La Rivoluzione Liberale - anno III - n. 7 - 12 febbraio 1924

POLITICI\ ESCE CONTL CORRENTE POSTALE .. Diretta da PIERO GOBETTI- Redazione e Amministrazione: TORINO,Via XX Settembre, 60 .. Abbonamento per il 1924L. 20 - Per un semestre L. IO • Estero L. 30 - Sostenitore L. IOO- Un numero L. 0,50 IL MARTED~ (Vabbonamento 110n disdetto primo del Jr, dicembre s'inte11de rinno,;ato per un U11,1lO} Ct,i riceve UI) l)Url)ero <li sa',!',!iO ~ 1)01) il)tel)<le al>l>ol)ars:i r~spil)',!a il ',!iorl)ale, altrirl)el)ti ',!li col)tinu~rer.,o l'il)vio e •fopo UJJ m~se provve<leremo alla ris<:cS)lÌGJJ~ rT)~<liante tratla. Anno III ~ N. 7 - 12 Febbraio 1924 SO M hl ARI O: p. g.: Le elezioni, - p. g.: Uomini e idee: Lo stile di Wllson - Ln ])ulcinen di Gionnnini • Il torto di f'neehlnetti - Una classe dirigent,. - C. G1ovASJ:,,CC<,1: .Bonoml, - A. M,,,.,11: La politira scolastlcn del fascismo: La scuoln elemcnlnre. - J>"AN VALJEAN, un ex-deputhto: Che e,,s'è In mnssonPrln - E. GmE-r'ri: Lotta di clas~e industriale, LE ELEZIONI Solo per w1 momeuto 1 quando le ambiz.i011i fasdstc pren1Lc.;ero sulla \"olontà del duce, e le elezioni forollo decise, noi d 11bitan11110 compromesse e giuocate le astuzie del bel tenebroso. E Yeramcnte, se gli oppositori del fascismo non fossero pressoc.hè tntti fascisti mancati, quella era un 1occ:-asioue trionfale per prendersi gioco dei pi:mi govemati,-i. Bastava che nessuno pensasse sul serio alle elezioni, che si rispondesse con la canzonatura del silenzio alla campagna bandita da Roma. Mussolini chiama il popolo alle urne: l'opposizione si rifiuti di battersi su questo terreno, s,,enti il gioco totalitario della demagogia fascista. I Con una decisione di questo genere gli oppositol'i si sarebbero divertiti gratis allo spettacolo cli tre o quattro mesi di lotta feroce nell'interno del partito fasçista e de:l filofascismo; e a veder nascere proprio nei quadri dell'unanim:ità mussoliniana ortodossia e eterodossia, eresie e fronde, contrasti e difese. Un dogm,.1 improvYisatori non si cimenta impunemente ad una prova elettoràle : il fascismo ne sarebbe uscito esautorato e compromesso. Eroi e donchisciotti, Yisti. alla ricerca della medaglietta, erano sgominati dal ridicolo e dall'ironia. La Camera eletta il 6 aprile sarebbe stata tutt.1 fascista e perciò a priori condannata. Le battaglie tra ras e revisionisti l'a,-rebbero lacerata; il paese assente, in diffidenza. Ma una tattica cosi audace e rivoluzionaria s-i può chiedere solo a gente disperata, a gente che abbia capito che Mussolini non si liquida con gli intrighi di ~rridoio. GH italiani sono invece astuti, super-politici, super-machiavellici. Nessuno dispera pu,r che rimanga una possibilità di riguadagnare la medaglietta, e se cento sono gJ-i aspiranti per un sol seggjo ognuno l1a lai certe2:z.a. in cuore crle cOn l 'int~go e l'inganno gb r:iu.scirà dj giocare }'amico e l'avyers.ario. L'opposizione costitll.l.ionale incominciò a sospetta.re la probabilità delle eleziool nel settembre scorso. Da a1lora persino noi di Rivol.u,zione Liberale abbiamo ricevuto le visite e le premure di parlamentari e aspiranti parlamentari. 1' e, m'lt1jascisti inteUigenti avremmo do\7.1.todare la formula per la lotta antifascista. Uomini non compromessi aYremmo do\71to offa-ire il nome -aUe organizzazioni che in tempo elettorale sarebbero state utili ai parlamentari antifascisti. Contro il fascismo che disprezza l'intelligenza il concorso di noi intellettuali sarebbe stato dl"Oisivo. Noi fummo così -ingenui da rispondere aUe lHsinghe e alle offerte con prediche e doctunentazioni : che era ridicolo voler battere il fascismo con le astuzie ; che Mussolini non ba soltanto la forza, ma il c-;,nsenso degli italiani; che la lotta deve essere feroce e diretta ad ho-niine1n contro il corruttore, consci che si è una minorall!Za, e non si Yuole realizzare, m.a salvare il futuro, Fnllll.no tard!i a capire_ che i nostri interlocutori voleva.no salvare la medaglietta prima che il decoro, e col farsi paladini cli libertà, col prot<:stare che la maggiora.n7..a non era fascista, ma che essi oppositori costituzionali avevano pure un buon segU1to mirava.no soltanto a farsi meglio utilizza.re, a vendere .più cara la loro ,ac:tes:ione al regime. Un politico più intelligc·nte e più onesto degli altri, la sola persona seria dell'opposizione costituzionale, il quale con tutti i stWi vizi cli parlamentare riuscirà forse a salrnrsi per 11 futuro, coglieva il ilissenso tra R ,~ -vol-uzione Liberale e antifascismo parlamentare in questi termini : « Si vede che lei è vera.mente giovane e che può buttar via dieci anni per ali- \., mentare, in ristretta compagnJa, uua distinta. corrente di pensiero, e per poi trovarsii, senza sforzo, e n~l vigor degli anni in cima all'ondata. che trnvolgerà questa gente. Io invece, penso con malinconia, che fra due anni, o l'Italia sarà libera, o io mi troverò, pu:re in ristretta e scelta compagnia su quacbe nuo,·o May flower salpru1te per ignoti li cli. Questione di età , . La questione di età impedì che gli antifascisti a,·essero il coraggio di disertare le elezioni e si divertissero a vedere il campo trasfomlp.to in u.ua coni<la di gladiatori mussoliniani. La questione cli essei-e rieletti è diventata la questione essenziale intorno a cui si provano e si rovinano i caratteri degli italiani. L'on. F., uno dei sacl"ificati della lotta politica in Romagna, profess:,a la teoria che gli oppositori debbano dilendersi con tutte le armi; se è neressario e possibile entrino aà.clirittura ne:l listone! L1idea fissa, sino al gennaio, degli oppositori più implacabili era cli costituire un blocco pos1tivo, che presentasse lista di maggioranza. raccogliendo combattenti, socialisti, popolari, demoliberali e fascisti <lissidenti. L'ideale: a.-rivare dall'on. Corgini 1 magari dall'on. Giolitti, a Misia.llo. Un direttorio forma'to da Turati, Bonomi, Gra.ziadei, Facchinetti, M·auri, Coeco-Ortu, avrebbe lanciato un proclama al paese prendendo .impegno di garantire il funzionamento di w1 governo in caso di vittoria. Per preparare questa tattica si organizzò la commedia de:l 4 novembre, nella quale anche una persona seria come Treves dovette recitare la parte del peccatore contrito. Il successo era così sicuro e-be i promotori si fermarono al momento buono soltanto perchè i loro atti 5a!-·ebbero sboccati in tt11a rivo]uzione violenta, mentre i loro canclidi cuòri amavano la pace, Essi compresero assai tarcli che se questo fantastico piano avesse avuto una mediocre p-robabilità di riuscita Mussolini non avrebbe esitato ad arrestarli o.assai più astu~e:a.te, li avrebbe uccisi col ridicolo dimostrando, il 6 aprile, •che gli itaU.ani 11011gli negano il consenso, come non· 1o negarono nel '13 a Giolitti nonostante il suffragio universale. :Mussolini dispone cli in.finiti artifici tipo patto Geutiloni. E nel caso del b/.occo posi.li-va l'artificio er; semplice: bastava g.ara.utire mezza dozzina ai rielezioni per ·sgretolar]o daJl'iuterno. Da buoni clemocr,ati.ci i congiurati continuarono a discute1·e e ci fu chi si condnse dell'opportunità di trasfonna.re i·I blocco po,,'itivo in blocco negcrtiiio. Erano per questa tattica gli onore\~oli 1neno sicuri della rielezione e la conferenza Gonzales a GenoYa fu il loro argomento più probatorio. - Senoncbè l 'aste11sio11ediscussa e macchia\·ellica, come altra volta fu spiiega.to, si risolveva nella Yittoria de:l bel tenebroso. E anzi i più ço-uvinti e 1eaJi difensorii cli questa tesi come Cauepa, Treve~i', Rossetti, non si accorgeYano di essere giocati dai loro stessi con1pagni che parJavano di partecipazione o astensione dopo aver fatto un calcolo personale. Aggi uugi la gelosia di mestiere, per cui gli unjtari temono, astenendosi ,di servire i comunisti; e i detnocratici hanno il sospetto che i voti si.a.llo per mulare, nella loro assen7.,a, ai repttbb1-icani: é avrai il ritrntto degli spiriti che governarono l'opposizione dopo la chiusura della sessione parlamenta.re. Lo spettacolo delle anime in pena democratiche e socialiste convinse i buoni liberali, realisti con1e sen1p1·e 1 a offrire la loro partecipazione al listone. E costoro &'1..ra.lll10 o non saranno deputati, certo sono uomini finiti. :Ma nessuno degli altri oppositori ha diritto ad U1Ja sorte migliore. Ness11110 dei vecchi uomini polific:ì si salverà dopo il 6 aprile, I più abili, in quattro mesi di tormenti avranno salvato soltanto il loro cliritto di fare parte della Camera fascista. L'idro <li un b1occo dei sopravvissuti era una idea squisitamente fascista. Rivela uno stile e una mentalità degni del comm. Massimo Rocca ex anarchico. Il fascismo con1:eri:e: ai suoi sistemi i nemici insieme coi gregari. Anche il fascismo i: un blocco, il blocco positivo con Giunta al posto di Misiano, Massimo Rocca al po6to di Bonomi, Pao1o Orano i1n·ece di Facchinetti, e Murri in luogo cli Miglioli. Una delle ragioni per cui combattiamo MUSGOliniè questa, perchè egli ci ha ,lato il blocco cli Rossoni e cli Gentile, cli Baroncini e di Dino Grruuli, di Sofnci e di Carnaz1.a., di ?\1urri e di Farinacci. 11 fascismo prevalse app--s1ntoconfondendo le idee e le respon- &~bilità, impedendo le distinzioni precise e la fedeltà degli uomini alla propria intransigen7..a, sfrnttaPdo cattolidsmo e idealismo attuale, futurismo e tradizionalismo, sindacati e agrari, monarchia e tendenzialismo repubblicano per sacrificarli alle superiori arti de:ll'addomesticatore. Il blocco delle opposizioni perpetuerebbe questa fiera gladiatoria e infantile, riprodurrebbe i sogni totalitari e le consolazioni dell'unanimità. In Facchinetti e Rossetti risusciterebbe quel fanta.sma del combattentismo, quello sfrnttam.ento della trincea che noi speriamo rimanga la prerogati va del fascismo, il segno della sua retorica e del ~uo mal costume politico. La paura e l'opportunismo hanno fermato a / tempo i candidati al blocco positiYo e al blocco _.,ìie"gativo. E aVremo probabilmente batta.glie particolari secondo gli interessi più personali. T deputati dell'opposizione saranno così ameni nei loro giochi dR riabilitare gli uomini del listone e cle11eHste :fiancheggiatrici. Per la nostra ironia obbiettiva noi saremo de- .finiti agenti provocatori. Ma per liquidare Bonomi e gli altri complici del faspsmo sòa.mo prnnti ad accettare son"idendo anche le bizze dei , 1galantuomini della lega democratica. Di questo autifascismo siamo sinceramente disfattisti. Al p1.1nto in cui le cose si sono ridotte pochi con!=.lgli ci restano per la tattica elettorale. L'idea. della d.i.serzione di fronte alle violenze fasciSte ci se-Jnbra disonoreYo1e. I partiti che haniIO qualche serietà e qual~he tradizione devono scendere iu campo, ognuno al suo posto, forti clelL-iproprie-i. intransigenza, non per conquistare dei seggi I ma per 1nostrarsi degni• di comb~ttere. :Niente leghe 1 niente complicità. E' l'ora del bilancio, dell'esame:-cji coscienza.. Repubblicani da una parte, da soli~1\enza intese con accaparratori di rnti; popolar, coerenti e distinti col programma cli tornare in dieci o, in venti alla Camera, ma e-be siano dieci o venti Ùomini., e non falsi profeti della demagogia o del gesuitismo; i partiti proletari inesorabilì, sdegnosi di tardive tinnnce o cli ipocrite couversioni _pseudo-patriottiche e antibolsceviche. Ognuno al suo posto: Treves internazionalista come nel 119, profeta cli un ordine nuovo, bestemmiatore della guerra, non adulatore di medaglie d'oro festeggianti il 4 novembre; Facchinetti anti-socialista, antibolscevico, wilsoniano come alla Scala con Bissolati; Sturw liberale conservatore, pen.soSo dei destini della. p,ccola prnprietà agi"icola. A Montecitorio anche queste scarne pattuglie potranno acquistare il valore cli aYangnardie del futuro se sapranno non patteggiare con l1addomesticatore. I primi oppositori di Napoleone III furono cinque. La lotta contro Mussolini non sarà meno lung'a nè meno difficile. Gli uomini di cinquant'anni che Yogliono realizzare deYono scoprire il loro giuoco, inserirsi nella storia, di- \·et1tare mu.ssoliuianj. L'antifascim10 è nna qttestione di aristocrazia, di nobiltà, di stile; è ima dignità che si acquista con le rinunce e coi sacrifici. Solo le minoranze proYate e persegnitate hanno dci buoni diritti. p. g. UOMINIE IDEE Lo stile di Wilson , Wooclroow Wilson i: morto oggi, alle ore II e un quarto. L'ex presidente i: morto nella su.a casa, tra le braccia della moglie e della figlia, nella ca.- mera che egli prediligeva, al terzo piano, nclla parte po6teriore de:lla casa, ove quasi rum giungono i rumori della strada : le finestre d.ànno sui giardini; e lontano si scorge la cupola del Campidoglio, ed il fiume che scende a Monnt Vernon, cv'è la casa storica di Giorgio \\rashington. Benchè la stanza sia cosi appartata, sin da sabato, per ordine delle autorità, il traffico dei veicoli era stato sospeso in tutte le \.ie intorno alla casa, per non turbare la tranquillità intorno a, morente. )fa per tutta la notte una folla di gente sfilò silenziosa dinanzi alla. dimora di lui per leggere i bollettini della malattia. ~ poi più d'un centinaio di uomini e donne si raccolserc sul marcia.piedi dinanzi alla casa, e rimasero lungamente in ginocchio a pregare , , ( Dai giornali del lunedì). Questa umile pagina di cronaca può tenere il posto de:l più degno elogio di Wilson. C'è uno stile in questa morte silenziosa e raccolta <'he lo mette al di sopra di tutti gli scrittori che banno preso pretesto dalla commemoraziQne per insultarlo. I commenti alla morte cli Wilson son.o un fatto meschino di cronac.a ordina.ria. ?\'essono è riuscito a collocarsi in una atmosfera storica. Ha parlate> l'ira degli italiani de:lusi e interessati, Come se Wilson fosse soltanto il teorico dei quattorclici punti, o l'uomo di Versailles. Per rendersi conto della sua grandezza inYe,:e il giudizio deve riguardare la sua. figura di americano, nella storia dell'America.. Già la sna e:le7,ione al seggio presidenziale è un fatto solenne : già nel 1914 egli si era rivelato un gn,n<le statista. Dopo la mediocrità di presidenti come Tatt o Roosevelt, in Wilson si sente la tempra cli un Lincoln. Non si p;,,ò dimenticare che la politica e le tradizioni americane hann.o nn nome : }Ionroe.. \.Vilson che per i commemoratori di oggi sarebbe un. debole, un chiaccb.ierone ebbe l'energia di resistere e di vincere questa politica secolare di chi uso nazionalismo e protezionismo, sgominò le insidie dei lestofanti della finanza americana inau,,,<T\.J.prÒer primo nel suo paese una. politi,,;_ mondiale. Le direttive che egli diede alla. politica doganale e monetaria., la soluzione alla questione de:l Canale di Panama., la decisione d'intervento ne1Ja guerra europea sono prove così grandiose del suo realismo e della sua mente aperta e geniale che lo riabilitano anche dal fallimento cli Versailles. Occorre ricordare che si giudica un americano, non un europeo. ~ella storia dell'America le sue diretti-e politiche sopravvivranno a lui, il suo nome è un programma che ha per sè l'avvenire, De:l fallimento in Europa la sua colpa è condi dsa dagli europei c:he lo lasciarono solo, Fu questa solitudine la grandezza della sua tragedia. Solo in patria contro il particolarismo americano; solo in Europa contro i particolarismi nazionalisti. Sei anni cli pote.re in condizioni così singolari lo consumarono : pochi politici avevano sofferto un simile traYaglio ed egli fu in questo senso uno dei primi statisti moderni cli stile mondiale. Per la singola.r.ità del suo compito realismo e idealismo (nel senso di originali.tà e di virtù politiche creatiYe) appaiono cosl confinanti e quasi l'uno in funzione dell'altro, che bastò un solo errore cli rigidezza per rovesciare l'edificio. La rigidezza. di Wilson si sarebbe inserita nella rea.l.tà se invece di tm, nazionalista. cocciuto come Sonnino o retore come Orlando si fosse trO\-ato a Versailles accanto a lui un nazionalista lungimirante come Nitti. Ma in tutti i modi è ridicolo far pesare questo nostro rimorso in un giudizio storico su un uomo politico, comp1ess0, internazionale. Nella sua morte c'è un sapore cli intimità, una Ulla solennità cli affetti che ci confermaao, per un aspetto cli cordialità umana, la sua grandez1..a. Niente americanismo, niente retorica. Wilson

2i non è un eroe. cUnantico. lo mi penso la morte W un vero eroe cli11a.micoe moderno. Ci vuole tma cam(...-ra clcll'Excelsior e una poct..c..~...:,.,-1 di ver-,;i liberisti a dire le nenie o a sugg<:rirlc ali 'attrice del giorno, espresi;amentc chiamala., per ,·icordo <li antichi fayori. L'eroe din.am1Co non dc\·e m(>- rirc Lranquillo 1 ma cU~peralo per la sua. sete, per la sua a.iid.ità invauo 1L;·1.sco~t.ad J <li11t.1u,io melodramma. Wilsou statista di ulla grande politica moudiale ha la s1rn casa, la caniera prcdilclfa, al terzo pian.o, nella parte posteriore della casa, cn:e q·uasi no-n. gizWROno i riwl-O'Ti dl'lla strada; le finestre dan.. no sui gi,ardini ... Nello stile di \.\iilsou c'è posto per il silenz.io: e leggendo della sua morte si caJ>isee come egli dovesse trovarsi fuor cli posto a Parig'i, tra i nuovi costumi dei reduci esasperati dalla guerra! La Ouleinea di Giovannini • Quel povero Giovannini che ,·a in giro come un don Chisciottc in ritardo alla ricerca della Dulcinea introvabile dell'idec'l liberale, qtu-ùchc volta mi suscita un sentimento di sincera pietà (ilarità) pc.rchè la s,,a opera dimostm eomc sia vera l'affermazione che fra liberalismo e organi1.- 7..azioue csi:;te.- un fatto personale assolut.amentc insormontbile ,. (Dal d.iswrso di Mussolini). La Dtùcinea de.I professor Gio,·annini fu, quindici anni or sono, l'idea repubblicana. Poi La Libertà economica gli fece. dimenticare la prima fiamma e lo aeered.itò preso gli uomini di scienza che candidamente lo accettarono come ave,·ano accettato Borelli 1 quale apostolo, e cavaliere dell'ideale. Dell'apostolo Gi0Ya1mi11i a,·eya appunto la massiccia tenacia bolognese, implacabilmente affezionata alla ta,·oL-t come alla popolarità. Mussolini accetta la leggenda di ttn GioYannini macerato, tonnentato e asceta. Altro che Don Chisciotte ! Frati Godenti fum,,no .. In questo senso Gio,·annini è un tipo, e riuscì a creare insieme il mito della sua intelligen7..a e del suo disinteresse. Per un uomo affezionato alla politica in ragione iuversa della sua attitudine <'-capirci, l'essere battuto successivamente in tutte le elezioni potè sembrare un.a prova di nobiltà. L'inettitudiue gli diede un'aureola <li ma.Ltirio. E GioYannini non fu eompromesso neanche dai suoi isterismi di deputato mauc:ato. Durante la campagna elettorale La libertà econoniica (esce tre volte al mese diretta dal prof. Giovan.nini) çonfinava in terza pagina gli articoli di Borgatta e le recensioni. Per un mese ogni legislatura, l'asceta face\·a del suo cilicio un 'anna di offesa e di difesa. Tiratura doppia: il discorso det projessor Gicn.,a11.1t.in.i;ccrme giudica-no il professor GiO'Va11nini gli scienziati italiani. In, prima pagina ritratto monumentale del candidato perchè egli s'illudesse almeno per un giorno di essere uno dei 5o8. Gli elettori non al::>boccavanc,: LA libertà econ01nica tornava a dimi11tll1e la tiratura; Borgatta ripassava alla prima pagina, ma il professor Giovannini nel rimettere il cilicio sentiva di aver bene meritato . della stima pubblica per il suo sacrificio. La eolpa nou era delle idee; era dell'orga• niz=azioue. La religione c;:'e.ra, c'erano gli apostoli, mancava l'inquadramento dei seguaci. Con <presta bella trovata gli italiani furono divertiti durante tutto il dopo-guerra e per risolvere il problema del suo eollegio elettorale, Giovannini [ere parlare la filosofia del diritto. Giovannini si era accorto di aver sbagliato mestiere, che le idee 1.1onerano per lui, che 1a libertà eccnon::tica bisogna.va metterla in soffitta perchè non servfra neppure a guadagnare un collegìo 1 e si mise a vendere specifici e a cereare pubblicità per il sub giornale. Dulcinea è di ,·entata. una donnina equh·oca, servizie..-ole e compiacente -anche. nelle cure più segrete e nei maneggi più gelosi. Succedono i fatti più inenarrabili e le pratiche più proibite perchè il perieolante pudore di tlll intellettuale bolognese se appena dimentichi u11 istante di sorvegliarsi non trova più limiti al L'l propria immodestia. Gio\·annini è l'uomo della g-enera.1ione che cominciò .alla garibaldina, sindacalista, o seguace del! 'azione <liretta, e si attribui un compito di illuminazione perchè aveva letto Speucer e Comte. Cultura di segretario di sezione o di mandarino sindacale. Cio\·a1mini invece è divdnt,1.to un «leader• e, mezzana Dulcinea, s.arà deputato dopo 1a decennale astinen;,;a. Mussolini lo umilia ma lo' metterà nel listone, in omaggio alla nobiltà della schiatta. e della terra. Anche Don Chisdotte dopo la marcia su Rema i,mpara, a realir,zare e offre i vezzi dc-ll.a sua ultima Dukit1ea liberale per lusiug~•·e il vincitore. U torto di facchinP.:Ui L'Alba Ri:pu.bblicana lia com1ncnt.:~Lo aspramc11Le:-il fatlo cl.H"' Cipriano Facchinc-tti ab!;;:,_ac~ cettato cli n...-carsi 1. Roma, a pa.lazzo C!Jigi, chianiatovi a colloqnio da MtLc;solinl. Oppo11c Facd1inetti: « Per~iste nel ritenere imme-ritc,·ole di una qu~lsiasi risposta chi ha potuln ;•11<:l:esolo supporre che, in una situazione trag:ca qua.le è quella in cui si trova il uostro paese, 110n si possa. Yarcare la soglia di Palazzo Chigi se non per far mercato della propria cos.cienza ». LA RIVOLUZIONE LIBERALE Noi non conosciamo C1priano Facc.b1nctti se non attraverso le lodi e-be te 11c h.-1m10 f:ttLc, i nostri 1>iu<.."'a-ri amici, mn qu ·le: pa_rolc ci stmbr-J.J10 <Jj < olore (J6<:11ro. Jl torto di Facchi.t1ctt1 e lo c.;t<:sso rlcll'oppo-;i'l.ionc c-ostituzionalc. Egli c"Ontinua a non capire che non ~1 tratta rli salvar<: il pacsc nt.'l l;t propria anima. Son. ù può 1Jarcarc la sa- ,f;lia di Palazzo Ch1.~l scu1..a comprom.cltcrsi. La lotta. contro il fas..-is.mo dc.-vc (-SS<:re a11d](• k,tLa ad hotnt11r1n; il rcp11bblJca110 Cip1LJ1110Fa.cthiuclli clic iu w1a silua,--;1mu:lra1;ica quale i· quella in. fu.i si lnr::a il nostro paese ritiene utile conferire col pn:sidcnl<.:, forse pcrchl· il pr<:sidc·11t..cgli ~- stato amico rx-n•,<,n:dc, (· untifa.'i<"ista com.e 1'011. Corgini e JX>lil1L"o eomc l'ou. Morga.1i eh<: mi confidava, nel dirc111brc 19z2: - :Spero hc Mussolini non si d1rncnlichi di CS"><:rc stato nostro compagno. E tulto il tono dd colloquio Mu!-SOli11i-FacchinclU fu, per quel che ci riusci di saperne, il non pl,1s ultra del mm;soliui:,;1110. .\ FncchineUi che gli rimprovctava la crisi della lc-galità e le; violenze ì\'lussolini rispondeva candidamente facendo anche Juj l 'a11Llfascista e rimprovcrnudo ag-li amici dcli 'ordine che n.cssuuo ] 'aiutasse ucl suo duro travaglio. -~fa non ha.i un programma.. - Verissimo. ~\la forse l'ha l'opposizione? Io sarei prontissimo a farlo mjc, se l'avesse! Ma non mi si oppongono che q ltestioui e critiche di deU..ag-Uo. - E la tnilizia 11aziouale? - No11 la scioglierò. Per ragioni eddeuti e per altre meno evidenti, 111.a che tu., proprio lu. non potresti rimproveranTU se le sapessi. Cou queste lusinghe, il rep·ubblicano Facchinet. ti restò a bocca a-oerta. Chi co11osce Facchinetti, e l.a dcbole·n.a che ·è sotto la sua bontà, immagina facilmente il suo imbaraz;,.o da\~anti al dittatore che non mostrava la faccia fe1·oce, ma auzi un.a iudulgen7...a. disarmata, compiacente e mefistofelico come un ex-repubblicano tendenz-i~Je. Perchè Facchinetti si è recato a Palaz1.o Cbigi? Per la legalità, per la situazione tragica del paese? Ed eceo :Mussolini 111.ansueto,legalitario. Ecco Facchiuetti disarmato, sm.entito, vinto. Facchinetti ton1ò a Milano confuso, scosso nella sua -fede di presunto condottiero del blocco antifascista della libertà. E non nascondeva agli amici il suo disappunto perc.hè accanto a Mussolini, galantuomo romagnolo che si era commosso a parlare col -i:ecchio amico, cuore leale 1 capace <li battersi il petto per le eolpe passate, do,·essero trovarsi 1 inamovibili, le anime nere di Cesarino Rossi e di }Iichelino Bianchi! Faeehinetti si aeeorse cli essere stato ginocato solo dopo il discorso alle grandi assisi fasciste. Kel quale :Mussolini fu cosi insidioso ~ minacciare il piombo ai partiti socialisti, ma non ai4 repubblicani! Egli do,·eva credere di averli già addomesticati addomesticando Faccbinetti. Giova sperare che 0011 tutti i repubblicani siano ingenui C'Omeil romagnolo, che qualcuno abbia capito che la lotta deve esse.re eonclotta eontro Mussolini prima che contro il fascismo, contro il nuovo Giolitti che st1·onca e da-ide ogni coerenza, av,-elena i caratteri, corrode tutte le resistenze. A.\·Yi.cinarlo n.101 dire essere Yinti. Bisogna affermare la nostra opposiZJ.ione di ·razza, la nostra repugnanza, il nostro disgusto. Non. voglia1uo realizza.re, vogliamo distaccarciJ far rispettare le distanze. Chi non sente questo disprezza, chi non prorn tllla ribellione al pensiero del duce addomesticato e sorridente, non. merita la nostra stima, non ha dignità. Se Mussolini avesse offerto a Facchinetti, insieme al volto benigno, un posto nel listone, con. qMle diritto egli avrebbe ricusato, vista I.a situazione tragica in cui si tro-va il nostro paese f Cosl Mussolini sa addormentare gli uomini e ro- ,·inare le éoscienzc. Una ~Jasse dirigente , Si ha uf-ficialme11te da Mosca che è stato eletto il Preside11te dei Commissari del Popolo. Il successore di Leuin è Ricov, il quale ha già funzionato 'quale suppleute alla presidenza. del Commissariato dél Popolo• (s febbraio). Durante l'incerte7..za del successore i giornali borghesi ci dilettarono con le più allegre scemenze. TJna delle più belle tro\·atc del nostro provinci~dismo fu 1a storiella deUe disgrazie di 'frozchi. ~on si (: ancora capito che la Russia h.a una classe dirigente, che i bolscevichi ritengono nella loro superiorità il loro diritto di go- ,·eruare. ~on è lecito parlai e eh Trozchi o di Ricov o di Ciccriu come se si parlasse di Giunta. o di Massimo Rocc;:-i. E' ridicolo andar a scovare dissensi personali (che in quanto esistono hanno una natura specifica e necessaria) insospettata nelle deformazioni parigine e ro1na11e 111cutre fa storia russa. grandiosa di questi sei rum.i insegna la necessità della co~.sisle1~za dei protagonisti e attribn.i.::ce a ognuno il suo compito riconoscendone l'originalità. Trotzchi fu il tattico clell 'offensiva politica e ùell:t difesa militare. Egli ha realizzato la rivoluz.ir.ne in novembre con la teme.ra1;età disper:1Ll del ge11io. Si dc,·e alle sue qualità personali •di stratego"' impro'\viSato sc1 approfittando di una sommossa di marinai, i bolscevichi conquistarono Pietrogrado. Kegli anni successivi la sua opera di creatore dell 'csercito rosso che sgominò su lutti i fronti la reazione ba del p,rodigioso. Fu la prima volta che un esercito ali 'inizio esclLLc;h-1mc..•11t<: <J]>t-rai<>mostrò 1tnr, spirito gue::rn(;.ro. IA'11in;_.~lato il proft:t.1. L:1 <,tlJt ,1ta di <:~ulc :.L,;pctla nn J•l11tarc:,,. Vc-nuto al J)()t<..-re, qu<~-..ti'J nomo di biblir.A<:c...:1. <: di tk<>ric, d-i r•ojpirnzj,.,nj t· ili rMrni sr;einli, si ritr,,\·;1 11 cinquant'anni uJ1'a11im.a. reali ,tic:1 e s)J'C.-/4/,a il su<J mit.t, v:r dif1 ·nd,1c 11 suo popolo da ogni rx-ric,,!r, di ritJ,n10 rc.... .tz.ionario. Zinovic\ e Btwarin ~()110 il tribuno e iJ divuJ~ gat<Jrc dell'r,1>(-ra ri·:ol11ziùt1:1.ria. (. i puo ,. :.s<:n.· lll\.·dl<J<·ritàin e;;,-.i, JWt. (''{:- ,-,pirite, di fcdt:ltà Ckcrin, JJ('-1qua<lro d(:lla rivoluzione, presc.-nta un volt<J ir<mico e bdfo:-ciQ. L' l1m.111u., dél vt·cd1io regime, il rnffinat.o clcll'intrigo <; della s.otLiglie-a,.a, il m::ichiavellico minu1,i<;So e dissolvc11tc, nwsso a servizio cld nuovo or,Jjne. Pare crealo appo-;t.a per. r<·si-;tcrc e difc:ndc::rs.icontro la <lifficlenza di cui gli occidentali circondano la Rw~s.ia ri,·oluzio1utria. Ricov fu l'ombra di Lc.-nin fino al 1919, il discepolo, il luogotenente. Divenne l'uomo del gioruo, a1>pa.rvedi colpo in primo piano quando si trallò di provvedere alle csige117,e pratiche <lella nuo\'a politica economka. JJa allora Ricov è uno dei principali ispiratori della poJ.iti<:arussa. Don!va csst:re lui il su-:ce;sore di Lenin; perchi: è staw l'uomo dei problemi post-ri voluzionari più incal1.a.11ti. La scPlla ,Li Ricov prorn che lo spirito della Rh·oluzionc: Russa non si è spento. Altro che mauovre e ambizioni pcrsonaH ! Si può com.me· morarc Lenin. T,a. sua opera continua. I protagonisti deL periodo epico sanno fare l'ordinaria ·.tmministrazionc. Come i profeti seppero Wxentare statisti. E questa t la gran.<lez7,.aplù singolare della classe dirigente bolscevica. p. g. BONOMI Abbiamo cercato in Dieci anni di politica ita_ lia,ia cli J. Bonomi un libro originale di idee e di pratica 1 e in,·ece dopo il titolo, copiato da Papafava 1 ci siamo trovati a rileggere Yecc.hi discorsi, già pubblicati in tutti i quotidiani d'Italia " ritro,·abili in tutte le bibloteche. E anche la prefazio11e, nuova 1 del Rubbia11i1 ci ha deluso. Il !atto è che il pensiero politieo di Bonomi non è originale, e nella pratica non è uscito dai limiti angttsti della veeebia mentalità democratica corrente in Italia. Bonomi socialista scrisse Le -vie 1wo-ve del. socialismo che volevano costituire la teorizzazione della prassi socialdemocratica per diretta. ispirazione della criticà di Jaurès, mentre, in realtà, le sue teorie auspicavano! al trapiantamento fra noi dei sistemi del socialismo tedesco p-iù corporativista che ideale e poliitieo. Questa particolare concezione socialistica spiega due fenomeni : la predilezione di Bonomi per la democrazia, nel cui ampio ed equiYoco seno avrebbe preferito che operasse il socialismo italiano 1 - proprio qttando era facile intuire che ne sarebbe rimasto liquidato sel17;a possibilità di risorse ·immediate e -future; e la nascita e successiva aflerm:1.zione della tenden1..a riformista di sinistra, capeggiata da Tu-rati e da Treves. Il riformisino bouomiano con tale vizio di origine aifogò sem.pre più nel mare democratico borghese nel.la stessa misura e<l intensità con cui premuto dai fatti e dalle contraddizioni dottrinali, ripudiava il socialismo. Cosl av,·enne che gli eresiarchi di Reggio Emilia (1912) non riuscirono ad avere alcuua risonanza nel Paese, e non convinsero aleuno che essi fossero i depositari del 1iforn1ismo socialista. Questo esist.eva sl, ma in seuo al Partito tradizionale in lotta con la maggioran1,a massimalista capitanata da Mussolini prima e da Senati poi. Bonom.i rimase attaccato, definitivamente, a una. democrazia piccolo borghese 1 arieggiante un .giolittismo non rius.cito. Prodotto spurio 1 tipicamente italiano. Il Rubbiani lo spiega nella pre- ....fazione roa argomentazione claudicante e non poco lacunosa: ma ciò dipende dal doYer ricorrere ad acrobazie dialettiche tendenti ai colmare le deficicn7.e dell'attività governati,·a di Bonou1.1, le quali sano molte, ed alcune so.stanziali. Certo il Rubbiani sarebbe stato più serio se aYesse mostrato m.euo animosi~ e 1 più rispetto della obbietti,.;tà storica, nella valutazione del mo,·imcnto estremista dell'immediato dopoguerra.. Egli è un democratico che troYa co"todo conccclere a1la moda corrente . Particolannente audace. e nientJa.ffatto convincente (: la tentata giustificazione della permanenza cli Bonomi nel, ,Gabinetto Orlando-Sorui.ino ùopochè ~onida Dissolati :;i oppose fieramente alla politica estera delle sfere ltfficiali, invasate a perseguire il sogno cti un impetialismo irreali'.l~i' .abile che si esattri\·a in una Yerbosità petulante, pericolosissima per le sorti nostre. Xon può essere assoluta.mente passa"k"t per buona la a.ffennn.zione del Rubbiani : « che gli on. Bonon1i. e Berenini erano rimasti nel Gabinetto OrÌando a tntcla.rvi gli interessi democratici di un pace giusta». r,a pace giusta cli Rubbiaui fu V r-:·llllcs ! E Bonomi re.staYa complice delJa carn.:a reazionaria, feroce1 contro Bissolati; intesa a ricattare trioufalmente il Governo inetto che accettava allegr::i.meute - con quali ris1ùtati si è visto - -le clirctti,·e politiche dell'Idea Nazionale e de.I Giornale d'Ila·lia. 1otecg1nob1anco IJa. quf:'9t'er>:isod.io, la <leviaz1onc di P-onomi dalla rk,mocra7,ia si accentuò. Come ministro clel1:l f $utrra e:~li fu iJ dor;.ile strwncnto deJJe mire della politica giolittiana. Fu acèusato - attra- ·c.,-,,,,un'abbondante dix:urruc-nta.zionc della stampa <l'opposizione ,Jj aH.-re fa\orito l'organiu..az1one , ata dc:I fa<;(-ismo. l'c-r il candido Rnbbiani la dic<:Ti.a.sarebbe dovuta 1: ad uno strano equivoco in cui G"I'a caduto un genf-ral-e N;m;JJHlant.e in una zona dell'Italia Cc-nlrale, 11cll'interpretare la richiesta di informazioni hulJ'attività dei fasci <li combattimento•. }fa anch<:: a w.,lc.---ra ·cr..,gJiere cr.Jtne valida que- .-,.ta<HfC!>a- e ci \ttolt: molta buona \:Okmt:à - rc!-ifano inu.,nfuta.te due altre constatazioni, e ci<k: che n<>n un.,-i ma. pr.:1.recchiefurono le d.r- «1lan r<:Sedi pubblko dominio rlalla !,-lampa, e che gli squadristi del /ai;ci.-;mo R-nivano ahbon- '1antc.-'111enteriforniti ili armi, munizioni, elmetti, <Li proprieta spedfica dell'esercito. Che in s,egu.ito come Capo del Governo - sfrenata la belva fa.S<.ista - convenìs,;,;; a B<momi lc-ndcre alla restaurazione ddla legalità, divennta onn:-..J. un mito, non saremo noi a negarlo. ()hrni governo ha cs1gc.-n;,kparticolari r.,er assicurarsi la stabilità. In queste esigen7..e i:,artirolari l'ex socialista Bonomi precorreva ~1ussolini ! Ma sia pc.-r il passato di complicità, .-;ia per la debolezza instaurata a sistema di governo - diet:-o la quale si 11.ascon.deva un:; malcelata simp:ttia p,:,- il fascL~mo - la situazione interna anzkhè migliorare pc..-ggiorò,e l'azione di Bonorrti si esaurì nelle circolari e nelle ordinanze che pei dipendenti di polizia ebbc.-ro il valor<c delle grida di manzoniana memoria. L'atteso colpo di arr<Stc, ali.a marcia violenta del fascismo non veilllf:; e la cronaca pc..-rcon'-·er~o registrò j} primo tentativo di distruzione deUa se-de eentral<c delle fiorenti c.ooperati\·e del Ravenna.te, la dt:finiti,·a conquista nl,(lnu militari della regione rOtDP.gnola; l'assaBsinio del deputato socialista di Vag;:o ed il tremendo eccidio di Roccastrada. E' dunque buffo che il Rubbiani si meravigli percbè la politica int.erna di Bonomi, ri,·elatasi la qu.inte.ssetl7.a della impotenza equilibrista eon un sempre accentuato filofascismo scontentas.se a sinistra ed a destra e terminasse in un falli,- mento. E non ci resta che sorridere quando ci si dice che in politica estera Bonomi agi tenendo di mira i principi bissolatiani di < eonciliazione fra i popoli nella giustizia e nel diritto•· Della Torretta {Vilsoniano e democratico! Voler seoprire un fondo rettilineamente democratico nell1attività di Ilonomi è un voler frodare la Yerità e la. giustizia. Xon riusciamo a compre:D;dere pe:- quali ,irtù taumaturgiche non ancora ri\·elate, I. Bonom.i dovrebbe aspirare al titolo di rigeneratore della ,·ita politica italiana. E' orma.i acquisito alla storia nostra che egli fu un pessimo socialista, un democratieo delle coulisses parlamentari ed un men che mediocre uomo di go\·erno. Come, dunque, concedergli aneora credito? Xoi pensiamo - al disopra di ogni possibile ,·alutazioue del momento presente - che 1a dura proYa che ci impone il fascismo - epilogo tragico della com1zione dall'alto insta~- rata da Depretis e culminata nel giolittismo - \·alga a proporci la uec:essità e l'obbligo m~e di un riru1ovamento spirituale ab im.is, cont-o tutte le false soluzioni dei falsi democratici_ Per quest 1opera Bonomi non sen-e. COSI!lt:O GIO\'A~~CCCI. (*) IrANOE BosoMI, Dieci anni di Politica !tal iana - • A cura e con uno studio introdutfr,-o di Fem1ccio Rubbiani. - Soc. Editrice • "G11itas, , Milano - L. 8. G.:S.FARAVIA &, C. Editori • IAbrai- • Tipografi TORINO - MILANO - FIRENZE - ROMA - NAPOLI - PALERMO Blblioleca di Filosofia e Pedagogia :\!CCOLO' TmDfASEO DEl.il.iAEDUCAZIONE DESIOERI E SAGGI PRATICI Nuova edizione ci.;rata da (11.tidoDella Valle Voi. I, L. iO - Val. Il, L. 12 E' l'opera celebre del Grande Dalmata che affrontò l'esilio, le persecuzioni, le strettezze della miseria fiuchè la Patria fu diYisa e soggetta allo strru1iero, che nella stessa Italia unificata rifiutò non solo onori, uffici pnbblici ed agi, e il seggio di Deputato al Parlamento e di Seuatore del Regno per non ripiegare anche un sol lembo della bandiera a cn.i serbava fede. l\falgrndo qualsiasi incomple,tezza di carattere personale, di talento artistico, di profondità :filosofica, l'opera del Tommaseo può ben. assurgere a simbolo d·i tu.tto u.n i)ldiriz:o ed u.cat·i-vo. PIETRO ROMANO Perunanuovacos~iEnza pEda~ogica Prezzo (in Torino) L. 9, (fuori Torino) L. 9,50

LA RIVOLUZIONE LIBERALE LAPOLITISCCAOLASTICA DELFASCISMO Lastuolealementare Quan_do l'alluale Presidente ùd Consiglio scelse a. .m1u1stro dcli.a P. I. Gio\'anni Genlile pan·c che il capo del partilo giunto al governo chiede.s&eal suo nuovo e inopin._1.,locollaboratore unicamente l'iutroùazion.c dell'inscg,1ame,1Lo.religioso nella scuola elc111c:ut.:·u-e:tulli ricor<la.1O1 la frase famosa : « io sono un cattolico ... per questo ho \'OJuto all'istruziouc un uomo come Giovanni Gentile.• Ma eia tltl uomo apptlllto come Giovanili Gentile per la S<:uolaelementare eta.liana altri attendeva ben altTo. E per un poco questa attesa parve che, nonostante lutto, 11011 dovesse andare delusa: nel Consiglio clei Ministri del 29 Dicembre 1923 \·eni va deliberato l'ordinamento regionale dei provveditorati con esplicita dichiarazione che quello era • il pri m.u ,;conosci m.cnlo del la regione , e che Il per 1nerilo di esso il Ministero sarebbe stato libe-ro di attuare wi lai-go decentramento dei scrvi7..i... spe-eiahnente per quanto si riferiva all'istruzione elementare li; nell'intervista concessa nel gem.1.a.io'24 all'on. Bevione il mi1tistro del½ P. I. mostrà.va c-hiaramente di volersi sovrattutto occupa.re del problema delle , nuove scuole e~ementari , per cui dicb iarava di ,·oler « utilizzare la cooperazione cli organismi parastatali con1e l'Opera Nazionale contro l'analfabei:ismo e l'AssOCiaz:ione per gl'interessi del lVIezzogioruo, : intanto era s.tato chiamato alla Direzi-One G<>nerale il prof. Giuseppe Lombai-do-Rad.ice. Parole e atti questi i.11cui era contenuto, per chi sapeva intendere, tutto un programma.. ~ta il guaio si era ·che questo progrn.mma poteva esser liberale, poteva eseser popolare, poteva esser idea.lista, poteva esser tutto tranne che un programma fascista: il fasbsmo per la scuola _i,o genere, per la elemC:11tarein paiticolare, aveva delle i<l.ee, pcx1le se \·oglia"I:no, ma in compenso molto chiare e su que5te i.dee la. predominante, l'idea fissa, era questa: Scu.ola di Stato. Si rendeva quindi inevitabile, nel seno del fascismo e d:el suo gruppo di co1npetenza per l'educazione e del consiglio stesso dei ministri, un conflitto fra i so.stenitori delle idee del Gentile ed i fascisti statolatri, fau~~i della scuola « altissima e delicatissima fu117Jone di stato», « istituto di educa2;ione politiro-D.a.7....ionale li e feroci nemici dei « particolarismi diretti a scopi immedìaL'lmente locali •· Il confutto scoppiò di fatto e fu ltlllgo ed aspro: l'episodio più-clamoroso ne fu l'espulsione dal ,Gmppo Nazionale di competenza per l'ist.ru.zione del Partito N. F. , di Dante Dini, factotz.m della Corporazione fascista della scuola - Sezione Magistrale - e caldo difensore delle idee surriferite. Da quella espulsione si potè, nel tempo in cui avvenne, argomentare che la vittç>ria in quella battaglia fosse in definitiva rimasta a.i gentiliani. Ora però che tli tutta l'opera svolta dal ministero fascista nei riguardi della scuola eleme,i4,re noi possiamo· avere 1a visione « ~noramica·, (adesso si dice così), è lecito almeno dubitai-e che questa decantata vittoria sia stata davvero cosi ~n1ple~ ed universale: anzi ~oi abbiam. l'impressione che ,alla resa dei Conti, anche qui, ,quello che ha avuto partita ,inta non sia stato il ben noto programma , liberale, dei fautori di Giovanni G.,;,_tile, ma invece q_uello , soc-ialista • degli antichi socialdemocratici inventori del uazional-fascisip.o. ... La legge Credaro del 4 giugno 19rr aveva, come tutti sanno, attraterso la costituzione dei Consigli provinciali scolastici attuato effe.ttivamente il, trapasso della scuola elementare dal comune allo stato, ed aveva già difatto trasformato il maestro elementare da dipendente comunale in fu:nzionario governativo. Però nel Consiglio Provinciale Scola.stico, ordinato secondo la legge Credaro, gli iuteressi scolastici locali erano ancora rappreséntati e tutelati da quelli dei Consiglieri che ripetevano la loro origine da.i voti dei Consigli Provinciali e dei Consigli ComtlDali. E' vero che codesta rappresentalli'~ in fondo era cosa formale e che codesta tutela era in definitiva meramente fittizia; è vero cbe già con la legge Creclaro la padrona ass9luta della scuola ele,nentare -:italiana era la bnrOC1·aziaprovinciale impersonata. nel Provve<litorei anzi in qualche mena.torrone, (per lo più un m.assoncello) di quegli Uffici Provinciali; tutto qµes1:o è verissimo, ma è anche vero che il principio del diritto d'intervento degli Euti locali nelle cose della scuola elementare era salvo, e che, do\-e esistevano uomini capaci e adatti, questo diritto potev~ and1e, sia pure attraverso difficoltà assai gravi, venire utilmente esercita.to. Con la -serie cli decreti e cli ordinanze, che rappresc.nLmo l 'op-:r.J. dei ·~iinistero fascista nei riguardi della scuola elementare italiana; anche que::;t\ ultimi avmiz.i è'autonomja locale so110 stati spletata1nente aboliti : conferita, o restituita, al Con"igl:io Superiore della P. I., tutto néminato dal Re su propo ~ta del .ì\1iuistro, la competenza per le ca.se della sctt0la elernentar~; aboliti i bibnci delle antiche am1uinistrazioni pro,·inciali senza elle siano sbti ricostituiti i bilanci delle nuove amministrazioni regionali,, onde o: la scuola eleme,1tare e popobre, per la parte che fu avocata all'amministrazione dei Consigli scolasti- ·ci, ha una vera e propria amministrazione statale, : il Consiglio scolastico e il Consiglio di ,disciplina istituiti « per gli affari dell'istruzione clcn1cntare , presso i Provveditorati regionali, composti di membri nomin~'lti tulli ix--r decreto ministeri;-i.lc: i comwti autonomi, in odio al.la loro sup~.rstitc auto1101nia, sempre più rafiinata111e:ntevessati, fino al punto, per esempio: di obbligare quei COl11lll1i i qu.ali vogliano discipli11a1c la carriera dei maestri in modo diverso da <1uello stabililo dal R. D. 7 ottobre '23 ad assegnare ai n.ta('_c;lristessi « stipetl(li e attmcnti superiori di almeno un decimo a quelli legali , ; e ai comuni la cui scuola è rclta, attraverso i Provveditorati regionali, direttamente da Roma, insieme con la, soddisfaz.l01.1e di pagare i loro contribttli dcbitame11te arrotondati, è stata lasciata la facoltà, di vigila.re sulla scuola < lintitatam.cnte alla prese1fr..a degli scolari.. al loro buon contegno fuori della scuola e ... all'as,,iduità dei maestri , . . • * Ma il colpo più grnve che alle autonomie scolastic.he locali ba.nno arrecato i « regiorialisti , collaboratori degli statolatri del nazionalfascism.o è stato q,1ello della soppressione ùella scuola slovena. e tedesca. uei ten;tori alloglotti, avvenuta con gli articoli 4 e r 7 del R. D. 1. ottobre ,23 : la quale deliberazione se avrà riempito di gioia quel m.aesfro cli Gorizia dal nome pareccbio mericLionale e-be al congresso di Milano della Corporazione fascista. della scuola si sgolava ad invocare Wla a soluzione fatta nell'interesse nazionale , del la qLtestione della scuola slovena, viceversa. non so con che animo abbia potuto essere ingoiata dai fautori della a cultura regionale » e da.gli incoraggiatori di a: esperimenti cli differenziazione,, che stanno realizzando i loro antichi programmi liberali a fianco degli odierni a: demolitori d1 campanili 11. Ai quali 1-eal.izzatori\o dedico la narrazione cli w1 episodio di cui io stesso fui l'anno scorso testimonio oculare. Un villaggio sloveno a ridosso d'un monte dal tremendo nome sloveno, che serbato tal quale ricorda a noi uno dei più Puri eroi della nostra. u:ltima guerra, tra.vestito all'italiana, c-on1evoglion le scimmie del nazionalismo finisce che non dice più niente a nessuno. In questo villaggio una. scuola 'Slovena. Nella scuer la slovena, recente e amatissima intrusa, una sco- •letta italiana. In una classe della scoletta italiana una maestra itaHana. Nella e-lasse una bibliotechina circolante, creata fra mille difficoltà clall'anzidetta maestra. E' la giornata che, finite le lezioni, s-i distribuiscono i libri. Si presenta a restituire libri e a cercarne altri un maschietto bioncl<Jlentigginoso, dall'incerta pai-lata ita.lo-fni-- •Jaua: a: uno sloveno , mi dice sottovcx:e la :ma.e1 stra. Perchè vuoi libri? Per leggerli. Lii capisci? Sl. Li leggi tu solo? No, li leggo forte la sera ai fratelli e alla ma.mm.a. Vuoi questo con le fig,i.re? Sl. Addio. Addio. La maestra spiega che quello è uno d;,; più assidui, ma che non è il solo: e ne venebbero• cli più se non fosse ... e qui abbassa la voce e dice ... quello cbe i lettori s'immaginano. La diff11sione della cultni-a italiana e l'assorbimento della razza allogena - signori realizzatori - si fi. cosiJ con i metodi: del resto cli cui voi siete stati i' maestri : con gli articoli 4 e r7 non si di ffonck· altro che dell'odio, e non si realizza· altro che la rovina della scuola:. E a.i nazionalfascisti, che ad ogni proposito si riempiono la bocca del nome di Roma, dedichiamo questo peribdetto d 1W1 libro postumo d!'uno studioso che, poco prima cli morire, aveva dato un po' nel nazionalismo anche ltù : I Ro-nzani non pens1L1'0110 · J1<1Ì a perseg1iitarc la li11g11adei popoli soggett.i.. ma per i~ait,tO'ritàonde era circ~ dato il I oro nome parve a quei popoli un singolare privil('gio la. concessi:one cii usare il latino negli atti pubblici,. (P. Sa,i-Lopez - Le origini neolatine). , Recentemente i gioniali cliffomdevano un ccrtnunicato, e\·iùcntemeute ufficioso, secondo il quale il Ministro. della P. I., a sedare il malcontento vivissimo che le disposizioni del citato decreto ayevau proHx;ato. in Val d'Aosta nell'Alto Adige e nella Venezia Giulia, preparava dei p.rovvedimenti iutegrativi che « conciliassero le giuste richieste ddle popolazioni interessate coi supremi interessi nazionali cli diffusione della lingua ~taliana ». Resispiscenza di legislatori? o pressioni dJelementi locali, giunti dir'ettamente a Mussolini? o richiamo alle pre<:ise disposi:iioni dtl tratta.ti inte1uazio11ali finnati anche dall'Italia? o il solito ballo di S. Vito della nostra politica interna.z.ion,,."llela, carezza dopo la strizzatina., le visite e gli abbraccia.menti dopo la. mobilitazione segreta delle c-aqiicie nere? Noi attendiamo i prov~ veclimcnti' i11tegrativi: intanto- quei due articoli re:-;ta110là, a documento, non faciln1ente cancellabile, della capacità a.. realizzare degli esaltatori clelle autonomie e delle libertà scolastiche. ClJil d~nclo la pa.rente&-'ie ton1ando alla questione del.. decentramento e della... sburocratizz~!zione della scuola elementare italiana, diremo elle in questa completa e irreparabile avocazione allo stato della scuola elementare italiana, i m·test1i elementaii italiani sono - :finalmePie l - divenuti an~h'essi> dei perfetii funz-ionari go\eruativi; inquadrati nel nuovissimo ordinamento ge1·archico; assegnati i più anziani al grado n°, i più giovani al 12"; trasferibili di comune in comune, d'i «sede» in « se<le », non più entro l'ambito della provincia, ma entro quello della regione, anzi, tino ad tL11quinto dei posti a v Ya.canti, addirittura entro !'ambito del Regno, da regione a regione, come veri « rappresentanti ., e ,alleati• dello Stato, cioè, nella squallida realtà gon.-"Tnativa italiana, come veri tra·vels della oramai inn11mcrabile burocrazia scolastica. Anche per la scuola elcme,1tare si è quindi puntualmc.11te av\<:rato quello che noi avevamo pui-lroppo facilmente p1esagito: la realtà fascista più forte di tutti gli idealismi, non ha fatto altr~ che l"(;c:area-l suo ultimo compimento quel processo di accentramento, di « statiz7.azione ,, di « bcrCV'Tatizzazionc:.,, che i governi anteriori alla guerra, e particolarmente quelli succedutisi in ltalia fra il '?02 cd il '914, avevano iniziato e recato a rosl buon pu11t..o: il minL,;tro Gentile, fascista e idealista, ha compiu.to l'opera del ministro Credaro, dcmocralico e posi ti vista : il direttore generale Lombardo-Radice ba tirato le somme elci dati proposti dal direttore generale Corradini ; la storia, particolarmente la storia rec-enlic;sima e contemporanea., ha di queste ironie. . . Quando si parla di statiz,..azione completa della scuola elementare e di trasformazione definitiva del maestro in impiegato si parla naturalmente della scuola elementare italiana. quale si era venuta costituendo in Italia dal 1861 al 19n, e qua.le l'an:va trovata e consolidata la legge Credaro. Ma chfonquc ha una certa pratica di questi problemi sa che la questione di questa scuola è solaP1ente 1111 punto del complesso problema della scuola popolare italiana e, forse, neanche il puntb più importante; chè anzi si potrebbe dire che il Yero problema italiano della scuola ele,nentare non sia quello di provvedere a.i bisogni della scuola che J;ià esiste, ma sia piuttosto quello di creare la scuola elementare che ancora non. esiste. Siamo nel cuore della questione del nostro analfabetismo, la. quale questione ormai si è rivelata essenzialmente come una questione di r creazione e di moltiplicazione di scuole , . Finchè i ministri della P. Istruzione e quelli delle Finanze rivolgono la loro attenzione suJia scuola che gjà esiste la lotta contro l'analfabetismo non fa progressi : questa lotta comincia a recai- suoi frutti qtrn.13:dosi pensa a dare nuove scuole, nuovi maestri, non alle popolazioni che una scuola purchessia o bene o male ce l'hanno da mezzo secolo almeno, ma a quelle popolazioni che una scuola elementare non hanno mai avuta nè buona nè cattiva, e che di questa scuola - ora - sentono sempre più distintamente e urgentemente il bisogno. Finora il tentativo più serio e intelligente che fosse stato fatto in Italia per avviare a soluzione il problema della scuola elementare « che non esiste·, era quello della cosidetta Opera co-n.tro l'analfabetisnio. Il D. L. 28 agosto 1921 che creava quest'Opera, decreto preparnto sotto il ministro Cr~ce e pubblicato sotto il ministro Corbino ,era informato ai seguenti principi : lo StatoJ riconosciuta la propria incapacità a fornire di una scuola popolare le popolazioni delle regioni che hanno una più alta percentuale di analfabeti, si rivolge ad alcune Associ.azio;nilprivate che hanno già fatto buona prova nel campo della cu.ltura ,PoJ:lOlare (Associazione pel Mezzogiorno, Umanitaria, Scuole del!' Ag:ro Romano, ecc.), e le delega all Jàzione contro I'analfabetismo: a quest'uopo· lo Stato segua agli Enti delegati il compito (creare scuole ditlrue, serali, festive dove queste scuole mancano), assegna a questi Enti qualche fondo (L. 5.700.000 per il '2r-'22), e lascia loro la. più- ampia libertà e autonomia; quattro rappres<;1J-tanti degli Enti Governativi, quattro rappres~tanti della Associazioni -delegate amministrano l'Opera e riferiscono annualmente al Minis~ro. E basta. Jt1essasi al lavoro l'Opera aveva fatto miracoli: solamente nell'anno 1921-22, l'Associazione pe1 Mezzogiorno, delegata dell'Opera per la lotta • contro l'analfabetismo in Basilicata, Cal8.bria, Sicilia, Sardegna aveva creato, all'ombra cli quel memorabile decreto, n64 scuole fra diurne, serali, festive ed' estive; ·a queste scuQle si ero.no inscritti 54.000 alunni, cli questi ne erano stati esaminati 28.500, promossi 22.100. Questo, ripeto, per la sola zona a.fl:ìdata allAssocia;ione per il Mezzogiorno, senza, tener conto deJ.1 'opera compiuta dalle altre Associazioni delegate per altre zone d'Italia. Nella più volte citata intendsta con l'on. Be• viM1e, il Mi.nistro della P. I. del Gabinetto Mus-· solini aveva dichiarato che per la creazione di nuove scuole eg1i intendeva fare qualcosa di più de' suol predecessori e, fra l'altroJ voleva a: utilizzare la cooperazione di organismi parastatali come l'Opera. Nazionale contro l'analfabetisnio iL Il 3r ottobre 1923, a pmposito della « classificazione delle scuole elementari e trasfonnazione delle scuole stesse», ve~va emanato il R. Dect'eto n. ~2410, il .quale c-ontei. 1eva il seguente articolo (32° cle11aserie) : a Sono abrogate tutte le disposizioni preseute.mente in vigore per l'Opera contro L'analfabetis1110 ,. Il dee1·eto stesso che aboliva l'Opera contro l'mzaLJabeÌismo, ann.u1lando il su}loclato decreto Corbino, provvedeva contemporaneamente a -caricar di nuovo JaYoro le Associazioni Culturali delegate, gettando loro sulle braccia tutte le c-osidette « scuole provvisorie », do~ le scuole che esistono o che si istituiscono nelle borgate dove il numero degli obbligati alla frequenza è inferiore ai 40. Per coordina.re il lavoro, cresciuto e-osi improvvisamente e fuor d.i misura, delle Associazioni CultITTali Delegate, all'O·perlL contro l'a·n.alfabetis>no, ente giui-idico autonomo e persestante, il decreto 31 ottobre 1923 sostituisce un Comitato co-ntro L'analfabetismo, costituito di cinque rappreS<:ntanti degli Enti delegati, all'tlOpo , chiamati dal Ministero della 'Pubblica Istruzione , : il quale Comitato ha sede presso il Ministero della l'ubblica Istruzione cd è presieduto da rrno dei rapresentanti anzidetti scelto dal Ministro della P. fslruzione. L'Opera contro l'analfabetismo creata dal decreto Corbino, in cui era ck-tto espressa.mente che • le Associazioni Delegate ... mante-ne1Ja,rw la luo attuale autonomia , , istituendo per gli a.- naif.abeti elci mezzoili migliaia di scuole in regime cli libertà di autonomia e di regionalismo, aveva dato 1lll troppo incomodo e peri.col.oso esempio della forza e della efficacia di certe idee: quell'Opera, chissà?, poteva, cadendo nelle mani di qualche fanaticr,, diventai-e magai-i un organo di propaganda antinazionale : ni-geva togliere quello scandalo e quel pericolo: urgeva abolire quell'Opera; e l'Opera fu cli fatto abolita nel modo che si è visto . Restano le Associazioni Delegate: Enti pericolosi ancbe questi. Per intanto si controllano con l'istituzione del famoso Comitato fatto di membri chianiati, presieduti, ecc; in un « secon do tempo , (adesso si dice cosi) si provvederà anche meglio ad assiCtcrare a tutte e singole le benemerite associazioni quella tal.e • libertà che i: anche responsabilità,: !·[umanitaria docet. . • • Onesumente non posso chiudere queste note senza aver messo in rilievo tlD provvedimento del Ministc-ro fascista. della pubblica istruzione, molto cliscu.sso, ma a cui io debbo tributai-e una lode quasi incondizionata. Si tratta di questo: a sensi degli articoli r, 2, 23, 24 del R. D. 31 ottobre 1923 le scuole eosidclte di « scarso rendimento , , cioè quelle che hanno un nuruerc, di frequentanti inferiore a un certo mini11ium, possono essere, nel triennio, trasformate in scuole « sussidiate » - Che cosa sono queste scuole sussidiate? - Sono scuole < aperte da pri:uati.... con l'autorizzazione del Prov'i.-editore e mantenute parziaimente con il sussidio deUa Stato )t - E dove possono sorgere? - Presso le paxrocchie, presso le fattorie, e gli altri stabilimenti a,,o-ricoli,presso gli impianti e le opere industriali e le stazioni ferro\iarie lontane dall'abitato, nei luoghi di· maggior raduno dei pastori e dovunque per tlD congruo periodo di tempo si possono raccogliere fanciulli obbligati jn numero inferiori a quindici •· - E chi può insegnare in queste scuole e aspirai-e al sussidio? - Anche il « maestro non fonùto del titolo di abilitazione >. - E se non si trova nessun parroco, nessuna cattedra di agricoltura, nessun industriale, ecc. 1 che si prenda l'incarico di far sorgere la scuola? - Allora niente : se c'è una scuoletta scarsamente frequentata questa sai-à soppressa, se non c'è, i pastori, i contadini, ecc. ne rimarranno senza come han fatto :finora. Massoni, democratici, unitari, amici della scuola inorridiscono davanti a questa minacciata (e qua e là già eseguita.) ecatombe di umili scalette elementari, e parlano, scandalizzati, di oscu.rantismo, di regresso e di medioe·ro; i maestri della. Unione protestano contro il vituperio de!la dignità riconosciuta anche al maestro < non fornito del titç>lo :a. Noi diciamo agli uni ed agli altri : « dirigenti di organizzazioni professionali, ,enerabili di loggie massoniche, leaders di partiti democratici, capi di organi.zz:a.zioni operaie, voi tutti che siete animati da cosi fiero e ,·eemeute amore per la scuola. del popolo, adesso è venuto il 1non1e11toài mostrar meglio che a parole ] 'affetto che rni portate a1 popolo e l'interesSe ehe voi ponete alla sua scuola. Voi i11orridite al pensiero.che iu proYincia di A..lessandria siano state SOIY presse a tutt'oggi 16 scuole clemeutari, e 18 in que1la di Cnneo, e 25 in quella di Xo,ara e d.u.ece-ntodieci in quella d.i Torino, e altrettante, se non più, in tutte le prov:incie d'Italia? Ebbene sta in voi ripara.re a tanta iattura: fate\-i aYanti, mettete-Vi in relazione coi Prov,editori_, assume.- te YOila gestione ùi queste scuole. Createne delle altre, occupate utilmente il molto tempo che le vacanze politiche Yi 1asciano e ,i lasciera~o per un pezzo». a: Siete, mi pare, tutti quanti, più o meno, degli antii.3.sc-isti collaborazionisti : è Yero o no ? ~bbeneJ qui c'è il fatto vostro: come collaborazionisti a\·ete bel garbo a offrir i'opera YOStra disinteressata al ministero che attende a rie-ostruire l'Italia: e ,i assic1uiamo che il ,-ostro aiuto, per questo, non sarà respinto, anzi sarà, a ria.- perltua della concessione di cionòoli, graziosamente remunerato; come antifasc--isti tro\-erete di meglio ancora: potrete soitrane alla. monarc-h.ia scolastica fascista nna qu:?lci.ie proYiucia, potrete crearvi in codeste scuolette tanti piccoli seminari. cli vostri futuri seguaci e z..:l:ttori, potrete trasformare codeste scolette in ceJl!ùe c~ella Yostr::t ·utura società democratico. Avanti signoriJ all'er pera!». • l -11 '}e] Ieryorino, questo, che com.e trnti altri uo~tri fetT01;11i del genere, 1u.11a\Tà 2l~ro effetto che qn(:110 di far dire che gii ~çYittori cli R. L. se d si mettono, qualche vo1ta riescono anche ad essere rli,·erte11ti; i de:mocratici collabora7ÌOuisti antifascisti hanno nl~ro pel capo; essi si accontentano di biasciare gli anatemi; ad assu1nere la ges.tioue delle scalette sassidia.te ci penseranno i pan-oci. Il che sarà, dopo tutto, il manco male. AUGUSTO .MONTI.

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