La Rivoluzione Liberale - anno III - n. 12 - 18 marzo 1924

CONTO CORRENTE POSTALE 'RIC/\ SETTIM/\Nf\LE DI POLITICI\ ESCE . 1t:ROGOBETTI- Redazione e Amministrazione: TORINO,Via XX Settembre, 60 IL MARTEDÌ . 111924 L. 20 - Per un semestre L. IO • Estero L. 30 - Sostenitore L. 100 . Un numero L. 0,50 (L'abbonartiento non disdetto Pt"'Ì1t1,a del 1/J dicembre s'intende rinnovato per vn anno) Ct,i riceve ur, r,un,ero <.li sagg_io ~ r,or, ir,ter,ct.e aPbor,a.rsi r~spiog_a il !iorr,ale, altrimenti g_li cor,tir,u"ren,o l'ir,'vio e dopo lH) n,ftse prov.,,e<fererno alla risc::os:,:ion~ Tl?tdiante traita I1 rio.mero 18-14, iri otto paalirie, dedicato a11'Jr.1.2hi1terra. ,.uscirà i1 28 marzo Anno I II - N. 12 - 1 18 Marzo 1924 SOMMAR I O: La Rivoluzione Liberale: Risposta a Ilonomi. - S. CARAMP:LLA: Elegia per li Caitrro. - Uomin.l e Idee: C. B.: Lib,ro Tancredi. - L. E><ERY: !lentile contro Genlil•. - N. Ro•snc1, Appanti sull'origine del merimento operaio ihliono : L'ntttggiomento dei cleriro-re11dùJ11i rl. C1 f-J-HVER: 1'a1e di f'cononda: Cnle1ti protezfonist a. ~ISPOST A L'ou. Bonomi risponde· al nostro ultimo attacco con una lettera che ,·orrebbe sembra.re documentata e definitiva. Chi avTà la pazienza cli seguirci nella minuziosa dimostrazione che gli contrapponiamo dovTà riconoscere 1ea1Juente che le smentite di Bon01ni non smentiscono niente. Anche Bonomi, se appn:7..za il metodo storico, convenà con noi della serenità dei nostri giudizi. Pacatezza per pacatezza vogliamo che sia lui a lodarci della -nostra imparzialità. I. - Bonomi riconosce di aver creduto, sui primi del 19151 ad una guerra facile cli pochi mesi; dunque la nostra affermazione non era nè in.consistente nè leggera. Inconsistente e leggera è la scusa dietfo a cui si rifugia Bono1ni per spiegare il suo errore: che cit>.è la maggior parte degli uomini politici erano di questo medesimo a-,rviso. La Yerità è che la camP.agna neutralista. codtro fa guerra poneva fra gli altri argomenti anche la preyisioue cli una guerra lunga e difficile! E fra gli interventisti quanti non si illudevano e non volevano illudersi dicevan~ francamente che non~ bisognava sogna-re una fo.npresa facile. Nell'Unità del 26 febbraio 1915 scriveva Gaetano Salvemini : « La guerra, a cui l'Italia è chiamata, non sarà, no, una passeggiata militare di libica memoria.; non -sarà neanche il « colpo di grazia », ~..1.pid.issimo e -facilissimo, mediantè cui molti si illudono di riporta.re con poca spesa e con mediocre sforzo una vittoria decisiva. L'Italia dovu-à faire, relativamente alle sue possibilità, uno sforw non- minore delle altre potenze, che si trovano neliaJ pri:mà linea del conflitto. Questo sforzo ci sarebbe i1nposto dall'Austria e dalla Germania, anche se noi ci illudessimo di p<r terci fermare comodamente dopo avere realizzate le nostre piccole ri ve-udicazionceUe terriforiali. La Ger1llii11ia,al primo sentore di un 'azione del- ] 'Italia, tenterà senza dubbio, come ha fatto· per il teatro orienta.le e occidentale della guerra, di portare la guerra sul nostro territorio. Tenterà, quasi certa.mente, una rapida offensiva per Ia Val d'Adige (una di quelle offensive delle quali lw dimostrato di possedere J:a forza e il segreto), obbligandoci ad abbandonare la difesa d'i tu,tto il saliente d'el Veneto e d~l confine orientale. Probabilmeute, occorrerà una par.fu delle forze italiane im·iarla s111Reno e nella Dalmazia meridionale per aiutare lo sforzo franco-inglese contro la. Germamia., e lo sforzo balcanico contro l'Austria. E bisogna essere preparati anche a· qualche rovescio, e in tutti i casi a saoÌ-ifici lunghi e grandi. Queste prevision.i è bene che sieno tenute presenli da tutfi gli italiani. E male p1'ovved.ono alla prepaa:a:iione dello spirito pubblico coloro che cianciano di vittorie rapide e facili... » . Bonomi in.tanto si illudeva e sogna.va. Questo è perfettamente nel suo stile cli ottimista facilone; ma non è nello stile del politico e della persona seria. II. - Bonomi nega di aver detto nel 1918 che lo smembramento .dell'Austria fosse un p[t'ogramma fantastico. Ma riconosce cli aver affffacciati <l'lle dubbi : che ci fosse in Austria un intenso e profondo movimentor separatista e che fosse possibile convincere gli alleati i quali enm.o contrari allo smembramento. Ma che cosa significano questi dubbi se non reputlare fan,tastico lo smembramento dell'Austria in quaJ1.to 11011 sairebbe stato voluto nè dai popoili dell'Austria, nè dai governi dell'Intesa? Dunqu'e anche questa nostra affermazione non è nè inconsistente nè A BONOMI Camera e nei giornali, nel 1918, proprio mentre più viv'a e.ra nel mi!Ustcro Orlando la lotta fra Bissolati, che voleva faa-e adottare il programma anti-austriaco e Sonnino che non voleva saperne a nessun. patto. Bouomi a.ccorrevai in aiuto. di Sollllino e dava cosl alJa stampa naziona.1ista WJ fonuidabile argomento per p-roclama.re che Bissolati era senza seguito nel suo stesso pa.rt:iito. III. - Fra11can1e11tepoi ci stupisce la disinvoltw·a di Bonomi a dichiarare affermazione menped.ire l'azione fascista delle autorità militari ? Lt circolare dell'ottobre 1920, cli cui parla Bonòmi, non dimostra niente, fin.ché Bonomi no.n ci faccia sapere quali pravveilimenti concreti egli prese per farla rispettare. E di questa circolare am.eremmo anche conoscere il testo per accertare fino a cbe punto era esplicita nell'imporre ai comandi militari la neu.tralità nelle lotte di partito; come pure ci piacerebbe conoscere quali provvedimenti disciplinari furono presi per quel subalterno che stillò e divulgò la circolare laudativa dei fasci del 20 ottobre. In attesa che Bonomi si decida zognera la nostra che nel gennaio 1919 egli abbia a dat'e qu<:::Stes-piegaz.ioni noi gli ricorderemo piantato Bissolati per andare con Sonnino nel alcuni fatti della campagna elettorale del 1921. 1niui-stero Orlando. E' vero o non è vero che ~ 1 a,) A p,roposito dei riformisti della circoscriBissolati si dimise dal Mi~istero Orlando per- zione di C1-emona-1\1antova - coLlegio di Bonochè non era d'accordb con Sonnino sui pToblemi u,; - scriveva il Corriere d"ella Ser(11 d~l 13 adella pace? E' vero o non è vero Bonomi p1·ese p1ile 1921: « J riformisti hanno con. un ordine il posto di Bissclati nel nllnistero Orla:n.do? Che del _gi.ori_ioaffermata piena soUdarietà coi fascisti. cosa ancfò a fare Bonomi nel m.in.istero Orlando L~ÒrdJinedel giorno dice che pbichè i socialisii al pooto dl Bissolati? Ci andò - spiega Bonomi wn.dta.ri va11.no riaccostandosi al riforniism,o per - per n,m abbandonare le posizioni che i bisso, effetto della benefica. (sic) reazione fascist,a i nlatiani tene'Vano nel Ministero precedente. Ma fohn.isti si dichiarmw nella lotta elettorale uniti questi bissolatiani che n01i abbandonarono Je a.ti fascisti "Il. !X)S-iztikmi,che cosa fecero nel -mlinister'o del b) Il Corriere dellm Sera del 20 aprile ripor1919? Sostellllero le idee cli poli:itica estera di taia quest'altra. notizia da n1antova: «L'assemBissolati, o lascia.Tono libera e:attri.era alla poLi- blèa. éonfermava alla unanimità la candidatura .t'i·ca estera di Sonniuo? C'erano fra Booonti e d~~ton. prof. I. Bonomi, m~nis:tro del Tesoro, Bissolati « divergenze di a.ppr~zamento ~. Pre- praclam:z.ata ad in:iziativa dei Fas'ci di co-m,batt'icisamentc. Bonomi era d'3:c~ordo con Sonnino •nie11,t;». Nel 21' dunque Bonomi fu deputato e no1:- con Bissolati. E quand_9,...:-;r1an_j'ov' cAle _:._~~sta.· - .stroncare Risso1afi.. ~ puJii'Go di a,,èi-e hs-ciato il Ministero/ gli sostittù nel m.iiruistero, c!ii? proprio Bonomi; col-ui che passava cr~u~ l'amico intimo dii Bissolatt Così i giornali nazionaJisti e souni-uiani potevano sempre meglio prcclama.- re che Bissolati nou aveva nessun se~1Jito neanche nel suo partito. Chi niente dunque·? Noi, quanclo affermiamo che nel gennaio 1919 Bonomi piantò Bisso lati per andare con Sonnino· nel lvLinistero Orlando?· Op!pure Bonomi quando afferma che noi mentiamo? Bononù, tener; per, tutte le cl'ifese inconsi'- stenti e leggere, volendo <li.mostra.re di noJ1 aver ma.i piantatoi Bissolatj ci fa sapere che le differenze di apprezzamento non alterarono i legami cli affettuosa rull'icizi fra, lui e Bissolati e ci ri'- corda che il trattato di Rapallo è opera non solo <lii. Sforza.., ma anche s11.a. Siccome Bisso lati è morto noi non possiamo audarg li a domandare fino a che grado del termometro sia rimasta affet'tluosal'amicizia tra ltù e Bonom.i. Eissolati era 11,omodi carattere mite ed indulgente: fu' questa la massi.m..c1d.el]e sue debolezze come uomo\ politico, ma chi gli parlò nel gennailo- 1919 può bene attestare qual~ giucLiz.io, p~tr nella sua bontà francescana, egli dava sulla condotta di Bonomi : ci' sono su questo punto testimonianze inconfutabili, uou smen:ite. Quanto al fatto che Tunomi abbia partecipato con Sforza al trattato ci RaipaUo, Bono.mi non può orederci così scemi eia avere climenticaito che lo stesso trali:ato cli Rap:,Uo fo sabotato precisamente dallo stesso Boncmi, presidente del Consiglio e dal marchese :Ceilai Torretta ministro degli esteri, non appena Sforza lasciÒ il ministero degli esteri.. Se vuole dimosi.lrarci d essere uomo di ca,rattere Bo nomi deve allonhnan-&i più che sia possibile dal terreno dei suci rapporti con Bi&solat-i e da quello del trattato li Rapallo e della politica adriatica! IV. - Bouomi dichfo.m.sciocca. leggenda che egli abbia annato i fascL<ti fra il dicembre 1920 e I 'aprile 1921. E ci racmnta. cli avere sconfe& sato ne11'otrt:obre del 1921una circ-olru.·efilofascista dii un coman.do rn.ildhre dell'Italia centrale. e) .La campagna del '21 fu nella circost:rizione Mantova-Cremona ·vi_olen.tissim.a, inumana, sanguinosa. Bonom-i aizzava la violenza fascista.. Farinacci ha attestato, e Bonom!l, non ha csato smentire quanto segue: « Ricordiamo, fra i molti, ·un episodci.oche lo· caratterizza -e lo definisce. Era\ramo una sera a Manto-va, quando giunse la uotiz,ia. delle vi'olenze socialiste a Poggio Rusco; fu Bo,uomi - ministro, scadente - che mise la arntomobi1e ministeriale a disposizione d~ fascisti che nella notte stessa dovevano distruggete la cooperativa di quel paese! E nelle giornate me-avigliose della lotta. eletto['ale del 1921, lo vedemm.Q marcia.re sotto i nostri gagliardetti, e assis.tellllllo a.i, suoi comizi ben protetto daJle ba.lde nostre cainicie ner.e. Coll'aiuto dei nostri voti riuscì capolista nella drco'sc:rizione di Niautova-Cremona ». E 13onofui confermava tutto questo suo passato fascista dichiarando alla Camera dei Deputati nel d:iscorso del ·6 dicembre 1921: « La società :italiana, che non pot'eva riprendere la sua forza vi.- tale intorno agli organi dello Stato, riprese invece animo e forza intorno ai fasci di combattimento». Dinanzi 31 questi fatti quale valore può avere ma.i la circolare de11'ottobre 1920? Che cosa ci obbietterà Bonomi se noi const.atiamo che i fa.- scisti furono organizzati dal1e autorità milit:ari; e Bonomi, mrinistro della guerra, lasciò fare, incoraggiò, lodò, fu il complice necessario e il responsabile principale? €, ' evidente che la figura di Bonomi è quella d fascista mancato. . n quanto alla polemica da lui ripresa resta cl~mostrato nella nostra repli-ca : ai para.grafi I e II che egli non ba ingegno po1itico; ai par"-t,""I'afIiII e IV che non ha carattere. Ossia se ci fosse pericolo di veder succedere al regime fascista una combinazione di cui elemento importante Tisultasse Bonom~ con le sne simpatie peT lo Stato :Maggiore e con la crescente ortodossia monarchica di e..~ sovversiYo si passeTebbe da uno stato cli cose odioso a uno stato cli cose 6pregevo1e. leggera. Anche qui BonOlJJi prete:ide da noi una scem- Noi che siamo antifascisti sul serio, ossia non difendiamo delle posizioni perdute e non p:iangiarno delle illusioni mancate, ma vogliamo opporre all'Italia mussoliniana la rivoluzione intrnnslgente cli 1111 popolo deciso a conquistar&i con la libertà l'a~togoverno, senza tu.tori non meno che senza tirallll.i, preferiamo ai cibi insipidi quelli aspri ed amari, dovessero ru1che essere i veleni di n'Lichidate. Le ndstre provocazioni al regime tendono a fargli assumere posizioni franche -che susciteranno la rivolta -d'ella diguità contro i tentativi di corruzione. Invece cou Bonomi saremmo ancora; nel compromesso e nello stile dei falsi addomesticatori. Bono-mi crederà cli sa1'varsi col dichiarare che piaggiue esagerata. Chiu1qtte sia vissuto nella egli 11011 poteva essere profeta: ma sta di fatto Venezia Giulia, 11ell'Emila., nella Toscana fra che le persone politiche serie come Salve.m.ini, la.fine d~l 1920 e prirm.i.de 1921, quando Bo~omi Amen.dola, Albertin.i, furono allora ed erano stati era ministro della guerra e.on !Giolitti, sa che prima, su una questione cosi evid'ente, profeti. i fasci fu·rono allora orgarizz.,1.ti in molti lu:o-ghi A pochi mesi dalla c.atastrofe austro-ungarica 'da ufficiali in congedo o in servizio attivo e l'affermazione di Bonomi non poteva essere più che in futte le spedizioni ~unitive i fascisti riinbp,porttwa. E ben giusta.mente notava Amen.- cevev.ano apertamente dall, a-11torità milit.M-i le •do-la nel Corriere della Sercr del' 20 febbraio 1918: bombe, i fucili, gli elmetti i e:am.ions, la ben- « Al discorso .cli Bonomi 1wn potra,nno m.ancare z.-ina. Le autorità militari, che armava.110 i fainterpretazioni certo poco gio'Vevoli a.l nostro scisti, agiN'ano conb.""o fa 'Dlontà del Ministro paese ». della guerra o sapevano be1i.ssimo che gli faceInfatti Bonomi man.ife.stava. questa incredulità ; vano piacere? Bonomi, miristro della guerra, sul possibile smembramento dell'Austria alla quali provvedime,nt-i cancretlprese mai per imIO \., LA RIVOLUZIONE LIBERALE. Elegia per il Califfo Dopo il Sultano, il Califfo: la nuova ,Turchia laica, cli Kemal e di Jsmet rum lascia tregua ai suoi vecchi Osmanli, nè alle loro lustre secolari : e 1 i espelle senza pietà, dopo una ironica petizione di grazia del vincitore del Sangarios. La Grande Assemblea cli Angora clichiara abolite, addirittura, il Califfato: Costantinopoli decade dalla sua pn:.,tr.,,sa e contesa dignità di centro religioso del! 'Islam. Grande soddisfazione generale : il giornalismo europeo si dedica a scoprire ritratti inverosimili dell'ultimo Califfo e a celebrare la laicizzazione della Turchia. Amhe della Turchia, pensate! Segno eYidente, indiscutibile che .-:i1 mondo \-a a sinistra :1. E gli orientalisti troYano modo, U'Ila. ,-olta tanto, di farsi intenistare. Probabilmente, se è>Iustafà Kemal si curasse tanto cosi delle chiacchiere occidentali, coucederebbe subito una intenista anche lui per mettere un po' a posto, a modo suo, queste deduzioni in~nsulte. Perchè, passando i poteri religiosi nelle mani della Grande Assemblea diYenterà Kemal il Califfo di fatto, e demani forse anche di nome e di diritto. La folla cli Stambul e i guerrieri d'Anatolia non si rassegnano a d.iYentare laici, checchè ne pensi il / ournal des Débats. Squarciato questo velame di illusioni ottiche, la cacciata di Abdul Megid ri Yela una sostanza seria, e. in due modi : come problema. politico, e come problema, an.7..ichè laico,_ religioso. La sua ragione immediata. è infatti riel sospetto, e provato sospetto, che il Califfo mirasse a ripristina.re nella propria persona, il principato sultanico: o almeno si lasciasse toccare da un ,en.- ticellc d'intrigo londinese. Tanto è vero che la Inghilterra, sfuggitole di mano questo nuo,o uncino con cui cerca.va di mano 1;.:-rare 1e cose tui-che, ha subito fatto riw:tire i suoi vari Emiri a mezzo stipendio per combinare ]a proclamazione a Califfo del bene amato re dell 1Hegia.z., sceic-- co della :Mecca.. E tra Francia e Ingbilteira nasce iutanto una nobil contesa a chi ospiterà gli Osmanli banditi. La Grande Assemblea ha YOluto, eddeut'emente, lasciare con un palmo di naso i diplomatici di Saint James e del Quay d'Orsay, che banno sempre an.1to troppa fame cli pseudo-pontefici al loro senizio. Se c'è un punto debole nella politica mussulmana dell'a. Corte di San Giacomo 1 è proprio questo: J>a,·er creduto, e il credere ostina.tam.ente, di dominare l'Islam tenendo in pugno il i;uo capo religioso, o almeno un capo religio...~; e il pensare, anche, sul serio alla legittimità e all 'effica.cia spirituale di un capo siffatto. In realtà, i Yeri puntelli della do-m,ina:tion britannica. ·in Asia :Minore sono i suoi generali di scuola indiana: tipo Allenby, tipo Townsend; sono le truppe, gli 2.reoplani, Ie nari, il denaro; è, sop1·atutto, il suo elemento coloniale, tipo Pengiab. Se i va.ii Emiri e Califfi se.m.brano aiutarla a tenere a posto le zone grigie dell'Islam., 1'aittto è più appa,rente cbe rea.le. L'Islam si libera di un Califfo molto facilmente: e ne tiene il conto che ·crede. M:a il Califfo non è affatto un capo spirituale: la cacciata o la sostituzione di un Califfo non significano un 'afferma.z.ione di supremazia laica sul potere religioso: tanto meno l'elettività politica o l'abolizione del Califfato significano laicità. E' Ye.ro che Califfo yuol dire « successore :1 - e precisamente successore di :Maometto; - ma in tutt'altro senso del nostro « successore di Pieh'o , . Il Califfo è un capo politièo e rude1ueute (non « squisihc"1Jllente ») politico: è colui che agita al Yento la bandiera del Profeta nel giorno della guerra santa., colui che impugna la spada per estendere il nome del Dio dei credenti su1la terra. La « squisitezza » bisogna cercarla nel1'acc:orto giuoco degli Osmanli che da mezzo secolo, - essi son discendenti della tribù del Profeta, essi non riconosciuti qtùndi Califfi legittimi, essi infine ben lont'ani, anche se Ca- ' liffi, dal guidare il catllJlllno della fede, - si son lasciati credere da noi qualche cosa cli simile ~l P2.pa, sfruttando il valore religioso di cui si cingeva la loro potenza il movimento panislamico degli ultimi tempi. E no.i abbiamo abboccato all'amo. Dunque, il Califfo non è pontefice: è semplice.mente, Q dO"vrebbe essere, il raippr-esentante pratico e secolare della fede e della dottrina che

46 parlano per bocca degli sceicchi e degli ulema. Xè la pluralità dei Califfi ha mai coinciso con le didsioni religiose: il nazionalismo persiano pote-va, anche recentemente, riconoscere il Califfato di St.ambul, sunnita, sen7..a per qttcsto rinttnci,fre alla propria scismalicità, sciita. Percbè la concezione semitica. della religione non ammette pontefici, ma solo suprem~ sacerdoti : la vera autorità risiede per essa nella legge, talmudica o gorftnica, e nei suoi iutc:rpt'cli, mislici o raz..io1ialisli .Secondo i loro detti crede e opera l'Islam : ag•scc secondo il comando del Calillo. Ma questo agire non è, necessaria.mente, legato a una autorità sola; nè riconoscere il Califfo è una condizione d'ortodossia. I CaJjffi possono molliplica:rsi, cadere 1 risorgere: la loro fortuna islamica di pende dalla loro coincidenza. con la volontà dei credenti, con i decreti del Signore, di cui essi sono soltanto il ,;-eicolo guerriero .. J\[a Kemal giustifica l'illusione laicistica par1.'tncloe legiferando cli democrazia, di progresso, di spirito moderno: presentando agli occhi attonili clell'Occide:nte. come t1n fa.t1.u«occidc11tale• :il pa<;Saggio ne11e sue 111A1J.i, della dl'l·ez.ione di affa,ri del Califfato, o, che fa lo stesso, della dignità cli Califfo. Egli soddisfa cosl ad uu tempo gli , Aufklarer , dell'Assemblea che vogliono laicizzare, e if popolo che ha bisogno di un successore del Profeta. Tanto più che è altrettanto illegittimo il califfato di Kem.al quanto quello di Abdul i\Iegid, e quindi, politicamente, dello stesso peso. Perchè mai questa illegittimità sia stata e possa essere così ixx:o senti:ta, si capisce subito pensando che i Turchi sono nell'Islam: ad~11e11..tici'i: la loro di\·ersità di raz1.,a impedisce loro di sentire il sapore nascosto delle generazioni cli Abramo, di percepire il valore autentico delle toiedoth Isracl e della contrapposta disceude117.,aismaelitica d!a cui uscl il Profeta e a cui dovrebbero ria.ttaccaJ-s~ i veri C'tlilli .Hanno sentito, i Turchi, come già i Tairta.ri, lo spirito eroico dell'Isla1n 1 non la sua a.ristocraz.ia religiosa; sono fanatici, e non tradizionalisti; non sono semiti. S'intende cosi jl dualismo di Kemal che s 'abbassa tosto a uu debole politicismo, data la , modema • coscienza dello stratega: da una parte egli, e con lui la sua accolta di deputati e di generali, dà inconsapevolmente corso allo spirito anticoranico della sua razza disprezzando e disconoscendo la sostanza intima della tradizione; e dall'altra· incao:na in sè una volta di più il « Vittorioso », il « Signore eccelso» di cui sein.pre è vissuta la monarcomane ed/ eroicomane coscienza turca. Fin qui, Kemal non sarebbe C'he, in uu senso e nelù.'altrO', se non ìl nuovo dinaste che .invece di far sgozzare i ve:cch_iprincipi infraciditi, si è limita;t:o (e avrebbe, nell'ipotesi, fatto male) a cacciarli. Il guaio si è c-he, per lllll rispetto, si sostituisce all'illegittimismo 1'illumin.ismo; per l'altro, Kemal non accetta decorosamente Ja situazione che si è creata, e vuol essere, a un tempo, il Ghazi e il Vizir, cioè il Sultano senza serraglio, o peggio il Sultano custode del Serraglio: magra e insufficiente figura. I ke.rna.listi, del resto, si avvihtppa.no sen1pre più in una rete cli insipienza. Finchè erano nazionalisti, col vant.aggio sui Giovani Turchi di ww. guen·a fortunata, potevamo sorridere di indu.lge.nza.; ma da qU'allldosi sono proclamati democratici,, <tu.bitiamo forte della loro serietà. Non ricordano più che la costituzione del 1909 trovò la Turchia, non impreparata più di altri popoli neo-costituzionali, ma ostile; che non si trova,-ano allora nemmeno cand.i<l.at\ al parlamento, nè poi, eletto il parlamento, deputati di opposizione. Kon s'accorgono che l'Islam è sordo ai loro programmi, e plaude ai loro trionfi solo perchè spera di tornar a tenere i TtU"Chicome otto secoli fa, qual truppa di avanguardia; perchè l'Islam non è ad Angora ma nell'Indo, tra gli Afgani, nei .deserti arabici e libici, dall'AgaKhau. al Senusso. Non sentono che foni:ranno per s.traniars.ii dalla lor gente medesima, o dovranno dare un calcio agli Statuti e alle libertà occidentali per identificarsi, se sairanno in tempo, con le fortm1e dell'orda di Sebaste, il cui capo vide nascere dal suo cuore un albero eterno. Visto che non è possibile, nè degno d'augurio, che dalla Turchia venga fuori una specie di secondo Giappone; visto che anche in Giappone la denwcrazia non alligna. Avrete del resto l'intuizione di quello che sarà tutto il kemalismo politico se pensate w1 momento solo alla fisionomia di Ismet e alla sua diplomazia di Losanna. Ismet sottile e impassibile sotto la Yeste del gentlemen europeo, cli fronte ali 'altezzosità di Lord Cu.rzon : tutte le c."1.11ted ll'occidentalismo, della Worù!.pol•cy, dei trattati e delle garanzie, giocate con sapie~ orientale e con tenacia ttu·anica contro il dogmatismo e l'impe1ialismo europeo. La Tttrchia cl:i Reni.al è la macchina d'approccio dell'Islam : le sue cmte democratiche sono la torre coperta cli pelli che si accosta alle mw-a nemiche. O Kemal sa questo, ed è pronto a dar fuoco alla tone una volta arrivato sotto: o Kemal prende le sue pe1b per loriche cli buon acciaio, e allora cadrà lui prima della sua stessa torre. La Turchia è in questo momento, alle spalle cli Kemal, come un Ismet dai centomila cuori : ha trovato passabili le vecchie sto"rie dell'Unione e Progresso, e le giuoca come una bnona carta; l'Islam alle spalle della Turchia, giuoca a sua volta la Turchia come t.111a carta utile e conveniente. Ma lasciate che dalla brace scottante si alzino le fiamme, e sarà fatta piazza pulita degli estremisti democratici, delle .d=e infermiere e l. .\ I{ l V O L U Z I O ::-: 1.; J, i B E R A L E propagandiste, della nwdern fashion che fa andare in solluchero i molti militi dell'esercito della Salute europea propinata all'Oriente. Allah lascia vivere i nazionalisli, i laicisti, i modernisti, perchè infinite sono le sLrade della sua sapienza: ma un giomo srurà, che il Califfo figlio di Qoreisc' levi ancora la. s,pada contro di uoi. E allora tenteremo inva110 di ravvis,a,re la bene amata aTua:c-hia laica11. SANTINO CARAMELL.\. lJOMINI E IDEE Lìbero Tancredi T\Iassimo Rocca non è mai sta.lo anarchico. Fu individualista; il che nou è la stessa cosa. Di individualisti ve ne sono di infinite specie, ma si possono ridture a due categorie ti piche. Vi souo quelli che sbraita.no «11e ne strafotto dell'umanità» «Il mio lo è l'Unico-,, ccc. e si logorano i polmoni e fanno della faine, mascherando con pose nerouiaue e COIL rimasticature nieb..schiane e stirneriaue 1 un esasperante idealismo e un cuore tenero. Costoro sono, -in fondo, brava gente. Capace di pagruii la cena quando sei in bolletta. Incapaci di far la spia o di rubruti il paletot quando li ospiti. L'altra categoria è quella degli arrivisti, borghesi nel senso peggiore della parola. Po\·eri, soffocati dalia loro mediocrità, pieni di voglia di vivere, finiscono ladri, spie o giornalisti greppaioli. O finiscono padron.i1 commendatori, uo1uini di governo. Libero Tancredi appartiene a q,,esta categoria. E' stato mantenuto anni ed anni dagli anarchici, come «intellettuale». Con Il N01Jatore fece il re1.1isionista, in Am.erica. Attaccò platealmente gli esponenti più integri e coerenti dell'anarchis1no, svisò fatti ed idee con l'as.t.\izia di uno Scarfoglio d:i provincia. Sempre in bolletta, trovò ospitalità tra gli anarchici, sen1pre indulgenti. Ma finì per sta:ncare anche lor<Y.Perchè faceva l'individualista anche quando gli pagavano il pranzo. Questo fu il cobno. Una volta, ad esemp-io, ad un anarchico romano cbe da parecchi giorni gli pagava i pasti in. trattoria, Libero Tancredi faceva quotidianamente le sue prediche stirneriane, ripeten<lo: • Tu mi paghi il pranzo perchè sei debole. To sono forte ... » L'anarchico ascoltava, con deferenza. Perchè un uomo che ha fame non va preso ;,ila le~tera. Ma uu giorno dichiarò all'ospite: • Mi hai con.vinto. Vc;gli.o diventare forte anche i'o». E aggiun-se, rivolgendosi al ca1neriere che porgeva, il conto : ({Per il signote fai un conto a par.te». Tancredi vide che 1 'anarchismo comi~1-• ciava a ribellarsi all'a.nafthia. E cercò di rimpannucciarsi come pubblicista. :Ma la sua cultura di manualetti Sonzogno non gli apriva molte strade nè tali da scorazzarvi da dominatore. Tancredi libicista, nel 1914, tentava di ritornare in ~embo all'anarchismo. Vestendo il saio del pentito e con un ramicello d'olivo nella destra, rea di tutte le eterodossie possibili ed immaginabili tentò l'ingresso al Congresso anarchico cli Fi;enze che, poi, non si tenne. Il 3r luglio di quell'anno scriveva, al Comitato ordinatore: CASAEDITRICESONZOGNO 14 ~ VIA PASQUIROLO - 14 MILANO LA SCIENZA PER TUTTI 81 Luglio 1914. 0T6 9, Al Comitato ordinatore del Congresso di Firenze. ' Ho esitato sinora a scrivere la presente, per ttn'infinità di motivi che voi con1prenderete. Veramente l'annunzio sta.ut-pato su e Volontà» secondo cu.i pote1.1an.oprendere parte tutt.i coloro che accettano zQ. rivoluzione contro Lo Stat· il capitalisnio - e io l'ho se·m,preaccettata « contro tutte le forme dj sfmttameuto e di aJJJto1;ità ! 11 - mi ap1·iva le porte. Ma c'è voluto 1'i11teressruneuto di amti.d - fra cui Mari·c, Gioda - per' persuadenn.i açl intervenire. Essi sperano- che il congresso possa servire anche di spi.egazioue fra con1pagu1 e di mezzo di pacificazione. Lo credo anch'io, percliè da vicino ci si comprende 1ncglio e si misttrano meglio le parole; del resto, il 1nolivo della ·mia animostià è sempre stato qu,ello di no-n 'VOle-nni 1.1oi - sin dal r9()6 - co-nsi.derare come compagno, negandonii t1itti i di1ittl, pu:r pretendendo i do-veri. Comunque io sono pronto ad intervenire, e stendere la 1nano a tulti coloro che 1Jar-ran-no slringerla, al fine di perdonare e farsi perdonare, ponendo -una pietra, su tutte le questùm,i personali, e con promessa, d4 110n. 1·is0Uevarle ·mai più. Soltanto nel caso che vol credia.te che la pacificazione vada. a mio favore 1 io sono pronto a sottomettermi ad un amp-io gittry, che esamini i ntlei torti e le mie ragioni. Credo che l'ora attuale non permetta di entrare, anche vole11do, nel cam1po anilrchico con seco-ndi fini. Del resto, bo una posizione che mi pone al disopra d'ogni sospetto d'arrivismo: sono direttore della rivista ,La Scienza per Tutti» con 250 lire 111ensili. Mario Gioda mi avYisa che furono accettati due suoi argomenti da discutere. Gli anarchici e i sindacati, guerra e militarismo. Nli p-ropongo di i.?1terfoq11,i,resu.i prim,o .. e prego d-i /.asciare a, 1n.e la relazione su.I seco,1do. La mia tes-i è meno eterodossa di quanto credete, ne avrete trovato de-i campioni negli a1ticoli dell'A-va,nti/ firmati A lta,vi/./a o Ma,rio Gu.idi, che sono miei. Forse ue comparirà uno in questi giorni, sulla guerra vicina che forse manderà in aria tutto. Ma speriamo di no>. PIERO 6□BETTI ~ Editare Cosl spero pure di spieganni fraternamente su Tripoli ; a proposito ai cui io sono condannato per quello che non ho ,11.aidetto, e> meglio che ,n,i ha fatto dire il delegato Balestrazzi e che io ho smentilo piÙ, 1.1olte 1 senza che ness-u,no se ne ac1,orgesse. TORINO - Uia XX Settembre, 60 j(ovilà: LGIGI EIKAUDI Manderò c11tro oggi il franco d'adesi.cn.1e,perchè rappres<.·11to ~,,olo me stesso. Xon ,·i 11asco11doche colla presente ho -volulo dimoslrare a quei compagni - Malatesta compreso - che -vorrebbero la fine di una. lotta ormai duennale che il responsabile mm ne sono io. l'òlete finirla per sem.pre f Ve ne offro l'occasione. A Itri menti favorite dichiararlo >n pubblico su e Volontà». La pre&e:ntc \·i sarà trasnt.(.~- sa da Gioda : 11011 arriverà entro oggi ma non è nella dilazione di un giorno che si può fondare un pretesto di ripulsa. Comuuque, il vaglia di I lira vi giungerà spero a tempo. SaLuli cordiali. Vo.stro Massimo Rocca. ( Libero Taureai). Libe~.-oTancred.i, respiuto dag1i anarchici, andò alla «Persevera11za,. e cercò di diventare Massimo Rocca. Ma è rimasto Libero Tancredi. E gli anarchici hanno avuto Ja soddisfazione di vederlo a capo dei COllsigli di competell7.,a del ,iG·o\·erno fascista, cotnmendatore, amicone di 11ussolini. U1ia liquidazione maggiore non La poternno sperare. C. B. Gentile contro Gentile Taluno di noi, che aveva passati i \-ent'anni quando scoppiò La guerra, può ormai considerarsi tra i vecchi : troppo ta.rd:i, inlatti, e come fuor di stagione ha conosciuto « gio,..inezz.a., giovinezza ! ». Gli sia dunque concessa la consolazione dei vecchi: quella di ricordare. Ricordo che studi.avo allora, e' con passione, filosofia, e che Croce e Gentile furono miei maestri veri, in coutropposto ai ma.estri d'ufficio, che dalle cattedre liceali ed. universitarie ostentavano di ignorare codesti scocciatori e demolitori di vecchi idoli. E ricordo d'avere raccolto q.a.l Gentile questo insegnamento: che non ha senso il distinguere in « materie> ciò che si insegna, ma che si insegna filosofi.a, si educa cioè a pensare fi losofica.met:1te non solo nelle lezioni intitolate. e di filosofia>, ma in quelle di sto-- ria, di lettere, in tutte, se chi insegna ha spirito filosofico; e, se no, non si trova filosofia neanche nelle , ore , cosidette di filosofia. Dicevano, Croce e Gentile : filosofia è storia, filosofia è pen.,;iero, filosofia è metodo. Perciò non si può, iufin,e, pensare - 11011 si può esser uomini - .se uon si ha una certa, più o meno sVolta, p-iù o meuo chiara filosofi.a. Quindi la famosa negazione della laicità intesa come neutralità vuota, indifferente... E così il maestro - concludeva il Geutile - avrà sempre una sua. fede, una sua filosofia, che sarà il fuoco ed il centro ~del suo insegnamento. Oggi, che l'insegnamento della dottrina cattolica è stato rigidament.e .introdotto, da Gentile ministro della P. I. nelle scuole elementari, non mi stupisce udire i cattolici lamentare che il Gentile non sia abbastanza ortoclossb, 0 che limiti troppo timidamente le sue innovazioni ortodosse alle scuoi.e elementari. Quello che mi stupisce è nou ud.i1:e alcuno dei tanti e tanto verbosi gentiliani, moltipl-icatisi in questi ulti'- mi anni come le mosche, non udirne uno solo a svolgere o almeno rimasticare nun·e solito le teorie del m.aesl.ro, e d:ire: - Ma come può bastare che ci sia uu ortodosso maestro di religione, che dà lezione nelle ore dedicate alla religione, rneuti·e in tutte le altre ore, parlando di storia, d'italiano, cli dirittii e doveri, cli tutto lo scibile, il maestro potrà essere uomo di uria sua fede qualsiasi, anche ortodossa? O do\-e ,-a a finire l'unità sistematica del pensiero· e dello spirito? Se l'insegnante cli religione deve essere chierico, e ti1nbrato e ,id:imato iu tutte le debite forme dal Vescovo, non capisco perchè ttt"tti i n1..:'testrinon debbano essere altrettanto aute11ticame11te ortodossi. Ri.;o1·ge·dunque la supera, tissjma dlistinzione tl'a le « materie » d'insegnamento, filosofiche e m11 filosofiche, fonnali e materiali, o - Dio n~ scampi! - addirittura tra il Pensa1·e e il Pe:r:sato? Io, se foss,i Gentile, non saprei che riSpoudere a un così incomode discepolo, e borbotterei fra i denti : - Io non 3apeYa che tu loico fossi. La faccencla è che mi, gentiliani avanti lettera, gentiliani non fru:at.ici, gen_tiliani in partibus infideliumr., genti1imi seuz.a pappagallismo e con ind.ipeude.nza d'idte, po\·era gente che ebbe rapporti del tutto i1tellettuali con i libri del filosofo G-iovall.lliGeutJe, vissuto in t<:.mpiante• r'iori all'èra fascista, e non rappo1ti di can:ie:ra e di tessera con S. E. ilì\finistro Gentile, noi poveri n1incb.ioni e.ravanD1 siamo forse, sare.ino se ci paire, seguaci di C<t·teidee che Gentile pro-i fessò; noi, visibi1men:e distinguendo la pratica ù.tilitar:ia e professiomle dalle filosofiche speculazioni (in scnscs lati10, etimologico, co-ntemplati1.10) simno fedeli a erte idee, ·che possono chiamarsi gentiliane o w, poco ci ituporta. Siamo pitì papisti del papa! E perciò, co=euterebbe Giusti, bisogna darti l'arsenico! Un filosofo non è 1l1l politico ... E se, riconoscendo questa antinnnia, questa W.compatib-ilità eh carattere, g1ida.simo; « Bravo, il politico Gentile! li? ì\1a sa pite be.ne che quell'opinione .. inattuale La profes.a.va Benedetto Croce filosofastro attaccato a 1ueJle clistiuzioui che 'Gentile combatte, come un residuo d'astrattismo, col suo attualismo totale. LUIGI E~IERY. LELOTTEDELLAVORO L. 10,50 1 volume di circa 800 pagine Luigi Einaudi, che tutti conoscon.o come economista e :finanzic..-re, !-;i rivela in questo libro originalis<-;im.osociologo. L'autore traccia la storia d<::imovimenti proletari degli nltimi venti anni e w,lla resi~t<:.-nzadella borghesia ed in questo studio dimostra un tale spirito di simpatia per le classi che lavorano e che si sforzano di raggiungc.--reforme superiori di vita a traverso c-onp trasti, lotte, dc-viameuti, ritorni, e difficoltà cli ogni sorta, che il libro riesce anche un'opera buona, perchè clà fiducia e ingenera speranza.. L'esame obbiettivo, scientifico dei fatti è colorito e 11.111anizzatoda uno spirito di oscuro idéa.l.i,;mo che mentre ci fa (omprendere i fatti C1 a\~vicina maggiormente allo scrittore. . Ecco i titoli dei capitoli : I. - La belleaa della lotta. I I. - Psicologia e forme della lotta operaia. lII. - Critica al socialismo. I\i. - Governo :,indacale. V. - G·li ideali <lel la,·oro. Ll:lGI STURZO POP01tlla1sr,io E fllSGISr,,:O 400 pag. - L. 14 Questo libro non ~ un:a raccolta frammentaria, ma un saggio organico che illumina la storia di questi quattro anni e ne deduce logicamente una linea d'azione per il futuro.· E' il più forte Libro di teoria del. popolarismo. Ecco 1'indice : Cap. I. - I primi quattro a.ruti. Cap. ll. Dalla crisi di luglio alla ¼u-cia di ottobre. Cap. III. - Primo tra,-a.glio popolare di fronte al fascismo. Cap. TV. - Il Congresso di Torino. Cap. V. - Proporzionale e costituzione. Cap. VI. Partito popolare e clerico-fascismo. Cap. VII. - Naz:ioua.lismo e fascismo. GRILDRIG LE6EffEHDZIOlfl NELFDSCISMD L. 3 Àlcttni Gi1tdf.zi della I,tampa e L'autore di questo in.teressan.te e acuto- o-p,u- • scolo 1.•ede1iel Jascism..o l'uitinw e fortunato episod10 della lotta della generazione dei giovani contro la gene.razione dei vecchi che detene1.1ain. Italia gli onori e il potere ,. A. Tilgher, li. ,ìlondo, II no-venz.bre 1923. e Cu.rioso op1J.Scolo li. Il Dm.tto italia,io 14 novembre 1923. e ci si presenta sotto il --i;elo dell'ano--,1-i?n-0 1,n forte scrittore di cose politiche .... Il saggio di Grildrzg è infatti la cosa più seria che Sia stata scritta sul fascisnw dopo gli stuà.i di Salvatorelli e di Vinciguerra ». Il La»w"e 25 no,·=bre 1923. e L'opuscolo·~ in.teressante e merita di esser6 letto ,. Critica politica 25 nm·em.bre 1923. e L'inte;pretazione dell'autore è in gran. parti 1.1era ,. Con.:;c-font-ia 9 febbraio r924. « Grildrig a proposito del fascismo ci dà 1,11. saggio filosofico. Basterebbe questo per diffidarne. Del resto l'editore indica la 1.1iaall'autore e così la fil.osofia. ser-ue ancora 1i11a-volta alle tesi inutili. Inte11..dia111-0ci:inutili, ma uttraenti >. Il ?-:,w-voPaese 9 febbraio 1924. • Un brilla11te e paradossale studio appare per i tipi del Gobetti sotto il titolo: Le generazioni nel fascismo, ad, opera di -zm.. '""llirtzwso della, pe,1n.a che. si cela sotto lo pseu-donim-0 di Grildrig >. L'A-vanli/ 7 dicembre 1923. e Sollaz=e1.1ole e fu.ci.da tea-ria che chiamerem.c per intenderci, dei figli l-zipi e dei padri agnelli>. Critica fascista 16 dicembre 1923. « Grildrig ci ha lasciato piuttosto scettici s1,lla tesi che con brill.onte trattazione sostiene ». Corriere Mercantile 22 dicembre 1923. e La tesi d.i Grildri.g è s1iggesti1.1a sopratutto perchè tenia di legare il di-venire della storia a -zin fatto primordiale ed elem.ent;are: l'istinto>. S. Vitale Giornale di Sici/.ia 30-1-924. « L1a1ttore proponendosi il problema della vicenda delle generazioni nel/.a storia co11.tempora1zea d'Italia sostiene che lie'Uito e fermento di ce1•ti nostri recentissimi 111.-otif-zi « la generazione giO'Ua11-issima degli adolescenti dai quindici ai venti anni clie non partecipò alla guerra» sì .che qu.ella che si chiama e ri1.1oluzione fuscista > no11 sarebbe -veramente la: « ri-volu.zione dei co-nz.battenti », 1~ia piu.ttosta la « ri-vol.1t..zi011edei figli dei red-zu;i :o. Corriere della Sera 8 febbraio 1924. Si spedisce franco di porto contro vaglia di L. 3 ; 10 capie L. 20.

bi L .\ R I V O LU Z I O:,;!"', L l :; '.i f.'.. \ I. I: Origine del movimento operaio in Italia L'atteggiamento dei clerico -reazionari he delusioni dell'unità Uu ,·ero e pt·oprio movimento <li organizzazione operaia si determina m Italia soltanto <lopo il 186o. La risoluzione del problema politico è un prest;ppo5to necessario all'imposta.7..ioue -del problema sociale. L'avvenuta uuitìc:azioue dimostra chiaramente agli artigiani e agli operai, ,ossia alle più intelligenti frazioni del proletariato, che la rivoluzione politica. non ha mutato nè si t: preoccupala di muta.re le loro concli1Joui economiche; si climostrano fallad, quindi, le J}romesse degli ag~tatori politici. Col 1861, la organizzazione opera.i.a Si intCll- -sifica., le società di n1utuo soccorSO si 111oltipli- <C<'lnoe si diffondono; i tentativi cli riunire i vati nuclei in mi ~olo, diventano fatti di una importanza non più trascurabile. Questo fervore appare. tanto più notevole quanto più si conoscauo le tremende condizioni morali e materiali dei -;nostri operai di sessant'anni fa (analfabetismo a un lin:·Uo latissimo; salari di fame, orari di 1.a,~oroprohu1gatissimi). Il numero degli scioperi .aumenta., e, iu alcun.i gruppi più progrediti (esempio, i tipognJi) si fa strada l'idea delle <a.Sse di resistenza; qua e là si cominciano a im- }')Orre tariffe di laYoro. Gli elementi mazziniani cercano di prendere 1a direzione del nascente moYimento operaio, dando tma spinta ·dgorosa all 'iucerta tendenza. .-organ.i..zzatrice, additandb via via soluzioni pratiche ai molti problemi deDa ,-ita operaia indi- ·vi<luale e co11ettiYa; ma. essi credono fermamente che la risoluzione del problenia operaio 11011 potrà \:erri.re che da una grande rWoluzione 'Ili.orale reliaio&'l. instituzionale del paese tutto, (]alla r~pubblica democratica che è il fine di questa ri\·oluz:ione. E quindi tentano di servirsi dei ·nuclei operai come di centri di propaganda delle loro dottrine politiche insurrezionali, abbinano insomma il problema-politico col problema sociale; con questo, non danno tutto il possibile incren1ento alle nuove iniziative sorte "llel campo operaio (tali le cooperative di con- :sumo e di produzione) suscitano urti e scismi. La maggior parte dtille organ.izza.z.ioni operaie .li segue, nellai fiducia, non ancora su.fficiente- :menJte secssa dalla Tecente esperienza, che i1 miglioramento delle condizioni della classe lavoratrice dipenda dal completamento della rivo- ·1uzione. La minoranza che ri:6.ruta il programma maz- ·ziniano ma che non è èapace di far da sè, cad~ in braccio ai consenratori. La delusione successiva al conseguimento della, umtà politica eostitul, per gli operai, la base necessaria al primo formarsi di un vago sentimento di classe; la sensazione precisa che i decantati "Vantaggi di questa unità non riguardavano affatto le masse popolari, sibbene le classi borghe- .si e che, se mai, al popolo era riservato di sopportare il peso del nuovo ordine di cose, creò nel ,cuore degli umili il risentimento contro la borghesia, determinò o rafforzò la sensazione della società nettamente .divi~·in classi, antagonisti- •che fra loro. Questo sentimento di classe si evoh-e con molta lentezza, fra i nostri operai, dopo il '6o, e per i primi anni, possiamo rintracciarlo solo .,,egli operai della grande industria, la quale co- :mrlncia a svihtppars,i con un certo successo, nel "llord, Yerso il 1865. Sovversivismo clericale niiol;ti elcme11ti contribulrono al precisarsi al consolicla,rsi a.l diffondersi del sentimento cli das- :se; io voglio qui fermarmi ad illustrnrue uno, •del quale credO non si sia tenuto sufficiéme conto, sin qui : la propaganda clerico •rea.zio. -na.ria che, allo scopo di creare imbarazzi al ..nuovo GoYerno e determinare magari una orisi definitiva con conseguente ripristino elci vecchi regimi, si studia di aizzare l'astio o l'odio dei lavoratori contro le classi dominanti. La forma più pericolosa, e più nota, cli questa propaganda è quella che i clericali, attraverso la loro formidabile organizzazione, compiono nelle ca1npagne, tra i contadini ignoranti, sfruttandone e stimolandone il profondo malcontento, che le novità politiche hanno accentuato, Ne lk'1SC.e il brigantaggio nelle provincie meridionaH, e, pitì tardi nel 1869, la pe.,-icol•osarivoli.a cont;·o la tassa sul macin.ato, alla quale, peraltro, contribuirono - oltre la propaga,ncla cleri- •ca1e - molti altri elementi. Nelle città, i c-lerico-reazionari disponevano di wi gran numero cli giornali e pubblicazioni periodiche d'ogni genere, assai diffusi, specie nel popolo. Furon<Y questi lL1l magnifico mezw cli reazione. I clericali ebbero l'accortezza di misurare l'importanz.:1. via via crescente che 1'elemento operaio anela.va assumendo nel paese; e co1npresero qual~ tre1nendo pericolo quel 'elemento, de- .'bitamente aizzato, potesse costituire contro 1'or- ,cline sociale. In questo, si mostrairono molto più inte11igenti dei moderati e dei conservatori, i qua.li, si può dire, lgnorarouo in quegli anni il problema operaio; limitandosi a sabotare il programm.a sociale degli uoinin.ì <li sinistra, a cm.cttere, ogni tanto, e sempre pc,r bocca di isolati, timidi progetti di rifor·ma. o caJorosi inviti alla ras.segnai.ione e al la calma dcd icati agli operai, salvo poi ad agitami smisu1·alame11ie, in presenza di qualche episodio più appmiscente del processo di organin,a.zione operaia o di qualche esplosione del malcontenlo popolru"e. In quei lOJ'ogiornali, i clericali. si rivolsero soprattitto ai poveri, agli sfruttati, ai disgraziati lavoratori, compia11gend011e la sorte. Bisogna confessare che, a quei tempi, regnava i11 llalia la più sconfinata libert..'1 di stampa e di parola; tale che a noi, che vivfamo nel 1924, è ragione ,almeno, di stttpore. La base della speculazione clericale è ben nota : il nuo\-o regime, partorito dalla rivoluzione, è sorto sulle rovine della religione e, quanto mc.no, la sua esistenza riposa sulla. negaz.1one dei valori religiosi. Orbene, la religione costituisce 1'unico c-cmforto per i diseredati, i qua.li si contentano di patire in questo mondo, nella speranza e certezza di una miglior vita ultraterrena. Togliete la religione alle plebi, e queste cadranno in preda al più gretto materialis·mo, si cureranno solo della vita presente, nè più tempererauno la vis1one delle ingill.6tizie terrene nel concetto cli una giustizia superiore; reclameranno perciò la soddisfazione immediata dei lor-o clli.·i.tti, si rivolteranno contro i potenti e daranno retta a chi nella violeuza additerà loro l'tui.ico scampo per risolvere la questione sociale. Leggiamo La Gi011anc Itaiicr, Strenna per l'anno 1862 (Bologna, Tip. di S. Maria Maggiore 1861). , Chi ha allevato questo popolo senza Dio, « senza Religione, educato alla sfrenatezza? Chi , gli ba ripefuto aJ.l'orecchio le mille volte che « egli è indipendente, e sciolto dai legami dei « pregiudizi antichi?... Non souo sta.ti i mo- , derni padroni? Il popolo li ba intesi, e docile « -si mostra alle loro istruzioni; ed avendo impa- ' rat'o che !:a libertà consiste per l'uomo nell'o- « perare a suo talento, fa ogni sforzo per po1Te , alla pratica questa dottrina.». (Pag. 86), Non è lecito invocaire, solo fino a un certo p,unto, il Dio <lella Libertà; chè quello, una volta messo al centro dell'altare, incalza: « Pre- < dica$te la Libertà, la fratellanza, ed il vostro , dire mi piacque; siate dunque tutti fraltelli. , Voi proletari faccio ministri del mio supremo • volere. Andate, dividete, spartite e se essi ... , non ce<lono alla forza delle teorie da essi pre- « dica.te, sgominalte tutto, confondete, sperpe- « rate, e.d in mio ed, in loro nome superando gli « ostacoli, versate sangue, trudclate ». (Pag. 88). Dal liberalismo al sociaHS'1110,al comunismo il passo è breve; più che b-reve, logico. Ecco 1a gi ustifi.cazione postuma della lotta tenace che il Papa e i Principi cri•stia:ui, ha'llllo conddtto contro le nuove i.dee, sulle quali ili nuov01 regime si è basato. Si tratta d; , salvare la Italia dal socialismo , , p,roclama, un opusccolo intitolato La Italia disfatta dalla ri'Voluzùm.e piemontese, stampato a Malta nel 1862 (pag.- 33). Stolte, oltrechè illogiche, le classi dirigenti che si illudono qi far argine al dilagare del socialismo col proporre alle p,lebi dei palliativi. « Il socialismo - secrive Il Conser,;atore, mensile stampato a Bologna., all'insegua di Dante, « aruno I., n. 2, febbraio 1863 - non s:i com~aitie « che riconducendo l'uomo a Dio, che ricorclanM « dogli i legami che egli ha con lui, che illumi- « nandolo con la fede della sua origine e del suo « fine, che couJortandolo tra le niise.rie di questo « esiglio, colle dolci attratti'Ve di• una più dolce speranza )l. L'uomo che non riconosce più il diritto divino si rifiuterà di star soggetto a un altro uon101 .vorrà fare a suo modo e « se è più forte degli albi « si usurperà gli altrui diritti, vio1,erà la libertà « degli altri, e cosi il disordine e l'anarchiar sa- « ranno la conseguenza. in.evitabile di una società atea,. (Il Cons. maggio 1863). In queste linee, è già il nucleo fouda1nenitale della propaganda clericale. O tornare incLietro, alla religione e ai regimi che suJla religione e la legittimità si fondano, o avanti, ma. fino in fon,. do, fino al con11misn10. Qua.nel.o, nel '711 scoppia a Parigi la rivoluzione comunarda i clericali italia'.llri.gongolano di fronte allo sbig~tthnento generale. Trovano c)ie i signori liberali sono, in verità., poco logici. E la Ci1Jiltà Cattolica., s. VIII, q. 501, 6 maggio 1871, scrive: « Non si capisce che, senza dare cc nel comico, pretendano di rimproverare, in no- ' me della società e della civiltà, gli aderenti « clelh Comune cli essere troppo dialettici nel- « l'..-.pp-licaregl'insegnameuti e troppo attivi nel- « l'imitare gli esempi delle lor'o signorie libe- « ra.li e conservatrici. Noi soli che abbiam sem- ' pre detto o cattolici col Papa, o barbari col « socialismo, abbiamo il diritto cli giudica.re e vi- « tp1>era.r Parigi, senza mutare im,pirovvisamente t: il nostro 1nodo cli pensa.re». l, ha Vespa Dall'enuncfazione di questi principii più generali, si passa :illa propaganda spicciola. Cito qui alcuni passi tolti dal giornale fiorentino La Vespa, avvertendo che in molti altri giornali e pubblicar,ioni rt,a,,ionaric del tempo si trovano esprcss1 i m<:desimi. concetti e, inoltre, che gli àrtieoli de La Vcspa 60110 larg-amente e compiaeentemenle riportati da altre pubblicazioni, periodiche o no, redatte appunto da clerico-reazioJlar'j. Si attaccano le basi del nuo,·o re&rime. Ecro quel che della patria italian.a scrive La Vespa, il 4 novembre 1864 : ,Santa cosa è la patria, quando , ma.dre amorosa, provvede egualmente bé1J.Cfiea • a tutti i suoi figli, e vuole in eguali proporc: zioni clistribu:iti i premi, i comperu;i, i sacrifizi. • Dove però sotto' i I .nome di patria si consumano • i più neri eccessi dove la libertà si vtnde e si « traffica ... , dove ogni giorno si assiste al mise- ' rao<lo spettacolo cli vedere il galantuomo niulo u: e lacero e il farabulto in carrozza, qual senso , può aver mai questa parola sulle ingannate « moltitudini? •· Questo e<,ncetio della patria m,;trigna ai più dei suoi :figli, lo ritroveremo poi pari pari nel bagaglio di propaganda dei socialisti. Si stuzzicano i poveri nel punto più delicato . Le tasse. L'avete voluto, il nuovo regime - dicono agli operai i clericali. E ora godetene l'inique tasse, Prima, sotto gli altri regimi, le tasse le pagavano solo gli abbienti. Ora si è piantata la massima « che tutti e singoli i cittadini, avessero o no ricche-t.ze, clovessc...-roessere tributari dello Stato, qualunque fossero i suoi hisogni, qualunque l06ser'O i vantaggi che i cittadini potessero aspèttarsi ,la questi sacrifizi •· (Il Cons., luglio 1863). Ecco il destino del popolo credenwne e balordo, sotto i nuovi regimi. « Dopo aver fatto « sgabello col stto corpo a chi agognava rie- ' chezze e poteri, egli ba visto il miserabile sfug- , 2-ito come un lebbroso, la povertà perseguitata «: punita come \fil delitto 11. (La Vespa 2 gi1.1sgno 1864). Ci •troviamo cli fronte ad una vera e propria propaganda di odio. Il popolo è clipinto come "l'asino, che si abbevera d'acqua, mentre si , tronca la schiena per porta,;e agli altri i barili , del vino,. (La Vespa, 17 giugno 1864), J1 nuovo regime vuole peggiorare sempre più le condizioni del popolo, vuolo vederlo soffrire. , Invece di stabilimenti di carità si sono dischiu- ~ se le carceri, invece delle scuole i postriboli. « Ma niuno ha steso 1a mano al proletariato, « niUJ.10 si è ricorda.fu cli lui, fuorchè l'agente , municipale per mandargli la cartella del.le tas- « se, il precetto e i1 gravamento 11. (La Vespa 25 novembre 1864). L'hanno proclamato SOHauo, il povero popolo; ma. 01·a che i maneggiuui si sono messi a posto, . • il ~lo sovrano, dal g,1an trono dove te lo « avevano insediato, te lo piantano a sedere a , bischetto , . ( La Vespa 16 gennaio 1865). E i clericali dal cuore largo non possono trattenersi dal piangere sulla sorte della classe operaia « così mal conosciuta, così :iniq~te ,r spregiata, così barbal"amente, nel tempo della « libertà e della filanln'opù1, tiranneggiata ed op- 'pressa, (La Vespa, 2 giugno 1864), Sui malanni, della povera gente «sempre perseguitata11. E concludono cristianamente: «Finchè la dura !11 (La Vespa, 17 giugno 1864). Bisogna far entrare seinpre più questi pii con• cetti nella testa degli ignorautoui. Si fabbricanO perciò elci versi, apposta. I versi si imparano a memoria. Ed ecco: ... F:iorin d'alloro La libertà e.i costa gran denaro Tutti hanno fan1e e avean a sta,r nell'oro! ... Fiorin di pioppo Per certe gole ci von·ebbe un tappo; Chi non ha da ·mangiar e chi n'ha troppo. (La Vespa, 23 giugno 1864). ...Pagate, pagate, pagaJt:e, buffoni ! Vogliamo milioni, vogliamo milioni. ... Qua le tue spoglie, o popolo Nulla aver devi addosso ... Arroterem le forbici Finchè av,·ai sano un osso! (La Vespa, 5 luglio 1864). Si incitano i poveri alla 1·assegnazioue, spie-· ganelo che, nel beato regno d'Italia, tutto si deve pagate; la luce, l'aria, l'acqua, la ten:a; si deve pagare per vivere, morire, lavora,re, per aver diritto cli essere lenoni e infami, per cacciare le donne nelle Qase cli prostitu.7..ione. Oh, invano il popolo clo1nanda ,pane e la\"Oro• (La Vespa, 1 agosto 1864). Ma banno scritto « Fincbè la dura! >. Perchè il povero 1-i.voratore • che si tronca la schiena « col lavoro per mangia.re un tozzo di pane ama: muffito, che sì logora insomma la -vita per , prO'V'VCdercagli agi ed al lu.sso del tnilìonn- « rio», finir.à, alla prima occasione, per «miglio- « rar la propria posiz.ioue mediante un delitto». (La Vespa, rr novembre 1864), Il momento clella rivolta non può essere lontano. E' lo,gico che giunga e che giunga presto: la società, < infiammata dalle moderne dottrine, « partorirà un'era cli comunismo che già, come • cane alla catena voi sentite latrare •. I La G zo. ·cane Italia, pag, 81). E ben venga dunque. Ah, sospirano i dericali, se il popolo conoscesse la sua. potenza e se ne sapesse servire! • Xon sarebbe tanto SJ)CS60 calpestato, deriso e , ing-annato ,. (La Vespa, 23 agosto 1864). h'odio di classe l'a:role di questo ~enere venivano, non dirò a detc..-rminarc, ma a rinforzare e a giustificare, nei nostri operai, il nascente sentimento d'odio contro gli abbk-nti, ad aumentare la loro cliffiden7,a contro g-li ag-itat,,ri politici i qn.ali preu:ndevano an<:ura il loro aiuto per d.i$(:g"lli rivolu.- zion.ad cli carattc.if'e fYJlitico, dando a sperare in conseguenti tll.1g1ioramenti economici. Ciò non significa. che i clericali tendessen,, eome ultimo fine, a scak-nare la guerra di classe, Che anzi, <.-<,~i sogna vano la restaurazione degli antichi cristianissimi regimi nei quali cli questione sociale non si ragionava neppure, o la si considerava tutt'al più come un affare di beneficenza; Infatti - si legge nel c:it. op. La Italia diSjalta e=., pag, 11 - , quando un popolo trova nè « mercati come provYedere alla vita, n.è il pr.e7...zo , di g-eneri che abbisognano alla sua sussistcn,-,a < è lasciato all'arbitrio di pochi monopolisti ed , incettatori, questo popolo benedice sempre al , Principe che lo regge , . Tuttavia, pur di creare seri imqa.-azzi al Governo italiano, suscitando nel paese un minacci050 problema e ponendo il Governo nella neces,- sità di affrontarlo, i cleri.cali seppero piegarsi a fare della vern e propria propaganda susdtatrice dell'odio cli classe. La quale, wiita a molti altri elementi, forni ai nostri operai la prepara;,.lone sufficiente a far loro comprendere, qualche armo più tardi, il contenuto della propaganda socialista; e a far loro abbandonare, quasi in =, le prime guide del loro risorgimento morale e materia.le. XELLO RossELLI. G. :B. PARAVIA & C. Editori - Lil>rai - Tipografi, TORINO - MILANO - FIRENZE - ROMA - NAPOLI - PALERMO :Novità DEMÒN DE L.A. BARO.A. I SIGOORIDEbb'IOFIOITO con ill1LStrazioni di B. Po-rchedd.u Vol. di pag. 252 - Prezzo L 15 JACK LA BOLIXA Jack la Bolino, l'iniziatore della rnod.er:na )et,. teratu..-a marinara italiana con quei Boz=etti che per i primi promossero fra gli italiani l'amore per il mare e l'interesse per la marina da guerra, ha dato in luce un nuovo volume: L,A STORIA DEL lM:AR:S _ Nelle quattro parti che studiano a turno il mare negli elementi costitutivi e neDe particolarità naturali; nei prodotti che se ne traggono, nella flora, nella fauna. che lo popola; nelle prime appariz1oni su di esso e nella susseguente affermazione dell'uomo, t'opera costituisce un complesso organico di tutto quanto cli essenziale e di definitivo attualmente si conosce intorno all'infido elemento. Opera scientifica e iu pari tempo opera d'artè, del vecchio marinaio. Pagine folte cli storia e di leggende, riassu.menti. le manifestazioni dell'uomo sul mare, scritte con brio e con spontanea. grazia. 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POLITICA. è una Rivista organica, completa, interessante che in due anni di vita si è solidamente affermata L'abbonamento costa per un anno L. 20 Per uu semestre L. 11 Un fascicolo separato L. 2 Per, l'Estero l'abbonamento aumenta di L. 10 Inviare vaglia alla Cl\lTICA POLITICA - Via dei Serpenti, 116. ROMA

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