La Rivoluzione Liberale - anno III - n. 5 - 29 gennaio 1924

~IVISTf\ STORICI\ SETTIMf\Nf\LE DI POLITICI\ ESCE CONTO CORRENTE .. Diretta da PIEROGOBETTI- Redazione e Ararninistrazione: TORINO,Via XX Settembre, 60 IL MARTEBÌ POSTALE Abbonamentoper il 1924L. 20 - Per un semestre L. 10 . Estero L. 30 - Sostenitore L. 100- Un numero L. 0,50 1 (L'aJibonan1,ento non disdetto rn+m,a rlel 15 <licerubre .'l''interul,e 1·1nno1.,·,.tl<Jper un anno> Ct,i riceve ur, l)UrT)ero (Ji sag.g:io ~ r,oo iQte.r,Qe aDPor,arsi r~spir,ia il ~iorr,ale, altrimenti ~li cor,tinu"remo r'ir,vio e Qopo un nJ"se. provvederemo a.li~ r)s1::ossicn~ rr,'<:diz.nte tratta Anno III r N. 5 -- 29 Gennaio 1924 SO M hl ARI O: U. MORRA DI LAVH.l.-\KO: Gli ideologhi. - p. g.: La. Massoneria. - a, cj.: 'l'urnti alJ1> u Scrille,, - M.: Dhworso e-JrttoraJc. - L. E.m~HY: L'eroe nazionale franti'~~. - G. lJ01~~<1: Jl cc:...- eetto di "Rholuzione Liberalo,, - La Vita internazionale : A. VIGLONGO: I comuntsti tcdescllì. GLI IDEOLOGHI de e inafferrabili e la vostra' pratica, 5ù le 1dèe che voi ogni giorno ne ricavate fossero persuasive e addomesticanti per tutti. Chù il contrasto stesso sia un benefico segno di forza, da doverlo quasi far scaturire ad arle volta per volta se non fosse insito, quant-0 le idèe che lo esprimono, nell'azione, vi parrà l'affermazione più pazza; siamo addiritLura nell'empireo, pronti mani e piedi a farci legare per vituperio contro il buon senso comune; ma ecco dunque che la nostra superiori[;'. aµpresta una consolazione di Verrà giorno - e non si direbbe sia molto lontano - che, contro quanti si sono astenuti dal batLer le mani e dall'int.oiure gli inni e han tentato di seguitare anche negli anni dell'Era Nuova l'umile funzione del raziQcinio, !'on Mussolini o chi per lui, in forma magari solenne e ufficiale, rinnoverà una parola e una tacci4 che a suo tempo ha avuto una singolare fortuna; ci si può anche raffigurare il corredo degli argoment.i che la rincalzeranno e la abbelliranno nel concetto delle turbe seguaci, il cui istinto, come al solito, dovrà essere lusingato. Si distinguono già, in assetto, e scottanti per alcuni .pirotecnici tiri preparatorii, le batterie, giunte di volata, dei franchi spamtori che si ritrovano con alquanto stupore soLto il cenno del duce, non sapendo se doversi maravigliare perchè i vecchi usi @'indisciplina gli si tramutano oggi in attestati di benemeriti dell'ordine e in titoli validi all'opera di restanrazone sociale. Si farà dunque, si sta facendo, è nel sangue di tutti e nell'aria che_si respira, una campagna contro alle idèe. Le daranno i sacramenti - perché no? - i militanti ideaIisti; nell'oscuro delle menti filosofiche si fan tante uguaglianze di contrari, trapassi dialettici e " superamenti ,,, che esse acquistano il diritto di orue.stare, e patrocinare v6 n, fantasia, che se è reale, credµta; fatt2 Yivere 'ciai molti, è dunque razionale, I pi 11 si lasceranno trascinare, con l'insperato gusto di sentirsi al .centro di una corrente, di esprimer(c) nel mondo una novità che li soddisfa e corrisponde alle loro incomprese aspirazioni: finalmente ! Gli orizzonti si rischiarano, è giorno di piena festa; tutti i l!luvoli che sembravano aver quasi sotterrato il oole, era il fumo dei cdrvelli, un'esalazione malsana, fatta di boria e d'acredine, la viltà dei solitari che per il dispetto di es- ~ersi messi da parte perdevano il tempo a alambiccare certe forme oscene delle loro 5uperstizioni e paure e le ostentavano poi, ai vivi, come frutti del pensiero. Si parlava d'interessi, discorso chiaro che lo capiscçmo i sordi, e loro l'ingarbugliavano con astruse ricerche, paragoni da matti, spavontose previsioni ; facevan nascere appetiti e scontenbezze contro natura, che poi venivano a galla a rovinar tutti i cale,o,lie gli af(ari andavano alla malora. Si cercava di viver la vita, con un po' di allegria e di voglia e loro, $€rii, come al giorno del giudizio. non s'abbandonava,no a nulla, perché voievan sapere il «poi,, o il " come", quel che succede dentro, gli stati d'animo che accompagnano le espe.rienze. Se invece, le donne, andavano, come si conviene, in chiesa e qualche volta ci tiravano a rimorchio fratelli e mariti, ecco che strillavano i professori ,ii log1r,ae cl.i~evanceh,, ci vuol coe.renza, serietà e rettitudine, che non s'hanno a aver rispetti umani, che è meglio l'infedeltà piena e ragionala; e da un'aHra banda i professori d'illogica, con le loro crisi di spiriJ.o, le fedi eondotte all'assurdo, le misteriose combutte della grazia col peccato. Il seniimento, quello dei romanzi e delle p_asseggiate fuor di porta, dai soliti dottori era banàito; bisognava nei libri e anche nelle avventLire cercar l'uomo e l'arte, o magari in tutti gli atteggiamenti consacrati metterci un briciolo d'ironia, che allora tutto è salvo ; non bearsi del facile, dello SpDntanco, del gradevole, esser ghiotti di tutti i sapori fuorchè del dolce. Il bello non è di leccare il cucchiaino, ma di conoscere gl'ingrcld,enti e d'aver vist-0 la danza delle pen,o!9. Tutte queste, e tante altre, la gente. r;ù sana e più comune le chiama «idee"· Quando non l'urtano e solo le sen'te ripetere, ne ride, ma un pochino umiliai.a, perchè, a ragione o a torto, crede che a « fabbricarle,, da sè non ci sarebbe arrivata e vi sente come un tono di sprezzo pe1· la fatica o l'indolenza sue ; siccome ha da fare, e il suo •vui chiunque si potrebbe servire. E' vero che la coscienza non è un 'balsamo, e lo è in- • vece, o quasi, la voluta ingiustizia e la r-ibellione. lavoro non lo , uol perder di vista, che rn rebbe un raddoppiarlo, è difficilissimo si abitui a criticarle, a sceverare dalle più stentate o facilmente oppugnabili, quelle genuine e meditate, che levano meno rumore perchè durano qualche fatica a palesarsi volgarmente: tutto resta eonfuso negli ,{rti- •fici della procacciante retorica: pér la stessa ragione non riesce a distinguere, in sè, il motivo che le legittima, il bisogno a cui rispondono, e se le imagina gratuite; una continua offesa fatta, senza tornaconto apprezzabil&, da gente che non è istigata nè dall'ambizione nè dall'interesse, ma da un Ma, lo sappiano quelli che per oscura nepuro gusto ; gente d'un'alt,·a razza, po~tasi -:essità di dileggio ci dicono superiori: n~ssu un'altura ignota dove non la raggiun- suno, se pensa, soffre. di un momento cl'ingono gli strali e per ciò, tanto per rivalersi fatuazione. Pensare vuol dire, secondo un in qualche modo, da odiare senza sca.mpo. altro senso, accettare; e accettare quello che Se la ricchezza è il termine della comune non tocca, quanto è possibile le cose lontainvidia, ]._afacoltà.di pensal'e, supposta O at- ne, la vi.La.e il destino degli altri. E' un tentuale, è la causa della più impazientemente àere all'uguaglianza assoluta, una continua sofferta mortificazione. '·ricerca d'identificazione e di quei tramutaSi pens{ ora qÙal consenso otterrà la pa- menti che si sentono i più ostici e staccati. rola autorevole che si metta a dar addosso C'è un pun·to in cui, pa~ndo da fratello a alle idèe. A ìoro si potranno rinfacciare tut- fratello, da vicinanza a vicinanza, cercante le colpe, addirittura i delitti, che la gen- do d'assimilare tutto il prossimo, si riete sarà felice e convinta, e di sapere dove fi- sce a presentire un possibile amore per il nalmente. è la causa dei mali, e di ricono- nemico, per quello che c'.è veramente conscerla in quell' immaainato potere quasi dia- .:rapposto ; pur che si_abbia_ fede m qualche holir.n cJ,P hfl fatt,? p~~sar 2 irulffi vi·v lì;..1i,~i-'"· f".;.':ir'n1~ ~lici n t. lfl~r-enn:}. F. .. HlT-~ 5,._olca.·~1)~-~ .La cosa, come si è visto, è giit incomincia- :to hm1te, nel p1~no d1 un assurdo logie~? ta; ma non bisogna fermarsi a mezzo, è il alle strette col_p1oblem_a fonct:irnentale, "' tempo di parlar forte e di armarsi senza fimsce con capire_che 11pens'.~10 tanto adoscrupoli del risentimento di tutti. Tra Jet- perato d1 cm _vmam? non ce, che_ la pnterati, uomini di governo, organizzatori c'è m~ sua co_nd1z~one ~ 1 e;1?enza !nass1ma p~r gente che ha meritato bene per questa carnoa- noi non s1 puo _daie. Noi stessi,_ dal nost10 gna, c'è proprio un fiore di privilegiati che pensiero, non siamo ~1a.i trascesi : con queè sbocciato ·avanti tempo. Son loro a segna- sta gran_macchia oell w v1 ~es1a.inodentro? re l'originalità del nostro secolo, andati a e d1 noi m noi non ci sco~d1amo, non_ c1 scuola, quasi tutti, da Sorel 8 da Marinetti scorderemo mai. Quanto ptu nella, ve,lle1tà che spesso, per far presto, hanno in sè con- del pensiero c1 esaltiamo, tanto p1u l_10 si fusi e equi parafa, incapaci di imparare, sot- gonfi.a; ;I da _su~rem,od1srnteresse c1 si mato gli scatti nervosi e letterari del primo schern, l rnteiesse pm accanii.o, com_equello che vengon mala,mente fissali in una incom- c,110_pm che ~arne della carne è amma delposta dottrina, quella straordinari!l mobilità l ~mma. P1e1a dunque per _lepovere nostre e' finezza; estrema dote dello spirito, cli cui idee! m cm a un esame p'.u commosso no? anche in Francia si dànno rari esempi per rmvemamo più altro che 1occasione d1 faiogni generazione. A loro tocca il comando, ci nulli. _ . e di scatenar la tempesta. Chi ce le va strombazzandoa ca.r1co,s1 * • * Noi poveri settari delle iciee, la risposta sarà molto semplice. Li dovremo, poichè non c'è un linguaggio di soli pugni, sentir parlare; e se parlano, vuol dire che, loro malgrado, hanno delle idèe. Che cosa credono? Non ci sono i mostri in natura; siamo tutti, per quanto spesso incomprensibili, compagni; e, chi meglio chi peggio, sappiamo far le stesse cose. Hanno dunque le loro idèe come noi le nostre ; storte, sconnesse ; così labili, le loro, che una accanto all'altra non ci sanno stare, che provarsi a fissarle, a scriverle, è un disastro ; pi,ene di. sottintesi e d'imbrogli, senz'ombra di discrezione ; irriconoscibili da un giorno all'altro, incapaci di ordinarsi, in perpetua lotta intestina; e quando l'intima disarmonìa è troppo stridula, ricorrono a un surrogato d'urli e di bòtt,e. Pensane anche loro, e non solo quando fanno i loro ragionamenti, ma quando si arrabbiano: anzi allora pensano di più. Ma non sono quasi mai capaci di sapere che pensano, non sanno il loro pensiero, non se ne rendono conto ; e si arrabbiano proprio per questo ; quando non si riesce a capire s'irride o si odia o si insulta. Il male, i guai son la colpa delle idee? Delle vost~e idèe è colpa quell'odio, che vi par quasi un bene ; come par di sicuro un bene, agli' altri, lo sforzo che fanno per capire. Non capite perchè si pensa? Ma si pensa come voi pensate; così, senz'accorgersene, perchè è dovere, perchè è un atto di tutti e necessario. Del resto i vostri stessi guai provengono da voi, cioè da un vostro pensare monco e ins.ufilciente, che non ci sarebbe il contrasto fra le idèe per voi assurrallegri. Il più che ne sapremo fare, sarà di erigergli un monumento. Per riferirci a tempi lonLani e coi _qurtlinon sussiste se non una pura somiglianza di schema, si può pensare un momento a Napoleone ; a un Napoleone riflessivo, come sapeva essere, o costretto alla ,ri'lessione, al margine del suo gran sogno, quando il sa.lvabile àella sua potenza si sarebbe salvato con altri mezzi che non di battaglia. Il ritorno dall'Elba era stato, fino a Parigi, un~apoteosi: tutti i traditori avevano ritradito. Una mossa appena fortunata, un tentativo di inte'l·pretare e di soddisfare i bisogni a lui opposti gli avrebbe garantito forse l'impero. Ma la renitenza del suo genio a venir a patti coi soli nemici veri, wn quelli che non intrigavano, ma pensavano contro di lui, era invincibile; certe libertà, già concesse da Luigi XVIII, sent.iva di doverle garantire, a fine politico; e pure si ribellava a accondiscendere. «Que me ·parle-t-on de bonté, de justice abstraite, de iois natui'elles? ,(così avevan nome le « idèe,, di quell'epoca). La prnmière loi, c'est la nécessité; la première justice, c'est le salut public "· Agli ideologhi non si sentiva di dar ragione, perchè la sua ideologia, che ai semplici e umili combattenti, siccome era implicita nello spirito della guerra, non sembrava tale, non la voleva abbandonare; ma anche essa, e la sua gloria, era nutrita dagli att:tcchi e dalle opposizioni. In fin de' conti, Chateaubriand, la signora di Stael, non son nomi che impallidiscono. Nessm1 danno dall'opera loro è venuto all'Impero, ma uno spicco e una vita speciale, un'eco e una traduzione imprevedibili. Se, ipotesi assurda, la società francese, in que' tempi, si fosse chiusa nei panegirici impaludali, nella futile maldicenza, e m,l gir~llism,, propizie, ai varit maresciaili e duchi, chP avvenire le sarebbe toccato? Ma prima ancora che le aquile avessero volato su tutta l'Europa, si levano le VGCi dell'inquid:i stanchezza e della fede che faranno di pù: vivo il romanticismo. Quei secchi ideologn, inducevano un nuovo fremito nelle anime a perturbarne il supino con5':nso e facevan,, ribalenare al secolo nuc,rn lontane Yision• che lo splendon, dei trionfi sembrava dovere per semJJre oscurare. In tal modo si fa la storia, e non con l'acquiescenza e l'ammirazione uì successo: J,erseverare nella propri<!-parte contro ogni mediocre consiglio di transig&nza, acc~tt.an, le scc;nfitte e non adattarsi a sa!Yaiazgi: e le sinte~i le faranno i nipoti. Ma certo mm assurgeremo alla di.e:nita t d'ideologhi, se non saremo perseguitat( dall'Impero. Lè,lBE!!TO :\-!ORR.'. DI LAVRIA..'<O. Lfl MfìSSONERlfì La Ma.ssoneiia torna cli attualità. Ecco= frutto tardiYo e non chiesto di cui chiameremo cordialmente responsabile il fascismo. Le :-i,;oluzioni spazzano ,-ia i morti; 11 fascismo, :ri.volazione mancata di falsi profeti e di ciarlatani, ii risuscita. De11a }Iassoneria· la R1-;.-òl1 1 zfone Liberale scr~- :;~ il 14 11~ggiv rq ..r:2. « La campagna contro la massone.ria era (tranne in casi sp«-.ifici) una cosa ingenua, enfatica, astratta. Il più logico fu Croce che dimostrò la necessità di combattere uou la massoneria, ma lo spirito nL:1.ssonico. La setta sostituisce il partito nelle società preistoriche. Oggi la massone- 'ria è morta, senza. che nessuno si ~ssurnesse i1 compito cli combattérla; perchè abbiamo orma.i un principio di lotta politica>. Si poteYa dire che la :::'.\Iassoneria era illcn..a Del 1922 perchè era rimasta priva di- oQID.valore politicc, e non era il ~o di dare im~rlanza a quell'ultima fonna meschina, in cui sopravviveYa, cli società pri\-ata di mutuo soccors~. Mussolini, mangia-massoni ~placabile, ha lavorato a riccstituirla, corrotta cormttrice. Oggi si spera nel dissidio tra ì\1asson.eria e Fascismo, e nei quadri di Palazzo Giustiniani e òi piazza del Gesù si '"v:edono i successori o più candidamente i nuclei della prossima battaglia elettorale. Questa tattica piace alla no,--tra opinione pubblica, che dopo a,er esultato per il trionfo fascista oggi con malizia e malignità attende ih pace il rico-rso storico. I.o spirito blando di tale opposizione fatalistica ha bisogno di sentirsi dire che tutto è pronto, che c'è chi farà : almeno per non pro\·are rimorso della propria inerzia.; solo il pens:iero del segreto e del mistero conforta la loro paura e li fa certi delle sue-cessioni storiche e della proy\;denza presente. Il ju.s nz.1in11-111·andi. dì :Mussolini scolpì incisivamente la patologia di questi italiani ubbriachi di unanimità e di palingenesi, ma non disposti ad escludere di dm:·er adorare domani un nuovo papa. L'opposizione massonica al fascismo ha questa consolante caratteristica, che può esser fatta signorilruente -in silenz.io; non impone di affrontare il nemico in piazza, giacchè in piazza trattandosi di camicie nere gli ,italiani sono sempre riservati .. Anche i modi settari del Risorgimento oggi non sarebbero più di moda. L'op1-~r!o-ne pub, bf-ica è una cosa seria; non congiura come gli sca.111iciaticomunisti, ed è amica della massonei-ia solo perchè essa le potrebbe dare, senza rischio, la sorpresa di un gioco di prestigio, come a uno spettacolo cli Yarietà. Tradimenti dl questo genere hanno la virtù cli non dispiace.re al Duce che non farà a.rresta.re r..eppure uno dei silenziosi COSP'iratori, rei di imm.aginazione, ma non di pensero. In questi stati d'animo Niussolini sa di poter governare invidiabilmente. Un'opinicme p1tbblica silenziosa è subito addornestcata dal bel tenebroso, cui soltanto il gridar forte può incutere timore per ragioni cli concorrenza. La lega democratica rivolge a] segreto piano massone tutte le sue ansietà e c'è chi assicura

/ ài a,·<:>rsentito questi costituzionalissllni uomini fondare i loro calcoli sul g-cncralc Capello che sarebbe disposto a tuarciare. In questo almeno i. co:;tituzion.ajj massoni seguirebbero la giovamle baldanza fasci~ta. ln America la mas- ~oneda. si è ridotta a un istituto di filantropia, 1n It.1.lta. tcn-a libera di politici raffinati ~ervc aH_'atti,·ità pubblica, è squisita istituzione cli poht1ca. Gli schiavi in1iia110come possouo gli uomini e l,c,cidltà moderne. Cercano il rleus ex nwc1ti1u1 quando non riescono ad a,·cr fiducia sulle proprie respon.sabilità. Nell'Italia di Giolitti e dj Nilti la masroneria pri, ·t..'l. era ltll segno cli povertà e di indecislouc :n1orale, era una residuo dello stotico rizio del popolo intrigante, servile e letterario; nell'Italia di :Mussol-ini Ja massoneria politica è il seguo della raggiu~1ta dignità pttbblica. Certo, l'opposizione 111.assonica,a base d-i c01nplic:.,;.i.voui lntcniazionali e di calcoli sui generali d'esercito, sulla Monarchi.a e sulla Santa Sede, sarà più u1ctiYo di spasso che cli preoccupazione e bisognerebbe classificarla senz1altro tra le spiritose in\-euzioui del bel tenebroso; tra le dsorse che »ou gli mancano per divertire e addomesticare gli italiani sen7.a compromettersi. Bonomi sovversivo alleato alla monarchia 1nediatore Capello, pronubo iJ Grande Oriente; ecco una. fautasia hoppo arguta per non essere lllussoliniana! p. g. TUQllTJIllthO" SCijlBE,, Filippo Tttrati si avanza alla ribalta tozzo pesante, imbarazzato, con la sua masch~ra rud; di mongolo, stringendo un taccuino. Lo investe il clamore degli applausi che lo salutauo, ed egli s:iuchiua. P~rla, e dalle sue grosse labbra, schjacC1ate sotto 11 peso della fronte e del ttaso e se1n-isepolte neila barba g1i.gia, vien fuori una voce stridente e insinuante, con delle 1nollezze imi prov'.'ik, delle interruzioni ansimant-i, tutta a scatti e a sorprese, lenta, impacciata e tronca talvolta, mi.I'acolosamente fluida e facile allorquando disegna un quadro reto1i.co, rozza e ingrata dttrante l'esposizione dci principi dottrinali, limpida e lieve nella facezia, che scivola Yia. Singolare eloquenza la stia, fatta di letterarie rieYoc:azioni, cli nobili e vecchie frasi alla De Amicis, di spunti taglienti e di ~ossolani motteggi: c'è nella sua oratoria U111ansia e un tormento palesi, una -sincerità. evidentissima, eppure non si può non rilevarne la meccanicità fredda, la costruzione. E' la fiorita dissertazione cli =o scettico, alternata alla brusca e subitanea asserzione dell'uomo di fede. Si sente che ques:,.'uomo che fa la ruota dinanzi ~ voi - appoggiandosi sull'imparaticcio degli appunti con scrupolo eccessivo - ha due, tre principi fondamenbali che gli sono cari e da c:ui non si staccherà a nessun patto : evoluzionismo, libertà, socialismo emngelicamente scientificq ed ottimista. Eppure com!)1"endete ch'egli non passerà mai all'azione (o lo farà in ritardo, dopo cbe il suo inten,ento sarà stato svalutato dagli avvenimenti) e che la sua fede è tembilmente generica, vaga, imprecisa. Temperamento am1etico, se vi piace scom~are Shakespeare. Certo i p~oblemi concreti, le esigenze pratiche, !>organizzazione materiale lo debbono preoccupare assru poco. Filippo Tttrati, dopo_tanti anni di esperienze crudeli, è ri1nasto un oomplice, w1 puro, ingenuo galantuomo con delle fisime riformatrici. Prenderlo come base, poggiare su di lui l'edificio di domani, sarebbe follia. Quale propagandiista morale egli è tutt'ora utile :,può servire - grazie all'esemplare costanza e 'all'onestà profonda ché lo so1Teggono - a mantenere la folla su di una determinata via, a riscuoterla da un traviamento superficiale e temporaneo.- _L\. smuover.la, a convei·- tirla, a riconquistarla 1 no. Perchè questo conferenziere sottile ed arguto è un aristocratico, un borghese, un letterato. La frequentazione del popolo non lo ha distolt.o dai libri, e si trova assai beu.e -in un partito di uomini di cultura {sia pu-r sommaria, incompleta, J)'al'ziale) e di se:ntim,ento, brava gente in fondo, e che tratta le mosche alla guisa cli Tobia. I socialisti unjta,i non sono davvero anime eroiche: lo diventerebbero al caso, per generosità, coerenza, spirito di sacrificio. La figura rigida, il volto scuro, di una durezza direi quasi legnosa continuano a spiccicar pa- • role, nel silenzio della sala. E' una casc,atella intel'tninabile di frasi, ll1l groviglio cli periodi che si. cacciano l'uno dentro l'altro (pe1· i.solarsi e dividersi magistralmente dopo qttalche mfouto) : a tratti m1 accenno di vertente, Ulla com.prarazione sottile, sempre del colore. Battute capitali gettat~ là con noncuranza, concetti cOJJ1J.uiaccarez.zati e lisciati. Pochi gesti impacciati, lin.eati: le braccia e la testa si muovono come guidati. dal filo invisjbile e dai bruschi strappi _di 1111burattiiuaio ln·itato. Il conferenziere è ingegnoso, talora estremamente abile, ma freddo; non giunge ad animru:e la sala, a commuovere 11uditorio di signore in peU-iccia e cli « compagni >) eleganti che affolla la dorata conca dello Scribe. Filippo Turati parla, e i suoi patetici appelli sembrano di un uomo che uou speri più, di un sopravYissttto (ed eili. è entusiasta e angosciato con1e al tempo di Pel1oux ... ), di mi individuo avttlso dalla letta politica. Impassibile, corretto, piccante, Fi. lippo Turati pal'la.: Tor1110, domenica 20 genn,a.fo. f> l \' ! ; L l Z I O N r, L l B 1:, R A DISCORSO ELETTOR/\LE !~eco wn discorso elettorale che sem-brerà in-- gen'U,Oai sapienti; ma it solo con questa in,rc nwità che si può dtsm'mare la sapienza dei ni;issolìnia>ti. Gli opposito,·i abili e solli/i trovemn .. no qu,i wi alto di acn~sa; ;na se vorranno adattarsi a una più ,11alura meditazione e cercare nel• le parole del 11os/ro collaboratore non una lim.ea di i;ondotta praiica, 1na wna r1Se1'va necessaria per l'avvenire, wn gesto di solenne dignità - il loro stile di combattenti ne avrà guadagnato in chiarezza. Gli oppositori scgu.irmm.o in7.:ece.\,Jussoll11i sul , ten·c110 del macch1lvvelUsmo; cordialmrnle oll111iisti spereranno persino nella rklezione; trave• ranno di catth;o guslo le noslre queslio-nl di dignità quando si tratta di costrui,re il fronte wnico delle libalà e faranno il gioco di Mussolini che ha bawlito le elezioni propri.o per dinLostra• re la libertà del popolo italiano e del rej!ime. Ccrlo la nostra non è una tallica e nan, propmie consigli : il pa,·lare di tattica, di fronte alle risorse strategiche di ;lfussolini è un'am,en(J. sospen ... sian.e, in attesa di collaborare; ci sembra com,- p!icità L'accettare. wn compita di opposizione che -~1ussolini non nunicherà di sfruttare sorridendo. i\tfeglfo non 1·ealizzare nea,nche il proprio seggio elettorale e crearci il vuoto itnto-rno per poterci contare, senza ill-u,sioni e senza menzogne. ]11, questi Unviti noi accettiam,o ·il pensiero del .... nostro collaborato1·e e ci proponia111,o in q1U!:;lf mesi di chiari1·lo traducendone il ton.o appa,re;1,. temenle t1'op_po scetA.ico e conservatore nel nost;,ro lin.guaggio. litici, non si. sent0no di far le difese del J)'al'lamcnto. f>i può an,oi dire cbe lo srk-gn0 e la nau• s.ea che in mi)Jti <Jj noi, generazione di guerra, provocava.no C"c:rtc.;cene: e c:01Hlizioni p·arlamen• tari, e, più gitts1.aménte, ],1, k,ro <.:a.una,la comprovata mc:schiuità, imperizia, ignoranza, inconcludenza <Jj tanti uvmini ciH· vi 5<:devano, fu vjnto soltanto dallo sdcgu,, di ben altra natttra, questo - e: dall 'offcsa del tono mus.,oliniano qttando si potè credere eh<· significasse oose se• rie. h nulla della Camera eh•~ morta si riesce a rimpiangere. A guardar pitl a fondo ci si convince però che moltt delle co«c depreca(.c; e, dc:lk: manifestazioni più urtanti son conseguenr..a <Jj fatti duraturi, e non locali,zabi!i; che il Evelio degli uomini, per esempio, non è:. più basso tra i deputati che tra altre categorie, le qttali banno minori occasioni cJi mostrarsi al pubblico e con<lucono w1 lavoro su cui non s'appunta un interesse <li tutti. >'011 si vede perchè l'ambiente parlamentare dovrcbb'esser ci: degenerato, o « corruttore » in modo speciale, e come mai non rispecchierebbe condizioni della vita generale, e non rappresenterebbe secondo il giusto e visibile loro valore le forze e correnti che esistono, prima di produrle per la stia parte. I fenomeni cli larga interferenza tra le varie forme di vita e la necess1tà di date manifestazioni, azioni e reazioni son.o ostiche all'assolutismo dei giovani che non sa trovare in genere il giusto punto dove espTimere e applicare le proprie fedi ; c'è, come sempre quando si com111ciaa guardare e a prender in considerazione, un fenomeno di non-accet-. ta.mento, di sop1·avalutazione di stati d'animo cari Un amico triestino mi propone, nell'evento 11 e personali, il più spesso davvero non indipendelle prossime elezio1ù politiche, questa condot- denti anche se ci si accanisca a difender con essi ta: ili ritirar.e il cert.ificato elettorale, tanto per • la nostra originalità, che sarebbero i pregiudizi esser sicwi che non serva a fabbricare un voto in geru1e; e tutto quello che non pare corrisponfalso, e di non votare. Egli è una persona rispet- dere, e che non si sa come far corrispondere, è, tabilissima, e d'animo qtianto mai indipenden- prima che accostato, dannato. Per forza a questo te; tanto, che nelle elezioni del 1921 dette si il stato s'accompagna una mancanza di discernisuo voto, e non per preferire l'on. 'Gitlllta, ma. mento per cui non si sa capire senza consentire votò una sola volta; laddove su per giù tutti 1 • e entusiasmarsi, una totale mancanza di comsuoi compaesani del medes4:no suo ceto eleva- passione e anzi il bisogno d'esse.re spietati. Anrono ad. alte potenze le lorn facoltà elettorali, e· che dopo, quando ci si forma una vistiale più un altl"'o amico si stimava assai onestq, e m01i- indulgente e si potrebbe esser tratti, per il pia• gerato, per aver ripetuto il suo voto solo qu.at-/ cere di comprendere, a giustificar tutto, le positro volte. A Trieste la distinzione tra partiti zioni assunte e le scomuniche lanciate restano «nazionali» e ({antinazionali» aveva assai più dentro e dànno origine a quello stacco, a quella fondamento che nvu altrove, e i buoni italiani tristezza, a quel raunicchiament.o e a quell'esalsi ct'edevano-lecito d.i combinare, per via cli qtial- . tazione di sè, per cui le manifestazioni cli vita che arguto stratagemma, la dimostrazione d'u- si. colorano dj romanticismo e pare, ogni volta, na maggioranza strabocchevole. Il mio amico è si cliscend.a dall'altò d'una perduta pur.ezza. C'è altresì Con,rinto che, specie nelle città, ;._ non . pure un romanticismo elettorale, il imto amlevotart _s~au~ in _molti,. reduc-i da vari-i .P~~it,.i,j,_}_.ico, la. tragec\ia d~ piiUdpi conculcati, la pase conv1nzioru, che non s1 adatta.no alla paliuge- sione di parte o cli patria che veramente sa ànnesi fascista 1 o gente « libera » che non consente cm-a<li cospirazione, ed è ttuce e tenebrosa come alle nuove tavole e non piglia gusto a far clesi- un amor contrastato. Altri, più segretamente, gnaz.ioni inutili o preventivamente minorate; non sentiranno questo ·dissidio come uu'impossi0ilità so se a tale pronostico si possa prestar fede; cli votare, in quanto c'è impossibilità di scelta se mai sarebbe da raccomandare che tutti riti- q, iJ modo della vita politica, tutt'uguale ma.Jgrarassero il loro certificato, Q magari facèssero la do la differenza nominalistica dei partiti, benchè fatica di gettar ne1l'urna un voto nullo. legittimo e da non sovvertirsi, è in.degno; o coRag,i.oni per non votare ce ne sono molte. La munque ripttgnaute, tale che a parteciparvi sameno felice e nobile è quella di temere che m:au- rebbe una colpa e uno scadimento. ' chi 1a libe1tà. E' un ferrovecchio dei più anugg.initi, ritirato fuori ogni volta d.'alle parti più sicu.i:e dell'insuccesso, inammissibile per 1o meno per i no,·e decimi dell 1Italia e dei votanti; e quell'estremo deci.tno contro il quale certe c03;7Joni sono possib-ili, le legittima col non ribellarvisi e certo non protesterà mai per questo bene pe1·duto. Si può esser sicuri a priori cbe le elezioni nelle città si faranno di certo con l'acc~mpagnamento di molti inni fatidici e dì gt'andi pompe qttasi funebri, al cospetto cli ferme coorti dal gnuguo duro e dallo' sguardo feroce, apparato di suggestiva intimidazione mora.le; e, nelle campagne con la propiz.iazione di tutti i possibilì apprncci e contatti che ,-anno dalle prò· messe intere_<;sate alle palesi minacce, contro le quali, se gli restano, il contaclluo può agire con la sua scaltrezza e la sua ipocrisia ; ma. più in là, e fino a 8bolire il seg-1 4eto dell'urna, com'è accaduto, per esempio, in certe elezioni ammi11istra.tive, non è presumibile che si giunga. Caso mai, sarebbe bene cbe Vimpedimento alla hbertà fosse m.auifesto e clamoroso; e se questo posson desiò.e1-are gli oppositod, non debbono « inventare » avanti tempO' i fattacci e le paure, ma anz.i far accorrere la gente con completa. fiducia; e dimostrare la violenza sofferta dopo che .son battuti. :Ma ci son ragion.i plù nascoste e sottili, che si diffondono a volte in stati d'animo generici e imprecisi. Non fu raro incontrare un anti-elezion.is1no che polcva clipendcrc da un disinteresse assai gretto; ma questa fonna cli mente onnaj. sarà rimasta a pochi 1 o vecchi} o così estranei e lontani dalla vita pnbblic.a, .,che, .in questi ultim;:i anni, non banno avuto paura. Gli altri seguaci del proprio comodo si sono ii.scossi, e ha:11riconosciuto, sotto l'urto secondo loro ft1ribondo delle forze rivoluzionarie, l'interesse che 3.veva110alla conservazione sociale; quando fossero tanto infrolliti e s~attdti da non ~ovare~ il coraggio d'indossare la èllv1sa della M1ltz1a Nazionale, e cosl meschini e poco C'Uianti da. non si lasciar adescare co~ gli sfavillii del patd~t~- s1110 gratuito, vuol d1ire che segwranno le ..1s1.e o i consigli del Giornale d.'Italia/ Tanti .alt1i1 però, e che si stimano' .a buon diritto p1ù vivamc-11.teinteressati ai Problemi po· Un po' per merito di questa visione, e fuori completa.mente· dal « giuoco delle parti b o da un amore alla giustizia sotto specie aritmetica, molti son stati contenti, della rappresentanza prop<>rzionale. Fu bene la sola riforma che si potesse chiamare idealistica - e certo ii.i questo senso prettamente liberale. Non furon tanti a credere che sarebbe stata uno specifico miraco- ]oso, tant'è vero che non si maravigliarono de' suoi risultati e magari capirono che anch'essa, e malgrado le forti correnti di masse che v'avevano interes~e e yi trovavano uno sbocco, era un po' troppo teorica e imposta, o matura per mezza Italia so]ta11to. Ora sono i partiti che ·v'avevan messo più speranze, i popolari e i socialisti, in certo modo a deprecaxla, col dconoscere che il parla.mento IJOnfunzionò a dovere; ma si può invece ritenere che le ùeficienze del suo funzionamento dipeudan dal fatto che nessuno fu abbastanza ({proporziona.lista". D'altronde chi nel chiedere la proporzionale sapeya quel che faceva1 . non aspira,ra davvero· a tempi qui.eti, a miracoli di saggezze e a regimi paternalistici; e Prevedeva che «creare i partiti» volesse dire qualche cosa di più oscuro e di più tempestoso che non le fortune· cli clou Stlll'zo. Il, moYimento fascista prima delle sue glorie totalitMie partecipava di questo spirito, e forse, almeno in apparenza, le rappresentava più genuinamente degli altri.: E1 logico che aderendo a un tale rinnovamento di forn1e1 non gli si opponesse poi il regime parlamentare come le colonne d'Ercole; e s'aspettava anzi che a traverso a una specie di arbitrato degl'intetessi e de11e idee, incarnati uei partiti 1 per opera del governo, che sarebbe dovuto esser proprio per ciò « di coalizione » e quindi intinto di spirito « collaborazionìstico » 1 111wveforme rappresentative si maturassero. In un certo modo quindi la « p,roporzi.ouale » stava più in su e più solida nei ilostri splliti eh~ il reghne parlamentare, era il nostro interesse politico più attivo e più vicino. L'assassinio di quel siStema è allora uha ragione sufficiente per una protesta muta e per l'allontanamento dalle urne. Tan'to più che io ravviso in ·questo atteggia111eutoun modo adatto a disting-uere la borghesia. Altre classi di-fendono, col ,·oto1 la pi-opria iotecagi 1anco ' fortuna ~ la propria vita e possono perciò a.cc'èttare qualunque patio. Ii borghese è J)'t'oporzionalista cc,-me perc.ona della classe dirigente, i11 un sen~o <111asi ke1•ioo e _quindi Sl,!erifi.camente politico. ..\ una passione idealistica si sostituisce o si unisce una passione pratica, quel desidc...-riodi buona amministrazione e di • governo > che si fa S<.1.c.--n.za,., ~rte e lo :;i a.pprez7.,ain ~!:, :;ta1:ca.t<..1 dai proJ,<".>Sieti dai fini. E' imporlaote, ,jj certo, c:hc:Je da.ssi contadine e operaie abbiano il loro pe.sr..i neJJa vita politica: ma t a»- che }1llp<.Jrtantci:l " come > Pavranno, l'online dei trapassi, una specie di regola delle precedenze e di legalismo dei riconosci.menti. Tale è la funzione , Ct;stituzionale , che le borghesie tipiche sj sono assuJJte rx~ secoli; che ogni nuovo l'."etf> nel farsi bor:;besia (e verrebbe voglia di dir aristocrazia) ha riconosc.ittto per su.o còmpito e vi si i, piano piano a,l<lestrato. In altri tenniru, signiiica pure pensare alla dignità della nazione, a quella preparazione lenta, senza =, tradizionale, esS<.--n.zia1mentreifonnistka che, se ~ assttrda per il proletariato, è il patrimonio più icuro e meno alienabile delle classi abbienti. Si usa un po' troppo vedere - o confondere - la borghesia ne1Ja plutocrazia e nel c:eto lll.€dio, che son le classi più asservite ai loro interessi grandi o piccini, o che meno idealmente li sanno intendere. Essi amano, o temono e quindi affrettano , le grandi avventttre, i colpi di scena. Kon sia inibito il pensiero che si rivolge a un online di cose più pacate e c-rede più all'importan;,..a dei secoli che a quella degli anni. Ha dnnqu.e un aspetto rassegnato, n.n. tono pessimistico che viene irriso o imprecato dai mi.stici dci fatti compiuti. Kon si adatta ili certo a una psicologi.a da maggioranza; e al dogma della maggioranza non si fida se non come a un esperimento; ma tanto più rifugge dal consenso cazpito a focza e dalla sl!i(gestione della violenza. :Non cred~ al progresso nè agli altri miti, ma li adopera e cioè spera di aver fatto il suo debito qua.nel@ non avrà rinnegate le forme che lo sph-ito nmano ritrova ma internandosi in esse, col suo crit~ie le avrà regolate e condotte verso il risultato rli cni sono degne. M. G.:S.FARAVIA & C. Editori • Ub1·ai • Tipog1•afi TORIN- OMILAN-OFIREN-ZREOM-ANAPO- LI PALERMO GIOVANNI Vm.uu Educazione Naziona 1'2 Saggi e Discorsi L. IO Questo volllllletto, che ha incontrato grandissi~ mo favore nel pubblico per gli argomenti di vivissima attualità çhe tocca, si compone di pochi lucidi saggi di carattere etico e pedagogico, destinati a interessare ogni c:ategoda di persone colte, ma più specialmente la classe dei .maestri cui sono in particolar modo diretti. Spogli di ogni pedanteria e vano sfoggio cli facile erudizione, in forma piana e qua...~popofo.re, e tutta\·ia cou non comune elega.uza di forma ed e.fficacia di stile 1 essi tratta.no le questioni che sono oggi più presenti alla nostra coscienza; il concetto di patria -in rapporto con C}ttello di nazione e dì nmauità; l'u.flicio della scuola nella formazione della coscien7.,anazionale, che si co.l.lega e risohe n~i sottostanti problemi dell'insegnamento della li.ng-ua, della sto1;a, della geografi~. naziouali. Due discorsi con.unemorativi del Ca,·our e del Mazzini, qttali massimi esp011euti della. nazio11alità italiru1a del secolo XIX, coronano degnamcute questo libro dedicato all'educazioue italiana. " h'Eao DEhbA STflillPfl " I il ben noto utlìcìo di ritagli da giornali e 1ivlste fondato nel 1901, ha sede ESCLUSIVAMENTE in Milano (12) Corso Porta Nttova, 24.

LA Rl\l(;LlJZIONE LIBERALF L'EROE NAZIONALEFRANCESE alto sull'altare die, sull'esempio del suo padro11(; 1 a,·cva in.alzato a se stessa•· Ll.uale è e l'eroe )I, e l'tWmo rappresentativo • 1•aziouale - per dirla con vocabolo Carlyliano o Emersoniauo - della Francia? E' ormai un luogo comune li tenere tale, pe:r 1'Ilali.a, Dante; !'Cr la Germania, Goethe; per l'I11ghilterra Shakespeare. Ma quale è l'eroe francese? Non c'è, eome dato pacifico, lrad-izionale. La mitica Gio- -Yanna d'Arco non sc111bra faccia al caso; Napoleone è francese fino ad un certo punto, ed è· un e: mostro ,, è tw eroe ben troppo romantico e rom.mizesco. Secondo Luigi Bertra.nd, fecondo scrittore noto specialmente per una viva bioirafia di Sa11t'Agoslino,, questo s01111110tra j Francesi non l', C'0111c per quelle altre uaz.-ioni, llD poeta : ì:. uuo spirito mondano e pratico: ~ lmigi XIV, il Re Sole. Kon so se l'idea sia a..~olulameule nuova; anzi ,.,-obabilmente 11011 sarà, e gli eruditi potranno agevolmente. pe.sca.re, passando in rassegna gli junumereYoli giudi7..i che del Re Sole sono stati ,i,ati, qualche p.recursore del Bertra.nd. Ma di questo è certo originale lo s[orro colossale di afiermare, di imporre questa esaltazione esemplare d1 Luigi XIV com.e i_l più grande non solo, ma il più completo campione della civiltà fran- ~ese (e anche della civiltà per eccellenza, ça -ua sans diu!). Autorevoli critici uan.uo detto cbe questa biografia del grru1 Luigi (Louis XIV~ Pa.ris, Fayard, 1923, pp. 414) è opera apologetica, di fantasia, penegirico senza serio fondamento storico. E ~arà benissimo; o non sarà : non importa proprio nulla. La leggenda ba un interesse diverso, e iu certo qual modo superiore a quello cr'ella storia. La classificazione tradizionale di un peroonaggio storico quale tipo rappresentativo per eccelienza è opera di costn.1.Zi.one leggendaria,. 11ella quale la fantasia e la simpatia - elementi poetici e non scientifici del giudizio storico - li.a.uno funzicne essenziale. L'interessante è che 1111 popolo, 11.11secolo, uu ambiente eulturale oollocbi questa figura idealizzata sull'altare della religione del più puro orgoglio nazionale. Perciò questa del Bertrand è una idea geuiale. Dà corpo a infinite affermazioni della Francia moderna, anzi contemporanea, nella sua reaziolle al romanticismo e agli impressionismi che ne !5-0110 stati l'ultimo svolgimento esasperato. Il i:enio francese, fatto di equilibrio, di mis.ura, 606truttivo classico-moderno: non è- questo i1 l,it;niotì-u di tutto il più moderato nazionalismo che hanno -in corpo tutti }- Francesi, anche tuti'a1tny che nazionalisti. nella classificazioue dei ,artiti politici, e cbe si rivela al primo urto, appel]a gratta.te un poco anche uomini indifferenti, o di si1Jistra, socialisti, sovversivi, persino seèi.centi anarchici? Luigi XI:V, setto il cui sguar~ tlo sorgono le forme più splendide dell'Mte frnneesè, di qtte1l'arte decorativa particolarmente conten.iale allo spi.rito francese : costume, mobilio fii stile, architettura civile, giardini: scenarii tl'ella Yita di società, somma manifesta?J.one, fon- «amento e coronamento ad un tempo dello spirito nazionale? La cultura, l'arte è per Luigi XIV il più miTabile e dru.revole i11-stru11tentum regni - rq.ezzo • èi propaganda - si dice oggi. Intorno a Luir;i XIV, non a caso intorno al suo spirito di . re-sole (afferma il Bertrand) che diffo1Jde luce prima di riceverne, questa vita nazionale ha l.a sua stagione solare. U capolavoro, il tempio laico cli questa di vina ricchezza ed equilibrio è la reguia di Versailles tutto sfondo incomparabile dei 0 suoi 'giar<lin-i.1 Una volta di più, un « insie- •ie :e : tUla ~rmonia d't elementi diversi, non ac- ('QStati, ma fusi. r. La Francia, nel miglior significato della parola ~ così scrive il Bertrand - è sempre il salotto eh 'egli ba voluto essa fosse, e del quale ba stabilito il modello nella sua Versailles ,. E' il Re del beau langage, della politesse de l'esprit, del gramd air, del presiige ... Che cosa volete di più francese? Il Bertrand ha -i-agioue, mille volte ragione. • ... llna. conferma a 1·ovcscio, in oontradditorio, e perciè> tanto più significativa, di tale giudizio ci è data da 11.11acuto e vasto ingegno francese : 11011 ortodosso, e, appunto perchè troppo spre- ~iudicato, non. in odore di sabtità; ma intorno al quale, una quarantina d'anni dopo la sua :a10rte, si nota in Francia nuovo fervore \di studio e cli simpatia : il conte di Gobineau. Mente enciclopedica cli lette.rato e di storico, gran "~g- ~iatore e conoscitore dell'Europa e dell'Onen- ;e asiatico, dove 1a sua carriera di diplomatico r lo portò, il conte di G9binffiu non è soltanto l'autore cli quel « Saggio su.ll'inegua.glta117..a_delle razze w.ua11c » (apologia della i-azza. an.a.na -in forma. di costruzione storico-biologica piena tii fantasia r01nanzesca e dramma.ti.ca) al qua.le, attrayerso l'impoverimento di volgari.z:1..atori che facevano cli Lu.i semplicemente ed assai falsa- ,neute un pangermanista (con quale btton effetto in Frau·cia, è facile figurarsi!) è sopratut~o ~o- ,·nta la sua. fama; d1 un1opera ancor oggi nte• 1111ta fondamentale su « Le religioni e le filosoJie nell'Asia Centrale, (1865, dstamp. r923) e ~i qnelle bellissime scene .• Il Rinascime~to » che sono una rapprese11taz1011e shakesp~i.a.na dell 'ltalia in tale epoca. (Il Gobiµe'.'u ~~g10rnò .a hmgo in Italia, e morì - nel 1882 - ~ 1~1~0). Fra i molti altri suoi scritti edili ed 111echti (1) vi sono certi frammenti nci quali egli, aJl'1udomani della disfatta di 8Mau, si applicava a ricercare con Ireckla chiarezza le call.5e p1·ofo11de d1 « ciò che è accaduto alla Francia nel 1870 ,. -Senza fcnnarsi alla sttpcrficic episodica degli avve::11in1e11ti,egli sceudc,·a didtto ad illuminare, ncll'iuli,uo della psicologia e del carattere nazionale, un aspcUo essenziale per la comprensio11e della storia recente della Francia. Ecrn i passi più importanti di quelle dc~ise pagine, che abbrevio appeua qua e là. • E' forse straordinario e assai deguo cli nota - scriveva il Gobineau - che 11011 sja ma.i slato messo in rilievo uu fatto d'ordine morale, cbe non è nato, certamente, con la Rivoluzione, ma che non I'ba preceduta se nou di una trentina d'anni. Questo fatto, cbe ha un peso capitale nelle catastrofi cui l'anno r870 ba fatto assistere i Francesi, è: k-i vauilà ua,.ionale li. Questo sentimento, quale esiste attualmente, non appare affatto uel Medio Evo. L'amor di patria è allora un sentimento cli tenerezza filiale, ma non accompagnato da alcun disprezzo per le terre straniere e le nazioni cristiane. I Francesi viaggiano volentieri, in que1l'età, e ricercano la narrazione dei viaggiatori, che non sono mai denigratorie. Nel Cinquecento, gli Italiani sono in Francia straordinru;amente alla moda; nel Seicento, questa simpatia si estende agli Spagnoli: i Francesi li hanno molto combattuti, e tanto più ne hanno stima. « Ancor più significativo, percbè d'uso generale, è il fatto che il complemento di una buoua educazione, anche nella borghesia colta, si trova allora nella necessità dei via.ggi. Non ci si chiude affatto nè a Parigi nè in Francia: bisogna esser stati almeno in Italia, e molto più numerosi di quanto si immaginerebbe oggi sono coloro che visitano la. Germania, Costantinopoli, gli scali del Levante, senz'altro scopo che di vedere e di cercare esperienza ed istruzfone. I Francesi si incontrano allora in tutta Europa, si potrebbe anzi dire in tutto il nwndo ... Cosl non si presentava affatto, in quel tempo, quel disgusto, quell'orrore, oosl evidente presso i Francesi dal principio del secolo (XIX) in poi, per l'espatrio. I Francesi sapevano uscire di casa loro, rientrarvi o non fare ritorno, a seconda de11e circostanze nelle quali si ti-ovava ciascun viaggiatore; il risultato di qnesta facoltà, ora perduta, e:ra indubbl.alnente che essi si 1nanteneva110 in comunicazione costante e stretta. con gli altri popoli, imparavano a conoscerli e a farsi conoscere da essi ... 11: Questa.. situazione cominciò a modificarsi sotto Luigi XIV, e fu uno degli effetti principali della personalità stessa del gran re. Questi, pieno della sua gloria, non volendo che 1a sua gloria, non sognando che la sua gloria, imponendo la sua gloria a tutto ciò cui poteva toccasc, non ammettendo che, nell'.universo intero, alcuna. potenza potesse paragonarsi alla sua, nè creatura alcuna a se stesso, lusingò singolarmente, per ciò. solo, w1 segreto istinto che si destava nella nazione. Si è spesso notato che tutto ciò ch'egli pen.5ava cli se stesso, la nazione l'accettò; che, eccettuati glii ultimi anni del regno di quel cgrande, essa restò docilmente prosternata. dinanzi alla sua onnipotenza e accolse anche con deferenza tutti i disordini della sua vita privata, nulla scorgendo in iui di meno che augusto; ma ciò che non si è mai detto si è che la causa vera cli qttesta 1devozione cieca si trovò nel fatto che -la uazio11e diviniz7..ava se stessa nel suo re, e, co1ne i disordini del monarca e le sue manchevolezze d'ogni specie furono dichiarate degne cli rispetto perchè era il re eh 'era manchevole e disordinato,· così, senza più pre.cccupars:i in alcun modo dei mezzi di guadagnarsi la stima, la considerazione, l'ammirazione, facendo altrettanto poco conto del valore intrinseco degli atti quanto della rettitudine dei motivi, la Francia cominciò ad applicare a se stessa, con fiducia imperturbabile, il dogma racchiuso nella fastosa impresa: Nec plurib1.1S im,par . « La Francia di.venne. ai proprii occh.i la nazione-sole. L'unh 1e.rso fu un sistema plauetaiio uel quale essa occupava iL primo posto, senza contestazione, a parer suo; con gli altri popoli no~ volle aver più nulla in comune, se non dispensar lot'o a suo piacere la luce; convenne con se stessa che nuota.vano tutti in un'atmosfera cli tenebre assai opache; ftt la F-ranc1-a, e, agli occ-hi suoi sprofondando ogni giorno più il resto del mondo in un'antipatica lontananza, es.sa si imbevette viepp:iù, senza. avvedersene, d'idee veramente cinesi; la su.a vanità fu h su.a Grai1de Muraglia. « Ce.ito, tutto ha una causa, e per lo più una causa assai ragionevole da principio. La prosperità aveva inebriat.o- il temperamento naturalmente assai presuntuoso di 'Luigi XIV; ma tale prosperità er:a ben reale e \ suoi 1-istùtati avevano toccata la grandiosità in tutti i C.'U]lpi. Se non vi e1~a.di che preferirsi a tutti ed isolarsi, vi era motivo d'inorgoglire; ma occorreva. non spingersi, nell'org~glio, sino all'insania. Severe lezioni finirono forse per far penetrare questa \·erità nell'animo del nipote di Enrico IV, quando la- Yecchiaia gli portò le sue miserie d'ogni genere; ma lia nazione 1'ovesciando con alquanta facilità i.I tempio d~l monarca, salvo a ricostruirlo più tardi, sollevò nonpettanto sé tanto più in Co,-l fa critica spietata di Gobineau conferma e completa l 'appr(:Zzamento che, con intento invece apolog-~tico, il Bertrand ci dà di Luigi Xl V rivendicando in lui l'erOC' nazionale. E' vero che il Cobineau c,r.;J <;c,_•rivevadella Francia dopo fa disfatta del '70. Ma .sarà facile ai! ognw10 fare il co11fronto con la Francia vittoriosa d'oggi. A qucst'.a ap{Y-11tit.'11e'altro scrittor<:. Per park mja, se una quak:he conclusione dovessi trarre ln generale da tale confronto, sarebbe, una volta di più, Ja sconsolata osservazione cbe l'esperienza storica é uua pia ilJusioue degli uomini librc.;d1i : in realtà a si/Tatto inscg-nameuto i popoli, veri sordi di nascita, si mostrano impcrtur~ liabilmentc refrattarii. E anche questa è una suprc.1na e lezione della storia,, rhe gli stucli~i, se non vogliono rientrare anch'essi nel gregge, conviene riconoscano lealmente n.eJia pacate?'...7...a critica che è il pessimismo sorridente dei saggi. LUIGI EMERY, ( r) Una bibliografia completa cli questi può vedersi 11el'ottimo nwnero tuiico dedicato dalla rivista E·u,rope - una delle più interessanti ri- ,-iste mensili francesi - al conte Gobineau (fase. del r• ottobre 1923). I frammenti intitolati • ciò ~be è accaduto alla Francia nel 1870 , sono stati pubblic. nella rivista stessa (fascicolo del r5 febbraio e del 1° ottobre 1923; i passi da me citati più innanzi sono tolti dal fase. del 15 febbraio • ; tanto questi, quanto la introd.uzione . , inedita» alle scene del Ri,,u,scvmento, testè pubblicata in Francia col titolo La. Fleur d'Or, sÒno più che altro scritti mal noti, gia.cchè furono già pubblicati in Germania (dove esisteva una attiva Gobineau, Vereinigung) nel 1918, cl.allo Schemann, biografo del Gobineau e fondatore della suddetta Società gobinista nel r8g4. 11-rnnrntto ~i"Rivolmione tmerale,, i Nel p<incipio del 1922, quando sorse questa Rivista, il concetto di Ri-uoluzio,ui Liberale poteva sembrare oscuro, ~ poco concreto. Lo Stato così detto liberale, creato dallo statuto albertino, consolidato da una lunga prassi pseudocostituzionale e parlamentare, formidabilmente assiso sulle basi della dittatura burocratico-parlamentare e giolittiana, era attaccato violentemente dalle nuove formazioni, erompenti dal paese, dirette a superarlo da destra e da sinistra, per creare una nuova forma di dittatura, plutocratica, o classista, che apertamente dispregiava il zj,i.tQ parlamentare edi intendeva spezzare nelle tÙani delle vecchie classi dirigenti questo grande giocattolo, che la monarchia aveva largito al popolo per distrarlo da tutte le correnti rivoluzionarie, maturate riel Risorgimento, e présentatesi, dopo la unificazione, più ricche di vitalità, ;appunto pe.rchè insoddisfatte. Sembrava, quindi, assurdo prospettare in termini ri,·olu- • ziona.r:i il liberalismo quando storicamente il partito liberale italiano, che lo rappresentava nel paese, si era venuto a trovare in opposizione alle conrenti rivoluzionati~ matui-atesi iu conseguenm de11a guen-a. La Ri-voluztone Liberale doveva rimanere perciò - aln1euo in una fase inizia.le - un organo di indifferenziata e complessiva ctùtura politica, in cui ogni problema venisse esaminato sotto molteplici aspetti da scrittori, la cui serenità di giudizio non fosse menomruneute 'in discus8ione. Compito che si risolverebbe in una superfetazione in InghilteiTa - ove la denominazione e la difie.renziazioue dei vari i11teressi e delle correnti politiche, che li rappresentano, si svolge senza estranee interferei12e, e senza che la sfera d'azione dei singoli partiti sia, volta per volta, usurpata da altri partiti; ma cosl non è in Italia - dove regna. da ott..:1.nt'anni Ulla dittatura pa1ticola.1ista, comprimente gli interessi della generalità, ed in cui ogni rivendicazione dal basso si pone, per conseguen7..a, in termini di viole.t17...a.. Ecco 1a nostra prima intuizione liberale, che chiatneremo di metodo, rivolta. a rei1d.e.repossibile quell'interpretazione scientifica de1L.'t stoTia eontemporanea, e quella analisi obiettiva e serena dei fenomeni. nazionali che renderà sempre più rare le improvvisazioni demagogiche, e contribuirà alla formazione ,ed alla educazione di classi ditig-enti, elle, invece di sognare facili a,·- veuture dittatoriali, colorite da dotbine più o meno esotiche, si avvicenderanno ordinatamente nel goven10 del paese, cercando di procede.t;e all'elaborazione continua dei unovi ceti e di farli aderire, volta per volta., allo Stato, ID maniera da aUargan1e sempre più la base. Basta, in verità, questo prog-nunma per giustificare non soltanfo l'aggettivo (f.!beral.e), ma anche il sosta11tivo (Ri-ual,rziane)i tanto ne risnlterebbe innovato l'intimo connettiYo della nostra ,·ita pubblica, e cnstrutte e capovolte le basi su c1t.i attualmente si regge. Xè si llic.a che, operando nel campo pura1ncnte culturale, la pru·ola « rivoltizicme » è malamente adoperata, perchè anzitutto 1e più grandi ri,;oluzioni s1 opera.no, prima ancora che nei fatti, nel campo delle idee, ·e prima. ancora che nelle masse 11cl 1is1.i-etto campo dei cenacoli intellettuali, o,·è germinano e si edu.cano i nuoYi con19 dottieri, e poi perch~ il periodo in. UJT(:Zionale, <·h.eporta alla luce della storia politica un'élite, non e che l'atto conch.15ivo deUa J.1rerMrazione cli idee, cui il pensiero partecipa solo m parte e quasi per forza d'inerzia. Anzi sotto questo profilo la parola corrisponde pirnamente alle intenzioni e si differenzia da tutti i tentativi sovvertitori registrati dalla st.oria ita.Jiana. M.a, ,opratutto il nl)Stro concetto liberale appare dal confronto tra l'elaborazi<,ne dottrinale '" la realtà italiana; tra le aspindoni liberali di tutte le élzles elaborate dal paese ed il regime esistente cd imperante; tra il modo come avrebbe dovuto, secondo le élites rivolnzionarie, avvenire la formazione ck:llo Stato italiano ed il modo come effettivamente avvenne. Sotto quest'ultimo profilo, a=i; il titolo aJ_>- pare più plasticamente aderente alle idee e rivelatore di un dissidio i.de.ale che sempre più appassiona la gioventù italiana, e di cui lo stesso fascismo, pur attraverso profonde deviazioni, mostra di essere sintomo preclaro. )ion t qui il caso cli rifare e tratteggiare il processo di formazione dello Staro unitario, la differente elaborazione delle correnti i,leologiche che vi -parteciparono, e la sconfitta, - attraverso la grave immaturità del popolo, l'indifferenzi.azione degli interessi e la tattica tradizionale della nwnarchia - di queUe correnti che, all'infuori dell'11.11ità,intendevano realizzare nel nuovo stato anche la libertà; ma è opportuno ricordare che, mentrt: per il passato ogni studio su tale processo di formazione non attirò che 1'attenzione di rari veggenti, e l'insegnamento ufficiale della storia del nostro Risorgimento tuttora· si condensa in un panorama eroico, oggi le nuove élites si ripiegano su se stesse per comprendere il perchè degli incalzanti insuccessi delle comuni aspirazioni e ck:lle loro opere. Ed in tale ripiegamento, invece di rifarsi a dottrine elaborate da altri popoli ed aventi valore d'indagine per paesi già usciti dal periodo precapitalistico, si rifanno al processo di formazione de1lo stato unitario per comprendere, prima di ogni altra cosa, perchè l'Italia si appropriò cosl scarsamente le idee liberali, che pure erauo nate in quella Inghilterra da cui preten-, demmo mutuare l1orga.nizzazione politico-costituzionale, ed ave.vano fatto assai miglior prova che tra noi in quella Francia da cui rilevammo in massima parte lo schema dello stato burocratico-accentratore. Ora tale ripiega.mento su se stessi, e tale peculiare indagine, mentre costituisce il minimo comune denominatore per ogni ideologia da sviluppare, percbè mira a saggiare sul terreno della storia, cioè sul terreno della vita, la potenzialità nazionale dei vari sistemi politici, costituisce altresì il primo e più serio atto rivoluzlonario che la gio,·entù italiana possa oggi compiere, in quanto la pone in posizione di antitesi con quel minimo comune denominatore, cui ogni fenomeno politico italiano si riconduce. Tale posizione di antitesi, poi, si risoh·e iit un sempre maggiore potenzi.amento del liberalismo in qua.nto che, anzitutto le nuove élites sono fatalmente, se anche inconsciamente, IX>Ctate a lottare per introdwrre nel nostro sistema politico quel diiua storico liberale che da due secoli costituisce nel mondo il substrato di .ogni ulteriore S\·iluppo; e successivamente perchè ogni concessione. che il regi.me - così come risulta costituito dalle forze storiche, che, per libera elezione e per transazione, vi hanno collaborato - è costretto a fare a forze provenienti dal basso e liberamente elaboratesi nel paese, costituisce indubbiamente un fatto intima.mente liberale. Tenendo presenti questi rilievi non sarà difficile accorgersi che il compito della Ri ...Joluzione Li.berale - in un 'epoca in cui le vecchie classi dirigenti baru,o perduto il controllo delle imponeufi formazioni popolari maturatesi attrawrso la guerra, e non riescono più ad inquadrarle entro l'augusta. com.ire dello stato burocraticoaccentratore - sarà appunto diretto ad elaborare ed esprimere la nuova cla...c::.sedirigente, che, sul cadavere del passato, dovrà riannodare, con perfetta. C"ognizione di causa, il rinforzato organismo· italiano alla grande tradizione liberale em·opea. E tale compito appare tanto più sicuro quanto più etnerge scosso dalla fwia del torrente fascista l'equilibrio tradizionale, e quanto più si profila impossibile sistemare la vita pubblica italiana entro il soffocant" schema dello stato paterno. Qui appunto è l'esigenza <l'un organo di elaborazioue delle ideologie che do·vranno ricondurre entro l'alveo liberale il grande fatto democratico italiano del dopo guerra. GUIDO DORSO. PIERO GOBETTI - Editore TORINO • Via XX Settembre, 60 Novità: LUIGI EINAUDI LE LOTTE DEL LA~ORO 1 vol. di quasi 300 pag. - L. 10,50 Indice : La beUezza della lotta - I. Psicologia e forme della lotta operala - II. L'utopia socialistica - III. Governo sindacale - lì'. Gli ideali del laYoro. Il primo lib;-o in cui un economista libe1'ale afw (ront; i problemi del la1.:oro tenendo presenti le esperienze degli 11lti1J1_ 1 i '1Je1i.tianHt di fotta.

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