n..te dutte le apparenze cataJrat,te e m..eccmiiche, risente sem.-pre di q1,ella origine: e il Principe è inattuale per q1uJsto, e per q'llesto è att·uale Jlrlazzini: e per q1,esto son.o gran.di gli statisti che risolvano in sè ogni afja:re di Sta.te co·me qu,estione di coscien..z(TI,ed espiamo in anticipo le gtterre e le paci, come Bisnia-r!i e Mlilson: e per qtwsto non sono g1·ar11,digli u.01nini di governo che non si pongono mai q1wstioni di coscùmza,, e a,,-1,zi le deridono, come l1011. M·ussolini. Nella storia di t-u.tti i granài paesi - ccme noi. ci ostinda:m.o a credere che l' Italia diventerà - arriva 1ln 11wniento, in c1d i citùrd,in.i sono posti dinanzi ali.e responsabilità m.orali ài wn regime. e devono decidere. Orbene: i gran.di. paesi m.oderni non Sono m.ai fu.ggiti dinanzi aLia prova. S-ì: ci sono ore gra-vi, in c11,i i po-poli ·moderni gridano o: raca » ai troppo prudenti e ai troppo saggi: ci s01w ore in cu.i, darv-vero, al àisopra dei secoli, al disopra d.el qu.ietis111,ocattolico, i, grandi popol.i sent01w il grido del vecchio• profeta ebaico, sono f-re11ienti d,el!o stesso /11,ro-re di verità e di gi-u.stizia. G. A. I FIANCHEGGIAT _,.,... La ;.;1an: c.:risi politica, insorta a call.ja deUa. tic:c:isione <lell'on . .\Iatteotti, mc.,rita un commento, che, prescin<len<lo da tutti gli elementi S<:'lltimentali che in questa circostaw..a hanno agito - elementi che hanno certamente avuto una parte notevole seppure non decisi\·a - cerchi fis.<:.are, l'attuale situaz~one politica italiana nelle sue grandi iinee. Ora a chi imprenda ad esamina.re un tema di simil genere non deve sfuggire che il fascismo così come si ua venuto Jorm,ando nei suoi ulteriori sviluppi dalla marcia su Roma alle ultime elezioni politiche, avern gradatamente perduto la compattezr.a <lei primi tempi, quando sotto la illusione di aver operato una vera e propria rivoluzione, mirava a realizzare una concezione criacobin.a di governo. 0 :\ccanto ai primith:i nuclei che con Rossoni e Grandi parlavano di demo...--razia nuo\·a, accanto ai corporatidsti, pratici delle organizzazioni sindacali, e, perciò, subordinati nei loro atteggiamenti da interessi p1-oletari, accanto alla pattugli.a schiettamente politica che dirige\·a il mo\·ivento, si era venuto stratificando il \·ariopinto e...c:ercitodei fiancheggiatcri e profittatori delle imbottiture coreografiche di ogni go\·erno' e dei ca,-alli di Troia : una schiera sterminata di gente di ogni risma e di ogni sentimento, che dopo avere intuito nel fa.!jìcismo la m:incan7,a di un vero e proprio programma ri\·oluziouario, a\·e~·a creduto di poter trovare la possibilità d'innesto cli ~ioni strettamente personali. Così stùle originane forze rfroluzionarie, che si rifiutavano- di assoh·ere il compito di stretta consen~one sociale, cui il Duce si era scbbarcato con la rinunzia alla tendenzialità repubblicana, si era soYrapposta tutta la fungaia del parassitismo finanziario e politico, tutto iJ gionialismo trasformistico t_utte le _org-ani7..za.zioni pseudo-liberali, pseud; ctemocratiche, pseudo-socialiste, ed ora pseudofasciste, che, battute nell'ottobre 1922, miravano a riconquistare il terreno perduto. Si era Yenuta così lentamente determinando w1a. fonnazione politica eccezionale, la di cui caratteri~tica più saliente consisteYa nella lotta in sordina tra i varii elementi che la componevano. Così mentre il. fascismo gio\·ane teneva ancora fede ai suoi postulati, e, con' una cecità politica - che è solo spiegabile quando si consideri in pieno ed obbietti \·amente 1'immaturità di tutto il popolo italiano - parla,·a di altre ondate rivoluzionarie, i fiancheggiatori, assodata tale .situazione di :°se, riponeYano più sa.Jda fiducia nella loro azione reazionaria. Tale fiducia nell'azione reazionaria poi di\·eni\·a tanto più forte quanto più il fascismo appariva privo di un organico ed originale programma di ricostruzione e si vedeva costretto a ripetere situazioni sorpassate nella coscien7.a pubblica, e a fare ricorso ad istituti giuridici ripro,;·ati unanimemente dal migliorato senso morale della Nazione. * . * * In tale condizione di cose, mentre alle fon.e istiuti\·amente rivoluzionarie, che aveYano costituito nella prima ora le formaziow di combattimento, non rimaneva altro che ripiegare su.1 doloroso ma sterile esercizio della violenza per la violenza, iu attesa che il messianico spirito della 11uo,·a èra potesse finalmente partorire dalla capace fronte del Duce il nuo,;·o ordine costituzionale, i fiancheggiatori - e cioè i veii battuti dell'ottobre 1922 - toglievano le ultime armi dalle mani degli insorti quando couvince- \·auo.il Capo del Governo circa 1a necessità delle elezioni politiche. Essi così speravauo 1 da una partc 1 di continnare il logorio delle forze rivoluzionarie 1 ancora comprese uella formazione del partito 1 e, dall'altra, di ii1cbioda.re il Governo al metodo ed alla prassi costituzionale, costringendolo così a scegliere, una volta per sempre, tra la ,;iolenza giacobina e l'abilità di goYerno. Si apriva cosi la più importante crisi <li questo periodo storico : lo pseudo-liberalismo di governo, battuto nel 1922 in persona di Facta, dopo aver permeata la formazione fascista di una sterminata rete Ji carnlli di Troia, dopo di aver impedito volta per volta il bivacco dei manipoli sulle sue istituzioni politiche e finanziarie più solide, ed aver finto 1a resa a discrezione, accortosi della tenibile insufficienza del metodo giacobino cli governo, rit~aYa a grandi giornate sul proprio terreno,

llO scagliando continuamente &ul capo dei trionfatori la stessa ret01·ica uazionalistoide che aveva valso )oro il trionfo. • .. Tutto ciò spiega gli avvenimenti di questi giorni : il fallimento del revisionismo fascista ed il trionfo dei mezzi diretti cli azione, l'uccisione dell'on. Matteotti ed il Iitorno controffensivo dei fiancheggiatori. Infatti la peculiare fornzaz10ne politica creatasi in couscgue1na del la \·orlo dei rodi tori filofascisti, aveva già richiamata l 'atten"zioue delle sfere dirigenti del fascismo. ~e era nata la polemica stù revisionismo che caratterizzava le due diverse mentalità in lotta nel seno del partito dominante. La corrente revisionista. mirava a facilitare la manovra del fiaucheggiatori per raggiw1gere una fonnazione oi stabilità, su cui le fortuue revisioniste potessero tranquillamente assidersi; la corrente intransigente, invece, reagiva energica-mente al tentativo di. assorbimento, scorrgendo in t.a.li manovre un oscuro pericolo per le sue fortune di parte. Menti e la prima, sotto apparenza di false teorie politiche, era un 1aperta sconiessione delle cosi dette origini tivoluzionarie del fascismo, ed un esplicito riconoscimento delle necessità trasformistiche delPora, la seconda, sotto il rigore giarobino, nascondeva una stupida e volga.re difesa di interessi rivelatisi poi addirittura criminali. Apertosi il Parlamento la discussione revisionista permeò i motivi sotterranei dell'azione parlamentare, perchè, mentre il Capo del Governo non, trascurò di tentare di sci volare stù terreno possibilista, gli intransigenti non manca.rouo di intralciare il corretto funzionamento delle discnSsioni parlamentari, dapprima con la pattuglia dislocata sui banchi dell'estrema sinistra, poi con le minacce pubbliche e piivate ai capi dell'owo, sizione. Ma la lotta era incerta, anche perchè i giornali filofascisti, pur rip,-endendo a quando a quando i moti ,·i cost'ituzionali e cercando d'imporli agli organi responsabili del Governo, non riuscivano completamente nel loro giuoco e pervenivano, in definitiva, più a provocare un indiscutibile senso di nervosismo nel Paese che a produrre risultati politici definitivi. Vi era in sostanza una specie di equilibrio instabile, un punto morto che nessuna delle parti in lotta riusciva nettamente a supera.re: ogni sforzo era immediatamente susseguito da un colpo d'arresto, ogni spallata provocava. u.na reazione. L'equilibrio così, veniva. prontamente ristabilito. • L'uccisione dell 'on. Matteotti e la connuozioue pubblica, che l'ha sottolineata, banno permesso il rapido, decisivo superamento dell'equilibrio instabile, con la prima vittoria dei fiancheggiatori. Premuti dall'opinione pubblica, obbligati dal contegno della stampa di opposizione, che ha rapidamente sfruttato la crisi del regime, subordinati dai loro stessi interessi, i circoli fiancheggiatori hanno intuito che era giunta la loro ora per completare la manovra di assorbimento. E si sono cacciati nel giuoco con grande slancio, lieti così di svolgere un 1as,pra concorrenza demagogica a,i.1 gJornali di opiposi7Jone, come cli fiaccare nella crisi politica le superstiti vellei°tà delle sfere fasciste intransigenti. Questa vasta, imponente manovra :fiancheggiatrice, culminata nella nomina dell'on. Federzoni a ìVlinistro dell'Interno, ha sanzionato il primo crollo del fascismo con1e concezione autonoma di governo. •• . -\d accentuare l'importanza della ma11ovra son poi venuti i \·arii discorsi dell 1on. Mussolini, in cui il termine forza è stato abbandonato per il termine consenso, ed in cui il fascismo cli, Governo, abbandonando il ten·eno rivoluzionatio delle ,seconde on,date e dci. colpi di manganello, si è aggrappato a quel consenso, strappato con le famo&e elezioni del 6 ap.-ile, che il Temps ~r non è molto definitiva «contestate e contestabili». :Mussolini, dunque, ha raccolto la passa1·ella. che gli hanno gettato le forze costituzionali, incapsulate nella maggioranza, e tenta sfociare nell'ampio fiume della tradizione parlamentare. Questo proposito era già chiaro da qualche mese, però nessuno avrebbe potuto sostenere che 11 Capo del Fascismo fosse in errore quando riteneva di avere parecchio tempo innanzi a sè per eseguire la sua manovra. n-la l 'a.ssassinio dell 'on. Matteotti e la ferocia con cui i fiancheggiatori banno assalito il Ministero per ragioni de1nagogiche hanno ridotto il termine per eseguire la maJ1ovra ad appena due settimane, e cosi !1011. Mussolini ha dovuto presentarsi, assai prima di quanto si &11ppoueva1 alla rappresentanza del Paese in veste di doma- -tore di rivoluzionari ed eccitatore di giustizia. . .. Del resto a determinare questa radicale inver. :Sione di termini ha anche contribttito lo stesso contegno della maggioranza, che, sorta come una specie di Consiglio di amministrazione del Fascismo, è stata spinta dalla s,tessa gravità degJi avvenimenti ad acquistare q~alche funzione politica. Per quanto la sua origine sia contesta~ per quanto la maggior parte dei suoi uomiw con -elezioni politiche liberamente SYolte pon torne-- LA RIVOLUZIONE LIBERALE rebbe più in Parlamento, per quanto la situazione politica generale è cosi obbligante da schiacciare sollo le stesse resporu;abilità i buoni cd 1 cattivi, i furbi e gli ingenui, La maggioran1 ..a parlamentare, come ogni accolta di uom101 aventi pretesa di fare della politica, non poteva non sentire la pressione della pubblic:1. opinione, cd, attraverso ad un atteggiamento cli tentata aulonomia, si sfor1..a di porsi all 'unisouo con il nuovo stato d'animo del Paese. D'altronde le origini della maggioranza parlamenta.re sono in grandissima parte tutt'altro che 1;volnzionarie, anzi sono acldfrittura trasformistiche1 e ben si spiega la &tessa tendcl17...a.tli molli deputati a pro&pettarsi come solutori di una situazione, che d 'al iro verso è per loro senza uscila. • . . 1 n tali condjzjonj di co:;c: la c.-risisi spo-sta !;ttl terreno delle opposizioni. E' in questo campo che deve identificar&i il fotttro epicentro del tc.-rremoto politico italiano, è su questo terreno che si appuntano le speran;,.,cdegli italiani coseknti. Se le opposizioni, attraverso il travaglio pa..,. sato, presente e futuro, riusciranno a compiere intere Je iniziate revisioni programmatiche e saranno tette, ncll 'ora <lel tri01Jfo, da uomini assolutamente inlransige11ti, ci saranno evitati altri fascismi : ma se le opposizioni non anelano ad altro che a cacciare Mu&&oliniper piazzare i loro uomini, la e1~si non potrà non riprodursi p-iù. gra,·e di prima, cosl come i; avvenuto per il fascismo. Quiudi il còmpito più grave che in questo delicato momento storico spetta a noi di Rivot1tzione Liberale è i I controllo teorico e p,-atioo alle opposizioni. curno DORSO NOTA A Ile ccm.siderazioni <kl n0stro Do-rso per la parte in cui egli ci semb-ra troppo ottimista risponde l'articolo prececknte. Le due -valutazioni tutta,:ia non sono contrastanti poi.chè alla base dell'una e dell'altra sta una wncezione di intransigenza preoccupata di salva-re la serietà della lotta politi.ca futura. In parti.colare a 1Wi non sem_ b-ra che la vittcn-ia <ki fiancheggiato-ri possa rir tenersi altrimenti che cmne un gioco di Mussolini. Certo egli la saprà sfruttare e l'antitesi che Do-rso prospetta ci attende soltanto per un futuro non prossimo. Si tratta di la--ùo-rareappunto perchè quan,0,0 daremo battaglia il trasfo-rmismo sia schiacciatb per se»ipre .. 11a la battaglia sari,. lunga, 7'iolen.ta, difficile e ha bisogno di combattenti che oggi dobbiam-0 p_reparare. 1-.:Ssisperano di salvarsi personalmente e temono che un irrigidirsi della situazione possa lravolgerli in uu crollo senza ritorno. Perciò hanno premuto e premono sul Governo per obbligarlo ad adedre alla realtà del momento nella spera11za cli avere il tempo di risolvere ci~uuo la propria posizione personale secondo l'a11dam.~nto de1la situazione generale del Paese, e. p1u ancora, secondo la situazione dei rispettid collegi. Gruppi della Rivoluzione Liberale E' soltanto cosi che la maggioranza parlamc--ntare, partorita come organo del Fascismo 1 si è per un istante illusa di poter divenire organo della Nazione; nata morta e vivente di vita riflessa, ha presunto di poter acquistare ,·ita autonoma. . .. Veramente vi· sono alcuni che uon credono :1. queste fredde disa1nine ed attribuiscono al I '0110. r~\'.ole. Mussolini. disegni machiavellici e propositi di vend€tta, contenuti oggi per l'e11m"ll1c p•res,;ione dell'opinione pubblica. Ma questi scettici evidentemente non considerano che lo stesso fatto di ammettere l'idea della coazione rapprésenta il riconoscimento delle enormi limitazioni che l'attuale situazione poiitica impone al giuoco mussoliniano: limitazioni che sono destinate ad aumentare, piuttosto che a diminuire, a mano a mano che il capo dei Fascismo avrà sempre più bisogno di identificarsi col regime sopravvissuto integralmenite alla marcia su Roma. Se non ci fossei-o altri sintomi basterebbe questo,...,che mentre fin1oggi g1i uomini degli altri partiti erano costretti ad uscire dal Ministero dinanzi all'intransigenza. fascista, oggi è l'onorevole l\1ussolini che deve procedere al rim,pasto per tentare di assorbire forze nuove. • * * _Di fronte a qllesita complessa situazione l'atteggiamento delle opposizioni si mantiene jil una linea di fiera intransigenza, che costituisce indubbiamente una pro,·a di notevole maturità politica. Perchè in questo periodo, gravido di dubbi e di pc-ricoli, rimanga, o non rimanga l'on. Mussolini, si costitu.zionalizzi o ptrr no il fascismo 1 sia necessario un Gabinetto d 1affari oppw·e la maggioranza riesca ad esprimere un Gabinetto vivo e vitale, una sola cosa dovrebbe stare ·1 cuore di itutti gli italiani, che, al di sopra delle divisioni politiche 1 amano il loro Paese: l'impossibilità di ritorni tJ-asfonuistici, di cui il fascismo è stato, insieme a tanti altri guai, il più imponente ed istruttivo esperimento. Ora questa intransigell7..a, i11 cui perdurano lodevolmente le opposizioni, mentre assicura che nessuna interferenza verrà a modificare il processo di svolgimen,to della ciisi fascista, p.-omette che un 'eventuale successione del partito dominante sia per essere assunta da partiti, fatti esperti dall'esperienza altn1i e consci dei propri limiti e delle proprie finalità: in altri termini prromette che ogni partito ed ogni gruppo politico abbia una fisionomia cosi distinta, che non siano più possibili confusioni a carattere demagogico o conconenze a scopo parlamentare. .. . Solo così la crisi politica italiana potrà avere il suo sbocco giuridico in una nuova situazione istituzionale, rispondente alle unanimi aspirazioni della maggioranza del Paese. Tutto ciò naturalmente chiarisce che il trionfo dei fiancheggiatori è puramente te1nporaneo, e che quei giolittiani, che sognano di riportaie al Viminale il vecchio di Dronero, non banno alctu1a sensazione della gravità de111ora. CoL fascis1no è crollato appu11to il regime, così come Giolitti, in massima parte, l'aveva fabbricato: il regime cioè della violenza e del tra&formismo, della dittatura persouale e del ricatito legale. Se il fascismo non fosse stato l'arma. rivoluzionaria di difesa. del giolittismo non sarebbe entrato in Roma ed i fiancheggiatori non. lo avrebbero assistito. Ma il tem.peramento dell'on. Mussolini ha tradito il giolittismo ed il fascismo insieme, ed i ritorni dei fiancheggiatori appaiono già inutili. La Crisi, nascosta dal terrore bianco, si 1iapre profondissima ed il regime s'inganna radicalmente se pretende salvarsi attraverso le manovre dei fiancheggiatori. La stessa corona è in pericolo se non intende le necessità dei tempi nuovi; e, comunque, si accingerà ad ostacolarle. Non abbiamo raccolto sino ad oggi i numerosi inviti e incitamenti di amici e lettori a farci banditori di un'organizzazione politica che corrispondesse al lavoro svolto dalla nostra Rivista in quasi tre anni perchè non volevamo peccare di impazienza e di improvvisazione. Ma oggi non si può negare che i fatti stessi ci prevengano. Il gruppo di Rivoluzione Liberale s'è trovato costretto a.cl agire e ad esistere prima che ufficialmente costituito. Non ci rimane che prendere atto delle cose e rafforzare la prima creazione spontanea. Per ciò noi crediamo che in un primo tempo sia utile costituire in ogni centro ove sarà possibile un gruppo di amici, ai quali il pensiero da noi raccolto in un programma semplice e sintetico sembri accettabile. Queste organizzazioni devono formarsi nel modo più rapido possibile: in settimana noi vorrnmmo che tutti_gli a,mici che sono in grado di costituire un gruppo nella loro città ci scrivessero perchè ci sia possibile metterli in comunicazione con gli altri amici nostri del luogo. Quale può essere l'azione di questi gruppi ? Alcuni dei nostri amici li pensa.no come un partito potenziale. N'.oi non vogliamo anticipare e improvvisare gli sviluppi futuri. In un primo tempo essi potrebbero a nostro avviso ·accogliere, entro certi limiti, anche uomini iscritti ad altri partiti essendo duplice il nostro fine: i) creare una nuova classe dirigente sulla base delle nostre pregiudiziali e del10 nostrn soluzioni; 2) promuovere un rinnovamento di democrazia moderna nell'ambito dei vari partiti. Perciò costituiti i gruppi locali con limiti precisi di serietà e di disciplina, si tratta da una par.te di prendère contatto ed eS€ircitare una specie di controllo sui vari gruppi di opposizione, dall'altra di allargare le nostre manifestazioni di cultura e di propaganda. Tali azioni verranno a suo tempo proposte e segnalate i.n appositi regolamenti. Intanto tra.scriviamo il programma che si propone alla discussione del gruppo di Torino convocato per domenica 6 luglio. Esso sarà il primo gruppo costituito. A Milano, a Napoli, a Palermo, a Genova, altri gruppi sono in formazione . Gli aderenti ai gruppi della Rivoluzione Liberale riconoscono di avere in comune le seguenti premesse: i. Pietra di paragone della serietà pol-itica e rrwrale degli italiani deve essere la irreduC'ibile repwgnanza al fascisnw e al mussolinisrnò. Il fascismo portando alle sue ult-im~ conseguenze un fenomeno di dittatwra burocratica già, prevalso con le corrotte sedicenti democrazie dell' ante-guerra, ha preteso di risolvere la recente crisi dei disoccu7;ati, degli spo·stati e dei plutocrati, organizzando un esercito di parassiti dello Stato. L'opposizione contro il fasciS?no perciò deve poter contare, specialmente nelC Italia settentrionale, sulla formazione di un'econamia moderna forte di un' industria libera da ogni protezionismo e da ogni pa:fernalisrrw di Stato e di una classe proletaria politicamente intransigente che nell' educazione della fabbrica impara il senso ,della libera vita sociale. I rapporti tra queste forze devana essere regolate dalla legge infallibile e ineluttabile della lotta di classe. 2. La formiazione di questa econamia rrwderna nel Nord non deve avvenire a detrirqento rlel Sud storicamente aqricow che rvm attende la soluzùm.e dei suoi problemi dai pmqetti dei teorici nè dalle eler=sine dei qoverni paterni alla vigilia delle elezioni, ma da un'azir.rne autonom,z fon.data su una politica di pace, di l.avoro e di risparmio. I G-ruppi della Rivoluzione Liberale nel Sud devorw condurre la battaglia contro le oliqarchie industri.ali che proteggono le cricche locali e a:iutare il risveglio e l.a partecipac,ione alla: lotta politica del proletaria lo agricolo. 3. Prirtl,Q. condic,ione perchè si possa iniziare quest'opera di risana:rnento deve essere l'eliminazi.one. dei governi personali e la lOTo sostituci.one con un regime di moderna democrac,ia diretta la:icafondato sul-- l_arappresentanc,a propcn-c;ionaleed espresso dall.a libera lotta dei partiti. 4. Nei rapporti internazi.onali una politica di diqnità nazionale deve essere condotta da queste derrwcracie le quali pur essendo per defìnic,ione e per interesse pacifiche sono le sole capaci di interessare tutti i ceti sociali alla difesa nazionale. ~ru~~oellaRiv~luiione l òerale di MILANO Giovedì 10 luglio, alle ore 2i, in via Pace 10, sono convocati gli abbonati e amici della Rivoluzione Li- - berale in riunione strettamente privata per la costituzione del Gruppo Milanese della Rivoluzione Liberale Gli arnici sono v,irnmente pregati di non mancare. Interverrà anche Gobetti e sarà sottoposto ad approvazione il programma. PIERO BOBETTI - Editare TORINO - Uìa XX Settembre, 60 Opere di TOMMASO FIORE EROESVEGLIATO SCETA PERFETTO Lire 4. UCCIDI Lire 10,50. Opere cli lirica e cli tormentoso pensiero nate dalla guerra. Ri ,·elano un te.1uperamento di scrittore eccezionale. Giovanni Papini ne scriveva all'autore cosi : , La sua opera nella desolata «glacialità dei dolori rattenuti - asciutta ma , p,iena di sottintesi e di arti - meiita di essere «conosciuta».

b LA RIVOLUZIONE LIBERALE , IL COLPO DI STATO Abbiamo tro-vato fra vecchie carte e stam,Pe rare 1t1na c01iferenza di Francesco Nitti intitolata Sui moti cli Kapoli del 1820, p1tbblicata in pochissi1ni esem,plari a Firenze nel 1897 e poi dimenticata. Ci è parso opportwno ristamparla co»ie ese,npio di bello stile storico da proporre ai let,.. tori. Di nostro, se11za.m.al.izia ci abbimn 1nesso oltre la cu,rro e lo scnipolo del Wascriltore, u~ nuo--..·o titolo e pochi innocenti tiloli11i. Una rivaluzianl'! mancata I moti <li l\~apoli del 1820 non presentano, a chi li _studi.i con _serenità, alc1u10 dei lati che, pur ne.i suoi eITon, pur nelle sue esagerazioni, resero ..sì bella e sì interessante e, sotto alcun.i aspel:iti, sì &rraude la rivoluzione avvenuta ventun anni prima, nel 1;99. Questa ebbe i suoi rètori ma -ebbe pure i suoi martiri: la rivoluiione del' 1820 quasi uon ebbe che rètori. Xata per pattra di una Corte, che non volle e non st>ppe resistere, morì per ignavia di una setta, anzi cli una classe, che resistere 11011 volle e non seppe. Sorta per tradimento di pochi ufficiali setJtari, fu soffocata per tradimento cli un re, cui furon meriti supre~ mi la menzogna e la \·iltà. Sicché parlarne è assai difficile e assai penoso compito: tanto più penoso quando chi discorre di un periodo storico del suo paese che altri esaltò, non riesce a trovare in esso cosa che sia bella o grande. La rivoluzione del 1799, studiata nelle sue jntime cause, ci appare corbe un n10vimento quasi di reazior1e alle tendenze rifonnatrici dei principi. Tutita l'opern di Carlo III e gran parte cli quella di Ferdinando I di Borbone, almeno fino .al 1799, sembrano dirette a niente altro che a -diminuire la enorme potenza della feudalità e del clero,. Sorgeva allora ed era già venuta in :potenza una classe intermedia, destinata a sostituirsi all'aristocrazia e sorgeva non come altrove dalle manifatture o dai traffici, ma dall'iutermediarismo agr?rio, dalle pTofessioni liberali, la <:llria sopratutto, e dal commercio del danaro. La ri,·oluzione del 1;99 rill.tll quiudi tutti i mal- .contenti che la politica dello Stato avea offesi: prìncipi e nobili, che vedevano sminuita la loro <:lasse, preti e sacerdoti, che si credevano privati dei loro diritti, curiali che il rinsaldamento e Ja ,sicurezza della proprietà temevano come esiziale al loro ceto. E fra questi vi erano idealisti sinceri, imbevu.ti delle dottrine deg]j enciclopedisti; giovinetti desiderosi <li novità; uomini insoffe. -renti di servitù. I 97 giustiziati del 1799 Jurono quanto di meglio Kapoli avea: vi erano fra essi uomini d'arme nobilissimi come Manthonè 1 Federici, Caracciolo; studiosi e pensatori come Pagano e Cirillo; e giovani ardenti come Vincenzo Russo, Filippo Marini, Ettore Carafa, Pignatelli, Riario. Che cosa fu la rivoluzione del 1f'.2r,? Caduta la repubblica napoletana del 1;99 e -ritornato Ferdinando 1° era succeduto un periodo di repressione e di violenza. Ma quando 1 travolto anch' egli dal turbine napoleonico, Ferdinando ,era dovuto riparare in Sicilia e il regno era rimasto ai Francesi, Giuseppe Buonaparte da prima e Gioacchino Murat dipoi, aveano introdotte gran parte delle leggi di Francia. Per legge del re Giuseppe nel 1806 •1a. feudalità abolita, abolite le istituzioni fidecommissarie, sciolti i legami alla proprietà, modificato il regime do- -tale, sfasciata la proprietà ecclesiastica, introdotti col codice Napoleone tutti i provvedimenti d1e più a11a classe intermedia giovavano 1 ques-ta era divenuta potente a tal punto cla soverchiare .tutte le altre. Una classe media pi "spostali ., E anche quando i Borboni rientrarono a Kapoli e riconquistarono, non per virtù d'anne, ma per violenza legittimista il reame, non osarono quasi nulla 1nutare. Le leggi abolitive della feudalità furono mantenute; marutenute tutte le Jisposizioni che i re Giuseppe e GiOOcchino avea·10 introdotte. Senonchè melltre la classe intermedia quasi do\·unque era nata col traffico, a Napoli e nel reame si era formata, come ho detto innanzi, in mo<lo diverso. Una massa enorme di cu1iali in città, e nelle province affittuari della terra e negoziatori cli danaro, eran cresciuti in potenza. Tutte le leggi adottate in cinqum1t'anni e più ancora non a,·e\·an fatto che favoi-in1e lo SYiluppo e la potenza. Ma ad essi non bastava. Nei regimi assoluti l'esisten1..a cli un'aristocrazia che circondi il trono -o che abbia, sia pure nominalmente 1 il potere nelle mani, è invincibile necessità. Così avveniva nel reame di Napoli, oVe le maggiori cariche dello Stato erano dal 1·e concesse a coloro appunto; che più egli e suo padre a~;ean depressi. I trionfi di Napoleone e a Napoli la dominazione francese avevan determinata una modi:fì. <:azione profonda nello stato degl\ animi. Ancora pochi anni prima nessuno avrebbe osato attaccare istituzioni che parevano. eterne; monarchie ritenute incrollabili. Più ancora: nessuno nella scala sociale pensava elevarsi al <li sopra della sua classe. Ma i trioufi cli ::--rapoleone e dei suoi generali avean sconvolte tutte le menti e pur dopo la catastrofe napoleonica era in tutti gli animi una febbre di cose nuove; nulla si credeva dovesse essere durevole 1 nulla si ammetteva che uomini volonterosi potessero :non avere. Nel, reame di Napoli, ancora turbato d.a tante e si varie vicende, la monarchia di Ferdinando I era debole e sospettosa. Aveva osato - facile audacia - cli far fucilare Gioacchino Murat sulla desolata spiaggia cli Pizzo: ma aveva conservato 1 generali e gli alti ufiziali dello Stato, che l\lurat avea spesso levati in alt.o da umile condizione. E mentre li avea conservati era sospettosa di essi: timorosa cli espellerli tutti, paurosa di tradimenti. I commerci eran depressi da laute lotte, l.lllpoveri te le banche; le guerre nu.nierose aveano .trascinato a Napoli stuoli di persone desiderose di occu,pazioni civili. L'indole meridionale 1 la quale attribuisce la forttu1a più al caso che alla persiste117.a. 1 la naturale vivacità delle genti del Sud, l'amore e la tradjzione dell' otium, cwni dignitate, il posto 0 l'u.fiz.io poco penoso, facean ,sperare rivolgimenti che tanti bisogni appagassero, tante ambizioni accontentassero. Una sl'!lta di reduci e di militari La setta dei carbonari, introdotta nel regno pochi anni innanzi, si era venuta allargando. Che cosa era essa? Colletta la chiama società vasta di possidenti, vaga di -nieglio e di quiete, e questa definizione ne dice tutto il carattere. Appartenevano ad essa gran numero di benestanti delle classi medie; ma il fondo era composto di militari desiderosi di avanzamenti, di provinciali e cli curiali bisognosi di impieghi, cli persone le cui aderenze, la cui posizione al tempo dei francesi rendevano avverse o dubbiose del· regime borbonico. Setta pòena di misteri massonici, anzi diramazione massonica, che allettava le calde fantasie dei giovani appunto per il suo mistero. I soci e gli aderenti si chiamavan fra loro ciigini e anche buoni cugini, e fra le altre cose giuravano - il generale Guglielmo Pepe dice pe, rettorica - l'esterminio di tutti i re. La setta si era estesa e vi appartenevano anche persone messe ai sommi gradi dell'esercito. V'erano i risoluti che volevano una costituzione o sognava.aio il rovescio della monarchia borbonica· erano idealisti sinceri o nature avventurose· vi erano coloro che nelle -vendite - così si chiama vtÙJ.o le singole società carbonare - cercavano come una tutela in tempi difficili, un appoggio in possibili mutamenti politici; nel mag. gior numero erano infine coloro che desideravano pubblici ufizi, o aspiravano a promozioni e a carriere. Si trovavano spesso insieme generali e ufiziali !nfp-iori; - e questi eran qualche volt.a nella setta di grado superiore ai primi. Le vendite più attive erano a Napoli ad Avellino e a Salerno; in quest'ultime città' sopratutto.' Il governa d!!I " nutra fiducia ,, -Ritornando a, Napoli, Ferdinando I0 in un goffo e magniloquente proclama datato da Salerno, il 1° maggio del 1815 aveva detto ai Napoletani con assai poca precisione storica che i loro antenati avean conquistato fino al Nilo e che le loro trombe guerresche avevan fatto piegare le fronti orgogliose ai Tolomei 1 a Filippo il Macedone, a Mitridate, a Massinissa e ad altri ancora. Dimenticando poi tanti pregi guerreschi e chiamandoli, con una metafora ardita docili figli del Sebeto, ave.a promesso loro amor~ e pe,- dono e1 quasi queste cose non bastassero 1 pace, calma e abbondanza. Non avea <lato costituz.ioni; non aveva però voluto persecuzioni numerose. In cinque anni, cfal maggio 1&r5 al giugno del 1820 la monarchia borbonica era o pareva assodata. Non aveva contro di sè che una setta; avea per sè i sovrani e le corti legittimiste di tutta Europa. L'eseicito regolare era forte di 34 mila uomini; inoltre le milizie civiJi contavano 51 mila uomini in terraferma e 29 mila in Sicilia. E poichè la pace in Eu~opa non era da nulla turbata e i 111inistri 1 sì come accade in reginie assoluto, esageravano dinanzi al vecchio re il disprezzo della massoneda carbonara ritenuta debole o inattiva, la solidità del trono pareva al sovrano e ai 0 suoi fedeli granitica. I carbonari eran perseguitati come setta dannosa cli gente ribalda; ma pericolo da essi non v'era o si creclea non vi fosse. ha marcia su Napoli Fu così che scoppiò la rivoluzione del 1820; la più strana, la più incruenta, la più inverosimile cli tutte le rivoluzioni che abbia avuto 1 apoli e forse l'Italia; Iivoluzione che rimarrebbe a dirittura inesplicabile a chi si limitasse a considerarla nelle sue manifestazioni esteriori. All1alba del 2 luglio due sottotene11ti 1 lV!orelli e Silvati 1 e 127 tra sergenti e soldati del reggimento Borbone cavalleria cli~rtarono dai quartieri cli Nola, secondati da nn prete i.Wenichini e da venti setta1·i. Si diressero Yersa Avelli no, ove dovean ricongiungersi ad altri carbonari di Salernc. Da Nola ad Avellino non sono pili (::he quindici o sedici chilometri. ll drappello disertore li percorse al grido cli vi va Dio! vi va il Re! viva la costituzione! E poichè quel g1ido <li costituzione non era bene inteso e ognuno, dice il Colletta, vi scorgeva il suo meglio, chi 1a iibertà 1 chi il potere, chi la minorazione dei tribuiti, il popolo seguiva con simpatia e con entusiasmo. Così il drappello giunse a. Mercogliano, ove Morelli pose il campo e mandò messaggio a un altro carbonaro, il colonnello De Concili, che stava in Avellino, invitandolo ad unirsi a coloro che chiedevano governo più libero. lu fondo non si trnttava che di piccolo pronunciamento settario e soldatesco, al quale partecipavano meno di 150 persone, fra cui una ventina cli borghesi e un prete. A soffocarlo bastava assai poco: anzi nella vita di un regno era episodio insignificante. Quando la notizia giunse a Napoli, il re sopra ricca uave andava iucontro al figliuolo eò erede Francesco, duca di Calabria, che allora entrava nel golfo, venendo di Sicilia. La notizia lo costernò, e la diserzione di pochi uomini cui pote.a contrapporre diecine cli migliaia di soldati lo scorò: vole.a fuggire in Sicilia 1 vol.ea tratt.enersi sul ma,·e e non ftt poca difficoltà farlo scendere a terra . A Napoli la setta carbonara, all'annunzio dei fatti di Nola cominciava ad agitarsi. I ministri erano incerti; il re cercava invano di esser sereno; non si voleva affidare il comando <le11e truppe che dovevan combattere gli insorti a generali di cui si sospettava la fede. E mentre a ~apoli si era in tante dubbiezze e si perdern ciò che nel periglio è più prezioso, 11 tempo, la piccola schiera di Noi.a mandava dovunque messaggi, entrava trionfante in Avellinoi si univa alle truppe di quella città, accam~ pava' poderosa sulle alture di Monte/orte. E intanto al 3 luglio, ovunque erano settari si tenifavano so11evaruenti. Dopo molto esitare 1 tre generali mossero per di verse vie per espugnar Monteforte e snidarne i ribelli; t:no scontrò il nemico il g·iorno 4; potea vincere e si ritirò. Un altro non giunse il giorno 5 nemmeno a vederlo 1 poichè i soldati fuggirono. Il terzo non si mosse e preferl trattar di lontano. I soldati non combattevano, poichè non avean fiducia nei capi, i capi non l'avean nei soldati; il re diffidava di tutti .. Il generale carbonaro Guglielmo Pepe, che il giorno 3 accetta va per speranza di grande premio di anelare a combattere i ribelli, sapendosi sospettato e temendo di essere ari:estato fuggì da Kapoli insieme al genei:ale Napoletani, provocò diserzioni 1 andò a mettersi a capo degli insorti. Così un regno tranquillissimo il giorno 1° luglio, il giorno 5 era tutto in fiamme. Un re "democratica., Il re, riuniti a consiglio i suoi timidi ministri non trovò appoggio: non si pensò ad altro che a cedere, e il movimento non parve possibile freoore sè non seguendolo. Fuggito il generai Pepe da Napoli, disertate molte delle milizie, le altre incerte, l'audacia di qualche settario non ebbe limite. La notte del 51 sul tardi, cinque carbonari, si p'tesentarono alla reggia e chiesero audacemente di parlare col re, come ambasciatori di causa pubblica. Uscl sollecito il due.a d'Ascoli L'uno -dei cinque disse lo scopo dell' ambas~ia; il popolo era in arme, la sebt'a carbonara e i cit- , tadini tutti volevano la costituzione. Si attendevano le decisioni del sovrano. Il duca d'Ascoli entrò dal re, riferì tutto e, quando uscì, annunziò che il sovrano aveva conct:ssa la costituzione. E il capo dei settari : - Quando? - Subito. - Ossia? ... - Fra due ore. çon aria 1isoluta uno dei cinque cavò l'orologio dalla tasca del duca d'Ascoli, mostrò il quadra'Jte ai compagni· e disse: - E' un'ora dopo mezzanotte : alle tre la costituzione sarà pubblicata. - E andarono via tutti. All'alba del giorno 6 uscl un editto del Re che annunziava la nuova costituzione. Cosi in quattro giorni furono mutate dalle fondamenta le basi politiche di tutrt:o un reame . Altro editto nominò il principe ereditario Francesco duca di Calabria, vicario generale del regno: il Re a\·eva o disse di avere bisogno di riposo. La costituzione 1 pro\·visoliamente concessa, fu quella di Spagna ciel 1812. A ottenere una così profonda trasformazione non si era versata una stilla di sangue : che anzi era bastato a pochi minaCC'iare, a molti fuggire. La costituzione fu causa di gioia quasi gene~ raie. Molti vedevano la fine di ogni abuso, la riduzione dei tributi e tutti eiano lieti che un così notevole mutamento fosse avvenuto quasi senza contrasto. Così Napoli di venne paese costituzionale. E di un tratto, mutato il regime, mutarono anche le opinioni. La carboneria 1 temuta fino allora e odiata 1 divenne oggetto d'ogni lode; i pochi rivoltosi di Nola, trattati fino a qualche giorno prima come banditi 1 considerati •eroi de. gni di som.ma lode. Il regi me costituzionale, introdotto il 6 luglio del 1820, durò fino al 23 cli marzo del 1821; nacque percbè l'esercito del Re assoluto si sba11dò, mandato a combattere contro i ribelli; morì 1 perchè i soldati del goYerno costituzionale, mandati a. combattere contro lo straniero si sbandarono p.rima cli combattere. he sagre e il duce Tutto quanto fu fatto in quei nove mesi rivestì sempre carattere di spettacolosa teatralità : tutto era teatrale: l'esercito, i generali, la carboneria, il Parlamento. Non si amano molto se non le cose le quali si conquistano con difficoltà: 1111 p'1rtito è tanto più forte quanto maggio1i sono le difficoltà e le sofferenze che ha dovuto incontrare prima della vittoria. 111 La costituzione di ~apoli, ottenuta quasi senza lotta, dov"i' perire senza resistenza. A capo deU'esercito costituzionale si era messo in Avellino il generale Guglielmo Pepe, I.a più complessa natura meridion.ale che io possa immaginare: uomo che aveva dell'eroe e del ciarlatano, vero generale spagnuolo, che a un.a vanità morbosa e a una leggere--.tzaancor più. grande, univa uno straordinario ardimento. Fra tante cose buone o cattive, una cosa era sopra tutto: ardentissimo di libertà e insofferente di vincoli. L'eroica difesa di Venezia, ne] 1848, coronò in lui nobilmente una vita, in cui vi erano troppi pronunciamientos e troppe leggeiezze. Ora il generale Pepe, seguendo la su.a natura, a1nante dei grandi spettacoli e della teatralità, volle, bandita la costituzione, entrare a Napoli con pompa solenne a capo dell'esercito costituzionale, un esercito che1 diventato settario, si era anche più abbassato nella disciplina e ove i gradi della setta s; confondevano con quelli delle armi. li 9 di luglio, a una sol.a settimana di distanza clall.a rivolta di Noi.a, fu decisa I.a solenne entrata. Il re era a letto, malato di reumatismi e forse più ancora di paura. Il vicario, in abito da cerimonia, nella stan,,-..a del trono, circondato dai principi, dai generali e dai gentilnomini di Corte, attendeva i rappresentanti delle schiere. L'esercito entrò in Xapoli con gran pompa. Precedeva tutti il drappello dei disertori di Noi.a, chiamato, dopo il successo, squadrone sacro. Segui vano poi le bande nazionali e quindi il generale Pepe, che aveva a fianco il generale ::--apoletani e il colonnello De Concili. Pietro Colletta, fine osservatore, nota che il generale Pepe • sconciamente imitava le fogge e i. gesti di re Gioacchino,. Venivano poi tutte le altre milizie saldate e civili. E chiudeva il corteo uno spettacolo dei più strani. L'abate Meg,ichini, vestito da prete, armato d.a guerriero, guarnito di tutti i colori della setta carbonara, precedeva a ca.vallo settemila settari, fra cui v'erano uomini d'ogni condizione : molti preti, straord.i~ rio numero d 'avvocati. Il vicario si affacciò a un balcpne della reggia e comandò che ognuno si at.. t.accasse al petto i colori della setta carbonara, il rosso, il nero e il turchino e Je cocca.rde1 fatte dalle stesse mani delle principesse, vennero distribuite largamente. Tanto poteva il timore sopra anime deboli. Vi fu solenne ricevimento a Corte, pomposi discorsi del re, del vicario e del generale Pepe e questi non trascurò di baciare la mano a tutti, al re, al vicario, ai principi, alle p-rincipesse, e assunse l'alto ufficio di capitano generale dell 'esercito, che era o parea doYuto a chi riteneYasi la vera anima del carbonarismo. I partili abdicano davanti alla setta La rivoluzione del '20 fu o.i:>e:raessenzialmente dei carbonari 1 ed i carbonari noi abbiamo visto chi fossero. Caibonari cli venneio, dopo il luglio, tutte o quasi le classi medie, principalmente le 1 curiali. Una effemeride, che allora avea molta autorità la 1l1inerva, diceYa: « Esiste nel regno di Napoli • la libertà? Si può francamente rispondere che « essa esiste di nome, ma non cli fatto. Esiste « una setta dei carbonari? Ella esisteva prima. « del 6 luglio; da quell'epoca memorabile in poi « la setta è divenuta la nazione P. Nell'Italia continentale del )1ezzogiomo, ove l'aristocrazia era fiaccata anche prima del 18o6, l'opposizione al movimento carbonaro non ru viva. 1'1a la Si6lia a vea ben di verse condizioni. La feudalità in quel paese, non distrutta, era anzi potente; \·ive forse sotto mutate forme in alcune province tutt'ora. La classe intermedia, formatasi con difficoltà, non era ancora si forte da aspirare al governo. Gli avvenimenti {~i :\'apoli non potevano dunque essere seguìti in Sicilia. L'isOla volle una costituzione anch'e&la, ma una costituzione· autonoma e di carattere feudale : 11aristocrazia si agitò, pensò perfino di restaurare il Parlamento del 18121 in cui sedevano 61 pari spirituali 1 rappresentanti la grande prer prietà feudale. La rirnlta di Sicilia sciupò pare<Xhi generali napoletani, ma fu soffocata. Il Parlamento napoletano e la setta carbonara sentivano che non era possibile affermare la costitiuzione di luglio senza Yincere le resistenze della Sicilia. Le resistenze fllrono infatti vinte; ma la vittoria, facile del resto e non contrastata a lungo, sciupò molta parte delle non grandi energie di cui disponeYa il nuovo go"erno cc,-. stituzionale. Se v'è cosa che caratterizzi la carboneria e i fautori dei regime costituziona.1e nel 1820 è Pavversione che c1imostrar0110 in tu:tti i loro atti per 11aristocrazia fondiaria. Quando si dovettero fare le elezioni per i membri del Parlamento, nei comizi ogni forma di violenza fu usata contro i nobili, cui fu spesso impedito per forza e con male arti di votare. De-ii 72 rappresentanti delle province meridionali 2 soli eran nobili; gli altri quasi tutti avvocati, preti 1 magistrati e proplietari, lnscritti alla carboneria. La Sicilia mandò invece più tardi, in gran maggioranz.a, nobili e preti. Promesse di normalizzazione ... I giornali e le effemeridi annunziavano l'apertura del Pari.amento con frasi solenni. Uno cli essi diceva: « I giorni del primo entusiasmo « sono ora al loro termine: la. stagione de.il 'in- < telletto si avYicina con l'apertura del Parla-

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==